1984-1985
L'estate del 1984 fu tutta nel
segno di Diego Armando
Maradona,
il Napoli infatti fece follie per
acquistare il talentuoso fuoriclasse argentino: una
trattativa tribolata, andata avanti per oltre un mese e conclusasi con il
trasferimento del giocatore in Italia in
cambio di oltre tredici miliardi di lire. Il 5 luglio
furono in settantamila al San Paolo ad assistere alla sua presentazione. Un po'
tutte le squadre puntarono su calciatori stranieri: Rummenigge passò
all'Inter, Sócrates alla
Fiorentina, Júnior al
Torino, Souness alla
Sampdoria, Strömberg
all'Atalanta, Wilkins e Hateley al
Milan. Anche sul fronte interno ci furono colpi che lasciarono il segno: Agostino Di
Bartolomei,
dopo oltre un decennio nella Roma, seguì il maestro Nils Liedholm al
Milan, la Sampdoria oltre a Beccalossi si
assicurò uno dei giovani italiani più promettenti, Gianluca Vialli
mentre Claudio Gentile andò
alla Fiorentina dopo undici anni di Juventus. Sul fronte allenatori Luigi Radice tornò
al Torino, interessante fu la scelta della Roma di affidare la panchina allo
svedese Eriksson
mentre in casa della Fiorentina ci fu apprensione per l'allenatore Giancarlo De Sisti
operato alla testa. L'Inter stravolse il suo centrocampo mandando via in un
colpo solo Coeck,
Beccalossi e Hansi Müller
prendendo Liam Brady e
affidandosi ad Antonio Sabato che
era tornato alla casa madre già da qualche stagione. Nel 1985 prese
forma il sogno di un'intera città: il Verona, che già dal ritorno in Serie A di tre anni prima
ambiva a ruoli di prestigio, riportò lo scudetto in provincia a oltre
sessant'anni dai trionfi della Pro Vercelli, entrando nell'immaginario
popolare come il Cagliari 1969-70.
L'Hellas scrisse il suo nome nella storia del campionato italiano assieme
all'allenatore Osvaldo Bagnoli, al difensore tedesco dal
gol facile Hans Peter Briegel e
alla coppia d'attacco Elkjær-Galderisi.Nell'anno
del sorteggio arbitrale "a gruppi", gli occhi erano puntati su Verona già
dalla prima giornata, il 16 settembre 1984. Ma
l'attesa non fu tanto per l'esordio del Verona quanto per quello del Napoli con
Maradona. Al Bentegodi vinsero i padroni di casa per
3-1 e la corsa gialloblù ebbe inizio.Già la settimana dopo, vincendo ad Ascoli Piceno, gli
scaligeri si ritrovarono soli in testa e, uscendo indenni dai tre big-match
consecutivi contro Inter, Juventus e Roma, affrontarono serenamente il girone
d'andata, mantenendo costantemente la vetta della classifica. La prima
sconfitta arrivò solo alla quindicesima giornata, il 13 gennaio,
quando una squadra rimaneggiata cadde ad Avellino a
pochi minuti dalla fine. Nonostante ciò, le inseguitrici, l'Inter e il Torino, non
approfittarono e i veneti
furono campioni d'inverno.Quando, la settimana dopo, l'Inter raggiunse in vetta
il Verona, in molti guardarono ai blasonati ed esperti nerazzurri di Castagner come
ai futuri campioni. Ma il Verona smentì tutti e approfittò del pareggio dei milanesi contro
l'Avellino per portarsi nuovamente in
testa: ad Udine, il 10 febbraio, i
gialloblù firmarono l'impresa, vincendo per 3-5 una partita che li aveva visti
andare in vantaggio tre a zero, farsi raggiungere in modo rocambolesco nella
ripresa e poi riassaporare la vittoria. La settimana dopo, l'1-1 contro i
rivali dell'Inter diede ulteriore fiducia agli scaligeri per lo sprint finale:
in poche settimane il Verona si portò a più tre, mentre i nerazzurri mollarono
la presa e lasciarono il ruolo di inseguitrice al sorprendente Torino. Dopo
la vittoria per 3 a 0 ottenuta contro la Cremonese fanalino di coda, le lunghezze
di vantaggio sulle inseguitrici divennero cinque e salirono addirittura a sei
la domenica successiva: Il Verona tornò con un prezioso punto da Marassi,
mentre il Torino perse
nel derby della Mole
contro la Juventus e l'Inter
crollò ad Udine. La
sconfitta subita dal Verona nello scontro diretto contro i torinesi sembrò
riaprire i giochi, ma la vittoria ottenuta due settimane dopo contro la Lazio tolse
ogni speranza alle avversarie per il titolo. Il 12 maggio il
pareggio di Bergamo (1-1)
consegnò infine lo scudetto all'Hellas Verona che vinse il suo primo
titolo.In una stagione non all'altezza delle aspettative, la Juventus sesta
classificata vinse la sua prima Coppa dei Campioni nella
tragica serata dell'Heysel e Michel Platini
diventò capocannoniere per
il terzo anno consecutivo, eguagliando l'impresa precedentemente riuscita a Gunnar Nordahl. A
fine stagione gli esiti delle varie coppe riportarono inoltre il Milan nel
suo tradizionale palcoscenico europeo dopo
cinque tribolatissimi anni di assenza. Non regalò molte emozioni la lotta per
la permanenza in Serie A, che coinvolse anche la deludente Udinese: l'Ascoli si
arrese nel finale e ritornò in B dopo
sette anni, raggiungendo la Lazio e la Cremonese, che concluse sul fondo il
primo campionato in massima serie da 54 anni a
questa parte.
La leggenda del
Verona e del sorteggio integrale
Mario Incandenza Mercoledì 11 Febbraio 2009 da JU29RO :
Luoghi comuni, leggende mediatiche, bufale.
Nell'era di Farsopoli se ne sentono di tutti i colori. Tra le tante, c'è la
storia secondo cui l'unico campionato in cui gli arbitri sarebbero stati
designati mediante sorteggio integrale lo scudetto andò alla provinciale per
antonomasia: il Verona. Questa storia sta facendo da anni il giro di tutti i
salotti televisivi, da Rai a Mediaset, da Sky a La Sette, con tecnici e
commentatori illustri, da Arrigo Sacchi a Mario Sconcerti, a darsi ragione a vicenda,
tutti a convenire che solo il sorteggio "integrale", cioè non
preventivamente indirizzato dai responsabili della CAN, sia garanzia di
equità di trattamento. Il ritornello è sempre la stesso: "Si sa,
l'unica volta che venne adottato, le grandi vennero sbaragliate dal
Verona. Mica come nel 2004-05, con quelle "inequivocabili"
intercettazioni. Ah, no. In quel campionato il sorteggio era pilotato, e
sappiamo da chi, con partite e arbitri preventivamente
selezionati". Il riferimento è al sistema delle griglie, che prevedeva la classificazione delle 21
partite di serie A e B, secondo differenti livelli di "difficoltà",
in cinque raggruppamenti di 4, 5 o 6 partite. Così Juve-Milan finiva nel gruppo
A, mentre Albinoleffe-Crotone nel E. Lo stesso per gli arbitri: i più
affidabili ed esperti nel gruppo A, quelli meno nel E. Il sorteggio poi
abbinava partita ad arbitro all'interno dello stessa classe di valore, o
"griglia", a meno di “preclusioni”, che scattavano quando veniva
sorteggiato un arbitro che risiede o lavora nella provincia di una delle due
contendenti (ad esempio, a Rosetti, della sezione di Torino, Juve e Toro
sono precluse) o che l'aveva già diretta sei volte nell’arco di quel
campionato. Questo sistema di designazioni "pilotate" venne duramente
messo sotto accusa durante Farsopoli. Inizialmente, venne spacciata
per assodata la storia del sorteggio truccato, ipotesi accusatoria dei
Carabinieri poi dimostratasi infondata. A quel punto, se da una parte gli
inquirenti si buttarono sull'improbabile teorema delle SIM svizzere,
dall'altra, ai cantori di Farsopoli non restò che rifugiarsi nella retorica
della "provinciale" sfavorita dal sistema che, solo grazie a un
sorteggio arbitrale "non pilotato", può battere le grandi. Ed ecco
che lo storico scudetto del Verona, quello del lontano campionato 1984-85,
assurge a mito: allora ci fu sorteggio integrale, altro che griglie o
pilotaggi. E infatti, guarda come finì. Ma siamo sicuri che andò così? Beh, lo
dice Sacchi, lo dice Sconcerti, se non lo sanno loro... Sarà, ma proviamo a
fare una ricerchina. Cominciamo da Repubblica, 12 maggio 1984: "[...] L'introduzione
del sorteggio rientra tra le competenze del Consiglio federale: il presidente
della Figc Sordillo ed il commissario dell'Aia Campanati ne discuteranno
durante la prossima riunione del massimo organo della Federcalcio, prevista per
il 30 giugno. Sordillo ha già affermato di non avere alcun
"preconcetto" sull'introduzione del sorteggio arbitrale, che comunque
sarà effettuato tramite l'ausilio di un computer. [...]" Visto? Sembra
proprio vero: sul finire del campionato precedente a quello vinto dal Verona,
in effetti, si discusse dell'introduzione del sorteggio arbitrale, anche se
tramite computer. Sacchi e Sconcerti avevano ragione. Vabbe', per scrupolo,
facciamo un salto in avanti di un paio di mesi. 19 luglio 1984, sempre Repubblica. Si parla di un'assemblea della Lega calcio, in
previsione dell'imminente elezione del presidente della Figc, che dovrebbe
portare alla conferma di Sordillo, forte del prestigioso Mundial conquistato 2
anni prima in Spagna: "[...] Antonio Matarrese, presidente della Lega,
è favorevole; Sordillo ha sempre detto di non avere particolari
"preclusioni". In ogni caso, dicono a Milano, si può arrivare solo ad
un sorteggio pilotato: divisione delle partite e degli arbitri disponibili per
fasce di importanza, poi estrazione a sorte all'interno di ogni fascia. Rimane
quindi la figura del designatore arbitrale (non è detto che il prossimo anno D'
Agostini sia confermato a capo della Can...) ed è escluso che si faccia ricorso
all'ausilio di un computer [...]". A proposito, titolo
dell'articolo: "Arbitri a sorteggio pilotato". Altro che
sorteggio integrale! Pilotato l'anno del Verona, pilotato l'anno dello
scudetto revocato alla Juve. La differenza al massimo sta nel presidente di
Lega: nel 2004-05 non era più Matarrese, ma per fortuna ci ha pensato Farsopoli
a riportarlo in auge, vero? Vabbè, dirà qualcuno, ma il 19 luglio si stava
ancora nel bel mezzo della discussione, magari poi hanno cambiato idea. Allora
facciamo un altro salto in avanti, al 8 settembre 1984, articolo "Tra Lega e arbitri una prima mediazione": "Il
criterio adottato è quello della suddivisione delle partite per fasce di
difficoltà, e degli arbitri per fasce di capacità. In linea di massima per ogni
fascia di tre partite saranno prescelti quattro arbitri. L'accordo tra le parti
non è ancora completo: [...] Pare inoltre che la Lega non fornisse troppe
garanzie contro le ricusazioni di determinati arbitri da parte di alcune
società. [...] Un punto d'incontro Lega ed Aia lo hanno trovato con la
suddivisione delle partite in fasce di difficoltà. Si procede prima ad una
designazione preventiva degli arbitri, si suddividono gli arbitri per fasce di
capacità ed infine si arriva all'abbinamento mediante il sorteggio alle
partite. In questo modo pochissimi direttori di gara rischiano di restare fuori
o di essere designati troppo spesso." Altro che sorteggio integrale,
qui c'è il solito campionario: suddivisione di arbitri e partite in
fasce, successivo sorteggio. Addirittura, ritroviamo anche la
famigerata "ricusazione" degli arbitri, cioè il diritto che le
società si arrogavano di considerare "sgraditi" determinati arbitri. Ma
non basta, veniamo al 12 settembre, "Scontenti ma zitti gli arbitri preparano il piccolo
sorteggio": [...] E
così eccoci al sorteggio, pilotato dallo stesso designatore, il tanto discusso
D' Agostini. Le partite della domenica saranno divise in fasce ("No, in
gruppi", precisa D' Agostini, e sfugge la differenza) di difficoltà e gli
arbitri, con le ovvie esclusioni geografiche (mai una milanese a Casarin, una
torinese a Pairetto, una romana a Longhi) verranno estratti a sorte per ogni
fascia, o gruppo, in base alla loro affidabilità. Nell' urna, per ogni fascia,
ci sarà un nominativo in eccedenza.[...]. Non manca nulla, nemmeno il
meccanismo della preclusione o, come definito in questo caso, "esclusione
geografica". Non manca nemmeno il solito "discusso"
designatore . Ma cerchiamo un articolo a campionato in
corso, andiamo al 21 ottobre, "Lo Bello perdonato dall'AIA":
"Il campionato: sette fasce anche questa settimana. Le gare più delicate della settimana erano quattro: D'Agostini le ha suddivise in due gruppi sorteggiando sei arbitri di sicuro affidamento [...]". Sette fasce, addirittura più di quelle di Bergamo e Pairetto, i quali mettevano le gare più delicate nella prima fascia, la A, mentre D'Agostini le suddivideva ulteriormente in 2. Si direbbe che il designatore dell'anno dello scudetto del Verona pilotasse il sorteggio anche più dei suoi sfortunati successori. Insomma, facendo una minima verifica, abbiamo facilmente scoperto che in realtà il Verona per vincere il suo scudetto non fu "facilitato" da un sistema di designazioni arbitrali diverso dal solito, come si continua a ripetere in tivù. Tutt'altro: come gli articoli del tempo provano, gli Scaligeri vinsero un campionato nel quale gli arbitri vennero designati più o meno come negli anni oggetto di Farsopoli, e cioè con un sorteggio "pilotato". Le differenze sono marginali. Per altro, ciò non fa che confermare la rilevanza dell'impresa dei gialloblù di Bagnoli, che erano dei giocatori fortissimi, che disputarono un'annata eccezionale vincendo con pieno merito. Non si avvalsero di condizioni "particolari". Non è meschino continuare a ripetere che vinsero anche grazie agli arbitri?
"Il campionato: sette fasce anche questa settimana. Le gare più delicate della settimana erano quattro: D'Agostini le ha suddivise in due gruppi sorteggiando sei arbitri di sicuro affidamento [...]". Sette fasce, addirittura più di quelle di Bergamo e Pairetto, i quali mettevano le gare più delicate nella prima fascia, la A, mentre D'Agostini le suddivideva ulteriormente in 2. Si direbbe che il designatore dell'anno dello scudetto del Verona pilotasse il sorteggio anche più dei suoi sfortunati successori. Insomma, facendo una minima verifica, abbiamo facilmente scoperto che in realtà il Verona per vincere il suo scudetto non fu "facilitato" da un sistema di designazioni arbitrali diverso dal solito, come si continua a ripetere in tivù. Tutt'altro: come gli articoli del tempo provano, gli Scaligeri vinsero un campionato nel quale gli arbitri vennero designati più o meno come negli anni oggetto di Farsopoli, e cioè con un sorteggio "pilotato". Le differenze sono marginali. Per altro, ciò non fa che confermare la rilevanza dell'impresa dei gialloblù di Bagnoli, che erano dei giocatori fortissimi, che disputarono un'annata eccezionale vincendo con pieno merito. Non si avvalsero di condizioni "particolari". Non è meschino continuare a ripetere che vinsero anche grazie agli arbitri?
Supercoppa
europea 1985
Nel 1984, il Liverpool
si accordò con la Juventus per
disputare la Supercoppa in gara unica per via degli impegni: l’incontro si
disputò a Torino nel gennaio 1985 e fu
vinto dalla squadra di casa per 2-0, che così divenne la prima italiana a
conquistare la competizione.
Coppa
dei Campioni 1984-1985
Il torneo fu vinto per la
prima volta nella sua storia dalla Juventus
sconfiggendo a Bruxelles i
campioni in carica del Liverpool nella
finale disputata per disposizione dell'UEFA dopo
gli incidenti sugli spalti, avvenuti nel prepartita, che diedero origine alla strage dell'Heysel.Vincendo
la manifestazione, la Juventus ebbe accesso alla Supercoppa europea, poi
annullata a causa della squalifica delle squadre inglesi, e alla Coppa Intercontinentale.
Coppa
Intercontinentale 1985
La Coppa Intercontinentale
1985 è stata la ventiquattresima edizione del trofeo riservato alle squadre
vincitrici della Coppa dei Campioni e della Coppa Libertadores. È
stata ritenuta la miglior edizione nella storia del torneo per livello tecnico
ed agonistico. Dopo sette edizioni di dominio delle squadre vincitrici della Coppa Libertadores, alla
vittoria del massimo trofeo internazionale tornò una squadra Campione d'Europa.
L'edizione 1985,
disputata l'8 dicembre,
vedeva opposti Argentinos Juniors e Juventus e
vide infatti prevalere gli italiani al termine di un incontro deciso, per la
prima volta nella storia della manifestazione, fino ai calci di rigore (in
cui gli juventini prevalsero per 4-2). Con la vittoria nella competizione,
infine, la Juventus divenne il primo club al mondo ad avere conquistato almeno
una volta tutti i trofei ufficiali a livello internazionale. Invece, i
difensori italiani Gaetano Scirea ed Antonio Cabrini
divennero i primi calciatori europei ad avere vinto tutte le competizioni internazionali per club.
Inoltre, l'allenatore Giovanni Trapattoni
divenne il primo allenatore europeo a
fare altrettanto. Il centrocampista francese Michel Platini fu
eletto miglior calciatore della partita.
La
tragedia dell’Heysel
La strage dell'Heysel fu una
tragedia avvenuta il 29 maggio 1985, poco
prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo
stadio Heysel di Bruxelles, in
cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. La
designazione dello stadio Heysel da parte dell'UEFA fu
criticata da entrambi i club: la struttura era fatiscente, priva di adeguate
uscite di sicurezza e di corridoi di soccorso. Il campo di gioco e le tribune
erano mal curati, assi di legno erano sparse per terra, i muretti divisori
erano vecchi e fragili e da essi si staccavano pezzi di calcinacci, le tribune
di cemento vetuste e sgretolate. Lo scarico dei servizi igienici colava dai
muri, contribuendo a renderli ancora più fragili. Ai molti tifosi italiani,
buona parte dei quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna N,
che si trovava nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi;
molti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acquisto dei
biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata da due inadeguate reti
metalliche dalla curva dei tifosi del Liverpool, ai quali si unirono anche
tifosi del Chelsea, noti
per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, "cacciatori di
teste").Circa un'ora prima della partita i tifosi inglesi più accesi (i
cosiddetti hooligans)
cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end
("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie: memori degli
incidenti della finale di Roma di un
anno prima si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei
tifosi juventini, reazione che non sarebbe mai potuta esserci dato che la
tifoseria organizzata bianconera era situata nella curva opposta. Gli inglesi
sostennero di aver caricato più volte a scopo intimidatorio ma i semplici
spettatori, juventini e non, impauriti, anche per il mancato intervento e per
l'assoluta impreparazione delle forze dell'ordine belghe che
ingenuamente ostacolavano la fuga degli italiani verso il campo
manganellandoli, furono costretti ad arretrare ammassandosi contro il muro
opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool. Nella grande ressa che venne
a crearsi alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati,
altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente,
altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro ad un certo punto crollò per il
troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e
uccise nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco
aperto verso il campo da gioco. Dall'altra parte dello stadio i tifosi
juventini del settore N e tutti gli altri sportivi accorsi allo stadio
sentirono le voci dello speaker e dei capitani delle due squadre che invitavano
alla calma, ma in pochi si resero conto di quello che stava realmente
accadendo. Un battaglione mobile della polizia belga, di stanza ad un
chilometro dallo stadio, giunse finalmente dopo più di mezz'ora per ristabilire
l'ordine, trovando per il campo e per gli spalti frange inferocite di tifoseria
bianconera.Gli scampati alla tragedia si rivolsero comunque ai giornalisti in
tribuna stampa perché telefonassero in Italia, per rassicurare i familiari. I
morti furono 39, dei quali 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese.
Oltre 600 i feriti. La diretta televisiva dell'incontro su Rai 2 si
apriva con il video volontariamente oscurato con il commento costernato del
commentatore Bruno Pizzul che
tentava di attribuire l'imprevisto a cause tecniche mentre nel frattempo il
telegiornale della prima rete riportava le immagini degli incidenti e degli
spettatori che cadevano a frotte nella scalinata, così che i telespettatori in
attesa poterono apprendere della tragedia in atto. Pizzul
manifestò tutto il suo disappunto per la decisione di disputare comunque
l'incontro, promettendo al pubblico di commentarlo "nel modo più asettico
possibile". La televisione tedesca si rifiutò di trasmettere la partita,
mentre quella austriaca non la commentò facendo scorrere una scritta che
recitava: "Questa che andiamo a trasmettere non è una manifestazione
sportiva".Si decise di giocare ugualmente la partita, poi vinta dalla
Juventus; la decisione fu presa dalle forze dell'ordine belghe e dai dirigenti UEFA, per
evitare ulteriori tensioni, con i giocatori di entrambe le squadre che erano a
conoscenza di quanto avvenuto, come confermato da Boniek in una intervista (Roberto Beccantini. «Boniek: giocammo
solo per evitare una guerra civile». La Stampa, 19 3
2005)
.Alcuni giocatori della Juventus, tra cui il suo leader Michel Platini,
autore della rete decisiva, furono molto criticati per essersi lasciati andare
ad esultanze eccessive vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò poco:
infatti lo stesso Platini il giorno dopo, quando tutti eran venuti a conoscenza
della morte di 39 persone, dichiarò al giornalista RAI Franco Costa che
di fronte ad una tragedia di quel genere i festeggiamenti sportivi passavano in
secondo piano. Anche Giampiero Boniperti,
presidente bianconero, affermò che di fronte a quella situazione non era il
caso di festeggiare la vittoria mentre il sindaco di Torino censurò l'esultanza
nelle strade dei concittadini tifosi.Nel 1995, in
occasione del 10º anniversario della strage, Platini affermò in un'intervista
rilasciata al quotidiano La Stampa che i
giocatori erano a conoscenza solo parzialmente dell'accaduto, e che i
festeggiamenti per la vittoria insieme al resto della tifoseria juventina
presente allo stadio, quasi ignara della vera situazione, fossero gesti
spontanei. In una intervista Zbigniew Boniek ha dichiarato che non avrebbe voluto giocare
quella partita e che non ritirò il premio partita per quella vittoria, mentre
nel 2005 Marco Tardelli si è
scusato per i festeggiamenti nel corso di un'intervista televisiva. Alcuni
dirigenti juventini e Michel Platini si
recarono a fare visita ai feriti negli ospedali della zona, mentre nella camera mortuaria
allestita all'interno di una caserma, i parenti delle vittime furono accolti
dal Re Baldovino e
dalla consorte Fabiola. Nei giorni successivi l'UEFA, su
proposta del Governo di Londra e visti altri simili precedenti, come il disastro di Bradford
avvenuto soli 18 giorni prima, furono escluse le squadre inglesi a tempo
indeterminato dalle Coppe europee e il Liverpool per ulteriori tre stagioni
(poi ridotta ad una). Il provvedimento fu applicato fino al 1990, un
anno dopo la strage di
Hillsborough,
che vide protagonisti i tifosi del Liverpool, una tragedia consumatasi non per
aggressione di facinorosi ma per inadempienze dei servizi d'ordine.Nel 1988 il
regista Marco Tullio
Giordana
diresse il film drammatico Appuntamento a Liverpool, ispirato alle vicende
successive alla strage dell'Heysel, che vedeva Isabella Ferrari come
protagonista nel ruolo della figlia di una delle vittime, alla ricerca
dell'assassino del padre.Nel 1990, dopo
la finale per il 3º e 4º posto del campionato del mondo 1990 tra Italia e Inghilterra vinta dagli azzurri per 2-1,
i giocatori in campo e i tifosi in tribuna celebrarono quel risultato con molto
fair-play tra di loro, cancellando definitivamente dopo cinque anni quella
tragedia. Sempre nel 1990, il Milan incontrò qui il Malines, il
capitano Franco Baresi
depositò in memoria della strage un mazzo di fiori sulla recinzione del settore
Z, ricevendo una bordata di fischi da parte dei tifosi locali.Nel 1996 lo
stadio, che l'anno prima cambiò nome in Stadio Re Baldovino,
tornò ad ospitare una finale europea; si trattò della finale di Coppa delle Coppe tra Paris Saint-Germain e Rapid Vienna,
vinta 1-0 dai francesi. Dal 2000
all'interno dello stadio una targa commemorativa ricorda la tragedia del 1985:
su una semplice targa in marmo sono rappresentate, come in una riga geometrica,
39 tacche come simbolo delle 39 vittime.In occasione della seconda giornata del
gruppo B del campionato europeo di calcio 2000
svoltosi in Belgio e nei
Paesi Bassi,
nello stadio Re Baldovino,
prima dell'incontro tra Italia e Belgio, Antonio Conte
(capitano della Juventus) e il
capitano dell'Italia Paolo Maldini
deposero un mazzo di fiori sotto la targa commemorativa a ricordo della
tragedia. I parenti delle vittime hanno fondato un comitato. In occasione del
ventesimo anniversario della strage (29 maggio 2005)
hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione del monumento di
commemorazione delle vittime a Bruxelles, presieduta dal sindaco della capitale
belga. Negli stessi giorni le squadre giovanili di Juventus e Liverpool si sono
affrontate allo stadio Comunale di Arezzo (città
di Giuseppina Conti e di Roberto Lorentini, due delle vittime; il padre di
Lorentini, Otello, è tra l'altro il fondatore del suddetto comitato) in una
partita amichevole. In seguito a questa tragedia, nel 1986 venne
introdotta una legge per vietare per 3 mesi l'ingresso allo stadio dei tifosi
più facinorosi e, in seguito a un'altra strage, quella di Hillsborough nel 1989, per
migliorare le strutture degli impianti vennero introdotte norme più severe come
le telecamere a circuito chiuso.Se a livello nazionale ci furono progressi
positivi riconosciuti da tutta l'Europa, tanto da assegnare all'Inghilterra l'edizione 1996 del Campionato europeo di calcio, a
livello internazionale - in un primo momento - rimase il problema hooligans; il
15 febbraio 1995 a Dublino,
durante un'amichevole contro l'Irlanda, e durante il campionato del mondo 1998,
molti hooligans provocarono disordini di ordine pubblico.Durante il campionato d'Europa 2000,
hooligans inglesi provocarono grossi disordini a Charleroi, dopo
la gara contro la Germania, e, in seguito alla
minaccia dell'UEFA di escludere la Nazionale britannica dal torneo, il governo
inglese decise di inasprire i controlli anche in occasione delle trasferte
internazionali, dando più potere alla polizia.
Le vittime
Rocco
Acerra (28)
Bruno
Balli (50)
Alfons
Bos (35)
Giancarlo
Bruschera (21)
Andrea
Casula (11)
Giovanni
Casula (44)
Nino
Cerullo (24)
Willy
Chielens (41)
Giuseppina
Conti (17)
Dirk
Daeneckx (38)
Dionisio
Fabbro (51)
Jaques
François (45)
Eugenio
Gagliano (35)
Francesco
Galli (25)
Giancarlo
Gonelli (20)
Alberto
Guarini (21)
Giovacchino
Landini (50)
Roberto
Lorentini (31)
Barbara
Lusci (58)
Franco
Martelli (22)
Loris
Messore (28)
Gianni
Mastroiaco (20)
Sergio
Mazzino (38)
Luciano
Rocco Papaluca (38)
Luigi
Pidone (31)
Benito
Pistolato (50)
Patrick
Radcliffe (38)
Domenico
Ragazzi (44)
Antonio
Ragnanese (29)
Claude
Robert
Mario
Ronchi (43)
Domenico
Russo (28)
Tarcisio
Salvi (49)
Gianfranco
Sarto (47)
Amedeo
Giuseppe Spolaore (55)
Mario
Spanu (41)
Tarcisio
Venturin (23)
Jean
Michel Walla (32)
Claudio
Zavaroni (28)
Squadre inglesi escluse dal
1985-1986 al 1990-1991
I
club inglesi che nei cinque anni successivi (sei anni per il Liverpool) non
poterono partecipare alle competizioni UEFA furono 15.
Club
|
Coppa
dei Campioni
|
Coppa
delle Coppe
|
Coppa
UEFA
|
Everton
|
1985-1986,
1987-1988
|
(**)
1986-1987
|
1988-1989
|
Manchester United
|
-
|
1985-1986
|
1986-1987,
1988-1989
|
Liverpool
|
1986-1987,
1988-1989, 1990-1991
|
1989-1990
|
1985-1986,
1987-1988
|
Tottenham Hotspur
|
-
|
-
|
1985-1986,
1987-1988, 1989-1990
|
Southampton
|
-
|
-
|
1985-1986
|
Norwich City
|
-
|
-
|
(*)
1985-1986, 1987-1988, 1989-1990
|
West Ham
|
-
|
-
|
1986-1987
|
Sheffield Wednesday
|
-
|
-
|
1986-1987
|
Oxford United
|
-
|
-
|
(*)
1986-1987
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Coventry City
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-
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1987-1988
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-
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Arsenal
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1989-1990
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-
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(*)
1987-1988
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Wimbledon
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-
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1988-1989
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-
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Nottingham Forest
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-
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-
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1988-1989,
(*) 1989-1990
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Luton Town
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-
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-
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(*)
1988-1989
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Derby County
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-
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-
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1989-1990
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NB: (*)= come vincitore della
Coppa di Lega (**)= come finalista della FA Cup
I posti dell'Inghilterra in
Coppa UEFA erano quattro, riservati alla seconda, alla terza e alla quarta
classificata più la vincente della Coppa di Lega; nel caso in cui la vincente
della Coppa di Lega si fosse piazzata in Campionato nella "zona UEFA"
i posti disponibili per la qualificazione alla Coppa UEFA sarebbero rimasti
sempre 4.
La Supercoppa Europea
1985
tra Juventus
(vincitrice della Coppa dei Campioni 1984-1985) ed Everton
(vincitore della Coppa delle Coppe 1984-1985) non
venne disputata in seguito alla squalifica di tutti i club inglesi.
La squalifica del Liverpool
terminò nel 1991 anziché nel 1990: di conseguenza i reds furono esclusi dalla Coppa dei Campioni 1990-1991 e
ricominciarono a disputare le competizioni europee a partire dalla Coppa UEFA 1991-1992.
Commemorazioni
Nel 1985, su
iniziativa dell'allora presidente della Juventus Giampiero Boniperti, è
stato presentato un monumento in ricordo della strage nella sede societaria in
Piazza Crimea. L'architetto Dante Grassi è stato l'autore del citato monumento
- sito dal 2001 all'interno della sede amministrativa del club a Corso Galileo
Ferraris[8] -
mentre l'epitaffio è dello scrittore e giornalista Giovanni Arpino:
« Qui
ricordiamo
le 39 vittime di Bruxelles
il 29 - 5 - 1985 trucidate
da brutale violenza.
le 39 vittime di Bruxelles
il 29 - 5 - 1985 trucidate
da brutale violenza.
Quando
onore, lealtà, rispetto
cedono alla follia,
è tradita
ogni disciplina sportiva.
cedono alla follia,
è tradita
ogni disciplina sportiva.
Alla
nostra memoria
il compito
di tenerla viva. »
il compito
di tenerla viva. »
(L'epitaffio
del monumento in memoria delle vittime della Strage dell'Heysel sito nella sede
ufficiale della società.)
Il compositore britannico Michael Nyman
scrisse nello stesso anno un pezzo chiamato Memorial, proprio in memoria dei
tifosi juventini che morirono allo stadio. Durante una partita di Euro 2000,
tutti i giocatori della nazionale italiana sono entrati in campo con un
fiore nella mano sinistra, in onore appunto ai tifosi della Juventus morti
all'Heysel.
Il 29 maggio 2005,
è stata presentata al nuovo stadio Heysel una scultura costata ben £140.000,
per commemorare la strage. Essa altro non è che una meridiana
progettata dall'artista francese Patrick Rimoux, comprendente una pietra con i
colori della bandiera italiana e di quella belga,
insieme alla poesia Funeral Blues scritta dall'inglese W.H. Auden a
simboleggiare il dolore delle tre nazioni. Inoltre ci sono trentanove luci che
brillano, una per ogni vittima della tragedia. Nella Champions League 2004-2005, il
sorteggio accoppiò Juventus e Liverpool nei quarti di finale. Questa partita
ebbe luogo a ben vent'anni di distanza dall'incidente dell'Heysel e fu la prima
volta d'allora che i due club si ritrovarono l'uno contro l'altro. Prima della
gara di andata ad Anfield, i
tifosi del Liverpool mostrarono diversi cartelli a formare uno striscione con
la scritta "amicizia" (tradotta in quell'occasione in italiano dal
loro inglese "friendship"). Il 26 maggio 2010 a Liverpool, in
occasione del 25º anniversario della tragedia, alla presenza degli ex-giocatori
Sergio Brio e Phil Neal in
rappresentanza delle due società, è stata presentata una targa permanente all'Anfield per
onorare le vittime della tragedia. Tre giorni dopo, durante le commemorazioni
accadute a Torino, il
presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha
annunciato che un settore del nuovo stadio del
club verrà dedicato alla memoria delle vittime di quella strage.
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1985-1986
Nell'estate del 1985 i
club si ritrovarono a far fronte ai dolorosi addii degli assi brasiliani che
avevano vivacizzato i precedenti campionati (Zico, Sócrates e Falcão) e
reagirono con un'imponente mole di scambi. L'Inter di Castagner si
rinforzò acquistando dal Verona campione Fanna e Marangon,
mentre la lunga trattativa imbastita col Torino per
l'acquisto di Serena fallì
dopo l'inserimento della Juventus.
Proprio la squadra bianconera, campione d'Europa, optò per un pesante
rinnovamento dei ranghi, con le cessioni di Rossi (unico acquisto di un Milan in cerca di solidità finanziaria), Tardelli
(Inter), Boniek (alla
Roma) e Vignola
(Verona) e gli inserimenti di Mauro e dei
laziali Laudrup e Manfredonia.
Assai ringiovanita la Fiorentina, con
gli innesti dei diciottenni Roberto Baggio e Nicola Berti; il Napoli si affidò agli esperti Pecci e Giordano per
riscattare il flop della stagione precedente.Dopo l'inizio del campionato,
sembrò netta la supremazia di una concreta e inarrestabile Juventus, che nelle
prime otto giornate subì appena tre reti ed eguagliò il proprio record delle
vittorie iniziali consecutive (1930-1931)
scattando subito in testa. Con le milanesi in preda ad alti e bassi, a tentare
un inseguimento fu il Napoli, che con una punizione di Maradona
arrestò il 3 novembre la
fuga dei bianconeri; in realtà la capolista riprese presto la sua marcia
spedita, non lasciandosi condizionare dall'importante impegno in Coppa Intercontinentale, e con il record di 26
punti sui 30 in palio nel girone d'andata, staccò nettamente le avversarie in
difficoltà: l'Inter aveva esonerato Castagner, il Milan attendeva notizie
riguardanti l'interessamento dell'imprenditore Berlusconi alla
società, in evidente calo era il Verona campione uscente, che per gran parte
del girone d'andata rimase invischiato in una zona retrocessione ancora
parecchio ampia, col debuttante Lecce unica
compagine già staccata sul fondo.Con l'inizio del girone di ritorno la Juventus
cominciò a rallentare, mentre tra le inseguitrici si distingueva la Roma di Eriksson. Sei
vittorie consecutive lanciarono i giallorossi, trascinati da un Pruzzo in
grande spolvero: il 18 febbraio il
centravanti affondò l'Avellino con cinque reti e portò la
sua squadra a tre punti di distacco dalla traballante capolista, la quale
riuscì comunque, tra febbraio e marzo, a riportare il suo vantaggio a 5 punti.
Il 16 marzo, all'Olimpico, la
Roma stese la Juventus, che il 6 aprile perse
anche a Firenze e
vide la rivale incombere a un solo punto di distacco: approfittando del
pareggio bianconero del 13 aprile
contro la Sampdoria, i
giallorossi passarono a Pisa su
rimonta, agganciarono la capolista e guardarono con fiducia ai non proibitivi
impegni delle ultime due giornate. Invece il 20 aprile
accadde l'imprevedibile: una Juventus data ormai allo sbando, distratta dai
nervosismi interni allo spogliatoio e dalle voci che davano l'allenatore Trapattoni ormai
in partenza, batté il Milan con un gol di Laudrup, mentre la favorita
Roma, in un Olimpico gremito, fiducioso del buon esito (fiducia sottolineata in
pre partita dalla "parata" sul campo dell'allora sindaco di Roma, il
calabrese Nicola Signorello)
crollò incredibilmente di fronte alla già retrocessa matricola Lecce (2-3).
Nella giornata conclusiva, con una vittoria proprio a Lecce (con
analogo risultato 2-3), la Juventus festeggiò il suo ventiduesimo scudetto,
mentre una Roma amareggiata fu sconfitta anche da un Como
rivitalizzato dall'allenatore Marchesi, ma
ormai privo di obiettivi da raggiungere. C'è da dire che un successo
giallorosso negli ultimi due fatidici incontri, avrebbe portato l'epilogo del
campionato ad un annoso ed incerto spareggio con la rivale Juventus. Pruzzo, in
un campionato amaro per la sua squadra, si laureò capocannoniere per
la terza volta con 19 reti, 17 delle quali segnate nel girone di ritorno.Di quel
2-3 ancora oggi i giallorossi non si danno pace,cercando come al solito alibi
improbabili,lo sport nazionale di tutti gli anti-Juve. La messa al bando dell'Inghilterra dopo
la strage dell'Heysel e i
successi internazionali della Juventus avevano nel frattempo riportato la Serie
A ai massimi livelli del ranking europeo, fatto che riassegnò all'Italia la
totalità dei quattro posti per la partecipazione alla Coppa UEFA. La
lotta in zona UEFA tornò quindi combattuta ed interessante, ed ebbe per
protagoniste le milanesi, la Fiorentina ed il Torino. La peggior sorte toccò al
Milan che, in netto vantaggio a cinque giornate dal termine, fu duramente
scosso dalla fuga in Sudafrica del
patron Giussy Farina e dal conseguente rischio di fallimento: i
rossoneri infilarono una serie di risultati negativi che costarono loro una
scottante eliminazione. Non riuscirono mai ad inserirsi le pur quotate Verona e
Sampdoria. Per
la prima volta, retrocessero tutte e tre le squadre provenienti dalla Serie B.
Oltre al Lecce, caddero infatti il Bari, alla prima e fugace esperienza in A dopo
quindici anni, ed il Pisa: i toscani,
rimontati nel finale di campionato dall'Udinese,
trovarono inizialmente un inatteso viatico nel declassamento a tavolino dei friuliani, in
seguito ad una nuova indagine sul Totonero, per
poi andare incontro al loro destino quando, a pochi giorni dalla pubblicazione
dei calendari della stagione 1986-87, la
sentenza fu revocata e la pena venne ridotta a una comunque pesante
penalizzazione.
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08.12.1985 - Coppa Intercontinentale – Finale
ARGENTINOS JUNIORS – JUVENTUS 4-6 dcr
ARGENTINOS JUNIORS – JUVENTUS 4-6 dcr
Tokyo (Giappone), Empire Stadium,
CAMPIONI DEL MONDO !
Alcune
gare (in grassetto quelle particolarmente importanti : finali, scontri diretti,
scontri con la inseguitrice diretta del precedente Campionato, scontro con i
campioni in carica, ecc.).
STAGIONE
1984-85.
Dopo la conqusita del
ventunesimo scudetto, si apre per la Juve una nuova possibilità di partecipare
alla Coppa dei Campioni, il trofeo più cercato e mai vinto dai bianconeri. Per
dargli la caccia la squadra rimane quasi immutata rispetto all’anno precedente,
con la sola partenza di Claudio Gentile (sostituito dall’ex veronese Favero) e
dell’arrivo dell’attaccante Massimo Briaschi che idealmente avrebbe dovuto
sostituire il recalcitrante Bruno Giordano che nell’estate aveva rifiutato il
trasferimento dalla Lazio alla Juventus. Decisamente concentrati sulla Coppa,
la Juve che affronta il nuovo campionato, è una squadra che fin dalle prime battute
sembra decisa ad un passaggio di consegne: alla quinta giornata il Verona di
Bagnoli, nuova forza del calcio italiano, vince per 2-0 con i gol di Elkjaer e
dell'ex Galderisi, candidandosi ad erede dei bianconeri che in campionato non
sembrano trovare più i giusti stimoli. La stagione che finirà sarà una delle
più anomale del calcio italiano, col Verona scudettato per la prima volta, il
Torino secondo, la Sampdoria quarta e squadre come Roma e Fiorentina faticano
ancora più della Juventus. A consolare gli scarsi successi nazionali, ecco però
arrivare a gennaio la prima Supercoppa Europea, vinta contro l’imbattibile
Liverpool degli anni ’80 per 2-0 con doppietta di Boniek. I trionfi europei
potrebbero rimanere scolpiti nella storia il 29 Maggio del 1985, quando
Juventus e Liverpool si trovano ancora una volta di fronte allo stadio Heysel
di Bruxelles per la finale di Coppa dei Campioni, l’unico trofeo internazionale
ancora mancante nella bacheca juventina. L’atmosfera sembrerebbe delle
migliori, di fronte ci sono le due squadre più forti d’Europa, ma qualcosa non
funziona nel modo giusto: i tanto temuti hooligans inglesi sfondarono la
recinzione della curva Z e invasero il settore che ospitava i tifosi juventini
provocando il panico e un’autentica strage. Alla fine si contarono 39 morti, di
cui 36 juventini. Per motivi ancora non del tutto chiariti, la partita si giocò
lo stesso e la Juventus vinse per 1-0 grazie a un rigore molto generoso
trasformato da Platini. La Coppa tanto attesa arrivò, ma il tragico ricordo di
quel giorno non lasciò mai più la mente di tutti i tifosi bianconeri.
JUVENTUS
– PALERMO 6-0
Torino,
Stadio Comunale, 22.08.1984 - Coppa Italia – Girone Eliminatorio - 1ª Giornata
RETI:
8’ Briaschi (J); 26’ Briaschi (J); 58’ Cabrini (J); 59’ Briaschi (J); 63’ Rossi
P. (J); 88’ Boniek (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Caricola, Cabrini; Bonini, Favero (72’ Pioli), Scirea; Briaschi (63’
Vignola), Tardelli (63’ Limido), Rossi; Platini, Boniek – All. Trapattoni
PALERMO:
Paleari, Cecilli, Guerini; De Biasi, Bigliardi, Picano; Tarantino (46’ Barone),
Maiellaro (46’ Testa), Pircher; Majo, De Vitis - All. Rosato
ARBITRO:
Magni di Bergamo
JUVENTUS
– SAMBENEDETTESE 5-0
Torino,
Stadio Comunale, 09.09.1984 - Coppa Italia – Girone Eliminatorio - 5ª Giornata
RETI:
13’ Pioli (J); 34’ Briaschi (J); 49’ Platini rig. (J); 52’ Platini (J); 69’
Platini (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini (55’ Limido), Pioli, Scirea; Briaschi,
Tardelli (64’ Caricola), Rossi; Platini, Boniek (55’ Vignola) – All. Trapattoni
SAMBENEDETTESE:
Di Leo, Petrangeli (53’ D’Angelo), Attrice; Maccoppi, Schio, Cagni; Moro,
Ruffini, Borgonovo; Manfrin, Birigozzi (46’ Buoncammino) - All. Liguori
ARBITRO:
Sguizzato di Verona
ILVES - JUVENTUS 0-4
Tampere
(Finlandia), Stadio Ratina, 19.09.1984 - Coppa dei Campioni – Sedicesimi di
Finale – Andata
RETI:
1’ Rossi P. (J); 44’ Platini rig. (J); 82’ Rossi P. (J); 89’ Rossi P. (J)
ILVES:
Malinen, Uimonen, Rasanen (63’ Ojala); Kuuluvainen, Wacklin, Lemivaara; Hjelm,
Vidgren, Belfield; Pirinen (77’ Heino), Niinimaki - All. Ristimaki
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Pioli, Scirea; Briaschi (84’ Caricola),
Tardelli (69’ Limido), Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Harryson (Scozia)
JUVENTUS
– ATALANTA 5-1
Torino,
Stadio Comunale, 23.09.1984 - 2ª Giornata di Campionato
RETI:
1’ Boniek (J); 58’ Platini (J); 66’ Magnocavallo aut. (J); 71’ Magrin rig. (A);
74’ Scirea (J); 79’ Platini (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Pioli, Scirea; Briaschi (68’ Vignola),
Tardelli (68’ Caricola), Rossi; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ATALANTA:
Benevelli, Osti, Gentile Ca.; Perico (66’ Fattori), Soldà, Magnocavallo;
Agostinelli, Magrin, Pacione; Stromberg (79’ Vella), Donadoni - All. Sonetti
ARBITRO:
Pezzella di Frattamaggiore
CLASSIFICA:
Verona p. 4; Fiorentina, Inter, Juventus, Sampdoria, Udinese p. 3; Como,
Cremonese, Milan, Roma, Torino p. 2; Atalanta, Avellino, Napoli p. 1; Ascoli,
Lazio p. 0
JUVENTUS
– GRASSHOPERS 2-0
Torino,
Stadio Comunale, 24.10.1984 - Coppa dei Campioni – Ottavi di Finale – Andata
RETI:
26’ Rossi P. (J); 28’ Vignola (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Tardelli, Cabrini; Bonini, Favero, Scirea; Briaschi, Vignola, Rossi
P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
GRASSHOPERS: Brunner, In Albon, Ladner; Hermann, Rueda,
Wehrli; Koller, Schallibaum, Lauscher; Ponte (88’ Schepull), Jara - All. Blazevic
ARBITRO:
Valentine (Scozia)
GRASSHOPERS
- JUVENTUS 2-4
Zurigo
(Svizzera), Stadio Letzigrund, 07.11.1984 - Coppa dei Campioni – Ottavi di
Finale – Ritorno
RETI:
21’ Briaschi (J); 30’ Koller (G); 40’ Vignola (J); 62’ Platini (J); 72’
Schallibaum (G); 86’ Platini rig. (J)
GRASSHOPERS: Brunner, In Albon, Schallibaum; Hermann,
Rueda (46’ Ladner), Wehrli; Koller, Lauscher, Muller; Ponte, Jara - All. Blazevic
JUVENTUS:
Tacconi, Tardelli (72’ Prandelli), Cabrini; Bonini, Favero, Scirea; Briaschi,
Vignola, Rossi P. (69’ Limido); Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Fredriksson (Svezia)
UDINESE
- JUVENTUS 0-3
Udine,
Stadio Friuli, 25.11.1984 - 10ª Giornata di Campionato
RETI:
1’ Platini (J); 27’ Platini (J); 88’ Briaschi (J)
UDINESE:
Brini, Galparoli, Cattaneo; Rossi (46’ Miano), Billia, De Agostini; Mauro,
Gerolin, Selvaggi; Criscimanni, Montesano - All. Vinicio
JUVENTUS:
Bodini, Caricola, Cabrini; Bonini, Favero, Scirea; Briaschi, Tardelli (87’
Limido), Vignola; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
D’Elia di Salerno
CLASSIFICA:
Verona p. 17; Sampdoria, Torino p. 14; Inter p. 13; Milan p. 11; Atalanta,
Avellino, Fiorentina, Juventus, Roma p. 10; Como, Napoli p. 9; Lazio p. 8;
Udinese p. 7; Ascoli p. 5; Cremonese p. 3
JUVENTUS
– NAPOLI 2-0
Torino,
Stadio Comunale, 23.12.1984 - 13ª Giornata di Campionato
RETI:
42’ Briaschi (J); 62’ Platini (J)
JUVENTUS:
Bodini, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi (76’
Limido); Platini, Boniek – All. Trapattoni
NAPOLI:
Castellini, Bruscolotti, De Simone; Bagni, Ferrario (68’ Carannante), Marino;
Caffarelli, De Vecchi, Penzo (72’ Bertoni); Maradona, Celestini - All. Marchesi
ARBITRO:
Casarin di Milano
CLASSIFICA:
Verona p. 21; Inter, Torino p. 19; Sampdoria p. 17; Roma p. 16; Milan p. 15;
Juventus p. 14; Atalanta, Fiorentina p. 13; Avellino p. 12; Como p. 11; Lazio, Napoli, Udinese p. 9; Ascoli p. 7;
Cremonese p. 4
JUVENTUS
– LIVERPOOL 2-0
Torino,
Stadio Comunale, 16.01.1985 - Supercoppa Europea – Finale
RETI:
39’ Boniek (J); 78’ Boniek (J)
JUVENTUS:
Bodini, Favero, Carbini; Bonini, Brio, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi P.,
Platini, Boniek – All. Trapattoni
LIVERPOOL: Grobbelaar, Neal, Lawrenson (46’
Gillespie); Hansen, Kennedy, Nicol; Whelan, McDonald, Wark; Walsh, Rush - All. Fagan
ARBITRO:
Pauly (Germania Ovest)
CRONACA: E’ finita con un
trionfo bianconero. La società ha vinto la battaglia con la neve, la squadra la
sfida con il Liverpool. Un 2-0 perentorio sugli inglesi e la Supercoppa va ad
aggiungersi alla Coppa Uefa ed a quella delle Coppe. E’ rimasta solo la coppa
dei Campioni, la più amata e la più sofferta a farsi desiderare. Ma non è detto
che questo non sia l’anno buono, visto proprio il confronto di ieri sera tra le
due squadre più prestigiose d’Europa, che sono ancora in corsa nella
manifestazione. Ieri la Juve si è dimostrata sicuramente superiore
all’avversario, soprattutto in fatto di praticità. Due gol e tante occasioni
fallite di un soffio da parte degli attaccanti bianconeri, contro ben pochi
pericoli sofferti da Bodini ben protetto dalla sua difesa. Ha deluso in gran
misura Rush, sempre annullato e anticipato (specie di testa) da Brio, ma ha
deluso anche tutto il complesso del Liverpool che ha mantenuto intatta la sia
grinta e la sua “prepotenza tattica”, ma che non ha saputo convenientemente
sostituire una mente come Souness e che, nell’occasione, mancava di un elemento
utilissimo a centrocampo come Lee. La Juve, invece, oltre a bloccare
inesorabilmente le punte inglesi (anche Favero ha fatto un partitone contro
Walsh) ha saputo far scattare uno spietato contropiede che saltava
completamente la formazione inglese. Lucidissima mente di questa manovra, era,
come al solito, Platini, ma eccezionale braccio dell’occasione è stato Boniek,
quanto mai determinato e incisivo. I due gol che hanno deciso la Supercoppa
portano la sua firma, per tutta la gara il polacco è stato una costante spina
nel fianco della difesa dei “rossi”. Una difesa che spesso faceva acqua da
tutte le parti. La Roma è stata così vendicata dalla Juve, ma il Liverpool di
ieri sarebbe stato battuto anche dai giallorossi all’Olimpico nel maggio
scorso. E’ doveroso sottolinearlo, pur riconoscendo ai bianconeri tutti i
meriti di una gran bella prestazione. Un po’ la clemenza del tempo (ha smesso
di nevicare in mattinata), un po’ l’alacrità degli uomini, Juve-Liverpool
riesce ad avere una degna cornice di pubblico (circa 50 mila spettatori) ed un
terreno di gioco sicuramente pesante, ma almeno decoroso. Gran tifo sugli
spalti all’ingresso in campo delle squadre che non presentano novità negli
schieramenti. L’unico elemento insolito è un bel pallone arancione che spicca
sul terreno un po’ verde e un po’ marrone. E’ la Juve a mettersi subito in
azione con Boniek che solo per sfortuna non riesce a mandare a rete Rossi. La
risposta del Liverpool è promossa da Rush che cerca di incornare un bel cross
sotto la guardia di Bodini, mentre Brio riesce a rinviare. Il primo tiro in
porta è di Platini che da 25 metri, su appoggio di Tardelli, impegna Grobbelaar
in una bella parata volante. Un minuto dopo Rossi scivola e perde passo ed
occasione quando è solo in area di rigore inglese. Risposta di Nicol con un
diagonale al 7’ che passa a un metro dall’incrocio dei pali di Bodini. All’11’
da un errato passaggio all’indietro di Rossi, Favero, con uno scatto imperioso,
anticipa il suo avversario (Walsh) e si precipita in area inglese, da dove fa
partire un rasoterra che sfiora il palo opposto. Bella incursione di Boniek al
16’: il polacco si invola sulla destra e crossa bene al centro, costringendo la
difesa inglese liberare affannosamente
in corner.Hansen strattona platealmente Rossi trattenendolo per la maglia,
mentre il centravanti si stava liberando e giustamente l’arbitro ammonisce
l’inglese. Sciabolata di Neal al 23’ con Bodini che si inginocchia e blocca.
Pericolosi di testa gli inglesi al 29’ con Bodini che tenta una timida uscita
su Rush. Ancora peggio il tentativo di presa del poertiere juventino al 34’ con
la palla che gli scivola dalle mani come una saponetta. Per fortuna Scirea
libera. La risposta della Juve è pericolosissima: Platini manda a rete Boniek
con uno splendido allungo. C’è solo Grobbelaar, uscito dai pali, davanti al
polacco, che tenta il pallonetto. La traiettoria è troppo alta, così Neal ha
tutto il tempo per salvare in angolo di testa, prima che il pallone tocchi
terra. Peccato, è l’occasione gol più ghiotta dell’incontro fino a questo
momento. Sull’altro fronte un minuto dopo Mac Donald scende fino alla sinistra
della porta di Bodini, che si getta sui piedi dell’avversario, smorza con il
corpo il pallone che viene poi rinviato davanti alla porta da Bonini. A questo
punto scatta un fulmineo contropiede della Juve. Ispirato, come al solito, da
Platini che lancia Briaschi sul filo del fuorigioco. Tocco a lato a Boniek che
con una prepotente progressione va via sulla sinistra ed in corsa, dopo essere
entrato in area, fa secco Grobbelaar con un diagonale perfetto. Al 39’: la Juve
è n vantaggio con un gol splendido. Risposta del Liverpool al 40’ con Wark, che
sfruttando un errore della difesa bianconera spara a rete quasi a colpo sicuro.
Il pallone sfiora il palo con Bodini spacciato. Risponde ancora la Juve: da
Tardelli a Platini, lungo lancio a Rossi che questa volta sembra nettamente in
fuorigioco, da questi un cross per Briaschi che si tuffa di testa e costringe
Grobbelaar ad una bloccata volante. Finisce qui praticamente il primo tempo.
Quando si riprende, il
Liverpool si getta subito sotto la porta juventina, dove accene una mischia
pericolosa. Intanto si nota nelle file inglesi una sostituzione: Lawrenson, che
si è fatto male, ha lasciato il posto a Gillespie. Al 6’ rasoterra di Tardelli
che Grobbelaar ferma in due tempi. Al 9’ bella iniziativa di Briaschi che
finta e s’invola in contropiede, ma
quando tira in corsa è impreciso e la palla va fuori di un metro. Identica
incursione questa volta di Boniek all’11’: la palla però scivola troppo in
avanti ed il polacco non riesce che a conquistare un corner. Al 19’ ancora il
contropiede della Juve e ancora un sospetto fuorigioco. Platini lancia Boniek
sulla destra. Il polacco controlla e scatta, con il guardalinee che fa segno di
continuare tra lo stupore generale. Da questo versante Boniek non è bravo come
nell’occasione del gol segnato dal settore opposto: la palla va sul fondo. La
partita ha un attimo di appannamento e si risveglia quando all’improvviso sulle
sinistra Whelan tenta di cogliere di sorpresa Bodini. Bonini respinge male e
sul tiro della mezz’ala questa volta è il portiere a respingere di piede. E la
Juve sull’altro fronte va in gol ancora. Briaschi lavora bene un pallone sulla
sinistra e lo centra forte sotto porta: qui interviene Boniek di ginocchio
girando bene vicino al palo destro sorprendendo Grobbelaar rimasto fermo al
centro della porta. E’ il 33’: la Supercoppa è al sicuro nelle mani dei
bianconeri. Veemente la risposta del Liverpool chiaramente zittito da questo
inopinato e pesante passivo: diversi tiri prima di Wark, poi di Walsh e infine
quello più pericoloso al 38’ di Gillespie che costringe Bodini a un intervento
di presaa terra a pochi centimetri dalla linea bianca. Ma la Juve è viva e al
45’ Rossi impegna ancora Grobbelaar in una deviazione oltre la traversa. E’
l’ultima emozione di una bella partita. L’arbitro Pauli fischia la fine e il
pubblico applaude i bianconeri che corrono a ritirare la targa della Supercoppa
che si aggiunge ai tanti trofei. Ora ne manca solo uno: la Coppa dei Campioni –
da La Gazzetta dello Sport del 17 Gennaio 1985
JUVENTUS
– SPARTA PRAGA 3-0
Torino,
Stadio Comunale, 06.03.1985 - Coppa dei Campioni – Quarti di Finale – Andata
RETI:
35’ Briaschi (J); 64’ Rossi P. (J); 82’ Tardelli (J)
JUVENTUS:
Bodini, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi P.;
Platini, Boniek – All. Trapattoni
SPARTA
PRAGA: Stejskal, Hasek, Bielik; Beznoska (61’ Jarolim), Straka, Chovanec;
Pokluda (56’ Denk), Berger, Griga; Calta, Novak - All. Taborsky
ARBITRO:
Prokop (Germania Est)
JUVENTUS
– INTER 3-1
Torino,
Stadio Comunale, 24.03.1985 - 23ª Giornata di Campionato
RETI:
38’ Altobelli (I); 40’ Tardelli (J); 62’ Boniek (J); 87’ Briaschi (J)
JUVENTUS:
Bodini, Favero, Cabrini; Bonini (89’ Pioli), Caricola, Scirea; Briaschi,
Tardelli, Rossi (42’ Vignola); Platini, Boniek – All. Trapattoni
INTER:
Zenga, Bergomi, Mandorlini (84’ Pasinato); Baresi, Collovati, Ferri; Sabato
(71’ Causio), Marini, Altobelli; Brady, Rummenigge - All. Castagner
ARBITRO:
Bergamo di Livorno
CLASSIFICA:
Verona p. 35; Inter, Torino p. 30; Sampdoria p. 29; Juventus, Milan p. 28; Roma
p. 25; Napoli p. 24; Fiorentina p. 21; Atalanta, Udinese p. 20; Avellino, Como
p. 19; Ascoli p. 18; Lazio p. 13; Cremonese p. 9
CRONACA: La Juve ha ricambiato
la cortesi all’Inter. Con questo 3-1 i bianconeri tolgono ogni illusione di
scudetto ai nerazzurri, così come l’Inter aveva brutalmente eliminato dalla
lotta al vertice gli juventini nella gara d’andata. Il tutto a vantaggio di un
Verona che galoppa irragiungibile verso un trionfo strameritato. Non è stata
quella di ieri una partita a senso unico come fu l’altra a San Siro quindici
giornate fa. Allora gli uomini di Castagner demolirono e mortificarono gli
avversari zeppi di riserve in difesa e che attraversavano, oltretutto, un
periodo di scarsa vena. All’appuntamento del Comunale invece le due squadre si
sono presentate dopo il trionfale mercoledì di Coppa. Semmai si potevano
considerare un po’ stanche, ma entrambe ben intenzionate a una sfida di fuoco.
Una doveva consumare la sua “vendetta”, l’altra inseguire ancora sogni di
gloria. Ed in effetti il risultato è rimasto incerto fino a 3’ minuti dalla
fine, quando una spettacolare azione in contropiede Boniek-Platini-Briaschi non
ha portato il punteggio su un 3-1 che non ammetteva ulteriori aggiornamenti. Ma
prima si è fatto a gara sugli spalti per pronosticare la vincitrice
dell’incontro, tutti fuorviati dall’andamento di una partita contraddittoria e
spesso in aperto contrasto con le reti che venivano messe a segno. Basta
seguire la cronaca: attacca l’Inter subito, ma non poche idee e pochi sprazzi
di pericolosità. Soltanto Rummenigge, palla al piede, crea disagi nel sistema
difensivo juventino. Poi la Juve
comincia a spingere sull’acceleratore; sono fiammate saltuarie, ma che
producono sempre brividi in area nerazzurra e, almeno, un paio di palle-gol.
Risultato: segna l’Inter con l’unico tiro in porta che gli era riuscito fino a
quel momento. E’ il 38’, Brady raggiunge con un lungo pallone Altobelli sulla
sinistra: il centravanti scatta bene, sorprende Caricola che non ritorna più
sull’avversario tanto che il nerazzurro ha tutto il tempo di stoppare la sfera,
di metterla a terra e di sferrare il sinistro. Il tiro è forte, ma viene
scoccato da posizione talmente ingrata che sembra impossibile possa finire in
rete. Invece Bodini si fa incredibilmente sorprendere e vien fuori l’1-0 per
gli ospiti. La Juve ha però la capacità di reagire immediatamente con il solito
Tardelli che due minuti dopo devia sul palo, di testa, un pallone scodellato a
centro area da Bonini: la palla su rimbalzo viene respinta da Marini appostato
sull’altro palo, ma aveva già varcato la linea e Bergamo non ha esitato a
indicare il centro del campo. Nella ripresa nuovo capovolgimento di situazione.
Era uscito Rossi ed era entrato Vignola; Platini fungeva da punta aggiunta e la
Juve accusava, oltre che un difetto di collegamenti tra difesa ed attacco,
anche un vistoso calo fisico, mentre l’Inter spadroneggiava più che per la limpidezza
del suo gioco, per agonismo e vigore atletico. E’ a questo punto che Marini
coglieva un palo clamoroso riprendendo un’”infelice” respinta di Bodini.
Sembrava il prologo del gol del nuovo vantaggio nerazzurro, quando invece, in
perfetto contropiede, Boniek partiva come un treno su un lungo lancio di
Tardelli. Il polacco passava in mezzo a Baresi e Collovati, riusciva con rara
maestria a controllare un pallone che rimbalzava alto, aveva la freddezza di
attendere l’uscita di Zenga per poi tagliarlo fuori con un diagonale
precisissimo. All’Inter non restava che avventarsi alla ricerca di un pareggio
che nei confronti del Verona che stava vincendo al Bentegodi, sarebbe comunque
servito a ben poco; mandava (tardivamente) in campo prima Causio e poi Pasinato,
ma non coglieva alcun risultato apprezzabile. Come abbiamo detto, al 42’ era
invece la Juve ad andare a rete ancora grazie a un contropiede manovrato
pregevole. Boniek conquistava un bel pallone, saltava due nerazzurri, lanciava
a Platini che era già al cospetto di Zenga: il francese, in corsa ed al volo,
invece di tirare in porta scodellava per Briaschi che infilava a porta vuota. Una prova d’altruismo
del francese anche rischiosa, perché la posizione di Briaschi a quel punto era
sospetta. Una partita tutto sommato avvincente per le alterne situazioni di
punteggio, ma molto povera tecnicamente e confusa e zeppa di errori quante
altre mai. L’ha fatta sua la Juve solo perché ha sbagliato di meno, ha avuto
freddezza nei momenti topici, oltre ad essere esaltata da un paio di uomini
(Tardelli e Boniek) superiori a compagni e avversari. Semmai non comprendiamo
la sostituzione dell’infortunato Brio con Caricola e non con Pioli. Trapattoni
non sembra nutrire fiducia verso il giovane parmense, ma visto Caricola ieri,
c’è da restare perplessi per questa scelta. L’Inter si è schierata con la formazione che
dev’essere considerata tipo. Cioè con Sabato e Mandorlini. Ma è anche la
formazione che era pian piano scivolata dalla prima posizione al fianco del
Verona, fino ai tre punti di distacco che aveva prima della sfida con la Juve.
Ieri al Comunale bisognava soltanto vincere e ci voleva appunto una squadra più
spregiudicata, che magari rischiasse di più, ma che assicurasse maggior
potenziale di gioco. A cosa serve infatti mandare Causio sull’1-2? E Mandorlini
a cosa è servito sulla sua fascia? Non a caso uno degli uomini migliore della
Juve è stato Tardelli, il suo oppositore che ha segnato anche un gol di testa
saltando indisturbato nell’area di rigore nerazzurra. Con Bini libero ci
sarebbe stata altrettanta libertà d’azione per gli avversari a due passi da
Zenga? E con Bergomi sulla fascia non ci sarebbe stata una spinta più concreta
per la squadra? Non è con il senso di poi che facciamo certi rilievi. Ultima
annotazione su Bergamo. Direzione appena discreta con una nota stonata.
L’intervento di Ferri su Briaschi era da rigore. Non andiamo a cercare alibi
nel fatto che il difensore possa aver colpito anche il pallone, se per farlo
deve “sicuramente” mettere giù l’avversario. Giusta invece l’espulsione di
Pasinato che ha commesso uno stupido fallo su Cabrini a gioco ormai fermo. – da
La Gazzetta dello Sport del 25.03.1985
TORINO
- JUVENTUS 0-2
Torino,
Stadio Comunale, 31.03.1985 - 24ª Giornata di Campionato
RETI:
11’ Briaschi (J); 87’ Platini rig. (J)
TORINO:
Martina, Danova, Corradini; Galbiati, Junior, Ferri; Pileggi, Beruatto,
Schachner (67’ Comi); Dossena, Serena -
All. Radice
JUVENTUS:
Bodini, Favero, Cabrini; Bonini, Caricola, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi
(76’ Pioli); Platini, Vignola (85’ Prandelli) – All. Trapattoni
ARBITRO:
Agnolin di Bassano del Grappa
CLASSIFICA:
Verona p. 36; Inter, Juventus, Milan, Sampdoria, Torino p. 30; Napoli, Roma p.
25; Fiorentina p. 23; Udinese p. 22; Atalanta p. 21; Ascoli, Avellino, Como p.
19; Lazio p. 14; Cremonese p. 11
JUVENTUS
– BORDEAUX 3-0
Torino,
Stadio Comunale, 10.04.1985 - Coppa dei Campioni – Semifinale – Andata
RETI:
28’ Boniek (J); 68’ Briaschi (J); 71’ Platini (J)
JUVENTUS:
Bodini, Favero, Cabrini; Bonini, Caricola, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi
P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
BORDEAUX:
Dropsy, Rohr, Tusseau; Girard (32’ Thouvenel), Specht, Battiston; Tigana,
Chalana, Lacombe; Giresse, Muller - All. Jacquet
ARBITRO:
Galler (Svizzera)
LAZIO
- JUVENTUS 3-3
Roma,
Stadio Olimpico, 19.05.1985 - 30ª Giornata di Campionato
RETI:
3’ Giordano (L); 12’ Platini (J); 34’ Brio (J); 61’ Scirea (J); 68’ Giordano
rig. (L); 74’ Podavini (L)
LAZIO:
Orsi, Calisti, Podavini; Vianello, Filisetti, Manfredonia; Fonte, Garlini,
Giordano (78’ D’Amico); Laudrup, Dell’Anno (83’ Marini) - All. Oddi
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Koetting, Tardelli (68’
Prandelli), Rossi (78’ Limido); Platini, Vignola – All. Trapattoni
ARBITRO:
Magni di Bergamo
CLASSIFICA:
Verona p. 43; Torino p. 39; Inter p. 38; Sampdoria p. 37; Milan, Juventus p.
36; Roma p. 34; Napoli p. 33; Fiorentina p. 29; Atalanta p. 28; Como, Udinese,
Avellino p. 25; Ascoli p. 22; Lazio, Cremonese p. 15
CRONACA: Complici Inter e
Juventus, la Roma e la Lazio hanno chiuso il campionato all’Olimpico con una
sbornia di gol: 7 fra romanisti e interisti, domenica l’altra, 6 ieri tra
laziali e juventini. Si capisce che si è trattato si un calcio semiserio, anche
se purtroppo non sono mancati i cuorcontenti misericordiosi e di memoria labile
(da parte biancoceleste) che hanno visto una Lazio “dignitosa”, una
“conclusione onorevole”, un “addio orgoglioso”. In realtà, la Lazio, anzi
“questi giocatori” della Lazio sono riusciti a compiere in extremisi perfino la
prodezza di finire all’ultimo posto in classifica, raggiunti dalla Cremonese.
Giordano ha segnato due gol e se n’è vantato con fiero gesto sotto la curva,
dimenticando che per la secodna volta in 5 anni ha accompagnato la Lazio in
serie B. E poiché doveva essere l’uomo-guida, l’uomo-risolutore, l’uomo di
chissà quanti gol, ha dimostrato di non rendersi neppure conto di essere
risultato invece il simbolo del totale fallimento, del secondo disastro dopo
quello dello scandalo-scommesse. La Lazio vera si è vista fuori dal campo,
rappresentata dai tifosi che hanno addirittura inneggiato a Chinaglia e
soprattutto al gol del 3-3 azzeccato da Podavini. All’inizio della partita
quella buona gente laziale ha issato due striscioni che si riferivano a
Giordano e Manfredonia: “Bruno e Lio non vi dimenticheremo”. Difficile davvero
dimenticarli dopo anni di scandali, di risse e di umiliazioni. Quel cartello
voleva essere cordiale, ma ha assunto il suo vero significato quando ne è stato
inalberato un altro ben più coerente e crudo sulla curva nord dei fedelissimi:
“Mercenari, addio”. Speriamo che la lezione sia servita anche a Chinaglia:
“Grazie lo stesso” gli hanno scritto i tifosi. Sarebbe stato meglio intimargli:
“La pazienza è finita e non puoi più sbagliare”. Dopo appena 3’ Giordano
infilava ribattendo da pochi passi una corta respinta di Tacconi. E dopo altri
8’ centrava anche la traversa da più di venti metri. Ma poi la pigra Juve si
scuoteva, rovesciava il punteggio con una splendida punizione di Platini e un rasoterra
ravvicinato di Brio e al quarto d’ora della riprese con il 3-1 di Scirea
(girata di testa su preciso cross dello stesso Brio) sembrava mettersi al
sicuro anche in coppa UEFA. Ma evidentemente sbagliava i calcoli, ignorando la
sollecitazione che proprio il suo prestigio essercitava sull’amor proprio di
gente diseredata e in cerca di sia pur platonico riscatto e di giovani
incolpevolmente coinvolti nella penosa
disfatta. Insomma, la Lazio continuava a correre e a battersi e tanto la
Juventus non la prendeva sul serio che finiva per farsi raggiungere sul 3-3
(prima un rigore trasformato da Giordano, poi un tiro fortunato di Podavini dal
limite in mezzo ad un groviglio). In realtà, la partita un vincitore – e che
vincitore! – l’ha avuto: Platini per la terza volta consecutiva capocannoniere.
E’ un artista, non un bombardiere alla Nordhal di cui ha emulato la prodezza
storica. E’ un “genio” che a maggior
ragione, perciò, non meritava di festeggiare quest’altro suo prodigio tra gli
sbadigli dei compagni e specialmente di quel Paolo Rossi che ancora una volta,
ieri, ha mandato in campo il suo sosia. Speriamo che il goleador azzurro dei
mondiali, quello vero, si decida a ripresentarsi il 29 Maggio a Bruxelles,
quando ci saranno anche Platini e Boniek. Perché quel giorno la “Signora” non
potrà consentirsi né scherzi né civetterie. Dovrà solo vincere. – da La
Gazzetta dello Sport del 20.05.1985
LIVERPOOL
- JUVENTUS 0-1
Bruxelles
(Belgio), Stadio Heysel, 29.05.1985 - Coppa dei Campioni – Finale
RETI:
57’ Platini rig. (J)
LIVERPOOL: Grobbelaar, Neal, Beglin; Lawrenson (3’
Gillespie), Nicol, Hansen A.; Dalglish, Whelan, Rush; Walsh (46’ Johnston),
Wark - All. Fagan
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Briaschi (84’ Prandelli),
Tardelli, Rossi P. (89’ Vignola); Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Daina (Svizzera)
CRONACA: Ho visto la scintilla
di un massacro accendersi improvvisamente quasi per gioco e allargarsi in modo
incredibile, pauroso, fino a travolgere una vita dopo l' altra. Mentre scrivo
sono appena passate le 21. Juventus e Liverpool avrebbero dovuto finire adesso
il primo tempo di questa tragica notte di Coppa dei Campioni. Dai sotterranei
dello stadio continuano invece a passare soltanto barellieri, infermieri,
medici e poliziotti. Quello che è diventato un improvviso bollettino di guerra
parla adesso di trentotto morti, quasi tutti italiani, moltissimi con la cassa
toracica schiacciata contro i muri di recinzione, altri con la gola aperta
dalle grandi punte metalliche che chiudono le transenne. Ma c' è una confusione
indescrivibile, soprattutto panico. Lo stadio Heysel è praticamente assediato
dalla polizia. Dovunque piccoli ospedali da campo improvvisati, gente
sanguinante, sconvolta, gente che si cerca, si chiama. La piccola infermeria
dello stadio è letteralmente scoppiata in pochi minuti. Vi hanno portato un
morto dopo l' altro e uno dopo l' altro veniva fatto scomparire nel fondo di
ambulanze che continuavano ad arrivare da tutta la città. Assurdamente, con
atti di fede e di disperazione, molti morti sono stati portati via avvolti
nelle bandiere bianconere della Juve. Tutto è cominciato verso le 19. Lo stadio
era già pieno, di gente immersa nei soliti riti di festa che precedono la
grande cerimonia della partita. Non c' erano segnali di paura. Nel pomeriggio
era giunta notizia di un ferito, ma era sembrato quasi un tributo normale per
orge di follia come questa. Allo stadio colpivano comunque subito i vasti spazi
che si aprivano in una curva. Era una specie di territorio di nessuno che si
allargava fra una parte dei tifosi juventini e il settore dove quasi tutti gli
inglesi erano stati instradati dalla polizia belga. C' era molta paura di
questi tifosi del Liverpool rissosi per tradizione, molto spesso ubriachi. I
belgi li avevano affidati a milleduecento agenti fin dal loro arrivo ad Ostenda
due giorni fa. Li avevano tutti relegati in un paese nei pressi di Bruxelles e
condotti allo stadio con linee speciali della metropolitana. Stipati nel loro
settore gli inglesi hanno cominciato ad ondeggiare paurosamente poi hanno
cercato il loro spazio vitale al di là delle transenne. Non un poliziotto
presidiava quell' ideale, fragilissima, terra neutra. Gli inglesi si sono
immediatamente allargati a macchia d' olio entrando in collisione con le prime
file dei tifosi juventini. Sono subito volate botte, anche violente, ma per
qualche istante è sembrata la solita rissa da stadio, malinconica e
inevitabile. La gente indicava e quasi sorrideva. Faceva colore. Poi è successo
qualcosa di tremendo, come lo sfondamento di un fronte. Di colpo quell'
improvvisa linea juventina ha ceduto, la gente è cominciata a scappare sotto i
colpi di giovanissimi energumeni inglesi. Scagliavano mattoni, bottiglie e
colpivano con un' incoscienza bestiale venendo sempre più avanti. E' esploso il
panico. Gli italiani sono precipitati l' uno sull' altro travolgendosi a
vicenda, cercando scampo in spazi che si restringevano a vista d' occhio.
Quattro-cinque mila persone in pochi istanti si sono accalcate contro il muro
di recinzione laterale sbandando paurosamente, continuando a precipitare dalle
gradinate. Una fuga tragica e disperata che si è trasformata in un assalto alle
transenne. L' unica speranza era il campo, il terreno di gioco, e tutti hanno
cercato di passare quella acuminatissima barriera metallica. Sconvolti,
imbottigliati, ancora pressati da assurde avanguardie inglesi che continuavano
a picchiare, i tifosi italiani hanno cominciato una tremenda corsa al suicidio.
Ho visto decine e decine di persone cadere dall' alto delle transenne e
stramazzare al suolo con il sangue che schizzava violento. E gli altri che
fuggivano come pazzi. E' successo tutto in pochi minuti e senza che la polizia
belga abbia mai mosso un dito. Quando è arrivata in forze ed ha caricato gli
inglesi, le tribune e il campo erano già un cimitero. Uno spettacolo
agghiacciante, indescrivibile, che ha finito di accendere il resto dei tifosi
italiani. Per un attimo siamo stati ad un passo dalla battaglia generale,
definitiva. Dalla curva opposta gli italiani hanno infatti sfondato le reti e a
decine si sono precipitati dall' altra parte. Per fortuna stava appena entrando
la polizia a cavallo che è riuscita a tamponare almeno questo assalto. Una
fortuna misera che pochissimo toglie allo sgomento. Sono adesso le 21,40.
Dentro lo stadio è tutto così tornato assurdamente normale che le squadre
stanno perfino entrando in campo. Fuori tre grandi tende allargano sempre più
l' ospedale di questa battaglia del calcio. La verità è che nessuno sa come far
uscire cinquantamila nemici dallo stesso luogo senza altri incidenti. Si dice
che stia arrivando l' esercito. La partita sarebbe solo un grottesco tentativo
per prendere tempo. Impossibile sapere se avrà una qualche ufficialità. C' è da
augurarsi di no per quello che di umano resta in questa notte di pazzia. Mentre
si gioca, l' altoparlante annuncia messaggi strazianti. Nomi su nomi che
cercano, gente che si dà appuntamenti disperati immersa nella paura che non
verrà nessuno. Nella curva del massacro sono rimasti adesso soltanto i resti
della tragedia. Documenti, sciarpe, bandiere, vestiti stracciati, scampoli di
vita che non appartengono più a nessuno. Ma intanto si gioca. Lo stadio è ormai
presidiato. Nessuno può muoversi dal proprio posto, in qualunque settore.
Fuori, centinaia di camion e cellulari continuano a scaricare agenti. Mentre
Boniek cade in area e Platini realizza il rigore, la radio annuncia che tra i
morti ci sarebbero undici bambini, tutta la squadra giovanile dell' Anderlecht.
Avevano appena finito di giocare, una sorta di avanspettacolo felice che
permetteva poi a tutti di vedersi la partita da sotto le tribune. Sarebbero
rimasti schiacciati dalle transenne in cemento che facevano da base alle reti
di recinzione travolte nel momento della grande fuga. Quando la partita finisce
si scatenano scene di entusiasmo. Fuori centinaia di feriti son stati portati
in dieci ospedali tra la città e la provincia. Dentro il dubbio è solo se la
Coppa sarà valida o no. – da www.repubblica.it
STAGIONE
1985-86.
Dopo la tragedia dell’Heysel,
la Juventus stenta a scrollarsi di dosso i tristi ricorsi di quella folle
notte, così la nuova stagione che inizia corrisponde ad un’ennesima
rivoluzione: si registrano importanti addii, tra cui Zibì Boniek che parte per
Roma sponda giallorossa, Paolo Rossi in viaggio verso Milano sponda rossonera e
Marco Tardelli ceduto all'Inter. La campagna acquisti di Boniperti e
Trapattoni non farà però rimpiangere nessuno: ognuno di loro sarà sostituito,
infatti, da altri giocatori che entreranno nella storia della Juventus. A
centrocampo arrivano Lionello Manfredonia e Massimo Mauro, al posto di Boniek
sbarca a Torino il danese Michael Laudrup, affiancato dal centravanti Aldo
Serena. Al timone della squadra, c’è sempre Michel Platini che guiderà la
Juventus verso nuovi successi. In Campionato, si rinnova il duello con la Roma
dell’ex Boniek, mentre il Napoli guidato da Diego Armando Maradona si propone
come nuova forza del calcio italiano, senza che il Verona campione d’Italia
riesca a bissare le performance dell’anno passato. L’inizio dei bianconeri è un
po’ zoppicante, ma poi arrivano otto vittorie consecutive, fermate soltanto da
una magistrale punizione dell’argentino numero 10 del Napoli che infligge alla
compagine di Giovanni Trapattoni la prima sconfitta. Rimarrà l’unica macchia
del girone di andata, che la Juve chiuderà saldamente in testa raccogliendo il
punteggio record di ventisei punti. Sulle ali dell’entusiasmo, a dicembre si
vola in Giappone per la Coppa Intercontinentale contro gli argentini
dell’Argentinos Junior e sarà spettacolo: la Juve vincerà ai rigori, grazie
soprattutto alle parate di Stefano Tacconi e a un fantastico gol di Laudrup
quando ormai la coppa sembrava dirigersi verso il Sud America. Nel girone di
ritorno di Campionato, la squadra sembra però afflosciarsi, lasciandosi
raggiungere dalla Roma che riduce il distacco da otto a tre punti, vincendo
nettamente per 3-0 il confronto diretto. Il distacco così diventa di un solo
punto e alla terzultima giornata c’è il tanto temuto aggancio. La Juventus
sembra ormai alle corde, lo scudetto è quanto mai in bilico, ma come spesso
successo nella storia del campionato italiano, ecco la clamorosa sorpresa
dell’ultimo minuto: alla penultima giornata i giallorossi ospitano il Lecce già
retrocesso, in un match che ha l’aspetto di una pura formalità, ma i giocatori
si lasciano forse trascinare troppo dall’entusiasmo traboccante dell’Olimpico e
così la squadra di Fascetti vince per 2-3, quasi senza volerlo. L’inaspettato
regalo della Roma, sembra rigenerare la Juve che contemporaneamente batte il
Milan per 1-0 e poi, all’ultima giornata, va proprio a Lecce dove non si fa
prendere dal panico vincendo per 3-2 con gol di Mauro, Cabrini e Serena
portando a Torino lo scudetto numero 22.
VERONA
- JUVENTUS 0-1
Verona,
Stadio Marc’Antonio Bentegodi, 29.09.1985 - 4ª Giornata di Campionato
RETI: 18’ Laudrup (J)
VERONA: Giuliani, Ferroni (77’ Bruni),
Volpati; Tricella, Fontolan, Briegel; Vignola (77’ Turchetta), Verza,
Galderisi; Di Gennaro, Sacchetti - All. Bagnoli
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Mauro (87’ Pin), Manfredonia, Serena; Platini, Laudrup –
All. Trapattoni
ARBITRO: Lanese di Messina
CLASSIFICA:
Juventus p. 8; Fiorentina, Milan, Napoli, Torini p. 6; Inter, Roma p. 5;
Udinese p. 4; Bari, Pisa, Verona p. 3; Atalanta, Avellino, Lecce, Sampdoria p.
2; Como p. 1
JUVENTUS – JEUNESSE 4-1
Torino,
Stadio Comunale, 02.10.1985 - Coppa dei Campioni – Sedicesimi di Finale -
Ritorno
RETI: 21’ Platini (J); 49’ Pin (J); 51’
Serena rig. (J); 63’ Serena (J); 67’ Guillot (J)
JUVENTUS: Tacconi, Pioli, Cabrini (59’
Caricola); Manfredonia, Brio, Favero; Mauro, Pin, Serena; Platini (46’ Bonini),
Pacione – All. Trapattoni
JEUNESSE: Van Rijswick, Teitgen (80’
Simon), Koster; Ontano, Di Pentima, Ferrassini; Scuto, Zwally, Mogenot;
Barboni, Guillot - All. Pecqueur
ARBITRO: Perez (Spagna)
NOTE:
La partita è stata giocata a porte chiuse in seguito agli incidenti avvenuti
prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool
TORINO - JUVENTUS 1-2
Torino,
Stadio Comunale, 13.10.1985 - 6ª Giornata di Campionato
RETI: 4’ Serena (J); 28’ Platini
(J); 39’ Scirea aut. (T)
TORINO: Martina, Corradini, Rossi;
Zaccarelli, Junior, Ferri; Pileggi, Sabato, Schachner; Dossena, Comi - All.
Radice
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Mauro (76’ Pin), Manfredonia, Serena; Platini, Laudrup (
85’ Pacione) – All. Trapattoni
ARBITRO: Agnolin di Bassano del Grappa
CLASSIFICA:
Juventus p. 12; Milan p. 9; Fiorentina, Inter, Napoli p. 8; Roma p. 7; Torino,
Udinese, Verona p. 6; Avellino, Pisa p. 5; Atalanta, Bari p. 4; Lecce,
Sampdoria p. 3; Como p. 2
JUVENTUS – BARI 4-0
Torino,
Stadio Comunale, 20.10.1985 - 7ª Giornata di Campionato
RETI: 40’ Platini (J); 55’ Gridelli
aut. (J); 63’ Platini (J); 83’ Platini (J)
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea (70’ Pioli); Mauro, Manfredonia, Serena; Platini, Laudrup
(62’ Pacione) – All. Trapattoni
BARI: Pellicanò, Cavasin, Gridelli
(63’ Carboni); Cuccovillo, Loseto, De Trizio; Sola (45’ Terracenere), Sclosa,
Bivi; Piraccini, Rideout - All. Bolchi
ARBITRO: Longhi di Roma
CLASSIFICA:
Juventus p. 14; Milan p. 11; Inter, Napoli p. 10; Roma p. 9; Fiorentina p. 8;
Udinese p. 7; Avellino, Pisa, Torino, Verona p. 6; Atalanta p. 5; Bari,
Sampdoria p. 4; Como, Lecce p. 3
JUVENTUS – VERONA 2-0
Torino,
Stadio Comunale, 06.11.1985 - Coppa dei Campioni – Ottavi di Finale - Ritorno
RETI: 19’ Platini rig. (J); 50’
Serena (J)
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Mauro (89’ Pioli), Manfredonia, Serena; Platini (88’
Pin), Laudrup – All. Trapattoni
VERONA: Giuliani, Ferroni, Galbagini
(32’ Marangon poi 52’ Galderisi); Tricella, Fontolan, Briegel; Sacchetti,
Volpati, Vignola; Di Gennaro, Elkjaer - All. Bagnoli
ARBITRO: Wurtz (Francia)
NOTE:
La partita è stata giocata a porte chiuse in seguito agli incidenti avvenuti
prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool
JUVENTUS
– ROMA 3-1
Torino,
Stadio Comunale, 10.11.1985 - 10ª Giornata di Campionato
RETI: 10’ Mauro (J); 37’ Pruzzo rig.
(R); 58’ Laudrup (J); 70’ Serena (J)
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Pioli, Scirea; Mauro (84’ Bonetti), Manfredonia, Serena; Platini,
Laudrup – All. Trapattoni
ROMA: Tancredi, Oddi, Bonetti;
Boniek, Nela, Righetti; Conti, Gerolin, Pruzzo; Ancelotti, Graziani - All.
Sormani e Eriksson
ARBITRO: Lo Bello di Siracusa
CLASSIFICA:
Juventus p. 18; Milan p. 14; Inter, Napoli p. 13; Fiorentina p. 12; Roma,
Torino p. 11; Atalanta, Avellino, Verona p. 9; Pisa, Sampdoria, Udinese p. 8;
Bari p. 7; Como, Lecce p. 5
CRONACA: Immediato riscatto in
campionato da parte della Juventus dopo la battuta d’arresto di Napoli, come
dire che la corsa riprende con il medesimo ritmo, il tutt’altro che sopito
entusiasmo, insomma con la personalità che aveva contraddistinto la marcia
bianconera nelle prime otto giornate di torneo. Il suo distacco sulla seconda è
tornato cospicuo, per le altre siamo quasi al centro classifica sotto il
profilo dell’equilibrio. La Juventus ha dunque sistemato la Roma nel corso di
una gara dai due volti: un primo tempo abbastanza equilibrato, un secondo in
cui una formazione ha innestato la marcia in più, l’altra ha messo a nudo i
propri attuali limiti. Il divario di reti che ha confezionato l’esito non è
dunque bugiardo. Diremo di più: quando nell’intervallo si andava a rivedere
mentalmente il pareggio romanista scaturito da un cervellotico calcio di rigore
che stranamente un arbitro del calibro di Lo Bello aveva elargito ai romanisti,
ci si convinceva che il divario tra le due formazioni non era comunque tale da
non dovere impensierire né la Juve né i suoi sostenitori. In parole povere, un
regaluccio ci poteva anche stare, avrebbero provveduto in seguito nel corso
della ripresa Platini e i suoi compagni a restituire alla capolista ruolo e
classifica che le competono al momento attuale. Perché – sia detto a chiare
lettere – la Juventus sul piano del gioco non sembra avere rivali in questa
prima fase del torneo. Siamo giunti a un terzo del cammino, l’undici bianconero
da l’idea precisa della compiutezza, può sostituire Brio con Pioli e la sua
retroguardia non ne soffre, può attendere con pazienza il momento
opportuno per colpire e quel momento giunge inesorabile. Diremmo che questo
collettivo possiede non poche versioni di gioco, non è come si sente dire
utilitarista e niente più: all’opposto sa diversificare le azioni, produrre
gioco in manovra, ma anche fiondare in contropiede, sa perfino inventare nuovi
schemi per le punizioni come è accaduto al 10’: i difensori romanisti si
attendevano un tiro a parabola da Platini che invece ha appoggiato in avanti
rasoterra per Mauro, il quale, effettuati due passi, ha centrato il bersaglio
ingannando Tancredi. Al 26’ la Juventus ha operato sulla destra con Serena il
cui cross molto teso ha colpito tra braccio e petto Righetti, l’arbitro ha
fatto cenno di proseguire. Undici minuti dopo, su un’azione assai più chiara in
tema di intenzionalità, Lo Bello ha concesso il rigore: l’azione era nata sulla
sinistra dove un Boniek puntiglioso, talvolta perfino scatenato, comunque
sempre efficiente, aveva servito Ancelotti il cui lancio era pervenuto a Conti:
l’ala destra controllava la sfera e la batteva per il cross, ma sulla
traiettoria si trovava, a circa tre metri, Cabrini che fermava la palla col
braccio, ma in azione del tutto involontaria: classico caso della palla che va
verso il braccio e non viceversa. Ma l’arbitro era di differente avviso e
decretava il penalty tra le vibrate proteste dei bianconeri; batteva Pruzzo
rasoterra e sanciva il momentaneo pareggio. Spalti il tumulto ovviamente,
invettive nei confronti della stampa per via degli strascichi susseguiti a
Juve-Verona di Coppa dei Campioni. Sembrava che Lo Bello avesse acceso una
miccia e qualcuno temeva per la ripresa, che non fosse fonte di
degenerazioni. Ma provvedevano in due affinchè ciò non si verificasse: la
Juventus con un “forcing” iniziale di ripresa da metter sotto la difesa
avversaria in lungo e in largo e la Roma denunciando limiti di organizzazione
sin troppo vistosi uniti a mediocre qualità naturale sotto il profilo tecnico
di taluni suoi centrocampisti. La differenza tra Bonini e Manfredonia da una
parte e Gerolin e Ancelotti dall’altra già rappresentavano un esempio di come
era da interpretare il gioco in chiave tecnico-tattica. Si aggiunga un Cabrini
superlativo a confermare le sue doti eccezionali a tutto campo. E non si
dimentichi un Platini che pur non accentuando la propria prestazione in senso
quantitativo ha offerto il meglio per quanto concerne la misura degli
interventi a pro dell’attacco. Triangolazioni simultanee, smarcamenti
altrettanto rapidi, la retroguardia giallorossa fatta a pezzi: nessuna
meraviglia per il gol di Laudrup al 58’: scambio con Serena, inserimento in
area e tiro che non perdona. Dodici minuti dopo altro scambio in profondità tra
Mauro e Serena il cui “di tacco” ha avuto davvero dello strabiliante. Sul 3-1 la
Juventus si è fermata un po’ per riprendere verso la fine e dare a Tancredi la
possibilità di confermarsi ottimo portiere con una deviazione su tiro bruciante
di Serena. La Roma ha ancora tentato con un Boniek inesauribile. Ma ormai non
c’era che da inchinarsi ai più forti: un’altra trasferta amara per i
giallorossi e il senso d’inanità offensiva preoccupante oltre alle già citate
sfasature a centrocampo. – da La Gazzetta dello Sport del 11.11.1985
JUVENTUS – FIORENTINA 1-0
Torino,
Stadio Comunale, 01.12.1985 - 12ª Giornata di Campionato
RETI: 12’ Brio (J)
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Pacione (54’ Pin), Manfredonia, Serena; Platini, Laudrup
– All. Trapattoni
FIORENTINA: Galli, Contratto, Gentile;
Oriali (46’ Iorio), Pin, Passarella; Berti, Battistini, Monelli; Antognoni (77’
Onorati), Massaro - All. Agroppi
ARBITRO: Lombardo di Marsala
CLASSIFICA:
Juventus p. 21; Napoli p. 16; Inter, Milan p. 15; Torino p. 14; Fiorentina,
Roma p. 13; Avellino p. 12; Sampdoria, Udinese p. 11; Atalanta, Pisa, Verona p.
10; Bari p. 8; Como p. 7; Lecce p. 6
ARGENTINOS
JUNIORS – JUVENTUS 4-6 dcr
Tokyo
(Giappone), Empire Stadium, 08.12.1985 - Coppa Intercontinentale – Finale
RETI: 55’ Ereros (A); 63’ Platini
rig. (J); 75’ Castro (A); 82’ Laudrup (J)
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea (65’ Pioli); Mauro (77’ Briaschi), Manfredonia,
Serena; Platini, Laudrup – All. Trapattoni
ARGENTINOS JUNIOR: Vidallè, Villalba,
Pavoni; Olguin, Domenech, Commisso (86’ Corsi); Sergio Batista, Videla, Castro;
Borghi, Ereros (117’ Lopez) - All. Yudica
ARBITRO: Roth (Germania Ovest)
CRONACA:
ALLA
JUVE mancava solo la Coppa del Mondo per club. Adesso ha tappato la bocca a
tutti. Nell' 85 ha vinto bene la Supercoppa col Liverpool, tragicamente quella
dei Campioni sempre col Liverpool, molto bene quella con l' Argentinos Juniors.
Raramente si è potuta vedere, negli ultimi anni, una finale unica così ricca di
motivi tecnici e tattici, di colpi di scena, di succhi sportivi giusti, non
ultima una gran correttezza. I peones Favero e Bonini hanno forse reso più dei
generali ma è un dettaglio e comunque lo si rigiri torna a favore della squadra
intera. Nei confronti del mondo, la Juve è la più degna rappresentante del
calcio italiano. Lo era stata innervando più di mezza nazionale in Spagna, lo è
rimasta ponendosi al vertice nazionale e proiettandosi in Europa con una
spaventosa continuità, negli ultimi anni, senza mai infrattarsi più di tanto
nelle pieghe della classifica. Prima di Tokyo, solo Inter e Milan avevano
portato a casa questa coppa. giusto dire che le milanesi correvano il rischio
di trasferte calde, ma anche la prova unica è un rischio, e per giunta a
ventimila chilometri da casa. Le vittorie di Inter e Milan erano vittorie di
una squadra poi frantumata o tramontata, le vittorie della Juve sono quelle di
una squadra che sa rinnovarsi di continuo senza smentirsi. La Juve dura di
Bilbao, la Juve leggerina di Basilea, la Juve stravolta di Bruxelles, la Juve
tutto cuore di Tokyo: quattro facce della stessa maniera di intendere il calcio
professionistico. C' era una volta Furino, c' era Bettega, adesso ci sono
Platini e Laudrup, ma al di là dei nomi e delle caratteristiche individuali c'
è un collettivo che è quasi sempre presente - unica eccezione Atene - quando è
chiamato ad esserlo. Esiste un calcio parlato, sognato, sperato, sempre più
dilagante e per certi versi pericoloso. La Juve ci ricorda che esiste anche un
calcio giocato, fatto di tensioni da superare, di bersagli da centrare al di là
di ogni appagamento. forse in questa disponibilità allo stress continuo la
chiave del famoso e non sempre evidente stile-Juve. Merito di una società
esperta, ma anche del meccanico che tutti i giorni ascolta i giri del motore,
cioè Trapattoni. Pur essendo in cima al mondo del pallone e avendo fatto un
regalo a tutti oltre che a se stessa, la Juve domenica a San Siro sarà gufata e
mandata a quel paese come da vecchio copione. nel suo destino, chi più vince
non a tutti piace. Ma la forza della Juve è proprio quella di sapere
esattamente qual è il suo destino, e di trovarlo affascinante più che faticoso.
– da www.repubblica.it
JUVENTUS – LECCE 4-0 (2-0)
Torino,
Stadio Comunale, 22.12.1985 - 15ª Giornata di Campionato
RETI: 22’ Serena (J); 43’ Serena
(J); 51’ Platini (J); 57’ Platini (J)
JUVENTUS: Tacconi, Pioli, Cabrini;
Bonini, Brio, Favero; Mauro (70’ Bonetti), Manfredonia, Serena; Platini,
Pacione (58’ Briaschi) – All. Trapattoni
LECCE: Negretti, Vanoli, Colombo;
Enzo, Danova, Miceli; Rizzo (56’ Luperto), Causio, Paciocco (74’ Morello);
Nobile, Palese - All. Fascetti
ARBITRO: Coppetelli di Tivoli
CLASSIFICA:
Juventus p. 24; Napoli p. 20; Inter, Roma p. 18; Fiorentina, Milan p. 17;
Torino, Verona p. 16; Atalanta, Avellino, Sampdoria, Udinese p. 13; Como p. 12;
Bari, Pisa p. 11; Lecce p. 6
JUVENTUS
– VERONA 3-0
Torino,
Stadio Comunale, 26.01.1986 - 19ª Giornata di Campionato
RETI: 49’ Platini (J); 69’ Serena
(J); 71’ Laudrup (J)
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Mauro (80’ Pioli), Pin, Serena; Platini, Laudrup – All.
Trapattoni
VERONA: Giuliani, Ferroni, Galbagini;
Tricella, Marangon (23’ Turchetta), Briegel; Bruni, Verza, Galderisi; Vignola,
Elkjaer - All. Bagnoli
ARBITRO: Pieri di Genova
CLASSIFICA:
Juventus p. 31; Roma p. 26; Milan p. 23; Napoli, Torino p. 22; Inter p. 20;
Fiorentina p. 19; Sampdoria, Verona p. 18; Atalanta, Avellino, Como, Pisa p.
17; Bari p. 14; Udinese p. 13; Lecce p. 10
BARCELLONA - JUVENTUS 1-0
Barcellona,
Stadio Camp Nou, 05.03.1986 - Coppa dei Campioni – Quarti di Finale - Andata
RETI: 36’ Julio Alberto (B)
BARCELLONA: Urruticoechea, Gerardo, Julio
Alberto; Victor Munoz, Migueli, Alexanco; Carrasco (48’ Moratalla), Pedraza,
Amarilla; Archibald, Esteban (46’ Manolo) - All. Venables
JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Mauro, Manfredonia, Briaschi (22’ Pacione poi 85’
Caricola); Platini, Laudrup – All. Trapattoni
ARBITRO: Fredriksson (Svezia)
JUVENTUS
– BARCELLONA 1-1
Torino,
Stadio Comunale, 19.03.1986 - Coppa dei Campioni – Quarti di Finale – Ritorno
RETI:
30’ Archibald (B); 44’ Platini (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini (61’ Pin), Brio, Scirea; Mauro (76’ Bonetti),
Manfredonia, Pacione; Platini, Laudrup – All. Trapattoni
BARCELLONA:
Urruticoechea, Gerardo, Julio Alberto; Victor Munoz (82’ Fradera), Migueli,
Alexanco; Carrasco, Moratalla, Esteban; Archibald (50’ Marcos), Calderè - All.
Venables
ARBITRO:
Keizer (Olanda)
JUVENTUS
– INTER 2-0
Torino,
Stadio Comunale, 23.03.1986 - 26ª Giornata di Campionato
RETI:
41’ Platini rig. (J); 85’ Bonini (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Mauro, Manfredonia (65’
Caricola), Pacione (61’ Pin); Platini, Laudrup – All. Trapattoni
INTER:
Zenga, Bergomi (45’ Minaudo), Mandorlini; Baresi G., Collovati, Ferri; Fanna,
Tardelli, Altobelli; Brady, Rummenigge (35’ Marini) - All. Corso
ARBITRO:
D’Elia di Salerno
CLASSIFICA:
Juventus p. 40; Roma p. 37; Napoli p. 31; Milan p. 30; Torino p. 28;
Fiorentina, Inter p. 27; Atalanta, Sampdoria, Verona p. 25; Avellino, Como p.
23; Pisa p. 22; Udinese p. 21; Bari p. 19; Lecce p. 13
JUVENTUS
– MILAN 1-0
Torino,
Stadio Comunale, 20.04.1986 - 29ª Giornata di Campionato
RETI:
62’ Laudrup (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Mauro, Laudrup (89’ Pin),
Serena (73’ Pioli); Platini, Briaschi – All. Trapattoni
MILAN:
Terraneo, Manzo, Maldini; Baresi F., Di Bartolomei, Tassotti; Icardi (69’ Rossi
P.), Wilkins, Hateley; Evani, Virdis - All. Liedholm
ARBITRO:
Pieri di Genova
CLASSIFICA:
Juventus p. 43; Roma p. 41; Napoli p. 37; Fiorentina, Inter, Torino p. 31;
Milan p. 30; Atalanta, Verona p. 28; Avellino, Como p. 27; Sampdoria p. 26;
Udinese p. 24; Pisa p. 23; Bari p. 21; Lecce p. 16
LA ROMA PERDE IN CASA CON IL GIA’
RETROCESSO LECCE 2-3. PRIMA CHE LA GARA INIZIASSE TIFOSI E GIOCATORI E DIRIGENTI AVEVANO FATTO
FESTA CON TANTO DI SINDACO E FANFARA CREDENDO CHE SAREBBE STATA UNA PASSEGGIATA
BATTERE IL LECCE E CHE QUINDI LO SCUDETTO SAREBBE STATO LORO.
LECCE -
JUVENTUS 2-3
Lecce,
Stadio Via del Mare, 27.04.1986 - 30ª Giornata di Campionato
RETI:
69’ Mauro (J); 73’ Miceli (L); 79’ Cabrini (J); 85’ Serena (J); 86’ Di Chiara
(L)
LECCE:
Negretti, Vanoli, Danova; Enzo, Di Chiara S. (59’ Causio), Miceli; Raise,
Barbas, Pasculli; Nobile, Di Chiara A. - All. Fascetti
JUVENTUS:
Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea (82’ Pioli); Mauro, Laudrup,
Serena; Platini, Briaschi (55’ Pin) – All. Trapattoni
ARBITRO:
Agnolin di Bassano del Grappa
CLASSIFICA:
Juventus p. 45; Roma p. 41; Napoli p. 39; Fiorentina, Torino p. 33; Inter p.
32; Milan p. 31; Atalanta, Como p. 29; Verona p. 28; Avellino, Sampdoria p. 27;
Udinese p. 25; Pisa p. 23; Bari p. 22; Lecce p. 16
CRONACA: La Juventus della
nouvelle vague ha le facce stropicciate dei giovani che scendono lentamente
dalla scaletta dell' aereo. Sono da poco passate le 21.30 di domenica. La
giornata, prima che vincente, è stata stressante, caldissima. Si passa a stento
tra due ali di tifosi bagnati e urlanti. Le bandiere non garriscono come da
copione storico: stanno appiccicate ai capelli e alle braccia gravide di
pioggia. L' appuntamento è a Villa Sassi, antico e sfarzoso albergo sulle
prime, morbide rampe della collina torinese. Un tempo era la sede del ritiro
del Torino di Pianelli, delle vigilie dell' Inter di Fraizzoli. Ospita per la
prima volta una festa di scudetto: noblesse oblige. Gianni Agnelli, dopo una
giornata intensa, passata per metà allo stadio Comunale e per metà nella villa
di Strada San Vito, accoglie i suoi nel salone del primo piano. Larghi sorrisi per
tutti quelli che sono lì, intorno a lui, al momento del discorso. Poche frasi
per soli intimi: "Vorrei ringraziare tutti, a partire da Trapattoni. Per
noi è un dispiacere che se ne vada. Gli auguro di vincere almeno uno scudetto
con l' Inter, in quel momento avrà veramente battuto la Juventus... Già, non
riesco a vederlo su un' altra panchina. Mi capita lo stesso coi miei giocatori
quando indossano le maglie delle loro Nazionali: per me, in qualsiasi squadra
giochino, sono sempre vestiti di bianconero". Un breve cenno a Boniperti,
poi via, verso un' uscita. A metà scala incontro Platini, un largo sorriso
distende le rughe sulla faccia abbronzata. Il francese sta tentando vanamente
di seminare il consueto nugolo di fotografi. "Non ne posso più, questi rompiscatole".
L' avvocato lo apostrofa distratto: "Michel, ma lei è sempre così
arrabbiato?" due passi più in giù, ecco Laudrup, anche lui in ritardo,
dopo il cambio d' abito. "Sa che quasi vincevo una scommessa su di
lei?" il danese sorride compito, salvo farsi spiegare più tardi che la
scommessa (con un amico della Real casa) riguardava i gol segnati in Campionato
da lui e da Boniek. Nessuna vittoria: il passato e il futuro della Juventus
hanno chiuso il torneo con sette reti a testa. Ultima a raccogliere le
attenzioni di Agnelli senior, la signora Trapattoni: "Lei mi deve spiegare
la scelta di suo marito". Donna Paola sorride, lievemente imbarazzata.
"Sa, Milano, la casa, i vecchi amori..." il sorriso perde allegria,
questione di un attimo. Poi la cena diventa festa vera, con Serena e Mauro a
dispensare allegria e bigliettini per Federica Boniperti. Più dell' alcool può
la felicità. Platini, momentaneamente liberatosi dai flash, chioccia contento:
"Mi fa piacere vedere i ragazzi così contenti, mi sembra di riveder me
stesso dieci anni fa". Poi minaccia: "Comunque io in discoteca se ci
sono i fotografi non vengo". Gli altri lo guardano straniti, come se il
discorso fosse loro estraneo. Serena ha i riccioli bagnati e una maglietta con
James Dean sul petto. Mauro ha optato per la faccia di Topolino. Al
"Whisky Lido" il gioco diventa goliardia. Trapattoni si defila dando
appuntamento a Cervinia per i commenti. Il giorno più bello, quello dell'
addio, non so, non adesso, parliamone domani. Il giorno prima tutti a dire: se
vinciamo, lunedì non ci sono per nessuno. Ma il mattino dopo, un mattino livido
e intriso d' acqua, ecco i signori del Campionato, tutti in raccolta alla casa
delle guide di Cervinia. Barbe lunghe e vestiti improbabili, facce grigie di
sonno. La vecchia guardia (Cabrini e Platini) per dare l' esempio ai più
giovani è andata a dormire alle sei. Gli altri hanno accuratamente evitato il
letto. Si riconoscono per via delle Colleges ai piedi, le calze di filo blu, i
maglioncini di cashmire leggero. Quando scendono dalle macchine trovano caldi e
provvidenziali piumini ad accoglierli sotto la bufera di neve. Ma dietro gli
occhiali neri c' è chi neanche se ne accorge... Nemmeno ventiquattro ore dopo
lo scudetto già le prime voci clamorose. Si parla di Cabrini all' Inter,
accordo praticamente fatto. Sarà vero? "Venerdì - ha detto il difensore -
parto con la nazionale, vorrei incontrare prima Boniperti...". Cervinia
accoglie i suoi campioni con l' affetto prudente di chi al successo è
predisposto per scelta divina. Feudo di Mike Bongiorno, dello scomparso dottor
La Neve e di una fetta consistente della "creme" torinese, Cervinia,
con la complicità di Canale 5, aveva organizzato la festa d' inaugurazione del
più alto Juventus Club del mondo per inizio primavera. Poi, l' improvvisa
scomparsa del medico bianconero (morto d' infarto il 22 febbraio) aveva
ovviamente bloccato il progetto. Così, tutto rimandato fino allo scudetto, con
palloni ed elicotteri pronti a volare sul ghiacciaio del Plateau Rosa, al grido
di "Sempre più in alto!". Solo al momento di salire al rifugio
"Testa Grigia" ci si accorge di chi manca. Assenti giustificati
Favero, Pin, Bodini, Caricola. Quando la cabina comincia ad arrampicarsi verso
quota 3.500, un campanello scuote Platini: "Scusate, è l' avvocato che mi
telefona". Guarda con bravura consumata l' orologio: "Oh, non può
esser lui, è troppo tardi". Manfredonia sta leggermente discosto dagli
altri. Il rifugio è avvolto nella tormenta: i giocatori affondano nella neve
fino al ginocchio. Entrano pietendo un piatto di roba calda e si ritrovano con
l' intero Sci Club di Cervinia (di cui il figlio del dottor La Neve fa parte) a
chiedere, toccare, soffocare. Briaschi sfida il grande freddo e chiede che
venga aperta almeno una finestra. Scarponi che si incastrano, zainetti che si
avvinghiano nella calca: i piatti con la polenta sono un traguardo pressochè
irraggiungibile. Achille Compagnoni, seduto in un angolo con la faccia da
saggio, sorride. Platini, sommerso da un nugolo di ragazzine, ha la faccia
beata: "Da quando Cabrini ha perso i capelli e ha messo su pancia... Certo
che con il mio nome e il suo fisico andremmo lontano". Poi torna ad essere
quello della mitologia calcistica, diverso e scarsamente appetibile dal mondo
degli altri: "Sono stanco, non so neanche dove andrò in vacanza.
Sicuramente voglio un po' di mare per riposarmi. Peccato che in Messico non
avrò i figli con me. Fino al 27 giugno sono impegnati con la scuola
(frequentano a Torino quella francese, n.d.r.). Laurent comunque è il primo
della classe... a uscire da scuola, però". La breve cerimonia di
inaugurazione del club è poco meno che un atto di fede, per via del freddo,
della ressa, dell' altitudine che fa girar la testa, dei vapori del camoscio in
umido. Il ritorno è stanco, freddo, assonnato. Nessuno vuol guidare, si fa la
conta fra chi nella notte ha dormito almeno un paio d' ore. Platini risale
sulla Uno Turbo destinazione Saint Vincent. l' unico ad aver viaggiato da solo.
Il piccolo, grande piacere di non dividere con nessuno gli obblighi del giorno
dopo, quello di un nuovo, dovuto successo. Assente illustre, Boniperti era
impegnato ieri a Roma in un consiglio federale. Il presidente della Juve ha
voluto prima di tutto lodare Eriksson. " un grande allenatore. Lo credevamo
tutti, adesso abbiamo avuto la conferma". Un parere insolito, che ha
generato qualche sospetto. Poi, il saluto a Trapattoni: "Resistere con noi
dieci anni non è facile, è andato benissimo. Gli auguro di continuare così, ma
sempre dietro di noi. Al suo posto si sono offerti almeno venti allenatori.
Come vedete, abbiamo una vasta scelta...". – da www.repubblica.it
NB:
La partita di Supercoppa Europea tra Juventus ed Everton, rispettivamente vincitrici della Coppa dei Campioni e della Coppa delle Coppe nel 1985, non si disputò per i motivi su citati, fu assegnata successivamente alla Juventus perché con la squalifica delle Inglesi il risultato è un 2-0 (oggi 3-0) a tavolino. Fisicamente la coppa è a Torino, ma non viene annoverata fra i trofei ufficiali perché la Juventus non fa come l'Inter che pretende trofei senza sudarseli.
NB:
La partita di Supercoppa Europea tra Juventus ed Everton, rispettivamente vincitrici della Coppa dei Campioni e della Coppa delle Coppe nel 1985, non si disputò per i motivi su citati, fu assegnata successivamente alla Juventus perché con la squalifica delle Inglesi il risultato è un 2-0 (oggi 3-0) a tavolino. Fisicamente la coppa è a Torino, ma non viene annoverata fra i trofei ufficiali perché la Juventus non fa come l'Inter che pretende trofei senza sudarseli.
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