I momenti più importanti della gara al completo senza la distrazione della telecronaca e dei commenti superflui, solo il calore del popolo Bianconero !
Il vero male del calcio sono gli antisportivi capaci solo di odiare e tifare contro, che giungono persino a godere delle sciagure che affliggono chi sostiene il club che loro ferocemente disprezzano.
Iscriviti a
domenica 31 agosto 2014
▶ Chievo Verona Juventus 0 - 1 Audio Stadio - Video Dailymotion
▶ Chievo Verona Juventus 0 - 1 Audio Stadio - Video Dailymotion
giovedì 28 agosto 2014
Chievo Verona - Juventus Serie A 2014-15
Chievo Verona - Juventus
Llorente è di nuovo influenzato, si tratta di una ricaduta e la sua
presenza contro il Chievo è in forte dubbio. Anche Allegri ha saltato alcuni
allenamenti per l'influenza. Il virus mette quindi in crisi la formazione,
perché oltre a Llorente anche Giovinco, Padoin e Pereyra sono
influenzati, oltre a Morata e Barzagli infortunati e c'è l'assenza certa
di Chiellini per squalifica. Inoltre Pirlo è fuori per un mese a causa di un
infortunio rimediato al Trofeo Tim, che come ogni anno in casa Juve miete vittime.
Infine ci sono i problemi di forma di Vidal non ancora al massimo. Quindi
l'avvicinamento all'esordio in campionato è problematico. Per il Chievo è
un'occasione incredibile, una Juve apparentemente ferita e inerme, ma si sa, il
pezzo forte della Signora sono gli attributi, e anche con mezza squadra
possiamo mettere in difficoltà persino la Germania. Per sopperire ad eventuali
assenze obbligate è stato allertato il giocatore della Juventus Primavera
Buenacasa. Llorente intanto si è divertito
facendo il tifo per l'Athletic Bilbao dove è cresciuto, e dopo il successo
della sua ex squadra sul Napoli si è complimentato ma molti suoi ex tifosi lo
hanno sommerso di insulti ricordando che non rinnovò il contratto con loro per
passare alla Juve a parametro zero. Inoltre l’eliminazione del Napoli, che la
scorsa stagione in Champion’s League fece invece molto bene, porta un mucchio
di soldi inaspettati nelle casse di Juve e Roma, infatti la Juve
guadagna 8,7 milioni incassandone in totale 42 dalla Uefa e la Roma ne guadagna
10,7 per un totale di 38 milioni.
28/8 18:40 Sorteggi Girone di UEFA Champions League:
Juventus nel gruppo A con Atletico Madrid, Olympiacos e Malmö
Il 4 settembre la Nazionale Italiana giocherà in gara amichevole con l'Olanda, invece il 9 settembre a Oslo disputerà la prima partita di qualificazione a Euro 2016, contro la Norvegia ovviamente. La sosta potrebbe tornare utile per recuperare qualche infortunato, ma sarà uno sforzo aggiuntivo per quanto riguarda invece i giocatori che hanno ancora nelle gambe i carichi di lavoro della preparazione estiva, e come al solito i possibili infortuni in casa bianconera dovuti a stupide amichevoli (quasi mai a quelle "serie" , solo a sciocchi tornei a tre e trofei vari con sponsor da 4 soldi) e gare della Nazionale sono da mettere in preventivo. Alcuni aiutano a far emergere fenomeni, è vero, ma altri purtroppo rovinano una stagione intera.
29 agosto : Sono 22 i giocatori convocati da Allegri per l'esordio in campionato contro il Chievo, in programma domani alle 18 al Bentegodi di Verona. Llorente e Giovinco, influenzati, vanno in panchina. Ecco l'elenco dei giocatori : 1 Buffon 2 Romulo 4 Caceres 5 Ogbonna 6 Pogba 7 Pepe 8 Marchisio 10 Tevez 11 Coman 12 Giovinco 14 Llorente 19 Bonucci 20 Padoin 22 Asamoah 23 Vidal 26 Lichtsteiner 30 Storari 33 Evra 34 Rubinho 37 Pereyra 38 Mattiello 39 Marrone
Questi sono i parametri che utilizzo per la mia moviola personale :
1
|
Fuorigioco
inesistenti fischiati contro gravi
|
2
|
Fuorigioco
non rilevato che ha creato una situazione di grave pericolo contro
|
3
|
Falli
gravi subiti non sanzionati
|
4
|
Interventi
irregolari gravi subiti non sanzionati o ritenuti regolari (mani in area ecc)
|
5
|
Interventi
da rosso non sanzionati
|
6
|
Ammonizioni
ingiuste (e che provocano anche successiva espulsione)
|
7
|
Espulsioni
ingiuste (sia rosso diretto sia somma di gialli)
|
8
|
Palla
regalata dall’arbitro ai rivali che riescono poi a creare (o a sventare, nel
caso di fallo inesistente fischiato a chi attacca) pericolo o segnare (il
segno si fa sulla squadra che subisce il “furto” del pallone) *
|
9
|
Rigori
"evidenti" non concessi / fasulle concesse a. (segno su chi s.b.)
|
10
|
Punizioni
dal limite "evidenti" non concesse / fasulle concesse (VS)
|
11
|
Reti
regolari annullate **
|
12
|
Reti
irregolari assegnate ***
|
Note
*
- rimessa laterale invertita
- rimessa dal fondo trasformata in calcio d'angolo o viceversa
- Tiri e passaggi intercettati dall'arbitro che permettono all'avversario
di salvarsi da una minaccia alla propria porta o di rendersi pericoloso (il
segno si fa nello spazio della squadra che subisce la beffa)
- fallo fischiato a favore di chi in realtà l'ha commesso, con conseguente
punizione pericolosa contro oppure azione fermata e avversario salvato (il
segno si fa nello spazio della squadra che subisce la beffa)
**
Ovviamente in questa categoria rientrano anche i famosi gol con palla
dentro interamente ma non assegnati, e quelli annullati per fuorigioco e falli
inesistenti.
***
Non si tratta di sole reti in fuorigioco o viziate da falli in attacco o
precedenti o al limite della regolarità, ma anche di reti assegnate quando il
pallone era uscito ma anziché concedere una rimessa (laterale o dal fondo o un
angolo a seconda dei casi) si è lasciata proseguire l'azione.
T
|
Chievo Verona
|
Juventus
|
T
|
|
0
|
1
|
0
|
||
0
|
2
|
0
|
||
0
|
3
|
0
|
||
0
|
4
|
0
|
||
0
|
5
|
0
|
||
0
|
6
|
0
|
||
0
|
7
|
0
|
||
0
|
8
|
0
|
||
0
|
9
|
0
|
||
1
|
10
|
0
|
||
0
|
11
|
0
|
||
0
|
12
|
0
|
Chievo V.
|
Juventus
|
|
28
|
Possesso palla (%)
|
72
|
4
|
Angoli
|
12
|
2/7
|
Tiri dentro/totali
|
6/17
|
401
|
Palle
giocate
|
842
|
48,7 %
|
Passaggi riusciti
|
76,4 %
|
5':00"
|
Supremazia
territoriale
|
16':56"
|
Breve cronaca dell'incontro, errori pro e contro ed episodi dubbi :
Buffon; Caceres, Bonucci, Ogbonna; Lichtsteiner, Pogba, Marchisio, Vidal,
Asamoah; Coman (al debutto bianconero in gare ufficiali e già prima gara da
titolare causa defezioni varie), Tevez.
30” pericolosa conclusione di Tevez fuori di
poco dal palo destro del portiere
|
2’ Maxi Lopez di testa nessun problema per
Buffon
|
4’ Coman servito da Pogba bella conclusione
dopo splendido stop e palla deviata in angolo
|
5’ dagli sviluppi di un corner Caceres di testa
anticipa il portiere : Juve in vantaggio !
|
7’ Schelotto di testa centrale, nessun problema
per Buffon
|
8’ Maxi Lopez spalle alla porta in area si gira
e conclude fuori
|
11’ Pogba azione personale scarica su Marchisio
che conclude alto
|
15’ Il Chievo si salva 2 volte incredibilmente
su Vidal
|
16’ Palo di Vidal di testa a portiere battuto
|
24’ contropiede Chievo pericoloso, Schelotto
ciabatta fuori
|
35’ Coman bella conclusione parata dal portiere
in tuffo
|
41’ ottima azione Juve Coman – Lichsteiner
- Tevez con Tevez che colpisce una clamorosa traversa a portiere
battuto
|
43’ ancora traversa Juve, Caceres dagli
sviluppi di un angolo
|
46' grande conclusione a giro di Coman da fuori
area che esce di poco
|
51' ottima chiusura di Caceres che sventa una
minaccia
|
56' meravigliosa azione personale di Pogba che
guadagna una punizione dal limite (Tevez alto)
|
62' bella conclusione in torsione testa di
Coman su assist di Vidal
|
68' Llorente sostituisce Coman autore di
un'ottima prova, splendido debutto
|
70' Llorente di testa su assist di Lichsteiner
e il portiere devia in angolo, sugli sviluppi clamoroso salvataggio su Cacers
|
74' altro salvataggio pazzesco del Chievo a
portiere battuto dopo grande azione Juve, ora la porta sembra stregata
|
76' paratona di Buffon a tu per tu con Maxi
Lopez su cui era carambolata la palla
|
82' grande conclusione a giro di Tevez da fuori
che esce di poco, 1' dopo Llorente sempre da fuori tira alto
|
85' fuori Vidal e debutta Pereyra
|
90' dopo grande azione di Lichsteiner botta da
fuori di Pogba e pallone che esce di poco
|
episodi da segnalare :
Poteva starci una punizione dal limite in favore
del Chievo per fallo di Ogbonna (trattenuto a sua volta), ma il fallo è
comunque fuori area, il rigore non c'è, questo è evidente.
L’allenatore del Chievo, fuori dall’area tecnica
di competenza, tocca la palla quando
ancora non è uscita dal campo, scioccamente, a 10" dalla fine (espulso) e
sulla palla a 2 conseguente il direttore di gara sancisce la fine dopo 4' di
recupero.
ottima prova di Lichsteiner, Caceres, Tevez, Pogba e Coman
Arbitraggio ottimo, nessun errore da parte sua e dei suoi assistenti,
aiutati anche dal comportamento dei 22 in campo.
La Juventus domina e vince, stringe i denti e sa soffrire nei pochi momenti
in cui il Chievo spinge, e debutta in Campionato con un bel successo esterno
che poteva essere più rotondo se non ci si fosse messa di mezzo la iella, ma è
bello il fatto che il gioco mostrato è stato convincente.
Commenti :
TUTTOSPORT.COM: Juve, buona la prima: Chievo sconfitto 1-0
Uno a zero. Su autogol. Niente è di più bugiardo del tabellino per
raccontare questa partita in cui la Juventus ha preso due traverse, un palo e
ha sbagliato almeno cinque occasioni da gol piuttosto evidenti. Vittoria netta
e meritata, insomma, che regala alla squadra un avvio incoraggiante, al tecnico
più di uno spunto di riflessione e ai dirigenti qualche idea per le ultime 48
ore di mercato. La Juventus di Allegri è nuova per forza: senza Pirlo e senza
una punta centrale, si reinventa soprattutto in fase offensiva. Il gioco a
centrocampo è più dinamico e un filo meno geometrico: Marchisio non è un
regista, ma interpreta il ruolo a suo modo, con meno visione di gioco ma più
velocità. La Juventus resta una squadra che non sbaglia le partite da vincere:
una brutta notizia per gli avversari.
CORRIEREDELLOSPORT.IT: Serie A Juve, basta un autogol. Allegri si gode
Coman
Caceres decide, Coman incanta. La nuova stagione della Juventus, la prima
targata Allegri, si apre con una vittoria di misura sul campo del Chievo
Verona. Un 1-0 che sta stretto agli undici bianconeri, padroni assoluti del
campo contro un avversario mai in partita e con le idee a dir poco confuse.
Visti i problemi influenzali di Llorente, per l'esordio stagionale Allegri
lancia dal primo minuto l'inedita coppia d'attacco Tevez-Coman e il giovane
francese lo ripaga con una prestazione maiuscola. Il diciottenne ex Psg, per
nulla intimorito dal palcoscenico italiano, incanta il Bentegodi mettendo in
mostra un repertorio fatto di tiri a giro e geniali intuizioni per i compagni.
Gli è mancato solo il gol ma, pochi dubbi in merito, l'appuntamento è solo
rimandato. Per il resto la Juve riparte da dove aveva finito, sciorinando
calcio e dimostrando idee chiare nonostante l'assenza di Pirlo.
GAZZETTA.IT: Chievo-Juventus 0-1, autogol di Biraghi. Allegri comincia
con una vittoria
Buona la prima, anche se con il minimo sindacale. La Juventus batte il
Chievo 1-0 al debutto in campionato e Massimiliano Allegri dopo quattro anni
torna a vincere all'esordio in A. I bianconeri vanno subito in vantaggio grazie
a un autogol di Biraghi, ma poi non riescono a chiudere la partita. Su questo
il neo allenatore potrà lavorare durante la sosta: quello che conta oggi è il
risultato.
SPORTMEDIASET.IT: Tanta Juve, vince "solo" 1-0. E su autogol
Decide un autogol di Biraghi dopo 7 minuti, su colpo di testa di Caceres.
Vittoria minima per la squadra di Allegri, dopo una partita piena di belle
cose, compresi un palo di Vidal, due traverse di Tevez e Bonucci e altre sei-sette
palle gol. Un dominio assoluto dei campioni d'Italia, in perfetta linea con i
tre scudetti in bacheca e la voglia e le qualità di arrivare al quarto. Grande
prova del 18enne Coman.
SPORT.SKY.IT: Nuova Juve, vecchie abitudini: vince a Verona con il
Chievo
Ricomincia da dove aveva concluso. Con una vittoria. La Juve di Allegri non
è poi così diversa da quella di Conte, per mentalità mostrata in campo, per
capactà tattica e anche per voglia di vincere. I bianconeri hanno meritato il
successo contro il Chievo in una prima complicata dalle numerose assenze con
cui Allegri ha dovuto fare i conti. Fuori Pirlo, Barzagli e Chiellini, con
Giovinco e Llorente in precarie condizioni, la squadra ha fatto di necessità
virtù andando a cogliere un successo per 1-0 che non rende giustizia alla mole
di occasioni create. La Juventus continua ad essere la squadra che ha vinto più
volte la prima giornata di campionato (52) da quando è in vigore il girone
unico (1929/30). Un messaggio forte e chiaro a chi vorrebbe portarle via il
titolo di campione d'Italia.
RAISPORT.RAI.IT: Vince la Juve di Allegri
Un solo gol, nel primo tempo, ma tante altre occasioni per andare a segno
per i bianconeri che conquistano così tre punti e consentono al tecnico
Massimiliano Allegri, subentrato ad Antonio Conte, di cominciare positivamente
il campionato. Il gol del successo bianconero è arrivato nei primi minuti, al
sesto di gioco, con la deviazione di Biraghi nella propria porta alle spalle
dell'incolpevole Bardi, dopo il tiro di Caceres. La squadra di Corini ha
provato a recuperare e le sue occasioni le ha avute, ma senza successo. La
Juventus ha anche colpito tre legni nel primo tempo (Vidal, Tevez e Caceres),
anche se Buffon è stato determinante al 76' su Maxi Lopez.
EUROSPORT.IT: Serie A - La Juventus spreca tanto, ma riparte vincendo
Contava ricominciare vincendo. E la vittoria alla "prima" della
stagione 2014/15 è arrivata. La Juventus si conferma squadra forte, solida e
piega per 1-0 a domicilio il Chievo Verona, squadra che per tutta la gara ha
mostrato un atteggiamento passivo e rinunciatario. Il risultato finale, però,
non deve ingannare, perché i bianconeri, sistemati da Allegri nel 3-5-2 di
“contiana” memoria, hanno dominato per lunghi tratti la partita, creato
tantissime occasioni da rete e colpito ben tre “legni”. Buffon, come sempre
decisivo quando chiamato in causa, ha salvato i suoi dalla beffa finale (grande
parata su Maxi Lopez), evitando che i tanti sprechi sotto porta si
trasformassero in rimpianti. La Juve c’è, ha ancora fame e l’impressione è che
i suoi uomini si ricordino alla perfezione come funziona il modulo degli ultimi
tre anni. Nell’ottima prova corale della “Vecchia Signora” merita una citazione
a parte Kingsley Coman: classe 1996, titolare per emergenza, ma con la
personalità tipica dei grandi giocatori.
GOAL.COM: Chievo-Juventus 0-1: Ritmo e bel gioco, Allegri buona la
prima
Buona la prima per Max Allegri. Parte bene l'avventura del tecnico toscano
alla Juventus, vittoria importante ottenuta su un campo da sempre complesso
come quello del Chievo. Successo conquistato grazie al binomio gioco-intensità,
ingredienti che non sembrerebbero aver abbandonato i bianconeri nonostante
l'addio di Conte. Madama autoritaria e autorevole tanto per parafrasare il
pensiero del mister toscano, forse un po' troppo leziosa, certamente
sfortunata. Positivo, anzi, positivissimo il debutto di Coman. Il ragazzo è
munito di enorme talento, completo in tutti i fondamentali e professionale il
giusto. Che la Vecchia Signora si sia assicurata un altro pezzo da novanta?
Scommesse già chiuse.
CORRIERE.IT: Juventus, tutto facile col Chievo. Vittoria, tre pali e
un solo brivido
Si può discutere se attribuire a Caceres (o alla schiena di Biraghi, più
probabilmente) il primo gol del campionato e della Juventus, ma non il buon
avvio di Madama. Il punteggio non rende l’idea di dominio e organizzazione, ma
il calcio è un gioco sfuggente come dimostra la paratona di San Gigi Buffon su
Maxi Lopez nella parte finale della partita. Il Chievo, grazie a un rimpallo e
a una zolla fradicia avrebbe raccolto in maniera spropositata, soprattutto in
relazione a quanto fatto. La Juventus di Max Allegri sembra meno assatanata di
quella di Antonio Conte, ma ha la stessa solidità, la stessa disciplina. I tre
anni di Votantonio hanno creato una base su cui un buon allenatore può lavorare
innestando, con giudizio, le sue idee. Per ora l’impressione è che questa sia
la (buona) strada intrapresa da Allegri.
LARENA.IT: Chievo Verona-Juventus: 0-1. Occasione sprecata per Lopez
Poche storie, se giochi con la Juve, c'è una sola tattica e non è questione
di numeri. "Devi essere al top e sperare che non lo siano loro",
altre chiavi "tattiche" è difficile trovare. Devi correre di più,
aggredire di più, volerlo di più. Perchè, Pirlo o no, questi sono più forti e
se pensi di batterli sul piano del gioco, non vai da nessuna parte. Corsa,
gambe, intensità, coraggio, cuore, orgoglio, personalità, organizzazione. Di
tutto un po', da frullare per bene, con la spruzzatina finale di un pelo di
fortuna, la ricetta potrebbe essere questa. Difficile? Sicuro. Ma se il Chievo
avesse fatto solo le cose facili, non sarebbe mai arrivato a guardare la
Signora negli occhi.
Juventus, discriminazione territoriale: curva salva, multato il club, ammenda
di 20 mila euro
Per
quanto concerne i provvedimenti contro le società, il Giudice sportivo ha
stabilito un'ammenda di 20 mila euro per
la Juventus, "per avere
suoi sostenitori, al 26° del primo tempo, intonato un coro incitante alla
violenza ed espressivo di discriminazione territoriale; sanzione attenuata ex
art. 13, comma 1 lett. a) e b) CGS, per avere la Società concretamente operato
con le forze dell'ordine a fini preventivi e di vigilanza".
Stessa
sanzione anche per la Roma: 10 mila "a titolo di responsabilità oggettiva
per avere un componente della panchina aggiuntiva, nel corso del primo tempo,
fatto uso reiteratamente di una apparecchiatura rice-trasmittente; (regola n. 4
del Regolamento del giuoco del calcio); infrazione rilevata dai collaboratori
della Procura federale". Altri 10 mila euro "per avere suoi sostenitori, nel
corso della gara, fatto esplodere nel proprio settore numerosi petardi ed
accesso numerosi fumogeni e bengala; sanzione attenuata ex art. 13, comma 1
lett. b) ed e) CGS, per avere la Società concretamente operato con le forze
dell'ordine a fini preventivi e di vigilanza
sabato 23 agosto 2014
1935
LA
STAMPA - Martedì 4 Giugno 1935 - Anno XIII
JUVENTUS
La squadra di tutti i trionfi e di tutte le vittorie
Non
è più un fatto nuovo che la Juventus vinca un Campionato. Fu un fatto nuovo di
zecca nel 1905, quando interruppe la serie di vittorie del Genoa e del Milan,
puntò fuori il capo in atteggiamento timido e dimesso, ed ottenuta
l'affermazione si affrettò a rintanarsi. Lo fu ancora ventuno anni dopo, nel
1926, quando mise d'accordo i due fieri antagonisti del momento, Genoa e
Bologna, sfondò la cintura monopolistica che essi tenevano in fatto di onori, e
si impose. Dal 1931 non lo è più. Che da allora, la nostra grande
manifestazione calcistica più non conosce se non un vincitore. Un record : Cinque
vittorie consecutive. Non le ha mai ottenute nessuno. Il limite massimo
raggiunto dalle società rivali tocca il numero tre. Genoa : anni 1898, 1899,
1900. Genoa ancora, anni 1902,1903,1904. Pro Vercelli, anni 1911, 1912, 1913.
E come totale assoluto, una squadra sola supera la Juventus: il Genoa con le
sue nove vittorie. La Juventus viene quest’ anno ad affiancarsi alla Pro
Vercelli con sette successi. Se si dovesse fare una classifica dei campioni,
dalla prima edizione del campionato ad oggi si avrebbe quindi questa graduatoria:
Genoa 9, Pro Vercelli e Juventus 7, Milan e Internazionale - Amsbrosiana 3,
Bologna 2, Casale e Torino 1. Il fatto nuovo sta nel modo in cui venne ottenuta
la vittoria quest'anno. Vittoria che ha del miracoloso, dell'incredibile per
coloro che conoscono le vere e reali condizioni in cui si è venuta a trovare la
squadra bianconera. Condizioni disagevoli all'inizio, che non han fatto altro
che aggravarsi e complicarsi di mano in mano che si andava avanti. Fin dal
primo passo si trattò di dare un successore ad uno dei più saldi pilastri
tecnici e morali della squadra: il portiere, quarantasette volte « nazionale »
Combi. Il sostituto fu attinto dalle riserve. Contemporaneamente si trattò di
rimpiazzare Sernagiotto: effettivamente la sostituzione non avvenne, per
l'occupazione del posto si provvide con mezzi di fortuna per quasi tutta la
stagione. E per ultimo, sempre come questione iniziale, si dovette affrontare
quella dei « limiti » d'età che due terzini del calibro di Rosetta e di Caligaris
pareva avessero decisamente raggiunto. Uno dei due rimpiazzanti, Santagostino,
proveniente dalle riserve, fu messo subito fuori combattimento per grave ferita
al ginocchio. A dar sangue nuovo alla linea dei terzini rimase il solo Foni, e
questi si portò egregiamente. Caligaris si ferì a sua volta sul più buono, e si
dovette richiamare allora Rosetta, che già veniva da molti considerato come
uomo finito.
Una
stagione di guai
Poi
vennero i guai inattesi, quelli di campionato e di squadra nazionale. La
stagione è appena aperta, che Monti riporta a Londra in maglia azzurra la
frattura di un piede. Si cura, riprende, e si rompe nuovamente l'arto. Totale:
quasi quattro mesi di assenza dai campi dì giuoco. Altro incontro
internazionale, contro l'Ungheria a Milano: Bertolini ne esce con una costola
rotta ed un mese e mezzo di inabilità al servizio. Nuova prova della Nazionale,
contro la Francia a Roma, e l'unico mediano bianconero ancora valido si becca
una contusione che lo ferma per un mesetto. All'attacco, Cesarini, tartassato
da ferite ed infortuni di ogni tipo non riprende che tardi a giuocare, e la sua
presenza in squadra non diventa regolare che verso la fine della stagione.
Ferrari torna da Palermo ferito ad una gamba. Impiega due mesi a rimettersi a
posto. Poi Borel va soldato ed il cambiamento di vita lo scombussola
completamente: va a rotoli come grado di forma. Ed infine, proprio al momento
critico del campionato, ecco Orsi che parte per l'Argentina: Orsi, il
trascinatore e l'animatore dell'avanguardia. Non lo si sostituisce. Non si può.
Ciò, senza parlare degli infortuni minori, tipo strappo muscolare a Varglien
II, per esempio, che dalla gara di Milano ancora non ha potuto riprendere a
giuocare. Acciacchi, amarezze, contrattempi di ogni tipo. A chi la osserva da
vicino, la squadra bianconera fa l'effetto di un invalido che si trascini più
che di un atleta che lotti. (Inoltre fu allontanato il leggendario Carcano probabilmente per aver fatto delle allusioni sulla probabile omosessualità di Monti o perchè lui stesso lo era in un'epoca di "macismo" propagandistico e alla fine ci fu persino la tragedia di Edoardo Agnelli, il lungimirante presidente decapitato dall'elica di un idrovolante nel porto di Genova, il nome più tragico fra quelli della Famiglia - NDA). Sul finir della stagione giuoca male. Il giuoco
costruttivo è in essa quasi scomparso: l'attacco arranca e fa quel che può, non
si impone più. Eppur, nel bel mezzo del grigiore salta fuori di tanto in tanto
una giornata che lascia di stucco per la sua limpidezza, per il linguaggio che
la squadra torna a parlare. Come memore del passato, essa sfodera risorse che
portano il giuoco ad un livello di praticità a cui l'avversario non può
giungere. Ne resta come soggiogato, l'avversario. Sono le giornate che salvano
la situazione e portano avanti la squadra in classifica.
La
giornata decisiva
Una
di queste giornate, fu proprio quella decisiva, l'ultima del programma. Essa
resterà memoranda nella storia dei bianconeri e del calcio italiano in genere.
La Juventus aveva a che fare con un avversario più fresco, più giovane, più
veloce, più brioso. Tentò l'avventura dell'attacco per una ventina di minuti, e
poi capì che giuocar da pari a pari non poteva, nelle condizioni in cui si
trovava. Si chiuse allora in sè, e lasciò che l'avversario si sbizzarisse.
Smobilitò la già evanescente prima linea, ed attese che si chiarisse
l'orizzonte, attese gli eventi. Sa attendere la squadra anziana ed esperta, senza
nessuna di quelle impazienze e di quei nervosismi che scoprono il fianco
all'oppositore. La difesa juventina non si scoprì mai. Constava dei quattro quinti
della compagine, questa difesa. A turno vi lavoravano per cinque minuti Borel,
Ferrari, Cesarini, un po' tutti. Non si scoprì mai, nemmeno in quella prima, mezz'ora
della ripresa, in cui l'offensiva della Fiorentina infuriò come una tempesta. A
scoprirsi, a disunirsi fu invece proprio la Fiorentina, quando comprese che
tutta la sua aggressività non approdava a nulla. I viola, come in un gesto di
dispetto, mollarono allora per brevi istanti la preda. Fu allora che si vide
ergersi la figura della Juventus. La si vide moralmente dall'atteggiamento
materiale degli uomini. Non diede tempo al tempo, non tergiversò. Come se quel
momento di rilassamento, come se quella crisi di nervi dell'avversario la
avesse attesa da lungo tempo, ne approfittò. Diede respiro al suo giuoco e
tentò la stoccata. Prima la prova generale Diena - Gabetto con improvvisa
comparsa di Ferrari tra gli avanti, (palo clamoroso - NDA) poi la botta decisiva eseguita sulla
falsariga della prova. Ferrari aveva capito che piombando in area di rigore in
quel dato modo ed in quella data posizione, coglieva di sorpresa la difesa
toscana. E fece quello che doveva fare. Segnò il punto che diede alla squadra
il diritto di conservare lo scudetto di campione. Può essere che della vecchia
squadra juventina questo sia uno degli ultimi guizzi di energia — che la
squadra è vecchia e non può continuare a funzionare in eterno —, ma come
guizzo, valse un campionato e mostrò cosa sia la classe. Non la si definisce la
classe, la si vede. La si vede, tra altro, dal modo in cui fa fare con facilità
ad un uomo quello che un altro con ogni sforzo non può fare. Quando si seppe, a
Firenze, che l'Ambrosiana aveva perso per quattro a due contro la Lazio, il
primo movimento fu di incredulità. Quattro palloni in rete, l'Ambrosiana non li
aveva mai presi in campionato. Quattro palloni sono molti per una difesa come
quella. La condotta di squadra, la condotta di gara non dovrebbero permettere
un simile crollo in un incontro decisivo.
La
vittoria più bella
L'Ambrosiana
dev'essere stata tradita da quello stesso nervosismo, da quello stesso momento
di incertezza di cui rimase vittima la stagione scorsa, quando ebbe il titolo
di campione a portata di mano. Allora nel contegno generale delle ultime gare,
ora nella condotta dell'ultima gara. Invece di serbarsi calma, di dominarsi, di
chiudersi in sè quando sente odor di vittoria, la squadra si sconnette, si
innervosisce, si spappola. Non forma più un tutto compatto, unito, consistente,
calmo, come è necessario, come è indispensabile proprio nel momenti decisivi. E
l'Ambrosiana era quest'anno la unità meglio attrezzata di tutte in fatto di
tecnica. Al cospetto della Juventus ammaccata ed acciaccata, era un gladiatore
in piena possanza. E' tale il contrasto che è spiegabilissimo come il risultato
finale assuma per i neroazzurri il sapore di uno smacco, di una beffa quasi. La
Juventus, società dai dirigenti sagaci, dall'ambiente organizzato, dai
giuocatori di classe, ha vinto con una squadra che è al suo tramonto, forse il
suo più bel campionato. Bello perchè è l'intelligenza che lo illumina. La
calma, l'accortezza, il freddo calcolo, la precisione sfoderate dal più che
trentatreenne Rosetta a Firenze, sono l'indice della forza della squadra, la
base prima dei suoi successi. E' difficile, terribilmente difficile vincere un
campionato in Italia. Di questa competizione noi siamo riusciti a fare una
fornace ardente. Una fornace che è una meravigliosa fucina di energie fisiche e
morali, ma in cui il cammino da battere non si riesce a discernerlo se non si
posseggono qualità di eccezione. Una compagine mediocre, il campionato italiano
non lo vincerà mai. Queste doti di eccezione, gli uomini che compongono la
vecchia squadra della Juventus le possedevano, le han possedute finora nella
misura necessaria. Passeranno degli anni prima che questi uomini, che tante
soddisfazioni han contribuito a dare all'Italia calcistica, vengano
dimenticati.
Di
Vittorio Pozzo (mi sono permesso di apportare qualche modifica “grammaticale” ,
pochissime in verità, il testo è quello originale al 99,99 %)
Giovedì
a Casa Littoria Torino sportiva ha accolto trionfalmente la squadra per la
quinta volta consecutiva Campione d'Italia. Migliaia e migliaia di persone
hanno atteso i « campioni » di ritorno da Firenze ove hanno saputo conquistare
l'ultima, decisiva vittoria del torneo. Le autorità ed i componenti la grande
famiglia bianco-nera hanno, nell'Interno della stazione di Porta Nuova, porto
il primo saluto ai calciatori quando il treno s'è arrestato in perfetto orario,
alle 18,35 sotto la grande tettoia. I giuocatori, incontro ai quali sono mossi amici
ed ammiratori recanti grandi stendardi bianco-neri e giganteschi scudetti,
apparivano raggianti. Il Federale ed il Podestà si sono compiaciuti con loro per
il meritato trionfo e quindi ha risposto l'avv. Craveri, vice-presidente del
sodalizio, il quale ha ringraziato le autorità per l'incitamento dato durante
tutta la stagione alla Juventus ed ai suoi campioni. E' stata simpaticamente
notata la presenza di tutti i giocatori della prima squadra granata e dei loro
dirigenti. Essi si sono vivamente rallegrati con i loro... rivali, dei quali
sono sinceri ammiratori. Poi, mentre la musica dei Giovani Fascisti suonava «
Giovinezza », la folla ha issato in trionfo Rosetta, Varglien I e Cesarini,
sbucando con essi in via Sacchi, ove era ammassata una moltitudine di sportivi.
Si è allora creato un corteo che attraverso le principali vie cittadine ha
accompagnato i calciatori alla sede del Circolo in via Bogino. Qui giunti i «
campioni », saliti nelle sale del circolo Juventus, si sono ripetutamente
presentati al balcone, fatti segno a rinnovate dimostrazioni di entusiasmo. Il
salone della Direzione s'era intanto adornato di bandiere e gagliardetti
bianco-neri. Inoltre a due intere pareti erano affissi centinaia di telegrammi
giunti dopo la vittoria. Fra gli altri i
seguenti:
«
Squadra granata esultante sua vittoria inneggia cugini torinesi quinta volta
campioni d'Italia - Torino F. C. ».
«
Lieti salutarvi ancora campioni d'Italia confortaci vostro augurio e saluto,
sollievo nostra amarezza - U. S. Livorno ».
«
Ultimo a darvi un dispiacere desidero essere fra i primi a felicitarmi
Baloncieri ».
«.Sommes
enchantes cinquième championnat consecutif que seulement l’quipe hors classe
comme Juventus pouvait remporter. Emoyons
sincères felicitations - Fiat F. C. Genève ».
Hanno
inoltre telegrafato l'on. Gastaldi, l'on Vecchini, Presidente del D. D. S.,
Gustavo Norzi.
Numerosissime
società hanno inviato il loro plauso e, fra le altre: l'Alessandria, il Milan,
il Brescia, la Lazio, la Roma, il Palermo, la Sampierdarenese, la ProVercelli,
il Novara, il Bari, il Genova, la Cremonese, l'Atalanta, la Doria, il Catania,
l'Imperia, il Treviso, il Grosseto, la Juventus di Trapani, il Savona, il
Siena, il Valpollice, il Lugano, il Zurigo.
Non
sono mancati, naturalmente, i telegrammi dei « tifosi ». Eccoli:
«
Un professore milanese, barbuto ma non barbogio, plaude al trionfo della
volontà indomabile».
«
Svenuti dopo risultato - Baci a tutti voi e dirigenti - Sportivi veronesi ».
«
Avete vinto contro avversari e «pegola » allenti - Sportivi di Vicenza ».
Chi
mira ad altre conquiste ha telegrafato bene augurando per la prossima Coppa
Europa e per il... sesto scudetto consecutivo.
Persino dall'Africa alcuni soci
ed ammiratori juventini in grigio verde hanno voluto far giungere il loro «
evviva » che è stato fra i più graditi.
La
Direzione del F. C. Juventus comunica intanto di aver avuto avviso che giovedì
alle ore 18 alla Casa Littoria il Federale riceverà i dirigenti ed i giuocatori
della squadra campione d'Italia.
Martedì
16 Ottobre 1934
Il
fenomeno Juventus e Serantoni in bianconero (riadattati)
Una
sola cosa dà il senso... della noia. Il fatto che la Juventus continui a
vincere e già sia al comando. L'anno scorso dopo tre partite i bianco neri non
avevano che un punto all'attivo e c'era da discutere sullo straordinario evento
e da appassionarsi, poi all'inseguimento che i campioni furono costretti a
condurre. Ora, invece, con un incontro in casa e due in campo avversario, già
totalizzano sei punti. La volata è cominciata in partenza. Carcano non discute:
agisce. Ebbene, brontoli chi crede per questa riconferma dì forza dell'unità
che detiene lo scudetto. Se ne dispiaccia chi vuole, chi sperava che dovesse
infine sparire dalle posizioni d'avanguardia questo inattaccabile colosso. Noi
non avremo, invece, che dell'ammirazione per questa squadra che da quando
detiene il titolo s'è rinnovata in più punti senza mai avvertire disagio nell'ambientare gli elementi nuovi. Carcano non è un chiacchierone. Lascia che tutti si
sbizzarriscano a discutere e dal canto suo opera. Che faccia bene, egregiamente
bene, lo dimostrano i risultati. Ha dovuto sostituire Combi. Gian Piero era una
colonna della squadra. Se c'era un « insostituibile » era lui. Era la bandiera
della Juventus. Si diceva ch'era lui che la salvava nei momenti di maggior
pericolo. Quando si seppe che era ben deciso a ritirarsi, non si fu del tutto
convinti che Valinasso, un giovane che ancora doveva affermarsi, fosse in grado
di rimpiazzarlo degnamente. Un altro allenatore, meno pratico e meno capace, si
sarebbe presentato ai dirigenti ed avrebbe chiesto loro d'aprire la cassaforte
per cavarne un grosso pacco di biglietti da mille. Dopo di che sarebbe partito
alla ricerca di un « asso » consacrato. Se Carcano avesse fatto così nessuno
avrebbe potuto muovergli appunti, perchè non si poteva pretendere che trovasse
per poco prezzo l'uomo del quale aveva bisogno. Ma Carcano disse, invece, che
Valinasso gli bastava ed ora non c'è chi non veda che davvero ha avuto ragione.
Valinasso è già un punto di forza della squadra. Ha dovuto sostituire Rosetta.
Un altro nazionale, un altro « cannone ». La Roma, in lite con Bernardini, ha
finito con il far pace, perchè il giocatore gli occorreva e non sapeva come
rimpiazzarlo. Il Napoli non è stato tranquillo sino a quando non ha riavuto
nelle sue file i « dissidenti » Ferraris e Colombari. Carcano avrebbe potuto
chiedere che Rosetta gli fosse ridato ad ogni costo. Invece non ha voluto porre
i dirigenti in una situazione imbarazzante. Eppure aveva dovuto privarsi anche
di Ferrero, che era l'unico uomo di rincalzo sul quale poteva fare sicuro
assegnamento. Così Ferrero ebbe la libertà. Carcano chiese Foni, che nessun
altro grande club gli disputava con cifre rilevanti. I tecnici sono molti,
molti gli intenditori, ma Foni nessuno l'aveva adocchiato.
E che dire di Serantoni ? Chi n'avesse parlato l'anno scorso nelle sale del circolo juventino sarebbe stato guardato in cagnesco. Quel « piantagrane » ? Ma Carcano conosceva il valore, il cuore, la volontà del ragazzo. Quando questi si offrì, disse che a prenderlo c'era da fare un affarone. Allora gli juventini alzarono le spalle, come a dire: « Se lo vuole è affar suo ». Ma pensarono che da allenatore Carcano avrebbe dovuto imitarsi in... domatore. Fu a Bro che Serantoni si incontrò con i nuovi compagni. Che proprio lo attendessero a braccia aperte non oseremmo dire. Temevano di non andare d'accordo con « quel nero-azzurro» ch'era troppo amico di Meazza per diventare un buon « bianconero ». Serantoni trovò i compagni sprofondati nelle comode poltrone di un hotel. Mosse loro incontro sorridente: «Come va, «vecchioni? Sono venuto ad aiutarvi, se no non andreste più avanti con quelle poche forze che vi sono rimaste.'... ». Lo guardarono tutti con diffidenza. Dovevano ridere della sua battuta oppure rispondergli per le rime? Ci pensò Orsi. Lo afferrò per la giubba, lo scosse ben bene e con tono melodrammatico ribattè: «Senti « macaco ». Noi siamo dei vecchioni. E' vero, verissimo, ma abbiamo — e parlava per molti dei compagni — vinto un campionato del mondo, una Coppa Internazionale, non so quante partite in maglia azzurra, tutta una serie di scudetti. Ora insegneremo anche a te come si fa per farsi onore. Ma sappi che con noi devi giocare con lo stesso cuore con il quale ti battevi per l'Ambrosiana. Devi giocare, capisci? Se vuoi « scarpona » pure. Mangiali magari gli avversari... ». Ed ammiccò a Bertolini che di « Sera » non aveva il migliore ricordo. Risero tutti. Abbracciarono il « nuovo » come un caro amico. Due ore dopo era anche lui in campo, in maglia bianco-nera e quando Orsi gli gridò: « Toni! Picchia! », si gettò con tanta forza contro un terzino che faceva lo scarpone, che questi, visto con chi aveva a che fare, ritenne prudente moderare il suo slancio. E Carcano, che non dubitava di amalgamare nella squadra quello che sino a poco prima era considerato un « nemico », non ebbe neppur bisogno di imporlo con un atto di forza. Capite quale è la forza della Juventus? Alla classe si unisce la volontà. E la disciplina regna sovrana. Non ci son beghe, non ci sono discordie, bensì l'unione assoluta per mirare alla vittoria. Così a Brescia quando Borel si impappina è Orsi che si sposta con frequenza al centro per aiutarlo. Ed a Sampierdarena, mentre Monti stenta a ritrovare l'autorità del suo gioco sull'infido terreno, sono Ferrari e Serantoni che retrocedono ad aiutarlo, cacciando fuori la lingua per il gran correre da un capo all'altro del campo. Poi, a partita finita, nessuno grida, nessuno si vanta, nessuno accusa. Giocano tutti insieme a « bridge » come amici di vecchia data. Tutt'al più sarà ancor Orsi a dar un buffetto a Valinasso nel dirgli: « Va la! spilungone, sei un fenomeno! ». Per il ragazzo quello è il premio più caro Ecco com'è questa «noiosa» Juventus. Che non intenda scucir lo scudetto dalle maglie è evidente. Che possa conquistar la quinta vittoria tutti lo pensano.
E che dire di Serantoni ? Chi n'avesse parlato l'anno scorso nelle sale del circolo juventino sarebbe stato guardato in cagnesco. Quel « piantagrane » ? Ma Carcano conosceva il valore, il cuore, la volontà del ragazzo. Quando questi si offrì, disse che a prenderlo c'era da fare un affarone. Allora gli juventini alzarono le spalle, come a dire: « Se lo vuole è affar suo ». Ma pensarono che da allenatore Carcano avrebbe dovuto imitarsi in... domatore. Fu a Bro che Serantoni si incontrò con i nuovi compagni. Che proprio lo attendessero a braccia aperte non oseremmo dire. Temevano di non andare d'accordo con « quel nero-azzurro» ch'era troppo amico di Meazza per diventare un buon « bianconero ». Serantoni trovò i compagni sprofondati nelle comode poltrone di un hotel. Mosse loro incontro sorridente: «Come va, «vecchioni? Sono venuto ad aiutarvi, se no non andreste più avanti con quelle poche forze che vi sono rimaste.'... ». Lo guardarono tutti con diffidenza. Dovevano ridere della sua battuta oppure rispondergli per le rime? Ci pensò Orsi. Lo afferrò per la giubba, lo scosse ben bene e con tono melodrammatico ribattè: «Senti « macaco ». Noi siamo dei vecchioni. E' vero, verissimo, ma abbiamo — e parlava per molti dei compagni — vinto un campionato del mondo, una Coppa Internazionale, non so quante partite in maglia azzurra, tutta una serie di scudetti. Ora insegneremo anche a te come si fa per farsi onore. Ma sappi che con noi devi giocare con lo stesso cuore con il quale ti battevi per l'Ambrosiana. Devi giocare, capisci? Se vuoi « scarpona » pure. Mangiali magari gli avversari... ». Ed ammiccò a Bertolini che di « Sera » non aveva il migliore ricordo. Risero tutti. Abbracciarono il « nuovo » come un caro amico. Due ore dopo era anche lui in campo, in maglia bianco-nera e quando Orsi gli gridò: « Toni! Picchia! », si gettò con tanta forza contro un terzino che faceva lo scarpone, che questi, visto con chi aveva a che fare, ritenne prudente moderare il suo slancio. E Carcano, che non dubitava di amalgamare nella squadra quello che sino a poco prima era considerato un « nemico », non ebbe neppur bisogno di imporlo con un atto di forza. Capite quale è la forza della Juventus? Alla classe si unisce la volontà. E la disciplina regna sovrana. Non ci son beghe, non ci sono discordie, bensì l'unione assoluta per mirare alla vittoria. Così a Brescia quando Borel si impappina è Orsi che si sposta con frequenza al centro per aiutarlo. Ed a Sampierdarena, mentre Monti stenta a ritrovare l'autorità del suo gioco sull'infido terreno, sono Ferrari e Serantoni che retrocedono ad aiutarlo, cacciando fuori la lingua per il gran correre da un capo all'altro del campo. Poi, a partita finita, nessuno grida, nessuno si vanta, nessuno accusa. Giocano tutti insieme a « bridge » come amici di vecchia data. Tutt'al più sarà ancor Orsi a dar un buffetto a Valinasso nel dirgli: « Va la! spilungone, sei un fenomeno! ». Per il ragazzo quello è il premio più caro Ecco com'è questa «noiosa» Juventus. Che non intenda scucir lo scudetto dalle maglie è evidente. Che possa conquistar la quinta vittoria tutti lo pensano.
Serantoni
Pietro Serantoni nasce il 12
dicembre 1906. Nel 1927, a poco più di vent’anni è militare, a Milano, gioca
nella Minerva in seconda divisione in attesa di tornare a Venezia. Lo nota
Arpad Veisz, allenatore dell’Inter: per trecento lire al mese diventa
nerazzurro. Nel 1929/30 è promosso titolare, debutta a Livorno e Veisz gli
assegna il compito più difficile, fermare il celebre livornese Magnozzi. Ci
riesce e l’Inter vince 2-1. Non salta una partita, conquista il primo scudetto
a girone unico. Trova un amico, Meazza, un ragazzino esile e sperduto in mezzo
ai marcantoni delle difese. Ed allora guai a toccarlo, Serantoni è pronto a spietate vendette. Con il “Pepp” fa
coppia fissa, dentro e fuori dal campo e l’amicizia continua anche quando il
calcio diventa solo un ricordo. Esordisce in Nazionale, giocando a Bruxelles
contro il Belgio (3-2 con due goal di Meazza). La Juventus lo acquista
sborsando la cifra di 65.000 Lire, un anno in bianconero (1934/35), partecipa
all’eliminatoria mondiale con la Grecia a Milano (4-0) ed il 14 novembre del
1934 è uno dei “Leoni di Highbury”. Conquista il pubblico londinese per le sue
doti di combattente e gladiatore, a fine partita scende negli spogliatoi, per
congratularsi con lui, Guglielmo Marconi. Uno scudetto bianconero con 15
presenze e l’infortunio, menisco. L’operazione, settanta anni fa, è piena di
incognite, anzi è una quasi certa condanna: niente più calcio. «E qui», raccontava, «nella
sfortuna sono stato fortunato. Con un’altra società avrei dovuto smettere di
giocare, la Juventus era diversa. Mi fece curare,
guarire, ma poi mi cedette alla Roma. Forse non credeva nel miracolo». Nel 1936 debutta in
giallorosso a Vienna (sconfitta per 3-1), gioca nella squadra dell’Europa
Centrale (3-1 all’Europa Occidentale) ed esplode ai Campionati Mondiali in
Francia. Viene giudicato uno dei laterali di maggior valore in campo mondiale.
Pozzo lo giudica così: «Serantoni non è un
tecnico di qualità eccezionali. È un combattente di levatura eccelsa, nelle
situazioni difficili è l’uomo che trascina alla lotta l’intera squadra».
Portabandiera della Roma, gioca l’ultimo campionato nel 1939/40 e si ritira.
Dopo la guerra, accetta l’incarico di allenatore del Suzzara, del Padova (che
portò in A) e per qualche mese della Roma: «Ma il calcio non è più
per me, troppi furbi». Lo delude soprattutto la Roma, che cerca
di salvare dalla B sostituendo Masetti e che, invece, poco dopo lo licenzia. Due episodi: è in ritiro, con
la Nazionale. Piove, Pozzo dice niente allenamento e tutti tornano in camera od
a giocare a carte. “Toni” invece si mette a correre nell’albergo, sale e scende
ininterrottamente le scale. Pozzo lo ferma: «Sei matto?» e lui spiega: «Io
devo allenarmi. Se fuori non posso, lo faccio qui!» Nel 1936 la Nazionale gioca a
Berlino, nel secondo tempo si frattura l’alluce del piede destro (lo stesso
infortunio che aveva messo fuori combattimento Monti ad “Highbury”) ma lui non
esce. Chiede solo a Pozzo che, dalla linea del campo, gli scandisca i minuti
che mancano alla fine dell’incontro e gioca fino alla fine. Pozzo disse: «Ancora
adesso non riusciamo a capire come poté superare quel dolore spaventoso,
reggendosi in piedi fino al termine della partita. Il medico tedesco, che lo
visitò in infermeria, mi disse che non credeva che un uomo potesse giungere a
tale punto di stoicismo». Morirà il 6 ottobre del 1964,
ucciso da un tumore al cervello.