sabato 2 giugno 2018

Ecco perchè per me gli Scudetti della Juve sono 38 anziché 36


E se la Juventus F.C. 1897 di Torino, anziché aver conquistato 36 Campionati di massima categoria, o Scudetti, come comunemente sono definiti, fosse in realtà a soli due dalla quarta stella d’oro ?


In questi giorni successivi alla conquista del settimo Scudetto consecutivo da parte della Juventus e del primo a soli dieci mesi dalla propria nascita da parte della Juventus Women, molte persone che ricoprono cariche pubbliche di rilievo hanno fatto ricorso persino alla giustizia penale, perché contestano il numero di Campionati vinti dal club torinese : per loro sarebbero 34 mentre per molti Juventini sono 36.

Ora, tralascio il fatto che la cosiddetta calciopoli sia stata, come ormai ogni sportivo obiettivo informato a 360 gradi sa bene, una farsa colossale, un’ingiustizia sportiva gigantesca inflitta alla Juventus F.C., che fu non solo privata di due Scudetti vinti con pieno merito sul  campo, ma anche dell’immediato futuro a tutto vantaggio di un unico club, e che la retrocessione a tavolino con tanto di penalizzazione, da un lato causò la fuga di alcuni calciatori che in quel momento erano tra i più forti al mondo e che andarono ad accasarsi tra gli altri un paio al Real Madrid, un altro paio al Barcellona e due di loro al club che più di ogni altro aveva spinto per abbattere l’odiata e inarrivabile rivale bianconera, mentre dall’altro impedì che ne arrivassero di nuovi , sia per l’impossibilità di giocare in competizioni europee sia per la scarsa attrattiva del campionato cadetto rispetto alla Serie A.

Voglio invece dimostrare che, oltre ad aver subito accuse feroci, illazioni gratuite e maledizioni da decenni, la Juventus si è vista anche sottrarre altri titoli vinti sul campo, ma la maggioranza assoluta delle persone che seguono il calcio ignora tutto ciò. Non mi riferisco ai campionati che in qualche modo le furono portati via sul terreno di gioco nel corso degli anni a causa di sviste arbitrali evidenti e seriali e neanche a quelli che avremmo potuto vincere e che invece per avvenimenti estranei al calcio giocato ci videro tagliati fuori dalla corsa al titolo o beffati davanti al traguardo, ma a due tornei ufficiali terminati in modo regolare, a trofei vinti, festeggiati, portati nella sede del club e poi ignorati.

Per far comprendere il valore di queste vittorie sarà necessario paragonarle a quelle ottenute dalle avversarie negli stessi anni, narrando anche alcuni avvenimenti poco noti ma significativi..

Dal momento che i due campionati in questione, sottratti al conteggio di quelli che il popolo Juventino conosce a memoria, appartengono al primo decennio del secolo scorso, descriverò come furono ottenuti alcuni titoli dalle avversarie, resi immortali dall’Albo d’Oro e riconosciuti come validi dalla F.I.G.C. agli albori del calcio nostrano.

Dopo questa breve introduzione posso iniziare con la sintesi dei primi tornei calcistici disputati in Italia, inserendo anche qualche interessante articolo sportivo dove lo riterrò opportuno :

Nel 1898 il Genoa vince il primo campionato della storia del calcio in Italia disputando due partite. Il regolamento prevedeva due incontri di semifinali e le vincitrici si sarebbero sfidate poi in finale. Fin qui niente da obiettare. Le partecipanti al Campionato erano quattro delle sette squadre che all'epoca costituivano la neonata F.I.F. che diverrà nel 1909 F.I.G.C. L’intero torneo si svolse tutto nella stessa giornata, l’8 maggio 1898, a Torino.

Nel 1899 sono ancora 4 squadre a sfidarsi, con due turni eliminatori da cui scaturisce la finalista che affronterà il Genoa detentore del titolo, dispensato da gare di qualificazione e che riuscirà a imporsi di nuovo in una gara però contestata dall’Internazionale Torino, finalista sconfitto. Questo secondo torneo fu disputato in 3 giorni (il 2, il 9 e il 16 aprile 1899). In questo caso il Genoa si confermò campione ma fu avvantaggiato dal fatto di giocare in casa e dall’aver affrontato una sola gara.

Nel 1900 si iscrive per la prima volta anche la Juventus e le squadre piemontesi si affrontano in un mini girone a tre, con gare di andata e ritorno da cui scaturisce prima classificata l’FC Torinese, che andrà poi ad affrontare l’altra squadra neoaffiliata alla F.I.F. insieme alla Juve, il Milan, sconfiggendolo 3-0 il 15 aprile 1900 e guadagnandosi il diritto di affrontare il 22 aprile in finale il Genoa, che vincerà anche questa volta.
Il vantaggio di cui ha goduto la squadra ligure in questo terzo torneo è stato ancora maggiore che in quello precedente, eppure entrambi i titoli sono validissimi e conteggiati come Scudetti, sia pur anacronisticamente.

Nel 1901 la F.I.F. organizzò nuovamente un torneo a eliminazione diretta, qualificando alla fase nazionale una sola rappresentante per regione. Il tabellone prevedeva ancora un sistema in base al quale i campioni in carica del Genoa accedevano direttamente alla finale. Nell’eliminatoria piemontese, la Juventus sconfigge 5-0 la Ginnastica Torino il 14 aprile 1901 e accede alla semifinale dove cede al Milan per 2-3 il 28 aprile, in una gara entusiasmante che appassionò al nuovo sport molte persone. Il 5 maggio 1901 il Milan va a Genova e detronizza il Genoa con un sonoro 0-3, conquistando il suo primo titolo. Complimenti al Milan per questa splendida vittoria, ma considerare il Genoa come vice campione la considero una forzatura.

Nel 1902 fu il Milan ad aspettare direttamente in finale la vincitrice delle qualificazioni regionali. Ma mentre per la Liguria concorrevano solo 2 squadre così come per la Lombardia di cui una era già in finale, nel Piemonte di squadre ce n’erano 4 e si affrontarono in un mini girone da cui scaturì che Juventus ed FC Torinese fossero prime pari merito, con i bianconeri (la Juve era già zebrata, essendo tale da giorno 8 dicembre 1901 e non dal 1903 come tutti credono) avanti nella differenza reti. Ma occorre giocare comunque una gara di spareggio e il 23 marzo 1902 è l’FC Torinese ad imporsi. Intanto il Genoa dopo aver eliminato l’Andrea Doria il 9 marzo, si sbarazza anche della Mediolanum il 16 marzo e in quella che potremmo definire semifinale supera 3-4 dopo i tempi supplementari l’FC Torinese. Il 13 aprile 1902 in finale si affrontano dunque Milan e Genoa e quest’ultimo vince il suo quarto titolo battendo i rossoneri 2-0. Ma non si giocò a Milano, come nelle edizioni passate in cui lo sfidante andava ad affrontare il detentore nella sua tana, quindi solitamente a Genova, bensì proprio nella città ligure. Insieme al primo, credo questo sia il successo più limpido e forse quello più importante del Genoa fino ad ora. E come per l’anno precedente, considerare il Milan vice campione la considero una forzatura, complimenti invece al Genoa per la grande vittoria.

Articolo tratto da La Stampa-Gazzetta Piemontese del 14-3-1903 :
FOOTBALL. Il campionato italiano del  foot-ball.
La gara semi-finale del campionato nazionale avrà luogo domani al velodromo Umberto I. Avremo di fronte genovesi e torinesi e cioè i campioni della «Juventus» e quelli dell' “Andrea Doria .Queste due squadre hanno nel 1902 riportato il maggior numero di Vittorie fra tutte le Società footballistiche italiane. L' « Andrea Doria » riusciva pari col F. C. Juventus  il 4 maggio 1902 ed il 4 batteva il Milan Foot-Ball-Club  a Milano, riusciva pari  merito col « F.C. Juventus » a Vercelli, batteva domenica, 8 marzo, la Mediolanum di Milano ed il  Genoa Foot-Ball-Club ». Il Foot-Bull Club Juventus vinse nell’aprile 1902 per la terza volta la coppa del Ministero della Pubblica istruzione contro il « Milan Foot-Ball Club ». In maggio battè in Asti il « F. C. Torinese » e restò pari con l’Andrea Doria ; a Vercelli vinse la Coppa della Città di Saluzzo contro l’ Audace  di Torino, che batteva nuovamente nella gara per la Coppa della città di Torino; più tardi batteva il Genoa Foot-Bull Club, attuale campione d'Italia. Rimane ora  in gara dopo aver eliminato recentemente il F. C. Torinese » e Io « Sport Club Audace. Fece così, dall'aprile 1902, 10 match , dei quali ne vinse 8 e fece pari  2 volte, segnando al proprio attivo 26 gol, dei quali 2 contestati e 7 al passivo, con una media di circa 3 e mezzo contro 1.

1902: COPPA CITTA’ DI TORINO
Torino (Velodromo Umberto I), 2 novembre 1902 Juventus-Milan   3-3 (1-1) dopo prolungamento a oltranza
La Stampa, 3 novembre 1902 :
La gara di foot-ball per la Coppa della Città di Torino
Ieri al Velodromo Umberto I, alla presenza di numerosi sportsmen, ebbe luogo il match decisivo per la Coppa della Città di Torino (triennale). Lo sport di ieri riuscì interessantissimo. Le due squadre in gara erano quella del Club Juventus di Torino e quella del Cricket Foot-Ball Club di Milano. La lotta si impegnò viva fin da principio, sollevando frequenti applausi. Nella prima ripresa (45 minuti) le due squadre segnarono 1 goal ciascuna; nella seconda ripresa ne fecero 2. La partita, splendida sotto ogni rapporto terminò così con parità di goals; 3 all'attivo di ambedue le squadre. Terminate le due riprese, la squadra milanese stanca non volle continuare la gara. Il referee, signor Calì, dichiarò vincitrice del match la valente squadra di Torino.

Nel 1903 le partecipanti al Campionato erano  sei ed era stata prevista un’eliminazione progressiva a sorteggio : la Juventus ebbe la sfortuna di giocare per prima, insieme al F. C. Torinese. Vincendo quella gara (5-0 giorno 1 marzo 1903) la squadra bianconera acquisisce il diritto di affrontare in successione le altre squadre di Piemonte, Liguria e Lombardia. Sotto i suoi colpi cadono la società ginnastica Audace Torino (1-2 giorno 8 marzo), poi quella genovese dell’Andrea Doria (7-1 il 15 marzo), infine, a Milano, il Milan (0-2 il 22 marzo). A quel punto la Juventus si reca a Genova ad affrontare i detentori del titolo. Il Genoa, avvantaggiato dalla dispensa da turni eliminatori e dal campo e tifo di casa, si aggiudicò il match per 3-0 e con esso la quinta coppa del titolo nazionale. Va sottolineato che la finale persa a Genova fu disputata il 13 aprile 1903 e che i ragazzi della Juventus dovettero affrontare prima due forti formazioni svizzere : il 10 aprile il Montriond Losanna ( che vinse 0-1) e il 12 aprile (vigilia della finale) il Ginevra (contro cui riuscì a imporsi 4-2 con dei rinforzi dell’Audace e dell’FC Torinese).

La Stampa, 23 novembre1903 :

Foot-ball. La gara per la Coppa di Torino. 
La seconda vittoria dei torinesi Ieri, col match di foot-ball è terminata la seconda gara della Coppa di Torino. Le medesime squadre che l'anno scorso disputarono il bellissimo premio offerto dal nostro Municipio si trovarono oggi nuovamente in gara sul prato del Velodromo Umberto I, dove numerosi sportman si erano dati convegno per assistere all'interessante partita. La prova odierna non riuscì diversamente; i campioni di entrambe le squadre fecero del loro meglio per rendere interessante il giuoco, e vincitori e vinti furono a lungo applauditi dal pubblico. Il match ebbe luogo in due riprese di 45 minuti. Nella prima ripresa non fu segnato alcun goal. Nella seconda ripresa i torinesi ne fecero subito uno; i milanesi a loro volta opposero viva resistenza ai giovani e forti campioni della Juventus. E questi ultimi vinsero così per un goal a zero anche questa seconda gara. La squadra torinese (Juventus) era composta dai signori: Durante, Varetti, Hess, Delle Case, Goccione, Nizza, Armano, Dich, Rolandi, Streule, Malvano. Facevano parte invece, del Milan Criket and Foot-ballClub i signori: Firpi, Kilpin, Suter, Angeloni, Walty, Meschia, Gregoletto, Young, Canfari, Cederna e Pedroni. Il match ebbe luogo sotto la direzione del referee signor Dobbie. I torinesi hanno così vinto due dei tre matches stabiliti dal regolamento della gara per la Coppa Città di Torino.

La Stampa Sportiva, 29-11-1903 :

Domenica, 22 novembre, a Torino, nel prato del velodromo Umberto I, l'”Juventus” Football-Club di Torino batteva il Milan-Club con un goal (porta) a zero, dopo una lotta accanita di un'ora e mezza, vincendo così per il secondo anno la Coppa d'argento del Municipio di Torino. Questa la notizia telegrafica che sarà passata inosservata alla maggior parte del pubblico italiano che non conosce o, quel che è peggio, malamente conosce il “football”, nome esotico di sport originariamente nostrano, ma che colle profonde modificazioni subite dal gioco che attualmente si pratica in tutto il mondo, sarebbe ingiusto chiamare coll'antico nome italiano di calcio. Eppure noi vorremmo che tutti gli indifferenti e i detrattori di questo “re dei giochi all'aria aperta”, come lo ebbe a chiamare il compianto Draghicchio, si fossero trovati domenica sulla verde pelouse dell'Umberto; crediamo che si sarebbero facilmente convinti che il “football” è un gioco eminentemente atletico, nel senso classico della parola, estetico nell'assieme e nell'ampiezza del quadro, e che necessita uno sforzo di intelligenza,  come tutti  gli sports,  e di  volontà,  quali non pensano quelli che, ora da noi, come già nei suoi primordi in Inghilterra e in Francia, lo classificano un gioco da “gonjats”. E così che non conoscendo e non apprezzandolo il pubblico italiano sta lontano dalla gare di football, mentre chi per curiosità o per combinazione assiste ad una gara, ben presto si convince quanto fosse infondata la sua prevenzione e ingiusta la sua indifferenza e facilmente si converte in nuovo sport. * Ecco perché il scelto e numeroso pubblico che domenica scorsa consigliato dalle tepente giornata era accorso al Velodromo Umberto I, passò gradatamente dalla curiosità all'interesse, dall'interesse all'entusiasmo e con vive acclamazioni sottolineava i colpi migliori e coronava i bellissimi giochi scelti da entrambe le squadre che si misuravano in gara. La Coppa di Torino, istituita l'anno scorso, era stata vinta dal “Juventus” F. C. Quest'anno, eliminati la S. C. “Audace” e l'”Andrea Doria” di Genova (forfait), rimasero in finale nuovamente l'”Juventus” e il “MilanClub”. Gli sportsmens, che conoscendo il valore della squadra torinese e di quella milanese, nella quale erano i notissimi Kilpin e Suter, la miglior coppia di backs che abbia mai giocato in Italia, si ripromettevano una gara splendida, non furono delusi, anzi. Nella prima ripresa i bianchi e neri, incoraggiati dalle acclamazioni del pubblico, che, cosa strana per Torino, è stato tutto il tempo di una nervosità e di un'ammirazione straordinaria, attaccano continuamente; ma i backs milanesi e il bravo goalkeeper (portiere) Firpi, liberano costantemente il campo. In complesso dunque gioco splendido, ma troppo individuale, da parte della “Juventus”. Nella seconda ripresa, cambiando metodo, i torinesi avanzano di nuovo sotto il goal avversario e marcano un primo punto che fa andar in visibilio il pubblico; i bianchi e neri, eccitati, caricano ancora disperatamente; nasce una contestazione, il pubblico “chauvin” vuol goal, ma l'arbitro non lo concede e notiamo con piacere che i giocatori s'astengono da ogni discussione. Sembra in ultimo che i torinesi cedono a poco a poco all'assalto degli avversari, ma la fine arriva senza cambiamenti.

Nel 1904 le partecipanti al Campionato furono 5. Fu mantenuto il sistema dell’eliminazione a sorteggio e anche questa volta la vincitrice delle eliminatorie incontrò la detentrice del titolo, il solito Genoa, nuovamente dispensato da turni di qualificazione. Il 6 marzo 1904 la Juventus elimina l’FC Torinese (3-2), il 13 marzo Milan - Juventus finisce 1-1 dopo i tempi supplementari. La ripetizione della gara si gioca di nuovo a Milano e la Juventus riesce ad imporsi 0-3 giorno 20 marzo. La finale viene disputata a Genova e il Genoa batte 1-0 la Juventus con un gol direttamente dalla propria metà campo a causa del forte vento. Ma è interessante sottolineare ciò che viene scritto nel giornale “il Ginnasta”, in uno splendido e sbalorditivo articolo del 15 gennaio relativo alla Coppa Città di Torino (che vede il successo della Juventus per il secondo anno consecutivo), quindi antecedente l’inizio del Campionato, di cui riporto uno stralcio :

<<Quattro erano le Società inscritte a questa gara : l' « Andrea Doria », di Genova, il « Milan Criket and foot-ball Club », il « Iuventus foot-ball Club» di Torino e lo « Sport Club Audace » pure di Torino. In sostanza, salvo la consueta deplorevole assenza del « Genoa foot-ball Club » la riunione di queste quattro valentissime squadre, dava alla gara il carattere di un vero campionato « principio di stagione » il cui risultato, sommato a quelli che le diverse squadre otterranno nel 1904, servirà a dare una idea della superiorità rispettiva di esse durante l' annata, molto meglio che non la stessa gara di campionato , le cui modalità non sono certamente state dettate con equo criterio sportivo.>>
E in quanto a vittorie di prestigio per l’epoca, Juventus e Milan erano almeno una spanna sopra rispetto al pur temibile e glorioso Genoa che vince campionati in serie.

Tutti i titoli fin qui ottenuti sono riconosciuti come validi, ufficiali, inseriti nell’Albo d’Oro.

Il titolo del Milan, del 1906, è valido, ufficiale. Ecco però cosa fu scritto sulla Gazzetta dello Sport alla fine del torneo :

Il Milano F.B.C. campione d’Italia pel mancato intervento del F.B.C. Juventus di Torino.

Campione d’Italia il Milano F.B.C. ?
Non crediamo che questo risultato accontenti qualcuno, e specialmente il Milano FBC, che non ad una superiorità provata, bensì ad un rifiuto, in parte giustificato, di intervento da parte della forte squadra della Juventus, deve un primato, che in fondo non è tale. Questi campionati nacquero sotto cattiva stella. Benché la F.F.B.I. sia una delle associazioni sportive meglio organizzate d’Italia, pure essa ha dovuto duramente provare come non sempre i risultati rispondano alla buona volontà e alle fatiche dei dirigenti.
Campione d’Italia il Milano ? No, ciò non può essere. Il Milano non può accettare ciò che forse nel campo di giuoco avrebbe potuto meritatamente conquistare. Bisogna convenire che molte delle ragioni avanzate dalla Juventus per spiegare le ragioni del loro rifiuto, non sono di trascurabile importanza.
 Si cerca un campo neutro e si sceglie un campo milanese. Neutro. Ma chi non sa che non è solo la conoscenza del campo che può influire sull’esito di una partita, ma più spesso, e maggiormente, è il pubblico, quando specialmente questo dà così di sovente, prove d’indisciplinatezza e di poca educazione sportiva ? Queste garanzie, non si può con sicurezza affermare, fossero della scelta fatta dal Consiglio Direttivo della F.F.B.I. concesse alla Juventus con la scelta del campo della U.S.M.
Secondo i regolamenti, il Milano deve essere dichiarato vincitore. E sia.
Ma il Milano moralmente non può considerarsi tale.

Il Milan era già in “vacanza”, o per meglio dire concentrato su altri obiettivi e ormai disinteressato al Campionato, avendo pareggiato con il Genoa e perso con la Juventus, mentre il Genoa aveva pareggiato l’andata con la Juve e con il Milan e perso con la Juve il ritorno : dunque il Milan doveva giocare due gare e aveva un 1 punto, il Genoa doveva giocarne una e aveva 2 punti, quindi era nell’impossibilità di raggiungere la Juventus. Per ripicca diede “forfait” contro il Milan e i rossoneri si portarono a 2 punti di distanza dai bianconeri e con lo scontro diretto da giocare a Milano e poi vinto 1-0. Si rese necessario uno spareggio, che fu disputato a Torino e che terminò 0-0. Occorreva perciò disputare la “bella” e la federazione scelse come “campo neutro” Milano, motivo per cui il presidente della Juve, Dick, rifiutò di far giocare la sua squadra e il titolo andò al Milan, 100 anni prima dello Scudetto del 2005-06, scippato alla Juventus che l’aveva conquistato, e regalato all’Inter da Guido Rossi, tifoso del club nero blu del cui consiglio d’amministrazione faceva parte.
La sfida di ritorno fra Juventus e Genoa fu disputata sul neutro di Milano, dopo che la gara di Torino era stata sospesa e annullata sul risultato di 1-0 per la Juve e che il portiere Juventino Durante ebbe parato due rigori al Genoa, così che un nostro tifoso degli inizi del secolo scorso ebbe un moto d’orgoglio rimarcando la prodezza del proprio estremo difensore, in barba alle lamentele del Genoa che pretese a distanza di qualche minuto dal rigore sbagliato di poterlo ripetere, con la scusa che la parata fosse sembrata non regolamentare.

Fu dunque lo svizzero Dick a rinunciare a giocare la finale del torneo, consegnando di fatto il titolo di Campione d’Italia al Milan. Pochi mesi dopo fondò il Torino lasciando la Juve in ristrettezze economiche e privandola di alcuni fra i giocatori più forti, suoi dipendenti, minacciandoli di licenziamento qualora non l’avessero seguito, per dispetto, perché voleva portare la Juve all'estero e cambiarle nome attratto dall’idea di utilizzare la squadra per ottenere un guadagno a differenza dei ragazzi che invece amavano il dilettantismo e giocavano per passione e divertimento. Anche il campo da gioco divenne proprietà del Torino e la Juve tornò a quello dei primi anni, in Piazza D’Armi. Ci fu chi rifiutò di tradire la maglia bianconera e gli amici Juventini, come ad esempio il giovane Barberis, che perse il lavoro ed Hess, connazionale di Dick, che divenne in seguito fondamentale per la sopravvivenza e il futuro della nostra fede ben prima dell’avvento dell’era Agnelli.  Dick morirà suicida il 10 agosto 1909 sparandosi, perché dopo essere stato nominato presidente della neonata "Associazione dei Fabbricanti italiani di Calzature" aveva compiuto alcuni errori nelle emissioni degli ordini, a causa dei quali l'azienda perse quasi 100000 lire.
E' assolutamente falso affermare che fu uno dei fondatori della Juve (lo fu invece del Torino), anche perché era nato nel 1865 tra le altre cose e nel 1897 non era certo un liceale fra i 13 e i 17 anni.

1908 e 1909
Il 20 ottobre 1907 nella riunione straordinaria della FIF a Milano fu presa la decisione di sdoppiare il Campionato. Si tratta di due campionati alla pari, federale (Coppa Spensley) e italiano (Coppa Buni), e anzi quello federale (poi vinto dalla Juve) viene indicato come “maggior gara”. Le vincitrici dovevano essere considerate entrambe Campioni d’Italia. Poi sarà ratificata nella successiva riunione del 10 novembre 1907, stessa sede. Al campionato federale di Prima Categoria si iscrivono Andrea Doria, Juventus e Milan; viene stabilito il seguente calendario: 5 gennaio 1908:
Milan-Doria; 19 gennaio 1908: Doria-Juve; 26 gennaio 1908: Milan-Juve; 2 febbraio 1908: Milan-Doria; 9 febbraio 1908: Juve-Milan; 23 febbraio 1908: Juve-Doria. Nella riunione dei suoi soci tenuta il 30 dicembre 1907, il Milan decide di “astenersi dalle gare di campionato”. Ecco che rimangono Doria e Juve, che seguono il calendario già stabilito. Nel Regolamento dei Campionati, l’articolo 2 stabilisce che il Campionato di I Categoria è suddiviso in Campionato Federale e Campionato Italiano, alla pari.

19 gennaio 1908 Andrea Doria - Juventus 0-3
23 febbraio 1908 Juventus - Andrea Doria 0-1

Per la miglior differenza reti, la Juve ha diritto a disputare lo spareggio decisivo sul proprio campo.

15 marzo 1908: Juventus -  Andrea Doria 2-2
Incontro annullato per delibera della federazione per errore tecnico arbitrale (azione del 2-2 dell’AD).

10 maggio 1908 Juventus - Andrea Doria 5-1

Juventus Campione d’Italia (Titolo Federale) 1908

La Juve vince quindi il trofeo Spensley, che premiava i Campioni d’Italia. Però la Federazione, che aveva organizzato nel 1908 anche un torneo riservato ai soli giocatori italiani mantenendo però il Campionato Federale,  non annoverò quest’ultimo nell’Albo d’Oro e considerò ufficiale solo il nuovo, il Campionato Italiano vinto dalla Pro Vercelli.

Stranamente nell’anno successivo riconsiderò ufficiale quello Federale vinto sempre dalla Pro Vercelli mentre quello Italiano vinto dalla Juve divenne non ufficiale, eppure l’anno prima era l’unico valido. 

Ho trovato due risposte spulciando nei vecchi almanacchi : la prima è che nelle annotazioni del cosiddetto “libro d’oro del campionato italiano”, il primo autore dell’articolo dimenticò o ignorò le vittorie juventine e chi successivamente scrisse su questo argomento riportò lo stessa dimenticanza nell’Albo d’Oro. La seconda la darò più avanti. Questa mia prima risposta è confermata da numerosi errori storici, ne citerò adesso giusto un paio : l’errore della foto della squadra juventina ritenuta essere del 1903, che in realtà è degli anni 20 o quello di considerare che la Juve fu eliminata dopo la prima gara alla sua prima partecipazione al campionato nel 1900 .

Nella 1909 si ripete lo schema dei due campionati distinti, prima il Federale (Coppa Oberti, nuovo trofeo messo in palio), poi l’Italiano (Coppa Buni). L’8 novembre viene ufficializzato il tutto nell’assemblea FIGC (non più FIF) a Milano, dove si ricompongono parzialmente gli strappi di un anno prima, e dove viene confermata la pari importanza dei due tornei (sempre all’articolo 2 del Regolamento).

Dopo lo svolgimento del torneo Federale, vinto dalla Pro Vercelli in finale sull’US Milanese, curiosamente due formazioni interamente composte da giocatori italiani in un torneo che prevedeva anche il possibile utilizzo di stranieri, e con la Juve detentrice del trofeo eliminata dal Torino, a sua volta eliminato dai Vercellesi, si parte con il torneo interamente “Italiano”, a cui si iscrivono nove formazioni, divise in 4 gironi: Girone Piemontese: Juventus, Piemonte, Torino. Girone Ligure: Andrea Doria, Genoa. Girone Lombardo: Milan, US Milanese. Girone Veneto: Vicenza. Detentrice del Trofeo: Pro Vercelli, in attesa di misurarsi con la vincente del Girone Piemontese.

Il 28 marzo è in programma Juventus - Torino, ma i granata non si presentano, decisione in realtà presa alcuni giorni prima per screditare l’importanza del torneo, e infatti il Torino gioca sul suo campo e difende la Palla Dapples dagli sfidanti del Milan. Rimane quindi la sfida tra le formazioni del Piemonte e della Juventus.

25 aprile 1909 Piemonte - Juventus 0-1

Il 2 maggio sono in programma le sfide tra Andrea Doria e Genoa e tra US Milanese e Milan, ma rossoblù liguri e rossoneri lombardi si ritirano dal Campionato ancor prima di scendere in campo; incredibilmente, anche la Pro Vercelli, interamente italiana, detentrice della Coppa Buni vinta l’anno prima, e freschissima vincitrice della Coppa Oberti (Campionato Federale) si ritira dal torneo, lasciando quindi via libera alla Juve per la semifinale. Le semifinali sono quindi: Andrea Doria-Juventus e Vicenza-US Milanese.

9 maggio 1909 Andrea Doria - Juventus 3-1
16 maggio 1909 Juventus - Andrea Doria 4-2

Dopo questo incontro è necessario uno spareggio, da giocarsi in campo neutro per la perfetta parità di punti e reti delle due squadre (l’AD usufruì giustamente di due rigori, uno all’andata e uno al ritorno).

Nell’altra semifinale l’Unione Sportiva Milanese (US Milanese) si sbarazza del Vicenza con un complessivo 10-1 (1-2 nella gara di andata e 8-0 in quella di ritorno).

23 maggio, spareggio, Andrea Doria – Juventus 0-1 dopo prolungamento a oltranza
Finale di andata: 30 maggio 1909: Juventus - Us Milanese 1-1
Finale di ritorno: 6 giugno 1909: Us Milanese - Juventus 1-2

Juventus Campione d’Italia (torneo Italiano, Coppa Buni) 1909

Alla Juventus non fu assegnata la Coppa Spensley che le spettava di diritto in quanto Campione Federale, perché il Milan detentore in carica l'aveva polemicamente riconsegnata a Spensley, rappresentante del Genoa; all'inizio della stagione successiva, fu deliberato che la Coppa venisse assegnata al Milan, la società che l'aveva vinta per due volte di fila (1906 e 1907), perché si era stabilito che chi l’avesse ottenuto per tre volte (come la precedente Coppa Fawcus) ne sarebbe divenuto proprietario per sempre.

Riepilogando :

Nel 1908, dopo aver battuto l’Andrea Doria fuori casa 0-3 e aver perso a Torino 0-1, la Juventus sconfigge 5-1 la squadra ligure nello spareggio della finalissima e conquista il Campionato Federale di Prima Categoria, il 10 maggio, dopo aver superato già il 29 marzo per 8-2 questa compagine nel Torneo Internazionale della Stampa Sportiva. La Pro Vercelli intanto ottiene il Campionato Italiano, dopo aver eliminato la stessa Juventus, pareggiando 1-1 a Vercelli il 2 marzo e vinto a Torino 0-2 giorno 8 marzo. L’anno successivo la Juventus conquista allora il Campionato Italiano (1), dopo aver superato in finale l’Unione Sportiva Milanese, con un pareggio a Torino per 1-1 il 30 maggio e una vittoria per 1-2 fuori casa il 6 giugno e dopo aver eliminato in precedenza per 1-0 il Piemonte il 25 aprile, i campioni in carica della Pro Vercelli per 2-0 a tavolino per “forfait” dei vercellesi, il 2 maggio e l’Andrea Doria in semifinale, con una sconfitta fuori casa per 3-1 il 9 maggio e una vittoria in casa 4-2 il 16 maggio e infine una vittoria per 0-1 il 23 maggio nello spareggio. La Pro Vercelli ottiene invece il Campionato Federale, dopo aver eliminato tra le altre anche il Torino, che aveva eliminato a sua volta la Juventus battendola 1-0 il 10 gennaio, perdendo 3-1 il 17 e infine vincendo lo spareggio 0-1 il 24 gennaio.

La competizione fu falcidiata dai boicottaggi: adducendo improvvisi impegni nella Palla Dapples, il Torino e il Milan non si presentarono ai derby del 28 marzo, quello dei rossoneri contro l'USM, poiché l'Inter rifiutò fin dal principio di partecipare ad un torneo che era l'antitesi del suo principio fondativo.
Appresa la posizione degli altri due Football Clubs, vi si accodò anche il Genoa atteso dal derby del 2 maggio, stesso giorno in cui si ritirò anche la Pro Vercelli: quella delle casacche bianche fu la defezione più significativa, poiché dimostrava che gli stessi campioni d'Italia del 1908 consideravano il campionato federale 1909, peraltro anch'esso da loro vinto, e non questo campionato, quello assegnatario del titolo assoluto di quest'annata.

Il campionato italiano iniziò alla conclusione del campionato federale, e aveva la stessa formula: eliminatorie regionali, due semifinali e una finale. La Juventus, eliminata dal Campionato Federale dal Torino, puntava al riscatto puntando alla vittoria del Campionato italiano, la cui importanza, secondo La Stampa, non era inferiore a quella del Campionato federale: «E la Juventus godrà di un certo riposo, che le auguriamo foriero di miglioramento di stile di gioco, e preludio necessario ad assicurarsi l'altro campionato, quello più ambito ancora: il Campionato italiano!».

Fin dalle eliminatorie, tuttavia, il torneo fu caratterizzato da una serie di forfait da parte delle squadre "spurie internazionali". Il settimanale La Stampa Sportiva commentò: «I Campionati italiani di quest'anno, se pur volgono relativamente a bene perché con lodevole fretta verranno in breve sbrigati, dal lato sportivo rappresentano invece una specie di... liquidazione volontaria per gli inaspettati e numerosi forfait dichiaratisi alla vigilia delle eliminatorie regionali».

Torino e Milan, prive di buoni elementi italiani, preferirono ritirarsi dal Torneo, spingendo il Genoa, che all'epoca si uniformava ad ogni decisione presa dai due club, a fare altrettanto. A maggio il torneo fu nei fatti compromesso quando si ritirò dal torneo anche l'italianissima Pro Vercelli la quale, pur detentrice uscente della Coppa Buni, ma fresca conquistatrice della Coppa Oberti, rinunciò volontariamente a difendere la prima, in quanto «troppo carica di allori e con tre o quattro elementi di prima squadra sotto le armi».

Risultarono poi assai discutibili i motivi per cui Torino e Milan preferirono ritirarsi dal campionato, rinunciando alla disputa delle eliminatorie Juventus-Torino e US Milanese-Milan del 28 marzo: in quello stesso giorno torinisti e milanisti si dovevano scontrare in una gara di Palla Dapples. Il settimanale La Stampa Sportiva commentò: «Ora noi chiediamo alla Federazione: è giusto che senza motivo plausibile una Società rinunci ad un match di Campionato per effettuarne un altro di gara libera sul proprio campo, defraudando in tal modo il Club avversario degli introiti che il match fissato dal Calendario avrebbe potuto procurare? È o non è una canzonatura questa di rinunciare ad un incontro di Campionato, per sostenerne in sua vece un altro nello stesso giorno, sul proprio campo, per la Palla Dapples? In Inghilterra simili irregolarità verrebbero punite con forti ammende, ed un forfait non giustificato comporterebbe la squalifica della squadra da tutte le altre gare di Campionato. Ci pensi la nostra Federazione a frenare in tempo queste licenze... poco poetiche, per la serietà e la correttezza dello sport italiano.»

Il risultato di tutti questi forfait è che nei fatti si disputò una sola gara di eliminatorie regionali, Juventus-Piemonte, che vide la sofferta vittoria bianconera, per 1-0, con rete decisiva siglata da Bianchi a soli cinque minuti dal termine. US Milanese e Andrea Doria si qualificarono direttamente alle semifinali per forfait di Milan e Genoa, mentre il Vicenza, unico iscritto nel Veneto, era già qualificato d'ufficio.

Nonostante i numerosi forfait che finirono con il comprometterne l'esito, il campionato continuò, con squadre di sicuro valore come la US Milanese vicecampione federale 1909, la Doria, che tanto aveva fatto soffrire il pluridecorato Genoa nelle eliminatorie liguri del campionato federale, e la Juventus. In semifinale la Juventus affrontò la Doria: all'andata a Genova i liguri si imposero in rimonta per 3-1, ma i bianconeri riuscirono a ribaltare al ritorno, vincendo nel proprio campo per 4-2, rendendo dunque necessario uno spareggio in cui la Juventus ebbe la meglio solo al 15º minuto dell'oltranza con una risicata vittoria per 1-0.

Nella semifinale lombardo-veneta, l'USM si sbarazzò con facilità dei veneti dell'ACIVI Vicenza, espugnando il campo avversario per 2-1 e andando poi a travolgere i veneti per 8-0 sfruttando il fattore campo. La finale tra Juventus e USM fu assai equilibrata e i lombardi riuscirono a strappare un pareggio per 1-1 a Torino nella gara di andata; al ritorno però, nonostante il fattore campo sfavorevole, la Juventus seppe imporsi per 2-1, sfruttando anche la stanchezza mostrata nella ripresa dai milanesi, espugnando il campo dell'US Milanese e aggiudicandosi così il Campionato italiano e la Coppa Romolo Buni, vinti l'anno precedente dalla Pro Vercelli.


Il settimanale La Stampa Sportiva commentò:

« La splendida Coppa Buni passa dunque da Vercelli a Torino. Ben però se la meritano. Il loro giuoco più forte dei milanesi è anche molto più scientifico, armonioso, compatto. Come decisi sono nell'attacco, pure molto decisi sono nella difesa. Ben difficilmente lasciano addossarsi gli avversari alla loro porta. I loro calci lunghi e sicuri, i colpi di testa che difficilmente sbagliano rendono questa difesa una delle più sicure e forti.
A loro dunque il meritato lauro della vittoria, a loro il glorioso titolo di Campioni d'Italia.
All'U.S.M., l'eterna seconda di ogni grande cimento, l'augurio che nella prossima stagione sappia affermarsi, e sappia incidere nel libro d'oro dei campionati italiani, accanto alla Pro Vercelli e alla Juventus il proprio nome. »

Si noti che Il corriere della sera, alcuni mesi dopo, discutendo delle squadre che probabilmente si sarebbero iscritte al campionato 1909-10, presentò la Pro Vercelli come campione federale 1909 e la Juventus come campione italiano 1909 (1); si evince così che, all'epoca della stesura dell'articolo (fine ottobre 1909), il titolo della Juventus non era stato ancora disconosciuto (in caso contrario il redattore avrebbe definito la Pro Vercelli campioni d'Italia 1909 e non avrebbe citato affatto il campionato vinto dai bianconeri).

La FIGC disconobbe il titolo federale 1908 vinto dalla Juventus e i titoli italiani 1909 e 1910 vinti dalla Juventus e della Pro Vercelli, in quanto screditati dai boicottaggi dei grandi club: già nell'Almanacco dello sport 1914, Pro Vercelli e Inter vengono, infatti, riportati in un albo d'oro aggiornato fino al 1911-12 come vincitrici uniche dei campionati 1908, 1909 e 1910.

Riconosce però quello della Pro Vercelli vinto nel Campionato della CCI.

Non è assurdo ?

Qualcuno potrebbe dire che la delegittimazione del Campionato Federale 1908 fu causata, oltre che dalla diatriba sulla Coppa Spensley, dal fatto che a esso presero parte solo due squadre (entrambe costituite da giocatori italiani) e che presero tra l'altro parte anche al Campionato Italiano 1908 vinto dalla Pro Vercelli.

Per alcune ragioni, si tiene conto dei successi vercellesi e di quello dell’Inter riguardo il triennio 1908-1910, ma le motivazioni sono ipocrite e decisamente parziali, oltre che facilmente smontabili.

Il fatto che molte squadre abbiano rinunciato non deve sminuire il trofeo, altrimenti anche il titolo del 1906, vinto proprio dal Milan che fu tra i capo fila delle squadre che diedero forfait, dovrebbe essere invalidato vista la più che giustificabile rinuncia della Juventus.

Anche i primi titoli del Genoa dovrebbero subire la stessa sorte, dal momento che la metà delle formazioni iscritte alla F.I.F non presero parte al torneo nel 1898 e nel 1899 e considerando inoltre che la detentrice del trofeo disputava una sola gara a differenza della Juventus che ne disputò certamente più di una sia nel 1908 sia nel 1909.

E ancora : cambiare le regole in corso nel 2001 a favore della diretta concorrente della Juventus o costringere la quadra bianconera a disputare una gara in una pozzanghera dopo che il tempo di attesa permesso dalle regole affinché cessasse il diluvio era passato abbondantemente e nonostante il campo fosse impraticabile, contribuendo a far perdere uno Scudetto nel 2000, o far regalare il titolo Juventino del 2006 all’Inter da un membro del CdA della stessa Inter (che non era in regola neanche semplicemente per poter essere iscritta al campionato di Serie A), è stato regolare per la F.I.G.C. ?

E’ stato tutto sportivamente corretto ?

Alla Juventus mancano dunque altri 2 Campionati, oltre a quelli che le sono stati scippati a causa della colossale truffa/farsa del 2006.

Ad oggi, la Juventus ha quindi conquistato 38 Campionati di massima categoria e 1 di B, per un totale di 39 primi posti finali.

Ora, considerando che :

-       II Genoa ha vinto tre titoli giocando una sola partita contro squadre che invece avevano affrontato numerose gare eliminatorie, come la Juventus che nel 1903 era esausta mentre il Genoa era fresco e giocava anche in casa.

-       Il Milan ha vinto un titolo regalato da Dick che decise di non presentare in campo la squadra

-       L’Internazionale ha vinto il Campionato Federale del 1910 affrontando una squadra di bambini della Pro Vercelli e non si trattava di spareggio per il titolo assoluto, ma solo per quello Federale, eppure nell’Albo d’Oro non figura la Pro Vercelli vincitrice del Campionato Italiano. (2)

-       Il  Genoa annovera tra le sue vittorie il titolo del 1915, assegnato mesi dopo dalla FIGC, quando poteva ancora essere raggiunto in classifica da 2 squadre, tra le quali il Torino che l’aveva distrutta nella gara di andata e doveva ancora affrontare inoltre la vincente dell’Italia Meridionale.

-       Nel 1920 la FIGC assegnò il titolo all’Inter difatti a tavolino, prima ancora che si disputasse la finalissima con il Livorno, che invece fu piegata con difficoltà sul campo, nonostante la squadra toscana fin dal 7° minuto del primo tempo giocò in inferiorità numerica a causa di un infortunio e sfiorò l’impresa di rimontare 3 gol, perdendo 3-2 e sbagliando un rigore. l’Inter approdò alla finalissima con il Livorno dopo aver battuto la Juventus a Genova in un clima feroce nei confronti dei bianconeri (5).

-       Nel 1922, la FIGC ha riconosciuto come campionato valido a tutti gli effetti, quello vinto dalla Pro Vercelli in un campionato organizzato da una Federazione (la CCI) nata in aperto contrasto e opposizione alla stessa FIGC. Pro Vercelli che l’anno prima aveva defraudato in finale il Pisa e che arrivò all’atto conclusivo soprattutto a causa del ritiro dell’Inter, campione in carica (3), che paradossalmente proprio nel 22 si classificherà invece ultimissima nel proprio Girone ma riuscirà ad evitare la retrocessione in Seconda Divisione grazie al “Compromesso Colombo”. (4)

-       Nel 1924 la prima Juve di Edoardo Agnelli si vide ingiustamente assegnare 3 sconfitte a tavolino, una proprio contro il Genoa invece sconfitto sul campo, che permette alla squadra ligure di ottenere l’accesso alla finale nord contro il Bologna proprio al posto dei bianconeri che sarebbero stata primi, dal momento che il tesseramento di Rosetta era regolare (e che il professionismo esisteva dai primissimi anni 10, basti pensare a De Vecchi o quello contemporaneo a Rosetta di Gay al Milan). Ma con le sconfitte a tavolino ne risultò falsata la classifica finale e il Genoa usurpò ai bianconeri il primo posto. Poi lo stesso Genoa si aggiudicò il titolo battendo il Savoia, campione dell’Italia meridionale. (6)

Ritengo giusto e doveroso, alla luce di quanto sopra riportato, che i Campionati del 1908 e 1909 siano ritenuti validi e restituiti alla Juventus che li conquistò sul campo.

Se è ritenuta valida la doppia assegnazione del 1922 ancora oggi (Pro Vercelli e Novese) allora :

Campionato Federale Prima Categoria 1908 Juventus
Campionato Italiano Prima Categoria 1908 Pro Vercelli
Campionato Federale Prima Categoria 1909 Pro Vercelli
Campionato Italiano Prima Categoria 1909 Juventus
Campionato Federale Prima Categoria 1910 Internazionale
Campionato Italiano Prima Categoria 1910 Pro Vercelli

Note :

1 : Al campionato "federale", o "Coppa Zaccaria Oberti", iniziato a gennaio, la Juve fu eliminata al primo turno delle eliminatorie piemontesi dal Torino, a sua volta eliminato nel turno successivo dalla Pro Vercelli alla fine vincitrice del torneo. La Stampa, commentando l'eliminazione, affermò: «E la Juventus godrà di un certo riposo, che le auguriamo foriero di miglioramento di stile di gioco, e preludio necessario ad assicurarsi l'altro campionato, quello più ambito ancora: il Campionato italiano».  Il campionato "italiano" (o "Coppa Romolo Buni") iniziò invece a marzo e fu trionfale per la Juventus. La Stampa presentò Juventus e Pro Vercelli rispettivamente come Campione federale e Campione italiano, a conferma dell'equivalenza dei due tornei: «il match di domenica poi avrà un doppio sapore di attualità pel fatto che si troveranno alle prese le due più formidabili squadre attualmente esistenti in Italia, e cioè quella della Pro Vercelli campione italiano 1908 e quella della Juventus campione federale 1908...».

2 : Nel 1909-10 la distinzione fra Campionato Federale e Italiano nata nel 1907 rimane, ma per la prima volta le squadre si affrontano in un girone unico, con gare di andata e ritorno, come accadeva già da molto tempo in Inghilterra. L’Inter e la Pro Vercelli finirono appaiate in testa alla classifica finale e mentre la squadra milanese fu dichiarata Campione Federale, quella vercellese risultò invece vincitrice del Campionato Italiano, perché la lombarda schierava anche calciatori stranieri mentre quella piemontese solo calciatori italiani. Ma, come viene spiegato bene in un articolo del Corriere della Sera del 24 ottobre 1909, chi concorreva per il Campionato Italiano poteva lottare anche per quello Federale.
Bisogna però specificare che una squadra composta anche da calciatori stranieri non poteva lottare per il titolo italiano, ecco perché la Pro Vercelli poteva concorrere per il titolo Federale mentre l’Inter era semplicemente arrivata prima nel Campionato Federale, e l’eventuale vittoria nella gara di spareggio per decidere il campione assoluto del Campionato Federale non avrebbe dovuto comportare la mancata presenza del vincitore del titolo italiano nell’Albo d’Oro.

Quindi la Juventus vinse il Campionato Federale nel 1908 e la Pro quello Italiano, poi nel 1909 la Juventus vinse quello Italiano e la Pro quello Federale, infine nel 1910 l’Inter vinse quello Federale (non quello “assoluto”, non si trattava di un confronto fra il campione dell’uno o dell’altro campionato) e la Pro quello Italiano e solo quello Italiano essendo stata sconfitta nello spareggio per quello Federale.

3 : Nel girone D delle semifinali interregionali del 1920-21, la Pro Vercelli ebbe la meglio per un punto sulla sorpresa del torneo, la US Torinese: gli scontri diretti terminarono con una vittoria a testa (2-0 vercellese all'andata e vittoria della Torinese 3-0 al ritorno), ma fu la Pro Vercelli a chiudere in testa il girone a causa del passo falso della Torinese contro l'Inter (uno spettacolare 4-4 con la Torinese in vantaggio 4-3 fino a un minuto dal termine ma beffata in zona cesarini dal gol del pareggio neroazzurro).
Va inoltre aggiunto che a minare la regolarità dei risultati del girone intervenne il ritiro dell'Inter nel girone di ritorno, che agevolò la Pro Vercelli a scapito della Torinese : Inter-Pro Vercelli si sarebbe dovuta disputare alla prima giornata, il 10 aprile, ma la partita fu sospesa a causa di incidenti (una rissa in campo punita gravemente dalla FIGC con pesanti squalifiche ai giocatori coinvolti, rissa dovuta al gioco particolarmente duro dei vercellesi che fanno infuriare giocatori e tifosi avversari con questi ultimi che entrano in campo costringendo l’arbitro a rinchiudersi e decretare la sospensione dell’incontro) e rinviata alla fine del girone. Tuttavia, i neroazzurri, dopo aver sconfitto la Bentegodi, e imposto il pari alla Torinese (4-4), decisero, all'inizio del girone di ritorno, di ritirarsi dal campionato, dando forfait per tutte le quattro partite rimanenti da disputare: ne conseguì che la Pro Vercelli ottenne due vittorie a tavolino contro un avversario ostico come l'Inter (campione d'Italia in carica), beffando così l'US Torinese, che perse un punto decisivo proprio contro i neroazzurri; e fu proprio quel punto perso contro l'Inter a fare la differenza e a permettere alla Pro Vercelli di staccare in classifica la Torinese. La Pro Vercelli nella doppia finalissima si sbarazzò della Fortitudo e conquistò il titolo di Campione nazionale.
Ricapitolando : l’incontro fra Inter e Pro Vercelli del 10 aprile1921 fu sospeso e successivamente trasformato in 2-0 a tavolino in favore della Pro, il 17 aprile l’Inter sconfisse la Bentegodi 4-1 e il 22 aprile pareggiò 4-4 con l’US Torinese che a pochi minuti dal termine conduceva 3-4, tutte le gare d’andata furono disputate in casa. Il 29 maggio, il 5 giugno e il 19 giugno invece l’Inter perse per forfait perché ritirata, rispettivamente con la Pro, il Bentegodi e l’US Torinese.

4 : Nella stagione 1921-22 non erano previsti spareggi ma la retrocessione diretta per le ultime classificate di ogni girone. L’Inter chiuse retrocedendo da ultimissima con il peggior attacco e la peggiore difesa, 11 punti ottenuti sui 44 disponibili, 4 sotto il Brescia penultimo,  29 reti segnate e 66 subite (il doppio esatto del Brescia), peggior differenza reti assoluta (-37, mentre il Venezia, decimo/terzultimo, chiuse a -26).  Ma quando ormai pare certo il declassamento, da più parti si alzano voci di protesta e malcontento riguardo alla bipartizione del torneo calcistico nazionale. Per l’anno successivo, si dice, è necessario rivisitare il sistema e tornare ad un unico campionato. Non tutti sono d’accordo e il dibattito si inasprisce.
La situazione viene sbloccata da Emilio Colombo, commendatore milanese di grande fama e direttore della Gazzetta dello Sport : il 22 giugno 1922 (tre mesi dopo la conclusione dei campionati) il commendatore convoca i dirigenti delle due federazioni per un arbitrato che risolva una volta per tutte la questione. La decisione, denominata poi “Compromesso Colombo” , è presa da un comitato di saggi (la storia si ripete, proprio come con Guido Rossi nel 2006) il quale decreta il riassorbimento della Cci all’interno della Figc. Viene deciso che il nuovo campionato unificato si disputi con 36 squadre scelte con criteri meritocratici tra le due federazioni.
Tuttavia, per l’assegnazione degli ultimi sei posti vengono predisposti degli spareggi tra le squadre della Figc e della Cci.

Incomprensibilmente, il comitato di Colombo decide di concedere tale possibilità solo alle squadre delle due leghe del Nord, escludendo quelle del centro-sud, che vengono automaticamente declassate.

L’Inter viene abbinata alla Sport Italia Milano, squadra neopromossa ma ormai fallita per problemi economici, che non è nemmeno in grado di presentare i suoi atleti sul terreno di gioco a causa del servizio di leva (presentarono una squadra di quindicenni cui fu impedito giocare). L’incontro viene vinto a tavolino dall’Inter che in questo modo passa al turno finale, dove trova la Libertas Firenze. Anche i toscani però hanno i conti in rosso e sono in via di scioglimento: nella gara di andata del 9 luglio a Milano l’Inter ha vita facile e si impone per 3-0 facendo del ritorno, a Firenze il 16 luglio, una formalità. Il match finisce 1-1 decretando la salvezza in extremis della squadra nero blu. Doppio turno per l’Inter perché ultimissima, uno per Brescia e Venezia (salvo in precedenza) perché in una situazione di classifica diversa.

Quindi, grazie al provvidenziale intervento di Emilio Colombo, solo ai nerazzurri (e al Vicenza) fu concessa la chance di salvarsi mentre ad altre squadre fu negata. Si potrebbe dire che l’Inter fu salvata dalla Gazzetta, che invece nel 2006 condannò la Juventus alla Serie B.

Questa vicenda è interessante in relazione alla fantomatica retrocessione della stessa Juventus nel 1913, quando non erano ancora ben definite le composizioni delle serie inferiori al punto che, per alcune stagioni, non si disputò alcun torneo di seconda divisione (partecipavano le seconde squadre, le giovanili e le miste nelle cosiddette categorie inferiori, quindi all’epoca non c’era una vera e propria Seconda Categoria o Serie B, mentre nel 22 esisteva già la Seconda Divisione) e non venne applicato il sistema delle retrocessioni.

È proprio il caso del 1913 in cui tutte le squadre giunte all’ultimo posto nel campionato maggiore (e non solo la Juventus) presero regolarmente il via nel campionato principale successivo: Libertas (ultima nel girone di Liguria e Lombardia) Modena (ultima nel girone di Veneto ed Emilia Romagna) Firenze e Pisa (ultime nel girone della Toscana) Internaples (ultima nel girone della Campania) Alba (ultima nel girone del Lazio, trasformatasi l’anno dopo nella Fortitudo).

Quindi c’è una bella differenza tra l’essere “riammessi” (in un’epoca in cui le serie inferiori non sempre si giocavano) e l’essere squadra privilegiata a disputare uno spareggio per non retrocedere.

Infine, a chi sostiene che l’ultimo posto dell’Inter del 1922 era qualcosa di cui non tener conto, poiché “ottenuto” in un campionato che non c’è più, va ricordato che quell’anno furono assegnati due titoli di Campione, vinti da Pro Vercelli (Cci) e Novese (Figc), i quali sono tutt’oggi trofei validissimi . C’è invece da chiedersi perché la Juventus, che aveva vinto due campionati, nel 1908 e nel 1909, abbia dovuto vederseli sottrarre per ragioni ancora oggi ignote. In sostanza, se il “doppio campionato” lo vincono Pro Vercelli e Novese tutto a posto, se lo vince la Juve, non vale più.

5 : Juventus – Genoa 3-2, da La Gazzetta dello Sport del 17.05.1920
Milano (Campo Neutro), 16.05.1920 – Finale Italia Settentrionale – 1ª Giornata
[…] un quarto d’ora circa prima della fine della partita, il gioco è stato interrotto perché alcuni malintenzionati, facendo eco alle proteste dei giocatori genoani hanno invaso il campo cercando anche di passare a vie dirette contro l’arbitro Varisco che se la è cavata alla meno peggio, mentre il pugilato dilagava e si estendeva nelle vicinanze della palazzina ospitale, che, nel tempo della sospensione, aveva accolto i giocatori tumultuanti. Abbiamo creduto per un momento che la partita non dovesse essere più ripresa per “l’integrità stessa” dell’arbitro minacciato dai giocatori che si ritenevano danneggiati e dal pubblico che aveva preso parte attiva alla contesa; ma soprattutto in nome di quella disciplina sportiva che nel match di ieri è stata brutalmente calpestata. Al contrario, Varisco, credendo alle unanimi preghiere dei dirigenti genoani e juventini, dopo circa una decina di minuti ha fatto riprendere il gioco, in quali condizioni di spirito e di ambienti è facile immaginare. Le sorti del match – che avrebbero anche potuto mutare, dato lo stato di prostrazione dei torinesi, e l’accanimento posto dai rosso-bleu per ottenere almeno il pareggio – rimasero quali erano prima della sospensione. L’estremo “outsider” del Campionato ha battuto così i “favoritissimi”. 

16 maggio 1920 : Juventus Genoa 3-2 a Milano, arbitrò Varisco, ex giocatore dell’US Milanese e fra i 3 giocatori della squadra con la maglia a scacchi bianco neri ad essere convocato in Nazionale.

Al 18° il giocatore genoano Santamaria esce dal campo infortunato per poi rientrare e infine uscire definitivamente di scena al 25° lasciando la propria squadra in inferiorità numerica. All’80° Varisco espelle Della Casa, altro giocatore del Genoa c he resta così in 9, ma lui si rifiuta di uscire e viene spalleggiato dai propri compagni e dai tifosi che minacciano l’arbitro, costretto a fuggire. Il pubblico invade il campo e Varisco, protetto da alcuni spettatori e dall’Arma, si rifugia negli spogliatoi, dove i genoani si rendono protagonisti di episodi di violenza feroce. Qualcuno per calmare gli animi sale su una sedia  e fa un discorso che porta un po’ di calma, così che le guardie regie e alcuni volontari riescono a sedare il tumulto e dopo 20 minuti Varisco ritorna in campo e fa proseguire l’incontro. La gara successiva, decisiva, sarà giocata dalla Juventus proprio a Genova contro l’Inter, che con il pubblico a favore e il direttore arbitrale terrorizzato riesce a vincere e ad accedere alla finalissima.

6 : Dopo una serie di annate tormentate, il campionato italiano trovò nel 1923 la sua definitiva razionalizzazione secondo il format previsto nel Progetto Pozzo, elaborato due anni prima. Il torneo si fondò finalmente su due soli gironi composti dalle migliori società italiane, su un regolare meccanismo di sali-scendi con la Seconda Divisione e una lineare serie di finali per l'assegnazione del titolo. Per sancire la pace ritrovata, la Federazione ideò lo Scudetto, un simbolo da assegnare, alla fine della stagione, ai Campioni d'Italia in carica. L'introduzione di tale fregio aveva anche un secondo fine: con la simbologia ufficiale del triangolino di stoffa, che sarebbe poi diventato per tutti i tifosi il simbolo palpabile del primato nazionale, da quel momento in poi nessuna associazione rivale, come fu al tempo la CCI, avrebbe potuto conferire valore a un titolo alternativo a quello federale. Un altro evento storico caratterizzò l'estate del 1923: il 24 luglio, infatti, Edoardo Agnelli divenne presidente della Juventus. Il nuovo massimo dirigente bianconero diede subito il via ad un'intensa campagna di rafforzamento, che avrebbe potuto dare subito frutti se non fosse stato per l'intricata vicenda del trasferimento del difensore Virginio Rosetta dalla Pro Vercelli ai bianconeri, considerato a torto il primo caso di professionismo in Italia (ad esempio c’è stato molto prima fra gli altri il caso Santamaria del Genoa).

Mentre la Juventus si rinforzava, la Pro Vercelli, una delle squadre più blasonate dell'epoca, si trovava in difficoltà economiche gettando nello scontento i suoi giocatori, che pretendevano sempre più compensi economici. La Pro Vercelli non usava pagare stipendi ai giocatori. Sebbene la pratica di retribuire gli atleti fosse di sottobanco molto diffusa, gli statuti federali ancora vietavano il professionismo. Di fronte al malcontento dei giocatori, la dirigenza della Pro Vercelli, rappresentata dal presidente Luigi Bozino, scrisse una lettera ad ognuno dei suoi giocatori, invitandoli ad andarsene se non la sentivano più di giocare con la Pro Vercelli senza essere retribuiti: due giocatori, Virginio Rosetta e Gustavo Gay, risposero alla lettera con una lettera di dimissioni, che venne accettata dalla società vercellese il 4 settembre. In attesa di trovare una nuova società, i due vennero messi "fuori rosa". Gay fu contattato dal Milan, che gli propose un lauto contratto di giocatore. Gay si appellò quindi alla Federazione di essere iscritto nelle liste di trasferimento in modo da permettere al Milan di acquistarlo. Per cambiare squadra, all'epoca, bisognava però risiedere nella città di appartenenza della squadra nuova, e Gay era residente a Vercelli da diversi anni, per cui, non risiedendo a Milano, non poteva giocare nel Milan. Nonostante ciò, il fatto che il presidente della Lega Nord era Ulisse Baruffini, dirigente del Milan (uomo discutibile, come dimostrò l’esito del duello con Enrico Craveri, ma questa è un’altra storia, anche se pur sempre legata al mondo del calcio) e dunque in conflitto di interessi, oltre al fatto che un certificato dell'azienda Richard Ginori attestava che Gay era dipendente della suddetta azienda e risiedeva a Milano già da due anni, fece sì che la Lega Nord approvò il passaggio di Gay al Milan.

Il 23 e il 30 settembre la Juventus giocò due amichevoli con la Pro Vercelli, dapprima a Vercelli e poi a Torino: notando che la Pro non schierò in campo Gay e Rosetta, il dirigente bianconero Piero Monateri chiese spiegazioni alla Pro Vercelli e la società vercellese rispose che i due erano fuori rosa e che erano liberi di trasferirsi in un'altra squadra.

Saputolo, la Juventus promise un lauto ingaggio a Rosetta per convincerlo a vestire la maglia bianconera: la Juventus, comunque prima di ottenere il via libera al trasferimento di Rosetta, decise di aspettare gli sviluppi del Caso Gay. Il 24 ottobre 1923 la Lega Nord diede il permesso a Gay di poter cambiare squadra e dunque passare al Milan, suscitando lo sdegno del presidente della Pro Vercelli Bozino che si lamentò dello "scippo" del giocatore (del quale, incoerentemente, aveva tuttavia accettato le dimissioni) anche sulle pagine della Gazzetta dello Sport. 

Nel frattempo, era cominciato il campionato e la Juventus, dopo un inizio stentato, recuperò terreno finendo al vertice della classifica in coabitazione con il Genoa. I bianconeri, per rinforzarsi ulteriormente, fecero pressioni sulla Lega Nord affinché approvasse la messa in lista di trasferimento di Rosetta in modo da permettere alla Juventus di tesserarlo: finché Rosetta non fosse stato messo in lista di trasferimento, infatti, l'ex giocatore della Pro Vercelli non poteva vestire i colori della Juventus.

I genoani erano partiti forte in campionato rifilando sei reti al Casale, ma alla sesta giornata incapparono, complice l'infortunio di Edoardo Catto nel primo tempo, nella prima sconfitta dopo trentatré giornate consecutive d'imbattibilità, record che sarebbe rimasto inviolato per 69 anni. I grifoni si ripresero subito, ma fu la Juventus a dar loro filo da torcere: i bianconeri s'imposero nello scontro diretto del 2 dicembre, a Torino, portandosi ad un solo punto di distacco.

Il 7 novembre 1923 Rosetta chiese alla Lega Nord di essere messo in lista di trasferimento essendosi dimesso dalla Pro Vercelli ed avendo intenzione di trasferirsi dalla Juventus, ma il presidente della Lega Nord rimandò ogni decisione al Consiglio di Lega del 1 dicembre.

Rosetta, allora, sporse reclamo alla FIGC, che il 24 novembre 1923 lo accolse, stabilendo che tutti i giocatori le cui dimissioni erano state accettate dalla società di appartenenza erano inseriti automaticamente nelle liste di trasferimento e dunque Rosetta poteva essere tesserato per la Juventus. I bianconeri, forti della deliberazione della FIGC in contrasto con la decisione della Lega Nord, schierarono in campo Rosetta per la prima volta il 25 novembre contro il Modena, vincendo sul campo; il Modena, tuttavia, sporse reclamo alla Lega Nord per la posizione irregolare di Rosetta e la Lega lo accolse, dando vinta la partita al Modena per 2-0 a tavolino. La Juventus replicò sporgendo reclamo alla Presidenza Federale e schierando Rosetta anche nelle due partite successive, ovvero lo scontro diretto contro il Genoa e la partita contro il Padova, vinti entrambi sul campo. Sia i genoani che i patavini, tuttavia, sporsero reclamo per la posizione irregolare di Rosetta e la Lega Nord diede loro ragione, assegnando loro la vittoria per 2-0 a tavolino.

Il vicepresidente bianconero Craveri sporse quindi reclamo alla FIGC per le diverse sconfitte a tavolino subite, ritenendo che, avendo la FIGC stabilito che Rosetta poteva giocare in maglia bianconera, ed essendo la FIGC un organo superiore alla Lega Nord, la posizione del giocatore era regolare e dunque le sconfitte a tavolino erano ingiuste. Il consiglio federale, radunatosi il 15 dicembre, diede ragione alla Juventus restituendole i tre successi nelle partite contro Modena, Genoa e Padova, che la Lega Nord aveva trasformato in sconfitte a tavolino, ed invitando la Lega Nord a rispettare le decisioni della Federazione senza fare di testa propria. A questo punto, essendoci due diverse classifiche, una della FIGC (in cui la Juventus aveva sei punti in più) e una della Lega Nord, Ulisse Baruffini, presidente della Lega Nord, rassegnò le dimissioni, che vennero però respinte dalla Lega, la quale decise di radunare un'assemblea il 6 gennaio 1924 sul Caso Rosetta. La FIGC rispose dichiarando decaduto, il 30 dicembre 1923, l'intero consiglio direttivo della Lega Nord e annullando l'assemblea del 6 gennaio, sostituendola con un'altra da tenersi a Torino il 6 febbraio. Nel frattempo Rosetta scese in campo anche contro la Virtus di Bologna, partita vinta dai bianconeri per 3-0: i bolognesi, tuttavia, non sporsero reclamo, come non lo fecero gli avversari delle partite successive in cui Rosetta scese in campo per la Juventus.

Nel frattempo il 6 gennaio l'assemblea della Lega si tenne comunque, malgrado il divieto della FIGC: alle proteste della Juventus che sostenevano che tale assemblea fosse illegittima, i dirigenti della Lega ribadirono che la FIGC non aveva diritto di dichiarare decaduto il consiglio direttivo della Lega Nord, essendo esso eletto dalle società e non dalla FIGC e che comunque, essendosi stabilita l'assemblea prima del divieto della FIGC di tenerla, essa poteva svolgersi tranquillamente. L'assemblea respinse le dimissioni del Consiglio della Lega Nord e ribadì la posizione irregolare di Rosetta e cercò di scavalcare l'opposizione della FIGC rivolgendosi al CONI, rappresentato da Aldo Finzi, che diede ragione alla Lega Nord.  Il 9 febbraio 1924 si tenne l'assemblea generale, nella quale la Lega Nord, con l'appoggio del CONI, ottenne la vittoria sulla FIGC: il consiglio federale venne sfiduciato e costretto a dimettersi.

La FIGC finì per essere commissariata venendo messa sotto il controllo di un direttorio formato da sette membri: Felice Tonetti, Roberto Gera, Luigi Bianchetti, Paride Nicolato, Enrico Bassani, Duilio Ripardelli e Edoardo Pasteur. Nella prima riunione del suddetto Direttorio, tenutasi il 17 febbraio, si stabilì che Rosetta era da considerare tuttora un giocatore della Pro Vercelli finché essa non l'avesse messo regolarmente nella lista di trasferimento, per cui egli, essendogli stata revocata la tessera di giocatore, non poteva più giocare per il resto della stagione. Lo stesso Direttorio assegnò la sconfitta a tavolino alla Juventus nelle tre partite vinte sul campo contro Modena, Genoa e Padova, graziando però i bianconeri per le altre quattro partite (nelle quali aveva ottenuto tre vittorie e un pareggio) in cui fu schierato Rosetta perché avvenute dopo la messa in lista di trasferimento del giocatore e tenendo conto della buona fede dei bianconeri.

La FIGC decise di convocare comunque Rosetta in nazionale: il calciatore, sdegnato per il trattamento ricevuto dalla stessa federazione, rifiutò la convocazione per protesta, perché se non poteva giocare una partita di campionato non intendeva nemmeno giocare in nazionale. La FIGC, allora, non volendo rinunciare a Rosetta, invitò la Juventus a convincere Rosetta ad accettare la convocazione e alla fine questa tattica ebbe successo.

Nelle sei partite successive - tre amichevoli e tre partite delle Olimpiadi 1924 - Rosetta vestì la maglia della Nazionale, anche se formalmente ancora come giocatore della Pro Vercelli, pur avendo lasciato la squadra vercellese da un anno.  

Il risultato dell'affare Rosetta, una delle tante vicissitudini che tormentarono gli albori del calcio italiano, fu che la Juventus si ritrovò tagliata fuori dalla corsa al titolo a tutto vantaggio del Genoa, che si qualificò così alla finale. Senza le tre sconfitte a tavolino della Juventus, sarebbero stati i Bianconeri a sfidare il Bologna nella finale della lega nord per il primo Scudetto della storia, da contendere poi alla vincitrice del girone sud. 
Questa sarebbe stata infatti la classifica finale "sul campo":

Pos.
Squadra
Pt
Giocate
    V
   Pari
     S
 Reti F
Reti S
1.
 Juventus
32
  22
   14
   4
   4
  42
  23
2.
 Genoa
31
  22
   13
   5
   4
  49
  15
3.
 Inter
27
  22
   11
   5
   6
  31
  25
3.
 Livorno
27
  22
   12
   3
   7
  33
  30
3.
 Padova
27
  22
   11
   5
   6
  34
  20
6.
 Alessandria
26
  22
   10
   6
   6
  38
  23
7.
 Casale
22
  22
   10
   2
  10
  25
  34
8.
 Modena
21
  22
    7
   7
   8
  33
  31
9.
 Sampierdarenese
18
  22
    9
   0
  13
  21
  32
10.
 Brescia
13
  22
    5
   3
  14
  17
  39
11.
 Novara
12
  22
    4
   4
  14
  22
  41
12.
 Virtus Bologna
8
  22
    3
   2
  17
  13
  46

Alla fine, comunque, la Juventus riuscì a fine campionato ad ottenere il trasferimento di Rosetta in bianconero. Al congresso delle società calcistiche italiane del 28 e 29 giugno 1924, fu abolita la norma che obbligava il calciatore a risiedere nella città sede del club dove intendeva trasferirsi, aprendo ulteriormente le porte al professionismo, mentre la Juventus, dopo aver minacciato di ritirarsi dal campionato per protesta, cercò di negoziare con la Pro Vercelli per il trasferimento di Rosetta: la Pro Vercelli, rimasta fedele ai valori del dilettantismo, non intendeva mettere nelle liste di trasferimento il giocatore tanto desiderato dai bianconeri, ma la Juventus riuscì a persuaderla accettando di sborsare alla società vercellese un assegno di 50.000 lire in cambio della messa in lista di trasferimento di Rosetta, che passato in bianconero, ricevette comunque il suo stipendio, mascherato come rimborso spese. Meno noto ma del tutto identico al "Caso Rosetta"fu il “Caso Levratto” : nel 1925 Felice Levratto firmo' due cartellini, uno per la Juventus, l'altro per il Genoa. Anche lui aveva "dimenticato" che l'unico cartellino valido per la Federazione era quello gia' firmato per l'Hellas Verona, squadra per la quale giocava e alla quale dovette rimanere dopo aver scontato una lunga squalifica. Passo' poi al Genoa. (Pochi anni dopo proprio il Genoa ingannò il neo acquisto bianconero Sernagiotto facendolo firmare anche per la squadra ligure a sua insaputa, costringendolo la Juve a non poterlo schierare per una stagione intera).

L'altro raggruppamento visse invece un testa a testa fra il Bologna e i granata del Torino: la spuntarono gli emiliani, che raggiunsero così la loro prima, storica finale. Poco dietro la coppia di testa si piazzò la Pro Vercelli. Genoa e Bologna si ritrovarono di fronte per la finale a Marassi. La partita fu assai tesa e si risolse a favore dei padroni di casa solamente nel finale, grazie ad un gol di Neri. Il ritorno si svolse in Emilia una settimana dopo, in un clima infuocato a causa degli strascichi della vicenda di Rosetta, per la quale da più parti erano piovute accuse di favoritismi addosso ai dirigenti della società genovese.

I Grifoni risposero prontamente sul campo nella prima frazione di gioco, con un gol in contropiede di Santamaria. Il parziale inviperì ancora di più il pubblico che, nell'intervallo, diede luogo a disordini e un tentativo di invasione di campo. La gara riprese e la giovane formazione emiliana riuscì a pareggiare con un più che dubbio rigore trasformato da Pozzi. Gli animi si accesero e all'arbitro Panzeri di Milano sfuggì totalmente la situazione di mano, tanto che scoppiò una rissa colossale che lo coinvolse personalmente.

La gara fu sospesa per le inarrestabili intemperanze e la FIGC diede vittoria a tavolino ai liguri i quali, dopo una lunga attesa di più di un mese per il protrarsi del campionato meridionale, a settembre affrontarono nella finalissima i campani del Savoia, contro cui la squadra ligure vinse il proprio nono e a tutt'oggi ultimo Campionato della sua storia.

Curiosamente il decimo titolo per il Genoa non è mai arrivato, eppure nel 30 ci andò vicino, non fosse stato per i tifosi dell’Inter che obbligarono il rigorista Levratto a farsi da parte e il suo sostituto Banchero a calciare fuori il tiro del possibile 3-4 che avrebbe rimesso in discussione l’assegnazione del tricolore del primo campionato di Serie A,
vinto invece proprio dall’Inter dopo aver sconfitto la Juventus nell’incontro successivo (2-0 il 29 giugno). In quell’Inter militava Allemandi, che un dirigente del Torino aveva cercato di corrompere nel 26-27 quando militava nella Juve, proprio prima del derby fra granata e bianconeri campioni in carica, mentre lui risultò uno dei migliori in campo. Quel titolo sarebbe dovuto andare al Bologna, con la Juve seconda a un punto e il Torino squalificato, ma essendo Arpinati un gentiluomo, ammirato anche da Edoardo Agnelli che di lui aveva grande stima, non volle favorire a tutti i costi la propria squadra. Nel 1926 erano stati proprio i giocatori del Bologna ad omaggiare quelli della Juventus che li avevano battuti nella finale nord, donandogli la propria maglia fregiata dello Scudetto, e gli Juventini, dopo la finale vinta con l’Alba Roma, furono accolti trionfalmente anche dal Torino, nemico giurato della squadra emiliana. 

La Stampa Sportiva n.24, giugno 1909