Siccome
di Simoni, Pagliuca, Bonolis, Chiambretti, Liguori, Taormina, Giordano, Chiariello e tutti gli altri della combriccola ne ho piene le scatole, sempre pronti come sono a calunniare la Juventus ogni qual volta se ne presenti l'occasione, è
arrivato il momento di dire le cose come stanno. Perché io non dimentico i
furti dell’Inter nel girone di andata celati dalle sviste favorevoli alla Juve e i punti sottratti ai bianconeri. La
stagione 1997-98 è quella più mistificata della storia e ancora oggi ci sono
anche Juventini che si lasciano plagiare dalle immagini RAI e dai filmati con
“i bambini innocenti che dicono la verità” lanciati da Paola Ferrari, faziosissime,
così come pure i filmati di Pistocchi e le buffonate di Elio di “mai dire gol” e in nome di una pseudo sportività esclamano
che lo scudetto sarebbe dell’Inter. Neanche considerano il fatto che
Recoba non poteva essere schierato e dal momento che noi per Rosetta abbiamo
avuto tutte sconfitte a tavolino e dal 1° posto siamo scesi al 5° nel 23-24 in
base alle presenze di Virginio (che pure era tesserato in realtà regolarmente), l’Inter con tutte le presenze in campo di
Alvaro Recoba era addirittura da retrocedere. Recoba risultava tesserato come extracomunitario nel 1997-98 con l'Inter, la vicenda dei passaporti falsi spunterà fuori la stagione successiva, comunque per noi è più grave il passaporto falso di Veron con la Lazio che ci costò lo Scudetto nel 2000 a Perugia. Per ogni presenza di Alvaro in campo dovrebbe scattare la sconfitta per 3-0 a tavolino e naturalmente la vittoria per l'avversaria di turno in quelle 19 gare. La Juventus del girone di andata fu qualcosa
di mostruoso, simile a quella che avrebbe conquistato 91 punti con Capello
(titolo poi regalato all'Inter che così arrivò finalmente a 14, grazie ai "tre saggi" che come nel 22 sotto Colombo salvarono la squadra milanese, nel 2006 sotto Guido Rossi le donarono uno Scudetto non suo e distrussero l'armata bianconera) o
102 con Conte. All’inizio del girone di ritorno Ferrara subì un gravissimo
infortunio e fino alla fine della stagione la difesa ne risentì. Con questa semplice tabella metto in evidenza i punti realmente ottenuti dalle due squadre che si contesero lo Scudetto e quelli che avrebbero meritato : fosse stata anche solo la metà la differenza rispetto ai 27 punti scaturiti da essa, sarebbero stati comunque più del doppio (quasi il triplo) dei 5 della classifica finale reale ! Pochi mesi dopo, la superiorità bianconera è stata ribadita anche al Mondiale di Francia, quando il Capitano Deschamps ha alzato al cielo la Coppa del Mondo, ottenuta sconfiggendo addirittura in inferiorità numerica il Brasile, con uno Zidane maestoso !
RR
risultato reale
RV
risultato corretto alla moviola, con arbitraggio equo (uniformità di giudizio)
e meriti in campoPR punti ottenuti realmente
PV punti che meritava, virtuali
RR
|
RV
|
PR
|
PV
|
RR
|
RV
|
PR
|
PV
|
||
JUVENTUS - LECCE
|
2 - 0
|
2 - 0
|
3
|
3
|
INTER-BRESCIA
|
2-1
|
2 -2
|
3
|
1
|
ROMA - JUVENTUS
|
0 - 0
|
0 - 1
|
1
|
3
|
BOLOGNA-INTER
|
2-4
|
3 -4
|
3
|
3
|
JUVE - BRESCIA
|
4 - 0
|
4 - 0
|
3
|
3
|
INTER-FIORENTINA
|
3-2
|
3 - 4
|
3
|
0
|
SAMPDORIA - JUVE
|
1 - 1
|
1 - 1
|
1
|
1
|
LECCE-INTER
|
1-5
|
1 - 3
|
3
|
3
|
JUVE - FIORENTINA
|
2 - 1
|
2 - 1
|
3
|
3
|
INTER-LAZIO
|
1-1
|
0 - 1
|
1
|
0
|
BARI - JUVENTUS
|
0 - 5
|
0 - 5
|
3
|
3
|
NAPOLI-INTER
|
0-2
|
0 - 2
|
3
|
3
|
JUVE- UDINESE
|
4 - 1
|
5 – 2
|
3
|
3
|
INTER-PARMA
|
1-0
|
0 - 0
|
3
|
1
|
NAPOLI - JUVENTUS
|
1 - 2
|
1 - 2
|
3
|
3
|
ATALANTA-INTER
|
1-2
|
2 - 2
|
3
|
1
|
JUVENTUS - PARMA
|
2 - 2
|
2 - 2
|
1
|
1
|
INTER-MILAN
|
2-2
|
1 - 2
|
1
|
0
|
MILAN - JUVENTUS
|
1 - 1
|
0 - 1
|
1
|
3
|
VICENZA-INTER
|
1-3
|
2 - 3
|
3
|
3
|
JUVENTUS - LAZIO
|
2 - 1
|
2 - 1
|
3
|
3
|
SAMPDORIA-INTER
|
1-1
|
0 - 1
|
1
|
3
|
PIACENZA - JUVE
|
1 - 1
|
1 - 1
|
1
|
1
|
INTER-ROMA
|
3-0
|
3 - 0
|
3
|
3
|
JUVENTUS - EMPOLI
|
5 - 2
|
5 - 2
|
3
|
3
|
UDINESE-INTER
|
1-0
|
1 - 0
|
0
|
0
|
INTER - JUVENTUS
|
1 - 0
|
1 - 2
|
0
|
3
|
INTER-JUVENTUS
|
1-0
|
1 - 2
|
3
|
0
|
JUVE - VICENZA
|
2 - 0
|
2 - 0
|
3
|
3
|
PIACENZA-INTER
|
0-1
|
1 - 1
|
3
|
1
|
BOLOGNA - JUVE
|
1 - 3
|
1 - 4
|
3
|
3
|
INTER-BARI
|
0-1
|
0 - 1
|
0
|
0
|
JUVE - ATALANTA
|
3 - 1
|
3 - 1
|
3
|
3
|
EMPOLI-INTER
|
1-1
|
2 - 1
|
1
|
0
|
38
|
45
|
37
|
22
|
||||||
LECCE - JUVENTUS
|
0 - 2
|
0 - 2
|
3
|
3
|
BRESCIA-INTER
|
0-1
|
0 - 1
|
3
|
3
|
JUVENTUS - ROMA
|
3 - 1
|
3 - 1
|
3
|
3
|
INTER-BOLOGNA
|
0-1
|
0 - 2
|
0
|
0
|
BRESCIA - JUVE
|
1 - 1
|
2 - 1
|
1
|
0
|
FIORENTINA-INTER
|
1-1
|
2 - 1
|
1
|
0
|
JUVE - SAMPDORIA
|
3 - 0
|
3 - 0
|
3
|
3
|
INTER-LECCE
|
5-0
|
5 - 0
|
3
|
3
|
FIORENTINA - JUVE
|
3 - 0
|
3 - 1
|
0
|
0
|
LAZIO-INTER
|
3-0
|
3 - 1
|
0
|
0
|
JUVENTUS - BARI
|
1 - 0
|
1 - 0
|
3
|
3
|
INTER-NAPOLI
|
2-0
|
1 - 0
|
3
|
3
|
UDINESE - JUVE
|
1 - 1
|
1 - 1
|
1
|
1
|
PARMA-INTER
|
1-0
|
1 - 0
|
0
|
0
|
JUVENTUS - NAPOLI
|
2 - 2
|
2 - 2
|
1
|
1
|
INTER-ATALANTA
|
4-0
|
4 - 1
|
3
|
3
|
PARMA - JUVENTUS
|
2 - 2
|
2 - 2
|
1
|
1
|
MILAN-INTER
|
0-3
|
0 - 3
|
3
|
3
|
JUVENTUS - MILAN
|
4 - 1
|
4 - 1
|
3
|
3
|
INTER-VICENZA
|
2-1
|
1 - 1
|
3
|
1
|
LAZIO - JUVENTUS
|
0 - 1
|
0 - 1
|
3
|
3
|
INTER-SAMPDORIA
|
3-0
|
3 - 0
|
3
|
3
|
JUVE - PIACENZA
|
2 - 0
|
2 - 0
|
3
|
3
|
ROMA-INTER
|
1-2
|
1 - 2
|
3
|
3
|
EMPOLI - JUVENTUS
|
0 - 1
|
1 - 1
|
3
|
1
|
INTER-UDINESE
|
2-0
|
2 - 1
|
3
|
3
|
JUVENTUS - INTER
|
1 - 0
|
1 - 0
|
3
|
3
|
JUVENTUS-INTER
|
1-0
|
1 - 0
|
0
|
0
|
VICENZA - JUVE
|
0 - 0
|
0 - 0
|
1
|
1
|
INTER-PIACENZA
|
0-0
|
0 - 0
|
1
|
1
|
JUVE- BOLOGNA
|
3 - 2
|
3 - 2
|
3
|
3
|
BARI-INTER
|
2-1
|
2 - 1
|
0
|
0
|
ATALANTA - JUVE
|
1 - 1
|
1 - 1
|
1
|
1
|
INTER-EMPOLI
|
4-1
|
4 - 1
|
3
|
3
|
36
|
33
|
32
|
29
|
||||||
74
|
78
|
69
|
51
|
||||||
27 punti di scarto e
|
senza |
contare il caso Recoba !
|
Prima
giornata
Il 31
agosto inizia il Campionato e la Juventus batte il Lecce con i gol di Inzaghi e
di Conte che arrivano nel finale, dopo l'uscita di Del Piero condizionato da un
infortunio in Coppa Italia. Quando il risultato era ancora di 0-0, Peruzzi ha
salvato in un paio di occasioni la porta dai contropiedi avversari. A Milano
l’Inter affronta invece la matricola Brescia. Nel primo tempo, terminato 0-0,
Hubner aveva propiziato un fallo da rigore, venendo vistosamente trattenuto in
area interista da Galante, ma l’arbitro Rodomonti aveva fatto proseguire. Nella
ripresa Hubner porta il Brescia in vantaggio con un gran gol, ma l’Inter,
protagonista di una prestazione confusionaria, sostituisce Ganz con Recoba che
negli ultimi minuti pareggia con un tiro da 30 metri e poi addirittura porta i suoi
in vantaggio su punizione scaturita da un’azione interista condizionata da un
precedente fallo nerazzurro non sanzionato.
Seconda
giornata
Il 14
settembre '97, alla seconda giornata, la Juve affronta in trasferta la Roma di
Zeman. La settimana prima c'era stata la sosta per le Nazionali, e la gara
venne preceduta da polemiche causate dal mancato impiego di Totti e Del Piero,
entrambi acciaccati ma tornati disponibili per l'impegno dei rispettivi club.
Con una differenza: Totti può giocare, Del Piero no. Per non rischiare la
sconfitta a tavolino, bisogna rinunciare a convocare Alessandro. La partita
finisce 0-0, con Totti che sfiora il gol al 22' e Inzaghi a cui viene impedita
la conclusione a botta sicura per uno scontro tra Petruzzi e Aldair a cui è in
realtà completamente estraneo. Era gol fatto, ma Filippo è stato fermato senza
motivo. L'Inter invece espugna Bologna 2-4, capitalizzando al massimo le 5
conclusioni totali. Gol del vantaggio interista di Galante su azione di calcio
d'angolo, poi pressione del Bologna che crea diverse occasioni per pareggiare,
protestando anche per un fallo di mani platreale in area dello stesso Galante,
non sanzionato dall'arbitro. Al primo contropiede, Ganz raddoppia. Il Bologna
accorcia le distanze con un magistrale calcio di punizione di Baggio. La
ripresa inizia col Bologna alla ricerca del pareggio, prestando il fianco ai
contropiede nerazzurri. Ronaldo porta così l'Inter a 3. Baggio accorcia ancora
le distanze su rigore ma Djorkaeff chiude la partita con contropiede concluso
da uno spettacolare pallonetto.
Terza
giornata
Il 17
settembre la Juve esordisce in Champions League travolgendo a Torino in
Feyenoord 5-1, e a un simile destino va incontro il 21 settembre il Brescia,
nella terza giornata di campionato. A differenza dell'Inter di 2 giornate
prima, i bianconeri regolano senza particolari difficoltà le Rondinelle di
Hubner: autorete di Filippini al 7', gol di Conte al 36', di Inzaghi al 38' e
di Del Piero al 11' del secondo tempo, che sbaglia anche un rigore 12 minuti
dopo. L'Inter, invece, riesce a rimediare 3 punti con la Fiorentina al
termine di una partita dominata dai viola che colpiscono 3 legni e falliscono
diverse occasioni, lamentandosi molto per la direzione di gara di Cesari. Sullo
0-0 Batistuta colpisce una clamorosa traversa. Poi anche Oliveira e M. Serena
falliscono il vantaggio. La pressione dei viola manda in tilt West, che al
36' fa un'entrata assassina su Kanchelskis lanciato sulla fascia destra:
l'interista, in ritardo sul pallone, entra in scivolata a piedi alti sulle
gambe dell'avversario, gliele stringe a forbice e lo rovescia a terra.
Trasportato via in barella, il russo ne avrà per 4 mesi. Un intervento grave,
di fronte al quale il rosso avrebbe dovuto scattare automaticamente, ma Cesari
si limita ad ammonirlo. Ma anche più tardi il direttore di gara si dimostrerà
magnanimo: sempre West ferma Oliveira lanciato a rete con una dura ostruzione,
Cesari si porta la mano al taschino, ma ci ripensa. Così, alla prima e
unica palla gol del primo tempo, l'Inter va in vantaggio con Ronaldo, a cui
però risponde alla grande M. Serena, e il primo tempo si chiude in parità. La
ripresa si apre con una Fiorentina sontuosa: gol del vantaggio di Batistuta, che
poi colpisce una (seconda) clamorosa traversa. Poco dopo è Oliveira a colpire
il palo. A quel punto Simoni sostituisce Ganz con Zamorano che, appena entrato,
difende bene un rinvio di Pagliuca, liberando Moriero in area per il pareggio.
I viola, sull'onda del dominio dimostrato sul campo fino a quel momento, non ci
stanno. Oliveira, dopo essersi bevuto mezza difesa dell'Inter, sfiora il
vantaggio sparando su Pagliuca un tiro praticamente a colpo sicuro. Ma proprio
nel momento migliore, gli ospiti vengono colpiti nel modo più rocambolesco: la
difesa viola sale per la tattica del fuorigioco, lasciandosi alle spalle ben
tre giocatori nerazzurri. Fresi tocca in avanti, il guardalinee Nicoletti
sbandiera, ma interviene Batistuta con uno sciagurato passaggio all'indietro
nella zona di uno dei tre interisti rimasti oltre le linee viola, Djorkaeff,
che riceve palla e indisturbato e va a segnare il gol del vantaggio. I viola
protestano vivacemente, sostenendo di essersi fermati dopo lo sbandieramento
dell'assistente. L'assalto finale dei beffati sarà sterile e così l'Inter
incamera i 3 punti, restando in testa a punteggio pieno. Nel dopopartita Simoni
ammette: "Non meritavamo di vincere . Ci è andata bene. invece
di gioire pensiamo a correggerci. E' chiaro che se giochiamo sempre così non
possiamo pensare di vincere spesso ". Mentre Djorkaeff dichiara :
"Oggi si discute sulla nostra prova opaca e sui meriti della
Fiorentina, ma domani resterà solo la classifica a ricordare questa partita ".
Quarta
giornata
La Juve
gioca a Genova con la Sampdoria, ma forse pensa già al turno infrasettimanale
della Champions in programma a Manchester, dove si giocherà una partita
fondamentale: infatti, solo la prima qualificata del girone sarà sicura di
passare il turno, la seconda dovrà sperare nel ripescaggio. I bianconeri
lasciano così il primo tempo ai blucerchiati, che passano in vantaggio con
Morales. Nella ripresa, nonostante l'espulsione di Montero, la Juve riesce ad
agguantare il pareggio grazie all'opportunismo di Inzaghi in pieno recupero
(92’).
Il
giorno dopo, l'Inter espugna Lecce con un rotondo 1-5 e stacca la Juve di
4 punti, ma il risultato è fortemente condizionato dalla severità dell'arbitro
Farina, che espelle due giocatori salentini. Particolarmente pesante la prima espulsione,
quella di Rossi, giunta nel primo tempo, proprio mentre il Lecce stava cercando
di recuperare lo svantaggio ad opera di Djiorkaeff. Nel giro di due minuti
Farina ammonisce due volte l'attaccante giallorosso, ma la prima ingiustamente,
perché lo ferma (lanciato a rete) per un fallo di mano che in realtà era uno
stop di petto. Nella ripresa, dopo una sfuriata nerazzurra, il Lecce si butta
in avanti e, seppure in 10, accorcia le distanze. La partita si incattivisce e
viene espulso anche Sakic, sempre per doppia ammonizione. A quel punto l'Inter
dilaga. Moratti esprime perplessità per i rischi corsi sul 2-1 e in
superiorità numerica: "La squadra si è rilassata e questo mi ha
dato fastidio. Ha giocato come se fosse un allenamento, sbagliando, perché non
bisogna sottovalutare nessuno. E' troppo pericoloso".
Quinta
giornata
Si
gioca il 5 ottobre, pochi giorni dopo il turno di Champions che ha visto la
Juve sconfitta per 3-2 a Manchester. Dopo il vantaggio di Del Piero al 1' e il
pareggio di Sheringham al 37', nel secondo tempo i Reds, approfittando
dell'espulsione di Deschamps, ingiusta e con annesso rigore, avevano preso il
largo con Scholes e Giggs, con Zidane che aveva limitato i danni nel recupero.
Anche in campionato i bianconeri sono attesi da un brutto cliente, quella
Fiorentina che aveva messo alle corde l'Inter, seppure alla fine lasciando
ingiustamente 3 punti a Milano. I viola passano al 24' con Oliveira, ma dura
poco, perché nel giro di pochi minuti Inzaghi (33') e Del Piero (35') ribaltano
il risultato. Nella ripresa la Juve contiene il ritorno dei viola, che
colpiscono una traversa con Oliveira e all'89' rimangono in 10 per un fallo da
ultimo uomo di Falcone su Inzaghi lanciato a rete.
I
nerazzurri vengono bloccati sul pareggio dalla Lazio, anzi, è l'Inter che blocca la Lazio, grazie a un rigore
inesistente. Il primo tempo è tutto di marca biancazzurra. Dopo
aver sfiorato il gol in diverse occasioni con Nedved, Mancini e Signori, è
proprio Pavel a portare meritatamente in vantaggio gli ospiti. Poco prima della
fine della frazione, Marcheggiani esce per neutralizzare in tuffo un'avanzata
di Ronaldo; sulla ribattuta, arriva Moriero che dopo averlo scavalcato con un
pallonetto, invece di saltarlo per tentare la conclusione a rete esegue un tuffo
spettacolare, simulando il fallo del portiere. Treossi abbocca e concede la
massima punizione, Ronaldo trasforma. Treossi risparmia anche Bergomi, che dopo
aver subito un fallo da Almeyda sanzionato dall'arbitro, lo strattona, lo fa
girare e gli tira i capelli. In casa Inter, il risultato è salutato con
soddisfazione da Simoni, che però si lascia andare a una polemica
sibillina: "Certo, problemi e difetti ne abbiamo anche noi. Ma
dopo tutto siamo primi in classifica, e questo significa essere i migliori di tutti.
E più che fare meglio di tutti non si può. E aggiungo che io i consigli li
accetto solo da chi ha vinto i campionati. Da chi non ne ha mai vinti, no".
Ma non chiarisce a chi si rivolga. Tra i laziali c'è grande rammarico, e
non solo per il rigore inesistente, ma per com'è andata tutta la gara. Eriksson
smaltisce un po' d'amarezza con una battuta: "Cosa dovrei fare?
Ammazzare l'arbitro? Non è facile per il direttore di gara
giudicare un episodio del genere. E ancora una volta (quinto gol) è risultato
decisivo Pavel Nedved".
Sesta
giornata
Dopo la sosta per la Nazionale, il 19 ottobre si gioca la
sesta giornata. La Juve fa cinquina a Bari con uno Zidane maestoso. L'Inter,
nell'anticipo del sabato, espugna il San Paolo grazie a un gol di Galante e a
un'autorete di Turrini. Ancora una volta la gara dei nerazzurri viene definita
"non esaltante". Ronaldo: "Abbiamo giocato male, ma quel
che contava era continuare la nostra marcia". Pagliuca, autore di un
paio di parate straordinarie: "Sul 2-0 abbiamo lasciato troppi
spazi al Napoli, così due volte mi sono trovato i loro attaccanti davanti. Di
tutte le nostre trasferte, questa è stata sicuramente la peggiore dal punto di
vista del gioco. Non è una critica, ma un dato di fatto".
Simoni: "Stavolta la squadra non mi è piaciuta. Dopo il gol di
Galante abbiamo giocato con troppa sufficienza: dovevamo chiudere la gara e
invece il Napoli è andato vicino al gol. E dopo il 2-0 i miei passeggiavano: la
più brutta gara dell'Inter in trasferta".
Settima
giornata
E’ il
primo novembre, la Juventus compie 100 anni e l'Inter
batte al Meazza il Parma, grazie a una splendida punizione
dal limite di Ronaldo al quarto d'ora del primo tempo. A sentire Ancelotti, nel
gol dell'Inter c'è qualcosa che non va: "La punizione del gol era
inesistente", afferma, e accusa l'arbitro Ceccarini da Livorno: "Ci
sono state alcune decisioni dell'arbitro abbastanza discutibili, qualche
ammonizione di troppo e soprattutto la punizione da cui è nato il gol di
Ronaldo non c'era assolutamente. Tutte queste cose messe insieme ci hanno
condizionato. Parliamoci chiaro: la partita è stata decisa da un episodio che
secondo me è dubbio. Se su quella palla ci va Ancelotti, sbaglia sicuramente,
se ci va Ronaldo, fa gol. Ecco il motivo del risultato". Anche Zé
Maria recrimina: "Inesistente il fallo di Baggio su Zé Elias: io
l'ho detto all'arbitro che Zé Elias si butta sempre ma non mi ha creduto".
Cannavaro: "Ci ha innervosito più l'arbitro di Ronaldo. E' assurdo
punire un intervento come quello di Baggio con una punizione. Un'occasione per
il brasiliano, che da solo ha risolto la partita".
A
Torino, invece, la Juve vince con ben altro margine, e contro un avversario che
alla fine del Campionato risulterà la terza forza: l'Udinese, a cui rifila un
sonoro 4-1. Ma quella partita verrà da tutti ricordata per un errore arbitrale:
l’assistente Ivaldi sull'1-1 non si accorge che una conclusione di Bierhoff, in
anticipo su Rampulla in uscita, era stata respinta da Ferrara oltre la
linea di porta, le immagini rallentate della moviola verranno ripetute allo
sfinimento sia nelle trasmissioni sportive di quel giorno, sia negli anni a
venire. Poi la Juve segnerà ben 3 reti, con Inzaghi al 23' della ripresa, Del
Piero al 27' su rigore (netto: Calori tocca Del Piero sul piede d'appoggio), e
Amoruso al 44' e Cesari non concede alla Juve, quando già conduce 3-1, un
rigore netto per intervento di Calori su Inzaghi. Poco importa se
nell'arco della partita la Juve ha ampiamente legittimato la propria supremazia
con 4 reti e 2 legni e col bel gioco, per le emittenti italiane l'unica
sequenza interessante della partita è il fermo immagine del piede di Ferrara
che calcia la palla al di là della linea di porta. Intanto, Inter e Juve
restano sole in testa, distanziate di 2 punti. Anche l’Inter post
Farsopoli batterà l’Udinese 4-1 e ai Friulani verrà annullata una rete
regolare, ma in quel caso si parlerà della prestazione interista nonostante la
buona prova dei loro avversari che invece dalla Juve furono distrutti, ma
ovviamente calunniare la Signora fa vendere più giornali.
Ottava
giornata
Il 9
novembre, per l'ottava giornata, le due contendenti dello scudetto, separate da
due soli punti, sono attese da trasferte insidiose: l'Inter a Bergamo, dove non
vince da anni, la Juve a Napoli. Per entrambe, il risultato finale sarà una
rocambolesca e risicata vittoria. L'Inter si porta in vantaggio
fortunosamente con Djorkaeff, mentre l'Atalanta è in 10 a causa di un
infortunio a Sottil, che si è scontrato col proprio portiere nel tentativo riuscito
di recuperare Ronaldo. Con l'Atalanta protesa a cercare il pareggio, il
brasiliano colpirà anche un palo in contropiede. Ma quanto a legni, nel solo
primo tempo, i bergamaschi ne colpiscono ben tre: i pali con Carbone e Foglio e
una clamorosa traversa su tiro da fuori. Inoltre, prima del riposo, Moriero
compie un miracoloso salvataggio sulla linea. Insomma, si va all'intervallo con
i padroni di casa all'assalto, e allo stesso modo si apre la ripresa, con
Pagliuca che compie un miracolo su Sgrò. Come sempre, è il solo Ronaldo a
costituire l'unico, per quanto potente, strumento di offesa degli ospiti: prima
fa espellere Sottil costringendolo alla doppia ammonizione, poi ingaggia una
lotta con Rustico che provoca due episodi controversi: un "quasi rigore"
per l'Inter, allorché il difensore sbilancia con mestiere Ronaldo che stava per
concludere a rete, e soprattutto una gomitata al volto che il brasiliano rifila
impunito a Rustico. La doppia ammonizione (ineccepibile) di Djorkaeff
ristabilirà la parità numerica, e a 10 minuti dalla fine Caccia, grazie anche a
una dormita di Bergomi, riuscirà a conseguire il meritato pareggio. Ma a due
minuti dalla fine, West, smarcato da un triangolo di Ronaldo davanti al
portiere, riuscirà a regalare la vittoria per Inter. Raggiante per
aver finalmente sfatato il campo di Bergamo, al termine della gara Moratti
riconosce i meriti dei locali e si compiace dei 3 punti acciuffati in extremis.
L'euforia per la vittoria e per l'alta quota in campionato lo inebria: "Però
l'Inter ha uno spirito e lo ha fatto vedere. Questo mi fa davvero piacere. Aver
battuto un'Atalanta così determinata può voler dire che questo è davvero il
nostro anno". Fino quasi al delirio: "A Bergamo ho capito
che West può segnare un gol a partita". Anche Simoni, uomo ricordato
per lo stile sobrio, pare contagiato: "Scudetto? In questo momento
non ci manca niente".
La
Juventus viene da un mercoledì di Champions in cui ha regolato a Torino gli
slovacchi del Kosice per 3-2, dopo essere andata in vantaggio per 3-0 (Del Piero,
Amoruso, Fonseca). A Napoli, durante un
primo tempo avaro di occasioni, sono i fuoriclasse bianconeri a fare la
differenza, confezionando il gol del vantaggio: un'accelerazione di Del Piero
sulla tre quarti al 38' si combina perfettamente col movimento di Zidane che si
smarca, riceve palla in verticale e con freddezza va a segnare. La ripresa è
più movimentata: il Napoli pareggia grazie a un errore difensivo della Juve che
al 14' favorisce Bellucci e poi sfiora il raddoppio con Protti, anticipato alla
grande da Peruzzi. A questo punto sono le mosse di Lippi a risultare decisive,
con l'inserimento di Fonseca per Pessotto che porta il numero di punte in campo
a 3 (con Amoruso e Del Piero) più Zidane. Il Napoli arretra progressivamente la
linea di difesa e ogni situazione di superiorità creata da un uomo dribblato
genera pericolo. Il gol decisivo, per quanto nell'aria, arriva però solo a 3
minuti dalla fine, grazie a un tiro da fuori area di Fonseca.
Nona
giornata
Dopo la
pausa per la Nazionale, che ottiene contro la Russia la qualificazione per il
Mondiale francese, il 23 novembre va in scena il derby milanese, mentre la
Juve ospita il Parma, al momento terza forza in classifica. La stracittadina si
gioca in realtà nell'anticipo del sabato sera e ill primo tempo vede il Milan
proiettato all'attacco e l'Inter, al solito, a puntare sul contropiede. Proprio
su uno di questi, è Simeone a raccogliere un cross di Moriero e insaccare a
porta vuota. Il Milan continua a macinare gioco, crea diverse occasioni, finché
alla mezz'ora arriva il pareggio di Weah. Tra la fine del primo tempo e la
prima parte della ripresa si registrano diversi attacchi rossoneri, ma
infruttuosi. Il Milan vuol vincere, l'Inter
rincula, ma torna in vantaggio grazie a un rigore molto contestato : su
azione di calcio d'angolo, si vede Ronaldo abbattersi a terra vicino a Boban.
Le moviole non chiariranno, limitandosi a ipotizzare una misteriosa trattenuta
del giocatore croato. Capello parla di "tuffo", ma le immagini non
mostrano né il fallo, né la simulazione. Il pareggio del Milan giungerà pure su
calcio di rigore, ma stavolta per un netto sgambetto di Zé Elias su Albertini.
Interessante piuttosto quanto accade poco prima: Collina aveva fatto ribattere
una punizione del Milan perché qualcuno in barriera si era staccato prima del
tempo; a norma di regolamento, aveva ammonito un giocatore dell'Inter, solo che
il giallo, anziché a Zé Elias, sarebbe dovuto andare a Galante, che, già
ammonito, sarebbe stato espulso. In seguito, oltre a Galante, Collina grazia
pure West: infatti fischia una punizione a Ba quando il fallo (e un successivo
tocco di mano del pallone) è con tutta evidenza del nigeriano. Sul prosieguo i
due bisticciano: West sta davanti, Ba cerca di togliergli la palla, allora
il primo tenta di rifilargli due gomitate, ma va a vuoto. Collina fischia,
Ba appoggia una mano sul volto dell'interista: giallo per entrambi, ma West
avrebbe dovuto essere espulso. Nel dopogara, Moratti dirà : "Il
tecnico è stato indotto a schierare una formazione prudente, ma abbiamo
giocato bene", si cela la delusione per un'Inter troppo sparagnina.
Voci informate parlano di critiche espresse al tecnico alla vigilia. Ma Simoni
si dice molto soddisfatto: "Il pareggio ci sta benone. Siamo riusciti a
tenere a undici punti un rivale che ha gettato in campo tutto il suo orgoglio e
la sua bravura per rosicchiarci tre punti. Ma noi li abbiamo ricacciati
indietro". I milanisti, invece, il rigore su Ronaldo non riescono a
mandarlo giù. Savicevic è lapidario: "Meglio il Milan", certo,
lui è rossonero. Però a San Siro ci sono anche osservatori stranieri,
imparziali. Canal Plus è molto severo con l'Inter: "Meglio il
Milan perché prova a giocare. L'Inter invece fa soltanto contropiedi. La si può
capire, non deve vincere per forza. Per la squadra di Capello è difficile
contro nove difensori.",
Il
giorno dopo la Juve ha l'occasione di balzare in testa, ma impatta con lo
stesso risultato contro un ottimo Parma, dopo essere andata due volte in
svantaggio. Il primo tempo è della Juve, che fa il gioco e attacca, ma
non crea occasioni particolarmente pericolose, un po' anche a causa del
periodo di appannamento che sta attraversando Inzaghi. I due gol del Parma
giungono da errori individuali nell'applicazione del fuorigioco: in entrambi i
casi c'è un rinvio lungo della difesa, con assist di testa di Milanese che
smarca Chiesa prima e Crespo poi, che fanno secco Peruzzi. Come a Napoli,
per forzare il gioco d'attacco, Lippi mette la terza punta, lasciando il solo
Deschamps a fare filtro. Saranno un ottimo Del Piero prima e Amoruso poi a
ristabilire la parità. Nel finale, una schiumante Juve si proietta verso la
vittoria, sfiorata con Fonseca, ma anche il Parma rischia di far male in
contropiede. Al termine, Ancelotti è entusiasta per aver fermato i bianconeri:
"Avevo detto che la Juve è la più grande squadra del mondo e sono
soddisfatto di avere giocato alla pari con i migliori. Ci rimangono la certezza
di poter competere con loro e un po' di rimpianto: siamo stati in vantaggio
fino agli ultimi minuti, abbiamo subito la rete del pareggio su azione confusa
da corner. Forse nella ripresa siamo indietreggiati troppo, comunque il pari è
soprattutto merito dei bianconeri". Anche Lippi è contento: "Mi
soddisfa la Juve vista contro il Parma. Siamo partiti alla grande, poi loro si
sono chiusi rendendoci la vita difficile e hanno agito in contropiede. I gol
degli emiliani - e non lo dico per sminuire il loro gioco - sono stati
abbastanza casuali. Credo che nel finale, se fosse entrato il tiro di Fonseca e
avessimo vinto, non avremmo rubato nulla".
Decima
giornata
Il 30
novembre si gioca una decima giornata favorevole all'Inter, ospite del Vicenza,
mentre la Juve deve far visita al Milan. L'Inter riesce ad espugnare
Vicenza, dove però parte malissimo e conduce una gara al solito a base di
difesa e contropiede. I padroni di casa partono a mille e la schiacciano subito
indietro, andando pure in gol, con Zauli, che l'arbitro annulla per un
fuorigioco di Di Cara, che in posizione irregolare ha la sconsiderata idea di
tentare di deviare una palla comunque diretta nell'angolino; la palla
non viene nemmeno toccata da Di Cara, ma il suo è fuorigioco attivo.
I biancorossi continuano ad attaccare ed ottengono anche un rigore, anche se
Schenardi, toccato da West in area quando era lanciato a rete, cade con una
platealità sospetta. Per la trasformazione si incarica Di Cara che angola
troppo l'esecuzione, la palla colpisce il palo interno ed esce. Diciamo che Di
Cara ha fatto di tutto per sfavorire la propria squdra. Di quale squadra è
tifoso ? L'Inter crea, al solito, qualche percolo in contropiede, e il
vantaggio giunge su calcio da fermo, con Simeone che risolve in mischia. Poco
dopo, l'argentino si ripete con un tiro da lontano: 0-2. Il primo tempo si
conclude col Vicenza all'arrembaggio e allo stesso modo inizia la ripresa,
allorché Massimo Ambrosini finalmente risolve una mischia, accorciando le
distanze grazie anche a un errore di Pagliuca. Come da copione, i padroni di
casa si buttano con ancor più foga alla ricerca del pareggio, finché Ronaldo
metterà al sicuro il risultato, ovviamente in contropiede, arma con la quale i
nerazzurri sfiorano poi più volte anche il quarto gol. Per Simeone, reduce da
un inizio di campionato in cui ha subito un'accanita contestazione da parte dei
suoi tifosi, è una soddisfazione doppia: "Sarebbe facile adesso dire
che questa è la mia rivincita sui fischi. Del resto, dovevo uscire da quella
situazione". Simoni invece trova il tempo di prendersela con
l'arbitro: "Mi sono arrabbiato sulla punizione che ha portato il 2 - 1
perché non sono un santo: c'era un fallo su Colonnese e non ho visto il fallo
su Zauli. Ma se non ho visto male, anche il fallo del loro rigore non c'era ed
era giusto annullare per fuorigioco il gol che avrebbe dato l'1 - 0 al Vicenza".
Se riescono a lamentarsi quando vincono, non stupiranno i piagnistei che
verranno fatti, più avanti, quando arriveranno le sconfitte. E sì che avrebbero
ben poco da lamentarsi: in dieci partite, otto vittorie e due pareggi. Primato
in classifica ed en plein fuori casa: cinque su cinque. In casa Inter e sui
giornali si perde ogni pudore: si parla di nascente "nuova epopea
herreriana" e si evoca Moratti padre.
La Juve
a San Siro strappa solo un pareggio a un Milan già molto attardato in
classifica. La gara è aperta, combattuta, mai ostruzionistica, con giocate di
ottima fattura. La Juve però ne esce con la perdita di Amoruso per tre
mesi, uscito in barella dopo uno scontro con Costacurta nel primo tempo:
frattura del perone destro. Lippi aveva schierato una squadra molto offensiva,
non solo mettendo Amoruso e Del Piero di punta, ma soprattutto posizionando
Zidane a sostegno dei due attaccanti. Gli ospiti iniziano e chiudono il
primo tempo all'attacco, ma il Milan, nel cuore della frazione, riesce ad
andare in vantaggio grazie a una sfortunata autorete di Ferrara a seguito di
una mancata deviazione di Zidane di testa. Anche il pareggio arriva, poco dopo,
in modo rocambolesco, grazie a un maldestro intervento di Taibi, che esce in
presa con troppa irruenza, oltrepassando la linea dall'area e mollando poi il
pallone per non essere espulso. Bravo Inzaghi, che aveva sostituito Amoruso
solo mezzo minuto prima, a insaccare. Gol casuali, ma la partita come detto è
bella: è evidente quanto le squadre tengano a vincere. Lippi azzecca la mossa
di Pecchia per Pessotto: sarà il nuovo entrato a propiziare l'azione del gol. Sull'1-1, inoltre, sul finire del primo tempo, viene
annullato ingiustamente un gol a Inzaghi: Torricelli, scattato
in posizione regolare sulla sinistra, tira verso la porta, interviene Inzaghi,
che al momento del tiro era arretrato rispetto al pallone e tocca in rete. Un
attimo prima del tocco a rete, l'arbitro fischia in seguito alla segnalazione
del guardalinee Mazzei di un inesistente fuorigioco.
Undicesima
giornata
Il 6
dicembre l'Inter pareggia in casa della Sampdoria. Un rigore per i blucerchiati
scatena una sequela di sproloqui che arriva a mettere in dubbio la legittimità della
contemporanea vittoria della Juve sulla Lazio, giunta al termina di una
sontuosa prestazione dei bianconeri a cui, seppur privi di Zidane e Deschamps,
il 2-1 finale va strettissimo. Le due prime della classe giocano nell'anticipo
del sabato, perché l'Europa le attende per lo scontro decisivo. A Genova, dopo
l'iniziale vantaggio del solito Ronaldo, la Sampdoria crea
diverse occasioni da gol, ma riesce a pareggiare solo su un calcio di rigore
concesso per un contatto molto dubbio tra Signori e Colonnese. Comunque, poi
sono di nuovo i padroni di casa a sfiorare il vantaggio, mentre
l'Inter si limita a contenere. Paradossalmente, le cose migliorano per gli
ospiti dopo l'ineccepibile espulsione di Simeone (doppia ammonizione), giunta
poco prima dell'intervallo. La ripresa infatti è più equilibrata, con occasioni
da entrambe le parti, e il pareggio finale è sostanzialmente giusto. Al
massimo, per come si erano messe le cose, può andare stretto agli uomini
di Boskov, che al termine della partita rimpiangerà di non aver tentato la
carta delle tre punte dopo l'uscita di Simeone. Eppure, i nerazzurri danno
vita a uno show imbarazzante. Moratti al termine della gara parla di
"quinto rigore inesistente che ci danno contro" e arriva a contestare
anche "certi falli fischiati a centrocampo". Già nell'intervallo,
richiesto di un parere dai cronisti, Moratti aveva addirittura recriminato
sul rigore subito nell'ultimo derby, dove semmai i dubbi riguardavano quello
concesso all'Inter. Come un bambino capriccioso, sentenzia che i 5 rigori
subiti fino a quel momento dall'Inter sono inesistenti e parla di arbitri che
"patiscono un complesso d'inferiorità quando arbitrano
l'Inter". A chi tenta di giustificare l'operato del direttore di
gara, risponde facendo la vittima: "C'è sempre qualche avversario
da difendere. Invece l'Inter non la difende mai nessuno, tantomeno io
che sono troppo buono". Con un presidente così, è ovvio
che i dipendenti seguano a ruota. Simoni, tra l'altro criticato per il
gioco della sua squadra dal ct della Nazionale Maldini presente a Marassi
("l'Inter si è chiusa troppo"), dichiara: "Non è possibile che
per vincere dobbiamo segnare 3 o 4 gol". Addirittura, la giusta espulsione
di Simone (ammessa anche da Moratti) viene da lui contestata indicandone
la causa nell'episodio del rigore. Signori, nel dopopartita, parla di
contatto di coscia, e rilancia ricordando un altro episodio: "Il fallo
c'era, e pure netto, anche se forse ancora più evidente era quello in un'azione
precedente di Pagliuca. Sul rigore fischiato, invece, non so se l'intervento
sia stato volontario o no, ma il contatto con Colonnese è avvenuto, coscia
contro coscia. In 7 anni di A avrò procurato sì e no 3 - 4 rigori alla mia
squadra. Pochi, insomma, ma è normale che poi in campo uno non ci stia e
protesti". In realtà, dalle immagini sembra davvero che Signori accentui
troppo l'eventuale contatto, ma ciò non giustifica tutti questi
piagnistei, questo clima da assedio che sfocia nelle dichiarazioni più
gravi, quelle dell'uomo immagine della squadra, che rincara la dose accusando
la Juve: "L'Inter gioca contro 12 avversari, ma è forte da vincere lo
stesso. Signori? Bravo, s'è buttato bene. Il rigore alla Juve? Doveva vincere.
Tuffarmi? Bisogna che anche io cominci ad approfittare di questa situazione".
E' evidente che le parole di Ronaldo rispecchiano il pensiero dell'ambiente
Inter, che soffre nei confronti dei bianconeri di quel "complesso di
inferiorità" che Moratti attribuisce agli arbitri.
A
Torino la Juve aveva vinto con merito e ben al di là di quanto lasciasse
intendere il 2-1 finale. Vantaggio di Del Piero dopo un quarto
d'ora, pareggio della Lazio su rigore. Poi la Juve stringe d'assedio
la Lazio, che nel secondo tempo rimane in 10 per l'ineccepibile espulsione di
Chamot che fa fallo su Inzaghi lanciato a rete. Alla fine si conteranno due
pali di Inzaghi (di cui uno giunto al termine di un'azione altamente
spettacolare), due miracoli di Marchegiani su Del Piero e un gol fantasma
non concesso ad Alex nonostante il salvataggio oltre la linea della porta
del biancoceleste Pavel Nedved. Eppure parte il can can moviolistico sul gol
decisivo della Juve, giunto su un rigore concesso in seguito all'applicazione
della nuova regola sul vantaggio della Fifa. Del Piero era stato steso in
area da Marchegiani, ma siccome la palla era giunta a Inzaghi l'arbitro aveva
atteso la sua conclusione, finita sul palo. Per l'arbitro, dunque, il vantaggio
non si era "concretizzato" e aveva concesso il rigore. La decisione
viene bollata come una sorta di "eccesso di zelo" e criticata
duramente, ma è indicativo che a distanza di tempo di quella partita sia
rimasto solo quest'episodio, mentre nessuno si ricorda ad esempio del gol
fantasma di Del Piero. Deschamps: " Ha detto (Ronaldo –NDA) che gli
arbitri ci avvantaggiano e questo ci ha amareggiati, ma sono convinto che sia
stato spinto a dire certe cose. Lui è un grande campione, ma certi commenti ci
hanno amareggiati e non possiamo accettarli. Sabato Ronaldo stava giocando a
Genova con l'Inter: non capisco come faccia a sapere quel che è successo a
Torino. Noi cerchiamo di pensare a noi stessi e di vincere. Lui farebbe bene a
pensare all'Inter. Io replico nell'interesse di tutti. Se l'Inter meriterà
di vincere il campionato saremo i primi a dirle "brava". Ma
gli errori arbitrali oggi capitano a noi, domani a loro". In realtà il
campione di Bayonne è già concentrato sullo scontro decisivo a cui la Juve è
attesa in Champions: "La nostra situazione è difficile perché dobbiamo
vincere ed aspettare gli altri risultati. Sono ottimista, contro la Lazio ho
visto una grande Juve. Giocando così possiamo battere il Manchester. Essendo
qualificati, potrebbero non battersi al massimo. L'anno scorso, pur essendo già
nei quarti, favorimmo la loro qualificazione battendo il Fenerbache. Ma penso
che, se batteremo il Manchester, ci qualificheremo: confido nei miei amici del
Monaco e nell'Olympiakos, mentre non credo che il Psg faccia la goleada che gli
serve per superarci". E la Juve ce la farà, e con i fuochi d’artificio. A
10 minuti dalla fine è eliminata, e non solo perché a Torino la
partita è inchiodata sullo 0-0 (nonostante un palo di Ferrara e
quattro occasioni fallite), ma anche perché ad Atene l'Olympiakos sta
soccombendo in casa contro il Rosenborg. Poi, all’83' Inzaghi trasforma di
testa un grande assist di Zidane e all’88' arriva la notizia da Atene: una
punizione di Djordjevic ha portato l’Olympiakos in parità: esplode il Delle
Alpi, Ferrara salva su Cole e la Juve è nei quarti di Champions.
Dirà Lippi nel dopopartita: "La mia felicità, da uno a dieci, vale
dieci. Ma la felicità più grande è allenare una squadra come questa. Dalle
qualità umane e professionali difficilmente riscontrabili in altri posti,
presso altri organici".In casa Juve, però, l’euforia per la Champions deve
subito lasciare il posto alle lacrime per la perdita di Giovannino Agnelli, che
il 13 dicembre ci lascia.
Dodicesima
giornata
Il 14
dicembre la Juve gioca a Piacenza col lutto al braccio, alcuni tifosi del
Piacenza urlano frasi orribili rivolte allo scomparso Giovannino, comportandosi
in modo ignobile nonostante il gemellaggio. In debito di brillantezza e
tensione dopo l’impresa di mercoledì, pur tenendo quasi costantemente il
controllo della partita, i bianconeri producono poco, mentre in contropiede i padroni
di casa sfiorano il vantaggio in un paio di occasioni. E quando al 78’ Fonseca
trova il vantaggio con una prodezza individuale (controllo di destro e
bellissimo sinistro agli incroci), la festa dura solo 3 minuti, e cioè fino al
buco difensivo che libera Stroppa al tiro, per la corta respinta di Peruzzi e
la ribattuta a rete di Piovani. Così l’Inter allunga di nuovo a +4, grazie al
3-0 interno con la Roma, condannata da papere ed espulsioni. In realtà per
quaranta minuti la partita l’hanno fatta gli ospiti, poi è arrivato il rigore
trasformato da Djorkaeff, scaturito da una clamorosa svirgolata di Petruzzi che
lancia Simeone a rete e costringe il portiere Konsel all’atterramento.
Nella ripresa, dopo il raddoppio di Branca al 4’, in pochi minuti vengono espulsi
Pivotto e Totti, così i padroni di casa rischiano di dilagare, anche oltre il
3-0 finale, siglato da Zamorano a 20’ dalla fine.
Tredicesima
giornata
La Juve
si rifarà sotto nell’ultima giornata dell’anno con il 5-2 all’Empoli con
tripletta di Del Piero che raggiunge quota 10 in classifica marcatori. In
coppia con Inzaghi (anche lui in gol), tra campionato e coppe i gol sono già a
27, alla faccia di chi li criticava per la loro “leggerezza”: la Juve ha
infatti l’attacco più forte del campionato, dove, dopo la vittoria con
l’Empoli, è ancora imbattuta. I toscani devono cedere le armi alla svelta: dopo
un quarto d’ora e nel giro di un minuto, grazie a una ribattuta di Inzaghi a
rete su respinta del portiere Roccati e a una conclusione al volo di Alex su
lancio di Zidane, la Juve sta già 2-0. Al 26’ il terzo sigillo su rigore che
Del Piero prima ottiene per un fallo subito da Tonetto, poi difende da Zidane
che voleva tirarlo al suo posto e infine ribatte a rete nonostante la
provvisoria respinta di Roccati. L’Empoli accorcia al 41’ con una punizione di
Florijancic, ma nella ripresa ecco un'altra magia di Alex che, pescato da
Zidane, fa sdraiare il portiere, lo aggira e deposita in rete. Poi un rigore
per l’Empoli e un’autorete di Tonetto, su tiro di Davids, fissano il 5-2. L’Inter, impegnata a Udine e priva, oltre a
Ronaldo, degli squalificati Simeone e Moriero, fondamentali nelle ultime gare,
gioca meglio di altre volte in cui aveva portato a casa i 3 punti, ma va
incontro alla prima sconfitta del campionato. Infatti, per tre quarti di
partita la sfida è equilibrata ed entrambe le squadre creano belle azioni
e occasioni da rete (tra cui un contatto sospetto tra Sartor e Amoroso in area
nerazzurra). Da metà ripresa in poi, però, è l’Udinese a prendere in mano la
partita. Già all’84 Bierhoff aveva sfiorato il vantaggio schiacciando di testa
un ponte di Amoroso imbeccato dal cross di Bachini, finché al 91’ il bomber
tedesco, su cross del solito Bachini, vince il duello aereo contro Galante:
stacco imperioso, perfetta torsione del busto e Pagliuca è battuto. Al Delle
Alpi, in tribuna, il volto impietrito di Umberto Agnelli accoglie il boato
dello stadio per le notizie dal Friuli. L'ultima volta che era stato alla
partita, il giorno della qualificazione contro il Manchester, era
assieme a Giovannino e aveva gioito con lui per il gol di Inzaghi. Quanto alla
qualificazione, ricorda, "Abbiamo saputo del gol fatale al Rosenborg
quando eravamo già in auto e ci stavamo dirigendo verso casa: per poco non
finivamo fuori strada". Stavolta il Dottore resta allo stadio fino alla
fine, accanto a Donna Allegra e Andrea, mentre la Juve si porta a un punto
dall'Inter e festeggia il Natale ancora imbattuta in campionato.
Quattordicesima
giornata
"La Juve ha stradominato nel primo tempo: ha mostrato senza
pudore la sua superiorità mentale, direi la sua collaudata cultura da primato.
Noi le grandi sfide siamo abituati a giocarle così: attaccando, senza guardare
in faccia a nessuno. Il senso della partita imposto dai bianconeri era questo.
E l'Inter ne usciva male: timida, rattrappita, incapace di rovesciare quel
fronte dove la Juve imperversava con la sua impressionante forza dinamico -
muscolare. Ritmo folle, aggressività stordente. Davids, Torricelli, lo stesso
Conte frantumavano in partenza ogni tentativo di un'idea da parte degli
avversari." Queste
parole, pubblicate il 5 gennaio 1998, e cioè il giorno dopo lo scontro diretto
vinto a San Siro dall'Inter 1-0, non uscirono dalle gole degli ultras
bianconeri in curva a Milano, ma le scrisse sulla Gazzetta dello Sport colui
che 8 anni dopo patrocinerà l'espressione "Moggiopoli", e cioè
Candido Cannavò. Si tratta dunque del primo scontro diretto del
campionato, quello che si svolse a San Siro, la sera del 4 gennaio 1998. Prima
della partita, si celebra il Pallone d'Oro assegnato da France Football a
Ronaldo, che ha sbaragliato la concorrenza del "madrileno" Mijatovic
e dello juventino Zidane. Poi la parola passa al campo, dove, come descritto da
Cannavò, la Juve prende subito il comando delle operazioni, con un
pressing continuo guidato di un Davids che giganteggia a centrocampo e un
movimento senza palla che, sia per via laterale sia centralmente, costringe
l'Inter a un costante affanno. Il presunto astro nascente della fascia nerazzurra,
Sartor, viene surclassato da Torricelli, che Lippi avanza a sorpresa a
centrocampo, mentre il neo-Pallone d'Oro è abbandonato ai pochi palloni
giocabili che arrivano: in tutto il primo tempo l'Inter produce solo un
tiro da fuori di Simeone (30'), e a innescare il Fenomeno è solo un goffo tocco
di testa all'indietro di Ferrara, con Ronaldo che riesce ad anticipare Peruzzi
in uscita e il portiere che devia in angolo. Oggi nella quasi totalità dei
video che circolano su internet, l’assedio Juventino è stato rimosso, sembra
quasi abbia giocato solo l’Inter, soprattutto nei videro caricati su siti
interisti, e le immagini dei rigori piramidali negati alla Juve sono
magicamente scomparse. Per il resto, la partita è saldamente in mano a capitan
Conte e compagni, che sfoggiano una condizione atletica superiore e spostano
continuamente in avanti il gioco. West sciupa all' 11' la prima possibilità di
andare in contropiede, ma è un fuoco fatuo, perché è la squadra di Lippi a
guidare le danze, con Del Piero mobilissimo, Conte e perfino Ferrara svelti
negli inserimenti. Almeno 3 le grosse occasioni della Juve: al 14' c'è un
grande slalom di Torricelli sulla destra, supera un paio di uomini, serve Del
Piero che apre benissimo a Davids sulla sinistra: gran tiro in corsa che
Pagliuca respinge di pugno.
La
partita è tutta della Juve, che al 17' confezione un'azione magnifica: Zidane
allunga a Del Piero, che dalla linea di fondo calibra un millimetrico
traversone sul quale Conte si avvita per una spettacolare sforbiciata; sembra
gol, invece all'ultimo, a portiere ormai battuto, West riesce a ribattere, poi
sulla respinta arriva per primo Ferrara che fa partire una gran botta che
Pagliuca riesce a parare. Al 28' Bergomi atterra al limite della propria area
un Davids scatenato, ma la conseguente punizione di Del Piero finisce in
angolo; dalla bandierina batte Zidane, la palla piomba sotto porta dove Del
Piero devia a colpo sicuro da posizione ravvicinatissima, ma Pagliuca fa il
miracolo. Al 34' una mano un po' troppo larga di West fa cadere Del Piero in
area nerazzurra, ma Braschi fa segno di continuare. Il verdetto del
primo tempo sembra lasciare l'Inter annichilita: Moriero non si è notato,
Ronaldo ha toccato un paio di palloni, Djorkaeff è soverchiato dal ritmo degli
avversari. In sostanza, si è giocato nella metà campo nerazzurra e si son viste
solo le maglie bianconere, e se non fosse stato per almeno un paio di
fuorigioco inesistenti fischiati alla Juve in attacco, probabilmente l’Inter
sarebbe già sotto. La Juve può solo rammaricarsi di non aver concretizzato le
occasioni create. E' stata anche una lezione di tattica da parte di Lippi, che
ha schierato un dispositivo insolito, con tre difensori fissi: Birindelli,
Ferrara, Montero; a centrocampo, da destra a sinistra, Torricelli, Conte,
Davids e Iuliano (che segue Moriero); Zidane a fluttuare tra loro e le due
punte Inzaghi e Del Piero. Nell'intervallo, Simoni risponde togliendo il
disastroso Sartor per Fresi, che mette su Zidane. Mossa azzeccata, perché non
solo Zidane nella ripresa sparisce, ma soprattutto, non c'è quasi il tempo di
rimettere la palla al centro per la ripresa delle ostilità, che sulla fascia
destra d'attacco nerazzurro Ronaldo prende palla, elude con uno scatto Iuliano
e Montero, inventa un diagonale rasoterra che anticipa il rientro della difesa
juventina e trova pronto Djorkaeff alla deviazione vincente. E' il 2' e con una
magia del Fenomeno la partita prende una piega a quel punto sbalorditiva. Al 5'
Zidane smista di testa un'ottima palla in area a Del Piero, che però sbuccia il
pallone e Pagliuca ringrazia. In realtà la Juve subisce il colpo e la squadra
di Simoni si rivitalizza, procurandosi un'altra occasione per Ronaldo sventata
da Ferrara. Allora Lippi corre ai ripari: Di Livio e Fonseca per Iuliano e un
opaco Zidane. Il primo va a destra, con Torricelli a sinistra; il secondo
surroga il francese per compiti e ruolo. Risponde Simoni, spostando Fresi
libero e Bergomi su Fonseca. Poi, quando al 23' Fresi esce per infortunio,
Simoni mette Bergomi libero e il nuovo entrato Colonnese su Fonseca, al che
Lippi sostituisce Conte con Tacchinardi e, per meglio arginare il contropiede,
decentra Montero a sinistra con Birindelli al centro della difesa. Lo scontro
si fa intenso e in un paio di casi la Juve viene fermata da discutibili
decisioni arbitrali: al 25' Fonseca se ne va a destra, centro per Inzaghi che
ha la meglio su Galante, dribbling e gol, che però non viene convalidato per un
presunto fallo di mani in fase di controllo; in seguito alle successive veementi
proteste, Inzaghi viene anche ammonito. Lo stesso Inzaghi viene affossato
in modo plateale ed evidentissimo in area da West nel tentativo di
intervenire su un cross, con Braschi che fa proseguire. Il giorno dopo,
sulla Gazzetta, si legge che Superpippo "indietreggia costringendo
l'interista all'intervento scomposto".!
Su
youtube ci sono le immagini dei due episodi, ci si può fare un'idea,
tenendo conto anche dei piagnistei nerazzurri nell'incontro di
ritorno. Il finale è burrascoso. Simoni al 43' fa uscire Simeone e manda
in campo Zé Elias. A centrocampo c'è uno scontro tra Tacchinardi e Cauet, col
primo che tenta, senza riuscirci, di scalciare da terra l'avversario, il quale
invece riesce a centrarlo nel basso ventre; così Braschi espelle Cauet e ammonisce
Tacchinardi. I bianconeri ci provano fino alla fine del recupero di 5', ma
ormai sono troppo lunghi e sfilacciati: Davids e Torricelli, i due giganti del
centrocampo juventino, continuano a sorreggere la squadra, ma ormai è un
assalto cieco e così la Juve perde un'imbattibilità che durava da 20 partite,
iniziata la 28. giornata del campionato precedente (sconfitta interna per 3 - 0
contro l'Udinese). I bianconeri da allora avevano ottenuto 11 vittorie e 9
pareggi. L'Inter torna ad avere 4 punti di vantaggio su una Juve che viene
raggiunta al secondo posto dall'Udinese. Perdere dopo una partita del genere, a
tratti entusiasmante, è difficile da accettare, ma nel dopopartita l'ambiente
juventino mostra, oltre all'ovvio dispiacere, serenità e consapevolezza dei
propri mezzi, lasciando da parte qualunque tentazione di cercare alibi o
alimentare recriminazioni infantili. Su tutte, valgano le parole di Del
Piero: "Perdere dispiace sempre. Perdere così, poi, dispiace ancora di
più. La sconfitta, infatti, è giunta al termine di una nostra partita
buonissima. Peccato che si sia costruito tanto, ma che si sia anche sbagliato
tanto. La differenza sta tutta qua: l'Inter è riuscita a concretizzare la sua
occasione, noi non ne siamo stati capaci. E sì che ero quasi sicuro che il mio
colpo di testa fosse entrato: invece è uscito, non so neppure io come mai. In
ogni modo, l'ha spuntata l'Inter ed è questo che conta. Ora, ogni nostro
discorso potrebbe apparire quasi una giustificazione". Gli chiedono se
prova rammarico o rabbia: "Sì, sono sentimenti che si vivono, questi,
con la consapevolezza che avremmo meritato un risultato diverso. Può sembrare
una banalità, ma è solo un dato inconfutabile: il campionato è ancora lungo. Di
questa partita dobbiamo ricordare le tante cose positive che la squadra ha
messo in mostra, senza dimenticare, naturalmente, che però, abbiamo perduto".
Gli chiedono di Ronaldo, e anche qui Alex si dimostra un signore: "Chi
l'ha vinta dovete essere voi a dirlo, mica io. Posso dire soltanto che prima della
partita sono andato a complimentarmi con lui per la conquista del Pallone
d'oro. Facendo un bilancio generale, direi che la partita ha mantenuto in pieno
tutte le premesse di grande spettacolo e di forti emozioni. Consoliamoci, se
vogliamo, con la nostra prestazione, ma diamo anche atto agli avversari di aver
disputato una buona partita. Da come si erano messe le cose, era chiaro che chi
sarebbe passato in vantaggio avrebbe avuto tantissime possibilità di condurre
in porto la partita. Soprattutto perché avrebbe potuto giocare in contropiede".
Anche
Simoni deve riconoscere i meriti degli avversari e, parrebbe strano per uno che
ha appena vinto, i limiti della sua squadra: "Dobbiamo migliorare, sul
piano della personalità la Juventus è ancora migliore di noi. Ha ragione Lippi
nel dire che la sconfitta della Juve è immeritata. In effetti dopo quel primo
tempo in cui ci hanno messo nell'angolo, posso ben comprendere il suo stato
d'animo. E se qualcuno dei miei giocatori dice il contrario, sbaglia.
Nelle partite equilibrate capita spesso che decida un episodio. Lo abbiamo
trovato noi con uno dei nostri tipici contropiede chiuso da quell'assist di
Ronaldo a inizio ripresa e quindi non abbiamo rubato nulla. Ma trovo logico che
il mio collega della Juve parli di sconfitta immeritata. Dobbiamo migliorare,
ecco il verdetto di questo incontro. Sul piano tecnico ho avuto la conferma che
la mia squadra vale quella bianconera, sul piano della personalità e
dell'approccio alla partita invece siamo distanti. La Juve ha disputato un
primo tempo di grandissimo spessore, nel quale ha confermato quanta sostanza ci
sia dietro i suoi tre anni di successi. Noi invece, io per primo, non eravamo
abituati a simili confronti di vertice e lo si è visto in quei primi 45' di
enorme sofferenza".
PECCATO
CHE, QUALCHE MESE DOPO, LA SPORTIVITÀ DIMOSTRATA DAGLI SCONFITTI DEL 4 GENNAIO
VERRÀ RIPAGATA CON BEN ALTRA MONETA.
Un
giornalista all’indomani della gara vinta contro la Juventus chiese a Moriero :
“Non sentite di aver rubato la partita alla Juve ieri ? Non meritavate di
vincere, lo abbiamo visto tutti. Cosa ne pensi della vostra vittoria ? ”
Moriero rispose : “Nel calcio non sempre vince il migliore, siamo stati molto
fortunati, ma non abbiamo rubato, noi abbiamo segnato e c’è andata bene”.
Quindicesima
giornata
Reduce
da un combattutissimo mercoledì di Coppa Italia con la Fiorentina, l'11 gennaio
la Juve regola in casa il Vicenza con il minimo sforzo, senza lasciare una sola
occasione da rete ad avversari in evidente soggezione. La sconfitta di San Siro
non ha lasciato alcun segno. Già in apertura la Juve va all'arrembaggio con un
gioco piacevole ed aggressivo che il Vicenza fatica a contenere. Sfiorano il
gol un vivacissimo Del Piero, Conte con uno dei suoi inserimenti e Ferrara
che sfiora la traversa di testa su corner di Zidane. Spingono Di Livio da
destra e Dimas da sinistra, e proprio il portoghese pesca Inzaghi oltre la
linea della difesa vicentina. Quando Pippo cerca di accentrarsi, Dicara lo
chiude con un ginocchio atterrandolo: rigore netto, che Del Piero trasforma con
freddezza (27') alla destra di Brivio, realizzando il 17simo gol stagionale.
Sia Alex che Inzaghi si gettano subito alla ricerca del gol della
sicurezza. Il Vicenza si vede solo al 41' con una punizione di Ambrosini. La
ripresa non offre grandi emozioni: la Juve controlla facilmente un Vicenza
sfiduciato e cerca il raddoppio senza troppi affanni. Dopo i cambi di Lippi
(Pecchia e Pessotto per Di Livio e Conte) e di Guidolin (Firmani e Ambrosetti
per Baronio e l'evanescente Maspero), al 31' arriva il raddoppio con Ferrara
mette dentro con una mezza girata la respinta di Brivio a una punizione di Del
Piero. Il portiere vicentino, ostacolato, si arrabbia con l'arbitro, ma a
torto, perché l'ostacolo era Canals, un suo compagno. L'Inter riesce a
mantenersi a + 4 grazie a un sofferto 0-1 a Piacenza, giunto grazie uno
strepitoso acuto individuale di Moriero che si intestardisce in barba alle
disposizioni di Simoni che lo voleva anche togliere, ma il Piacenza avrebbe meritato
almeno il pareggio. Nel primo tempo i nerazzurri stentano e i padroni
di casa conquistano il centrocampo grazie all'ottima prova di Mazzola, Scienza
e Piovani, con Bordin a fare diga per le avanzate di Simeone. L'Inter patisce
il gran ritmo del Piacenza e non riesce a imporre la propria
superiorità.Addirittura, si vede il vecchietto Vierchowod anticipare
regolarmente Ronaldo, con le buone e a volte con le cattive. Nella ripresa
l'Inter appare subito più intraprendente e Ronaldo si procura subito una punizione
da ottima posizione, che poi Sereni gli para. Al 18' la prodezza di Moriero che
compie uno slalom irresistibile fra quattro avversari e insacca nell'angolino.
Il Piacenza non ci sta e va all'attacco: prima Vierchowod sfiora il palo di
testa, poi anche Valtolina sfiora il bersaglio, ma soprattutto al 41' è Scienza
ad andare vicino al pareggio, con un colpo di testa ravvicinato su cui Pagliuca
compie un miracolo. Dopo un palo esterno di Moriero in contropiede e un'azione
di Ronaldo che impegna Sereni, il Piacenza perde Mazzola, punito con
un'espulsione un po' eccessiva per un fallo su Ronaldo. Nonostante ciò, al 47'
arriva l'occasione più grande per pareggiare: cross pericoloso da sinistra
e Zanetti affossa Rastelli. Rigore netto, mentre la palla arriva a Murgita, a
due passi dalla porta, che cerca di correggere a rete, ma Pagliuca compie
l'ennesimo miracolo. I Piacentini protestano con veemenza, il vantaggio non è
stato concretizzato, ma l'arbitro non concede il penalty. Negli spogliatoi,
Rastelli non ha dubbi: "L'arbitro ci ha detto che non ha fischiato il
rigore perché ha concesso la regola del vantaggio, ma se poi non c'è il gol,
che vantaggio è?". Come lui Piovani: "Certi rigori si danno,
sempre". Vierchowod: "Regola del vantaggio? Non esiste. Quel
rigore c'era, ho visto una spinta di Zanetti. Comunque l'Inter me l'aspettavo
così: si fa attaccare perché davanti ha giocatori che possono risolvergli
sempre la partita. E poi è il loro anno, ormai s'è capito. La marcatura su
Ronaldo? Mi ha aiutato molto tutta la squadra e comunque, anche se ho 17 anni
più di lui, un po' di velocità mi è rimasta...". Reduci da
un'umiliante 0-5 nel derby di Coppa Italia, grazie a 3 punti ottenuti con
molta fortuna, i nerazzurri s'illudono di essersi ripresi dallo shock infrasettimanale.
In realtà, hanno sofferto molto, suscitando le solite perplessità sul piano del
gioco. Tanto è vero che, oltre a Moriero, l'altro protagonista della
giornata è stato Pagliuca.
Sedicesima
giornata
Per
commentare la vittoria della Juve a Bologna, la penultima giornata d'andata in
programma il 18 gennaio 1998, ecco il commento dell’inviato della Gazzetta
dello Sport:
"Troppo forte questa Juve, ridisegnata per l'ennesima volta
da Lippi, per questo Bologna orfano di tutto, non solo della fantasia del suo
uomo guida, ma anche di quelle componenti necessarie per fare una squadra di
calcio. Nel primo tempo un pubblico incredulo aveva la sensazione di assistere
ad un allenamento dello squadrone contro una servizievole formazione di
allievi. C'è da dire, a parziale scusante del Bologna, che la Juve attuale
mette paura. La sosta natalizia è come se avesse ricaricato le pile a tutti i
bianconeri. Il primo tempo con l'Inter a San Siro era stato un segnale chiaro,
non illusorio. Era mancato il gol, poi la prodezza di Ronaldo in combinazione
con Djorkaeff aveva annacquato i progressi enormi evidenziati invece ampiamente
ieri. C'è uno strapotere fisico che lascia allibiti da parte di tutti gli
juventini. Persino Di Livio, che dopo l'infortunio appariva appannato, è
tornato a muoversi con la sua consueta alacrità, corre anche Zidane, ma
soprattutto Inzaghi e Del Piero appaiono incontenibili. Quest'ultimo ha
costituito certamente la sorpresa più eclatante: ha sfornato numeri su numeri a
velocità superiore. Il suo genio irrorato da scatti, guizzi e corse
travolgenti. In parole povere, incontenibile." Sentiamo anche il
parere del tecnico del Bologna, Renzo Ulivieri: "Juve mostruosa, troppo
forte: fin dall'inizio ci ha superati sul piano fisico e tecnico. Dopo 20' non
c'è stata più partita. E poi Del Piero e Inzaghi sono stati semplicemente
meravigliosi. Nella ripresa ho portato l'attacco più avanti e anche noi abbiamo
fatto qualcosa di buono". E infine uno dei futuri accusatori
della "cupola moggiana", il presidente Gazzoni Frascara: "Abbiamo
perso contro una grande Juve".
Poco da
aggiungere, dunque, se non che, rileggendo queste parole, l'1-3 finale
(Inzaghi al 11' e al 20', Del Piero 59', Kolyvanov 93') sembra addirittura
riduttivo.
A San
Siro, invece, proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuta laureare campione
d'inverno con una giornata d'anticipo, l'Inter crolla in casa col Bari,
confermando tutti i dubbi sulle condizioni di forma e le perplessità delle
ultime uscite. A batterla è un Bari reduce da una striscia di 4 partite senza
sconfitte, l'ultima delle quali proprio a San Siro contro il Milan. E' vero che
per tre quarti di gara l'Inter non rischia mai, ma più che altro per
l'atteggiamento rinunciatario del Bari, dove il promettente Zambrotta non
affonda e Masinga e Guerrero non creano grandi problemi alla retroguardia
nerazzurra. L'apparente rassegnazione degli ospiti illude la capolista,
che spreca 3 palle gol con Ronaldo nei 6' iniziali, mentre Zanetti
per poco non replica la prodezza di Moriero a Piacenza. In verità, per
tutto il resto della gara, l'Inter si dimostra arruffona e inconcludente, e al
77' Masinga la punisce, prima anticipando di testa West su cross di Volpi, poi
ribadendo a rete la corta respinta di Pagliuca. La reazione dell'Inter
è velleitaria e per poco non arriva il raddoppio degli ospiti con Volpi.
Nel finale, Moriero e persino Pagliuca, salito per un calcio d'angolo, non
riescono a riacciuffare il pareggio.
Così, a
una giornata dalla fine dell'andata, la Juve si porta a -1, annullando gli effetti
dello sfortunato scontro diretto. "Bisogna rivedere qualcosina. Non si
deve puntare solo su Ronaldo", commenta Moratti. Pagliuca,
invece, non resiste alla tentazione di evocare le
solite risibili recriminazioni arbitrali: "Quel gol era
irregolare, ma è stata più irregolare l'Inter. Avevo la mano sopra il pallone,
poi Masinga ha calciato." La sua protesta non ha alcun fondamento,
perché quando Masinga gli ruba la palla per spingerla in rete, non ha il
possesso del pallone. Continua Pagliuca: "Inter depressa? Depressa
non direi, ma sicuramente neanche su di morale. Se questa è stata e sarà una
brutta botta ve lo saprò dire domenica prossima, dopo la partita di Empoli.
Intanto si può già dire che è in questi momenti che si vede se e quanto una
squadra è davvero una grande squadra: bisognerà essere bravi e reagire, si
ricomincia un po' daccapo".
Diciassettesima giornata
E
puntualmente, la settimana dopo, la reazione non arriva. E' il 25 gennaio,
si gioca l'ultima d'andata, e per laurearsi "campione d'inverno" l'Inter deve
espugnare Empoli. Ecco le parole di un inviato della Gazzetta:
"[...] Dopo i complimenti agli uomini di Spalletti per la loro
superiore velocità, con un'idea di gioco di squadra che i nerazzurri non
forniscono mai e con una serie di prestazioni individuali di rilievo, da Fusco
a Tonetto, da Esposito a Cappellini, diventa spiacevolmente doveroso mettere il
dito nella piaga dei tanti, troppi, mali di questa irriconoscibile Inter, che
chiude in grave affanno un gennaio di poche luci e molte ombre."
Infatti,
l'Empoli va subito in vantaggio, al 3', con una deviazione volante di Esposito
su cross di Bianconi, e l'Inter non si riprende più. "Priva di
orgoglio, perché priva di forze e di brillantezza atletica, la squadra di
Simoni è tutto fuorché una squadra, anche se nella circostanza il tecnico, nel
lodevole tentativo di imporre la propria superiorità, corregge l'Inter sul
modello della Juve. Fuori un difensore - Galante - ecco un attaccante in più -
Branca - come nuova "spalla" di Ronaldo, con Djorkaeff travestito da
Zidane a galleggiare tra le due punte [...] Ma, al di là del nuovo assetto
tattico, l'Inter fallisce sul piano individuale, perché a parte il rientrante
Winter che ingaggia un bel duello con Bonomi, tutti gli altri fanno scena muta.
[...] Così mentre tutti i nerazzurri portano la palla rallentando la manovra,
l'Empoli corre, gioca e spreca più volte la possibilità di raddoppiare: con
Esposito che manca l'aggancio da ottima posizione; con Bonomi la cui girata
finisce fuori di poco; e con Cappellini la cui deviazione di testa è troppo
alta. Tutti aspettano il risveglio di Ronaldo, ma ogni volta che gli arriva la
palla, come quando viene smarcato alla perfezione da Branca, il brasiliano
sbaglia nel peggiore dei modi, non riuscendo neppure a tirare!".
E dopo
aver sfiorato più volte il raddoppio, i toscani chiedono invano
l'espulsione di Bergomi per un intervento da ultimo uomo su Cappellini. Lo
stesso copione nella ripresa, dove i padroni di casa colpiscono anche un palo,
finché, a pochi minuti dalla fine, l'appena entrato Recoba pesca un jolly
incredibile, sorprendendo da 50 metri il portiere empolese Roccati. L'Inter
conquista immeritatamente un punto, ma perde la testa della classifica in virtù
del concomitante successo casalingo della Juve con l'Atalanta.
Nonostante
un terreno in pessime condizioni, e malgrado un Atalanta molto combattiva,
che non concede un metro, soprattutto nella propria metà campo, riuscendo
a limitare i pericoli nel primo tempo (la prima occasione
arriva solo al 45', con una bellissima girata al volo di Inzaghi), nella
ripresa la Juve stringe letteralmente d'assedio gli ospiti. Gli Orobici
resistono 10 minuti, poi Mirkovic abbatte in area Inzaghi che sta
deviando a rete un traversone di Del Piero: rigore netto, che però
Alex si fa deviare in angolo da Fontana. Fa nulla, l'assedio continua, e al 20'
Davids s'incunea in un nugolo di avversari, libera Del Piero che, invece di
concludere, serve per l'accorrente Conte, che dal dischetto del
rigore spedisce in rete, superando anche l'opposizione di Inzaghi, la cui
posizione di fuorigioco passivo suscita proteste negli ospiti. I quali però in
seguito, nell'unica azione d'attacco di tutta la gara, riacciuffano il pareggio
con Caccia, a 20 minuti dalla fine. Nuovo assedio della Juve, diretto da un
magistrale Zidane, che già poco dopo il pareggio ristabilisce le distanze
deviando di testa un traversone di Di Livio e nel recupero trafigge Fontana con
un bolide dei suoi, per il 3-1 finale. "A questo punto tutti
s'inchinavano, Atalanta compresa, a tanta Juve", conclude il suo
pezzo l'inviato della Gazzetta.
A
questo proposito, così celebra i campioni d'inverno Candido Cannavò, il
futuro fustigatore di "Moggiopoli": "Il Fenomeno? Adesso
è Lippi Se si potessero vedere in parallelo, come avviene nel replay di certi
slalom, la Juve e l'Inter di ieri, si realizzerebbe la rappresentazione
teatrale del sorpasso sul traguardo d'inverno. Da una parte una vera squadra,
dall'altra una vera pena attorno al tenero, irriconoscibile Ronaldo. La Juve ha
macinato un'Atalanta tutt'altro che remissiva, l'Inter a Empoli (complimenti ai
poveri) macinava le proprie ambizioni lanciando vacui palloni verso l'uomo
della provvidenza, diventato di colpo un oggetto misterioso. Al cospetto di
questa doppia immagine, il sorpasso della Juve trova logica, senso di giustizia
e ovazioni. Zidane firma per tutti, con due gol, l'operazione che cambia faccia
a un campionato tutto da godere. Pur incantati da Ronaldo, siamo stati tra i
primi a segnalarne la vulnerabilità tecnica e umana. La straordinaria frenesia
atletica del suo gioco, con quelle immagini che scappano via in una scia di
stupore, si basa su una magica "freschezza perenne" che poco si
concilia con gli straimpegni e le tentazioni cui il ragazzo è sottoposto. Ronaldo
è tipico individualista naturale. Se i muscoli pompano, è capace di tutto. Se
le fibre muscolari sono in affanno, anche la mente si spegne. Si può puntare
una stagione di vertice soltanto su un ragazzo di 21 anni, fenomenale per
quanto sia? L'Inter è dinanzi a questo inquietante interrogativo. "Buttate
la palla avanti, tanto ci pensa lui". Lo slogan tramonta. Simoni ci ha
provato, ma il gioco dell'Inter non è cambiato. Il benedetto "più
Ronaldo" è diventato un deprimente "meno". Nell'abissale
distanza piomba la Juve: squadra dalla testa ai piedi. Il Fenomeno?
Lippi. L'Inter da primato non finisce a Empoli. E' bello immaginare che
ricominci con gli strilli di Moratti e con il gol "mostruoso" di
Recoba: nuovo confine alle meraviglie del calcio." Ma nel
girone di ritorno Recoba non si ripeterà più. Tutt'altro discorso, invece, per
gli strilli evocati dal profetico Candido. Anche se non nel senso che
intendeva lui.
Girone di Ritorno
Diciottesima
giornata
L’inizio
del girone di ritorno si apre per la Juve a Lecce con la quarta vittoria
consecutiva, oscurata però da un grave infortunio a Ferrara, una doppia
frattura a tibia e perone al 20’ del primo tempo in seguito a uno scontro con
Conticchio, che gli precluderà il seguito della stagione. Il sostituto del
difensore bianconero, Mark Iuliano, sbloccherà anche il risultato, ma l’assenza
di Ferrara si farà sentire nel seguito del campionato. I salentini in tutta la
partita tirano solo una volta in porta, all'8' del primo tempo, su punizione di
Giannini respinta da Peruzzi.Comunque, i bianconeri nel primo tempo creano
poco, con Zidane e Del Piero a bassi giri e Inzaghi che riesce a calciare solo
un paio di volte verso Lorieri, mancando la porta. Si svegliano solo allo
scadere del tempo: prima con Di Livio che da fuori costringe Lorieri alla
deviazione in angolo, finché, in pieno recupero, Inzaghi smarca Iuliano che
insacca da due passi. Nella ripresa, il Lecce non dà segni di reazione (mai un
tiro, neppure fuori dello specchio della porta, né particolari sussulti), e
quando al quarto d’ora resta in 10 per l’ineccepibile espulsione di Giannini,
si capisce che è la resa definitiva. Così la Juve la fa da padrona fino alla
fine, si sveglia anche Zidane, che offre a Inzaghi un’occasione d’oro miracolosamente
neutralizzata da Lorieri. Poi Conte e ancora Inzaghi falliscono il raddoppio,
finché allo scadere è Del Piero, su assist di Inzaghi,
a chiudere la partita, che ha anche una coda sgradevole: all’uscita dallo
stadio, la macchina del DG Moggi guidata da Armando Aubry, subisce l’assalto di
teppisti locali che distruggono i vetri (l’osservatore Galletti, seduto
dietro, ne sarà leggermente ferito) e rubano un telefonino.
Per il
momento, l’Inter riesce a tenere il passo della nuova capolista vincendo a Brescia,
con l'esordio dell'acquisto di gennaio Paulo Sousa, reduce della Juve del primo
scudetto dell'era Triade e vendicativo ex nella finale di Monaco, che si rende
protagonista di una discreta prestazione che illude i nerazzurri di aver
trovato il bandolo della matassa a centrocampo. Partita non bellissima, ma
sempre viva. Primo tempo equilibrato, con un Brescia vivace che tenta di
prendere d'infilata gli ospiti, Hubner in versione gladiatore, attivo sia in
attacco, quando sfiora il vantaggio con un pallonetto da posizione molto
angolata, sia in ripiegamento, quando salva sulla linea di porta da una girata
di Ronaldo. Oltre a lui, si distinguono tra le rondinelle Banin e il giovane
Pirlo, che mettono in costante apprensione la difesa ospite. Nella ripresa il
Brescia cala e l’Inter comincia a farsi più pericolosa, anche se, secondo
copione, solo in azioni di contropiede, come nel caso del gol della vittoria,
allorché Simeone ruba palla a centrocampo, dà a Cauet (subentrato a Sousa) che
allunga a Recoba sulla sinistra che pennella un cross che scavalca Cervone e
consente a Ronaldo di appoggiare di testa nella rete sguarnita. I padroni di
casa hanno una reazione veemente, anche grazie all’ingresso di Diana e
Bonazzoli, oltre che grazie all'espulsione di Moriero (doppia ammonizione in
3'), con l'Inter che si affida al contropiede. Il finale è incandescente,
sempre in bilico, ma di occasioni davvero clamorose i padroni di casa non
riescono a crearne.
Diciannovesima
giornata
Alla
seconda di ritorno, in programma l’8-2-1998, c’è Juve – Roma, e la vigilia
viene preceduta dai soliti veleni provenienti dalla capitale. Sebbene non
subito brillante come nelle gare precedenti, la Juve risulta molto più incisiva
in attacco degli ospiti, che non si fanno mai vedere dalle parti di Peruzzi,
tranne nell’occasione in cui è costretto a bloccare un colpo di testa di Di
Biagio. I bianconeri sfiorano invece ripetutamente il gol con Inzaghi; in due
casi neutralizzato da Konsel, mentre nell'altro è Superpippo a sparare
malamente fuori un tiro più facile da segnare che da sbagliare. Insomma, la
Juve gioca molto meglio della Roma, esibisce una netta superiorità di gioco e
di ritmo, finché al 47’ una percussione di Torricelli, perfezionata dai Conte
prima e Inzaghi poi, viene trasformata in gol da un onnipresente
Zidane. La ripresa inizia col raddoppio di Del Piero al 4’, che sancisce
al differenza di valore espressa dalle due contendenti. A quel punto i
padroni di casa hanno un improvviso rilassamento e la Roma un’impennata
d’orgoglio, così al 12’ Paulo Sergio dimezza lo
svantaggio. 3’ minuti dopo gli ospiti reclamano anche il calcio di rigore per
un fallo in area di Deschamps su Gautieri. Nessuno si accorge che il romanista
viene lanciato in posizione di fuorigioco, come documentato solo tempo dopo da
una misconosciuta trasmissione locale, ed esplode la rabbia degli ospiti, per
altro, come detto, fomentata in settimana dai soliti veleni anti-Juve del tam
tam romano. Per 5 minuti l’arbitro Messina non riesce a tenere a bada
gli eccessi in campo: prima risparmia Zidane e Petruzzi da una possibile
espulsione per reazione l’uno e pesante scorrettezza l’altro, poi sempre
Petrucci, non sazio, commette un’ennesima entrataccia da dietro e viene
cacciato. Al 20’, Davids chiude la partita con un bellissimo rasoterra,
consacrando per altro la sua strepitosa rinascita come giocatore. Sul 3-1, con
gli avversari in 10, la partita praticamente è chiusa. La
Roma reclamerà molto per quel rigore non dato, nato da un fuorigioco non
rilevato (e un tocco di mano precedente dello stesso Gautieri che facendo la
vittima dichiarerà : “che devo fare per avere un rigore ? mi devono sparare ? “
).
Intanto,
a Milano, si consuma un nuovo dramma nerazzurro. L’Inter cade in casa col
Bologna ed esce tra i fischi del pubblico, pesantemente contestata, dimostrando
che la vittoria di Brescia era solo un fuoco di paglia. La vittoria rossoblù è
ineccepibile, anzi, il risultato appare striminzito per i meriti emiliani, che
per qualità di gioco e occasioni create sono gli unici a poter recriminare,
volendo. Prima del gol del successo, il Bologna colpisce due traverse e nel
finale sfiora anche il raddoppio. L’Inter, invece, crea il primo tiro in porta
solo al 21’ della ripresa, 9’ minuti dopo il primo calcio d’angolo conquistato.
Si salva solo Pagliuca, che compie vari interventi importanti. Per giunta,
nell’ultima mezz’ora i padroni di casa non riescono nemmeno a sfruttare la
superiorità numerica, dopo l’espulsione di Tarantino per doppia ammonizione,
dopo un fallo su Sousa. L’Inter si dimostra priva di grinta, velocità, spenta
sul piano atletico. Galante soffre Andersson, Sartor e West faticano a
contenere Kolyvanov e Baggio; a centrocampo, Sousa e Winter balbettano, e sulle
fasce Zanetti e Recoba sono privi di accelerazione e fantasia; Djorkaeff e
Ronaldo ricevono poche palle, e le poche le sbagliano regolarmente. Già
al 20’ del primo tempo l’Inter era stata graziata da Andersson che colpisce la
traversa. Allo scadere del primo tempo il Bologna sfiora il vantaggio prima con
un gran colpo di testa di Andersson di poco a lato, poi con una deviazione
aerea di Kolyvanov, che costringe Pagliuca al miracolo. Nell’intervallo l’Inter
non si sveglia e Andersson colpisce in avvio di ripresa il secondo palo. Al 7’,
finalmente, il sacrosanto vantaggio ospite, grazie a Baggio che imbecca da
destra Paramatti che infila Pagliuca da pochi passi. Nel restanti 38’, tranne
una bella girata di Cauet che impegna Sterchele, l’Inter non combina nulla,
mentre il Bologna sfiora il raddoppio con un assist di Nervo per Andersson che
non concretizza per un soffio.
Al fischio finale, i tifosi nerazzurri sono inferociti, cantano “a
lavorare” e “Moratti, non li pagare”, più altri inviti di varia natura. Così
commenta la Gazzetta: “E l'Inter di Ronaldo, l'Inter del Fenomeno,
l'Inter dell'anno buono esce a testa bassa, trascinando i piedi, insultata,
offesa, sbertucciata: spettacolo desolante. Inter sgonfiata, intontita e
triste, come la nuova classifica, come la faccia di Gigi Simoni.” In casa
Inter, i commenti vengono di conseguenza. L'avvocato Prisco, scuotendo la testa
e con un filo di voce: "Moratti non dovrebbe pagarli per davvero".
Moratti: "Non c'è stata un'azione”. E su
Ronaldo: "E' l'ultimo che deve toccare il pallone. Ci sono tutti gli
altri prima di lui, eppure non gli arriva una palla neanche a morire".
Pagliuca: "Non abbiamo fatto un tiro, e quando non tiri in porta
vincere è molto difficile. Di solito i portieri avversari da San Siro escono o
con caterve di gol o con voti altissimi: oggi Sterchele non ha avuto nulla da
fare. E' la prima volta che vedo una cosa del genere. Ma questa è stata la
peggiore Inter della stagione. Una gara bruttissima, non possiamo attaccarci a
niente.” La Juve è ora a +4, e per la differenza che si è vista ultimamente
sono ancora pochi.
Ventesima
giornata
Terza
giornata del girone di ritorno, 11 febbraio 1998, turno infrasettimanale: dopo
5 vittorie consecutive, la Juve ha una mezza battuta d’arresto a Brescia,
costretta dai locali sul 1-1. La partita è bella e combattuta e la Juve, priva
di Peruzzi e Conte (sostituiti da Rampulla e Di Livio) si conferma comunque
squadra solida e in salute, frenata da un Brescia mai domo, lanciato verso una
meritata salvezza. I padroni di casa danno il via alle danze con un ritmo
frenetico, creando un paio di occasioni sciupate da Antonio Filippini, a cui
risponde Montero con un colpo di testa di poco fuori bersaglio. E in finale di
frazione Cervone compie un miracolo neutralizzando un colpo di testa
ravvicinato di Inzaghi, servito da Torricelli. Al 7’ della ripresa la Juve
passa grazie al solito Inzaghi, che trova il varco giusto sfruttando una
punizione dalla destra di Del Piero. Un minuto dopo, l’arbitro Bettin non
punisce un dubbio intervento in area di Montero su Hubner, riscaldando gli
animi, tanto che Javorcic si rende responsabile di un brutto fallo su Davids,
passibile di espulsione, ma anche qui il direttore di gara si dimostra
clemente. Comunque, i padroni di casa continuano a cercare il pareggio e
vengono meritatamente premiati al 28’, grazie a una punizione da destra di A.
Filippini per la deviazione di testa di Savino. La Juve non ci sta e al 33’
Zidane inventa un’azione personale che si infrange sulla linea di porta, grazie
al salvataggio disperato di Emanuele Filippini. L’ultima grande occasione per
gli ospiti capita a Inzaghi, che gira a bene rete, ma Cervone riesce a salvare
il pareggio. Negli ultimi minuti la Juve è sempre in attacco, ma non riesce più
a pungere, così arriva il pareggio che accontenta entrambi. Infatti, anche
l’Inter pareggia a Firenze una trasferta molto temuta, anche per il momento
negativo che sta attraversando. Simoni compie una piccola rivoluzione interna,
accantonando il neo-arrivato Paulo Sousa e impostando la partita, ancor più del
solito, secondo gli antichi dettami del catenaccio. West, Bergomi, Colonnese,
Cauet, Milanese, Winter e Simeone s’incollano ai rispettivi avversari,
Batistuta, Oliveira, Morfeo, Serena, Kanchelskis, Rui Costa e Schwarz. Insomma,
alla Fiorentina il compito di fare gioco, all’Inter quello di neutralizzarlo e
di cercare di sfruttare al meglio il solito contropiede, l'unica arma offensiva
della stagione. I viola partono forte e si rendono pericolosi con Morfeo prima
e Oliveira poi. Dopo i primi 20’ la spinta dei padroni di casa si affievolisce
e l’Inter con Ronaldo si fa viva nella metà campo avversaria. Al 27’, grazie a
una ripartenza di Cauet interrotta fallosamente al limite dell’area, sulla
conseguente punizione Ronaldo fa secco Toldo. La Fiorentina si butta in avanti,
gli ospiti cercando di punzecchiare in contropiede. Il pareggio arriva al 42’
con Batistuta, che devia in rete un lungo cross di Oliveira a scavalcare la
difesa. Sull’onda dell’entusiasmo, Rui Costa rischia di raddoppiare prima
dell’intervallo con una bordata da lontano, ma Pagliuca salva. La ripresa
comincia con i Viola protesi alla ricerca della vittoria. Batistuta ci prova al
3’ su punizione; un minuto dopo sfiora il gol M. Serena, che gira a rete una
palla avvelenata grazie anche alla deviazione di un difensore nerazzurro.
L’Inter fatica a uscire dal guscio, ci prova al 12’ con Ronaldo, che si procura
un’altra punizione dal limite, che stavolta però finisce sulla barriera. I
viola continuano ad attaccare, ma cominciano a sentire una certa stanchezza, e
in contropiede l’Inter crea qualche pericolo, come al 26’, quando 3 nerazzurri
si trovano ad affrontare solo 2 difensori viola, uno dei quali, Falcone, compie
un salvataggio alla disperata. A 10’ dalla fine Malesani prova la carta
Robbiati, che subito crea una clamorosa occasione, liberando Firicano a rete,
ma il difensore spara alto sulla traversa. Al 40’, rilevando Djorkaeff, fa il
suo esordio nel campionato italiano Kanu, ennesima pedina messa a disposizione
di Simoni. Al 42’ l’ultima emozione: Ronaldo crossa lungo per Simeone defilato
in area che viene ostacolato da Firicano, che poi, a palla lontana, gli dà una
gomitata che l’arbitro Boggi non vede. C’è anche da dire che all’inizio della
gara l’arbitro, sempre in area di rigore, non aveva visto nemmeno un calcio di
Colonnese a Morfeo. Il commento finale di Moratti è amaro: "Abbiamo
giocato per il pareggio, abbiamo avuto il pareggio. Del resto, un solo tiro in
porta non può consentire di più, Formazione troppo rinunciataria? Questa cosa
non dovete chiederla a me: io non faccio l'allenatore". Simoni, da
parte sua, spiega che "il risultato è giusto" e che ritiene di
aver mandato in campo "la formazione ideale per affrontare la
Fiorentina, soprattutto perché era importante bloccarli sulle fasce".
Insomma, le ultime deludenti prestazioni hanno fortemente disilluso il
presidente interista e, soprattutto, dopo aver accarezzato il sogno della fuga
scudetto, deve prendere atto che una Juve bella e determinata sta prendendo il
largo. Mentre l'Inter giocava male e pensava solo a difendersi, la Juve volava
a + 4 in classifica praticando un bel gioco aggressivo e d'attacco.
Ventunesima
giornata
I
tifosi interisti che alla quarta di campionato (15-02-98) assistono a S. Siro
al 5-0 dei propri beniamini con il Lecce, invece di festeggiare la rotonda
vittoria, si dedicano alle prove generali dei piagnistei da inscenare per
una sconfitta finale che da settimane leggono nelle deludenti prestazioni della
Beneamata. Imbeccati da Roma, dove in settimana, dopo la sconfitta di Torino,
la stampa giallorossa scatena la solita gazzarra immonda per il contatto
Deschamps-Gautieri (da ricordare che quest’ultimo era partito in fuorigioco).
Al solito, nessuno minimamente considera l’aspetto tecnico di quella partita,
altrimenti bisogna parlare della netta supremazia che la Juve ha dimostrato sul
campo, e ciò non fa notizia. Un mese dopo, la Juve arriverà anche a chiedere i
danni al Messaggero, nei panni dell’editore, del direttore responsabile Pietro
Calabrese e del redattore sportivo Roberto Renga. Dunque, a Milano i tifosi
nerazzurri, dopo aver contestato nelle ultime settimane le scadenti prestazioni
dei loro beniamini, non esitano a raccogliere il testimone romano spostando le
loro invettive contro la marcia sicura della Juve. In curva Nord campeggiano tre
eloquenti striscioni: "Gli arbitri hanno dato il verdetto: alla Juve lo
scudetto"; "Giraudo, Bettega, Moggi, dai fischietti solo
appoggi"; "Juve, senza fischietto niente scudetto". Quando, dopo
3 minuti dall’inizio della partita, Djorkaeff cade in area per un banale
contatto con Sakic e l’arbitro non fischia, San Siro esplode in bordate di
fischi e cori anti-Juve. Fa niente se il Lecce è davvero poca cosa e ben presto
arrivano i gol di Ronaldo, Milanese e Cauet, anzi, ridicolmente, una volta
messo al sicuro il risultato, la curva comincia a cantare al ritmo di
Guantanamera: "Senza rubare, vinciamo senza rubare". Il resto dello
stadio applaude. Nel secondo tempo, altri due gol di Ronaldo, l’esordio a San
Siro di Kanu, e un ennesimo striscione: "Juventopoli". D’altronde,
nel posticipo serale di Torino, dove è di scena la Sampdoria, la Juve fornisce
l’ennesima prova di forza, carattere e classe, di fronte alla quale la pancia
del tifoso piangina ha difficoltà a relazionarsi con sportività. La pratica
viene chiusa nei primi 10 minuti grazie a una fantastica azione personale di
Del Piero al 5’ e alla realizzazione di Inzaghi al 11’, su assist di Conte e
precedente azione del solito Del Piero. La Juve, che crea anche altre occasione
da gol, da quel momento in poi tiene facilmente in pugno la partita e la Samp
non riesce mai a rendersi pericolosa. Da segnalare anche due espulsioni un po’
affrettate, quella del blucerchiato Laigle e quella di Iuliano (propiziata da
una furbata di Signori), che creerà problemi per la trasferta di Firenze. Nella
ripresa Fonseca arrotonderà il risultato, ma la Juve spreca molte altre
occasioni in contropiede. 3-0 e tutti a casa. La settimana successiva l’Inter
avrebbe una grande occasione per accorciare il distacco, perché una Juve rimaneggiata
e acciaccata cade fragorosamente a Firenze, ma non sa approfittarne.
Ventiduesima
giornata
Per la
quinta di ritorno in programma il 22 febbraio, Lippi si trova costretto a
sopperire ad assenze importanti in difesa, così prova a mandare in campo una
formazione imbottita di centrocampisti (Torricelli, Conte acciaccato e Davids,
più Zidane e Pecchia a supporto dell’attacco) con solo Del Piero di punta,
mentre Inzaghi viene tenuto in panchina. Dall’altra parte, Morfeo, Oliveira e
Batistuta partono forte e mettono in difficoltà la linea difensiva costituita
da Dimas, Montero, Tacchinardi e Birindelli, finché al 31’ Firicano sblocca il
risultato su pennellata di Morfeo. Passano 3’ e i viola raddoppiano, grazie a
un’azione di Morfeo, bravo a liberare Oliveira che, dopo uno scambio con
Batistuta, infila Peruzzi. I cambi dell’intervallo di Lippi (Deschamps per
Conte e Inzaghi per Pecchia) scuotono la Juve, che sfiora ripetutamente il gol
che riaprirebbe la partita con Inzaghi e Zidane e colpisce un palo con Del
Piero. Ma fatalmente si espone al contropiede viola, che colpisce al 34’ con
Robbiati, chiudendo la partita. Ma l’Inter non ne approfitta, e non per colpa
degli arbitri, ma di una Lazio in gran forma, che dopo aver battuto pochi
giorni prima in Coppa Italia la Juve, annichilisce i nerazzurri all’Olimpico,
raggiungendoli anche al secondo posto. Molti i meriti di Eriksson, che è
riuscito a trasmettere ai biancocelesti una filosofia di gioco più
proficua di quella che tramite Zeman aveva caratterizzato le tre stagioni
precedenti. Gli aquilotti impiegano meno di mezz’ora per sbarazzarsi
dell’Inter, annientata sia sul piano fisico che su quello tecnico. Il K.O.,
come nel caso della Juve a Firenze, arriva nel giro di pochi minuti: al 25’ con
Fuser, che appoggia in rete un assist di testa di Boksic, su cross di Jugovic,
e al 29’ con Boksic, che schiaccia di testa a rete una punizione di Fuser da
destra. L’Inter, in preda a una pochezza d’idee disarmante, non riesce a
reagire. Tutto viene lasciato sulle spalle di un Paulo Sousa che, per nulla
supportato dai compagni, riesce solo a tentare la carta della verticalizzazione
per un Ronaldo marcatissimo e poco brillante. Un po’ meglio gli ospiti vanno
nella ripresa, con Kanu per Djorkaeff, ma la traversa colpita da Moriero è un
eccezione, perché per il resto non combinano nulla. La Lazio si limita ad
amministrare la gara, finché nel finale Casiraghi triplica approfittando di un
errore di disimpegno di Fresi.
Ventitreesima
giornata
La
sesta di campionato è segnata da nuove recriminazioni, ma curiosamente stavolta
sono gli interisti a subirle. La capolista e le inseguitrici giocano l’anticipo
di sabato 28 febbraio, perché le attende il ritorno delle Coppe Europee. La
Juve ospita il Bari, ma è già proiettata al confronto del Delle Alpi contro la
pericolosa Dinamo Kiev dell’astro nascente Andriy Shevchenko, per i quarti di
Champions League. Decide un tocco di Neqrouz al 19’, che devia nella propria
porta un tiro di Inzaghi, poi i bianconeri amministrano il risultato, sprecando
anche diverse occasioni per il raddoppio, in particolare due con lo stesso
Inzaghi a tu per tu col portiere Mancini. Il Bari, benché combattivo, non
riuscirà mai a impensierire Peruzzi, e quando al 10’ del secondo tempo resta in
dieci per una doppia ammonizione di De Ascentis, per Lippi è il segnale che è
l’ora di far riposare Deschamps, Del Piero e Dimas (sostituiti rispettivamente
da Tacchinardi, Pessotto e Fonseca) in vista della Dinamo Kiev. A San
Siro l’Inter riesce a mantenere il passo grazie a una vittoria (2-0) molto
contestata dagli ospiti (il Napoli) per un poco edificante episodio capitato in
occasione della rete dello svantaggio. Fino al 63’, minuto del fattaccio,
l’Inter era stata ripetutamente contestata dal proprio stesso pubblico, poi succede
che Galante interviene su Goretti che cade battendo la testa e rimane a terra.
La palla inizialmente resta al Napoli, l’arbitro dà la regola del vantaggio, ma
l’Inter se ne impadronisce e Moriero, mentre gli ospiti chiedono di mettere
fuori per far intervenire i sanitari, scende sulla destra e crossa basso per
Zamorano che con un bel colpo di tacco insacca. Mentre San Siro esulta, la
panchina napoletana e gli azzurri in campo insorgono contro l’arbitro, che
nella baraonda finirà anche per lasciarli in 10, espellendo Ayala. La partita,
in pratica finisce lì: 10 minuti dopo arriva il raddoppio di Ronaldo su rigore
e per il resto l’Inter potrà comodamente gestire il vantaggio, sfiorando anche
il terzo gol. Così commenta, al termine del match, il DG del Napoli Antonio
Juliano: "Hanno avuto poco fair play, quelli dell'Inter. Avrebbero
potuto mettere la palla fuori per consentire ai sanitari di soccorrere il
nostro giocatore. Invece, l'azione è proseguita. L'unica consolazione è che
siamo riusciti a tenere testa a Ronaldo e compagni per più di un'ora. Nel primo
tempo, non dimentichiamolo, è esistito soltanto il Napoli. Abbiamo creato anche
un paio di opportunità come l'acrobazia di Stojak che ha sfiorato il palo.
Peccato, avremmo meritato di uscire imbattuti da San Siro e di conquistare
almeno un punto". Le recriminazioni dei napoletani, trasmesse
domenica sera in TV, provocheranno il silenzio stampa dell’Inter.
Ventiquattresima
giornata
Pochi
giorni prima della settima di ritorno, il 4 marzo 1998 a Torino è prevista
l’andata dei quarti di finale di Champions League, dove la temutissima Dinamo
Kiev a strappare un insidioso 1-1 alla Juve (che interrompe così una serie di
10 vittorie europee interne consecutive). In realtà quella sera gli ucraini del
colonnello Lobanovsky ricorrono a un catenaccio d’altri tempi e la
partita è giocata solo dai bianconeri, che sbagliano diverse occasioni,
reclamano 2 rigori, ma, sul rovesciamento di fronte seguito a una traversa di
Del Piero, vanno in svantaggio nell’unica occasione degli ospiti (che poi
reclamano un rigore pure loro), riacciuffando in extremis il pareggio con
Inzaghi (che poi sfiora il raddoppio). La partita di Champions frena la marcia
in campionato, che prevede, per la settima giornata in programma l'8 marzo, la
difficile trasferta di Udine, che si rivelerà una gara molto tattica e avara di
occasioni da rete. Nel primo tempo, per la Juve una sola di Del Piero su
punizione, mentre l’Udinese ne crea due, fallite da Bierhoff. Nel secondo un
gol per parte e il forcing finale della Juve dopo lo svantaggio giunto alla
mezz'ora grazie a un cross di Bachini sfiorato con fortuna da Bierhoff; il
pareggio di Del Piero arriva all'89', su assist di Fonseca, al termine di un
forcing che aveva già portato Conte a fallire un occasionissima solo davanti a
Turci. Un punto importante, considerata
la contemporanea sconfitta dell’Inter a Parma, dove al 22’ della ripresa
Ronaldo, sullo 0-0, spreca un autentico regalo dell’arbitro Rodomonti, che
concede ai nerazzurri un tiro dal dischetto per un chiaro anticipo sulla palla
di Zé Maria su Ronaldo; dagli 11 metri il Fenomeno è tutt’altro che fenomenale
e Buffon respinge. La partita, comunque, è molto piacevole e combattuta, con
occasioni da entrambe le parti. Dopo l’errore degli ospiti, il Parma prende in
mano la partita, e dopo un salvataggio sulla linea di Zanetti su conclusione di
Thuram, arriva al 33’ il gol di Crespo su azione di calcio d’angolo.
Significativo che ciò avvenga poco dopo il vantaggio di Bierhoff a Udine, quasi
a sancire la resa nerazzurra che finisce a -5 e viene scavalcata al secondo
posto dalla Lazio.
Venticinquesima
giornata
Ma la
settimana dopo, ottava di campionato, la Juve ha un'inattesa battuta d’arresto
interna col pericolante Napoli. Un interista si attaccherebbe alle attenuanti,
come l’imminente e complicato ritorno di Champions a Kiev che distrae Zidane
(sostituito per la disperazione da Pecchia nell’intervallo), Inzaghi e mezzo
centrocampo, o la difesa raffazzonata oltremisura (oltre Ferrara, mancano
Iuliano e Torricelli). La realtà è che, nonostante tutto, la vittoria, seppur
di misura, al 90’ la Juve ce l’aveva in pugno, solo che, per un'imperdonabile
calo di tensione, si è fatta raggiungere in pieno recupero e con gli avversari
in 10. L’unico bianconero in giornata è Del Piero, che allo scadere di un primo
tempo a basso ritmo segna il gol del vantaggio con una splendida azione
personale. Inzaghi manca più volte il colpo del KO, finché al 24’ della ripresa
arriva il pareggio di Turrini. Allora entra Zalayeta che dopo 4’ riporta la
Juve in vantaggio, deviando di testa un cross di Di Livio. Un minuto dopo il
libero azzurro Goretti viene cacciato per doppia ammonizione e la storia sembra
finita, ma nel recupero arriva la beffa di Protti, bravo ad aggiustarsi il
pallone di destro e a superare Peruzzi con uno splendido sinistro a
effetto. Nello stesso momento, San Siro si festeggia il novantesimo
compleanno dell’Inter con una netta vittoria sull’Atalanta, un 4-0 che però non
racconta compiutamente la partita, che per un’ora, secondo la gazzetta, è
stata: “1) assonnata a volerne parlar bene; 2) insulsa a essere obiettivi;
3) tragica se Simoni vi sta sull'anima. Statica e lenta, l'Inter annaspa finché
Rustico, con un intervento alla Bruce Lee su Ronaldo, le regala la superiorità
numerica.” Dopo l'espulsione di Rustico, Simoni mette Kanu per
Colonnese, mentre dall’altra parte Mondonico fa arretrare il baricentro degli
ospiti al limite dell’area, ciò nonostante al 19’ è l’Atalanta a sfiorare il
vantaggio con un vertiginoso contropiede di Cappioli che, solo davanti a
Pagliuca, gli passa ignobilmente il pallone. Sarà Moriero a sbloccare il
risultato poco dopo, e a quel punto la gara diventa un tiro al bersaglio a cui
partecipano Kanu, Ronaldo e Cauet. Dopo il terzo gol, segnato dal Fenomeno,
anche Dundjerski si fa espellere per proteste verso l’arbitro De Santis, quello
della presunta cupola Moggiana e anti-Inter, che però chissà perché per quella
partita venne descritto dalla Gazzetta come “veramente casalingo”.
Grazie al pareggio interno della Juve, Lazio e Inter si portano rispettivamente
a 2 e 3 lunghezze dalla capolista.
Ventiseiesima
giornata
Nel
difficile ritorno dei quarti di Champions in programma a Kiev il 18 marzo, la
Juventus disputa una partita leggendaria, domina ancora nel gioco e stavolta
anche nel risultato, passando in vantaggio al 28' con un gol straordinario,
frutto di un'azione Del Piero-Zidane che smarca Inzaghi solo davanti alla
porta. Raggiunta da un gol di Rebrov, la Juve si scatena: segna altre due volte
con Inzaghi e poi del Piero firma il 4-1 che spalanca le porte della semifinale
col Monaco. Il 22 marzo, in campionato, per la nona di ritorno è attesa da una
trasferta insidiosa a Parma, dove le fatiche di coppa si fanno sentire. Il
primo tempo è disastroso, la Juve va sotto di due gol, ma riuscirà a
raddrizzare il risultato nella ripresa grazie a Tacchinardi, autore di un gol e
di un assist, perché il giorno del mio compleanno la Juve è quasi sempre
imbattibile e spesso vince. Così l'inviato della Gazzetta dello Sport: “Ci
vogliono doti speciali per tirarsi fuori dal baratro nel quale era precipitata
e la Juve le ha esibite ancora una volta. Sono doti di carattere e di
esperienza che il complesso ha acquisito da tempo e che fanno la vera
differenza con le rivali”. Il doppio vantaggio parmense arriva su azioni di
calcio da fermo, con Stanic (punizione al 36’) e Crippa (40’, su azione di
calcio d’angolo); il doppio pareggio della Juve, pur nel giro di pochi minuti,
attorno al quarto d’ora della ripresa, con Tacchinardi (al 10’, correggendo in
gol una respinta di Buffon a Inzaghi, che già aveva fallito solo davanti al
portiere poco prima) e Inzaghi (al 15’, con un imprendibile diagonale, dopo
essere stato liberato da Tacchinardi). Raggiunto il pareggio, la Juve bada più
che altro a controllare, mentre il Parma non si rende più pericoloso. Intanto,
vincendo il derby, l’Inter approfitta della flessione bianconera e si riporta a
-1 dalla vetta, scavalcando la Lazio bloccata in casa dal Piacenza. Il Milan
quest’anno è poca cosa, e lo dimostra anche in questa partita, nella quale,
partito all’attacco alla ricerca dei 3 punti, riesce solo a palesare la propria
impotenza. Dunque, un avversario congeniale per l’Inter catenacciara di Simoni,
che dopo aver controllato facilmente il primo tempo, colpisce in chiusura di
frazione con Simeone su azione di calcio d’angolo. Nella ripresa, la reazione
dei rossoneri è molle e nel finale arrivano i sigilli di Ronaldo e ancora
Simeone. 3-0 e il campionato è riaperto.
Ventisettesima
giornata
E’ di
scena Juventus – Milan e nel primo tempo i bianconeri creano ripetute occasioni
da gol, ma dopo il vantaggio di Del Piero su ineccepibile rigore al 12’, la
Juve sbaglia più volte il raddoppio e viene punita al 33’ da un generoso
penalty concesso a Weah e trasformato da Boban. Le distanze vengono ristabilite
6 minuti dopo sempre da Del Piero, stavolta con una delle sue magistrali
punizioni dal limite. Poco prima dell’intervallo, il Milan resta in 10 per
l’espulsione di Boban, autore di un fallaccio da dietro sul solito straripante
Davids, che si prende così la sua rivincita nei confronti di Capello (espulso
nel secondo tempo per proteste), che qualche mese prima, quando l'olandese
ancora militava nel Milan, l’aveva definito “mela marcia”. Nella ripresa la
Juve controlla agevolmente la partita, colpendo ancora due volte con Inzaghi:
al 15’ quando batte Rossi dopo essere stato lanciato oltre la difesa rossonera
da Deschamps e al 38’, sempre dopo un lancio che lo libera davanti al portiere
avversario. Da segnalare, una frettolosa ammonizione comminata a Deschamps nel
finale, che lo costringerà a saltare la delicatissima trasferta di Roma con la
Lazio, terza in classifica staccata di soli 2 punti. A un solo punto di
distacco, invece, riesce a restare l’Inter, e ci riesce grazie a un generoso
rigore, concesso al 94’ dall’arbitro Messina, che le consente di battere un
Vicenza che fino a quel momento stava portandosi a casa un meritato pareggio,
pur ridotto in 10.
Ebbene sì, l’Inter vince grazie a un rigore al 94’, senza il
quale sarebbe stata staccata di nuovo, ma questo eloquente episodio cadrà
presto nel dimenticatoio. Il
Vicenza, atteso a San Siro come vittima sacrificale, si difende senza affanni
per oltre un’ora, contro un’Inter al solito senza gioco, tenuta insieme dagli
attributi di Simeone e dal senso della posizione di Winter, e che più volte
rischia addirittura di andare sotto per i contropiedi di Ambrosetti e Luiso.
Quando al 22’ della ripresa, grazie a un colpo di testa di Simeone su cross di
Moriero, l’Inter sblocca il risultato, e soprattutto, 7’ minuti dopo, il
Vicenza resta in dieci per l’espulsione di Dicara, la gara ormai sembra
segnata; ma a meno di 10 minuti dalla fine una magia di Zauli (37’) rimette le
cose a posto. Se non che, come detto, ormai allo scadere di un interminabile
recupero, è l’arbitro Messina a mettere il sigillo sui 3 punti nerazzurri,
punendo con la massima punizione una comica pedata nel sedere di un Ronaldo
che, lontanissimo dalla porta, stramazza al suolo come colpito da una
fucilata. Nel dopopartita, il Vicenza è in silenzio stampa, tranne il DS
Gasparin: "L'arbitraggio del signor Messina di Bergamo, e sottolineo di
Bergamo (sembra evidente il riferimento indiretto all'Atalanta,
concorrente del Vicenza nella lotta - salvezza, ndr), nel secondo tempo ci
ha lasciato molti dubbi, con particolare riferimento a due episodi, da cui è
dipesa la nostra sconfitta. Uno: l'espulsione di Dicara. Avrei voluto vedere se
la decisione sarebbe stata la stessa nel caso in cui lo stesso fallo fosse
stato commesso da un giocatore con la maglia a strisce nerazzurre e non
biancorosse. Due: il rigore su Ronaldo, concesso al 94' per un impercettibile
contatto, un soffio di vento (e qui Gasparin esagera, ndr), con il
brasiliano spalle alla porta".
Ventottesima
giornata
Questa
è una delle tre giornate ricordate più di frequente da Simoni, Pagliuca, La
Russa, Taormina, Bonolis, Elio, Vecchioni, e da molti altri italiani
(volutamente minuscolo) anti Juventini.
La sera
del 1° aprile del 1998, battendo 4-1 a Torino il Monaco di Henry e Trezeguet,
la Juventus mette una serissima ipoteca sulla terza finale di Champions League
consecutiva. Nel primo tempo gli ospiti resistono per mezz’ora agli assalti
bianconeri, cedendo solo alla punizione di Del Piero per fallo su Zidane, e
riescono a raddrizzare il risultato allo scadere della frazione, ma nella
ripresa naufragano sempre grazie al binomio Zizou-Alex, col primo che procura,
per la realizzazione del secondo, anche 2 rigori, prima di imprimere personalmente
il quarto sigillo. Il giorno dopo, sulla Gazzetta dello Sport, così Candido
Cannavò celebra la tripletta di Del Piero, che gli vale il primo posto nella
classifica marcatori stagionali di Champions e il superamento di Platini e Van
Basten fra quelli di tutti i tempi: "Bisognerebbe convocare tutte le
moviole del pianeta per centellinare, goccia dopo goccia, come un bicchiere di
rosolio, il calcio di Alessandro il Grande, capocannoniere d'Europa e stella
del prossimo mondiale. Anziché cercare le pulci negli stinchi dei giocatori,
nei centimetri del campo e nel fischietto, sarebbe utile realizzare saggi di
cultura sportiva." Dalle parole del direttore della Gazzetta traspare
il surriscaldamento del clima campionato, dove da settimane le partite dei
bianconeri vengono vivisezionate per amplificare ogni possibile decisione
arbitrale discutibile. Il 5 aprile, la Juve è attesa in casa della terza forza
del campionato, la Lazio, staccata di soli cinque punti e che non perde proprio
dalla gara di andata con la Juve e che in caso di vittoria contro la Signora si
candiderebbe come seria pretendente al titolo. La partita si svolge nel posticipo serale, con
l’Inter che ha provvisoriamente ripreso il comando della classifica,
incamerando 3 punti grazie alla vittoria interna con la Samp. I nerazzurri
avevano penato in Coppa Uefa con lo Spartak a San Siro e Djorkaeff era stato
subissato dai fischi. Il primo tempo è deludente sulla falsariga della
partita di Coppa, con Ronaldo ingabbiato dagli uomini di Boskov, poco gioco e
nessuna emozione, tranne un quasi gol di Boghossian (o autogol di Sartor) allo
scadere della frazione. Nella ripresa, finalmente, si sveglia il Fenomeno, che
porge a Cauet l’assist per il gol del vantaggio (in realtà, sfortunato autogol
di Hugo) e, dopo il raddoppio di Sartor e un’incredibile doppia parata di
Pagliuca su Montella, sigla il definitivo 3-0. Nel posticipo serale di Roma, la
straordinaria concretezza della Juve riesce a piegare una Lazio che si giocava
all’Olimpico tutta una stagione, e i valori in testa alla classifica rimangono
immutati. La partita, come spesso capita nei big-match, non è
spettacolare, con le difese che neutralizzano spesso i reparti offensivi, dove
Mancini, Boksic, Zidane e Del Piero vengono controllati agevolmente. La Juve
parte aggressiva e spavalda, attacca, ma non crea occasioni eclatanti. Verso la
metà del tempo esce la Lazio, a folate, ma la prima frazione si chiude a reti
involate. La ripresa vede una Lazio inizialmente più determinata, ma al 15’,
l’equilibrio si rompe su azione di calcio d’angolo: batte Zidane, Nesta salta a
vuoto: è il suo unico errore della serata, ma Inzaghi lo punisce di testa. Al
25’ occasione per il subentrato Casiraghi, che colpisce di testa a porta vuota
dopo una respinta di Peruzzi, ma Birindelli riesce a respingere. Pochi minuti
dopo, Nedved si fa espellere per le offensive proteste a Collina seguite a
un’ammonizione, e per la Juve la gara si fa in discesa. Nei minuti finali la
Juve spadroneggia, sfiorando un paio di volte il raddoppio. La Lazio ha una
fiammata solo nel recupero, quando un colpo di testa di Casiraghi sbatte su un
braccio di Iuliano: è involontario, e Collina decide di conseguenza, ma
ovviamente l’episodio alimenterà nuovi piagnistei. Juve 60, Inter 59, Lazio
eliminata dai giochi.
Ventinovesima
giornata
La
29esima giornata dell’11 aprile, preludio alle semifinali di ritorno delle
coppe europee, la Juve tifa Roma, che ospita i nerazzurri, e intanto regola in
casa il Piacenza con un classico 2-0. Gli emiliani sono un avversario tutt’altro
che comodo, nelle ultime 10 trasferte hanno subito solo 2 sconfitte, e infatti
il primo tempo si chiude a reti inviolate, con la Juve vicina al gol solo con
un palo di Zidane a porta vuota. Nella ripresa i bianconeri continuano a
spingere, con determinazione rabbiosa, e finalmente colpiscono, prima con
Zidane che fulmina Sereni intervenendo su un angolo battuto da Del Piero, e a
dieci minuti dalla fine con un capolavoro dello stesso Alex, che chiude una
partita che ha visto 12 tiri (tra cui un palo) dei bianconeri opposti al triste
zero delle conclusioni a rete dei giocatori del Piacenza. A Roma l’Inter
espugna l’Olimpico alla sua maniera, e cioè difesa e Ronaldo. Dopo un primo
tempo scialbo, con i giocatori interisti dotati, secondo il cronista della
Gazzetta, di “identikit dell'avversario da non mollare mai e la paziente
attesa del momento opportuno per far scattare il contropiede”, il
Fenomeno apre le danze al 3’ della ripresa, quando Cauet scavalca la linea
difensiva di Zeman con un pallonetto e lo pesca solo davanti a Konsel. Ronaldo
lo scarta e deposita la palla in rete. L’Inter, secondo costume, si chiude a
riccio, ma al 18’ Cafu salta Bergomi al limite dell’area e trafigge Pagliuca.
Quel che segue è un copione tipico delle squadre di Zeman: la Roma si butta in
avanti alla ricerca della vittoria, dimenticando di avere di fronte un
fuoriclasse che necessita di marcature attente e, ovviamente, viene punita al
30’, allorché Zanetti smarca Ronaldo che, grazie anche a un fortunato rimpallo,
riporta in vantaggio gli ospiti. A quel punto, Simoni chiude la saracinesca e
per Zeman non c’è più niente da fare. Juve 63, Inter 62.
Trentesima
giornata
Il 15
aprile la Juve conquista a Monaco la terza finale consecutiva di Champions
League. Nonostante la larga vittoria dell’andata, la gara è una vera e propria
battaglia, con i padroni di casa che picchiano come fabbri, tanto che dopo
pochi minuti Inzaghi deve lasciare il campo per una brutta ferita al labbro
superiore. Lo sostituisce Amoruso, che al 14’ segna subito un gol che però non
attenua i bollenti spiriti dei monegaschi, che pareggiano al 38’ su autogol di
Conte. Nella ripresa, Henry dopo soli 3’ li porta in vantaggio e suona la
carica, la Juve vacilla e il protagonista diventa Peruzzi, finché una spettacolare
girata di Del Piero al 32’ mette il sigillo sulla qualificazione. Al 37’ Sphear
dà ai padroni di casa la vittoria di consolazione. Manca una sola
giornata prima del big match di Torino, con le duellanti divise da un solo
punto. La finalista di Champions League deve ora affrontare un impegno
insidioso, una trasferta in casa dello spumeggiante Empoli del giovane
Spalletti, ma anche l’Inter, finalista di Uefa, attende a San Siro la bella
Udinese di Zaccheroni, tutt’altro che una passeggiata. A distanza di anni, di questo turno pre-big-match
tutti ricordano solo il gol di Bianconi non concesso da Rodomonti, nessuno
ricorda il modo in cui l’Inter rimediò nel frattempo i suoi 3 punti. A
San Siro l’Udinese parte all’attacco, sfiora il gol con Calori e Bierhoff (cui
poi viene annullato un gol per fallo su Sartor), mentre i padroni di casa si
fanno vivi con un contropiede del solito Ronaldo e un paio di pericoli su
calcio d’angolo. Anche la ripresa vede l’Udinese subito all’attacco,
pericolosa con Walem e Jorghensen, e soprattutto con Pineda che, lanciato a
rete, viene atterrato in area da Colonnese, ma l’arbitro non concede la massima
punizione. Sullo 0-0 all’Udinese non viene concesso un rigore per fallo di
Colonnese su Pineda ! ma non ne parlerà nessuno. Simoni prova a cambiare le
sorti del match buttando dentro Kanu e Djorkaeff, ma è ancora l’Udinese a
sfiorare il gol con Bierhoff, che di testa spedisce sul palo. All’80',
incredibilmente, su azione di calcio d’angolo Turci va a farfalle e Djorkaeff
devia nella rete sguarnita, per l’immeritato vantaggio dei nerazzurri. Pochi
minuti dopo, in contropiede, Ronaldo scarta Turci che lo atterra appena fuori
area e viene espulso. Va in porta il povero Pineda che, dopo la beffa del
rigore, si trova a fronteggiare la conseguente punizione del Fenomeno, che lo
trafigge abbastanza ridicolmente, e la partita finisce. L’Inter, soverchiata
sul piano del gioco e favorita dall’arbitro nell’occasione del mancato rigore,
si porta a casa anche questi 3 punti. L’ambiente nerazzurro, invece di
ringraziare il cielo per il dono ricevuto ribolle di rabbia e risentimento per
la Juve, cavalcando l’onda dell’episodio di Empoli. In realtà, in Toscana, la
Juve, pur senza strafare (le fatiche di Monaco evidentemente non sono ancora
assorbite), si era portata in vantaggio legittimando il successo di fronte a un
avversario che non era riuscito a fare nemmeno un tiro in porta. Nel primo
tempo l’Empoli aveva creato un paio di situazioni pericolose con Esposito, che
però aveva concluso in modo sciagurato, mentre Zidane aveva sfiorato il gol al
35’. Nella ripresa, Lippi toglie gli stanchi Zidane, Deschamps e Amoruso
(Inzaghi non si era ancora ripreso dalla ferita di Monaco) e inserisce Pecchia,
Conte e Zalayeta. Una scelta coraggiosa, che però porta i suoi frutti, perché è
proprio da una combinazione Zalayeta-Pecchia che arriva il vantaggio
bianconero. Al 76’ il fattaccio: primo calcio d’angolo della partita per i
padroni di casa, la palla spiove verso il difensore Bianconi che colpisce e
spedisce verso la rete. La palla sembra entrare, ma Peruzzi riesce a
ricacciarla fuori, vicino al palo alla sua destra. I toscani protestano
ferocemente, Rodomonti fa segno di aver visto benissimo e nega loro il gol. Il
replay sarà impietoso, la palla aveva superato la linea. La partita si infuoca
e Rodomonti s’inventa un’espulsione a Tacchinardi, reo di aver saltato di testa
a gomiti larghi su Cappellini, in realtà nemmeno sfiorato. Gli ultimi minuti la
Juve li trascorre praticamente in 9, con Di Livio azzoppato, ma l’Empoli non
riesce più a creare occasioni davvero pericolose. Moggi, Giraudo, Bettega,
Chiusano, anche lo stesso Montero, escono dallo stadio bersagliati dai tifosi
di casa al grido di “Ladri! Ladri!”. Juve 66, Inter 65. Ovviamente, come detto,
a Milano si coglie la palla al balzo: si recrimina per il gol fantasma di
Bianconi ripreso a iosa dalle moviole. Il rigore di Pineda, il non gioco della
squadra di Simoni (sia in questa partita che un po’ in tutto il campionato), le
ripetute contestazioni dei tifosi nerazzurri, la vittoria immeritata con
l’Udinese non esistono. Si scatenano i dietrologi: si ripesca un episodio del
’94, un Juve-Genoa in cui Rodomonti assegnò ai Grifoni un gol che in realtà non
c’era (testa di Galante e palla salvata sulla riga), dopo il quale non avrebbe
più arbitrato la Juve fino a Empoli. In realtà nel '97-'98 Rodomonti la Juve
l’aveva già arbitrata, in febbraio, ma fa niente, l’importante è alimentare la
polemica. Si arriverà anche all'esposto alla magistratura (e non sarà un caso isolato):
sulla partita indagherà la procura di Firenze, che alla fine archivierà il
caso, perché ovviamente non c'è niente su cui la magistratura possa indagare.
Gli arbitri da che mondo è mondo sbagliano, ma quando sbagliano per la Juve per
qualcuno ci dev'essere qualcosa di marcio. Per l'indagine della
magistratura però non è così, evidentemente, è tutto regolare. A nulla valgono
le parole del solito Candido Cannavò sulla Gazzetta (il futuro vate
di Moggiopoli!), che così commenta l’episodio di Empoli: “Per quanto
vistoso sia il fattaccio, spero che nessuno dissotterri i complotti e le trame
segrete. Grossolane stupidità.” D’altronde, lui l’aveva già scritto dopo la
partita di andata col Monaco, celebrando Del Piero: “Anziché cercare le
pulci negli stinchi dei giocatori, nei centimetri del campo e nel fischietto,
sarebbe utile realizzare saggi di cultura sportiva.".
Trentunesima
giornata
Ed
eccoci finalmente alla partita più mistificata della storia del calcio, la
madre di tutte i piagnistei: Juventus – Inter del 26 aprile 1998. Il clima nel
quale si giocò quel giorno era già pregiudicato in partenza, con mesi e mesi di
polemiche e vittimismi che avevano trovato il culmine nel gol fantasma di
Bianconi. La storia di questa partita, dunque, è solo in piccola parte storia
di 90 minuti di gioco del calcio. In realtà, è molto più la storia di quel che
accadde dopo: trasmissioni televisive piene di livore anti-Juve,
litigi nei bar, nelle scuole, negli uffici, interrogazioni parlamentari,
querele e apertura di indagini della magistratura. Da quel momento la Juventus
non fu più solo la mia adorata squadra del cuore, divenne la mia Fede, e da lì
iniziò una crociata in sua difesa che non avrà mai fine. Fino a 20 minuti dalla
fine, la partita era stata abbastanza moscia, pure ragionevolmente corretta. A
tenerne le redini, manco a dirlo, erano stati i padroni di casa che, pur senza
mostrare un gioco eccezionale, avevano dimostrato di poter gestire con
sicurezza la situazione. La Juve non aveva creato molto in attacco, limitandosi
ad approfittare, al 21’ del primo tempo, dell’unico sbandamento della
retroguardia ospite. Un disimpegno errato a centrocampo da parte di Djorkaeff
che spiazza l’avanzato West, dà la possibilità a Davids di intercettare e
servire sulla sinistra Del Piero, libero da marcature. Fresi tenta di
chiuderlo, ma Alex se lo porta a spasso in area, tenta una prima conclusione
che rimpalla sull’avversario e gli torna fra i piedi. Pur defilato sulla
sinistra, con un preciso colpo da biliardo beffa Pagliuca e Colonnese, in
diagonale sull’angolo opposto. Un gol da antologia ! Con Inzaghi recuperato in
extremis e quindi non in condizione e uno Zidane a corrente alterna, la Juve in
attacco, come detto, non crea molto di più, ma a centrocampo e in difesa fa
blocco, permettendo a Ronaldo di filtrare solo una volta, con un diagonale
fuori di poco. Gli altri nerazzurri, da Moriero a Djorkaeff, da Zanetti a
Simeone, vengono controllati senza grandi problemi. Fino all’episodio clou,
l’arbitraggio è sostanzialmente corretto. Anzi, a recriminare semmai potrebbe
essere la Juve, per una possibile espulsione del neo-entrato Zamorano che ha
una brutta reazione su Iuliano. Poi, la crisi isterica più famosa della
storia del calcio italiano: mancano 20’ minuti alla fine, la partita è bloccata.
Un lungo lancio impegna Ronaldo e Torricelli, col secondo a respingere di
testa. La palla finisce al limite dell’area, dove si avventa Zamorano (che in
realtà se Ceccarini fosse stato in malafede non avrebbe certo
potuto trovarsi lì, ma sotto la doccia) chiuso da Birindelli, e da lì
schizza verso il centro, dove si avventano Ronaldo e Iuliano. Quest’ultimo
arriva primo, manca l’aggancio, allarga le braccia e il Fenomeno gli finisce
addosso, crollando a terra come morto. Mentre il gioco prosegue: alcuni
interisti si avventano sull’arbitro Ceccarini, che fa segno di continuare, e la
panchina ospite è una bolgia. Intanto la Juve è già partita in contropiede, la
palla finisce a Del Piero che entra in area e viene steso in modo violentissimo
e plateale da West con un intervento da doppio rosso, anche se gli interisti
negano fosse fallo. L'arbitro decreta il rigore, in realtà netto, e in
campo è l’apocalisse: la bile accumulata negli ultimi mesi ha trovato la miccia
per detonare e Ceccarini viene accerchiato dai minacciosi nerazzurri. A
gran fatica si riesce a far battere il rigore a Del Piero, che sbaglia e
se lo fa ribattere da Pagliuca. A gioco fermo, riprende così la caccia
interista a Ceccarini, e vengono espulsi prima Simoni, che era addirittura entrato
in campo per protestare, e, subito dopo, il suo secondo
Pini. Paradossalmente, la rabbia per la presunta ingiustizia dà una scossa
agli ospiti, che sfiorano il pareggio con Zamorano e Ronaldo, ma anche la Juve
manca più volte il raddoppio. Un finale vibrante, ovviamente nervosissimo,
tanto che viene espulso Zé Elias per una gomitata a Deschamps.
Fin
dall'immediato dopogara, gli interisti non fanno che recriminare per l'episodio
del 70'. Su tutti, Ronaldo, che rilascia un'intervista a caldo in cui parla di
"vergogna" e di gara giocata in 11 contro 12. I suoi compagni lo
seguono a ruota, nessuno commenta la partita. L'alibi per la sconfitta è
succulento e di mollare l'osso non se ne parla. Moggi reagisce col solito duro
cipiglio alla tempesta di veleno che comincia ad abbattersi sulla Juve,
rivendicando i meriti della Juve sul campo: "Siamo stufi di questi
attacchi, noi siamo in testa con merito. La Juventus ha dei meriti, noi le cose
le prepariamo tutte per bene. E i risultati si vedono. C'è l'impegno e la
fatica di una stagione, la programmazione. Siamo stufi e reagiamo". E
su Ronaldo: "Farebbe bene a stare zitto. Impari da Del Piero che segna
e non parla. Ronaldo poteva far gol invece di aprire la bocca".
Dunque, la partita continua ben oltre il triplice fischio finale, e dal Delle
Alpi la palla passa sui giornali, in televisione, nelle aule di tribunale e
finanche in Parlamento. L’Italia, pallonara e non, viene travolta da un’ondata
di anti-juventinismo che ora, a distanza di anni, sembra quasi una prova
generale del linciaggio del 2006. Ma i tifosi Juventini ricordiamo come fosse
oggi le parole a caldo di Massimo Marianella, di Fulvio Collovati e dell'ex
arbitro Massimo Chiesa, commentatori per la diretta di Telepiù, sorpresi
dalla reazione isterica dei nerazzurri, e in particolare il parere espresso da
Chiesa guardando il replay: "Per me non è rigore". Per aver
espresso quell'opinione, i tre, nonché l'emittente che li ospitava, vennero
messo in croce nelle varie trasmissioni di approfondimento, Processo di
Biscardi in testa, perché la vulgata ufficiale divenne, nel giro di poche ore,
quella del "rigore netto", eresie non erano ammesse. Come ho più
volte fatto notare, non viene mai concesso, mai, a noi, un rigore del genere, e
sia in Serie A sia nelle categorie minori, sia in Italia sia all’estero, è raro
che un’azione del genere si risolva a favore del giocatore in attacco, la quasi
totaliutà delle volte si dà ragione al difendente. Gli stessi vertici di
Telepiù, scottati dall'episodio, arrivarono a impartire ai propri telecronisti
la direttiva di non prendere più posizione nei casi da moviola. Così, a partire
dalla stagione seguente, Caressa&friends si limitarono a dare spiegazioni
tecniche, "lasciando ai telespettatori la possibilità di farsi un'idea",
come si diceva. Già questo dà l'idea del livello di parossismo a cui si giunse.
Gli episodi di distorsione anti-Juve in TV furono molti. Tra gli altri, una
moviola di Pressing di quella stessa sera, in cui Pistocchi propose al
pubblico un montaggio faziosissimo di falli commessi dai bianconeri non
sanzionati da cartellino giallo, per inculcare negli spettatori l'idea di un
arbitraggio pro-juve al di là dell'episodio Juliano-Ronaldo. Oggi la sequenza
del commento in diretta di Telepiù alle proteste nerazzurre,
professionale e libero da condizionamenti, è pressoché introvabile, come si
dice accada in Cina per le immagini sgradite al regime. Invece, su youtube e a
volte anche in tv, girano solo le radiocronache dello Scarpini di turno
che sbraita e piagnucola o spezzoni commentati ex-post, in ottica
scandalistica.
L’arbitro
Ceccarini, per quella partita, ne subì di tutti i colori. Dirà in seguito:
"Non sono stato protetto o tutelato dalla Figc. E nemmeno l'Aia, della
quale facevo parte da 20 anni, mi è stata vicina. Mi hanno abbandonato tutti. I
media mi hanno massacrato e la mia famiglia ha ricevuto minacce". Solo
in una recente intervista ha finalmente avuto l'opportunità
di spiegare il suo operato nell’occasione incriminata: "Ero
troppo vicino all'azione. Sembra un paradosso, ma qualche volta ti penalizza.
Comunque, ho perso i due passi di Iuliano verso Ronaldo. Nei miei occhi lo
juventino è fermo, mentre l'interista gli piomba addosso come un tir. Non ho
avuto il minimo dubbio nel lasciar continuare. Così come 30 secondi dopo,
quando ho fischiato il rigore per la Juve". Interessante la sua
precisazione su quale decisione avrebbe preso, una volta rivista la scena in
tv: "Il giorno dopo ho rivisto l'azione. Si, ho sbagliato. Cosa avrei
fischiato a posteriori? Punizione a due in area. Non vorrei sembrare
presuntuoso: per me è ostruzione".
Dunque,
tutto questo pandemonio venne originato da una percezione errata, niente
di eclatante, anche considerando che comunque, al massimo, l'Inter avrebbe
potuto guadagnare una punizione a due, nemmeno il rigore. Molto si disse ai
tempi, facendo illazioni sulla malafede del fischietto toscano. Nessuno
considera che Ceccarini, in quella stagione, era nella rosa dei papabili per il
mondiale, e che in occasione di quella partita era già stato scavalcato da
Collina. Per i teorici del complotto, quelli per cui la Juve aveva in mano “il
Palazzo”, questo è un dato devastante: se fosse stato in malafede, la
delusione per l'esclusione dal mondiale avrebbe dovuto spingerlo a prendersela con
chi del Palazzo teneva le fila, non certo a favorirlo. Ci furono poi gli
strascichi giudiziari. Ceccarini vinse diverse querele: Candido Cannavò, e cioè
colui che fino a pochi giorni prima del big match aveva predicato fair play,
dovette alla fine pagare 1.100 euro di multa e 30.000 di risarcimento "per
aver ripetutamente sostenuto sulla stampa, diversamente dal vero, che Ceccarini
avrebbe consegnato copia del referto arbitrale ad un giornalista di altra
testata". In pratica, la Gazzetta (insieme al Corriere dello Sport di
Sconcerti) sfruttò l’occasione per cercare di colpire il concorrente
Tuttosport, in particolare il giornalista Di Tommaso, montando un caso che
portò anche a un’inchiesta federale per presunti contatti tra alcuni arbitri e
il giornalista. Un’altra querela Ceccarini la intentò ai danni dei giornalisti
Cucci, Carchidi, Catania e Gentili, i quali riuscirono a non essere condannati
a pena pecuniaria solo grazie all’escamotage, invero non lusinghiero per dei
professionisti dell’informazione, di dichiarare la scarsa attendibilità della
trasmissione di cui erano ospiti, e cioè il Processo del Lunedì. Oltre alle
querele di Ceccarini, ci furono poi delle indagini della magistratura per frode
sportiva, atti dovuti in seguito a numerosi esposti di tifosi fomentati dal
clima rovente. La Procura di Torino dovette così aprire un’inchiesta che dopo
quattro mesi arrivò all’ovvia archiviazione. Simile esito ebbe
un’inchiesta della Procura di Firenze. Nessuna frode dunque, solo una
decisione arbitrale controversa, utile molto più a chi l’aveva subita, che
vi trovava una giustificazione alla propria sconfitta, che a chi ne aveva
beneficiato, dato che anche ammesso e non concesso che un rigore fosse stato
assegnato all'Inter e poi realizzato, il pareggio avrebbe lasciato comunque la
Juve in testa alla classifica.
E così,
a 3 giornate dalla fine, la Juve si mette in tasca lo scudetto e si appresta a
tentare il bis in Europa: ad Amsterdam l'attende il Real Madrid, e ci andrà
portandosi dietro le maledizioni di mezza Italia. Curiosamente, proprio mentre
montava tutto questo pandemonio, le cronache, per la verità molto poco
raccontate, riportano l’episodio di una cena, nei giorni immediatamente
seguenti la partita, fra numerosi personaggi di spicco della Federazione, tra
cui Carraro, nel corso della quale Moratti brinda in allegria con Giraudo. Pare
che il tema della serata fosse il traballante mandato del Presidente in carica
Nizzola, il quale, una volta venutolo a sapere, se la prese moltissimo.Così
come, altrettanto curiosamente, in un articolo della Gazzetta di quei
giorni, campeggia un commento di Luca Cordero di Montezemolo, personaggio di
spicco della proprietà Juve, che si rammarica per la mancata concessione del
rigore all’Inter: "Il rigore su Ronaldo era netto, chiarissimo,
l'arbitro doveva fischiarlo. Così come ha giustamente sanzionato subito dopo il
fallo in area su Del Piero. C'erano due rigori, purtroppo per l'Inter uno non è
stato rilevato".
Trentaduesima
giornata
Il 3 maggio, grazie al giovane Matteo Sereni, a due pali e agli
errori incredibili di Kanu e Moriero, l’Inter non riesce a battere il Piacenza
in un San Siro pavesato dai prevedibili insulti alla Juve “ladra”. Non mancano
le solite lacrime, spese per reclamare un rigore nel finale per un fantomatico
tocco di mani in barriera (punizione dal limite di Recoba) non visto
dall’arbitro e, per la verità, non visibile nemmeno in tivù. Impegnata a Vicenza, dove i padroni di casa si
asserragliano per 90 minuti in difesa alla ricerca di un punto salvezza, anche
la Juve viene fermata sullo 0-0, e con minor difficoltà, in quanto i bianconeri
non si sprecano molto per cercare la vittoria, condizionati anche dall’assenza
di Inzaghi e dagli infortuni, durante la partita, di Di Livio e Montero. Il
primo pericolo arriva solo al 50’ da Pessotto, che dà a Brivio l’opportunità di
mettersi in mostra salvando il risultato. Anche qui c’è un possibile rigore di
Coco su Del Piero, nonché un’espulsione risparmiata al biancorosso Mirko Conte
ma, considerando il risultato di San Siro, i bianconeri non si sognano certo di
lamentarsi.
Trentatreesima giornata
Così, il 10 maggio al Delle Alpi arriva l’appuntamento con la
festa scudetto, ma la vittima designata, il Bologna, vende carissima la pelle.
Gli ospiti vanno in vantaggio dopo 10 minuti con Kolyvanov e sfiorano il
raddoppio con Anderson al 23’. Il pareggio arriva solo al 34’, un minuto dopo
il gol del vantaggio dell’Inter a Bari, che riaprirebbe i giochi, e lo sigla
Inzaghi su imbeccata di Zidane. Nella ripresa, il bomber bianconero raddoppia
al 5’, ma Roberto Baggio pareggia dopo pochi minuti. Per il suggello allo
scudetto bisogna attendere l’80’, ancora con Inzaghi, che firma così una
memorabile tripletta. A quel punto, a Bari, l’Inter, che conduceva dal
33’ del primo tempo grazie al solito Ronaldo, crolla di schianto: prima il neo
interista Ventola, imbeccato da Zambrotta, pareggia al 84’; poi Masinga, a un
minuto dalla fine, segna il gol vittoria - salvezza per i pugliesi, consentendo
alla Juve di portarsi a un eloquente +7.
A Torino inizia la festa e i protagonisti della stagione
bianconera mettono i puntini sulle I. Filippo Inzaghi: "Uno scudetto
assolutamente meritato. Prima ci ha dato fastidio la Lazio, poi si è rifatta
sotto l'Inter, che ci ha tenuto testa fino all'ultimo. Ma non si possono avere
dubbi sulla legittimità del nostro successo. Ci accusano per il gol di Empoli e
il rigore su Ronaldo: è vero, abbiamo avuto due episodi favorevoli ravvicinati,
ma mi pare che altri dimentichino i vantaggi capitati loro in passato. La
verità è che diamo fastidio perché vinciamo troppo, però non me ne curo
assolutamente: questo è un giorno di festa, non voglio rovinarlo pensando a
certe cose".
Alessandro Del Piero: "Gli altri parlavano
male di noi ovunque, io pensavo solo a me stesso. Mi pare siano stati problemi
creati dall'Inter a noi, non da noi all'Inter". Luciano Moggi: "Qualcuno ha cercato di toglierci
il gusto della vittoria, ma non c'è riuscito". Marcello Lippi: "Ci hanno tirato addosso tanta
merda. Si possono infangare il palazzo, le istituzioni, ma non una squadra come
questa che ha vinto sempre in questi quattro anni, che è riuscita a fare quello
che ha fatto, a conquistare quello che ha conquistato. Questa è la vittoria che
mi dà più soddisfazione, perché io ho memoria, le cose le ricordo. Dopo la
campagna acquisti, nell'estate del '97, nessuno scommetteva su di noi. Ci sono
giocatori che meriterebbero un monumento perché non hanno soltanto qualità
tecniche, ma soprattutto morali, umane. Altre squadre avevano comprato tanto,
si erano rinforzate. Poi è venuta anche la merda, il fango buttato su questo
gruppo che ha dato spettacolo in tutto il mondo e non meritava questo
trattamento. Non è giusto. Abbiamo segnato più gol di tutti, siamo la seconda
difesa, abbiamo vinto più di tutti, siamo in finale della Coppa dei campioni. E
tutto nell'anno più duro che abbiamo passato ".
Trentaquattresima giornata
L’ultima giornata, giocata il 16 maggio in casa dell’Atalanta, è
dunque per la Juve una passerella per le seconde linee in vista
dell’appuntamento più importante, in programma ad Amsterdam. La gara, terminata
1-1 (Caccia su rigore al 48’, Fonseca al 69’), più che per le imprese dei
giocatori verrà ricordata per quelle degli ultras bergamaschi, che dopo il
pareggio (e il contemporaneo raddoppio esterno del Piacenza, che già di per sé
li condanna alla B) mettono a ferro e fuoco la curva costringendo l’arbitro a
sospendere la partita per un quarto d’ora. La prova dell’Inter a San Siro, dove
batte l’Empoli 4-1, è invece dedicata il tentativo di far vincere a Ronaldo
almeno la classifica dei cannonieri. Ennesimo fallimento, perché alla doppietta
del brasiliano (che arriva a 25) risponde Bierhoff che, con una doppietta a
Piacenza, si porta a 27, al netto del gol fantasma con la Juve, ma anche del
rigore che non ha potuto battere a S. Siro contro l’Inter.
Arriva il fatidico 20 maggio e la Juve perde la finale di
Champions grazie un gol in netto fuorigioco del madridista Mijatovic, ma
nessuno, in Italia, se ne dà per inteso. Questo è uno dei paradossi più
eclatanti della stagione 1997-1998. Dopo aver amplificato a dismisura gli
episodi arbitrali del campionato nazionale favorevoli alla Juve e aver passato
sotto silenzio quelli sfavorevoli, sui media italiani nessuno ritiene di dover
sottolineare in alcun modo una svista così cruciale a livello internazionale,
giunta a discapito di una formazione italiana opposta a una straniera.
Beninteso, il Real quella sera non demerita, e la Juve, come
purtroppo è già accaduto e accadrà ancora nel 2003, manca l’appuntamento
decisivo. Il copione non è poi così diverso da quello di Monaco dell’anno
prima: primi 20’ minuti con la favorita Juve protagonista e Zidane in gran
spolvero. Gli attacchi sono infruttuosi, ma fanno ben sperare. Ma è un fuoco di
paglia e lentamente esce il Real Madrid che, a digiuno di Coppe dei campioni da
ben 32 anni, si era presentato alla sfida non molto accreditato, anche se i
vari Roberto Carlos, Panucci, Seedorf, Karembeu, Redondo, Raul e Mijiatovic non
sono esattamente dei parvenus. Fatto sta che già al 25’ Raul va vicino al
vantaggio e nel resto della prima frazione i bianconeri stentano a creare
gioco. Nella ripresa, dopo un quarto d’ora, la Juve torna a dare segnali di
vita con Inzaghi che prima impegna duramente Illgner al 15’ su bel cross di
Davids e, 2 minuti dopo, consegna debolmente al portiere madrileno un rimpallo
da barriera su punizione di Zidane. Ma al 22’, un diagonale senza pretese di
Roberto Carlos, smorzato goffamente da Iuliano, giunge sui piedi di Mijatovic,
appostato ben oltre la linea dei difensori bianconeri. Nessuno si accorge del
fuorigioco, non la terna arbitrale e nemmeno i giocatori della Juve che manco
protestano, e così il serbo deposita alla spalle di Peruzzi. E’ una mazzata che
arriva proprio mentre la Juve dava segni di risveglio. La reazione si riassume
in due episodi: pochi minuti dopo, Del Piero s’incunea sul fondo e mette in
mezzo uno splendido rasoterra per Inzaghi, che non riesce a trovare la porta;
ma l’occasione più clamorosa per pareggiare arriva sui piedi di Davids alla
mezz’ora, quando riceve palla tutto solo all’altezza del dischetto del rigore,
senza nessun avversario davanti. Incredibilmente, l’olandese, che pure era
stato, al solito, tra i migliori in campo (per non dire mostruoso) dei suoi
(gran parte dei quali deludenti), tira in bocca a Illgner. In pratica,
l’ennesima finale maledetta finisce qui. Di
carne al fuoco per recriminare ce ne sarebbe, ma in casa Juve non ci si attacca
al fuorigioco di Mijatovic e non si cercano alibi. Su tutti, il commento di
Lippi: "Complimenti al Real Madrid che ha vinto meritatamente la Coppa,
inutile negarlo. Non è stata una partita eccezionale come gioco, ma sicuramente
il Real ha fatto più di noi ed ha meritato la vittoria. Io non posso far altro
che ringraziare questi giocatori che sono stati protagonisti di una stagione
eccezionale ed esaltante, nel corso della quale sono riusciti a vincere tutte
le perplessità e gli scetticismi dell'ambiente che non era convinto della
nostra forza. Pochi credevano in noi ed abbiamo vinto un campionato difficile
con meriti indiscutibili. Purtroppo però abbiamo sbagliato l'ultima partita
della stagione, la più importante".
Questo è stile Juve, così come il sarcastico commento del noto
anti-juventino Franco Zeffirelli riassume il punto di vista della maggioranza
dei tifosi italiani non bianconeri e spiega perfettamente perché in Italia solo
gli errori arbitrali pro-Juve vengono amplificati: "Una serata
bellissima, splendida. Mi dispiace solo per il risultato, avrei preferito che
il Real Madrid avesse vinto per almeno due o tre gol di scarto".
Nel 97-98 anche in Coppa Italia la Juve esce di scena con errori
arbitrali a sfavore: il decisivo 2-2 nella semifinale di ritorno a Roma con la
Lazio era stato viziato da un evidente fuorigioco in occasione del raddoppio di
Nedved, ma a farlo notare furono i soli Moggi (che parlò di “romane coccolate”)
e Chiusano, subito sbertucciati sui rispettivi giornali da Beccantini e
Cannavò.
Ceccarini: "Ronaldo-Iuliano? Ma quale rigore"
L'ex arbitro Piero Ceccarini torna a gamba tesa sul rigore non assegnato a Ronaldo nel 1998, durante una Juventus-Inter decisiva per la corsa allo scudetto. "Se darei quel rigore ora? No, neanche sotto tortura. Purtroppo su internet girano alcuni articoli nei quali sembra che io abbia ammesso l’errore, ma purtroppo certe frasi sono state mal interpretate. Dalle immagini si vede chiaramente che Ronaldo va su Iuliano, non viceversa: lo juventino cade infatti all’indietro, dato che riceve un corpo in corsa. Io ero in campo, a pochi metri. L’intenzione del difensore è di interrompere la corsa dell’attaccante, che però sposta la palla e non la segue. Iuliano è fermo al momento del contatto, su questo non ci sono dubbi. A Pagliuca dissi che nel basket sarebbe stato un fallo di sfondamento. Guardi, forse avrei dovuto fischiare una punizione a favore della Juventus”, spiega in un'intervista al Tirreno. Poi l'attacco a Gigi Simoni, allora allenatore nerazzurro: "Simoni mi tira sempre in ballo nelle sue mille interviste, mi attacca e dice cose da querela. È patetico e mi fa ridere quando dice che gli ho rovinato la carriera, io non gli ho tolto nulla: la stagione successiva era ancora all’Inter, solo che venne esonerato, certamente non per colpa mia…".
Ceccarini: "Ronaldo-Iuliano? Ma quale rigore"
L'ex arbitro Piero Ceccarini torna a gamba tesa sul rigore non assegnato a Ronaldo nel 1998, durante una Juventus-Inter decisiva per la corsa allo scudetto. "Se darei quel rigore ora? No, neanche sotto tortura. Purtroppo su internet girano alcuni articoli nei quali sembra che io abbia ammesso l’errore, ma purtroppo certe frasi sono state mal interpretate. Dalle immagini si vede chiaramente che Ronaldo va su Iuliano, non viceversa: lo juventino cade infatti all’indietro, dato che riceve un corpo in corsa. Io ero in campo, a pochi metri. L’intenzione del difensore è di interrompere la corsa dell’attaccante, che però sposta la palla e non la segue. Iuliano è fermo al momento del contatto, su questo non ci sono dubbi. A Pagliuca dissi che nel basket sarebbe stato un fallo di sfondamento. Guardi, forse avrei dovuto fischiare una punizione a favore della Juventus”, spiega in un'intervista al Tirreno. Poi l'attacco a Gigi Simoni, allora allenatore nerazzurro: "Simoni mi tira sempre in ballo nelle sue mille interviste, mi attacca e dice cose da querela. È patetico e mi fa ridere quando dice che gli ho rovinato la carriera, io non gli ho tolto nulla: la stagione successiva era ancora all’Inter, solo che venne esonerato, certamente non per colpa mia…".