E se la Juventus F.C. 1897 di Torino, anziché aver
conquistato 36 Campionati di massima categoria, o Scudetti, come comunemente
sono definiti, fosse in realtà a soli due dalla quarta stella d’oro ?
In questi giorni successivi alla conquista del settimo
Scudetto consecutivo da parte della Juventus e del primo a soli dieci mesi
dalla propria nascita da parte della Juventus Women, molte persone che
ricoprono cariche pubbliche di rilievo hanno fatto ricorso persino alla
giustizia penale, perché contestano il numero di Campionati vinti dal club
torinese : per loro sarebbero 34 mentre per molti Juventini sono 36.
Ora, tralascio il fatto che la cosiddetta calciopoli sia
stata, come ormai ogni sportivo obiettivo informato a 360 gradi sa bene, una
farsa colossale, un’ingiustizia sportiva gigantesca inflitta alla Juventus
F.C., che fu non solo privata di due Scudetti vinti con pieno merito sul
campo, ma anche dell’immediato futuro a tutto vantaggio di un unico club, e che
la retrocessione a tavolino con tanto di penalizzazione, da un lato causò la
fuga di alcuni calciatori che in quel momento erano tra i più forti al mondo e
che andarono ad accasarsi tra gli altri un paio al Real Madrid, un altro paio
al Barcellona e due di loro al club che più di ogni altro aveva spinto per
abbattere l’odiata e inarrivabile rivale bianconera, mentre dall’altro impedì
che ne arrivassero di nuovi , sia per l’impossibilità di giocare in
competizioni europee sia per la scarsa attrattiva del campionato cadetto
rispetto alla Serie A.
Voglio invece dimostrare che, oltre ad aver subito accuse
feroci, illazioni gratuite e maledizioni da decenni, la Juventus si è vista
anche sottrarre altri titoli vinti sul campo, ma la maggioranza assoluta delle
persone che seguono il calcio ignora tutto ciò. Non mi riferisco ai campionati
che in qualche modo le furono portati via sul terreno di gioco nel corso degli
anni a causa di sviste arbitrali evidenti e seriali e neanche a quelli che
avremmo potuto vincere e che invece per avvenimenti estranei al calcio giocato
ci videro tagliati fuori dalla corsa al titolo o beffati davanti al traguardo,
ma a due tornei ufficiali terminati in modo regolare, a trofei vinti,
festeggiati, portati nella sede del club e poi ignorati.
Per far comprendere il valore di queste vittorie sarà
necessario paragonarle a quelle ottenute dalle avversarie negli stessi anni,
narrando anche alcuni avvenimenti poco noti ma significativi..
Dal momento che i due campionati in questione, sottratti al
conteggio di quelli che il popolo Juventino conosce a memoria, appartengono al
primo decennio del secolo scorso, descriverò come furono ottenuti alcuni titoli
dalle avversarie, resi immortali dall’Albo d’Oro e riconosciuti come validi
dalla F.I.G.C. agli albori del calcio nostrano.
Dopo questa breve introduzione posso iniziare con la sintesi
dei primi tornei calcistici disputati in Italia, inserendo anche qualche
interessante articolo sportivo dove lo riterrò opportuno :
Nel 1898 il Genoa vince il primo campionato della storia del
calcio in Italia disputando due partite. Il regolamento prevedeva due incontri
di semifinali e le vincitrici si sarebbero sfidate poi in finale. Fin qui
niente da obiettare. Le partecipanti al Campionato erano quattro delle sette
squadre che all'epoca costituivano la neonata F.I.F. che diverrà nel 1909
F.I.G.C. L’intero torneo si svolse tutto nella stessa giornata, l’8 maggio
1898, a Torino.
Nel 1899 sono ancora 4 squadre a sfidarsi, con due turni
eliminatori da cui scaturisce la finalista che affronterà il Genoa detentore
del titolo, dispensato da gare di qualificazione e che riuscirà a imporsi di
nuovo in una gara però contestata dall’Internazionale Torino, finalista
sconfitto. Questo secondo torneo fu disputato in 3 giorni (il 2, il 9 e il 16
aprile 1899). In questo caso il Genoa si confermò campione ma fu avvantaggiato
dal fatto di giocare in casa e dall’aver affrontato una sola gara.
Nel 1900 si iscrive per la prima volta anche la Juventus e
le squadre piemontesi si affrontano in un mini girone a tre, con gare di andata
e ritorno da cui scaturisce prima classificata l’FC Torinese, che andrà poi ad
affrontare l’altra squadra neoaffiliata alla F.I.F. insieme alla Juve, il
Milan, sconfiggendolo 3-0 il 15 aprile 1900 e guadagnandosi il diritto di
affrontare il 22 aprile in finale il Genoa, che vincerà anche questa volta.
Il vantaggio di cui ha goduto la squadra
ligure in questo terzo torneo è stato ancora maggiore che in quello precedente,
eppure entrambi i titoli sono validissimi e conteggiati come Scudetti, sia pur
anacronisticamente.
Nel 1901 la F.I.F. organizzò
nuovamente un torneo a eliminazione diretta,
qualificando alla fase nazionale una sola rappresentante per regione. Il
tabellone prevedeva ancora un sistema in base al quale i campioni in carica del
Genoa accedevano direttamente alla finale.
Nell’eliminatoria piemontese, la Juventus sconfigge
5-0 la Ginnastica Torino il 14 aprile 1901 e accede alla semifinale dove cede
al Milan per 2-3 il 28 aprile, in una gara entusiasmante che appassionò al
nuovo sport molte persone. Il 5 maggio 1901
il Milan va a Genova e detronizza il Genoa con un sonoro 0-3, conquistando il
suo primo titolo. Complimenti al Milan per questa splendida vittoria, ma
considerare il Genoa come vice campione la considero una forzatura.
Nel 1902 fu il Milan ad aspettare direttamente in finale la
vincitrice delle qualificazioni regionali. Ma mentre per la Liguria
concorrevano solo 2 squadre così come per la Lombardia di cui una era già in
finale, nel Piemonte di squadre ce n’erano 4 e si affrontarono in un mini
girone da cui scaturì che Juventus ed FC Torinese fossero prime pari merito,
con i bianconeri (la Juve era già zebrata, essendo tale da giorno 8 dicembre
1901 e non dal 1903 come tutti credono) avanti nella differenza reti. Ma
occorre giocare comunque una gara di spareggio e il 23 marzo 1902 è l’FC
Torinese ad imporsi. Intanto il Genoa dopo aver eliminato l’Andrea Doria il 9
marzo, si sbarazza anche della Mediolanum il 16 marzo e in quella che potremmo
definire semifinale supera 3-4 dopo i tempi supplementari l’FC Torinese. Il 13
aprile 1902 in finale si affrontano dunque Milan e Genoa e quest’ultimo vince
il suo quarto titolo battendo i rossoneri 2-0. Ma non si giocò a Milano, come
nelle edizioni passate in cui lo sfidante andava ad affrontare il detentore
nella sua tana, quindi solitamente a Genova, bensì proprio nella città ligure.
Insieme al primo, credo questo sia il successo più limpido e forse quello più
importante del Genoa fino ad ora. E come per l’anno precedente, considerare il
Milan vice campione la considero una forzatura, complimenti invece al Genoa per
la grande vittoria.
Articolo tratto da La Stampa-Gazzetta Piemontese del
14-3-1903 :
FOOTBALL. Il campionato italiano
del foot-ball.
La gara semi-finale del campionato
nazionale avrà luogo domani al velodromo Umberto I. Avremo di fronte genovesi e
torinesi e cioè i campioni della «Juventus» e quelli dell' “Andrea Doria
.Queste due squadre hanno nel 1902 riportato il maggior numero di Vittorie fra
tutte le Società footballistiche italiane. L' « Andrea Doria » riusciva pari
col F. C. Juventus il 4 maggio 1902 ed il 4 batteva il Milan
Foot-Ball-Club a Milano, riusciva pari merito col « F.C. Juventus »
a Vercelli, batteva domenica, 8 marzo, la Mediolanum di Milano ed il
Genoa Foot-Ball-Club ». Il Foot-Bull Club Juventus vinse nell’aprile 1902 per
la terza volta la coppa del Ministero della Pubblica istruzione contro il «
Milan Foot-Ball Club ». In maggio battè in Asti il « F. C. Torinese » e restò
pari con l’Andrea Doria ; a Vercelli vinse la Coppa della Città di Saluzzo
contro l’ Audace di Torino, che batteva nuovamente nella gara per la
Coppa della città di Torino; più tardi batteva il Genoa Foot-Bull Club, attuale
campione d'Italia. Rimane ora in gara dopo aver eliminato recentemente il
F. C. Torinese » e Io « Sport Club Audace. Fece così, dall'aprile 1902, 10
match , dei quali ne vinse 8 e fece pari 2 volte, segnando al proprio
attivo 26 gol, dei quali 2 contestati e 7 al passivo, con una media di circa 3
e mezzo contro 1.
1902: COPPA CITTA’ DI TORINO
Torino (Velodromo Umberto I), 2 novembre 1902
Juventus-Milan 3-3 (1-1) dopo prolungamento a oltranza
La Stampa, 3 novembre 1902 :
La gara di foot-ball per la Coppa
della Città di Torino
Ieri al Velodromo Umberto I, alla
presenza di numerosi sportsmen, ebbe luogo il match decisivo per la Coppa della
Città di Torino (triennale). Lo sport di ieri riuscì interessantissimo. Le due
squadre in gara erano quella del Club Juventus di Torino e quella del Cricket
Foot-Ball Club di Milano. La lotta si impegnò viva fin da principio, sollevando
frequenti applausi. Nella prima ripresa (45 minuti) le due squadre segnarono 1
goal ciascuna; nella seconda ripresa ne fecero 2. La partita, splendida sotto
ogni rapporto terminò così con parità di goals; 3 all'attivo di ambedue le
squadre. Terminate le due riprese, la squadra milanese stanca non volle
continuare la gara. Il referee, signor Calì, dichiarò vincitrice del match la
valente squadra di Torino.
Nel 1903 le partecipanti al Campionato erano sei ed
era stata prevista un’eliminazione progressiva a sorteggio : la Juventus ebbe
la sfortuna di giocare per prima, insieme al F. C. Torinese. Vincendo quella
gara (5-0 giorno 1 marzo 1903) la squadra bianconera acquisisce il diritto di
affrontare in successione le altre squadre di Piemonte, Liguria e Lombardia.
Sotto i suoi colpi cadono la società ginnastica Audace Torino (1-2 giorno 8
marzo), poi quella genovese dell’Andrea Doria (7-1 il 15 marzo), infine, a
Milano, il Milan (0-2 il 22 marzo). A quel punto la Juventus si reca a Genova
ad affrontare i detentori del titolo. Il Genoa, avvantaggiato dalla dispensa da
turni eliminatori e dal campo e tifo di casa, si aggiudicò il match per 3-0 e
con esso la quinta coppa del titolo nazionale. Va sottolineato che la finale
persa a Genova fu disputata il 13 aprile 1903 e che i ragazzi della Juventus
dovettero affrontare prima due forti formazioni svizzere : il 10 aprile il
Montriond Losanna ( che vinse 0-1) e il 12 aprile (vigilia della finale) il
Ginevra (contro cui riuscì a imporsi 4-2 con dei rinforzi dell’Audace e dell’FC
Torinese).
La Stampa, 23 novembre1903 :
Foot-ball. La gara per la Coppa di Torino.
La seconda vittoria dei torinesi
Ieri, col match di foot-ball è terminata la seconda gara della Coppa di Torino.
Le medesime squadre che l'anno scorso disputarono il bellissimo premio offerto
dal nostro Municipio si trovarono oggi nuovamente in gara sul prato del
Velodromo Umberto I, dove numerosi sportman si erano dati convegno per
assistere all'interessante partita. La prova odierna non riuscì diversamente; i
campioni di entrambe le squadre fecero del loro meglio per rendere interessante
il giuoco, e vincitori e vinti furono a lungo applauditi dal pubblico. Il match
ebbe luogo in due riprese di 45 minuti. Nella prima ripresa non fu segnato
alcun goal. Nella seconda ripresa i torinesi ne fecero subito uno; i milanesi a
loro volta opposero viva resistenza ai giovani e forti campioni della Juventus.
E questi ultimi vinsero così per un goal a zero anche questa seconda gara. La
squadra torinese (Juventus) era composta dai signori: Durante, Varetti, Hess,
Delle Case, Goccione, Nizza, Armano, Dich, Rolandi, Streule, Malvano. Facevano
parte invece, del Milan Criket and Foot-ballClub i signori: Firpi, Kilpin,
Suter, Angeloni, Walty, Meschia, Gregoletto, Young, Canfari, Cederna e Pedroni.
Il match ebbe luogo sotto la direzione del referee signor Dobbie. I torinesi hanno così vinto due dei tre matches stabiliti dal
regolamento della gara per la Coppa Città di Torino.
La Stampa Sportiva, 29-11-1903 :
Domenica, 22 novembre, a Torino, nel prato del velodromo
Umberto I, l'”Juventus” Football-Club di Torino batteva il Milan-Club con un
goal (porta) a zero, dopo una lotta accanita di un'ora e mezza, vincendo così
per il secondo anno la Coppa d'argento del Municipio di Torino. Questa la
notizia telegrafica che sarà passata inosservata alla maggior parte del
pubblico italiano che non conosce o, quel che è peggio, malamente conosce il
“football”, nome esotico di sport originariamente nostrano, ma che colle
profonde modificazioni subite dal gioco che attualmente si pratica in tutto il
mondo, sarebbe ingiusto chiamare coll'antico nome italiano di calcio. Eppure
noi vorremmo che tutti gli indifferenti e i detrattori di questo “re dei giochi
all'aria aperta”, come lo ebbe a chiamare il compianto Draghicchio, si fossero
trovati domenica sulla verde pelouse dell'Umberto; crediamo che si sarebbero
facilmente convinti che il “football” è un gioco eminentemente atletico, nel
senso classico della parola, estetico nell'assieme e nell'ampiezza del quadro,
e che necessita uno sforzo di intelligenza, come tutti gli sports,
e di volontà, quali non pensano quelli che, ora da noi, come già
nei suoi primordi in Inghilterra e in Francia, lo classificano un gioco da
“gonjats”. E così che non conoscendo e non apprezzandolo il pubblico italiano
sta lontano dalla gare di football, mentre chi per curiosità o per combinazione
assiste ad una gara, ben presto si convince quanto fosse infondata la sua
prevenzione e ingiusta la sua indifferenza e facilmente si converte in nuovo
sport. * Ecco perché il scelto e numeroso pubblico che domenica scorsa consigliato
dalle tepente giornata era accorso al Velodromo Umberto I, passò gradatamente
dalla curiosità all'interesse, dall'interesse all'entusiasmo e con vive
acclamazioni sottolineava i colpi migliori e coronava i bellissimi giochi
scelti da entrambe le squadre che si misuravano in gara. La Coppa di Torino,
istituita l'anno scorso, era stata vinta dal “Juventus” F. C. Quest'anno,
eliminati la S. C. “Audace” e l'”Andrea Doria” di Genova (forfait), rimasero in
finale nuovamente l'”Juventus” e il “MilanClub”. Gli sportsmens, che conoscendo
il valore della squadra torinese e di quella milanese, nella quale erano i
notissimi Kilpin e Suter, la miglior coppia di backs che abbia mai giocato in
Italia, si ripromettevano una gara splendida, non furono delusi, anzi. Nella
prima ripresa i bianchi e neri, incoraggiati dalle acclamazioni del pubblico,
che, cosa strana per Torino, è stato tutto il tempo di una nervosità e di
un'ammirazione straordinaria, attaccano continuamente; ma i backs milanesi e il
bravo goalkeeper (portiere) Firpi, liberano costantemente il campo. In
complesso dunque gioco splendido, ma troppo individuale, da parte della
“Juventus”. Nella seconda ripresa, cambiando metodo, i torinesi avanzano di
nuovo sotto il goal avversario e marcano un primo punto che fa andar in
visibilio il pubblico; i bianchi e neri, eccitati, caricano ancora
disperatamente; nasce una contestazione, il pubblico “chauvin” vuol goal, ma
l'arbitro non lo concede e notiamo con piacere che i giocatori s'astengono da
ogni discussione. Sembra in ultimo che i torinesi cedono a poco a poco
all'assalto degli avversari, ma la fine arriva senza cambiamenti.
Nel 1904 le partecipanti al Campionato furono 5. Fu
mantenuto il sistema dell’eliminazione a sorteggio e anche questa volta la
vincitrice delle eliminatorie incontrò la detentrice del titolo, il solito
Genoa, nuovamente dispensato da turni di qualificazione. Il 6 marzo 1904 la
Juventus elimina l’FC Torinese (3-2), il 13 marzo Milan - Juventus finisce 1-1
dopo i tempi supplementari. La ripetizione della gara si gioca di nuovo a
Milano e la Juventus riesce ad imporsi 0-3 giorno 20 marzo. La finale viene
disputata a Genova e il Genoa batte 1-0 la Juventus con un gol direttamente
dalla propria metà campo a causa del forte vento. Ma è interessante
sottolineare ciò che viene scritto nel giornale “il Ginnasta”, in uno splendido
e sbalorditivo articolo del 15 gennaio relativo alla Coppa Città di Torino (che
vede il successo della Juventus per il secondo anno consecutivo), quindi
antecedente l’inizio del Campionato, di cui riporto uno stralcio :
<<Quattro erano le Società
inscritte a questa gara : l' « Andrea Doria », di Genova, il « Milan Criket and
foot-ball Club », il « Iuventus foot-ball Club» di Torino e lo « Sport Club
Audace » pure di Torino. In sostanza, salvo la consueta deplorevole assenza del
« Genoa foot-ball Club » la riunione di queste quattro valentissime squadre,
dava alla gara il carattere di un vero campionato « principio di stagione » il
cui risultato, sommato a quelli che le diverse squadre otterranno nel 1904,
servirà a dare una idea della superiorità rispettiva di esse durante l' annata,
molto meglio che non la stessa gara di campionato , le cui modalità non sono
certamente state dettate con equo criterio sportivo.>>
E in quanto a vittorie di prestigio per l’epoca, Juventus e
Milan erano almeno una spanna sopra rispetto al pur temibile e glorioso Genoa
che vince campionati in serie.
Tutti i titoli fin qui ottenuti sono riconosciuti come
validi, ufficiali, inseriti nell’Albo d’Oro.
Il titolo del Milan, del 1906, è valido, ufficiale. Ecco
però cosa fu scritto sulla Gazzetta dello Sport alla fine del torneo :
Il Milano F.B.C.
campione d’Italia pel mancato intervento del F.B.C. Juventus di Torino.
Campione d’Italia il
Milano F.B.C. ?
Non crediamo che questo
risultato accontenti qualcuno, e specialmente il Milano FBC, che non ad una
superiorità provata, bensì ad un rifiuto, in parte giustificato, di intervento
da parte della forte squadra della Juventus, deve un primato, che in fondo non
è tale. Questi campionati nacquero sotto cattiva stella. Benché la F.F.B.I. sia
una delle associazioni sportive meglio organizzate d’Italia, pure essa ha
dovuto duramente provare come non sempre i risultati rispondano alla buona
volontà e alle fatiche dei dirigenti.
Campione d’Italia il
Milano ? No, ciò non può essere. Il Milano non può accettare ciò che forse nel
campo di giuoco avrebbe potuto meritatamente conquistare. Bisogna convenire che
molte delle ragioni avanzate dalla Juventus per spiegare le ragioni del loro
rifiuto, non sono di trascurabile importanza.
Si cerca un campo
neutro e si sceglie un campo milanese. Neutro. Ma chi non sa che non è solo la
conoscenza del campo che può influire sull’esito di una partita, ma più spesso,
e maggiormente, è il pubblico, quando specialmente questo dà così di sovente,
prove d’indisciplinatezza e di poca educazione sportiva ? Queste garanzie, non
si può con sicurezza affermare, fossero della scelta fatta dal Consiglio
Direttivo della F.F.B.I. concesse alla Juventus con la scelta del campo della
U.S.M.
Secondo i regolamenti,
il Milano deve essere dichiarato vincitore. E sia.
Ma il Milano moralmente
non può considerarsi tale.
Il Milan era già in “vacanza”, o per meglio dire concentrato
su altri obiettivi e ormai disinteressato al Campionato, avendo pareggiato con
il Genoa e perso con la Juventus, mentre il Genoa aveva pareggiato l’andata con
la Juve e con il Milan e perso con la Juve il ritorno : dunque il Milan doveva
giocare due gare e aveva un 1 punto, il Genoa doveva giocarne una e aveva 2
punti, quindi era nell’impossibilità di raggiungere la Juventus. Per ripicca
diede “forfait” contro il Milan e i rossoneri si portarono a 2 punti di
distanza dai bianconeri e con lo scontro diretto da giocare a Milano e poi vinto
1-0. Si rese necessario uno spareggio, che fu disputato a Torino e che terminò
0-0. Occorreva perciò disputare la “bella” e la federazione scelse come “campo
neutro” Milano, motivo per cui il presidente della Juve, Dick, rifiutò di far
giocare la sua squadra e il titolo andò al Milan, 100 anni prima dello Scudetto
del 2005-06, scippato alla Juventus che l’aveva conquistato, e regalato
all’Inter da Guido Rossi, tifoso del club nero blu del cui consiglio
d’amministrazione faceva parte.
La sfida di ritorno fra Juventus e Genoa fu
disputata sul neutro di Milano, dopo che la gara di Torino era stata sospesa e
annullata sul risultato di 1-0 per la Juve e che il portiere Juventino Durante
ebbe parato due rigori al Genoa, così che un nostro tifoso degli inizi del
secolo scorso ebbe un moto d’orgoglio rimarcando la prodezza del proprio
estremo difensore, in barba alle lamentele del Genoa che pretese a distanza di
qualche minuto dal rigore sbagliato di poterlo ripetere, con la scusa che la
parata fosse sembrata non regolamentare.
Fu dunque lo svizzero
Dick a rinunciare a giocare la finale del torneo, consegnando di fatto il
titolo di Campione d’Italia al Milan. Pochi mesi dopo fondò il Torino lasciando
la Juve in ristrettezze economiche e privandola di alcuni fra i giocatori più
forti, suoi dipendenti, minacciandoli di licenziamento qualora non l’avessero
seguito, per dispetto, perché voleva
portare la Juve all'estero e cambiarle nome attratto dall’idea di utilizzare la
squadra per ottenere un guadagno a differenza dei ragazzi che invece amavano il
dilettantismo e giocavano per passione e divertimento. Anche
il campo da gioco divenne proprietà del Torino e la Juve tornò a quello dei
primi anni, in Piazza D’Armi. Ci fu chi rifiutò di tradire la maglia bianconera
e gli amici Juventini, come ad esempio il giovane Barberis, che perse il lavoro
ed Hess, connazionale di Dick, che divenne in seguito fondamentale per la
sopravvivenza e il futuro della nostra fede ben prima dell’avvento dell’era
Agnelli. Dick morirà suicida il 10
agosto 1909 sparandosi, perché dopo essere stato nominato presidente della
neonata "Associazione dei Fabbricanti italiani di Calzature" aveva
compiuto alcuni errori nelle emissioni degli ordini, a causa dei quali
l'azienda perse quasi 100000 lire.
E' assolutamente falso affermare che
fu uno dei fondatori della Juve (lo fu invece del Torino), anche perché era nato nel 1865 tra le altre cose e nel
1897 non era certo un liceale fra i 13 e i 17 anni.
1908 e 1909
Il 20 ottobre 1907 nella riunione straordinaria
della FIF a Milano fu presa la decisione di sdoppiare il Campionato. Si tratta
di due campionati alla pari, federale (Coppa Spensley) e italiano (Coppa Buni),
e anzi quello federale (poi vinto dalla Juve) viene indicato come “maggior
gara”. Le vincitrici dovevano essere considerate entrambe Campioni d’Italia.
Poi sarà ratificata nella successiva riunione del 10 novembre 1907, stessa
sede. Al campionato federale di Prima Categoria si iscrivono Andrea Doria,
Juventus e Milan; viene stabilito il seguente calendario: 5 gennaio 1908:
Milan-Doria; 19 gennaio 1908: Doria-Juve; 26
gennaio 1908: Milan-Juve; 2 febbraio 1908: Milan-Doria; 9 febbraio 1908:
Juve-Milan; 23 febbraio 1908: Juve-Doria. Nella riunione dei suoi soci tenuta
il 30 dicembre 1907, il Milan decide di “astenersi dalle gare di campionato”.
Ecco che rimangono Doria e Juve, che seguono il calendario già stabilito. Nel
Regolamento dei Campionati, l’articolo 2 stabilisce che il Campionato di I
Categoria è suddiviso in Campionato Federale e Campionato Italiano, alla pari.
19 gennaio 1908 Andrea
Doria - Juventus 0-3
23 febbraio 1908
Juventus - Andrea Doria 0-1
Per la miglior differenza reti, la Juve ha diritto a disputare lo spareggio decisivo sul proprio campo.
15 marzo 1908: Juventus
- Andrea Doria 2-2
Incontro annullato per delibera della federazione per errore tecnico arbitrale (azione del 2-2 dell’AD).
Incontro annullato per delibera della federazione per errore tecnico arbitrale (azione del 2-2 dell’AD).
10 maggio 1908 Juventus
- Andrea Doria 5-1
Juventus Campione d’Italia (Titolo Federale) 1908
Juventus Campione d’Italia (Titolo Federale) 1908
La Juve vince quindi il trofeo Spensley, che
premiava i Campioni d’Italia. Però la Federazione, che aveva organizzato nel
1908 anche un torneo riservato ai soli giocatori italiani mantenendo però il
Campionato Federale, non annoverò quest’ultimo nell’Albo d’Oro e
considerò ufficiale solo il nuovo, il Campionato Italiano vinto dalla Pro
Vercelli.
Stranamente nell’anno successivo riconsiderò
ufficiale quello Federale vinto sempre dalla Pro Vercelli mentre quello
Italiano vinto dalla Juve divenne non ufficiale, eppure l’anno prima era
l’unico valido.
Ho trovato due risposte spulciando nei vecchi almanacchi
: la prima è che nelle annotazioni del cosiddetto “libro d’oro del campionato
italiano”, il primo autore dell’articolo dimenticò o ignorò le vittorie
juventine e chi successivamente scrisse su questo argomento riportò lo stessa
dimenticanza nell’Albo d’Oro. La seconda la darò più avanti. Questa mia prima
risposta è confermata da numerosi errori storici, ne citerò adesso giusto un
paio : l’errore della foto della squadra juventina ritenuta essere del 1903,
che in realtà è degli anni 20 o quello di considerare che la Juve fu eliminata
dopo la prima gara alla sua prima partecipazione al campionato nel 1900 .
Nella 1909 si ripete lo schema dei due
campionati distinti, prima il Federale (Coppa Oberti, nuovo trofeo messo in
palio), poi l’Italiano (Coppa Buni). L’8 novembre viene ufficializzato il tutto
nell’assemblea FIGC (non più FIF) a Milano, dove si ricompongono parzialmente
gli strappi di un anno prima, e dove viene confermata la pari importanza dei
due tornei (sempre all’articolo 2 del Regolamento).
Dopo lo svolgimento del torneo Federale, vinto
dalla Pro Vercelli in finale sull’US Milanese, curiosamente due formazioni
interamente composte da giocatori italiani in un torneo che prevedeva anche il
possibile utilizzo di stranieri, e con la Juve detentrice del trofeo eliminata
dal Torino, a sua volta eliminato dai Vercellesi, si parte con il torneo
interamente “Italiano”, a cui si iscrivono nove formazioni, divise in 4 gironi:
Girone Piemontese: Juventus, Piemonte, Torino. Girone Ligure: Andrea Doria,
Genoa. Girone Lombardo: Milan, US Milanese. Girone Veneto: Vicenza. Detentrice
del Trofeo: Pro Vercelli, in attesa di misurarsi con la vincente del Girone
Piemontese.
Il 28 marzo è in programma Juventus - Torino, ma
i granata non si presentano, decisione in realtà presa alcuni giorni prima per
screditare l’importanza del torneo, e infatti il Torino gioca sul suo campo e
difende la Palla Dapples dagli sfidanti del Milan. Rimane quindi la sfida tra
le formazioni del Piemonte e della Juventus.
25 aprile 1909 Piemonte - Juventus 0-1
25 aprile 1909 Piemonte - Juventus 0-1
Il 2 maggio sono in programma le sfide tra
Andrea Doria e Genoa e tra US Milanese e Milan, ma rossoblù liguri e rossoneri
lombardi si ritirano dal Campionato ancor prima di scendere in campo;
incredibilmente, anche la Pro Vercelli, interamente italiana, detentrice della
Coppa Buni vinta l’anno prima, e freschissima vincitrice della Coppa Oberti
(Campionato Federale) si ritira dal torneo, lasciando quindi via libera alla
Juve per la semifinale. Le semifinali sono quindi: Andrea Doria-Juventus e
Vicenza-US Milanese.
9 maggio 1909 Andrea
Doria - Juventus 3-1
16 maggio 1909 Juventus - Andrea Doria 4-2
Dopo questo incontro è necessario uno spareggio, da giocarsi in campo neutro per la perfetta parità di punti e reti delle due squadre (l’AD usufruì giustamente di due rigori, uno all’andata e uno al ritorno).
16 maggio 1909 Juventus - Andrea Doria 4-2
Dopo questo incontro è necessario uno spareggio, da giocarsi in campo neutro per la perfetta parità di punti e reti delle due squadre (l’AD usufruì giustamente di due rigori, uno all’andata e uno al ritorno).
Nell’altra semifinale l’Unione Sportiva Milanese (US Milanese) si sbarazza del Vicenza con un complessivo 10-1 (1-2 nella gara di andata e 8-0 in quella di ritorno).
23 maggio, spareggio,
Andrea Doria – Juventus 0-1 dopo prolungamento a oltranza
Finale di andata: 30
maggio 1909: Juventus - Us Milanese 1-1
Finale di ritorno: 6 giugno 1909: Us Milanese - Juventus 1-2
Finale di ritorno: 6 giugno 1909: Us Milanese - Juventus 1-2
Juventus Campione d’Italia (torneo Italiano, Coppa Buni) 1909
Alla Juventus non fu assegnata
la Coppa Spensley che le spettava di diritto in quanto Campione Federale,
perché il Milan detentore in carica l'aveva polemicamente riconsegnata a
Spensley, rappresentante del Genoa; all'inizio della stagione successiva, fu
deliberato che la Coppa venisse assegnata al Milan, la società che l'aveva
vinta per due volte di fila (1906 e 1907), perché si era stabilito che chi l’avesse ottenuto per tre volte
(come la precedente Coppa Fawcus) ne sarebbe divenuto proprietario per sempre.
Riepilogando :
Nel 1908, dopo aver battuto l’Andrea Doria fuori casa 0-3 e
aver perso a Torino 0-1, la Juventus sconfigge 5-1 la squadra ligure nello
spareggio della finalissima e conquista il Campionato Federale di Prima
Categoria, il 10 maggio, dopo aver superato già il 29 marzo per 8-2 questa
compagine nel Torneo Internazionale della Stampa Sportiva. La Pro Vercelli
intanto ottiene il Campionato Italiano, dopo aver eliminato la stessa Juventus,
pareggiando 1-1 a Vercelli il 2 marzo e vinto a Torino 0-2 giorno 8 marzo.
L’anno successivo la Juventus conquista allora il Campionato Italiano (1), dopo
aver superato in finale l’Unione Sportiva Milanese, con un pareggio a Torino
per 1-1 il 30 maggio e una vittoria per 1-2 fuori casa il 6 giugno e dopo aver
eliminato in precedenza per 1-0 il Piemonte il 25 aprile, i campioni in carica
della Pro Vercelli per 2-0 a tavolino per “forfait” dei vercellesi, il 2 maggio
e l’Andrea Doria in semifinale, con una sconfitta fuori casa per 3-1 il 9
maggio e una vittoria in casa 4-2 il 16 maggio e infine una vittoria per 0-1 il
23 maggio nello spareggio. La Pro Vercelli ottiene invece il Campionato
Federale, dopo aver eliminato tra le altre anche il Torino, che aveva eliminato
a sua volta la Juventus battendola 1-0 il 10 gennaio, perdendo 3-1 il 17 e
infine vincendo lo spareggio 0-1 il 24 gennaio.
La competizione fu falcidiata dai boicottaggi: adducendo
improvvisi impegni nella Palla Dapples, il Torino e il Milan non si
presentarono ai derby del 28 marzo, quello dei rossoneri contro l'USM, poiché
l'Inter rifiutò fin dal principio di partecipare ad un torneo che era
l'antitesi del suo principio fondativo.
Appresa la posizione degli altri due Football Clubs,
vi si accodò anche il Genoa atteso dal derby del 2 maggio, stesso giorno in cui
si ritirò anche la Pro Vercelli: quella delle casacche bianche fu la defezione
più significativa, poiché dimostrava che gli stessi campioni d'Italia del 1908
consideravano il campionato federale 1909, peraltro anch'esso da loro vinto, e
non questo campionato, quello assegnatario del titolo assoluto di quest'annata.
Il campionato italiano iniziò alla
conclusione del campionato federale, e aveva la stessa formula: eliminatorie
regionali, due semifinali e una finale. La Juventus, eliminata dal Campionato
Federale dal Torino, puntava al riscatto puntando alla vittoria del Campionato
italiano, la cui importanza, secondo La Stampa, non era inferiore a
quella del Campionato federale: «E la Juventus godrà di un certo riposo,
che le auguriamo foriero di miglioramento di stile di gioco, e preludio
necessario ad assicurarsi l'altro campionato, quello più ambito ancora:
il Campionato italiano!».
Fin dalle eliminatorie, tuttavia, il torneo fu
caratterizzato da una serie di forfait da parte delle squadre
"spurie internazionali". Il settimanale La Stampa Sportiva commentò:
«I Campionati italiani di quest'anno, se pur volgono relativamente a bene
perché con lodevole fretta verranno in breve sbrigati, dal lato sportivo
rappresentano invece una specie di... liquidazione volontaria per gli
inaspettati e numerosi forfait dichiaratisi alla vigilia delle eliminatorie
regionali».
Torino e Milan, prive di buoni elementi italiani,
preferirono ritirarsi dal Torneo, spingendo il Genoa, che all'epoca si
uniformava ad ogni decisione presa dai due club, a fare altrettanto. A maggio
il torneo fu nei fatti compromesso quando si ritirò dal torneo anche
l'italianissima Pro Vercelli la quale, pur detentrice uscente della Coppa Buni,
ma fresca conquistatrice della Coppa Oberti, rinunciò volontariamente a
difendere la prima, in quanto «troppo carica di allori e con tre o quattro
elementi di prima squadra sotto le armi».
Risultarono poi assai discutibili i motivi per cui Torino e
Milan preferirono ritirarsi dal campionato, rinunciando alla disputa delle
eliminatorie Juventus-Torino e US Milanese-Milan del 28 marzo: in quello stesso
giorno torinisti e milanisti si dovevano scontrare in una gara di Palla
Dapples. Il settimanale La Stampa Sportiva commentò: «Ora noi chiediamo
alla Federazione: è giusto che senza motivo plausibile una Società rinunci ad
un match di Campionato per effettuarne un altro di gara libera sul proprio
campo, defraudando in tal modo il Club avversario degli introiti che il match
fissato dal Calendario avrebbe potuto procurare? È o non è una canzonatura
questa di rinunciare ad un incontro di Campionato, per sostenerne in sua vece
un altro nello stesso giorno, sul proprio campo, per la Palla Dapples? In
Inghilterra simili irregolarità verrebbero punite con forti ammende, ed un
forfait non giustificato comporterebbe la squalifica della squadra da tutte le
altre gare di Campionato. Ci pensi la nostra Federazione a frenare in tempo
queste licenze... poco poetiche, per la serietà e la correttezza dello sport
italiano.»
Il risultato di tutti questi forfait è che nei fatti
si disputò una sola gara di eliminatorie regionali, Juventus-Piemonte, che vide
la sofferta vittoria bianconera, per 1-0, con rete decisiva siglata da Bianchi
a soli cinque minuti dal termine. US Milanese e Andrea Doria si qualificarono
direttamente alle semifinali per forfait di Milan e Genoa, mentre il Vicenza, unico
iscritto nel Veneto, era già qualificato d'ufficio.
Nonostante i numerosi forfait che finirono con il
comprometterne l'esito, il campionato continuò, con squadre di sicuro valore come la US Milanese vicecampione federale 1909,
la Doria, che tanto aveva fatto soffrire il pluridecorato Genoa nelle
eliminatorie liguri del campionato federale, e la Juventus. In semifinale la
Juventus affrontò la Doria: all'andata a Genova i liguri si
imposero in rimonta per 3-1, ma i bianconeri riuscirono a ribaltare al ritorno,
vincendo nel proprio campo per 4-2, rendendo dunque necessario uno spareggio in
cui la Juventus ebbe la meglio solo al 15º minuto dell'oltranza con una
risicata vittoria per 1-0.
Nella semifinale lombardo-veneta, l'USM si sbarazzò con
facilità dei veneti dell'ACIVI Vicenza, espugnando il campo avversario per 2-1
e andando poi a travolgere i veneti per 8-0 sfruttando il fattore campo. La
finale tra Juventus e USM fu assai equilibrata e i lombardi riuscirono a
strappare un pareggio per 1-1 a Torino nella gara di andata; al ritorno però,
nonostante il fattore campo sfavorevole, la Juventus seppe imporsi per 2-1,
sfruttando anche la stanchezza mostrata nella ripresa dai milanesi, espugnando
il campo dell'US Milanese e aggiudicandosi così il Campionato italiano e
la Coppa Romolo Buni, vinti l'anno precedente dalla Pro Vercelli.
Il settimanale La Stampa Sportiva commentò:
« La splendida Coppa Buni passa dunque da
Vercelli a Torino. Ben però se la meritano. Il loro giuoco più forte dei
milanesi è anche molto più scientifico, armonioso, compatto. Come decisi sono
nell'attacco, pure molto decisi sono nella difesa. Ben difficilmente lasciano
addossarsi gli avversari alla loro porta. I loro calci lunghi e sicuri, i colpi
di testa che difficilmente sbagliano rendono questa difesa una delle più sicure
e forti.
A loro dunque il meritato lauro della vittoria, a loro il glorioso titolo di Campioni d'Italia.
All'U.S.M., l'eterna seconda di ogni grande cimento, l'augurio che nella prossima stagione sappia affermarsi, e sappia incidere nel libro d'oro dei campionati italiani, accanto alla Pro Vercelli e alla Juventus il proprio nome. »
A loro dunque il meritato lauro della vittoria, a loro il glorioso titolo di Campioni d'Italia.
All'U.S.M., l'eterna seconda di ogni grande cimento, l'augurio che nella prossima stagione sappia affermarsi, e sappia incidere nel libro d'oro dei campionati italiani, accanto alla Pro Vercelli e alla Juventus il proprio nome. »
Si noti che Il corriere della sera,
alcuni mesi dopo, discutendo delle squadre che probabilmente si sarebbero
iscritte al campionato 1909-10, presentò la Pro Vercelli come campione federale
1909 e la Juventus come campione italiano 1909 (1); si evince così che,
all'epoca della stesura dell'articolo (fine ottobre 1909), il titolo della Juventus
non era stato ancora disconosciuto (in caso contrario il redattore avrebbe
definito la Pro Vercelli campioni d'Italia 1909 e non avrebbe citato affatto il
campionato vinto dai bianconeri).
La FIGC disconobbe il titolo federale 1908
vinto dalla Juventus e i titoli italiani 1909 e 1910 vinti dalla Juventus e
della Pro Vercelli, in quanto screditati dai boicottaggi dei grandi club: già
nell'Almanacco dello sport 1914, Pro Vercelli e Inter vengono, infatti,
riportati in un albo d'oro aggiornato fino al 1911-12 come vincitrici uniche
dei campionati 1908, 1909 e 1910.
Riconosce però quello della Pro Vercelli vinto
nel Campionato della CCI.
Non è assurdo ?
Qualcuno potrebbe dire che la delegittimazione
del Campionato Federale 1908 fu causata, oltre che dalla diatriba sulla Coppa
Spensley, dal fatto che a esso presero parte solo due squadre (entrambe
costituite da giocatori italiani) e che presero tra l'altro parte anche al
Campionato Italiano 1908 vinto dalla Pro Vercelli.
Per alcune ragioni, si tiene conto dei
successi vercellesi e di quello dell’Inter riguardo il triennio 1908-1910, ma
le motivazioni sono ipocrite e decisamente parziali, oltre che facilmente
smontabili.
Il fatto che molte squadre abbiano rinunciato
non deve sminuire il trofeo, altrimenti anche il titolo del 1906, vinto proprio
dal Milan che fu tra i capo fila delle squadre che diedero forfait, dovrebbe
essere invalidato vista la più che giustificabile rinuncia della Juventus.
Anche i primi titoli del Genoa dovrebbero
subire la stessa sorte, dal momento che la metà delle formazioni iscritte alla
F.I.F non presero parte al torneo nel 1898 e nel 1899 e considerando inoltre
che la detentrice del trofeo disputava una sola gara a differenza della
Juventus che ne disputò certamente più di una sia nel 1908 sia nel 1909.
E ancora : cambiare le regole in corso nel
2001 a favore della diretta concorrente della Juventus o costringere la quadra
bianconera a disputare una gara in una pozzanghera dopo che il tempo di attesa
permesso dalle regole affinché cessasse il diluvio era passato abbondantemente
e nonostante il campo fosse impraticabile, contribuendo a far perdere uno
Scudetto nel 2000, o far regalare il titolo Juventino del 2006 all’Inter da un
membro del CdA della stessa Inter (che non era in regola neanche semplicemente
per poter essere iscritta al campionato di Serie A), è stato regolare per la
F.I.G.C. ?
E’ stato tutto sportivamente corretto ?
Alla Juventus mancano dunque altri 2 Campionati,
oltre a quelli che le sono stati scippati a causa della colossale truffa/farsa
del 2006.
Ad oggi, la Juventus ha quindi conquistato 38
Campionati di massima categoria e 1 di B, per un totale di 39 primi posti finali.
Ora, considerando che :
-
II Genoa ha vinto tre titoli giocando una sola partita contro squadre che
invece avevano affrontato numerose gare eliminatorie, come la Juventus che nel
1903 era esausta mentre il Genoa era fresco e giocava anche in casa.
-
Il Milan ha vinto un
titolo regalato da Dick che decise di non presentare in campo la squadra
-
L’Internazionale ha vinto il Campionato Federale del 1910 affrontando una
squadra di bambini della Pro Vercelli e non si trattava di spareggio per il
titolo assoluto, ma solo per quello Federale, eppure nell’Albo d’Oro non figura
la Pro Vercelli vincitrice del Campionato Italiano. (2)
-
Il Genoa annovera
tra le sue vittorie il titolo del 1915, assegnato mesi dopo dalla FIGC, quando
poteva ancora essere raggiunto in classifica da 2 squadre, tra le quali il
Torino che l’aveva distrutta nella gara di andata e doveva ancora affrontare
inoltre la vincente dell’Italia Meridionale.
-
Nel 1920 la FIGC assegnò
il titolo all’Inter difatti a tavolino, prima ancora che si disputasse la
finalissima con il Livorno, che invece fu piegata con difficoltà sul campo,
nonostante la squadra toscana fin dal 7° minuto del primo tempo giocò in inferiorità
numerica a causa di un infortunio e sfiorò l’impresa di rimontare 3 gol,
perdendo 3-2 e sbagliando un rigore.
l’Inter approdò alla finalissima con il Livorno dopo aver battuto la Juventus a
Genova in un clima feroce nei confronti dei bianconeri (5).
-
Nel 1922, la FIGC ha
riconosciuto come campionato valido a tutti gli effetti, quello vinto dalla Pro
Vercelli in un campionato organizzato da una Federazione (la CCI) nata in
aperto contrasto e opposizione alla stessa FIGC. Pro Vercelli che l’anno prima
aveva defraudato in finale il Pisa e che arrivò all’atto conclusivo soprattutto
a causa del ritiro dell’Inter, campione in carica (3), che paradossalmente
proprio nel 22 si classificherà invece ultimissima nel proprio Girone ma
riuscirà ad evitare la retrocessione in Seconda Divisione grazie al
“Compromesso Colombo”. (4)
-
Nel 1924 la prima Juve di Edoardo
Agnelli si vide ingiustamente assegnare 3 sconfitte a tavolino, una proprio
contro il Genoa invece sconfitto sul campo, che permette alla squadra ligure di
ottenere l’accesso alla finale nord contro il Bologna proprio al posto dei
bianconeri che sarebbero stata primi, dal momento che il tesseramento di
Rosetta era regolare (e che il professionismo esisteva dai primissimi anni 10,
basti pensare a De Vecchi o quello contemporaneo a Rosetta di Gay al Milan). Ma
con le sconfitte a tavolino ne risultò falsata la
classifica finale e il Genoa usurpò ai bianconeri il primo posto. Poi lo stesso
Genoa si aggiudicò il titolo battendo il Savoia, campione dell’Italia
meridionale. (6)
Ritengo giusto e doveroso, alla luce di quanto sopra
riportato, che i Campionati del 1908 e 1909 siano ritenuti validi e restituiti
alla Juventus che li conquistò sul campo.
Se è ritenuta valida la doppia assegnazione del 1922 ancora
oggi (Pro Vercelli e Novese) allora :
Campionato Federale Prima Categoria 1908 Juventus
Campionato Italiano Prima Categoria 1908 Pro Vercelli
Campionato Federale Prima Categoria 1909 Pro Vercelli
Campionato Italiano Prima Categoria 1909 Juventus
Campionato Federale Prima Categoria 1910 Internazionale
Campionato Italiano Prima Categoria 1910 Pro Vercelli
Note :
1 : Al campionato "federale", o
"Coppa Zaccaria Oberti", iniziato a gennaio, la Juve fu eliminata al
primo turno delle eliminatorie piemontesi dal Torino, a sua volta eliminato nel
turno successivo dalla Pro Vercelli alla fine vincitrice del torneo. La
Stampa, commentando l'eliminazione, affermò: «E la Juventus godrà di un
certo riposo, che le auguriamo foriero di miglioramento di stile di gioco, e
preludio necessario ad assicurarsi l'altro campionato, quello più ambito ancora:
il Campionato italiano». Il campionato
"italiano" (o "Coppa Romolo Buni") iniziò invece a marzo e
fu trionfale per la Juventus. La Stampa presentò Juventus e Pro Vercelli rispettivamente
come Campione federale e Campione italiano, a conferma dell'equivalenza dei due
tornei: «il match di domenica poi avrà un doppio sapore di attualità pel fatto
che si troveranno alle prese le due più formidabili squadre attualmente
esistenti in Italia, e cioè quella della Pro Vercelli campione italiano 1908 e
quella della Juventus campione federale 1908...».
2 : Nel 1909-10 la distinzione fra Campionato
Federale e Italiano nata nel 1907 rimane, ma per la prima volta le squadre si
affrontano in un girone unico, con gare di andata e ritorno, come accadeva già
da molto tempo in Inghilterra. L’Inter e la Pro Vercelli finirono appaiate in
testa alla classifica finale e mentre la squadra milanese fu dichiarata
Campione Federale, quella vercellese risultò invece vincitrice del Campionato
Italiano, perché la lombarda schierava anche calciatori stranieri mentre quella
piemontese solo calciatori italiani. Ma, come viene spiegato bene in un
articolo del Corriere della Sera del 24 ottobre 1909, chi concorreva per il
Campionato Italiano poteva lottare anche per quello Federale.
Bisogna però specificare che una squadra
composta anche da calciatori stranieri non poteva lottare per il titolo
italiano, ecco perché la Pro Vercelli poteva concorrere per il titolo Federale
mentre l’Inter era semplicemente arrivata prima nel Campionato Federale, e
l’eventuale vittoria nella gara di spareggio per decidere il campione assoluto
del Campionato Federale non avrebbe dovuto comportare la mancata presenza del
vincitore del titolo italiano nell’Albo d’Oro.
Quindi la Juventus vinse il Campionato Federale
nel 1908 e la Pro quello Italiano, poi nel 1909 la Juventus vinse quello
Italiano e la Pro quello Federale, infine nel 1910 l’Inter vinse quello
Federale (non quello “assoluto”, non si trattava di un confronto fra il
campione dell’uno o dell’altro campionato) e la Pro quello Italiano e solo
quello Italiano essendo stata sconfitta nello spareggio per quello Federale.
3 : Nel girone D delle semifinali interregionali del 1920-21, la Pro
Vercelli ebbe la meglio per un punto sulla sorpresa del torneo, la US Torinese:
gli scontri diretti terminarono con una vittoria a testa (2-0 vercellese
all'andata e vittoria della Torinese 3-0 al ritorno), ma fu la Pro Vercelli a
chiudere in testa il girone a causa del passo falso della Torinese contro
l'Inter (uno spettacolare 4-4 con la Torinese in vantaggio 4-3 fino a un minuto
dal termine ma beffata in zona cesarini dal gol del pareggio neroazzurro).
Va inoltre aggiunto che a minare la regolarità
dei risultati del girone intervenne il ritiro dell'Inter nel girone di ritorno,
che agevolò la Pro Vercelli a scapito della Torinese : Inter-Pro Vercelli si
sarebbe dovuta disputare alla prima giornata, il 10 aprile, ma la partita fu
sospesa a causa di incidenti (una rissa in campo punita gravemente dalla FIGC
con pesanti squalifiche ai giocatori coinvolti, rissa dovuta al gioco
particolarmente duro dei vercellesi che fanno infuriare giocatori e tifosi
avversari con questi ultimi che entrano in campo costringendo l’arbitro a
rinchiudersi e decretare la sospensione dell’incontro) e rinviata alla fine del
girone. Tuttavia, i neroazzurri, dopo aver sconfitto la Bentegodi, e imposto il
pari alla Torinese (4-4), decisero, all'inizio del girone di ritorno, di
ritirarsi dal campionato, dando forfait per tutte le quattro partite
rimanenti da disputare: ne conseguì che la Pro Vercelli ottenne due vittorie a
tavolino contro un avversario ostico come l'Inter (campione d'Italia in
carica), beffando così l'US Torinese, che perse un punto decisivo proprio
contro i neroazzurri; e fu proprio quel punto perso contro l'Inter a fare la
differenza e a permettere alla Pro Vercelli di staccare in classifica la
Torinese. La Pro Vercelli nella doppia finalissima si sbarazzò della Fortitudo
e conquistò il titolo di Campione nazionale.
Ricapitolando : l’incontro fra Inter e Pro
Vercelli del 10 aprile1921 fu sospeso e successivamente trasformato in 2-0 a
tavolino in favore della Pro, il 17 aprile l’Inter sconfisse la Bentegodi 4-1 e
il 22 aprile pareggiò 4-4 con l’US Torinese che a pochi minuti dal termine
conduceva 3-4, tutte le gare d’andata furono disputate in casa. Il 29 maggio,
il 5 giugno e il 19 giugno invece l’Inter perse per forfait perché ritirata,
rispettivamente con la Pro, il Bentegodi e l’US Torinese.
4 : Nella
stagione 1921-22 non erano previsti spareggi ma la retrocessione diretta per le
ultime classificate di ogni girone. L’Inter chiuse retrocedendo da ultimissima
con il peggior attacco e la peggiore difesa, 11 punti ottenuti sui 44
disponibili, 4 sotto il Brescia penultimo, 29 reti segnate e 66 subite
(il doppio esatto del Brescia), peggior differenza reti assoluta (-37, mentre
il Venezia, decimo/terzultimo, chiuse a -26).
Ma quando ormai pare certo il
declassamento, da più parti si alzano voci di protesta e malcontento riguardo
alla bipartizione del torneo calcistico nazionale. Per l’anno successivo, si
dice, è necessario rivisitare il sistema e tornare ad un unico campionato. Non
tutti sono d’accordo e il dibattito si inasprisce.
La situazione viene sbloccata da
Emilio Colombo, commendatore milanese di grande fama e direttore della Gazzetta
dello Sport : il 22 giugno 1922 (tre mesi dopo la conclusione dei campionati)
il commendatore convoca i dirigenti delle due federazioni per un arbitrato che
risolva una volta per tutte la questione. La decisione, denominata poi
“Compromesso Colombo” , è presa da un comitato di saggi (la storia si ripete,
proprio come con Guido Rossi nel 2006) il quale decreta il riassorbimento della
Cci all’interno della Figc. Viene deciso che il nuovo campionato unificato si
disputi con 36 squadre scelte con criteri meritocratici tra le due federazioni.
Tuttavia, per l’assegnazione degli ultimi
sei posti vengono predisposti degli spareggi tra le squadre della Figc e della
Cci.
Incomprensibilmente, il comitato di
Colombo decide di concedere tale possibilità solo alle squadre delle due leghe
del Nord, escludendo quelle del centro-sud, che vengono automaticamente
declassate.
L’Inter viene abbinata alla Sport
Italia Milano, squadra neopromossa ma ormai fallita per problemi economici, che
non è nemmeno in grado di presentare i suoi atleti sul terreno di gioco a causa
del servizio di leva (presentarono una squadra di quindicenni cui fu impedito
giocare). L’incontro viene vinto a tavolino dall’Inter che in questo modo passa
al turno finale, dove trova la Libertas Firenze. Anche i toscani però hanno i
conti in rosso e sono in via di scioglimento: nella gara di andata del 9 luglio
a Milano l’Inter ha vita facile e si impone per 3-0 facendo del ritorno, a
Firenze il 16 luglio, una formalità. Il match finisce 1-1 decretando la
salvezza in extremis della squadra nero blu. Doppio turno per l’Inter perché
ultimissima, uno per Brescia e Venezia (salvo in precedenza) perché in una
situazione di classifica diversa.
Quindi, grazie al provvidenziale
intervento di Emilio Colombo, solo ai nerazzurri (e al Vicenza) fu concessa la
chance di salvarsi mentre ad altre squadre fu negata. Si potrebbe dire che
l’Inter fu salvata dalla Gazzetta, che invece nel 2006 condannò la Juventus
alla Serie B.
Questa vicenda è interessante in
relazione alla fantomatica retrocessione della stessa Juventus nel 1913, quando
non erano ancora ben definite le composizioni delle serie inferiori al punto
che, per alcune stagioni, non si disputò alcun torneo di seconda divisione
(partecipavano le seconde squadre, le giovanili e le miste nelle cosiddette
categorie inferiori, quindi all’epoca non c’era una vera e propria Seconda
Categoria o Serie B, mentre nel 22 esisteva già la Seconda Divisione) e non
venne applicato il sistema delle retrocessioni.
È proprio il caso del 1913 in cui
tutte le squadre giunte all’ultimo posto nel campionato maggiore (e non solo la
Juventus) presero regolarmente il via nel campionato principale successivo:
Libertas (ultima nel girone di Liguria e Lombardia) Modena (ultima nel girone
di Veneto ed Emilia Romagna) Firenze e Pisa (ultime nel girone della Toscana)
Internaples (ultima nel girone della Campania) Alba (ultima nel girone del
Lazio, trasformatasi l’anno dopo nella Fortitudo).
Quindi c’è una bella differenza tra
l’essere “riammessi” (in un’epoca in cui le serie inferiori non sempre si
giocavano) e l’essere squadra privilegiata a disputare uno spareggio per non
retrocedere.
Infine, a chi sostiene che l’ultimo
posto dell’Inter del 1922 era qualcosa di cui non tener conto, poiché
“ottenuto” in un campionato che non c’è più, va ricordato che quell’anno furono
assegnati due titoli di Campione, vinti da Pro Vercelli (Cci) e Novese (Figc),
i quali sono tutt’oggi trofei validissimi . C’è invece da chiedersi perché la
Juventus, che aveva vinto due campionati, nel 1908 e nel 1909, abbia dovuto
vederseli sottrarre per ragioni ancora oggi ignote. In sostanza, se il “doppio
campionato” lo vincono Pro Vercelli e Novese tutto a posto, se lo vince la
Juve, non vale più.
5 : Juventus
– Genoa 3-2, da La Gazzetta dello Sport del 17.05.1920
Milano (Campo Neutro), 16.05.1920 – Finale Italia
Settentrionale – 1ª Giornata
[…] un quarto d’ora
circa prima della fine della partita, il gioco è stato interrotto perché alcuni
malintenzionati, facendo eco alle proteste dei giocatori genoani hanno invaso
il campo cercando anche di passare a vie dirette contro l’arbitro Varisco che
se la è cavata alla meno peggio, mentre il pugilato dilagava e si estendeva
nelle vicinanze della palazzina ospitale, che, nel tempo della sospensione,
aveva accolto i giocatori tumultuanti. Abbiamo creduto per un momento che la
partita non dovesse essere più ripresa per “l’integrità stessa” dell’arbitro
minacciato dai giocatori che si ritenevano danneggiati e dal pubblico che aveva
preso parte attiva alla contesa; ma soprattutto in nome di quella disciplina
sportiva che nel match di ieri è stata brutalmente calpestata. Al contrario,
Varisco, credendo alle unanimi preghiere dei dirigenti genoani e juventini,
dopo circa una decina di minuti ha fatto riprendere il gioco, in quali
condizioni di spirito e di ambienti è facile immaginare. Le sorti del match –
che avrebbero anche potuto mutare, dato lo stato di prostrazione dei torinesi,
e l’accanimento posto dai rosso-bleu per ottenere almeno il pareggio – rimasero
quali erano prima della sospensione. L’estremo “outsider” del Campionato ha
battuto così i “favoritissimi”.
16 maggio 1920 : Juventus
Genoa 3-2 a Milano, arbitrò Varisco, ex giocatore dell’US Milanese e fra i 3
giocatori della squadra con la maglia a scacchi bianco neri ad essere convocato
in Nazionale.
Al 18° il giocatore
genoano Santamaria esce dal campo infortunato per poi rientrare e infine uscire
definitivamente di scena al 25° lasciando la propria squadra in inferiorità
numerica. All’80° Varisco espelle Della Casa, altro giocatore del Genoa c he
resta così in 9, ma lui si rifiuta di uscire e viene spalleggiato dai propri
compagni e dai tifosi che minacciano l’arbitro, costretto a fuggire. Il
pubblico invade il campo e Varisco, protetto da alcuni spettatori e dall’Arma,
si rifugia negli spogliatoi, dove i genoani si rendono protagonisti di episodi
di violenza feroce. Qualcuno per calmare gli animi sale su una sedia e fa un discorso che porta un po’ di calma,
così che le guardie regie e alcuni volontari riescono a sedare il tumulto e
dopo 20 minuti Varisco ritorna in campo e fa proseguire l’incontro. La gara
successiva, decisiva, sarà giocata dalla Juventus proprio a Genova contro l’Inter,
che con il pubblico a favore e il direttore arbitrale terrorizzato riesce a
vincere e ad accedere alla finalissima.
6 : Dopo una serie di annate
tormentate, il campionato italiano trovò nel 1923 la sua definitiva
razionalizzazione secondo il format previsto nel Progetto Pozzo, elaborato due
anni prima. Il torneo si fondò finalmente su due soli gironi composti dalle
migliori società italiane, su un regolare meccanismo di sali-scendi con la
Seconda Divisione e una lineare serie di finali per l'assegnazione del titolo.
Per sancire la pace ritrovata, la Federazione ideò lo Scudetto, un simbolo da
assegnare, alla fine della stagione, ai Campioni d'Italia in carica.
L'introduzione di tale fregio aveva anche un secondo fine: con la simbologia
ufficiale del triangolino di stoffa, che sarebbe poi diventato per tutti i
tifosi il simbolo palpabile del primato nazionale, da quel momento in poi
nessuna associazione rivale, come fu al tempo la CCI, avrebbe potuto conferire
valore a un titolo alternativo a quello federale. Un altro evento storico
caratterizzò l'estate del 1923: il 24 luglio, infatti, Edoardo Agnelli divenne
presidente della Juventus. Il nuovo massimo dirigente bianconero diede subito
il via ad un'intensa campagna di rafforzamento, che avrebbe potuto dare subito
frutti se non fosse stato per l'intricata vicenda del trasferimento del
difensore Virginio Rosetta dalla Pro Vercelli ai bianconeri, considerato a
torto il primo caso di professionismo in Italia (ad esempio c’è stato molto
prima fra gli altri il caso Santamaria del Genoa).
Mentre la Juventus si rinforzava, la
Pro Vercelli, una delle squadre più blasonate dell'epoca, si trovava in
difficoltà economiche gettando nello scontento i suoi giocatori, che
pretendevano sempre più compensi economici. La Pro Vercelli non usava pagare stipendi
ai giocatori. Sebbene la pratica di retribuire gli atleti fosse di sottobanco
molto diffusa, gli statuti federali ancora vietavano il professionismo. Di
fronte al malcontento dei giocatori, la dirigenza della Pro Vercelli,
rappresentata dal presidente Luigi Bozino, scrisse una lettera ad ognuno dei
suoi giocatori, invitandoli ad andarsene se non la sentivano più di giocare con
la Pro Vercelli senza essere retribuiti: due giocatori, Virginio Rosetta e
Gustavo Gay, risposero alla lettera con una lettera di dimissioni, che venne
accettata dalla società vercellese il 4 settembre. In attesa di trovare una
nuova società, i due vennero messi "fuori rosa". Gay fu contattato
dal Milan, che gli propose un lauto contratto di giocatore. Gay si appellò
quindi alla Federazione di essere iscritto nelle liste di trasferimento in modo
da permettere al Milan di acquistarlo. Per cambiare squadra, all'epoca,
bisognava però risiedere nella città di appartenenza della squadra nuova, e Gay
era residente a Vercelli da diversi anni, per cui, non risiedendo a Milano, non
poteva giocare nel Milan. Nonostante ciò, il fatto che il presidente della Lega
Nord era Ulisse Baruffini, dirigente del Milan (uomo discutibile, come dimostrò
l’esito del duello con Enrico Craveri, ma questa è un’altra storia, anche se
pur sempre legata al mondo del calcio) e dunque in conflitto di interessi,
oltre al fatto che un certificato dell'azienda Richard Ginori attestava che Gay
era dipendente della suddetta azienda e risiedeva a Milano già da due anni,
fece sì che la Lega Nord approvò il passaggio di Gay al Milan.
Il 23 e il 30 settembre la Juventus
giocò due amichevoli con la Pro Vercelli, dapprima a Vercelli e poi a Torino:
notando che la Pro non schierò in campo Gay e Rosetta, il dirigente bianconero
Piero Monateri chiese spiegazioni alla Pro Vercelli e la società vercellese
rispose che i due erano fuori rosa e che erano liberi di trasferirsi in
un'altra squadra.
Saputolo, la Juventus promise un
lauto ingaggio a Rosetta per convincerlo a vestire la maglia bianconera: la
Juventus, comunque prima di ottenere il via libera al trasferimento di Rosetta,
decise di aspettare gli sviluppi del Caso Gay. Il 24 ottobre 1923 la Lega Nord
diede il permesso a Gay di poter cambiare squadra e dunque passare al Milan,
suscitando lo sdegno del presidente della Pro Vercelli Bozino che si lamentò
dello "scippo" del giocatore (del quale, incoerentemente, aveva
tuttavia accettato le dimissioni) anche sulle pagine della Gazzetta dello
Sport.
Nel frattempo, era cominciato il
campionato e la Juventus, dopo un inizio stentato, recuperò terreno finendo al
vertice della classifica in coabitazione con il Genoa. I bianconeri, per
rinforzarsi ulteriormente, fecero pressioni sulla Lega Nord affinché approvasse
la messa in lista di trasferimento di Rosetta in modo da permettere alla
Juventus di tesserarlo: finché Rosetta non fosse stato messo in lista di
trasferimento, infatti, l'ex giocatore della Pro Vercelli non poteva vestire i
colori della Juventus.
I genoani erano partiti forte in
campionato rifilando sei reti al Casale, ma alla sesta giornata incapparono,
complice l'infortunio di Edoardo Catto nel primo tempo, nella prima sconfitta
dopo trentatré giornate consecutive d'imbattibilità, record che sarebbe rimasto
inviolato per 69 anni. I grifoni si ripresero subito, ma fu la Juventus a dar
loro filo da torcere: i bianconeri s'imposero nello scontro diretto del 2
dicembre, a Torino, portandosi ad un solo punto di distacco.
Il 7 novembre 1923 Rosetta chiese
alla Lega Nord di essere messo in lista di trasferimento essendosi dimesso
dalla Pro Vercelli ed avendo intenzione di trasferirsi dalla Juventus, ma il
presidente della Lega Nord rimandò ogni decisione al Consiglio di Lega del 1
dicembre.
Rosetta, allora, sporse reclamo alla
FIGC, che il 24 novembre 1923 lo accolse, stabilendo che tutti i giocatori le
cui dimissioni erano state accettate dalla società di appartenenza erano
inseriti automaticamente nelle liste di trasferimento e dunque Rosetta poteva
essere tesserato per la Juventus. I bianconeri, forti della deliberazione della
FIGC in contrasto con la decisione della Lega Nord, schierarono in campo
Rosetta per la prima volta il 25 novembre contro il Modena, vincendo sul campo;
il Modena, tuttavia, sporse reclamo alla Lega Nord per la posizione irregolare
di Rosetta e la Lega lo accolse, dando vinta la partita al Modena per 2-0 a
tavolino. La Juventus replicò sporgendo reclamo alla Presidenza Federale e
schierando Rosetta anche nelle due partite successive, ovvero lo scontro
diretto contro il Genoa e la partita contro il Padova, vinti entrambi sul
campo. Sia i genoani che i patavini, tuttavia, sporsero reclamo per la
posizione irregolare di Rosetta e la Lega Nord diede loro ragione, assegnando
loro la vittoria per 2-0 a tavolino.
Il vicepresidente bianconero Craveri
sporse quindi reclamo alla FIGC per le diverse sconfitte a tavolino subite,
ritenendo che, avendo la FIGC stabilito che Rosetta poteva giocare in maglia
bianconera, ed essendo la FIGC un organo superiore alla Lega Nord, la posizione
del giocatore era regolare e dunque le sconfitte a tavolino erano ingiuste. Il
consiglio federale, radunatosi il 15 dicembre, diede ragione alla Juventus
restituendole i tre successi nelle partite contro Modena, Genoa e Padova, che
la Lega Nord aveva trasformato in sconfitte a tavolino, ed invitando la Lega
Nord a rispettare le decisioni della Federazione senza fare di testa propria. A
questo punto, essendoci due diverse classifiche, una della FIGC (in cui la
Juventus aveva sei punti in più) e una della Lega Nord, Ulisse Baruffini,
presidente della Lega Nord, rassegnò le dimissioni, che vennero però respinte
dalla Lega, la quale decise di radunare un'assemblea il 6 gennaio 1924 sul Caso
Rosetta. La FIGC rispose dichiarando decaduto, il 30 dicembre 1923, l'intero
consiglio direttivo della Lega Nord e annullando l'assemblea del 6 gennaio,
sostituendola con un'altra da tenersi a Torino il 6 febbraio. Nel frattempo
Rosetta scese in campo anche contro la Virtus di Bologna, partita vinta dai
bianconeri per 3-0: i bolognesi, tuttavia, non sporsero reclamo, come non lo
fecero gli avversari delle partite successive in cui Rosetta scese in campo per
la Juventus.
Nel frattempo il 6 gennaio
l'assemblea della Lega si tenne comunque, malgrado il divieto della FIGC: alle
proteste della Juventus che sostenevano che tale assemblea fosse illegittima, i
dirigenti della Lega ribadirono che la FIGC non aveva diritto di dichiarare
decaduto il consiglio direttivo della Lega Nord, essendo esso eletto dalle
società e non dalla FIGC e che comunque, essendosi stabilita l'assemblea prima
del divieto della FIGC di tenerla, essa poteva svolgersi tranquillamente.
L'assemblea respinse le dimissioni del Consiglio della Lega Nord e ribadì la
posizione irregolare di Rosetta e cercò di scavalcare l'opposizione della FIGC
rivolgendosi al CONI, rappresentato da Aldo Finzi, che diede ragione alla Lega
Nord. Il 9 febbraio 1924 si tenne l'assemblea generale, nella quale la
Lega Nord, con l'appoggio del CONI, ottenne la vittoria sulla FIGC: il
consiglio federale venne sfiduciato e costretto a dimettersi.
La FIGC finì per essere
commissariata venendo messa sotto il controllo di un direttorio formato da
sette membri: Felice Tonetti, Roberto Gera, Luigi Bianchetti, Paride Nicolato,
Enrico Bassani, Duilio Ripardelli e Edoardo Pasteur. Nella prima riunione del
suddetto Direttorio, tenutasi il 17 febbraio, si stabilì che Rosetta era da
considerare tuttora un giocatore della Pro Vercelli finché essa non l'avesse
messo regolarmente nella lista di trasferimento, per cui egli, essendogli stata
revocata la tessera di giocatore, non poteva più giocare per il resto della
stagione. Lo stesso Direttorio assegnò la sconfitta a tavolino alla Juventus
nelle tre partite vinte sul campo contro Modena, Genoa e Padova, graziando però
i bianconeri per le altre quattro partite (nelle quali aveva ottenuto tre
vittorie e un pareggio) in cui fu schierato Rosetta perché avvenute dopo la
messa in lista di trasferimento del giocatore e tenendo conto della buona fede
dei bianconeri.
La FIGC decise di convocare comunque
Rosetta in nazionale: il calciatore, sdegnato per il trattamento ricevuto dalla
stessa federazione, rifiutò la convocazione per protesta, perché se non poteva
giocare una partita di campionato non intendeva nemmeno giocare in nazionale.
La FIGC, allora, non volendo rinunciare a Rosetta, invitò la Juventus a
convincere Rosetta ad accettare la convocazione e alla fine questa tattica ebbe
successo.
Nelle sei partite successive - tre
amichevoli e tre partite delle Olimpiadi 1924 - Rosetta vestì la maglia della
Nazionale, anche se formalmente ancora come giocatore della Pro Vercelli, pur
avendo lasciato la squadra vercellese da un anno.
Il risultato dell'affare Rosetta,
una delle tante vicissitudini che tormentarono gli albori del calcio italiano,
fu che la Juventus si ritrovò tagliata fuori dalla corsa al titolo a tutto
vantaggio del Genoa, che si qualificò così alla finale. Senza le tre sconfitte
a tavolino della Juventus, sarebbero stati i Bianconeri a sfidare il Bologna
nella finale della lega nord per il primo Scudetto della storia, da contendere poi alla vincitrice del girone sud.
Questa sarebbe stata infatti la classifica finale "sul campo":
Questa sarebbe stata infatti la classifica finale "sul campo":
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
Giocate
|
V
|
Pari
|
S
|
Reti F
|
Reti S
|
1.
|
Juventus
|
32
|
22
|
14
|
4
|
4
|
42
|
23
|
2.
|
Genoa
|
31
|
22
|
13
|
5
|
4
|
49
|
15
|
3.
|
Inter
|
27
|
22
|
11
|
5
|
6
|
31
|
25
|
3.
|
Livorno
|
27
|
22
|
12
|
3
|
7
|
33
|
30
|
3.
|
Padova
|
27
|
22
|
11
|
5
|
6
|
34
|
20
|
6.
|
Alessandria
|
26
|
22
|
10
|
6
|
6
|
38
|
23
|
7.
|
Casale
|
22
|
22
|
10
|
2
|
10
|
25
|
34
|
8.
|
Modena
|
21
|
22
|
7
|
7
|
8
|
33
|
31
|
9.
|
Sampierdarenese
|
18
|
22
|
9
|
0
|
13
|
21
|
32
|
10.
|
Brescia
|
13
|
22
|
5
|
3
|
14
|
17
|
39
|
11.
|
Novara
|
12
|
22
|
4
|
4
|
14
|
22
|
41
|
12.
|
Virtus Bologna
|
8
|
22
|
3
|
2
|
17
|
13
|
46
|
Alla fine, comunque, la Juventus
riuscì a fine campionato ad ottenere il trasferimento di Rosetta in bianconero.
Al congresso delle società calcistiche italiane del 28 e 29 giugno 1924, fu
abolita la norma che obbligava il calciatore a risiedere nella città sede del
club dove intendeva trasferirsi, aprendo ulteriormente le porte al
professionismo, mentre la Juventus, dopo aver minacciato di ritirarsi dal
campionato per protesta, cercò di negoziare con la Pro Vercelli per il
trasferimento di Rosetta: la Pro Vercelli, rimasta fedele ai valori del
dilettantismo, non intendeva mettere nelle liste di trasferimento il giocatore
tanto desiderato dai bianconeri, ma la Juventus riuscì a persuaderla accettando
di sborsare alla società vercellese un assegno di 50.000 lire in cambio della
messa in lista di trasferimento di Rosetta, che passato in bianconero,
ricevette comunque il suo stipendio, mascherato come rimborso spese. Meno noto
ma del tutto identico al "Caso Rosetta"fu il “Caso Levratto” : nel
1925 Felice Levratto firmo' due cartellini, uno per la Juventus, l'altro per il
Genoa. Anche lui aveva "dimenticato" che l'unico cartellino valido
per la Federazione era quello gia' firmato per l'Hellas Verona, squadra per la
quale giocava e alla quale dovette rimanere dopo aver scontato una lunga
squalifica. Passo' poi al Genoa. (Pochi
anni dopo proprio il Genoa ingannò il neo acquisto bianconero Sernagiotto
facendolo firmare anche per la squadra ligure a sua insaputa, costringendolo la
Juve a non poterlo schierare per una stagione intera).
L'altro raggruppamento visse invece
un testa a testa fra il Bologna e i granata del Torino: la spuntarono gli
emiliani, che raggiunsero così la loro prima, storica finale. Poco dietro la
coppia di testa si piazzò la Pro Vercelli. Genoa e Bologna si ritrovarono di
fronte per la finale a Marassi. La partita fu assai tesa e si risolse a favore
dei padroni di casa solamente nel finale, grazie ad un gol di Neri. Il ritorno
si svolse in Emilia una settimana dopo, in un clima infuocato a causa degli
strascichi della vicenda di Rosetta, per la quale da più parti erano piovute
accuse di favoritismi addosso ai dirigenti della società genovese.
I Grifoni risposero prontamente sul
campo nella prima frazione di gioco, con un gol in contropiede di Santamaria.
Il parziale inviperì ancora di più il pubblico che, nell'intervallo, diede
luogo a disordini e un tentativo di invasione di campo. La gara riprese e la
giovane formazione emiliana riuscì a pareggiare con un più che dubbio rigore
trasformato da Pozzi. Gli animi si accesero e all'arbitro Panzeri di Milano
sfuggì totalmente la situazione di mano, tanto che scoppiò una rissa colossale
che lo coinvolse personalmente.
La gara fu sospesa per le
inarrestabili intemperanze e la FIGC diede vittoria a tavolino ai liguri i
quali, dopo una lunga attesa di più di un mese per il protrarsi del campionato
meridionale, a settembre affrontarono nella finalissima i campani del Savoia,
contro cui la squadra ligure vinse il proprio nono e a tutt'oggi ultimo
Campionato della sua storia.
Curiosamente il decimo titolo per il Genoa non è mai arrivato, eppure nel 30 ci andò vicino, non fosse stato per i tifosi dell’Inter che obbligarono il rigorista Levratto a farsi da parte e il suo sostituto Banchero a calciare fuori il tiro del possibile 3-4 che avrebbe rimesso in discussione l’assegnazione del tricolore del primo campionato di Serie A, vinto invece proprio dall’Inter dopo aver sconfitto la Juventus nell’incontro successivo (2-0 il 29 giugno). In quell’Inter militava Allemandi, che un dirigente del Torino aveva cercato di corrompere nel 26-27 quando militava nella Juve, proprio prima del derby fra granata e bianconeri campioni in carica, mentre lui risultò uno dei migliori in campo. Quel titolo sarebbe dovuto andare al Bologna, con la Juve seconda a un punto e il Torino squalificato, ma essendo Arpinati un gentiluomo, ammirato anche da Edoardo Agnelli che di lui aveva grande stima, non volle favorire a tutti i costi la propria squadra. Nel 1926 erano stati proprio i giocatori del Bologna ad omaggiare quelli della Juventus che li avevano battuti nella finale nord, donandogli la propria maglia fregiata dello Scudetto, e gli Juventini, dopo la finale vinta con l’Alba Roma, furono accolti trionfalmente anche dal Torino, nemico giurato della squadra emiliana.
La Stampa Sportiva n.24, giugno 1909