1930-31
La Juventus ingaggiò dall'Alessandria l'allenatore Carcano, tra i migliori interpreti del metodo, seguito dal regista offensivo Ferrari, e si affidò in attacco (per sostituire il poco prolifico Zanni) al maturo centravanti Vecchina. Più defilati in estate i campioni uscenti dell'Ambrosiana (Ferrero) e il Genova, concentrato sulla lunga trattativa che portò in rossoblu il campione del mondo Stábile. Si rinforzarono Napoli, Milan e Roma mentre il Bologna si assicurò la promessa della Pro Patria Reguzzoni. Il torneo iniziò il 28 settembre 1930. La partenza spedita della Juventus (otto vittorie consecutive) definì subito le gerarchie; alle spalle dei bianconeri si alternarono inizialmente rivali più o meno attrezzate (Modena, Bologna, Napoli). Il Genova, partito con l'inaspettata sconfitta di Legnano, tentava di risalire posizioni, mentre erano più complicate le situazioni dell'Ambrosiana, terz'ultima dopo nove giornate e ormai eliminata dalla Coppa dell'Europa Centrale, e del Milan, che si ritrovò presto a galleggiare vicino alla zona più calda della classifica. Dal gruppo delle inseguitrici emerse la Roma, che il 21 dicembre si portò a un solo punto dalla Juventus; la squadra torinese ritrovò comunque energie per chiudere a + 4 sui giallorossi e sul Napoli il girone di andata. Intanto si erano arenati sul fondo il Livorno e le debuttanti Casale e Legnano. L'8 marzo, battendo nettamente la Pro Vercelli, la Juventus sembrò aver piazzato lo scatto decisivo sulle inseguitrici. In realtà, la settimana dopo la squadra bianconera fu travolta a Testaccio dalla Roma, che tentò dunque per ultima un inseguimento, trascinata dai gol di un Volk all'apice della sua carriera. I torinesi seppero comunque amministrare il vantaggio di tre punti fino alla fine e il 21 giugno, in un ideale passaggio di consegne, batterono l'Ambrosiana e si laurearono Campioni d'Italia a cinque anni dall'ultimo titolo. Dietro Juventus e Roma si piazzarono il costante Bologna e il Genova, con i gol di Banchero a sopperire al primo degli infortuni che inficiarono l'esperienza italiana di Stábile. Nel girone di ritorno avevano perso smalto squadre che avevano vivacizzato il girone d'andata (il Modena di Mazzoni, una Lazio in crescita e il Napoli di Garbutt, che firmò il record pareggiando una sola partita in tutto il torneo), mentre l’ Ambrosiana risalì fino al quinto posto. Sul fondo, a salvarsi fu il Casale, che piazzò tre vittorie decisive nelle ultime gare casalinghe. Fu il Livorno a tentare un disperato aggancio sul finale, condannando anche il Legnano, ma il pareggio contro la Juventus, all'ultima giornata, gli fu fatale.
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
Juventus
|
55
|
34
|
25
|
5
|
4
|
79
|
37
|
Roma
|
51
|
34
|
22
|
7
|
5
|
87
|
31
|
Bologna
|
48
|
34
|
21
|
6
|
7
|
81
|
33
|
Genova 1893
|
47
|
34
|
22
|
3
|
9
|
58
|
47
|
Ambrosiana
|
38
|
34
|
15
|
8
|
11
|
60
|
45
|
Napoli
|
37
|
34
|
18
|
1
|
15
|
54
|
49
|
Torino
|
36
|
34
|
14
|
8
|
12
|
52
|
43
|
Lazio
|
35
|
34
|
15
|
5
|
14
|
45
|
44
|
Brescia
|
34
|
34
|
13
|
8
|
13
|
51
|
55
|
Pro Vercelli
|
33
|
34
|
13
|
7
|
14
|
60
|
60
|
Modena
|
33
|
34
|
14
|
5
|
15
|
61
|
66
|
Milan
|
31
|
34
|
12
|
7
|
15
|
48
|
53
|
Alessandria
|
26
|
34
|
10
|
6
|
18
|
52
|
67
|
Triestina
|
25
|
34
|
8
|
9
|
17
|
32
|
55
|
Pro Patria
|
23
|
34
|
8
|
7
|
19
|
37
|
61
|
Casale
|
21
|
34
|
8
|
5
|
21
|
31
|
64
|
Livorno
|
20
|
34
|
6
|
8
|
20
|
34
|
71
|
Legnano
|
19
|
34
|
6
|
7
|
21
|
30
|
71
|
Andata
|
Ritorno
| ||
Juventus
|
29
|
Genova
|
26
|
Napoli
|
25
|
Juventus
|
26
|
Roma
|
25
|
Roma
|
26
|
Bologna
|
24
|
Ambrosiana
|
24
|
Genova
|
21
|
Bologna
|
24
|
Lazio
|
20
|
Pro Vercelli
|
18
|
Modena
|
20
|
Torino
|
18
|
Rendimento casa-trasferta
In casa
|
In trasferta
| ||
Juventus
|
31
|
Juventus
|
24
|
Roma
|
31
|
Roma
|
20
|
Bologna
|
30
|
Bologna
|
18
|
Genova 1893
|
29
|
Genova 1893
|
18
|
Ambrosiana
|
26
|
Milan
|
14
|
Torino
|
26
|
Napoli
|
13
|
Capolista solitarie
dalla 3ª alla 34ª giornata: Juventus
17 : Bosio (L) dal 33' st gioca come portiere a seguito dell'infortunio occorso a Baggiani e Livorno con l’uomo in meno
31 : Cesarini (J) dal 15' st gioca come portiere a seguito dell'infortunio occorso a Combi e Juventus con l’uomo in meno.
|
Dopo il primo campionato di Serie A la Juventus , con gli arrivi del nuovo allenatore Carlo Carcano e di tre giocatori che segneranno la storia, la mezz’ala Giovanni Ferrari detto «Gioanin», Nini Varglien e Giovanni Vecchina, nel giro di poche settimane diventò un’autentica «macchina da calcio». Come già la stagione precedente, i bianconeri partirono alla grande, ma a differenza della stagione passata, sembrarono immediatamente voler battere tutti i record: nelle prime partite arrivarono infatti otto successi consecutivi, unico scoglio, comunque superato anche se con qualche difficoltà, la nuova Roma di Burgess che alla fine si piazzerà al secondo posto dietro la Juventus. Da una parte Cesarini e dall’altra Bernardini sintetizzano l’anima delle due compagini, mentre da più parti si comincia a ritenere la squadra bianconera come una delle migliori, formata da uomini di gran classe. La Juventus chiude il girone di andata all’eccezionale quota di 29 punti: un cammino trionfale che continua anche nel girone di ritorno conoscendo soltanto un momento di pausa ancora una volta contro la Roma (staccata di 5 punti) che all’Olimpico vince addirittura per 5-0! Una scossa che probabilmente non fa che migliorare la convinzione degli juventini nei loro mezzi: la squadra di Carcano, infatti, risorge immediatamente infilando cinque successi consecutivi e concludendo il campionato con quattro punti di vantaggio sulla Roma e sei sul Bologna terzo in classifica. Uno dei personaggi chiave di quella formazione fu senza dubbio il terzino Umberto Caligaris: viene considerato giocatore intelligente per il comportamento in campo, ed è uno dei pochi in possesso di un diploma di scuola superiore. L’elevato grado di istruzione fa di lui il leader di ogni squadra in cui gioca, sia essa il Casale o la Juventus o la Nazionale. E’ il terzino sinistro sempre presente (34 gare su 34) dei bianconeri campioni. E’ un giocatore veramente atletico. La sua propompenza fisica passa alla storia: irruente, acrobatico, forte nell’anticipo, è il difensore tutto slancio che assale l’avversario prima che questi inizi l’azione. Esuberante in campo, vero trascinatore dei compagni, abile anche nei rapporti con la stampa.
JUVENTUS – AMBROSIANA 1-0 (1-0)
Torino, Campo Sportivo di Corso Marsiglia, 21.06.1931 – 33ª Giornata
RETI: 38’ Orsi (J)
JUVENTUS: Ghibaudo, Rosetta, Caligaris; Varglien II, Varglien I, Mosca; Munerati, Cesarini, Vecchina; Ferrari, Orsi – All. Carcano
AMBROSIANA: Degani, Gianfardoini, Bolzoni; Pietroboni, Castellazzi, Rivolta; Conti, Serantoni, Meazza; Blasevich, Ferrero – All. Weisz
ARBITRO: Gonani di Ravenna
Torino, Campo Sportivo di Corso Marsiglia, 21.06.1931 – 33ª Giornata
RETI: 38’ Orsi (J)
JUVENTUS: Ghibaudo, Rosetta, Caligaris; Varglien II, Varglien I, Mosca; Munerati, Cesarini, Vecchina; Ferrari, Orsi – All. Carcano
AMBROSIANA: Degani, Gianfardoini, Bolzoni; Pietroboni, Castellazzi, Rivolta; Conti, Serantoni, Meazza; Blasevich, Ferrero – All. Weisz
ARBITRO: Gonani di Ravenna
CRONACA: La Juventus ha dovuto combattere strenuamente sino all’ultimo per guadagnare la sua vittoria. Raramente una partita è stata disputata con maggiore accanimento di quella alla quale bianco-neri e nero-azzurri hanno dato vita; accanimento però che è stato sempre mantenuto ai limiti della cavalleria. I torinesi hanno dominato nel primo tempo, dopo aver gagliardamente replicato ad una diecina di minuti di ammagliante gioco ambrosiano. Coordinate le proprie azioni, la Juventus ha iniziato un vero arrembaggio alla rete di Degani sostando a lungo nelle vicinanze di essa, bombardandola con tiri poderosi, sbagliando anche delle occasioni facilissime. In questo periodo, se il guardiano della forte Ambrosiana non avesse dato ancora una volta prova della sua conosciutissima valentìa, il punteggio juventino sarebbe stato certamente più netto, chè le situazioni disperate che Degani ha salvato, a volte in extremis, sono state assai numerose. Una parata di tuffo su tiro violentissimo scoccato da tre metri da Orsi ha avuto addirittura del miracoloso. E la chiara superiorità che la Juventus dimostrava in campo doveva pure da un momento all’altro risolversi con un goal: questo veniva al 38’ di gioco e scaturiva da un perfetto passaggio di Ferrari ad Orsi; l’ala sinistra dei bianco-neri si liberava di Gianfardoni che cercava vanamente di tallonarlo e quasi al limite dell’area di rigore sferrava un tiro magnifico. Il pallone sbatteva sotto lo spigolo della sbarra e rimbalzava in rete imparabilmente. […] Le due squadre, dato l’accanimento continuo della lotta, non hanno sempre potuto fornire un gioco di prima classe: esse hanno però combattuto una battaglia fierissima durante la quale ha fatto pure capolino il gioco piacente che è tipico delle compagini in possesso di un’elevata cultura tecnica. La lotta è stata così avvincente. Vincitori e vinti vanno accomunati in un’unica lode poiché hanno lottato sul terreno della più grande lealtà sportiva. […] Alla partita ha assistito un grande pubblico che dopo la fine ha lungamente festeggiato i neo-campioni entrando in campo e portando tutti i bianco-neri in trionfo. Simpaticissimo il contegno dei giocatori dell’Ambrosiana nei confronti dei colleghi torinesi con i quali hanno cordialmente fraternizzato congratulandosi per il loro successo dopo le snervanti fatiche del campionato. Nella tribuna era presente S. E. Rocco attorniato da moltissime autorità e di dirigenti delle due società. – da La Gazzetta dello Sport del 22.06.1931
SPARTA PRAGA – JUVENTUS 3-2 (1-1)
Vienna (Campo Neutro), 02.09.1931 – Coppa Europa Centrale – Quarti di Finale – Spareggio
RETI: 20’ Orsi (J); 26’ Podrazil (S); 60’ Nejedly (S); 70’ Schry (S); 89’ Ferrari (J)
SPARTA PRAGA: Nemec, Burger, Stirocky; Madelon, Kada, Srbek; Podrazil, Haftl, Braine; Nejedly, Silny
JUVENTUS: Sclavi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Vecchina, Cesarini, Maglio; Ferrari, Orsi – All. Carcano.
ARBITRO: Ruoff (Svizzera)
RETI: 20’ Orsi (J); 26’ Podrazil (S); 60’ Nejedly (S); 70’ Schry (S); 89’ Ferrari (J)
SPARTA PRAGA: Nemec, Burger, Stirocky; Madelon, Kada, Srbek; Podrazil, Haftl, Braine; Nejedly, Silny
JUVENTUS: Sclavi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Vecchina, Cesarini, Maglio; Ferrari, Orsi – All. Carcano.
ARBITRO: Ruoff (Svizzera)
ESPULSIONI: Maglio 37, Caligaris 83, Cesarini 87 (Juventus); Madelon 87 (Sparta Praga)
NOTE: All'87° rissa tra giocatori e successiva invasione di campo; è stato necessario l'intervento della polizia
I livornesi all'ultima giornata di Campionato volevano che gli concedessimo la vittoria, barando come fanno altri di solito (salvo poi accusare Antonio Conte), affinché si salvassero, visto che eravamo già campioni, ma noi abbiamo lottato lealmente per vincere, e alla fine i toscani ci hanno tenuto ostaggi negli spogliatoi e sono volati pugni e calci, altro che le cavolate inventate su Moggi che avrebbe chiuso Paparesta.
1931-32
La già rodata Juventus si rinforzò ulteriormente; su consiglio dell'allenatore Carcano ingaggiò il mediano dell'Alessandria Bertolini, cui affiancò il maturo compagno di reparto Monti, argentino. In America del Sud sondarono il mercato anche altre società, come l'ambiziosa Lazio (che ingaggiò ben sette calciatori brasiliani), l'Ambrosiana-Inter (Demaría) e il Bologna (Sansone). Quello che prese il via il 20 settembre 1931 fu il campionato d'esordio in Serie A per la Fiorentina di Petrone e per il Bari. Fu in particolare grazie al rafforzamento di una mediana che già annoverava nelle sue file Mario Varglien che la Juventus poté cucire il secondo scudetto consecutivo sul petto. La squadra di Carcano patì però l'assenza iniziale di Monti, giunto in Italia fuori forma, e per buona parte del torneo dovette inseguire il Bologna. I petroniani si ritrovarono soli in vetta alla terza giornata, dopo il pesante 5-1 che ridimensionò le ambizioni della Lazio, e si scrollarono presto di dosso il Casale. Cinque vittorie consecutive rilanciarono la Juventus, che si fece però imporre il pari dal Bologna nello scontro diretto del 6 dicembre e assistette alla conseguente fuga dei rossoblu, vincitori del titolo d'inverno il 24 gennaio 1932 con tre punti di vantaggio. Le due rivali facevano il vuoto alle loro spalle; a ravvivare la corsa per le posizioni fu soprattutto l'esordiente Fiorentina di Petrone. Nel girone di ritorno un calo di forma condusse il Bologna a subire le prime sconfitte del campionato; il 17 aprile, battendo la Triestina, la Juventus sorpassò i rossoblu, clamorosamente rimontati all'Arena Civica. Vincendo in rimonta lo scontro diretto del 1º maggio, la Juventus allungò, ottenendo lo slancio che la condusse verso il titolo. Il 29 maggio il Bologna perse un punto in casa ad Alessandria, mentre i bianconeri conquistarono contro il pericolante Brescia i punti necessari per ottenere la matematica certezza dello scudetto. Proprio il Brescia fu tra le squadre protagoniste di un finale di campionato molto concitato sul fondo: salve la Triestina e la deludente Lazio, le rondinelle, ultime al termine dell'andata, riuscirono ad agganciare il Bari all'ultima giornata, mentre sul fondo si arenava il Modena. Lo spareggio di Bologna premiò però i pugliesi,e il Brescia fu dunque destinato alla Serie B. A condividere il titolo di capocannoniere furono Petrone e Schiavio.
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
Juventus
|
54
|
34
|
24
|
6
|
4
|
89
|
38
|
+51
|
Bologna
|
50
|
34
|
21
|
8
|
5
|
85
|
33
|
+52
|
Roma
|
40
|
34
|
16
|
8
|
10
|
53
|
42
|
+11
|
Fiorentina
|
39
|
34
|
16
|
7
|
11
|
54
|
35
|
+19
|
Milan
|
39
|
34
|
15
|
9
|
10
|
57
|
40
|
+17
|
Ambrosiana-Inter
|
38
|
34
|
15
|
8
|
11
|
67
|
52
|
+15
|
Alessandria
|
38
|
34
|
15
|
8
|
11
|
66
|
53
|
+13
|
Torino
|
37
|
34
|
14
|
9
|
11
|
64
|
53
|
+11
|
Napoli
|
35
|
34
|
13
|
9
|
12
|
48
|
46
|
+2
|
Pro Patria
|
31
|
34
|
9
|
13
|
12
|
37
|
55
|
-18
|
Genova 1893
|
30
|
34
|
11
|
8
|
15
|
48
|
56
|
-8
|
Casale
|
28
|
34
|
12
|
4
|
18
|
51
|
67
|
-16
|
Lazio
|
27
|
34
|
10
|
7
|
17
|
45
|
53
|
-8
|
Triestina
|
27
|
34
|
8
|
11
|
15
|
42
|
61
|
-19
|
Pro Vercelli
|
27
|
34
|
10
|
7
|
17
|
35
|
54
|
-19
|
Bari
|
25
|
34
|
9
|
7
|
18
|
36
|
64
|
-28
|
Brescia
|
25
|
34
|
8
|
9
|
17
|
31
|
60
|
-29
|
Modena
|
22
|
34
|
7
|
8
|
19
|
41
|
87
|
-46
|
Andata
|
Ritorno
| ||
Bologna
|
29
|
Juventus
|
28
|
Juventus
|
26
|
Alessandria
|
22
|
Ambrosiana
|
22
|
Bologna
|
21
|
Roma
|
22
|
Fiorentina
|
19
|
Milan
|
21
|
Pro Patria
|
19
|
Fiorentina
|
20
|
Milan
|
18
|
Torino
|
20
|
Napoli
|
18
|
Casa
|
Trasferta
| ||
Bologna
|
33
|
Juventus
|
23
|
Juventus
|
31
|
Bologna
|
17
|
Ambrosiana
|
28
|
Alessandria
|
15
|
Torino
|
28
|
Milan
|
15
|
Fiorentina
|
27
|
Roma
|
14
|
Napoli
|
26
|
Fiorentina
|
12
|
Roma
|
26
|
Ambrosiana
|
10
|
Genova 1893
|
25
|
Pro Patria
|
10
|
Capoliste solitarie
dalla 3ª alla 25ª giornata: Bologna
dalla 26ª alla 34ª giornata: Juventus
|
16 : Visentin III (A) dal 10' st gioca come portiere a seguito dell'infortunio occorso a Degani.
Dopo l’apertura del “magico quinquennio”, la Juventus sembrò non accontentarsi e arricchì la rosa con altri due acquisti: dall’Alessandria arrivò Bertolini e dall’Argentina Luisito Monti. I due calciatori sembrarono dare un maggiore equilibrio alla corazzata che aveva trionfato l’anno prima, battendo l’acerrima resistenza della Roma, anche se le prime giornate diedere l’impressione che i bianconeri non fossero all’altezza per difendere il titolo conquistato. Fu il Bologna, arrivato terzo l’anno prima, a balzare immediatamente al comando, guidato dal trio Monzeglio, Schiavio e Reguzzoni, ma la Juventus non sta a guardare, terminando il girone di andata al secondo posto, staccata di tre punti. Il distacco maggiore arriva alla diciannovesima giornata, quando la Juve viene sconfitta a Napoli rimanendo a quattro punti dal Bologna. Da qui, la cavalcata bianconera sembrò inarrestabile: nelle ultime quindici giornate, infatti, la Juventus perderà soltanto un incontro, a Genova, e concluderà il campionato con dieci successi e un pareggio negli ultimi undici turni. L’annunciato sorpasso arriverà alla ventiseiesima giornata, grazie anche a due sconfitte consecutive del Bologna che sembrò cedere di schianto, finendo il campionato staccato di quattro punti. Delle trentaquattro partite disputate, la Juventus ne perderà soltanto quattro, pareggiandone sei e vincendone ben ventiquattro. La squadra sembò trasformarsi in una macchina da calcio, segnando 89 gol (miglior attacco) e subendone soltanto 38 (terza difesa del campionato).
JUVENTUS – BRESCIA 3-0 (2-0)
Torino, Campo Sportivo di Corso Marsiglia, 29.05.1932 - 32ª Giornata
RETI: 42’ Vecchina (J); 68’ Ferrari (J); 86’ Orsi rig. (J)
JUVENTUS: Combi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Munerati, Cesarini, Vecchina; Ferrari, Orsi – All. Carcano
BRESCIA: Perucchetti, Gadaldi, Pasolini; Gasperini, Scaltriti, Morselli; Maffioli, Frisoni, Ranelli; Bossini, Rossi – All. Schaffer
ARBITRO: Ciamberlini di Genova
CRONACA: La Juventus ha imposto la sua maggiore classe alla volitiva e generosa squadra bresciana. I bianco-neri al 21’ di gioco si sono ridotti a giocare in nove uomini a seguito di un duro scontro tra Caligaris e Varglien. I due, per sventare una discesa dell’ala destra azzurra, sono balzati insieme sul pallone urtandosi violentemente con le teste; Varglien riportava una larga ferita al sopracciglio mentre Caligaris, colpito allo zigomo destro, rimaneva inanimato per lungo tempo a terra. Varglien rimaneva fuori campo per oltre cinque minuti e rientrava con la testa fasciata; le bende gli coprivano del tutto un occhio impedendogliene l’uso. Il terzino juventino doveva essere trasportato di peso fuori campo privo di conoscenza e solo a pochi minuti dalla fine faceva la sua ricomparsa andando a giocare all’ala destra prima per poi riprendere solo per un paio di minuti il proprio posto in difesa. Rivoluzionata nei ranghi, con Cesarini nell’inusitato ruolo di terzino, la squadra bianco-nera non cessava di dominare largamente la situazione imponendo il suo scintillante gioco e mettendo ripetutamente a repentaglio la rete difesa validamente da Perucchetti. Con questa sua prova la Juventus ha confermato la sua elevatissima classe e il suo perfetto grado di forma fornendo un gioco dei più brillanti contro avversari decisissimi che combattevano una disperata battaglia mettendo in azione tutte le riposte risorse tecniche e fisiche. […] Alla fine dell’incontro il numeroso pubblico presente scavalcava il recinto e tributava ai Campioni d’Italia una calorosa dimostrazione portando alcuni giocatori in trionfo. I giocatori del Brescia fraternizzavano con quelli juventini gridando un alalà alla loro nuova vittoria di campionato.
– da La Gazzetta dello Sport del 30.05.1932
SLAVIA PRAGA – JUVENTUS 4-0 (3-0)
Praga (Cecoslovacchia), 06.07.1932 - Coppa Europa Centrale – Semifinale - Andata
RETI: 23’ Kopetki (S); 28’ Kopetki (S); 40’ Sobotja (S); 86’ Fiala rig. (S)
SLAVIA PRAGA: Planicka, Zenisek, Fiala; Vodicka, Cambal, Cernicky; Junek, Svodoba, Sobotka; Kopeck, Puc
JUVENTUS: Combi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Sernagiotto, Cesarini, Vecchina; Ferrari, Orsi – All. Carcano.
ARBITRO: Braun (Austria)
NOTE: Dopo un’entrata, tutt’altro che gentile, di Rosetta sull’ala Puc, il massaggiatore dello Slavia scagliò con stizza la spugna in faccia al terzino bianconero; Cesarini, senza pensarci due volte, reagì prontamente, lasciando partire un violento cazzotto sul viso del massaggiatore. Si scatenò la reazione di un pubblico già molto esagitato, che invase il terreno di gioco alla caccia del bianconero. I torinesi rientrarono precipitosamente negli spogliatoi e, prima di riprendere la partita, dovettero convincere Cesarini a chiedere scusa ad un ufficiale di polizia, recatosi negli spogliatoi per arrestarlo, che il focoso sudamericano di Senigallia, nel parapiglia generale, aveva colpito e ferito ad un sopracciglio. Ripreso il gioco, l’arbitro austriaco Braun (lo stesso che tre giorni prima, nel ritorno contro il Ferencvaros, aveva fischiato tre penalty in favore dei magiari) concesse un rigore dubbio ai cechi, che il solito “Cè” contestò tanto vivacemente da provocare un ennesimo tentativo di invasione da parte del pubblico di casa. L’arbitro, dopo un’interruzione di una decina di minuti, espulse il bianconero ribelle e fece riprendere il gioco con il rigore che fissò sul 4 a 0 il risultato in favore dello Slavia.
JUVENTUS – SLAVIA PRAGA 2-0 (2-0)
Torino, Campo Sportivo di Corso Marsiglia, 10.07.1932 - Coppa Europa Centrale – Semifinale - Ritorno
RETI: 15’ Cesarini (J); 40’ Orsi rig. (J)
JUVENTUS: Combi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Sernagiotto, Cesarini, Vecchina; Ferrari, Orsi – All. Carcano
SLAVIA PRAGA: Planicka, Zenisek, Fiala; Vodicka, Cambal, Cernicky; Junek, Svodoba, Sobotka; Kopeck, Puc
ARBITRO: Miesz (Austria)
NOTE: Il confronto, molto atteso, dopo i “fattacci” dell’andata, fu preceduto da pesanti schermaglie fra le due Federazioni al punto che l’apparato fascista dovette intervenire per chiedere precise garanzie, ovvero, pretendendo un servizio d’ordine assolutamente inconsueto per una partita di calcio. Si giocò il 10 luglio a Torino e la Juventus, con il calore del pubblico amico, partì fortissimo ed alla fine del primo tempo aveva già dimezzato lo svantaggio grazie ai goals di Cesarini (che non era stato squalificato, nonostante l’espulsione nel match d’andata, ma si era intanto visto infliggere una salatissima multa) e di Orsi ed i tifosi cominciarono a credere alla rimonta impossibile. All’inizio del secondo tempo successe l’incredibile: Planicka, il mitico portiere cecoslovacco, mentre l’azione era lontana dalla sua aerea, si accasciò al suolo come morto. I suoi compagni dapprima lo circondarono e poi lo trasferirono di peso negli spogliatoi, senza ritornare più in campo. Lo Slavia, infatti, si ritirò ed all’arbitro Miesz non restò altro che prenderne atto, sospendendo la partita. I medici della Juventus visitarono, negli spogliatoi, Planicka e non riscontrarono tracce di lesioni. Poteva essersi trattato di un malore, ma si sospettò subito che questo gesto antisportivo non servisse ad altro che ottenere a tavolino la qualificazione per la finale.
I giocatori juventini, convinti della loro innocenza, andarono in vacanza per riposarsi, in attesa della finale, programmata per la fine di agosto; finale che non disputarono mai, in quanto il Comitato Organizzatore della Coppa, con un provvedimento clamoroso ed ingiusto, squalificò entrambe le squadre ed assegnò all’altra finalista, il Bologna, la prestigiosa manifestazione.
La Coppa dell'Europa Centrale 1932 fu la sesta edizione della Coppa Mitropa. Il Bologna venne proclamato vincitore in seguito alla squalifica di Juventus e Slavia Praga. Capocannoniere con 5 gol fu Renato Cesarini della Juventus FC. La formula fu invariata rispetto a quella dell'annata precedente, prevedendo la partecipazione di due squadre cadauno provenienti dall'Austria, dall'Ungheria, dalla Cecoslovacchia e dall'Italia.
Squadra 1
|
Squadra 2
|
Andata
|
Ritorno
|
SK Slavia Praha
|
SK Admira
|
3 - 0
|
0 - 1
|
AGC Bologna
|
AC Sparta Praha
|
5 - 0
|
0 - 3
|
Juventus FC
|
Ferencvárosi TC
|
4 - 0
|
3 - 3
|
First Vienna FC
|
Újpest FC
|
5 - 3
|
1 - 1
|
Squadra 1
|
Squadra 2
|
Andata
|
Ritorno
|
AGC Bologna
|
First Vienna FC
|
2 - 0
|
0 - 1
|
SK Slavia Praha
|
Juventus FC
|
4 - 0
|
0-2[1]
|
1 : Il ritorno, il 10 luglio 1932, fu abbandonato sul 2-0 per la Juventus; lo Slavia aveva subito due gol e si diede all'ostruzionismo ed alla perdita di tempo, cosa che fece arrabbiare il pubblico che iniziò a lanciare pietre sul terreno di gioco, una delle quali colpì il portiere dello Slavia, František Plánička, questo non è provato ma è l'unica scusa possibile per spiegare l'abbandono, anche se le pietre non furono scagliate dalle sue parti ma dietro le spalle del portiere Juventino, da parte dei tifosi dello Slavia e non dagli Italiani, quindi il mistero resta, e ha il sapore della doppia beffa, infatti i gerarchi fascisti s'indignarono non poco nonostante la Juve non godesse delle simpatie del regime avendo nei quadri dirigenziali importanti esponenti opposti ad esso. Lo Slavia abbandonò il campo per protesta, rimanendo bloccato negli spogliatoi protetto da un cordone di 1500 poliziotti. Il Comitato Organizzatore ritenne entrambi i club colpevoli estromettendoli dalla competizione.
1932-1933
La partenza non fu felice per la Juventus, che cadde al debutto ad Alessandria e inciampò ancora sul campo del Napoli di Sallustro due settimane dopo. Piazzando però nove vittorie consecutive, i bianconeri si imposero sulle avversarie, arrivando al 18 dicembre con tre punti di vantaggio sul Napoli, che nel mese precedente aveva tentato la prima fuga, staccando Genova e Torino. Sul finire del girone d'andata la Juventus fu avvicinata da Ambrosiana e Bologna, coi petroniani che chiusero il diciassettesimo turno a due punti dalla capolista. Sul fondo si era ormai ristretta a tre squadre la lotta per la salvezza, con Bari, Casale e Pro Patria, mentre il debuttante Palermo (che fino al 1930 militava in Serie C) e il redivivo Padova si erano resi autori di un valido girone d'andata. Nel girone di ritorno il cammino della Juventus verso il suo terzo scudetto consecutivo non conobbe soste : una nuova striscia di cinque vittorie aveva ormai staccato la squadra torinese dal Bologna, penalizzato peraltro da un grave infortunio che lo privò di Occhiuzzi.
Ad occupare la seconda posizione fu così l'Ambrosiana, già in netto ritardo sui bianconeri: dal 21 maggio, i punti che dividevano prima e seconda classificate erano sei. Il 16 giugno la Juventus batté per 3-0 il Milan e conquistò matematicamente il terzo titolo consecutivo; alle fine vantò un distacco di otto punti dai nerazzurri milanesi. Sul trono dei cannonieri, peraltro, si piazzò il giovanissimo Felice Borel, con 29 reti e una considerevole media di 1,035 gol a partita. Ad avere la meglio in zona salvezza fu il Casale, che già a fine maggio aveva staccato le altre contendenti; il Bari tentò una timida rimonta, ma la vanificò crollando inaspettatamente a Busto Arsizio, l'ultima giornata, contro la già condannata Pro Patria.
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
Juventus
|
54
|
34
|
25
|
4
|
5
|
83
|
23
|
+60
|
Ambrosiana
|
46
|
34
|
19
|
8
|
7
|
80
|
53
|
+27
|
Bologna
|
42
|
34
|
15
|
12
|
7
|
69
|
33
|
+36
|
Napoli
|
42
|
34
|
18
|
6
|
10
|
64
|
38
|
+26
|
Roma
|
39
|
34
|
14
|
11
|
9
|
58
|
35
|
+23
|
Fiorentina
|
39
|
34
|
16
|
7
|
11
|
48
|
38
|
+10
|
Torino
|
36
|
34
|
14
|
8
|
12
|
65
|
54
|
+11
|
Genova 1893
|
34
|
34
|
13
|
8
|
13
|
58
|
60
|
-2
|
Triestina
|
34
|
34
|
14
|
6
|
14
|
41
|
56
|
-15
|
Lazio
|
33
|
34
|
12
|
9
|
13
|
42
|
44
|
-2
|
Milan
|
32
|
34
|
11
|
10
|
13
|
57
|
62
|
-5
|
Pro Vercelli
|
29
|
34
|
13
|
3
|
18
|
42
|
58
|
-16
|
Palermo
|
29
|
34
|
11
|
7
|
16
|
28
|
58
|
-30
|
Padova
|
28
|
34
|
8
|
12
|
14
|
43
|
55
|
-12
|
Alessandria
|
28
|
34
|
10
|
8
|
16
|
42
|
60
|
-18
|
Casale
|
24
|
34
|
9
|
6
|
19
|
35
|
75
|
-40
|
Bari
|
22
|
34
|
8
|
6
|
20
|
40
|
68
|
-28
|
Pro Patria
|
21
|
34
|
8
|
5
|
21
|
46
|
71
|
-25
|
Andata
|
Ritorno
| ||
Juventus
|
26
|
Juventus
|
28
|
Bologna
|
24
|
Ambrosiana
|
24
|
Ambrosiana
|
22
|
Fiorentina
|
21
|
Napoli
|
22
|
Napoli
|
20
|
Roma
|
21
|
Triestina
|
20
|
Torino
|
20
|
Bologna
|
18
|
Padova
|
18
|
Roma
|
18
|
Fiorentina
|
18
|
Lazio
|
18
|
Genova 1893
|
18
|
Palermo
|
17
|
Casa
|
Trasferta
| ||
Juventus
|
33
|
Juventus
|
21
|
Napoli
|
28
|
Ambrosiana
|
20
|
Bologna
|
27
|
Bologna
|
15
|
Fiorentina
|
27
|
Roma
|
15
|
Ambrosiana
|
26
|
Napoli
|
14
|
Torino
|
26
|
Fiorentina
|
12
|
Primati stagionali
Maggior numero di vittorie: Juventus (25)
Minor numero di sconfitte: Juventus (5)
Miglior attacco: Juventus (83 reti fatte)
Miglior difesa: Juventus (23 reti subite)
Miglior differenza reti: Juventus (+60)
Miglior sequenza di partite utili: Juventus (12, dalla 14ª alla 25ª giornata)
Capoliste solitarie
dalla 4ª alla 9ª giornata: Napoli
dalla 10ª alla 34ª giornata: Juventus
| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un anno è passato, ma nulla sembra cambiato. Come l’anno precedente, la Juventus vince lo scudetto totalizzando nelle 34 partire ben 54 punti, esattamente come la stagione prima. Stavolta, però, la macchina sembra perfezionarsi, soprattutto nel reparto difensivo, capace di subire soltanto 23 gol, a fronte dei 53 dell’Ambrosiana Inter arrivata seconda. Al terzo posto il Bologna che, forse appagato per la conquista della Coppa Europa dell’anno prima, non ha ostacolato la cavalcata bianconera nello stesso modo, franando addirittura nel girone di ritorno dove il distacco dalla Juve arriverà a dodici punti. La partita clou dell’anno è senza dubbio la sfida con l’Ambrosiana, prima della pausa per Italia-Germania del 1 gennaio, che i bianconeri vincono per 3-0.
TORINO – JUVENTUS 0-1 (0-0)
Torino, Stadio Filadelfia, 04.12.1932 - 10ª Giornata
RETI: 67’ Borel II (J)
TORINO: Bosia, Monti, Martin IIII; Bertini, Janni, Giudicelli; Castellani, Libonatti, Busoni; Rossetti, Prato – All. Hansel
JUVENTUS: Combi, Rosetta, Caligaris; Varglien, Monti, Bertolini; Munerati, Cesarini, Borel II; Ferrari, Orsi – All. Carcano.
ARBITRO: Berlassina di Novara
CRONACA: La Juventus ha vinto la partita dopo un’ora e più di gioco con un’azione irrefrenabile e con un goal stupendo del suo centravanti Borel. Nel momento in cui il diciassettenne pilota della prima linea juventina scappava con la palla decisiva, il bilancio della forze in campo poteva riassumersi pressappoco così: un primo tempo di gioco sforzato dei bianco-neri, insistentemente all’attacco ma contenuti e respinti dai vitalissimi reparti granata, un preludio di ripresa di gioco spaziato e incisivo dei granata audacemente protesi verso la chimera della vittoria. A questo punto (22’) partiva all’inpensata quello spirito folletto di Borel. L’azione piglia lo spunto da una finta a metà campo di Cesarini che scarta un avversario e porge la palla a Monti, situato sulla medesima linea del compagno. La palla va a Ferrari e da Ferrari a Borel. Una trentina di metri intercorrono da Borel a Bosia, il portiere granata. Il centravanti scatta con la velocità di un cervo, fa un buco nello schieramento difensivo dei torinesi, allunga la falcata avvicinandosi all a rete e senza un attimo di indugio e di perplessità, giunto a sei o sette metri da Bosia, scocca un tiro secco, imperioso. Il portiere è battuto. La palla, tanta è la sua forza d’impulso, entra e rimbalza contro il fondale della rete. Ne uscirebbe se Borel, trasportato dallo slancio e buttatosi in tuffo a capofitto, non la inchiodasse nell’angolo con un colpo di testa, un vero colpo della misericordia. […] La Juventus è arrivata alla sua settima vittoria consecutiva. Quattro delle sette vittorie sono state conquistate in campo avversario. Durante la sequenza la squadra ha messo in granaio la bellezza di 16 goals e, quel che è straordinario, ne ha subito uno solo, e per giunta su calcio di rigore (a Casale). Per coronare l’opera la Juventus è saltata in testa al lotto ed è lei che da oggi assume il ruolo e le insegne dell’alfiere. […]
La Juventus da tale spettacolo di forza, di freddezza, di potenza e di sicurezza che c’è da temere, oggi decima giornata del torneo, in un suo definitivo addio alla compagnia delle avversarie per le quali incomincia oggi, decima giornata del tornero, l’agro compito di coniugare il verbo inseguire. […] – da La Gazzetta dello Sport del 5.12.1932
CLASSIFICA: Juventus p. 16; Napoli p. 15; Ambrosiana Inter, Torino p. 13; Bologna, Genova 1893, Padova, Roma p. 12; Lazio p. 10; Alessandria, Pro Vercelli p. 9; Fiorentina, Milano, Triestina p. 8; Palermo p. 7; Bari, Casale p. 6; Pro Patria p. 4
JUVENTUS – MILANO 3-0 (1-0)
Torino, Campo Sportivo di Corso Marsiglia, 11.06.1933 - 32ª Giornata
RETI: 16’ Borel II (J); 59’ Sernagiotto (J); 67’ Borel II (J)
JUVENTUS: Combi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Sernagiotto, Varglien II, Borel II; Ferrari, Orsi – All. Carcano.
MILANO: Compani, Perversi, Schienoni; Moroni, Cattaneo, Cresta; Arcari, Moretti, Romani; Magnozzi, Kossovel
ARBITRO: Dattilo di Roma
CRONACA: La Juventus ha vinto in bellezza la sua partita di laurea segnando una netta superiorià sulla pur animosa squadra milanista. Pur battuto l’undici del Milan ha giocato una bella partita, impegnando spesso lo squadrone avversario e portando anche numerosi attacchi a Combi. La Juventus ha mentenuto per quasi tutta la durata dell’incontro una chiara superiorià, ma per quanto controllato e costretto spesso ad un faticoso lavoro di difesa il Milan non è stato addirittura ridicolizzato da campioni d’Italia così come è altre volte accaduto ad altre squadre. Un incontro questo che è stato anche caratterizzato dalla perfetta cavalleria che ha sempre regnato in ogni fase di gioco; ben pochi sono stati infatti i falli che l’arbitro romano Dattilo – che ha diretto alla perfezione – ha dovuto punire, e quei pochi sono stati del tutto veniali. Sotto il battente gioco d’attacco bianconero gli uomini del Milan hanno opposto un saldo gioco difensivo organizzando spesso delle discese benissimo congegnate, in qualcuna delle quali Combi, Rosetta e Caligaris hanno dovuto dar prova di bravura. Un uomo ha campeggiato: Monti. Malgrado una fitta pioggia avesse poco prima dell’incontro reso il campo molto sdrucciolevole e tale da non permettere un esatto controllo della palla, il centro mediano juventino ha svolto un gioco accortissimo e quanto mai dosato operando un riforimento continuo della sua prima linea e opponendosi validamente ai molti accenni di reazione milanista. In complesso tutti gli uomini della Juventus hanno giocato una lodevole partita ed ognuno ha avuto modo di far risaltare la differenza che lo divideva dal suo diretto antagonista della squadra avversaria. […] Alla partita, malgrado il maltempo, ha assistito un numeroso pubblico. Nella tribuna d’onore si notavano il Preside della Provincia, gr. uff. Anselmi; i due vice-podestà prof. ing. Silvestri e avv. gr. uff. Gianoglio e i dirigenti delle due società al completo. […] Il pubblico invadeva il campo agitando centinaia di bandierine dai colori bianco-neri e inscenava alla squadra Campione una simpatica dimostrazione. Sernagiotto veniva issato in trionfo e costretto ad un giro d’onore! – da La Gazzetta dello Sport del 12.06.1933
AUSTRIA VIENNA – JUVENTUS 3-0 (1-0)
Vienna (Austria), 09.07.1933 - Coppa Europa Centrale – Semifinale - Andata
RETI: 3’ Sindelar (A); 52’ Viertl (A); 89’ Spechtl (A)
AUSTRIA VIENNA: Billick, Graf, Nausch; Rajemnick, Mock, Gall; Molzer, Stroh, Sindelar; Spechtl, Viertl
JUVENTUS: Combi, Rosetta, Caligaris; Varglien I, Monti, Bertolini; Sernagiotto, Varglien II, Borel II, Ferrari, Orsi – All. Carcano.
ARBITRO: Klein (Ungheria)
ESPULSIONI : Monti L. (J) fallo di reazione al 41' st
NOTE : Rigori Falliti Sindelar (A) al 40' pt - Parato
NOTE : Rigori Falliti Sindelar (A) al 40' pt - Parato
Coppa Europa Centrale
GIANNI GIACONE, “HURRÀ JUVENTUS” SETTEMBRE 2001
(ho cambiato alcune parti eliminando e aggiungendo qualcosa):
La prima Europa del calcio è una cosa molto piccola, ma già seria e sentita. Si chiama Coppa dell’Europa Centrale, è frequentata dal meglio del calcio danubiano, cioè austriaco, ungherese e cecoslovacco, il meglio del calcio continentale dell’epoca. Con l’eccezione del football britannico, chiuso nel suo splendido isolamento, e di quello, in pieno boom, della nostra Italia, che farà presto ad entrare ed a fare la sua parte. La Federazione Internazionale vara la coppa nel 1927, i primi campioni sono i cecoslovacchi dello Sparta Praga. Si replica, ancora senza italiani, nel 1928, ed il successo va agli ungheresi del Ferencváros. Ma già il nostro calcio è alla finestra: abbiamo, finalmente, una Nazionale competitiva, e lo sarà sempre più, grazie all’apporto degli oriundi del Sudamerica che vanno a rinforzare i nostri club più forti. Ambrosiana, Bologna, Roma, Genoa e, naturalmente, Juventus sono incuriosite da una competizione che ha pure il vantaggio di non interferire con il campionato, visto che decolla in piena estate, screma le pretendenti tra giugno e fine luglio e poi da appuntamento per le battute finali ai primi di settembre. La Coppa, neonata ma già assai frequentata dalle folle (si vedono foto di stadi magiari e cechi pieni di gente, seduta fino ai bordi del campo) e dai giornali (che spesso sono e saranno protagonisti di violente polemiche, soprattutto a sfondo nazionalistico), si apre all’Italia nel 1929. L’iniziativa è di Arpinati, il gerarca del nostro sport e del nostro calcio. L’Italia chiede e ottiene due posti. Ma non è chiaro a chi spettano, ed allora si comincia invitando Juventus, Ambrosiana, Milan e Genoa ad incontrarsi in gare di qualificazione. Ma bisogna far presto, perché in questo 1929 siamo già ai primi di giugno e tempo quindici giorni il tabellone della Coppa deve esser pronto a decollare. Detto fatto: Juventus-Ambrosiana e Genoa-Milan le due sfide spareggio. La Juve batte l’Ambrosiana 1-0 con rete di Munerati e si qualifica. Tra Genoa e Milan finisce in parità, e stesso esito da la ripetizione del match. Non c’è tempo per un’altra gara, si sorteggia: tocca al Genoa affiancare i bianconeri. 30 giugno 1929: la data storica. Sul campo di corso Marsiglia, nel tardo pomeriggio di una estate già afosa, la Juventus affronta i cecoslovacchi dello Slavia di Praga. Non è ancora la Juve rutilante di assi che vincerà scudetti di fila e la direzione del club, che pure si è già assicurata il fuoriclasse più famoso del momento, Raimundo Orsi, non può ancora schierarlo né in Italia né tantomeno in Europa per una bega regolamentare che ha visto la federazione argentina opporsi al trasferimento in Europa del suo campione più rappresentativo. I bianconeri, terzi nel girone B di quello che sarà l’ultimo campionato prima dell’avvento del girone unico, cercano rivincite in coppa puntando su una difesa già lussuosa, imperniata sul trio Combi-Rosetta-Caligaris e su un attacco con gli esperti Munerati e Cevenini III, quest’ultimo agli sgoccioli di una lunga carriera che lo ha anche visto professionista nel campionato inglese. Lo Slavia è una delle formazioni faro del calcio danubiano e schiera almeno tre fuoriclasse destinati a incrociare a lungo i propri destini con quelli del calcio italiano, a livello di nazionale: il portiere Plánička e gli attaccanti Svoboda e Puč. La gara è una battaglia, in cui tutte le scorie di una lunga stagione agonistica affiorano e si traducono in stanchezza e nervosismo. La Juventus si impone di misura e fa festa. La scarsa abitudine a ragionare sui 180 minuti gioca però un brutto scherzo ai bianconeri che, nel match di ritorno, dopo aver retto sino all’intervallo sullo 0-0, crollano sotto i colpi dei cechi: 0-3 e subito eliminati. Un piccolo salto di due anni e ritroviamo la Juventus, in versione ben più solida, nella Coppa Europa 1931. La squadra è reduce dallo scudetto, cui hanno contribuito in maniera determinante, oltre al trio difensivo Combi-Rosetta-Caligaris, anche i mediani Nini e Mario Varglien ed il nuovo acquisto Bertolini, ma soprattutto gli attaccanti. Lì la società ha maggiormente investito, affiancando ad Orsi, autore di 20 reti, il giovane Vecchina e le mezze ali Renato Cesarini e Giovanni Ferrari. In una competizione che raggruppa solo il meglio delle scuole calcistiche di eccellenza, non ci sono squadre morbide né turni scontati. La Juventus si ritrova nei quarti a fare i conti con un’altra grande del calcio cecoslovacco, lo Sparta, meno dotato dello Slavia dal punto di vista delle individualità ma formidabile come collettivo. A Torino, il 13 luglio 1931, un goal di Cesarini in apertura illude che laqualificazione sia agevole. Gli ospiti pareggiano a metà ripresa e solo nel finale un goal di Munerati consente ai bianconeri di affrontare la trasferta a Praga con qualche possibilità. Trasferta durissima. E qui è il caso di ricordare che in quel periodo il peso specifico del calcio italiano a livello diplomatico sia tutto da inventare, e che gli arbitraggi, specialmente in campo avverso, ne risentano non poco. Comunque, con una accorta tattica difensiva, Combi e compagni limitano i danni e solo nel finale un goal di Hastel costringe i bianconeri allo spareggio, programmato sul neutro di Vienna dopo la pausa estiva. Ferie più brevi per i giocatori, ed il 2 settembre tutti in campo con la massima determinazione. Nello spareggio, però, accade di tutto. Perdono la testa Cesarini e Caligaris, espulsi entrambi per falli plateali seguiti da proteste inutili. L’arbitro austriaco Ruoff applica il regolamento ed allo Sparta non par vero di rimontare il vantaggio iniziale di Orsi e prendere il largo, prima dell’ininfluente 2-3 di Ferrari. Il barone Mazzonis, vicepresidente e plenipotenziario della società, infligge a Cesarini e a Caligaris ben 1.000 Lire di multa. Sono i tempi in cui, secondo una canzonetta alla moda, 1.000 lire al mese fanno la felicità. Figurarsi la gioia dei multati. Continua, intanto, il predominio bianconero in campionato. Lo scudetto 1931/32 è un capolavoro di continuità e di spettacolo. A Torino sono iniziati i lavori per costruire uno stadio all’altezza di tanta gloria: potrà contenere più del doppio degli spettatori dell’impianto di corso Marsiglia, il primo campo vero della storia juventina. Che, comunque, prima di andare definitivamente in pensione, avrà ancora modo di ospitare eventi epocali. Intanto, lo scudetto: 4 punti di vantaggio sul Bologna (che rappresenta con la Juve il nostro calcio in Coppa Europa) e ben 14 sulla Roma terza, 89 goal fatti, di cui 20 di Orsi e 17 di Ferrari, ed appena 38 subiti. Il 12 giugno, all’ultima esibizione a scudetto già acquisito, contro la Fiorentina, assistono il Principe di Piemonte e consorte, che non nascondono le loro simpatie per la squadra del presidente Edoardo Agnelli. La festa dello scudetto è breve ma intensa. Sabato 25 giugno il sontuoso banchetto in onore dei Campioni d’Italia. Quattro giorni dopo è già tempo di Coppa Europa: si gioca con il Ferencváros a Torino; ed è il debutto della Freccia d’oro Sernagiotto. Un altro acquisto sudamericano, un attaccante di bassa statura ed immensi piedi, dotato di una vitalità impressionante. «Un diavoletto che è sceso in campo emozionantissimo ed è un po’scomparso nell’infelicità generale del primo tempo», scrive Mario Zappa. Che però aggiunge: «Nel secondo è filato via come il vento, ha palleggiato, ha zigzagato, ha segnato il suo goal, si è fatto applaudire e baciare da tutti. Come esordio ha mantenuto quello che si prometteva in suo nome». Sì, la Coppa stavolta parte bene. Juventus-Ferencváros 4-0, Cesarini opportunista più che mai con Orsi che apre le marcature e poi fa ammattire i marcantoni magiari. Non c’è partita, il passaggio del turno è ipotecato. Al ritorno, il 3 luglio, ci vogliono tre rigori concessi con molta generosità ai locali per vietare un altro successo di ampia portata alla Juve. Che, da Budapest, risale sul treno e continua l’avventura. Destinazione Praga, ancora Slavia, nuovamente Plánička, Svoboda e Puč. Quel che si gioca alle 17:00 del 3 luglio 1932 assomiglia ad una di quelle caotiche finali di Coppa Intercontinentale degli anni sessanta che qualcuno, in casa Milan o Inter, certo ancora ricorda. Un arbitro non all’altezza, l’austriaco Braun, tollera il gioco violento dei cechi,cui i bianconeri si adeguano da subito. Si gioca senza barriere, con il pubblico a bordo campo, e quando Cesarini stende Puč, prima ancora che intervenga l’arbitro, già sono entrati in campo con fare minaccioso una cinquantina di tifosi dello Slavia. La polizia riesce a spingerli fuori, ma ormai il clima è infuocato: Cesarini protesta per una decisione dell’arbitro e subito si assiste ad una nuova invasione, in cui lo stesso direttore di gara viene colpito e portato fuori in barella. Quando si rimette in piedi ed il gioco riprende, Cesarini viene espulso per le precedenti proteste e la Juventus, che già soccombe per 3-0, subisce anche un rigore, che fissa il punteggio sul 4-0. Al ritorno a Torino, oltre a dare una severa punizione a Cesarini, multato di ben 2.000 Lire, la società bianconera non ha altro pensiero che riscattare la pesante sconfitta e, se possibile, restituirla con gli interessi. Per evitare incidenti, vengono prese eccezionali misure di sicurezza, e la corriera che trasporta la squadra ceca in corso Marsiglia appare, in una foto d’epoca, circondata da un vero stuolo di poliziotti. Il piccolo vecchio stadio è colmo in ogni ordine di posti. C’è persino il senatore Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat, con il figlio Edoardo. l bianconeri giocano con puntiglio e determinazione ed alla fine del primo tempo le cose sembrano mettersi bene: 2-0 grazie a Cesarini e Orsi. Ma all’inizio della ripresa, accade l’inverosimile. «Il portiere Plánička», cita un quotidiano, «si accasciava a terra irrigidito. Sei compagni se lo raccoglievano e tutti i cechi, in processione, scomparivano nel sottopassaggio tra il più assoluto silenzio. L’arbitro seguiva il corteo per rendersi ragione dell’accaduto. Dopo una decina di minuti, trascorso il tempo concesso per la sostituzione del portiere, veniva annunciato che lo Slavia si ritirava. Evidentemente, Plánička è stato colpito da malore perché dei 4 medici che la Juventus ha mandato a visitarlo, compreso il professor Ferrero, nessuno ha potuto trovare traccia di lesione e questo è stato fatto rilevare agli stessi dirigenti dello Slavia». In attesa che la Federazione Internazionale si pronunci, ma nella certezza che sarà Juventus, a settembre, a contendere il trofeo al Bologna finalista, i bianconeri vanno in vacanza e sono riconvocati a fine agosto per la ripresa. Ma a Klagenfurt, dove il 14 e 15 agosto si riunisce il comitato organizzatore della Coppa, viene presa una decisione a dir poco cervellotica: Juve e Slavia sono cacciate dalla Coppa, che viene così assegnata al Bologna. La Juve ricorre contro l’assurda decisione, ma il ricorso viene respinto. Il rapporto parla, genericamente, di intemperanze di parte del pubblico e di condotta indisciplinata di alcuni giocatori. Il triste della faccenda è che, in questa battaglia legale tra federazioni europee, viene praticamente lasciata sola a difendere il proprio buon diritto. Qualcuno, sottovoce, ipotizza che la stessa Federazione italiana, di fronte alla prospettiva di portare a casa con il Bologna la coppa senza colpo ferire, non si sia dannata più di tanto per tutelare la posizione juventina. Lo stesso Bologna, in evidente imbarazzo nel ritrovarsi vincitore per eliminazione degli avversari, aveva prospettato di riammettere tanto la Juve che lo Slavia. Ma non ci fu verso. Scottata dall’esperienza con lo Slavia, la Juventus ha intanto messo in cascina un altro scudetto, nella primavera del 1933. Rispetto ai due precedenti, decisivi sono i 29 goal di Felice Placido Borel. Con Farfallino in più, il 21 giugno la Juventus raggiunge Budapest per affrontare l’Ujpest. La sera della vigilia arriva in albergo, graditissimo, un telegramma del Bologna che si congratula per lo scudetto e formula auguri sinceri perché Coppa Europa mercé valore vostra squadra non rivalichi confine. Il clima, stavolta, è ideale: un tifo corretto ed un arbitraggio ininfluente lasciano spazio al calcio giocato. La Juve parte benissimo, dopo mezzora è in vantaggio per 2-0 e nella ripresa arrivano altre reti. È un 4-2 per i bianconeri che possono dedicarsi alla doppia festa del match di ritorno. Oltre a celebrare una più che probabile qualificazione, infatti, la Juventus inaugura per l’occasione lo stadio nuovo di zecca. È il 29 giugno 1933, 22.000 spettatori assistono all’esibizione della Juve che travolge l’Ujpest con tre reti per tempo: 6-2 e con poker di Orsi.
Si riapre la porta delle semifinali. Avversaria l’Austria Vienna, la squadra di Cartavelina Sindelaar, il più grande centravanti del momento. Al Prater, il 9 luglio, Monti e Varglien I fanno il possibile contro lo scatenato idolo di casa. Ma non basta: Sindelar sigla il vantaggio e raddoppia in apertura di ripresa. Monti viene espulso e il suo collega di ruolo avversario risparmiato. Inoltre 7 Juventini erano stanchissimi perché reduci dalle avventure in Nazionale con Pozzo e a detta di tutti l’arbitro fu palesemente favorevole agli austriaci convalidando una rete in evidentissimo fuorigioco, quella del 2-0, dopo aver regalato loro un rigore inesistente spaventato dalla folla oceanica (50000 persone) poi sbagliato e tollerando il gioco duro. Nel finale arriva anche il 3-0. La rimonta appare subito ardua. Ed infatti non c’è. A Torino, il 16 luglio, un goal di Ferrari illude, ma la speranza dura sino al pareggio di Strohl: 1-1 ed ancora niente finale, si ci mise pure il vento a frantumare i sogni soffiando in senso sfavorevole sul più bello.
La Coppa Europa del 1934 parte all’indomani della finale di Coppa Rimet, vinta dall’Italia ai supplementari sulla Cecoslovacchia. Ed Orsi, che il 10 giugno era diventato Campione del Mondo, è chiamato a riprovarci con la maglia bianconera, per una Coppa sempre più ambita e sempre più proibita. Il 17 giugno, il Teplitzer, realtà emergente del calcio cecoslovacco, cerca a Torino la rivincita della Rimet ma trova un Borel II scatenato, capace di segnare 2 delle 4 reti juventine. Sernagiotto gioca per l’ultima volta prima di tornare in Brasile, mentre si aggregano i nuovi acquisti: il terzino Foni ed il centrocampista Serantoni. A Teplitz la Juventus ribadisce con un successo di misura (1-0) la propria superiorità sui cechi e riparte per Budapest. L’avversario dei quarti (la coppa da quest’anno inizia dagli ottavi) è l’Ujpest. I bianconeri dimostrano di avere maturato la giusta mentalità: il debuttante Serantoni gioca da veterano, la difesa fa quadrato intorno a Monti e Borel I si conferma micidiale in velocità. Morale: 3-1 e qualificazione in cassaforte. Il ritorno, a Genova per favorire i tifosi bianconeri in vacanza in Liguria, l’8 luglio, non ha storia: l’Ujpest approfitta della poca concentrazione dei bianconeri per andare in vantaggio, ma il pari del solito Borel II chiude la gara. Dopo una pausa inconsuetamente lunga (quindici giorni), si torna in campo per le semifinali. E stavolta, alla collezione di eventi fuori del normale si aggiunge niente meno che una guerra civile. A Vienna, dove il 26 luglio c’è Admira-Juventus,semifinale di andata, va in scena nelle stesse ore la storia vera e drammatica. Il Cancelliere austriaco Dollfuss, amico personale di Mussolini, viene assassinato dai nazisti. Quando la corriera che trasporta la squadra attraversa il centro di Vienna, si sente il crepitare delle mitragliatrici: sono in corso sparatorie tra la polizia e gruppi filonazisti. È l’inizio della guerra civile. Le comunicazioni vengono interrotte e la stessa cronaca della partita (vinta 3-1 dall’Admira) sarà disponibile solo al ritorno in Italia di squadra e cronisti al seguito. I giornali del giorno dopo riportano solo un dispaccio di agenzia: «A causa di gravi disordini politici verificatisi ieri a Vienna ed alla conseguente sospensione delle comunicazioni telefoniche e telegrafiche, fino al momento di andare in macchina non abbiamo avuto altri particolari sulla partita». Ma, al di là del clima politico da guerra civile, la Juve quel giorno non ha scusanti: ha giocato male e solo nel finale, con una rete di Ferrari, è parsa in partita. C’è comunque speranza che al ritorno, ancora a Genova, le cose vadano meglio. Sarà in parte così. Il 29 luglio Borel II ed Orsi aprono alla grande portando la Juventus sul doppio vantaggio, ma prima del riposo gli ospiti riducono le distanze con Hannehmann: il 2-1 non cambia più. L’edizione 1935 inizia con leggero anticipo: il sorteggio oppone la Juventus ai cecoslovacchi del Viktoria Pilsen,con gara di andata a Pilsen il 16 giugno. L’avversario si rivela grintoso ma tecnicamente inferiore: il 3-3 che matura è frutto di disattenzioni difensive, cui rimedia una doppietta Ferrari. Nessun problema per il passaggio del turno. A Torino,il 23 giugno, è poco più di una passeggiata: un 5-1 con doppiette di Borel II e Ferrari. Nei quarti ci tocca un’altra ungherese, l’Hungaria. Pratica archiviata in trasferta, nell’andata del 30 giugno: segnano Ferrari, il giovane Gabetto (rivelazione del campionato vinto in extremis sull’Ambrosiana) e Diena. Il 3-1 garantisce tranquillità ed a Torino, il 6 luglio, la gente non si diverte. Esce un 1-1 piuttosto insipido. Ben diverso l’impegno della semifinale. I cecoslovacchi dello Sparta hanno già fatto fuori la Juve nell’edizione 1931 e conservano l’ossatura di allora. Impegno durissimo, che diventa proibitivo per la terribile notizia che raggiunge la squadra, in albergo a Praga, prima del match di andata: il presidente Edoardo Agnelli è morto in un incidente mentre era a bordo dell’idrovolante Anfibio pilotato dall’asso dell’aviazione Arturo Ferrarin, nel mare di Genova. Il giorno dopo, la squadra è talmente scossa che non vorrebbe neppure scendere in campo. Poi, si decide di giocare con il lutto al braccio. Ma non c’è concentrazione e lo Sparta vince con un goal per tempo. Ma la voglia di riscatto, unita al desiderio di rendere omaggio al presidente scomparso, da la scossa ai bianconeri in vista del ritorno. Il 21 luglio a Torino la Juventus si supera e gioca di gran lunga la miglior partita della sua storia europea. Borel II e Gabetto si intendono a meraviglia e mandano in crisi la solida difesa ospite. Segnano Prendato e 2 volte Borel II. La qualificazione sembra fatta, quando nel finale un goal Nejedly rinvia tutto allo spareggio. È stato questo, purtroppo, l’ultimo sprazzo di gloria di una squadra che non c’è più. È la fine di un ciclo trionfale e la coppa sta lì a confermare. A Basilea, il 28 luglio, la Juventus non ripete la prova di Torino, è come svuotata, e va incontro ad una sconfitta secca e senza appello: 5-1. «Davvero è una coppa maledetta», si comincia a pensare in casa juventina.
1933-34 QUARTO SCUDETTO CONSECUTIVO E CAMPIONI DEL MONDO
Nell’anno del Campionato del Mondo vinto dagli Azzurri di Pozzo, la Juventus prosegue la sua marcia trionfale inanellando l’ennesimo successo nazionale, il quarto consecutivo. In un Campionato rinnovato che inizia i primi settembre per dare spazio ai Mondiali, in cui le squadre partecipanti furono ridotte a 16 con 3 retrocessioni e una sola promozione, la squadra sta diventando una vera e propria leggenda e anche l’Italia è formata da ben nove giocatori juventini: Combi, Rosetta, Caligaris, Monti, Bertolini, Cesarini, Borel II, Ferrari e Orsi. In questo stesso anno viene inaugurato il nuovo stadio “Benito Mussolini”, un impianto battezzato con un sonante 8-1 contro il Genoa e finalmente degno delle prestazioni della Juventus che dopo un inizio un po’ stentato, alla quindicesima giornata il distacco dalla capolista Ambrosiana Inter è di ben 5 punti, trionfa staccando di 4 punti i nerazzurri che ancora una volta dovranno accontentarsi del secondo posto. Un duello emozionante fino all’ultimo, che vede i bianconeri sorpassare la rivale a sole 3 giornate dalla fine del Campionato. Un successo figlio dell’ incredibile prolificità dell’attacco (che segna ben 88 gol) guidato da Borel II che ne realizza 31 (più 5 nella Coppa Europa).
1933-1934
Mentre la Juventus, che in giugno inaugurava il nuovo stadio intitolato a Benito Mussolini, manteneva inalterata la rosa dei titolari e si limitava ad irrobustire il parco delle riserve, era soprattutto l'Ambrosiana a procedere in un'opera di rafforzamento innestando in mediana Pitto e Faccio, liberando Mihalich, ingaggiato dai campioni uscenti, Rivolta e Visentin. Questi ultimi due furono acquistati dal Napoli, forte di un altro importante innesto, quello dell'ex Torino Rossetti. Meno intraprendenti le altre formazioni di punta, che si accontentarono di pochi ritocchi. Nell'ottica di una riduzione del numero delle "vedette" programmata per il campionato successivo, si decise di aumentare a tre, per quest'unica stagione, il numero delle squadre retrocesse in Serie B, a fronte di un'unica promozione dai "cadetti". L'Ambrosiana partì lanciata, debuttando con un temibile 9-0 al Casale e agguantando la vetta solitaria alla quarta giornata. La Juventus iniziò dunque rincorrendo i nerazzurri, ma cadde il 12 novembre, nello scontro diretto, ed entrò a far parte di un folto gruppo di inseguitrici che, oltre al solito Bologna, annoverava anche la brillante Triestina di Pasinati e la rediviva Pro Vercelli, trascinata dal fiuto del gol di Piola, capace di segnare 6 gol alla Fiorentina il 29 ottobre. Chiuso il girone d'andata con tre punti di vantaggio sulla Juventus, l'Ambrosiana procedette con passo spedito anche nelle prime battute del ritorno. Il 28 gennaio, però, i milanesi caddero a Napoli, di fronte agli azzurri di Garbutt, che dopo una partenza a singhiozzo stavano scalando la classifica puntando sulla fase difensiva, e che conquistarono al termine la prima qualificazione alla Coppa Mitropa della società partenopea. Il 4 marzo l'odierna Inter scivolò nuovamente, in casa, per mano del non irresistibile Livorno e la Juventus, che intanto espugnando Trieste aveva colto il dodicesimo risultato utile consecutivo, si portò a -1 dalla capolista. Nell'acceso finale il calendario fu rivoluzionato, per anticipare la fine del torneo e cedere il palcoscenico agli incombenti campionati mondiali. Vinse il duello la Juventus, che superò indenne lo scontro diretto del 1º aprile ed operò il sorpasso due settimane dopo, domando il Brescia e approfittando della sconfitta dell'Ambrosiana a Firenze: con sette vittorie in altrettante gare, i bianconeri si assicurarono il quarto titolo consecutivo. L'attacco bianconero si confermò il migliore, e il diciannovenne Borel II, che mise a segno 31 reti, si laureò per il secondo anno consecutivo miglior marcatore; nella Nazionale italiana che poche settimane dopo vinse il Mondiale, una grande fetta di titolari era di provenienza juventina, e anche l'allenatore Carcano fu richiesto da Pozzo come suo collaboratore durante la rassegna. Nella lotta per evitare la retrocessione fu il Casale a cadere per primo; lo seguì a un turno dalla fine il glorioso Genova, travolto da problemi economici e societari. Nell'ultima giornata, il 29 aprile, le vincenti Brescia, Palermo e Torino soffocarono invece le speranze di aggancio del Padova, che tornò dunque in Serie B dopo due stagioni.
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
Juventus
|
53
|
34
|
23
|
7
|
4
|
88
|
31
|
+57
|
Ambrosiana
|
49
|
34
|
20
|
9
|
5
|
66
|
24
|
+42
|
Napoli
|
46
|
34
|
19
|
8
|
7
|
46
|
30
|
+16
|
Bologna
|
42
|
34
|
16
|
10
|
8
|
53
|
33
|
+20
|
Roma
|
40
|
34
|
16
|
8
|
10
|
56
|
32
|
+24
|
Fiorentina
|
36
|
34
|
12
|
12
|
10
|
46
|
53
|
-7
|
Pro Vercelli
|
34
|
34
|
12
|
10
|
12
|
41
|
37
|
+4
|
Livorno
|
34
|
34
|
11
|
12
|
11
|
47
|
45
|
+2
|
Milan
|
33
|
34
|
12
|
9
|
13
|
50
|
49
|
+1
|
Lazio
|
31
|
34
|
11
|
9
|
14
|
48
|
66
|
-18
|
Triestina
|
30
|
34
|
10
|
10
|
14
|
38
|
40
|
-2
|
Brescia
|
29
|
34
|
11
|
7
|
16
|
39
|
47
|
-8
|
Torino
|
29
|
34
|
9
|
11
|
14
|
47
|
57
|
-10
|
Alessandria
|
29
|
34
|
12
|
5
|
17
|
43
|
54
|
-11
|
Palermo
|
29
|
34
|
10
|
9
|
15
|
39
|
51
|
-12
|
Padova
|
27
|
34
|
9
|
9
|
16
|
32
|
49
|
-17
|
Genova 1893
|
24
|
34
|
8
|
8
|
18
|
33
|
55
|
-22
|
Casale
|
17
|
34
|
4
|
9
|
21
|
32
|
91
|
-59
|
Andata
|
Ritorno
| ||
Ambrosiana
|
26
|
Juventus
|
30
|
Juventus
|
23
|
Napoli
|
27
|
Bologna
|
21
|
Ambrosiana
|
23
|
Milan
|
20
|
Roma
|
23
|
Fiorentina
|
19
|
Bologna
|
21
|
Napoli
|
19
|
Livorno
|
20
|
Lazio
|
18
|
Fiorentina
|
17
|
Pro Vercelli
|
18
|
Pro Vercelli
|
16
|
Casa
|
Trasferta
| ||
Juventus
|
31
|
Juventus
|
22
|
Ambrosiana
|
28
|
Ambrosiana
|
21
|
Bologna
|
28
|
Napoli
|
18
|
Napoli
|
28
|
Roma
|
17
|
Alessandria
|
27
|
Bologna
|
14
|
Record
Maggior numero di vittorie: Juventus (23)
Minor numero di sconfitte: Juventus (4)
Miglior attacco: Juventus (88 reti fatte)
Miglior difesa: Ambrosiana (24 reti subite)
Miglior differenza reti: Juventus (+57)
Miglior sequenza di partite utili: Juventus (21, dalla 14ª alla 34ª giornata)
Capoliste solitarie
dalla 4ª alla 5ª giornata: Ambrosiana
dalla 8ª alla 28ª giornata: Ambrosiana
dalla 30ª alla 34ª giornata: Juventus
| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
LAZIO – JUVENTUS 0-2 (0-0)
Roma, Stadio del Partito Nazionale Fascista, 29.04.1934 - 34ª Giornata
RETI: 49’ Orsi (J); 80’ Borel II (J)
LAZIO: Brandani, Bertagni, Del Debbio; Furlani, Tonali, Fantoni II; Fantoni III, Montanari, Fantoni I; Buscaglia, Battioni – All. Sturmer
JUVENTUS: Vallinasso, Rosetta, Caligaris; Depetrini, Monti, Bertolini; Sernagiotto, Varglien II, Borel II; Ferrari, Orsi – All. Carcano.
ARBITRO: Melandri di Genova
CRONACA: La Juventus ha vinto il Campionato per la quarta volta consecutiva. Se i “massimi” che una squadra conquista fossero diamanti, i bianco-neri ne avrebbero nello scrigno tanti da comporre un diadema regale; e sfavillerebbe al centro la gemma più ricca, il record, appunto, dei tornei vinti di fila. La Juventus è arrivata al quarto traguardo sviluppando quattro sistemi tattici di corsa, Nel primo anno ha dominato il lotto. Il secondo ha attaccato e scavalcato a due terzi del cammino il Bologna che era scappato in partenza. Nel terzo ha letteralmente passeggiato. Nel quarto ha vinto sul palo dopo un inseguimento ostinato concluso da un serrate travolgente. Quattro tipi di gare: a turno il Bologna, la Roma e l’Ambrosiana da respingere o attaccare; alternativamente la corsa d’attesa e la corsa in testa: e sempre la stessa Juventus, diventata “Juve” nelle esclamazioni e negli incitamenti dei paladini, la stessa Juventus molteplice e compatta, tenace e taciturna, con la sua indeformabile e impareggiabile fisionomia di squadra scolpita in un blocco di marmo. […] Visto panoramicamente il gioco del calcio del dopoguerra italiano ha nome Juventus. Le folle sportive hanno avvertito questa verità lampante. E invece di sbuffare per il tedio alla quarta vittoria consecutiva della Juventus, l’hanno assecondata e incoronata col tuono dei loro evviva. Il potere di simpatia s’è irradiato dalla squadra torinese, dalla società torinese: potere di simpatia, virtù immateriale sprigionantesi dalla materia, così come il profumo è il respiro del fiore. Il perché di questa simpatia popolare per la Juventus? Era perché i “vecchi”, presi a bordate di pallottole di carta stampata dopo la partita con gli austriaci, s’erano presi la loro brava vendetta? Era perché la società aveva completato il lavoro sportivo della squadra col capolavoro di un furbissimo silenzio tanto bene organizzato quanto male organizzato era il vocio altrui? Era perché la squadra degli eterni trent’anni, in luogo di mollare alla distanza, aveva trovato nel carattere il regista della primavera in scena? Molti perché, e ognuno col suo alone imponderabile. Potere di simpatia: una forza, la forza novella di questa squadra fenomenale. […] – da La Gazzetta dello Sport del 30.04.1934
1934-1935
La Juventus si trovava alle prese con il ricambio generazionale, specialmente in difesa: lasciò Combi, rallentò Caligaris; venne dunque promosso il portiere di riserva Valinasso e fu acquistato dal Padova il giovane terzino Foni. Più frenetico il mercato delle rivali. La Lazio, alla cui presidenza era salito l'ambizioso Eugenio Gualdi, fu una protagonista del mercato: rafforzò la mediana con Viani e Ferraris IV, che la Roma cedette ai concittadini con la clausola di versare 25.000 lire per ogni derby giocato. In attacco strappò alle mire dell'Ambrosiana il richiestissimo Piola: inizialmente l'attaccante rifiutò l'offerta della società biancazzurra, e fu allora il regime fascista a intervenire, chiamando il giocatore a svolgere il servizio di leva alla Farnesina e costringendolo, di fatto, al trasferimento. L'Ambrosiana ripiegò dunque sugli oriundi Porta e De Vincenzi; il Bologna riabbracciò Sansone, nuovamente in Emilia dopo un breve ritorno in Uruguay. Il campionato che vedeva in campo i freschi campioni della Nazionale italiana partì il 30 settembre, per la prima volta a sedici squadre. Già una settimana dopo, la Juventus era sola in testa; ma gli uomini di Carcano, nelle settimane successive, furono affiancati e superati da un'inattesa rivale, la Fiorentina di Guido Ara. La squadra viola, costruita con pazienza nel corso degli anni dal marchese Ridolfi, approfittò dei tentennamenti della squadra bianconera e viaggiò spedita verso il titolo platonico di campione d'inverno, vinto il 3 febbraio, giorno in cui uscì indenne dallo scontro diretto e mantenne due punti di vantaggio sulla più titolata inseguitrice. La Juventus pativa non solamente per il logorio dei suoi giocatori, ma anche per gli allontanamenti forzati di alcuni protagonisti: pagò lo scandalo che travolse il suo allenatore, licenziato ufficialmente per «motivi personali indipendenti dalla conduzione tecnica della squadra» e da ricondurre insomma alla sua vita privata, oggetto di pettegolezzo; più avanti perse anche Orsi, che a ridosso della chiamata alle armi per la guerra d'Etiopia chiese di poter tornare in Argentina e tanti suoi campioni furono fermati dagli infortuni a più riprese, una serie di infortuni gravi e ripetuti da far temere che sulla Juve fosse stato gettato il malocchio . Dalle tragedie dei singoli fu colpita anche la Lazio: il mediano Fantoni II morì l'8 febbraio, per un'infezione da setticemia contratta in seguito ad un infortunio. Il 3 marzo la Fiorentina cadde inaspettatamente sul campo di una disperata Pro Vercelli, e vide avvicinarsi pericolosamente la Juventus, poco prolifica ma concreta, e l'Ambrosiana; le tre squadre iniziarono una lotta serrata, in cui si susseguivano sorpassi e occasioni di fuga mancate fino alla penultima giornata, quando la Fiorentina perse ad Alessandria e lasciò campo libero alle due consuete contendenti: il 2 giugno, in un ultimo turno vibrante, la Juventus espugnò proprio Firenze a pochi minuti dalla fine, grazie ad una rete di Ferrari, mentre l'Ambrosiana soccombette alla Lazio, con un risultato (4-2) ed un esito identici a quelli che si sarebbero verificati 67 anni dopo, nel 2001-2002. Fu il quinto scudetto di fila per i bianconeri. Perso il suo centravanti, la gloriosa Pro Vercelli non riuscì a compensarne l'assenza, e si ritrovò fin dalle prime battute del torneo tagliata fuori dalla corsa per la salvezza. Si salvò invece la debuttante Sampierdarenese, che rimediò ad un girone d'andata negativo con un ritorno condotto a passo spedito. Rischiò il declassamento il Torino, che s'impose nello scontro diretto dell'ultima giornata contro il Livorno, sorpassandolo; i labronici tornarono così in Serie B dopo due stagioni.
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
Juventus
|
44
|
30
|
18
|
8
|
4
|
45
|
22
|
+23
|
Ambrosiana-Inter
|
42
|
30
|
15
|
12
|
3
|
58
|
24
|
+34
|
Fiorentina
|
39
|
30
|
15
|
9
|
6
|
39
|
23
|
+16
|
Roma
|
35
|
30
|
14
|
7
|
9
|
63
|
38
|
+41
|
Lazio
|
32
|
30
|
13
|
6
|
11
|
55
|
46
|
+9
|
Bologna
|
30
|
30
|
11
|
8
|
11
|
46
|
34
|
+12
|
Napoli
|
29
|
30
|
10
|
9
|
11
|
39
|
38
|
+1
|
Alessandria
|
29
|
30
|
12
|
5
|
13
|
44
|
48
|
-4
|
Palermo
|
29
|
30
|
9
|
11
|
10
|
27
|
34
|
-7
|
Milan
|
27
|
30
|
8
|
11
|
11
|
36
|
38
|
-2
|
Triestina
|
27
|
30
|
11
|
5
|
14
|
33
|
44
|
-11
|
Brescia
|
27
|
30
|
10
|
7
|
13
|
29
|
45
|
-16
|
Sampierdarenese
|
26
|
30
|
9
|
8
|
13
|
29
|
42
|
-13
|
Torino
|
25
|
30
|
8
|
9
|
13
|
37
|
45
|
-8
|
Livorno
|
24
|
30
|
8
|
8
|
14
|
28
|
54
|
-26
|
Pro Vercelli
|
15
|
30
|
5
|
5
|
20
|
21
|
54
|
-33
|
Andata
|
Ritorno
| ||
Fiorentina
|
24
|
Juventus
|
22
|
Juventus
|
22
|
Ambrosiana
|
21
|
Ambrosiana
|
21
|
Sampierdarenese
|
19
|
Roma
|
19
|
Lazio
|
16
|
Napoli
|
17
|
Palermo
|
16
|
Rendimento casa-trasferta
Casa
|
Trasferta
| ||
Juventus
|
26
|
Juventus
|
18
|
Ambrosiana
|
25
|
Ambrosiana
|
17
|
Fiorentina
|
24
|
Fiorentina
|
15
|
Alessandria
|
22
|
Roma
|
14
|
Brescia
|
22
|
Lazio
|
11
|
Palermo
|
22
|
Bologna
|
10
|
Capoliste solitarie
dalla 2ª alla 3ª giornata: Juventus
dalla 6ª alla 18ª giornata: Fiorentina
dalla 22ª alla 23ª giornata: Juventus
dalla 26ª alla 27ª giornata: Juventus
alla 34ª giornata: Juventus
La Juventus che chiude il magico ciclo del Quinquennio, è una squadra al bivio tra passato e futuro: il portierone Combi si è ritirato dopo la vittoria ai Mondiali, Sernagiotto è andato via, Monti, Orsi e Caligaris hanno 33 anni, Rosetta 32, Bertolini 30, Varglien I 29, Cesarini e il nuovo acquisto Serantoni 28. A ringiovanire la rosa, arrivò dal Padova il giovane Alfredo Foni e dal vivaio fa la sua comparsa il promettente attaccante Guglielmo Gabetto. Il Campionato sembrò comunque cominciare nel segno dei bianconeri Campioni d’Italia che inanellarono tre successi consecutivi, per poi però arenarsi nel derby col Torino e perdere a Roma (5-3 con la Lazio) venendo scavalcata in classifica. E’ un campionato molto equilibrato, con la Juventus che si barcamena tra i fedelissimi e il pensiero a un rinnovamento sia nella rosa che nella società: l’allenatore Carlo Carcano viene esonerato per motivi interni e sostituito con due vecchie glorie della squadra come Gola e Bigatto. L’arrivo delle due bandiere sembrò dare quello sprint necessario che permise alla squadra juventina di partecipare a un’emozionante bagarre finale che la vide battagliare fino alla fine con la solita Ambrosiana Inter e la Fiorentina: fino alla penultima giornata milanesi e torinesi sono fianco a fianco in testa alla classifica, lo scudetto viene così deciso all’ultima giornata grazie alla vittoria della Juventus a Firenze con un gol a soli 9 minuti dalla fine di Ferrari e la contemporanea sconfitta dell’Ambrosiana a Roma contro la Lazio. La Juve è la prima squadra a vincere un campionato italiano a sedici squadre.
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FIORENTINA - JUVENTUS 0-1 (0-0)
Firenze, Stadio Comunale Giovanni Berta, 02.06.1935 - 30ª Giornata
RETI: 81’ Ferrari (J)
FIORENTINA: Amoretti, Gazzari, Magli; Pizziolo, Bigogno, Neri; Viani, Perazzolo, Prenda; Scagliotti, Gringa – All. Ara
JUVENTUS: Valinasso, Rosetta, Foni; Varglien I, Monti, Bertolini; Diena, Borel, Gabetto; Ferrari, Cesarini – All. Bigatto e Gola.
ARBITRO: Scarpi di Dolo
CRONACA: Diciamolo subito. La Juventus ha vinto con le carta in regola il suo quinto campionato consecutivo. La partita di Firenze non ha un’ombra. La Fiorentina si è battuta col cuore in gola, spronata a gran voce dalla folla che ne voleva la vittoria. Ha giocato con uno slancio che a tratti ha avuto la temperatura dell’accanimento. […] Quanto alla Juventus, ancora una volta alterata nella struttura del suo reparto d’attacco, la squadra ha dimostrato che la volontà, nelle fasi cardinali dei combattimenti sportivi, è l’arma sovrana della vittoria. Nulla da eccepire, tutto da lodare nel punto marcato dai bianco-neri a nove minuti dalla fine della strenua partita, artefice Ferrari: punto sottolineato, quasi ad accentuarne la legittimità e il vigore, da un “palo” colto dallo stesso Ferrari pochi minuti prima dall’azione risolutiva della gara. […] Stasera Ferrari è il calciatore più popolare del nostro mondo sportivo. La palla d’oro è sua. Giocatore più abile, serio, disciplinato non poteva meritarla. Inoltre è l’atleta che, per la sua esperienza e per le sue primavere, rappresenta l’anello di collegamento tra la pattuglia degli anziani e la pattuglia dei cadetti che compongono i quadri della nuova Juventus. Anche questo è esemplare e significativo. Ma il nome di Ferrari non può essere isolato nel centro ideale della giornata e della partita. La citazione sportiva d’onore vale per tutti, e se ne dirà prossimamente nel bilancio d’annata. Tuttavia fin d’ora accoppieremo al nome di Ferrari il nome di un giocatore juventino che oggi è stato, per circostanze speciali di gara, l’autentico salvatore della squadra. Si tratta di Rosetta. A Ferrari il merito di avere tagliato le gambe, se così si può dire, alla palla della sconfitta. Giocate a tutte le ruote 44 (punteggio totale della squadra), 36 (minuto del goal di Ferrari), 15 (minuto della prodezza di Viri). […] La Juventus ha voluto vincere. Avesse perduto, nessuno degli atleti sarebbe rientrato negli spogliatoi con un’oncia di energia addosso. Stracci di giocatori per aver dato tutto. Il successo ha premiato il loro coraggio. Era la partita dei nervi? La hanno disputato con i muscoli. Era la partita dei richiami ansiosi tra giocatore e giocatore, per un intervento, un passaggio, una fuga? L’hanno disputata con le labbra sigillate. Era la partita delle invocazioni all’arbitro per un urtone ricevuto, un fuorigioco contestato, un fallo negato? L’hanno disputata obbedendo a bocca chiusa a tutti gli ordini dell’arbitro. Mai come oggi la Juventus è apparsa ai nostri occhi compatta e ostinata. Compatta fino alla rigidità, ostinata fino alla caparbietà. Era come se gli atleti si fossero scambiati un giuramento, senza enfasi melodrammatiche e senza comiche iperboli: un tacito e fermo giuramento da sportivi d’onore, difendere il prestigio del casato a tutti i costi, e senza concorso di preci profane a quegli dei molto volubili e molto bisbetici che sono geni della superstizione. […] – da La Gazzetta dello Sport del 03.06. 1935
Il plauso del S. Federale alla Juventus e al Torino
I torinesi accorreranno a Porta Nuova per l'arrivo dei campioni alle 18,15 . Torino sportiva si prepara a ricevere entusiasticamente la squadra della Juventus che per il quinto anno consecutivo ha conquistato il titolo di campione d'Italia. L'« undici » bianco-nero giungerà oggi alle ore 18,15 a Porta Nuova ed alla stazione saranno a ricevere ufficialmente i campioni le Gerarchie politiche e sportive torinesi, la musica dei « Giovani Fascisti » e, certamente, tutti gli ammiratori della gloriosa società. I dirigenti della Juventus hanno ricevuto ieri sera, poco dopo la notizia della nuova vittoria, il seguente telegramma del Segretario Federale Piero Gazzotti: « Nonostante gli incidenti e le disavventure, avete saputo conquistare per la quinta volta il campionato italiano di calcio. Il Fascismo torinese vi è grato per questa nuova brillantissima vittoria ed a mio mezzo vi porge il più fervido ed entusiastico compiacimento e l'augurio migliore, per le battaglie di domani. Firmato: il Segretario Federale Piero Gazzotti». Il Federale ha inviato al Torino il seguente telegramma: La vostra tenacia ed il vostro spirito agonistico hanno saputo salvare la vecchia e gloriosa società dalla retrocessione. Il pericolo superato vittoriosamente e cavallerescamente deve essere incitamento per migliorare e per progredire nel prossimo campionato. Accogliete sensi della mia gioia e del compiacimento del Fascismo torinese. - Segretario Federale Piero Gazzotti.
La Stampa 3 giugno 1935
Peccato non poter pubblicare per esteso le stupende pagine del giornale La Stampa di quegli anni, ma si trovano facilmente sul sito online Archivio Storico La Stampa in PDF scaricabili gratuitamente, ci sono degli articoli bellissimi di Vittorio Pozzo. Quello conquistato nel 1935 è lo scudetto più bello di sempre.
Umberto Caligaris
Umberto Caligaris era nato e cresciuto a Casale Monferrato, proprio in un’epoca nella quale la squadra nerostellata ospitava nelle sue file giocatori di sicura classe e di grande temperamento; caratterizzò un lungo periodo della storia calcistica italiana ed espresse elementi di indubbio valore, molti nomi, fra cui spiccano quelli di Eraldo Monzeglio e di “Berto” Caligaris. Il biondo, poderoso, atleta casalese si era segnalato sin dalle sue prime apparizioni nelle formazioni giovanili; entrava sul pallone con l’impeto delle valanghe che scendono a valle. Aggressivo ed istintivo, perfetto colpitore, tagliava l’aria a fette con le sue acrobatiche sforbiciate, di cui gli si assegna la paternità. Giocava con eccezionale grinta, senza smettere un attimo di incitare i compagni, secondo quel vigoroso temperamento di trascinatore di cui la natura lo aveva dotato. Portava i capelli biondi e lisci abbastanza lunghi tenendoli a posto con un candido fazzoletto: nelle mischie quella fascia bianca, che gli cingeva la testa, lo rendeva subito riconoscibile quando si scrollava con foga dai viluppi di uomini. Era un’autentica forza della natura, una massa di muscoli messi al servizio dì una tecnica squisita.
Nella stagione 1923/24 Caligaris, del quale i dirigenti juventini avevano già sentito parlare, comparve per la prima volta come avversario della Juventus e di quei due personaggi, Combi e Rosetta, di cui sarebbe poi divenuto inseparabile amico. Entrambe le partite di quel campionato si conclusero con il successo della Juventus sul Casale, con il punteggio di 3-2 e c’è da segnalare un curioso particolare: un goal realizzato da “Viri” Rosetta che in quella formazione (10 febbraio 1924, campo di corso Marsiglia) figurava come attaccante; con una finta diabolica, “Viri” riuscì a sbilanciare “Caliga” che gli si era fatto incontro come una furia ed a battere, con un abile tocco, il portiere casalese De Giovanni. Per altre quattro stagioni Caligaris continuò ad essere il perno della difesa nerostellata, anche se in maglia azzurra, sino dal giugno 1925 a Valencia, il terzino casalese aveva felicemente completato il trio di difesa insieme a Combi ed a Rosetta. Anche alle Olimpiadi di Amsterdam la coppia Rosetta-Caligaris, allineata davanti a Combi, si era confermata come la più forte del mondo. Alla Juventus convennero che sarebbe stato assolutamente necessario assicurarsi il fortissimo terzino del Casale, per cominciare dalla difesa, la costruzione di quella che sarebbe stata la squadra “mostre” degli anni trenta. Edoardo Agnelli e Giovanni Mazzonis non esitarono: alla Juventus le decisioni venivano prese senza tentennamenti e Caligaris fu convinto a trasferirsi a Torino; così “Caliga” diventò bianconero a tutti gli effetti, giocando 26 gare su 30 nel suo primo campionato. L’arrivo del casalese aveva conferito saldezza ed omogeneità al trio di estrema difesa, proprio perché le qualità di Rosetta integravano e completavano quelle di Caligaris. “Viri” e “Berto”: due prodotti tipici del calcio provinciale e pure tanto diversi, come temperamento, come carattere, come gioco. Rosetta è apparso di colpo come giocatore completo, affinò in seguito il suo gioco con l’esperienza, ma non ne mutò più la base. Elemento calcolatore, freddo, positivo il vercellese; entusiasta, tutto fuoco, irrompente, il casalese. Il primo studiava l’avversario, il secondo lo investiva. Questo diverso comportamento in campo traduceva il diverso carattere dei due uomini: di poche parole, riflessivo, osservatore Rosetta, espansivo, tutta cordialità, esuberante Caligaris. Caligaris, però, era forse più avanti nei tempi, perché sarebbe stato sicuramente un perfetto terzino sistemista. A quell’epoca non esisteva il centromediano arretrato, lo stopper, come si dice oggi, ed i terzini tenevano a zona la parte centrale del campo, scaglionati in profondità. “Berto” giocava terzino avanzato o di rottura, un compito a volte ingrato, di scarse soddisfazioni, che solo un generoso ed un altruista come lui poteva accettare. “Caliga” esordì in nazionale a ventuno anni, il 15 Gennaio 1922, al “Velodromo Sempione” di Milano, affrontando la temibilissima formazione dell’Austria. La squadra azzurra aveva uno schieramento un po’ avventuroso all’attacco, ma la difesa, con Caligaris in coppia con De Vecchi e la mediana imperniata sui tre assi del Genoa, Barbieri, Burlando e Leale, dava il massimo affidamento. Infatti, Caligaris giocò una buona partita, rimanendo nella famiglia azzurra per ben dodici anni, totalizzando la bellezza di 59 presenze e risultando, per molto tempo, il primatista delle presenze azzurre.
Verso il termine della carriera, avrebbe sicuramente potuto indossare per la sessantesima volta la maglia della nazionale, ma Vittorio Pozzo, che pur lo aveva in particolare predilezione, non riuscì ad accontentarlo, affidandogli il simbolico ruolo di alfiere della squadra nazionale in occasione dei Campionato del Mondo del 1934. Caligaris chiuse la sua carriera nella Juventus con la vittoriosa partita, in casa contro la Pro Vercelli: 3-0. Era il 26 maggio 1935. Dopo la lunga ed onoratissima carriera, “Berto” appese gli scarpini al classico chiodo e passò all’insegnamento, prestando servizio in diverse società, compresa, naturalmente, la Juventus. Mentre era a Brescia, fu colpito da una grave forma di setticemia, dalla quale riuscì a guarire, grazie alla sua fibra eccezionale ed a parecchie trasfusioni. Ma l’apparato cardiocircolatorio ne risentì sensibilmente ed i medici gli proibirono qualsiasi sforzo, consigliandogli anche di evitare emozioni. Un giorno del 1940 lui ed i suoi vecchi compagni si ritrovarono per un allenamento in vista di un torneo fra vecchie glorie. C’erano Combi e Rosetta: si trattava di ricostruire il trio protagonista di tante battaglie internazionali e “Caliga” non volle mancare. Rosetta gli disse di rinunciare, perché non era il caso di sottoporsi a pericolosi sforzi, ma “Berto” non volle sentire ragioni. Ad un tratto, mentre rincorreva un pallone, Caligaris si sentì male e venne adagiato accanto al palo della porta. Probabilmente da cosciente l'ultima cosa che i suoi occhi di guerriero videro furono le maglie Bianconere venirgli incontro in soccorso, fino all'ultimo con nel cuore i nostri colori, immensamente odiati dai beceri, infinitamente amati dal popolo Juventino. I compagni lo sollevarono e lo trasportarono al vicino Ospedale Militare dove l’ufficiale medico di servizio, mentre si apprestava a praticargli una iniezione tonificatrice, dovette dolorosamente annunciare ai pochi presenti che nessuna cura avrebbe più giovato a quel generoso cuore, che aveva ormai cessato di pulsare. Così Umberto Caligaris chiuse la sua non lunga, ma intensa giornata. E venne posto nella bara con la maglia della Juventus ed, accanto, quella della nazionale azzurra. Visse al completo l’epopea del favoloso quinquennio anni trenta e mandò in archivio un bottino di 197 presenze: 178 di campionato e 19 nell’ambito della Coppa dell’Europa Centrale.
Insieme al compagno di reparto Rosetta vinse cinque scudetti consecutivi e quando gli domandavano quale fosse il loro segreto, lui rispondeva sorridendo: «Semplice: mai distrarsi, non dare all'avversario nemmeno il tempo di tirare il fiato!» «Caligaris rifiuta gli schemi», ha scritto Gianni Giacone, «non perché sia un anarchico, ma semplicemente perché non li concepisce: il calcio, per lui, è un gioco tanto entusiasmante quanto semplice, che si gioca con la palla. Chi ha la palla, alla lunga, vince. Compito fondamentale suo è di sradicare più palloni possibili dai piedi degli avversari. Insomma, lottare, correre e poi ancora lottare».
« I soldi non valgono l'amore per una maglia e io ne ho due, una bianconera e una azzurra. »
(Lettera di Caligaris in risposta ai dirigenti del Valencia, che volevano
ingaggiarlo)
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