1982-1983
Juventus seconda in Campionato
e in Coppa Campioni, vince la settima Coppa Italia
L'11 luglio 1982 l’Italia aveva conquistato il suo terzo Mondiale zeppa
come al solito di giocatori Juventini, quindi era probabile che ci sarebbe
stata stanchezza e forse anche meno fame da parte dei bianconeri, appagamento
direbbe qualcuno (sbagliando) cosa che
invece non è nel nostro DNA. Il mercato fu reso più
frizzante dalla possibilità di ingaggiare un secondo calciatore straniero,
evento che peraltro costrinse le società a muoversi già nei primi mesi del 1982;
protagonista fu la Juventus, che
scelse Platini e Boniek,
dirottando Brady alla
ritrovata Sampdoria. Gli
ambiziosi liguri si
rinforzarono acquistando anche i giovani Mancini e Vierchowod: quest'ultimo
fu girato in prestito alla Roma. I giallorossi si limitarono a pochi
acquisti (Prohaska, Maldera),
mentre la Fiorentina,
desiderosa di riscatto, completò la rosa con Sala, Pin e Passarella. L'Inter del neo-allenatore Marchesi
concentrò i suoi sforzi su Collovati, Juary e Müller. Movimenti
di rilievo anche in provincia; l'Udinese, in
particolare, blindò la difesa con il difensore brasiliano Edinho e
compose l'inedita coppia d'attacco Virdis-Pulici; il
neopromosso Verona si assicurò Dirceu e vari
giocatori di categoria (Spinosi e Fanna tra
gli altri).Il campionato iniziò il 12 settembre 1982.
Le favorite presto annasparono: l'attacco della Fiorentina, già fuori dall'Europa e
dalla Coppa Italia, si
bloccò, e il mercato di riparazione si arenò a causa di una lunga ed
infruttuosa trattativa per portare Giordano a Firenze; la
Juventus pagò l'insufficiente rendimento in trasferta ed i nuovi acquisti
dell'Inter delusero le attese. Ad approfittane fu la Roma, assieme alle tre
vivaci neopromosse; la Sampdoria, prima dopo tre partite, andò declinando, così
come il Pisa. A resistere fu il quadrato Verona, che
inanellò una lunga serie di risultati utili consecutivi e, il 7 novembre,
agganciò i giallorossi al primo posto. Il pareggio interno con il Cagliari della
settimana seguente bloccò i veneti, che
riuscirono comunque ad incalzare una Roma in velleità di fuga per tutto il mese
di dicembre, concludendo infine il girone d'andata al secondo posto: il 9 gennaio un
solo punto divideva la capolista dai sorprendenti gialloblù, particolarmente
abili nel contropiede.Con l'inizio
del girone di ritorno gli scaligeri incapparono in quattro pareggi consecutivi
(da segnalare la 19ª giornata, quando sette partite su otto terminarono con la
divisione della posta); la pesante sconfitta patita ad Avellino il 20 febbraio pose
fine alla corsa scudetto del Verona, destinato comunque ad uno storica
qualificazione alle coppe europee. La Roma, che aveva aumentato il divario
grazie al cinico gioco di Liedholm, poté
affrontare con una certa sicurezza il recupero di Juventus ed Inter; neppure il
rovescio patito all'Olimpico il 6 marzo
contro i bianconeri compromise il sicuro e regolare cammino dei giallorossi. Il
27 marzo la
Juventus perse il derby su
rimonta e il 3-3 contro l'Inter del 1º maggio non
fu omologato dalla giustizia sportiva, che diede partita vinta agli ospiti
poiché Marini fu
colpito da una pietra nei pressi del Comunale quando era nel pulmann (
!!!!!! ) un’ora e mezza prima che cominciasse la partita. Proprio i nerazzurri
furono protagonisti di un caso spinoso che alimentò polemiche nel finale di
campionato, coi sospetti di combine per Genoa-Inter; nessun provvedimento fu
poi deciso a riguardo.La Roma poté vincere matematicamente il suo secondo
scudetto l'8 maggio,
grazie al decisivo punto strappato al Genoa; a quarantuno anni dal primo titolo, i
giallorossi s'imposero nel campionato successivo ai Mondiali di Spagna 1982. Protagonisti del successo
furono il presidente Dino Viola, che
aveva preso le redini della società dopo la fallimentare stagione 1978-1979,
l'allenatore Liedholm, al suo secondo successo personale, ed un gruppo di
giocatori fondamentali come il campione del Mondo Conti, il
goleador Pruzzo e,
soprattutto, il brasiliano Paulo Roberto Falcão,
tanto amato dai tifosi da meritarsi l'appellattivo di "ottavo Re di Roma".
D'altra parte Michel Platini, alla
prima apparizione in Serie A, ottenne il titolo di capocannoniere con
16 reti all'attivo.Nel corso del campionato si ritrovò sorprendentemente a
lottare per la salvezza il Napoli, ultimo al giro di boa;
provvidenziale, per la sorte dei partenopei fu il ritorno, sulla panchina
azzurra, di Pesaola.
Staccato sul fondo il Catanzaro, drasticamente calato alla
distanza, il Napoli approfittò dei pessimi gironi di ritorno di Cesena e Cagliari per
portarsi in salvo. A decretare la caduta dei sardi fu la
sconfitta nello scontro diretto contro l'Ascoli dell'ultima
giornata: per la prima ed unica volta nella storia dei campionati a sedici
squadre non furono sufficienti 26 punti per evitare la Serie B. La
Juve chiuse al secondo posto,a 4 punti dalla Roma.
Coppa Italia 1982-1983
Primo turno Girone 6
Squadra
|
Pt
|
1. Juventus
|
8
|
2. Milan
|
7
|
3. Catania
|
6
|
4. Pescara
|
4
|
5. Padova
|
3
|
6. Genoa
|
2
|
Ottavi
di finale
Juventus-Bari
1-0
Bari-Juventus 1-1
Quarti
di finale
Juventus-Roma 3-0
Roma-Juventus 0-2
Semifinali
Juventus-Inter 2-1
Inter-Juventus 0-0
Finale
Verona-Juventus 2-0
Juventus –Verona 3-0 dts
Coppa dei Campioni 1982-1983
Sedicesimi : Hvidovre
IF-Juventus 1-4 3-3
Ottavi : Standard
Liegi-Juventus 1-1 0-2
Quarti : Aston
Villa-Juventus 1-2 1-3
Semifinali : Juventus-Widzew
Lodz 2-0
2-2
Finale : Amburgo-Juventus 1-0
QUANDO L'AMBURGO SCONFISSE LA JUVE, "QUALCUNO" DIEDE UNA MEDAGLIA A
MAGATH E FONDÒ UN CLUB IN SUO ONORE.
(colui che oggi dice di aver sempre tifato per le "italiane" in Europa).
(colui che oggi dice di aver sempre tifato per le "italiane" in Europa).
Caso scommesse Genoa-Inter del 1983, dove Bagni segnò il 2-3 dell’Inter a 5
minuti dalla fine e fece saltare la combine facendo perdere milioni di lire ai
compagni di squadra:
Il 27 marzo 1983, allo stadio Luigi Ferraris di
Genova è in programma Genoa-Inter, partita valevole per la 25° giornata di
campionato. Entrambe le squadre sono sull’orlo della crisi: i rossoblu hanno
bisogno di un risultato positivo per tenere le distanze dalla zona
retrocessione, i nerazzurri vengono da una serie infelice di sei partite in cui
hanno raccolto solo cinque punti. Un magro bottino che può pregiudicare la qualificazione
alla Coppa Uefa. La partita è piuttosto combattuta e il primo tempo si chiude
con l’Inter in vantaggio grazie ad un gol di Altobelli. Dopo tre minuti
dall’inizio della ripresa pareggia Briaschi, al 53’ Bini riporta avanti l’Inter
poi, a un quarto d’ora dal termine, il Genoa raggiunge nuovamente il pareggio
con Iachini. Da quel punto in poi la gara si spegne, con le due squadre
evidentemente soddisfatte del punteggio di parità.
Ma all’87’ un’inzuccata di Salvatore Bagni sigla il gol della vittoria interista. Ci sarebbe molto da esultare per un successo in trasferta (che mancava dal novembre dell’anno precedente) ma, invece, in campo scende il gelo: stranamente nessun calciatore interista corre ad abbracciare Bagni che esulta praticamente da solo. Incredibile ma vero, l’unico ad applaudirlo è il centravanti del Genoa, Fiorini. A fine partita corre la voce che negli spogliatoi siano volate parole grosse e si sia accesa una rissa tra Bagni e qualche suo compagno di squadra. Qualcuno pensa ad una combine tra le due squadre, rovinata dall’inaspettato gol del 2-3.
I fatti destano la curiosità di due giornalisti del quotidiano milanese Il Giorno, Claudio Pea e Paolo Ziliani , che in serata ascoltano le confidenze di un ristoratore di Milano riguardo ad un presunto accordo sulla partita. Un pareggio “accomodato” che avrebbe portato, oltre ai punti in classifica, anche denaro sonante nelle casse degli scommettitori clandestini, sicuri di piazzare la puntata vincente. I dubbi aumentano quando il giorno seguente i giornali riportano le insolite dichiarazioni del post-partita. Giorgio Vitali, direttore sportivo del Genoa sbraita: «I dirigenti dell’Inter devono sapere che merde sono i loro giocatori sul piano umano! Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine!». Pasquale Iachini, centrocampista genoano, invece sibila: «Evidentemente qualcuno non è stato avvisato…». La materia è arroventata e qualcuno comincia a parlare di combine. Immancabile il valzer delle smentite messo in piedi dai personaggi coinvolti. Vitali, ospite de “Il processo del lunedì” inscena una difesa d’emergenza: «Ho sbagliato ad inveire, ero nervoso e deluso. Ce l’ho con l’Inter per ragioni personali. Dopo la melina, quell’affondo mi è sembrato un tradimento. Ma a pensarci bene avrei dovuto prendermela con i nostri giocatori e non con i loro». Iachini, autore di uno dei gol del match, afferma che la sua rabbia era indirizzata solo verso i suoi compagni di squadra: «Siamo stati dei fessi: quando abbiamo visto la melina dell’Inter abbiamo pensato che i nerazzurri fossero appagati del pareggio, e il pareggio stava bene anche a noi, così ci siamo rilassati. Questo è stato il nostro sbaglio».
Qualcuno poi riferisce una frase detta da Vitali («non sono stati ai patti») nelle vicinanze dell’arbitro della gara, Pairetto, che però nel suo referto riporta alcuna irregolarità. Anche il rapporto di Luigi Cacozza, inviato dell’Ufficio Inchieste a Marassi, non presenta riferimenti a strani comportamenti di calciatori o dirigenti.
Il 30 marzo si muove la Federcalcio: il capo ufficio inchieste De Biase delega le indagini al suo collaboratore Aldo Ferrari Ciboldi, il quale interroga Vitali, Iachini, il presidente genoano Fossati, l’allenatore Gigi Simoni e il centravanti Fiorini. Ferrari Ciboldi si dice soddisfatto delle deposizioni e dichiara di avere «l’impressione che sulla vicenda sia stato montato un polverone immenso». Pea e Ziliani non sono convinti e tornano al locale meneghino ove hanno originariamente appreso del possibile giro di scommesse legato a Genoa-Inter. Il proprietario del locale, anch’egli scommettitore, si dice stupito delle smentite perché, a detta sua, era già qualche mese che le partite dell’Inter erano considerate “sicure”. Talmente sicure che scommettevano anche i calciatori. Fonte personale e intermediario del ristoratore sarebbe un misterioso personaggio vicino ai calciatori interisti, “accompagnatore” della moglie di uno di essi. Questi si sarebbe occupato di raccogliere le puntate dei giocatori e di tenerli informati sugli sviluppi della situazione. I due giornalisti vorrebbero scrivere un articolo al riguardo ma il capo redattore de Il Giorno nega loro il permesso, in attesa che ulteriori elementi possano sostenere l’accusa. Il 3 aprile una clamorosa notizia cambia inaspettatamente gli scenari: si scopre che l’inviato federale Cacozza ha lasciato lo stadio alla fine del primo tempo. Per questo motivo, nel suo rapporto non ha potuto scrivere dei mancati abbracci a Bagni e della rissa negli spogliatoi. Motivato da questi nuovi fatti il 9 aprile il Giorno pubblica finalmente l’articolo dove per la prima volta si parla apertamente di una possibile combine: Lo spogliatoio dell’Inter diventa una bolgia. Tra i giocatori volano insulti e volano pugni (ce lo conferma uno degli interisti presenti: “Anzi, succede di peggio”, confessa); e a farne le spese sono soprattutto Bagni e Bini, autori del terzo e secondo gol. E allora? Forse non sbagliava Iachini, nel dire ai giornalisti che “qualcuno non era stato avvisato”. […] In un noto ristorante di Milano, abitualmente frequentato da giocatori interisti, rimbalzano da giorni voci curiose. Una è questa: l’incontrollato sfogo di Vitali al “Marassi” avrebbe una sua spiegazione. Anni or sono, pochi comunque (il campionato delle scommesse?) con Vitali d.s. del Napoli, l’Inter vinse una partita da pareggiare. “Nonostante – è il racconto – gli sforzi compiuti nel finale per arrivare al pareggio. Ma si sbagliava anche a due metri dalla porta: la palla proprio non volle saperne di entrare in rete”. Vitali, insomma, sarebbe già stato scottato una volta dall’Inter; fregato una seconda, dopo Genoa-Inter, avrebbe finito col perdere la testa lanciando le pesanti accuse, poi goffamente ritrattate. […] Ci si domanda: perché questa solenne arrabbiatura dopo una gara vinta, addirittura fuori casa? È proprio un gran brutto pasticciaccio. Perché alle parole (come ha fatto Vitali) si possono anche attribuire significati diversi: ma ai cazzotti? Di norma, non ci si pesta certo per una vittoria fuori casa che rimette la squadra in corsa per la Coppa Uefa. Ma manca ancora un elemento per dare la spinta decisiva alla storia: la confessione di un calciatore che abbia assistito da vicino a quanto accaduto negli spogliatoi. Pea e Ziliani pensano a Juary, attaccante brasiliano dell’Inter, a quanto pare discriminato dal gruppo per via del colore della sua pelle. I due ottengono l’intervista che esce sul Giorno il 12 aprile. Juary conferma di sentirsi emarginato e di essere stato testimone di una strana concitazione nel dopo gara: «a fine partita nello spogliatoio di Genova è successo un casino, un casino così grosso che a un certo punto ho preferito andarmene». Sulla scorta della nuova rivelazione Ferrari Ciboldi convoca il 19 aprile Juary e alcuni giocatori dell’Inter, ma gli interrogatori registrano solo smentite. L’ispettore, a quel punto, chiama privatamente i due giornalisti e racconta loro del muro di gomma che si è trovato di fronte: tutti i calciatori, interrogati riguardo alla mancata esultanza dopo il gol di Bagni, hanno risposto di non aver gioito «per rispetto del pubblico di Genova». Ma l’ispettore fa notare che i calciatori che se ne sono rimasti immobili alla rete del 3-2 sono gli stessi che dopo quelle di Altobelli e Bini si sono prodotti in grandi festeggiamenti. Addirittura alcuni interisti, come Beccalossi, si sono mostrati risentiti alla marcatura di Bagni al punto da avvicinarglisi e guardarlo con fare minaccioso. Il 22 aprile Ferrari Ciboldi incontra nuovamente Pea e Ziliani per riferire loro che l’Ufficio Inchieste della Figc non è tanto convinto di proseguire gli approfondimenti del caso. L’ispettore teme che il Palazzo abbia deciso di insabbiare il caso Genoa-Inter come successo anni addietro per Fiorentina-Pescara . In ballo ci sarebbe anche la cessione della società Inter da Fraizzoli a Pellegrini che uno scandalo di queste proporzioni potrebbe far saltare. Nel frattempo si apprende che la Procura di Genova, nella persona del giudice Fucigna, ha già avviato un’ inchiesta su nuovi casi di Calcioscommesse. I nomi di Iachini e del capitano genoano Onofri sono stati trovati in un’agendina sequestrata a Guglielmo Boero, rampollo di una famiglia altolocata del capoluogo genovese, sospettato di essere uno dei promotori del nuovo giro di puntate clandestine. Fucigna, in un colloquio con Pea e Ziliani, informa di aver raggiunto la certezza riguardo a una puntata da 20 milioni da parte di un tesserato genoano, ma aggiunge che i legali del Grifone, Biondi e Tonani, e quelli dell’Inter, Prisco e Servello, gli stanno rendendo la vita difficile. Inoltre, alcune persone gli hanno riferito le parole che il giovane attaccante del Genoa, Mario Somma, ha detto la sera dopo la partita in un ristorante di Genova: quando, sul 2-2, il tecnico rossoblu Gigi Simoni manda in campo il giovane attaccante Simonetta un giocatore dell’Inter si avvicina alla panchina e chiede a Simoni: «il ragazzino è informato?». Il 10 maggio vengono emessi i deferimenti della giustizia sportiva: Iachini (illecito per aver compiuto atti diretti ad alterare lo svolgimento della partita); Vitali (omissione di denuncia agli organi federali); Juary (per aver ritrattato in sede di interrogatorio le dichiarazioni rilasciate al Giorno); Genoa e Inter (responsabilità oggettiva verso i loro tesserati).
Pea e Ziliani dichiarano a Ferrari Ciboldi di essere disponibili a presentarsi come testimoni al processo fuorché nel periodo tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno, in quanto impegnati rispettivamente agli Europei di Basket e al Giro d’Italia di ciclismo. De Biase, che inaspettatamente sostituisce Ciboldi come pubblico ministero, indice il processo per il 2 giugno. L’avvocato del Genoa Carlo Biondi, figlio dell’onorevole Alfredo Biondi, che ha accompagnato Mario Somma a deporre da Fucigna e ne ha ascoltato il colloquio, chiede al capo Ufficio istruzione del tribunale di Genova, Castellano, di stralciare dall’inchiesta sul Totonero il caso Genoa-Inter. La richiesta viene accordata e il fascicolo viene girato ad un altro magistrato. Il 2 giugno prende finalmente il via il processo sportivo. Il dibattimento si svolge incredibilmente a porte chiuse, cioè senza la presenza della stampa e del pubblico. Alla fine dei dibattimenti, De Biase sollecita l’assoluzione per tutte le parti in causa salvo che per Vitali, per il quale chiede 6 mesi di inibizione a causa delle frasi ingiuriose rivolte agli interisti. Ziliani e Pea fanno sapere di poter presentarsi il 5 giugno ma il giorno dopo arrivano già le sentenze. Il processo è finito: Genoa e Inter assolte per “insufficienza di prove”. Il Cagliari, retrocesso a fine stagione con un solo punto di distacco dal Genoa, sente puzza di bruciato e presenta ricorso, ma il 28 luglio la Caf conferma il verdetto di assoluzione. Pea e Ziliani che sono andati a Roma per deporre non vengono nemmeno ascoltati e le loro testimonianze definite “inutili”. I due, il giorno seguente pubblicano su Il Giorno un rabbioso articolo dal titolo «Il grande insabbiatore in azione anche alla Caf», di cui riportiamo il passaggio fondamentale: Mai creduto che ci avrebbero davvero ascoltati, sia chiaro: già alla Disciplinare avevano aspettato che uno di noi fosse in Francia agli Europei di basket e l’altro sulle Dolomiti al Giro d’Italia (e li avevamo avvertiti per tempo!) per rovesciare rimorchi di sabbia sul caso Genoa-Inter e seppellire gli scheletri a tempo di record. E allora, chi interrompendo le ferie, chi lasciando i raduni del calcio, avevamo deciso di essere qui a Roma, alla Caf, affinché qualche buontempone non dicesse - come l’altra volta – che avevamo gettato il sasso e ritratto la mano; e realizzato uno scoopino solo per farci della pubblicità. Il processo sportivo si è definitivamente chiuso ma rimane in piedi l’inchiesta della magistratura ordinaria sul Totonero. Il 19 ottobre alla Procura di Genova viene interrogato Luigi Puricelli, uno strano personaggio amico di alcuni giocatori dell’Inter e vicino agli ambienti di Milanello. Questi, il giorno prima di Genoa-Inter avrebbe telefonato dal ritiro nerazzurro di Santa Margherita ad un ristoratore di Milano (lo stesso che aveva parlato con Pea e Ziliani), dicendogli che era previsto un pareggio. Puricelli non nega la telefonata ma ne smentisce i contenuti.
Tutto sembra arenarsi fino a quando, un mese più tardi, la Guardia di Finanza perquisisce il suo appartamento di Rho, città nei pressi di Milano. Vengono ritrovate tre valigette piene di documenti, tra i quali un blocco di fotocopie e matrici di assegni emessi in pagamento di scommesse su Genoa-Inter. Puricelli dichiara poi a Il Giorno di aver ricevuto minacce e di essere a conoscenza dell’interessamento alla vicenda di un importante uomo politico, il quale sarebbe intenzionato a far a sospendere i procedimenti giudiziari fino al 1 gennaio del nuovo anno, momento in cui scatterebbe la prescrizione della giustizia sportiva.
L’inchiesta della magistratura ordinaria, nonostante i nuovi clamorosi sviluppi, incredibilmente rallenta fino a raggiungere lo stallo. Sarà chiusa solo nel 1989 con la definitiva archiviazione. In un’intervista Ziliani rivelerà poi due retroscena sulla vicenda (La Stampa, 14 marzo 2005):
È stato decisivo l’intervento di Biondi nell'affare Genoa-Inter? Fu proprio il ministro Biondi a fermare il lavoro del giudice Fucigna, dopo l'interrogatorio di Somma del Genoa e alla vigilia dell'interrogatorio dei giocatori dell'Inter, chiedendo al capo della Procura di Genova, Castellano, e ottenendo che l'inchiesta sulle scommesse di Genoa-Inter venisse affidata ad altro giudice che tutelasse maggiormente i diritti della difesa. Un timore che il giudice Fucigna ci aveva apertamente manifestato qualche giorno prima, quando ci disse che Prisco da Milano e Biondi a Genova stavano facendo di tutto per mettergli i bastoni nelle ruote.
Che fine ha fatto Ferrari Ciboldi? Ferrari Ciboldi, dopo la conclusione del processo sportivo, venne fatto fuori senza riguardi dall'ufficio indagini e messo a riposo. Pagò la colpa di avere indagato seriamente sul caso e di aver avuto un atteggiamento colpevolista verso Genoa e Inter. Lo andai a trovare a distanza di anni a Soresina: il trattamento ricevuto dopo una vita da collaboratore dell'ufficio inchieste lo aveva fatto cadere in una fortissima depressione. La Federcalcio gli negò anche la tessera per andare a vedere le partite: così, la domenica Ferrari Ciboldi andava a vedere Cremonese o Brescia, ma solo per l’amicizia con i presidenti di questi due club, che gli aprivano volentieri le porte della loro tribuna.
Ma all’87’ un’inzuccata di Salvatore Bagni sigla il gol della vittoria interista. Ci sarebbe molto da esultare per un successo in trasferta (che mancava dal novembre dell’anno precedente) ma, invece, in campo scende il gelo: stranamente nessun calciatore interista corre ad abbracciare Bagni che esulta praticamente da solo. Incredibile ma vero, l’unico ad applaudirlo è il centravanti del Genoa, Fiorini. A fine partita corre la voce che negli spogliatoi siano volate parole grosse e si sia accesa una rissa tra Bagni e qualche suo compagno di squadra. Qualcuno pensa ad una combine tra le due squadre, rovinata dall’inaspettato gol del 2-3.
I fatti destano la curiosità di due giornalisti del quotidiano milanese Il Giorno, Claudio Pea e Paolo Ziliani , che in serata ascoltano le confidenze di un ristoratore di Milano riguardo ad un presunto accordo sulla partita. Un pareggio “accomodato” che avrebbe portato, oltre ai punti in classifica, anche denaro sonante nelle casse degli scommettitori clandestini, sicuri di piazzare la puntata vincente. I dubbi aumentano quando il giorno seguente i giornali riportano le insolite dichiarazioni del post-partita. Giorgio Vitali, direttore sportivo del Genoa sbraita: «I dirigenti dell’Inter devono sapere che merde sono i loro giocatori sul piano umano! Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine!». Pasquale Iachini, centrocampista genoano, invece sibila: «Evidentemente qualcuno non è stato avvisato…». La materia è arroventata e qualcuno comincia a parlare di combine. Immancabile il valzer delle smentite messo in piedi dai personaggi coinvolti. Vitali, ospite de “Il processo del lunedì” inscena una difesa d’emergenza: «Ho sbagliato ad inveire, ero nervoso e deluso. Ce l’ho con l’Inter per ragioni personali. Dopo la melina, quell’affondo mi è sembrato un tradimento. Ma a pensarci bene avrei dovuto prendermela con i nostri giocatori e non con i loro». Iachini, autore di uno dei gol del match, afferma che la sua rabbia era indirizzata solo verso i suoi compagni di squadra: «Siamo stati dei fessi: quando abbiamo visto la melina dell’Inter abbiamo pensato che i nerazzurri fossero appagati del pareggio, e il pareggio stava bene anche a noi, così ci siamo rilassati. Questo è stato il nostro sbaglio».
Qualcuno poi riferisce una frase detta da Vitali («non sono stati ai patti») nelle vicinanze dell’arbitro della gara, Pairetto, che però nel suo referto riporta alcuna irregolarità. Anche il rapporto di Luigi Cacozza, inviato dell’Ufficio Inchieste a Marassi, non presenta riferimenti a strani comportamenti di calciatori o dirigenti.
Il 30 marzo si muove la Federcalcio: il capo ufficio inchieste De Biase delega le indagini al suo collaboratore Aldo Ferrari Ciboldi, il quale interroga Vitali, Iachini, il presidente genoano Fossati, l’allenatore Gigi Simoni e il centravanti Fiorini. Ferrari Ciboldi si dice soddisfatto delle deposizioni e dichiara di avere «l’impressione che sulla vicenda sia stato montato un polverone immenso». Pea e Ziliani non sono convinti e tornano al locale meneghino ove hanno originariamente appreso del possibile giro di scommesse legato a Genoa-Inter. Il proprietario del locale, anch’egli scommettitore, si dice stupito delle smentite perché, a detta sua, era già qualche mese che le partite dell’Inter erano considerate “sicure”. Talmente sicure che scommettevano anche i calciatori. Fonte personale e intermediario del ristoratore sarebbe un misterioso personaggio vicino ai calciatori interisti, “accompagnatore” della moglie di uno di essi. Questi si sarebbe occupato di raccogliere le puntate dei giocatori e di tenerli informati sugli sviluppi della situazione. I due giornalisti vorrebbero scrivere un articolo al riguardo ma il capo redattore de Il Giorno nega loro il permesso, in attesa che ulteriori elementi possano sostenere l’accusa. Il 3 aprile una clamorosa notizia cambia inaspettatamente gli scenari: si scopre che l’inviato federale Cacozza ha lasciato lo stadio alla fine del primo tempo. Per questo motivo, nel suo rapporto non ha potuto scrivere dei mancati abbracci a Bagni e della rissa negli spogliatoi. Motivato da questi nuovi fatti il 9 aprile il Giorno pubblica finalmente l’articolo dove per la prima volta si parla apertamente di una possibile combine: Lo spogliatoio dell’Inter diventa una bolgia. Tra i giocatori volano insulti e volano pugni (ce lo conferma uno degli interisti presenti: “Anzi, succede di peggio”, confessa); e a farne le spese sono soprattutto Bagni e Bini, autori del terzo e secondo gol. E allora? Forse non sbagliava Iachini, nel dire ai giornalisti che “qualcuno non era stato avvisato”. […] In un noto ristorante di Milano, abitualmente frequentato da giocatori interisti, rimbalzano da giorni voci curiose. Una è questa: l’incontrollato sfogo di Vitali al “Marassi” avrebbe una sua spiegazione. Anni or sono, pochi comunque (il campionato delle scommesse?) con Vitali d.s. del Napoli, l’Inter vinse una partita da pareggiare. “Nonostante – è il racconto – gli sforzi compiuti nel finale per arrivare al pareggio. Ma si sbagliava anche a due metri dalla porta: la palla proprio non volle saperne di entrare in rete”. Vitali, insomma, sarebbe già stato scottato una volta dall’Inter; fregato una seconda, dopo Genoa-Inter, avrebbe finito col perdere la testa lanciando le pesanti accuse, poi goffamente ritrattate. […] Ci si domanda: perché questa solenne arrabbiatura dopo una gara vinta, addirittura fuori casa? È proprio un gran brutto pasticciaccio. Perché alle parole (come ha fatto Vitali) si possono anche attribuire significati diversi: ma ai cazzotti? Di norma, non ci si pesta certo per una vittoria fuori casa che rimette la squadra in corsa per la Coppa Uefa. Ma manca ancora un elemento per dare la spinta decisiva alla storia: la confessione di un calciatore che abbia assistito da vicino a quanto accaduto negli spogliatoi. Pea e Ziliani pensano a Juary, attaccante brasiliano dell’Inter, a quanto pare discriminato dal gruppo per via del colore della sua pelle. I due ottengono l’intervista che esce sul Giorno il 12 aprile. Juary conferma di sentirsi emarginato e di essere stato testimone di una strana concitazione nel dopo gara: «a fine partita nello spogliatoio di Genova è successo un casino, un casino così grosso che a un certo punto ho preferito andarmene». Sulla scorta della nuova rivelazione Ferrari Ciboldi convoca il 19 aprile Juary e alcuni giocatori dell’Inter, ma gli interrogatori registrano solo smentite. L’ispettore, a quel punto, chiama privatamente i due giornalisti e racconta loro del muro di gomma che si è trovato di fronte: tutti i calciatori, interrogati riguardo alla mancata esultanza dopo il gol di Bagni, hanno risposto di non aver gioito «per rispetto del pubblico di Genova». Ma l’ispettore fa notare che i calciatori che se ne sono rimasti immobili alla rete del 3-2 sono gli stessi che dopo quelle di Altobelli e Bini si sono prodotti in grandi festeggiamenti. Addirittura alcuni interisti, come Beccalossi, si sono mostrati risentiti alla marcatura di Bagni al punto da avvicinarglisi e guardarlo con fare minaccioso. Il 22 aprile Ferrari Ciboldi incontra nuovamente Pea e Ziliani per riferire loro che l’Ufficio Inchieste della Figc non è tanto convinto di proseguire gli approfondimenti del caso. L’ispettore teme che il Palazzo abbia deciso di insabbiare il caso Genoa-Inter come successo anni addietro per Fiorentina-Pescara . In ballo ci sarebbe anche la cessione della società Inter da Fraizzoli a Pellegrini che uno scandalo di queste proporzioni potrebbe far saltare. Nel frattempo si apprende che la Procura di Genova, nella persona del giudice Fucigna, ha già avviato un’ inchiesta su nuovi casi di Calcioscommesse. I nomi di Iachini e del capitano genoano Onofri sono stati trovati in un’agendina sequestrata a Guglielmo Boero, rampollo di una famiglia altolocata del capoluogo genovese, sospettato di essere uno dei promotori del nuovo giro di puntate clandestine. Fucigna, in un colloquio con Pea e Ziliani, informa di aver raggiunto la certezza riguardo a una puntata da 20 milioni da parte di un tesserato genoano, ma aggiunge che i legali del Grifone, Biondi e Tonani, e quelli dell’Inter, Prisco e Servello, gli stanno rendendo la vita difficile. Inoltre, alcune persone gli hanno riferito le parole che il giovane attaccante del Genoa, Mario Somma, ha detto la sera dopo la partita in un ristorante di Genova: quando, sul 2-2, il tecnico rossoblu Gigi Simoni manda in campo il giovane attaccante Simonetta un giocatore dell’Inter si avvicina alla panchina e chiede a Simoni: «il ragazzino è informato?». Il 10 maggio vengono emessi i deferimenti della giustizia sportiva: Iachini (illecito per aver compiuto atti diretti ad alterare lo svolgimento della partita); Vitali (omissione di denuncia agli organi federali); Juary (per aver ritrattato in sede di interrogatorio le dichiarazioni rilasciate al Giorno); Genoa e Inter (responsabilità oggettiva verso i loro tesserati).
Pea e Ziliani dichiarano a Ferrari Ciboldi di essere disponibili a presentarsi come testimoni al processo fuorché nel periodo tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno, in quanto impegnati rispettivamente agli Europei di Basket e al Giro d’Italia di ciclismo. De Biase, che inaspettatamente sostituisce Ciboldi come pubblico ministero, indice il processo per il 2 giugno. L’avvocato del Genoa Carlo Biondi, figlio dell’onorevole Alfredo Biondi, che ha accompagnato Mario Somma a deporre da Fucigna e ne ha ascoltato il colloquio, chiede al capo Ufficio istruzione del tribunale di Genova, Castellano, di stralciare dall’inchiesta sul Totonero il caso Genoa-Inter. La richiesta viene accordata e il fascicolo viene girato ad un altro magistrato. Il 2 giugno prende finalmente il via il processo sportivo. Il dibattimento si svolge incredibilmente a porte chiuse, cioè senza la presenza della stampa e del pubblico. Alla fine dei dibattimenti, De Biase sollecita l’assoluzione per tutte le parti in causa salvo che per Vitali, per il quale chiede 6 mesi di inibizione a causa delle frasi ingiuriose rivolte agli interisti. Ziliani e Pea fanno sapere di poter presentarsi il 5 giugno ma il giorno dopo arrivano già le sentenze. Il processo è finito: Genoa e Inter assolte per “insufficienza di prove”. Il Cagliari, retrocesso a fine stagione con un solo punto di distacco dal Genoa, sente puzza di bruciato e presenta ricorso, ma il 28 luglio la Caf conferma il verdetto di assoluzione. Pea e Ziliani che sono andati a Roma per deporre non vengono nemmeno ascoltati e le loro testimonianze definite “inutili”. I due, il giorno seguente pubblicano su Il Giorno un rabbioso articolo dal titolo «Il grande insabbiatore in azione anche alla Caf», di cui riportiamo il passaggio fondamentale: Mai creduto che ci avrebbero davvero ascoltati, sia chiaro: già alla Disciplinare avevano aspettato che uno di noi fosse in Francia agli Europei di basket e l’altro sulle Dolomiti al Giro d’Italia (e li avevamo avvertiti per tempo!) per rovesciare rimorchi di sabbia sul caso Genoa-Inter e seppellire gli scheletri a tempo di record. E allora, chi interrompendo le ferie, chi lasciando i raduni del calcio, avevamo deciso di essere qui a Roma, alla Caf, affinché qualche buontempone non dicesse - come l’altra volta – che avevamo gettato il sasso e ritratto la mano; e realizzato uno scoopino solo per farci della pubblicità. Il processo sportivo si è definitivamente chiuso ma rimane in piedi l’inchiesta della magistratura ordinaria sul Totonero. Il 19 ottobre alla Procura di Genova viene interrogato Luigi Puricelli, uno strano personaggio amico di alcuni giocatori dell’Inter e vicino agli ambienti di Milanello. Questi, il giorno prima di Genoa-Inter avrebbe telefonato dal ritiro nerazzurro di Santa Margherita ad un ristoratore di Milano (lo stesso che aveva parlato con Pea e Ziliani), dicendogli che era previsto un pareggio. Puricelli non nega la telefonata ma ne smentisce i contenuti.
Tutto sembra arenarsi fino a quando, un mese più tardi, la Guardia di Finanza perquisisce il suo appartamento di Rho, città nei pressi di Milano. Vengono ritrovate tre valigette piene di documenti, tra i quali un blocco di fotocopie e matrici di assegni emessi in pagamento di scommesse su Genoa-Inter. Puricelli dichiara poi a Il Giorno di aver ricevuto minacce e di essere a conoscenza dell’interessamento alla vicenda di un importante uomo politico, il quale sarebbe intenzionato a far a sospendere i procedimenti giudiziari fino al 1 gennaio del nuovo anno, momento in cui scatterebbe la prescrizione della giustizia sportiva.
L’inchiesta della magistratura ordinaria, nonostante i nuovi clamorosi sviluppi, incredibilmente rallenta fino a raggiungere lo stallo. Sarà chiusa solo nel 1989 con la definitiva archiviazione. In un’intervista Ziliani rivelerà poi due retroscena sulla vicenda (La Stampa, 14 marzo 2005):
È stato decisivo l’intervento di Biondi nell'affare Genoa-Inter? Fu proprio il ministro Biondi a fermare il lavoro del giudice Fucigna, dopo l'interrogatorio di Somma del Genoa e alla vigilia dell'interrogatorio dei giocatori dell'Inter, chiedendo al capo della Procura di Genova, Castellano, e ottenendo che l'inchiesta sulle scommesse di Genoa-Inter venisse affidata ad altro giudice che tutelasse maggiormente i diritti della difesa. Un timore che il giudice Fucigna ci aveva apertamente manifestato qualche giorno prima, quando ci disse che Prisco da Milano e Biondi a Genova stavano facendo di tutto per mettergli i bastoni nelle ruote.
Che fine ha fatto Ferrari Ciboldi? Ferrari Ciboldi, dopo la conclusione del processo sportivo, venne fatto fuori senza riguardi dall'ufficio indagini e messo a riposo. Pagò la colpa di avere indagato seriamente sul caso e di aver avuto un atteggiamento colpevolista verso Genoa e Inter. Lo andai a trovare a distanza di anni a Soresina: il trattamento ricevuto dopo una vita da collaboratore dell'ufficio inchieste lo aveva fatto cadere in una fortissima depressione. La Federcalcio gli negò anche la tessera per andare a vedere le partite: così, la domenica Ferrari Ciboldi andava a vedere Cremonese o Brescia, ma solo per l’amicizia con i presidenti di questi due club, che gli aprivano volentieri le porte della loro tribuna.
Tratto da ju29ro.com
NELL’ESTATE DEL 1983 LA
JUVENTUS VENNE INVITATA A PARTECIPARE AL MUNDIALITO PER CLUB E SE LO AGGIUDICÒ
:
Milan-Juventus 2-2
Juventus-Penarol 0-0
Inter-Juventus 0-1
Juventus-Flamengo 2-1
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Roma battuta 4 volte su 4 gare
nella stagione del suo tricolore : 2-1 Andata e Ritorno in Campionato e 3-0 e
2-0 in Coppa Italia.
1983-1984
Scudetto
e Coppa delle Coppe
Il campionato 1983-84 venne vinto dalla Juventus, che
in estate aveva perso due colonne come Zoff e Bettega, ma
che nel corso del torneo ritrovò tutta la potenza dei Campioni del Mondo del 1982 e
dell'attacco formato da Boniek e da
un Platini in
odor di Pallone d'Oro; per
il ruolo di portiere fu scelto l'ex-numero uno dell'Avellino Stefano Tacconi.
Intanto, sognava il Triveneto; il Verona, dopo il sorprendente quarto posto della stagione precedente,
puntò sul giovane juventino Galderisi
mentre l'ambiziosa Udinese fece
il colpaccio, ingaggiando l'asso brasiliano Zico. I
gol, rispetto alle stagioni precedenti, aumentarono notevolmente (nel giro di
due anni i gol complessivi passarono dai 474 del campionato 1981-82 ai
573 di questo torneo), e lo si notò subito, l'11 settembre, con
33 gol nelle prime 8 partite: l'inizio fu assai convulso, la Juve iniziò alla
grande, battendo per 7-0 l'Ascoli, ma
cominciò bene anche l'Udinese, che stravinse a Genova e una
settimana dopo si ritrovò in testa, mentre partirono con il piede sbagliato il
neopromosso Milan e l'Inter, ultima con un solo punto dopo le prime quattro
giornate. Dopo un tentativo di fuga della Juventus, balzò in testa la Roma campione uscente, mentre si accalcavano
le inseguitrici. A fine novembre
guidavano la classifica Juventus e Verona, la settimana dopo i bianconeri
pareggiarono contro la Roma e si ritrovano in testa a +1 davanti ad un gruppone
formato da Roma, Verona, Torino, Fiorentina e Sampdoria. Fu
in questo frangente che la Signora diede il via alla fuga, vincendo il titolo
di campione d'inverno l'8 gennaio, con
due punti di vantaggio sui cugini granata. Al non irresistibile inizio del
girone di ritorno del Torino, la Juventus rispose allungando il passo. La
Fiorentina tentò un inseguimento, ma, causa l'infortunio in febbraio (frattura
di tibia e perone in uno scontro con il difensore della Sampdoria, Luca Pellegrini) del
suo capitano, Giancarlo Antognoni, non
fu più in grado di esprimere gli stessi livelli di gioco fino allora
dimostrati, quindi l'attenzione si focalizzò sulla Roma, che il 18 marzo
approfittò dello stop della capolista a Verona per
portarsi a due punti di distacco (la settimana dopo diventano tre). Il 15 aprile, lo
scontro diretto dell'Olimpico
terminò però con uno 0-0 che trasformò le ultime quattro partite in una
passerella per la Juventus: il 6 maggio,
pareggiando 1-1 contro l'Avellino, i bianconeri si laurearono
Campioni d'Italia per la ventunesima volta, con un turno d'anticipo, con
quattro lunghezze di vantaggio sui romani. Platini, segnando 20 reti, si
laureo' capocannoniere per
il secondo anno consecutivo, secondo Zico con 19 gol.L'ultima giornata si
rivelò decisiva per stabilire l'ultimo posto in chiave-retrocessione:
pareggiando con il Pisa già
retrocesso la settimana precedente, la Lazio
condannò alla B il Genoa. Rimase schiacciato sul fondo
il Catania, che
aveva vinto una sola gara nel corso delle 30 giornate e fece ritorno tra i
cadetti dopo appena un anno. Fu poco vivace invece la lotta per l'Europa: da
diverse stagioni infatti lo scadente livello internazionale dei club italiani
aveva ridotto a soli due posti il lotto delle rappresentanti dello Stivale in Coppa UEFA,
confondendo la corsa al titolo con quella per l'ingresso nella terza
manifestazione continentale. Qualificatasi la Fiorentina, fu solo
il postumo successo della Roma in Coppa Italia a
sancire il ripescaggio in zona Uefa dell'Inter.
Classifica finale 1983-1984
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
|
1.
|
Juventus
|
43
|
30
|
17
|
9
|
4
|
57
|
29
|
2.
|
Roma
|
41
|
30
|
15
|
11
|
4
|
48
|
28
|
3.
|
Fiorentina
|
36
|
30
|
12
|
12
|
6
|
48
|
31
|
4.
|
Inter
|
35
|
30
|
12
|
11
|
7
|
37
|
23
|
5.
|
Torino
|
33
|
30
|
11
|
11
|
8
|
37
|
30
|
6.
|
Verona
|
32
|
30
|
12
|
8
|
10
|
43
|
35
|
7.
|
Sampdoria
|
32
|
30
|
12
|
8
|
10
|
36
|
30
|
8.
|
Milan
|
32
|
30
|
10
|
12
|
8
|
37
|
40
|
9.
|
Udinese
|
31
|
30
|
11
|
9
|
10
|
47
|
40
|
10.
|
Ascoli
|
29
|
30
|
9
|
11
|
10
|
29
|
35
|
11.
|
Avellino
|
26
|
30
|
9
|
8
|
13
|
33
|
39
|
12.
|
Napoli
|
26
|
30
|
7
|
12
|
11
|
28
|
38
|
13.
|
Lazio
|
25
|
30
|
8
|
9
|
13
|
35
|
49
|
14.
|
Genoa
|
25
|
30
|
6
|
13
|
11
|
24
|
36
|
15.
|
Pisa
|
22
|
30
|
3
|
16
|
11
|
20
|
35
|
16.
|
Catania
|
13
|
30
|
1
|
10
|
19
|
14
|
55
|
Juventus
Campione d'Italia 1983-1984 e vincitrice della Coppa delle Coppe 1983-1984,
qualificata in Coppa dei Campioni 1984-1985.
Coppa
delle Coppe 1984
Vittoriosa nella stagione
’82-83 in Coppa Italia dopo la finale contro il Verona, la Juve partecipa la
stagione successiva alla Coppa delle Coppe. Primo turno di ordinaria
amministrazione: il Lechia Danzica viene sommerso di reti (7-0) al Comunale,
con il centravanti Penzo a segno ben 4 volte. Senza storia il 3-2 di Danzica,
firmato da Vignola, Tavola e Boniek. Molto più sofferto l’ottavo di finale
contro i francesi del Paris St.Germain. In Francia finisce 2-2 tra mille
emozioni, mentre il ritorno vede la Juve giocare in modo rinunciatario, per
difendere lo 0-0 che garantisce comunque la qualificazione. Quarti di finale
nuovamente facili, contro i finlandesi dell’Haka: la Juve però non brilla e si
accontenta di un doppio 1-0, con reti di Vignola in trasferta e Tardelli a
Torino. E siamo alla semifinale. Durissima.C'è il Manchester United di Robson:
andata in Inghilterra e largo pareggio (1-1) che fa pensare a un ritorno
facile. Illusione. I “Reds”, che pure subiscono un gol da Boniek al primo
affondo, non mollano e pareggiano a una manciata di minuti dalla fine, ma ci
pensa Rossi a fugare lo spettro-supplementari. Finale, dunque. A Basilea,
il 16 maggio 1984, la Juve trova il Porto. Trapattoni manda dentro: Tacconi,
Gentile Cabrini; Bonini Brio Scirea; Vignola Tardelli Rossi Platini Boniek. La
paura di Atene sfuma dopo pochi minuti: Vignola scaraventa dentro da posizione
impossibile un suggerimento di Platini (1 a 0). Dura però poco: Sousa trova il
tiro della vita, che tocca la linea dell'area e s’impenna di quel tanto che
basta per superare Tacconi proteso in tuffo. 1 a 1, tutto da rifare. E qui sale
in cattedra Boniek: il suo gol, al 41', è di quelli cercati con la forza dei
nervi e dei muscoli, tra avversari che lo braccano in ogni modo (2 a 1). Nella
ripresa il punteggio non cambia più. Trionfo e apoteosi per capitan Scirea e
compagni, di giallo e blu vestiti, in un mare di bandiere bianconere. La
doppietta, storica, è centrata.
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Alcune gare (in grassetto
quelle particolarmente importanti : finali, scontri diretti, scontri con la
inseguitrice diretta del precedente Campionato, scontro con i campioni in
carica, ecc.).
STAGIONE
1982-83.
Al suo settimo anno alla guida
della Juventus, Giovanni Trapattoni, d’accordo con la dirigenza, si trova a
dover rivoluzionare una squadra dai consolidati equilibri che, oltre a potersi
fregiare dei nazionali freschi campionati del mondo, si avvale anche
dell’arrivo dei due fuoriclasse Michel Platini e Zibì Boniek. Una formazione
che fino all’anno precedente faceva perno su una difesa impenetrabile, si trova
così trasformata in una squadra a trazione anteriore che all’inizio della
stagione incontra non poche difficoltà: le prime due trasferte si trasformano
in due cocenti sconfitte (in casa della Sampdoria dell’ex Brady e a Verona
dell’ex Fanna), così la Juve si trova immediatamente ad inseguire una Roma che
sembra decisa a vendicare la beffa di due anni prima. E’ subito scontro diretto
e l’andata a Torino è un vero e proprio spettacolo di calcio ed emozioni, con
la Roma che chiude il primo tempo in vantaggio grazie a un gol di Chierico, ma
che vede la rimonta bianconera nel secondo tempo grazie ai gol di Platini e
Scirea. Nonostante tutto, però, a metà campionato la Juve si ritrova al quarto
posto, a quattro punti dai giallorissi capolisti, causa le fatiche dei reduci
dal mondiale vinto in Spagna e le partite di coppa che la Juve vuole alzare al
cielo, arrivando in finale sia in quella nazionale sia in quella più
prestigiosa . Nel girone di ritorno ci si aspetta la consueta rimonta a cui i
bianconeri avevano abituato i tifosi, ma questa volta, anche a causa della
pubalgia che tormenta Platini, la Juventus stenta e la Roma allunga. Arriva lo
scontro diretto all’Olimpico e la Juve vince ancora come all’andata: Falcao
porta in vantaggio i giallorossi, Platini e Brio ribaltano il risultato. La
Roma sembra risentire il colpo e il distacco diminuisce a tre punti. La Juve ci
crede, ma ancora una volta sarà il derby col Torino a infrangere i sogni dei
bianconeri, in una partita ancora più incredibile di quelle con la Roma: la
Juventus è sul 2-0 a venti minuti dalla fine, grazie ai gol di Platini e Rossi,
ma nel giro di cinque minutu, dal 70’ al 75’ un black-out della difesa consente
al Torino di arrivare prima al pareggio e infine di vincere il match quando
ormai il risultato sembrava acquisito. I sogni di fare tris si infrangono
definitivamente quando contro l’ Inter la Juve subisce una sconfitta a tavolino
per un episodio avvenuto fuori dal campo ben prima che iniziasse l’incontro e
che, visto tutto quello che da sempre devono sopportare i calciatori Juventini
ad ogni trasferta specialmente a Napoli Roma Milano Firenze Palermo Catania
Parma e persino come ultimamente a Bologna ecc.ecc. poteva essere definito
trascurabile, ma la squadra lotta ancora fino a conquistare il secondo posto, a
quattro punti dalla Roma, laureando Michel Platini capocannoniere. Una stagione
tutto sommato positiva che rischia di trasformarsi in trionfale con la
conquista della settima Coppa Italia e la finale della Coppa dei Campioni, una
finale apparentemente dal destino segnato a favore dei bianconeri, ma che in
quel di Atene si trasforma in un incubo senza via d’uscita: 1-0 per l’Amburgo con
un gol incredibile di Magath.
GENOA
- JUVENTUS 3-4
Genova, Stadio Luigi Ferraris,
29.08.1982 - Coppa Italia – Girone Eliminatorio - 3ª Giornata
RETI:
15’
Platini (J); 17’ Briaschi (G); 25’ Scirea (J); 51’ Rossi P. (J); 58’ Iachini P.
rig. (G); 63’ Rossi P. (J); 73’ Russo (G)
GENOA:
Martina,
Romano, Testoni; Chiodini, Onofri, Gentile; Antonelli (78’ Boito), Corti, Russo
(78’ Faccenda); Iachini, Briaschi - All. Simoni
JUVENTUS: Zoff,
Osti, Gentile; Furino (67’ Bonini), Brio, Scirea; Boniek, Tardelli, Rossi P.
(76’ Marocchino); Platini, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO:
Menegali di Roma
JUVENTUS
– NAPOLI 3-0
Torino, Stadio Comunale,
03.10.1982 - 4ª Giornata di Campionato
RETI:
17’
Rossi P. (J); 45’ Boniek (J); 51’ Boniek (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Furino, Brio, Scirea; Marocchino (50’ Tardelli), Boniek,
Rossi; Platini, Bonini – All. Trapattoni
NAPOLI:
Castellini,
Bruscolotti, Ferrario; Marino (60’ Amodio), Krol, Citterio; Vinazzani,
Celestini, Diaz; Dal Fiume, Pellegrini - All. Giacomini
ARBITRO:
Longhi di Roma
CLASSIFICA: Pisa, Roma,
Sampdoria p. 6; Fiorentina, Inter, Torino, Udinese p. 5; Cesena, Juventus,
Verona p. 4; Avellino, Napoli p. 3; Ascoli, Cagliari, Catanzaro, Genoa p. 2
FIORENTINA - JUVENTUS
0-1
Firenze, Stadio Comunale,
10.10.1982 - 5ª Giornata di Campionato
RETI:
54’
Brio (J)
FIORENTINA:
Galli,
Rossi (53’ Miano poi 61’ Bertoni A.), Contratto; Cuccureddu, Ferroni,
Passarella; Bertoni D., Pecci, Graziani; Antognoni, Massaro- All. De Sisti
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Furino, Brio, Scirea; Marocchino (69’ Bettega), Tardelli,
Rossi; Platini (65’ Prandelli), Bonini – All. Trapattoni
ARBITRO:
Menegali di Roma
CLASSIFICA: Roma, Sampdoria p.
8; Pisa p. 7; Inter, Juventus, Torino, Verona p. 6; Fiorentina, Udinese p. 5;
Ascoli, Cesena, Genoa p. 4; Avellino, Cagliari, Napoli p. 3; Catanzaro p. 2
JUVENTUS – ROMA 2-1
Torino, Stadio Comunale,
24.10.1982 - 7ª Giornata di Campionato
RETI:
5’
Chierico (R); 49’ Platini (J); 56’ Scirea (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Furino, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi (75’
Prandelli); Platini (67’ Bonini), Boniek – All. Trapattoni
ROMA:
Tancredi,
Nela, Vierchowod; Di Bartolomei, Falção, Maldera III; Chierico, Prohaska,
Pruzzo; Valigi, Conti B. – All. Liedholm
ARBITRO:
D’Elia di Salerno
CLASSIFICA: Roma, Verona p.
10; Juventus, Torino p. 9; Inter, Pisa, Sampdoria, Udinese p. 8; Ascoli,
Avellino, Fiorentina, Genoa p. 6; Cesena, Napoli p. 5; Cagliari, Catanzaro p. 4
CRONACA: Il campionato ritrova
la Juve dopo aver corso il rischio di perderla forse per sempre. Il 2-1 uscito
sulla ruota di Torino blocca la Roma, rilancia i bianconeri e crea una
situazione di esaltante incertezza in cima alla classifica, ma non bisogna
dimenticare che per 49’ la squadra di Trapattoni si è trovata nelle condizioni
e nello stato d’animo di chi sente vicino il momento dell’abdicazione ad ogni
speranza di scudetto. Questa in estrema sintesi è il significato di una partita
che ha espresso due realtà completamente contraddittorie e che tra un tempo e
l’altro ha costretto a ribaltare giudizi e, per chi le aveva già espresse,
conclusioni che sembravano ormai radicate. Il fatto è che mai come ieri, al
Comunale, le due squadre hanno offerto di se stesse due versioni diametralmente
opposte. Nel primo tempo predominio pressoché totale della Roma, nel secondo
reazione entusiasmante e vincente della Juve. E ciò a prescindere dalle
occasioni da rete vere e proprie che i bianconeri sono riusciti a propiziare
anche nei primi 45’. Appena D’Elia ha
fischiato il via alle ostilità, si è visto subito come i giallorossi fossero
più pronti a prendere in mano le redini dell’incontro, forti di una
intelaiatura di gioco che può elevarsi o deprimersi a seconda del rendimento
dei singoli, ma che ha ormai una matrice sicura e non presenta problemi di
sorta. Squadra che si muove compatta senza mai concedere grandi spazi agli
avversari. Tutti avanti e, soprattutto, tutti indietro, anche quel Pruzzo che è
diventato un autentico kamikaze per come agisce in pressing sui difensori che
gli capitano a tiro. Conti e Chierico impegnano strenuamente Gentile e Cabrini
riuscendo a vincere i rispettivi duelli, ma rientrano immediatamente per non
perdere i contatti con il resto della squadra. Al contrario i due terzini erano
prontissimi a scattare in avanti ogni volta che la palla veniva conquistata. Ed
in mezzo ad orchestrare la manovra ci pensava Prohaska assecondati dal
diligente Valigi e dallo stesso Di Bartolomei alle sue spalle. Schemi sapienti
ormai eseguiti a memoria, ritmo amministrato a seconda delle proprie esigenze,
ma che esprimeva improvvisa accelerazione in zona d’attacco. Unico neo,
vistosissimo: l’”assenza” di Falcao, praticamente non rintracciabile in campo. La
Juve contro simile avversario usciva, dopo i primi 45’, con le ossa rotte. Non
tanto, ripetiamo, per le occasioni concrete da rete, perché dopo il gol della
Roma al 5’ (invenzione di Conti per Maldera a sinistra, cross che tagliava
fuori Cabrini e che Chierico amministrava benissimo infilando Zoff da pochi
passi), Platini e Bettega avevano due grosse opportunità per pareggiare, quanto
per le vistose crepe nella manovra e per la sensazione di totale insicurezza
che straspariva in ogni sua giocata. Trapattoni, alla continua ricerca di
formule nuove e più efficaci, aveva deciso di far giocare Bettega escludendo
Marocchino. E ha fatto giocare Bettega nell’unica maniera in cui il giocatore
può ancora rendersi utile, cioè come pilone centrale dell’attacco. La novità
della giornata era semmai lo spostamento di Rossi a destra, già accennato in
altre partite, ma ieri nota fissa della gara. Pablito giocava in pratica
all’ala. In questo modo il tecnico sperava di concedere più respiro al
centravanti e alla squadra che sta al centro. Rossi doveva aggirare
l’avversario sulla fascia e mettere al centro palloni per Bettega che, tra
Boniek e Platini, si spingeva sotto la porta di Tancredi. Così si evitava anche
che il fuorigioco della Roma diventasse un’arma vincente. Intuizioni anche
lodevoli (si sacrifica però un po’ troppo Rossi), ma che naufragavano visto che
alla squadra mancava dietro l’apporto di Tardelli visibilmente menomato e di un
Furino appena decente e dei due terzini sempre a disagio e soccombenti contro
un Conti scatenato e un Chierico che si liberava sempre al tiro. Al solito, il
baluardo era Scirea devanti al quale un Boniek, magari a volte isterico (certi
suoi falli inutili lasciano interedetti) sbagliava molto ma rincorreva tutti
gli avversari e giocava più sulla quantità che sulla qualità, come a Liegi. Ciò
però non bastava per prendere il sopravvento sulla Roma e soprattutto per
alzare il ritmo della gara al di là dei desideri dei giallorossi. Sembrava una
Juve impotente e sempre più inquinata dai suoi problemi di intesa e di manovra.
Quindi si chiudeva il primo tempo con prospettive nere per i bianconeri che
diventavano nerissimi al 2’ della ripresa quando Prohaska falliva l’incornata a
pochi metri da Zoff. Un 2-0 a quel punto avrebbe significato la fine della
partita. Invece ecco uscire fuori l’antica anima della Juve. Furino suonava la
carica e rientrava finalmente in gara. I due terzini trovavano il modo di
evitare altri danni, tutta la squadra cambiava passo, lottava come solo lei sa
fare nei momenti di pericolo e si arrivava alla doppietta che metteva k.o. la
Roma. In 7’, dal 49’ al 56’, avveniva il sorpasso. Dapprima Platini deviava in
scivolata in rete un diagonale di Tardelli che aveva oltrepassato Tancredi
(cross di Rossi e deviazione di testa di Bettega per Tardelli appostato sulla
destra) e quindi Scirea, su passaggio indietro di rara intuizione di Boniek,
infilava il portiere della Roma con la perentorietà di un centravanti vero. Al
punto che per un attimo avevamo creduto che il goleador fosse Rossi. Poi la
vittoria juventina è stata avvalorata da un colpo di testa di Bettega che ha colpito
la traversa e da un controllo della gara via via più sicuro. Trapattoni,
sapendo che bisognava attestarsi su questo 2-1, ha tolto prima Platini (che non
ha gradito lo “sgarbo”) mettendo in campo Bonini e poi ha sostituito il
dolorante Rossi con Prandelli e non con Marocchino. La Roma ha tentato l’ultimo
assalto, ma ormai la partita le era sfuggita di mano. Conti e Chierico erano
spariti di scena. Falcao continuava a latitare, Valigi produceva ben poco,
Pruzzo lottava come un leone ma senza alcun risultato. Rimanevano Prohaska e
Vierchowod ad alimentare solo qualche speranza. Liedholm alla fine recriminerà
per il gol di Platini secondo lui viziato da fuorigioco e per una spinta di
Cabrini a Chierico quando l’ala ha fallito il colpo di testa. Francamente non
possiamo mettere le mani sul fuoco sulla posizione regolare o meno del francese
essendo stata troppo rapida l’azione. Non abbiamo visto la spinta. Secondo noi
sono però ininfluenti ai fini del risultato. La Roma ha perso perché nella
ripresa è calata troppo vistosamente e perché non ha mai trovato Falcao. La
Juve ha vinto con merito una partita più interessante che bella, grazie alla
sua reazione rabbiosa nella ripresa. Molti problemi restano irrisolti per
Trapattoni, ma almeno resta intatto nella squadra uno spirito indomito e uno
Scirea immenso. E’ perfino monotono ripetere sempre che il bianconero è ormai
non solo un libero, ma anche uno dei migliori giocatori del mondo. – da La
Gazzetta dello Sport del 25.10.1982
JUVENTUS
– STANDARD LIEGI 2-0
Torino, Stadio Comunale,
03.11.1982 - Coppa dei Campioni – Ottavi di Finale - Ritorno
RETI:
14’
Rossi P. (J); 29’ Rossi P. (J)
JUVENTUS: Zoff,
Bonini, Prandelli; Furino, Gentile, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi; Platini,
Boniek – All. Trapattoni
STANDARD
LIEGI: Preud’Homme,
Onal (51’ Sciascia), Delangre; Van der Smissen, Plessers, Poel; Tahamata,
Daerden, Wendt; Hann, Grundel (70’ Geurts) - All. Goethals
ARBITRO:
Galler (Svizzera)
JUVENTUS – TORINO 1-0
Torino, Stadio Comunale,
21.11.1982 - 10ª Giornata di Campionato
RETI:
35’
Platini (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Prandelli; Furino, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi; Platini,
Boniek (84’ Bonini) – All. Trapattoni
TORINO:
Terraneo,
Van de Korput, Ferri (46’ Corradini poi 71’ Bertoneri); Zaccarelli, Danova,
Galbiati; Torrisi, Dossena, Selvaggi; Hernandez, Borghi - All. Bersellini
ARBITRO:
Casarin di Milano
CLASSIFICA: Roma p. 15;
Juventus, Verona p. 14; Inter p. 13; Sampdoria p. 12; Torino p. 11; Udinese p.
10; Avellino, Cesena, Fiorentina, Pisa p. 9; Genoa p. 8; Ascoli, Cagliari,
Napoli p. 7; Catanzaro p. 6
CRONACA: Platini decide le
sorti del derby, interrompe l’imbattibilità del Torino, fa felice Agnelli in
tribuna, risponde (come sempre si dovrebbe) con i fatti, sul campo, alle
tante polemiche sulle sue condizioni fisiche, contribuisce in gran parte ad
issare la bandiera bianconera sempre più in alto sul pennone della classifica.
Il francese protagonista dell’incontro più atteso della decima giornata, ma non
al punto da ergersi a mattatore assoluto, da nascondere i meriti dei compagni e
la fisionomia della Juve che comincia a stagliarsi più netta anche nell’ambito
del campionato. Nel primo tempo, per meglio dire nella prima mezz’ora, si è
intravista la squadra che aveva incantato tutti in coppa contro lo Standard.
Difesa impeccabile, Zoff spettatore, centrocampo sbrigativo con un Tardelli
scatenato e attacco in piena frenesia. Fra Juve e Torino si è aperto un abisso
in fatto di gioco. La cronaca ci da un fedele riscontro di questi concetti. Un
palo colpito in pieno da Bettega con Terraneo tagliato fuori da ogni
possibilità di intervento, lo stesso Terraneo che deve esibire tre grandi
parate si conclusioni di Rossi e Tardelli, il gol di Platini, una mischia
oceanica in area granata per impedire agli juventini il raddoppio, 12 calci
d’angolo a due. Resta misero ed inadeguato soltanto il risultato che è di
appena un gol a zero. Forse questo è il vero appunto che si può muovere alla
squadra campione d’Italia per un primo tempo che ha riempito di gioia i suoi fans.
Il non essere riuscita a tradurre in moneta sonante la superiorità
schiacciante espressa in campo nei confronti di un Torino che ha fatto il
massimo per limitare i danni. E si sa quanto è crudele il calcio nei confronti
di chi è troppo prodigo e pecca anche di un pizzico di presupponenza. Infatti
nella ripresa, un leggero calo fisico dei bianconeri e la logica animosità dei
granata, che non potevano certo sentirsi domi con un sol gol al passivo, hanno
riaperto le sorti di una gara che sembrava non dovesse aver più storia. Niente
di trascendentale da parte del Torino, né lo si poteva pretendere; i limiti
della squadra di Bersellini sono quelli che sono, ma è bastato che la Juve
fosse costretta a lasciare l’iniziativa agli avversari per produrre quel paio
di situazioni di allarme in area juventina che potevano anche tradursi nel gol
del pareggio. C’è voluto un grande Zoff su un colpo di testa che appariva
vincente di Torrisi (la prima parata del portierone azzurro) e uno Zoff attento
su un “maligno” diagonale di Bertoneri per evitare alla Juve una beffa che
tutto sommato non meritava. Anche perché sull’altro fronte, prima Boniek e poi
Platini e Bettega, hanno avuto ancora l’estro per insidiare seriamente
Terraneo. Ma le occasioni da rete juventine spuntavano all’improvviso più a
interrompere l’assalto torinese che a consolidare la supremazia espressa a
tutto tondo nei primi 45’. E quando si arretra pian piano verso la propria area
di rigore si esaltano, è vero, le virtù dei vari Gentile Brio, Scirea, ma si
consente all’avversario di avere sempre nel mirino il traguardo un pareggio che
ieri al Comunale appariva davvero un terno al lotto per i granata. In
definitiva la Juve ha corso dei rischi che non spiegano se non con l’incapacità
di essere più concereta in fase di tiro. Comunque, una vittoria limpida, che va
al di là delle cifre e trova origine da un tasso di classe superiore a quello
che possono esprimere oggi i pur volenterosi granta. Bersellini ha cercato di
“inquinare” il centrocampo bianconero con qualche mossa tattica che, alla fine,
può essere giudicata sballata solo perché la sua squadra ha perso. Ma che
perdesse era nell’ordine naturale delle cose. Bettega, Tardelli, Rossi, Platini
e Boniek non possono temere il confronto con Torrisi, Dossena, Selvaggi,
Hernandez e Borghi. E’ tutto qui il discorso. Il tecnico granata ha cercato di
confondere le idee a Trapattoni togliendo Beruatto di squadra e utilizzando
Torrisi come “custode” a tutto campo di Boniek e poi cercando di adoperare
Dossena, che nel gioco delle marcature doveva essere l’uomo di Prandelli, sul
versante destro, come pedina in più, di raddoppio, nella zona dove già i
centrocampisti juventini erano impegnati al massimo. L’idea era di effettuare
scambi di ruoli continui tra Torrisi e Dossena, mentre Hernandez doveva portare
a spasso Tardelli. Se Prandelli avesse seguito Dossena, si sarebbe aperto un
varco sulla fascia destra nel quale il Torino poteva giungere a Zoff. Invece
Trapattoni ha risposto per le rime: ha affidato Hernandez a Furino solo quando
l’argentino si affacciava pericolosamente ai limiti dell’area. In tal modo ha
liberato Tardelli da compiti di marcatura specifici e non ha mai mosso
Prandelli dalla zona sinistra, neanche quando Dossena giocava sull’altro
versante. Così sono stati chiusi ai granati tutti i corridoi e per di più
Tardelli (come anche Prandelli dall’altro lato) ha giocato, specie nel primo
tempo, più per l’attacco che per la difesa. Raid continui fino all’area di
Terraneo (gran merito del gol di Platini va al centrocampista che è sbucato
davanti al portiere granata e lo ha costretto a deviare il pallone sui piedi
del francese che ha fiondato sotto la traversa) e poi ripiegamenti
tempestivi a controllare a zone i vari Zaccarelli, Dossena o Torrisi quando
questi sfuggiva a Boniek. Mentre Tardelli è stato uno dei punti chiave del
dispositivo tattico della Juve: Dossena ha finito per concludere poco o niente,
con negative conseguenze per un attacco già leggerino e ieri per di più
abbandonato tra le grinfie di una difesa juventina tornata solida e sicura come
ai bei tempi. Per finire, un derby correttissimo, come se ne ricordano pochi,
che il pubblico, specie quello di fede bianconera, ha dimostrato di gradire.
Fosse rimasto per tutta la gara ai livelli del primo tempo, sarebbe stato
superbo. Ma la Juve nella ripresa è scesa d’arcione e il Torino non ha saputo e
potuto darle il cambio. – da La Gazzetta dello Sport del 22.11.1982
JUVENTUS – FIORENTINA
3-0
Torino, Stadio Comunale,
20.02.1983 - 20ª Giornata di Campionato
RETI:
19’
Bettega (J); 32’ Ferroni II aut. (J); 74’ Rossi P. (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile (53’ Furino), Cabrini; Bonini, Brio, Scirea (75’ Prandelli); Bettega,
Tardelli, Rossi; Platini, Boniek – All. Trapattoni
FIORENTINA:
Galli,
Ferroni, Contratto; Cuccureddu, Pin (72’ Manzo), Passarella; Bellini, Pecci,
Graziani (80’ Bertoni A.); Antognoni, Massaro - All. De Sisti
ARBITRO:
D’Elia di Salerno
CLASSIFICA: Roma p. 30; Verona
p. 25; Inter, Juventus p. 24; Torino, Udinese p. 22; Fiorentina p. 21;
Sampdoria p. 20; Avellino, Genoa p. 19; Cagliari p. 18; Cesena, Pisa p. 17;
Ascoli p. 16; Napoli p. 15; Catanzaro p. 11
JUVENTUS
– UDINESE 4-0
Torino, Stadio Comunale,
27.02.1983 - 21ª Giornata di Campionato
RETI:
9’
Platini (J); 63’ Platini (J); 80’ Boniek (J); 87’ Tardelli (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega (71’ Marocchino), Tardelli,
Rossi; Platini (64’ Prandelli), Boniek – All. Trapattoni
UDINESE:
Corti,
Galparoli, Tesser; Gerolin, Edinho, Cattaneo; Causio (64’ Pulici), Chiarenza
(75’ Orazi), Mauro; Surjak, Virdis - All. Ferrari
ARBITRO: Pieri
di Genova
CLASSIFICA: Roma p. 31; Verona
p. 27; Juventus p. 26; Inter p. 25; Fiorentina, Torino p. 23; Udinese p. 22;
Sampdoria p. 21; Genoa p. 20; Avellino, Cagliari p. 19; Ascoli, Cesena p. 18;
Pisa p. 17; Napoli p. 16; Catanzaro p. 11
ASTON VILLA - JUVENTUS 1-2
Birmingham (Inghilterra), Villa Park, 02.03.1983 - Coppa
dei Campioni – Quarti di Finale - Andata
RETI:
1’
Rossi P. (J); 53’ Cowans (A) 81’ Boniek (J)
ASTON VILLA: Spink, Williams (40’ Deacy), Gibson; Bremmer,
McNaught, Mortimer; Blair, Shaw, Withe; Cowans, Morley - All. Barton
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi; Platini,
Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Eschweilr (Germania Ovest)
ROMA - JUVENTUS 1-2
Roma, Stadio Olimpico,
06.03.1983 - 22ª Giornata di Campionato
RETI: 62’ Falcao (R); 83’ Platini (J); 86’ Brio (J)
ROMA:
Tancredi,
Nappi, Vierchowod; Righetti U., Falção, Nela; Valigi, Ancelotti, Pruzzo (58’
Iorio); Di Bartolomei, Conti B. – All. Liedholm
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi P.; Platini,
Boniek (62’ Marocchino) – All. Trapattoni
ARBITRO:
Barbaresco di Cormons
CLASSIFICA: Roma p. 31;
Juventus p. 28; Verona p. 27; Fiorentina, Inter, Torino p. 25; Udinese p. 23;
Sampdoria p. 22; Genoa p. 21; Avellino p. 20; Ascoli, Cagliari, Pisa p. 19;
Cesena p. 18; Napoli p. 17; Catanzaro p. 13
CRONACA: Un colpo al cuore!
Roma, lo splendido pubblico che gremiva e colorava di fantasmagorici coriandoli
giallorossi l’Olimpico, Liedholm in panchina, Falcao che aveva appena segnato
un gol che avresti giurato storico, i giocatori romanisti, tutti sono stati
freddati da due colpi di fucile a canne mozze sparato in pieno petto da una
Juve forse ancor più rapace che brava, più crudele che autoritaria. Due gol,
segnati in rapida successione, nel brevissimo intervallo di 3’ in un
arroventato finale di partita, hanno letteralmente strappato dalla maglia della
Roma uno scudetto che la squadra giallorossa sentiva di avere ormai
definitivamente conquistato. Il calcio, a volte, sa essere anche spietato ed
esaltante insieme, a seconda della visuale e dei sentimenti di chi era presente
ieri all’Olimpico. Ma non c’è nulla più delle crude cifre a rendere almeno l’idea
di ciò che è successo tra Roma e Juve, del capovolgimento totale di una partita
che in pochi istanti ha girato le spalle ad una squadra per tuffarsi tra le
braccia dell’altra. Al 62’ , con il gol di Falcao, la Roma veniva a trovare con
ben 7 punti di vantaggio sulla Juve, all’86’ il gol di Brio portava i
bianconeri a sole tre lunghezze dai rivali. In pochi minuti erano stat
annullati ben 4 punti di distacco. Da un campionato finito, si passava ad un
campionato tutto da giocare. Ma è bene
descriverli questi tre gol che resteranno a lungo nella memoria della gente e
che potranno anche essere decisivi per le sorti della stagione in corso. Si era
al 17’ della ripresa, quando Gentile fermava fallosamente Conti a trequarti
campo, mentre i giocatori discutevano e mentre la panchina stessa della
Juve era distratta perché stava predisponendo il cambio di Boniek con
Marocchino, l’ala giallorossa batteva con rapidità la punizione: lunga parabola
che spioveva al centro dell’area bianconera. Falcao, lasciato incustodito,
saltava bene, sfiorava la palla di testa e sorprendeva Zoff (che si lanciava in
tuffo con lieve ritardo). La folla dell’Olimpico esplodeva in un boato
impressionante, mentre il brasiliano correva incontro ai tifosi per rispondere
al loro entusiasmo. Passiamo al 38’. Nel frattempo c’era stata al 28’ una
splendida azione di Ancelotti che aveva consegnato un ottimo pallone a Iorio
spostato sulla destra (il giovanotto era appena entrato a sostituire Pruzzo
infortunato). La punta correva verso il fondo, vanamente inseguito dai
difensori bianconeri, e invece di appoggiare il pallone indietro a
Falcao, appostato vicino alla porta di Zoff, tentava il tiro diretto: la palla
“pizzicava” il primo palo, oltrepassava il portiere e attraversava tutto lo
specchio della porta, perdendosi lontano. Una ghiotta occasione per il 2-0. Ma
ritorniamo al fatidico 38’. Falcao inseguiva Platini e lo atterrava a una
decina di metri dall’area di rigore della Roma. Punizione che batteva lo
specialista Platini. E che sia uno specialista nessuno può avere ora dei dubbi.
Parabola perfetta con palla che scavalca la barriera e piomba dall’alto nel
“sette” dell’esterrefatto Tancredi. Folla più interdetta che preoccupata. 1-1,
ma va bene lo stesso. La Juve è sempre a cinque punti, si commenta sugli
spalti. Arriva però 3’ dopo la doccia fredda. Gentile manda un lungo traversone
in avanti, Bettega ai limiti dell’area di rigore della Roma si alza e di testa
lancia in avanti Platini che è costretto a raggiungere sul fondo una palla
forse troppo lunga. Dal fondo il francese pennella un magnifico pallonetto che
Brio, gettandosi in avanti, schiaccia di testa in rete. Questa volta fa
impressione il silenzio dell’Olimpico. Né le proteste, neppure molte sentite
dei giallorossi, servono a riscaldare il gelo dell’ambiente. Si fa segno a
Barbaresco che Platini sarebbe scattato in posizione di fuorigioco sul colpo di
testa di Bettega. L’arbitro non sente ragioni e forse non ha torto a ritenere
valida l’azione. Ecco in queste breve note di cronaca il succo di una partita
folle anche se, bisogna riconoscerlo, ha prodotto un risultato che non fa una
piega. A Roma si parlerà a lungo di beffa, di fatalità, di “irrazionalità” del
calcio, ma sia ben chiaro che la Juve non ha rubato nulla all’Olimpico. Diciamo
che ha avuto soprattutto la forza morale di rovesciare negli ultimi dieci
minuti una situazione che sembrava sino all’occasione da gol di Iorio
chiaramente compromessa. Non solo perché la squadra di Ledholm era giustamente
in vantaggio, ma perché fino al gol di Falcao la Juve era stata totalmente
stregata dalla manovra giallorossa. Liedholm aveva messo a punto un piano
strategico perfetto anche se, all’annuncio delle formazioni, aveva suscitato
molte perplessità. Proprio per la gara-scudetto il tecnico svedese aveva
rivoluzionato lo schieramento titolare. Fuori Maldera, Prohaska (neppure
portato in panchina) e Iorio. Al loro posto c’erano Nappi, Righetti e Valigi,
notoriamente dei rincalzi. Nelle intenzioni di Liehdolm non c’era solo il
desiderio di “rinfrescare” una squadra apparsa ultimamente affaticata, ma
quello più concreto di avviluppare la Juventus in una morsa a centrocampo. Con
Righetti in difesa, Di Bartolomei avrebbe fatto il libero in più, davanti allos
schieramento difensivo. Valigi al posto di Iorio serviva a infittire le maglie
di una squadra che puntava chiaramente a tenere bassissimo il ritmo della gara
e allo 0-0. Sul fronte offensivo, la trovata era un Falcao in posizione di
punta centrale, mentre Pruzzo si allargava sule fasce, l’idera era di “stanare”
Brio e tenere in area di rigore l’inesperto Bonini. Un piano che per più di
un’ora ha funzionato a meraviglia visto che la Juve non solo non è riuscita ad
esprimere nulla in fase offensiva, ma che la partita era stata totalmente
gelata. Dei portieri, solo Zoff era dovuto intervenire per deviare un tiro da
lontano di Conti. I bianconeri potevano recriminare solo per un paio di falli
da rigore di cui sembravano essere rimasti vittima Rossi e Platini, ma
null’altro. L’attacco juventino era privo assolutamente di rifornimenti e il
centrocampo non riusciva ad esprimere idee, nè la Juve nel suo insieme sapeva
elevare il ritmo della partita. A conclusione di tutto era venuto anche il gol
di Falcao da posizione di centravanti. Cosa si poteva pretendere di più dal
tecnico svedere? A quel punto era il vero trionfatore della partita. Con il
senno di poi ora qualcuno dirà che Liedholm ha snaturato la squadra. Nullad i
più falso. La verità è che finchè l’incontro è filato sul piano della logica,
la Roma lo ha tenuto saldamente in pugno. Quando la Juve si è decisa (un po’
come era avvenuto all’andata) a gettare alle ortiche ogni prudenza, ogni schema
(visto che ormai tutto era perduto) e a mettere sul piatto della bilancia il
suo smisurato orgoglio, ecco che la gara è uscita di senno ed è accaduto di
tutto, anche la vittoria fino a quel punto “incredibile” per i bianconeri.
Complice forse un pizzico di eccessiva sicurezza dei giallorossi, che hanno
arretrato troppo le proprie linee difensive consentendo al genio di Platini di
esplodere. Per assurdo ora si può dire che il gol di Falcao ha fatto più male
che bene alla Roma. Se il brasiliano non segnava, la gara finiva sulla 0-0.
Invevce i giallorossi hanno sperimentato cosa significa svegliare il can che
dorme… - da La Gazzetta dello Sport del 07.03.1983
JUVENTUS
– AVELLINO 4-1
Torino, Stadio Comunale,
13.03.1983 - 23ª Giornata di Campionato
RETI:
13’
Scirea (J); 64’ Boniek (J); 66’ Vignola (A); 70’ Platini (J); 87’ Platini (J)
JUVENTUS: Zoff,
Prandelli, Cabrini; Bonini (79’ Storgato), Brio, Scirea; Marocchino, Tardelli
(71’ Furino), Bettega; Platini, Boniek – All. Trapattoni
AVELLINO:
Tacconi,
Osti, Cascione; Schiavi, Favero, Di Somma; Vailati (61’ Bergossi), Centi,
Barbadillo (77’ Skov); Vignola, Limido - All. Veneranda
ARBITRO:
Ballerini di La Spezia
CLASSIFICA: Roma p. 33;
Juventus p. 30; Verona p. 28; Fiorentina, Inter p. 26; Torino p. 25; Sampdoria,
Udinese p. 24; Genoa p. 23; Ascoli, Avellino, Cagliari p. 20; Napoli, Pisa p.
19; Cesena p. 18; Catanzaro p. 13
JUVENTUS – ASTON VILLA 3-1
Torino, Stadio Comunale,
16.03.1983 - Coppa dei Campioni – Quarti di Finale - Ritorno
RETI:
14’
Platini (J); 26’ Tardelli (J); 68’ Platini (J); 81’ White (A)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio (73’ Furino), Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi;
Platini, Boniek – All. Trapattoni
ASTON VILLA: Spink, Williams, Gibson; Mortimer, Evans, McNaught;
Bremmer, Shaw, Withe; Cowans, Walters - All. Barton
ARBITRO:
Keizer (Olanda)
JUVENTUS
– WIDZEW LODZ 2-0
Torino, Stadio Comunale, 06.04.1983
- Coppa dei Campioni – Semifinale - Andata
RETI:
8’
Bettega (J); 59’ Grebosz aut. (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi (77’
Marocchino); Platini, Boniek – All. Trapattoni
WIDZEW
LODZ: Mlynarczyk,
Kaminski, Swiatek; Tlokinski, Wojcicki, Grebosz; Wraga (81’ Myslinski), Surlit,
Romke; Rozborski, Smolarek - All. Zmuda
ARBITRO:
Ponnet (Belgio)
JUVENTUS
– ASCOLI 5-0
Torino, Stadio Comunale,
10.04.1983 - 26ª Giornata di Campionato
RETI:
7’
Bettega (J); 26’ Rossi P. rig. (J); 34’ Tardelli (J); 68’ Rossi P. (J); 72’
Platini (J)
JUVENTUS: Zoff,
Prandelli, Cabrini; Bonini, Gentile (66’ Storgato), Scirea; Bettega, Tardelli
(51’ Furino), Rossi; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ASCOLI:
Brini,
Anzivino, Boldini; Scorsa, Gasparini (61’ Carotti), Mandorlini; Novellino, De
Vecchi, Pircher (46’ Monelli); Greco, Nicolini - All. Mazzone
ARBITRO:
Ballerini di La Spezia
CLASSIFICA: Roma p. 37;
Juventus p. 33; Inter p. 32; Verona p. 30; Fiorentina, Torino p. 29; Udinese p.
28; Sampdoria p. 27; Cagliari, Genoa p. 24; Avellino, Pisa p. 23; Ascoli,
Napoli p. 22; Cesena p. 20; Catanzaro p. 13
JUVENTUS – INTER 0-2 a
tavolino
Torino, Stadio Comunale,
01.05.1983 - 28ª Giornata di Campionato
JUVENTUS: Zoff,
Prandelli (49’ Furino), Cabrini; Bonini, Gentile, Scirea; Bettega, Tardelli,
Rossi (49’ Marocchino); Platini, Boniek – All. Trapattoni
INTER:
Bordon,
Bergomi, Baresi; Oriali, Collovari, Bini (59’ Bernazzani); Bagni, Muller,
Altobelli; Beccalossi, Sabato - All. Marchesi
ARBITRO:
Barbaresco di Cormons
NOTE: Vittoria a tavolino dell’Inter in seguito ad un
incidente accorso a Marini (I) colpito da un mattone lanciato dagli spalti.
Sul campo la partita era finita 3-3: 27’ Altobelli (I); 37’ Oriali (I); 44’
Platini (J); 55’ Muller (I); 69’ Platini (J); 77’ Bettega (J)
CLASSIFICA: Roma p. 40; Inter, Juventus p. 35; Verona p. 33;
Fiorentina p. 31; Sampdoria, Torino, Udinese p. 30; Cagliari; Genoa p. 26;
Avellino, Napoli p. 25; Ascoli, Pisa p. 24; Cesena p. 21; Catanzaro p. 13
NOTE: Sconfitta a
tavolino (un mattone ha
colpito Marini dell'Inter, sul pullman che portava i giocatori allo stadio, 90
minuti prima dell'inizio dell'incontro).
Ammonizioni Gentile (J), Prandelli (J), Bagni (I), Bergomi (I), Collovati (I)
Espulsioni Bettega R. (J) doppia ammonizione al 37' st
Note Risultato assegnato a tavolino dal giudice sportivo per gravi incidenti prima dell'incontro; l'incontro era terminato 3-3 (1-2), reti: Altobelli A. (I) al 27', Oriali (I) al 37', Platini al 44' pt; Müller H. (I) al 10', Platini al 24', Bettega al 32' st
Espulsioni Bettega R. (J) doppia ammonizione al 37' st
Note Risultato assegnato a tavolino dal giudice sportivo per gravi incidenti prima dell'incontro; l'incontro era terminato 3-3 (1-2), reti: Altobelli A. (I) al 27', Oriali (I) al 37', Platini al 44' pt; Müller H. (I) al 10', Platini al 24', Bettega al 32' st
CAGLIARI
- JUVENTUS 1-2
Cagliari, Stadio Sant’Elia,
08.05.1983 - 29ª Giornata di Campionato
RETI:
42’
Piras (C); 54’ Boniek (J); 68’ Platini (J)
CAGLIARI:
Malizia,
Lamagni, Azzali; Restelli, Bogoni (34’ De Simone), Vavassori; Quagliozzi (71’
Rovellini), Pileggi, Poli; Marchetti, Piras - All. Giagnoni
JUVENTUS: Zoff,
Bonini, Cabrini; Furino, Storgato, Scirea (64’ Prandelli); Marocchino (85’
Galderisi), Tardelli, Rossi; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Bergamo di Livorno
CLASSIFICA: Roma p. 41;
Juventus p. 37; Inter p. 36; Verona p. 34; Fiorentina p. 33; Udinese p. 31;
Sampdoria, Torino p. 30; Avellino, Genoa p. 27; Cagliari, Napoli, Pisa p. 26;
Ascoli p. 25; Cesena p. 22; Catanzaro p. 13
JUVENTUS
– GENOA 4-2
Torino, Stadio Comunale,
15.05.1983 - 30ª Giornata di Campionato
RETI:
8’
Benedetti (G); 27’ Gentile Ca. aut. (J); 30’ Platini (J); 56’ Platini (J); 64’
Briaschi (G); 86’ Cabrini (J)
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio (68’ Storgato), Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi
(68’ Marocchino); Platini, Boniek – All. Trapattoni
GENOA:
Martina,
Faccenda, Testoni (10’ Somma); Corti, Onofri, Gentile Ca.; Benedetti, Peters,
Briaschi; Iachini, Viola (57’ Fiorini) - All. Simoni
ARBITRO:
Facchin di Udine
CLASSIFICA: Roma p. 43;
Juventus p. 39; Inter p. 38; Verona p. 35; Fiorentina p. 34; Udinese p. 32;
Sampdoria p. 31; Torino p. 30; Avellino, Napoli p. 28; Ascoli, Genoa, Pisa p.
27; Cagliari p. 26; Cesena p. 22; Catanzaro p. 13
AMBURGO - JUVENTUS 1-0
Atene (Grecia), Stadio Spiros
Luis, 25.05.1983 - Coppa dei Campioni – Finale
RETI:
9’
Magath (A)
AMBURGO:
Stein,
Kaltz, Wehmeyer; Rolff, Jakobs, Hieronymus; Milewski, Groh, Hrubesch; Magath,
Bastrup (56’ Von Heesen) - All. Happel
JUVENTUS: Zoff,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi (56’
Marocchino); Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Rainea (Romania)
CRONACA: E’ una coppa proprio
stregata per la Juve! Neppure questa volta, all’undicesimo assalto, quando
tutto sembrava predisposto per celebrare il suo trionfo, la squadra bianconera
ha saputo sfatare un vero e proprio sortilegio. Il grande pubblico juventino di
Atene, come immaginiamo, quello invece rimasto in Italia incollato ai
televisori, è stato ancora una volta tradito. Evidentemente l’ottimismo della
vigilia non ha pagato. Atene non è come Madrid, anche noi credevamo che la Juve
potesse farcela contro un Amburgo che non appariva alla sua altezza. O
meglio non appariva squadra capace di emulare la Juve ammirata contro lo Standard
o contro l’Aston Villa. Invece dopo pochi minuti di questa amara finale, forse
già prima del gol decisivo di Magath al 9’, ci siamo accorti che in campo si
muoveva con grande impaccio una Juve ben diversa da quella che aveva fin qui
dominato la competizione europea. L’Amburgo giocava sul ritmo e sull’accortezza
tattica, il che era previsto, ma non era previsto che i bianconeri non
sapessero rispondere alla grande con quella azioni travolgenti che le avevano
fatto segnare gol a raffica. Platini all’inizio ha tentato di spronare una
formazione che appariva lenta e slegata, ma poi, assumendo, una inutile
posizione avanzata (in pratica giocava centravanti al posto di Rossi) lasciava
ad altri il controllo del gioco a centrocampo. Ed è stata la fine. Boniek ha
sbagliato molto, esibendosi solo in un paio di sgroppate, Bettega e Tardelli
non hanno fatto reparto; Rossi è scomparso subito dalla scena ben prima di
essere sostituito da Marocchino. In queste condizioni la Juventus si è
consegnata ad un Amburgo sempre in palla (il campionato di Germania è ancora in
corso) e attrezzato tatticamente, grazie anche al gol di vantaggio messo a
segno con il suo uomo migliore, quel Magath contro il quale Trapattoni non era
riuscito a creare un argune sicuro. I tedeschi sono riusciti a non far giocare
la Juve, questa è la verità, usando le armi proprio delle squadre italiane
(contropiede e velocità) hanno messo a soqquadro la retroguardia bianconera al
punto che l’1-0 può essere considerato un vantaggio anche stretto. Proprio non riusciamo a trovare
giustificazioni per la sconfitta dei bianconeri. Né nell’operato dell’arbitro
che è stato esemplare, né nelle straordinarie parate di Stein, in quanto il
portiere fa pur parte dell’organico di una squadra. E ieri sera l’Amburgo si è
confermata più squadra della Juve in tutto. Così, dopo una lunga parentesi
inglese, la coppa ritorna in Germania. Il calcio latino rimane ancora deluso,
ma lo è soprattutto la Juve, come dieci anni fa a Belgrado, un gol subito
all’inizio è stata la fine, peccato! Quando le squadre entrano in campo,
l’Olimpico di Atene ha due soli colori: il bianco e il nero, utilizzato in
tutto i modi. Striscioni, stendardi, perfino un pallone aerostatico viene
lanciato in cielo in onore della Juve. Non abbiamo mai visto uno stadio più
juventino di questo. I tedeschi sono una sparuta minoranza che si fa fatica a
scorgere. Happel all’ultimo minuto decide di schierare Bastrup e non Van
Heesen. Un brutto cliente per Gentile o Cabrini (in Danimarca ci segnò pure un
gol). La Juve non ha problemi di formazione. Rainea si consulta con il
guardalinee e da il fischio d’avvio. Il primo portiere ad essere chiamato in
causa è Stein che esce su un cross di Platini lanciato da Scirea. Sono le prime
scaramucce. Al 3’ sempre Platini aggira un uomo e lancia magistralmente il
contropiede, sciupato però da Boniek. Sul francese, Happel la messo Rolff in
guardia stretta, mentre Gentile segue Bastrup anche sull’altro versante; Kaltz
e Cabrini si fronteggiano sulla fascia sinistra juventina. Al 7’ un lampo dei
bianconeri. Tardelli a destra crossa basso e Bettega si butta in avanti tirando
a rete splendidamente di testa. Ottima la risposta di Stein che vola a deviare
in angolo. Ma al 9’ c’è la doccia fredda di un gol quasi incredibile. Magath scende
verso la nostra area, sembra voglia passare, tenta e supera un paio di
juventini, poi dal limite fa partire un tiro che per un attimo sembra quasi
possa essere fuori, ma poi il pallone dopo una parabola arcuata e tesa scavalca
Zoff e si insacca alto nell’angolo opposto. 1-0. Lo stadio ammutolisce, mentre
l’Amburgo in campo si fa ora più intraprendente. Prima Milewski si presenta
pericolosamente solo in area e poi fortunatamente cade, quindi Magath viene
messo giù da Bonini proprio al limite dell’area bianconera. Al 14’ gran tiro
basso di Kaltz ed è addirittura Boniek a salvare sulla linea il gol del 2-0. E’
un momentaccio per la Juve. Platini cerca di scuotere i compagni: al 19’ si
getta in tuffo su cross di Gentile, ma Stein non si fa sorprendere dal suo
colpo di testa. Al 20’ un grande sinistro di Cabrini al volo viene respinto a
pugni chiusi dal portiere tedesco. La risposta dell’Amburgo provoca un tiro
violento di Magath che sfiora la traversa, come fa paura una deviazione di
Hrubesch un minuto dopo. Alla mezz’ora i tedeschi appaiono ancora molto più
vispi degli juventini e controllano il gioco con padronanza, mentre sull’altro
versante gli errori si sprecano. La Juve sembra ancora sotto choc. Al 32’ Rollf
scatta su lancio di Magath e trafigge Zoff, ma Rainea per fortuna conta un
fuorigioco millimetrico. Brio parte in attacco e da inizio a un furioso duello
aereo con Stein. Rollf e Bonini si beccano un’ammonizione a testa nel giro di
un minuto: la partita accenna a scaldarsi e Rainea fa bene ad intervenire. E
infatti al 40’ una scaramuccia tra Groth e Cabrini richiede due altre
ammonizioni. Proprio allo scadere del tempo una discesa di Magath mette
scompiglio nelle fila bianconere. Il tedesco cade in area su intervento di
Cabrini, ma Rainea decide che la mezz’ala si è tuffata. E così si va al riposo
sempre sull’1-0. La Juve appare più determinata al suo rientro in campo: cinge
d’assedio l’area tedesca, ma le reazioni di contropiede dell’Amburgo sono
veloci e pericolose. Sullo 0-1 è comunque un rischio che si deve correre. Al 5’
un gran nel sinistro di Cabrini viene deviato in angolo da Stein che poi esce
di pugno si Bettega. Al 10’ il gioco viene interrotto perchè Bastrup è rimasto
a terra dopo essersi scontrato fortuitamente con un bianconero. Il tedesco esce
sostituito da Von Heesen, mentre sull’altro fronte Trapattoni sostituisce Rossi
con Marocchino. E’ la malinconica uscita di scena di un campione che proprio
non è riuscito a cavar fuori dal suo repertorio una delle sue prestazioni
memorabili. In pratica, contro l’Amburgo non si è visto mai. La Juve tenta
disperati assalti contro l’Amburgo che si difende però con molta vigoria e
ordine. Boniek al 20’ opera una delle sue galoppate sulla fascia sinistra ma
poi viene falciato prima di entrare in area di rigore. Sono però tentativi
isolati, la squadra bianconera non dimostra ancora di avere trovato il filo di
quel gioco che le aveva permesso di dominare tutte le precedenti partite di
Coppa. Al 27’ Marocchino si conquista un bel corner: sugli sviluppi del calcio
d’angolo, Bonini allunga a Platini un bel pallone; il francese, all’uscita di
Stein, cerca la soluzione aerea, ma il portiere tedesco riesce a recuperare il
pallone dopo essere franato sull’avversario. I bianconeri reclamano il rigore,
ma francamente non ne ravvediamo gli estremi. Rainea fa segno di continuare e
la Juve vede esaurirsi un’altra possibilità. L’Amburgo appare padrone del
campo: sbeffeggia il gioco degli avversari con sapienti fuorigioco e poi cerca
di piazzare la botta del 2-0. Al 33’ Zoff deve sfoderare una gran bella parata
per sventare un’incursione di Hrubesch che si era liberato in area. Al 38’
Magath (il migliore in campo) fallisce un gol fatto quando, giunto solo a tu
per tu con Zoff, perde il pallone sulla porta ormai sguarnita. Non c’è nulla da
fare, i minuti passano inesorabili. La Juve non riesce a passare, Rainea al 90’
esatto, senza recuperare nulla, fischia la fine dell’incontro. Per la Juve è
l’ennesima delusione. Per i tedeschi un trionfo inaspettato. – da La Gazzetta
dello Sport del 26.05.1983
JUVENTUS
– ROMA 3-0
Torino, Stadio Comunale,
01.06.1983 - Coppa Italia – Quarti di Finale – Andata
RETI:
41’
Cabrini (J); 70’ Platini (J); 88’ Boniek (J)
JUVENTUS:
Bodini, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea (46’ Prandelli); Marocchino (75’
Furino), Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ROMA:
Tancredi,
Nappi, Vierchowod; Richetti, Falcao, Maldera (5’ Valigi); Ancelotti, Prohaska,
Pruzzo (10’ Iorio); Di Bartolomei, Conti - All. Liedholm
ARBITRO:
D’Elia di Salerno
ROMA
- JUVENTUS 0-2
Roma, Stadio Olimpico,
04.06.1983 - Coppa Italia – Quarti di Finale – Ritorno
RETI:
49’
Tardelli (J); 53’ Boniek (J)
ROMA:
Tancredi,
Nappi, Vierchowod; Righetti, Di Bartolomei, Nela; Chierico (81’ Valigi),
Prohaska, Iorio (81’ Faccini); Ancelotti, Conti - All. Liedholm
JUVENTUS:
Bodini, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea (54’ Prandelli); Marocchino (21’
Galderisi), Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO: Lo
Bello di Siracusa
JUVENTUS
– INTER 2-1
Torino, Stadio Comunale,
11.06.1983 - Coppa Italia – Seminale – Andata
RETI:
5’
Baresi G. aut. (J); 8’ Galderisi (J); 63’ Bini (I)
JUVENTUS:
Bodini, Gentile (46’ Prandelli), Cabrini; Bonini, Brio (81’ Storgato), Scirea;
Galderisi, Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
INTER:
Zenga,
Bergomi, Baresi G.; Marini, Ferri, Bini; Bergamaschi (53’ Juary), Muller,
Altobelli; Beccalossi (46’ Bernazzani), Sabato - All. Marchesi
ARBITRO:
Menegali di Roma
INTER
- JUVENTUS 0-0
Milano, Stadio San Siro, 15.06.1983
- Coppa Italia – Semifinale – Ritorno
INTER:
Zenga,
Bergomi, Baresi G.; Marini, Ferri (80’ Bergamaschi), Bini; Bagni, Muller,
Altobelli; Sabato, Juary - All. Marchesi
JUVENTUS:
Bodini, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Galderisi, Tardelli, Rossi P.
(58’ Furino); Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO: Pieri
di Genova
VERONA - JUVENTUS 2-0
Verona, Stadio Marc’Antonio
Bentegodi, 19.06.1983 - Coppa Italia – Finale – Andata
RETI:
44’
Penzo (V); 51’ Volpati (V)
VERONA:
Garella,
Oddi, Marangon; Volpati, Guidetti, Tricella; Fanna (76’ Sella), Sacchetti, Di
Gennaro; Dirceu (89’ Fedele), Penzo (87’ Manueli) - All. Bagnoli
JUVENTUS:
Bodini, Gentile, Prandelli (74’ Storgato); Bonini, Brio, Scirea; Galderisi,
Tardelli, Rossi P.; Platini,. Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO: Lo
Bello di Siracusa
JUVENTUS – VERONA 3-0
dts
Torino, Stadio Comunale,
22.06.1983 - Coppa Italia – Finale – Ritorno
RETI:
8’
Rossi P. (J); 81’ Platini (J); 119’ Platini (J)
JUVENTUS:
Bodini, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio (75’ Storgato), Scirea; Marocchino (60’
Furino), Tardelli, Rossi P. Platini, Boniek – All. Trapattoni
VERONA:
Garella,
Oddi, Marangon; Volpati, Guidetti, Tricella; Fanna, Sacchetti, Di Gennaro;
Dirceu, Penzo - All. Bagnoli
ARBITRO:
Longhi di Roma
CRONACA: La Juve ce l’ha
fatta! Proprio al termine della stagione ufficiale (mancava un minuto e mezzo
alla fine di tutto) ha conquista la settima coppa Italia della sua storia e,
almeno sul piano statistico, ha chiuso positivamente un’annata nella quale
sembrava dovesse andare tutto storto. Non ricordiamo a memoria le altre
vittorie di coppa, ma pensiamo che questa sia stata la più sofferta per i
bianconeri. Dopo lo 0-2 di Verona, sembrava che per gli uomini di Trapattoni
non ci fossero più soverchie speranze. Poteva riuscire a ribaltare la
situazione la Juve solo a patto di trasformarsi completamente. E ieri sera ciò
è avvenuto. Un’altra squadra rispetto alla gara d’andata e soprattutto un altro
Platini, una volta di più determinante. Due gol decisivi e una prestazione all’altezza
della sua fama. A Verona Platini non era quasi visto, ieri sera ha trascinato
alla vittoria la squadra con un Cabrini che, riprendendo il posto (a Verona
c’era Prandelli) ha dato ben altra spinta alla squadra e con un Paolo Rossi che
almeno in questa occasione non ha deluso. Il Verona cade con l’onore della
armi. Ha perso la Coppa Italia dopo 119’ minuti di lotta strenua. Al Bentegodi
aveva dominato e forse aveva anche sciupato la grande occasione di mettere al
tappeto la Juve quand’era rimasta in dieci e sembrava in balia dell’avversario.
Ieri sera non è riuscito a fermare un avversario scatenato e, anzi, frenato dal
pensiero di difendere il 2-0, ha snaturato il suo gioco. Bianconeri subito scatenati, ma è Di Gennaro a
portare il primo pericolo alla porta della Juve al 2’. Il centravanti, smarcato
da Sacchetti, salta Bodini in uscita, ma finisce sul fondo e da lì non riesce
più ad “inquadrare” la porta. E’ la Juve però ad andare in gol all’8’ e
finalmente con Paolo Rossi che elabora e conclude. Il centravanti, infatti, con
un bel pallonetto proietta a rete Marocchino, Garella esce d’anticipo sull’ala,
ma non allontana il pallone che finisce a Boniek: tiro trasversale che si
spegne tra le gambe di Rossi. A pochi metri dalla rete sguarnita, Pablito non
fallisce. Un 1-0 importante per la Juve perché repentino. Al 16’ Platini si
esibisce al limite dell’area veronese, vibra il destro al tiro, la palla ha una
pericolosa deviazione, spiazza Garella, ma esce sul fondo. Al 19’ Rossi
fallisce un’occasione, liberato a rete da una combinazione Platini-Boniek: ben
per lui che il guardalinee lo aveva segnalato in fuorigioco. Risponde Penzo al
20’ con una punizione-bomba che Bodini devia con un gran balzo. Anche Garella
al 22’ è bravo a deviare in angolo una sberla di Cabrini. La squadra gialloblu
appare troppo guardinga. Non si capisce bene se preferisce amministrare il
vantaggio (che però ormai si è ridotto al lumicino), oppure se non trova la
chiave giusta per rovesciare il gioco nella metà campo bianconera. Volpati, Di
Gennaro e Fanna non stanno ripetendo la bella prova dell’andata e Dirceu gira a
vuoto, mentre Penzo è finito sotto le grinfie di un Brio che non fa
complimenti. Soprattutto agli uomini di Bagnoli non riescono gli scambi in
velocità. Al 40’ Garella salva la propria porta quando di piede con un
bell’intuito respinge un pallone rasoterra di Boniek lanciato magistralmente a
rete da Platini. Sembrava gol fatto… Anche Di Gennaro al 43’ ha una discreta
palla al limite dell’area, ma il suo tiro finisce alto. La Juve riparte con
furia. Prima Rossi da destra, poi Marocchino da sinistra rimettono dal fondo
palloni che Boniek spreca: soprattutto nella seconda occasione, su tocco
smarcante di Rossi, dopo il cross dell’ala, il polacco si fa incredibilmente
stoppare il tiro. Comunque la gara è sempre strettamente in pugno ai bianconeri
ben più vivi che al “Bentegodi”. Inoltre la presenza di Marocchino e Cabrini si
sente e anche Rossi appare più concreto. Grosso brivido per la porta juventin
al 9’: errore di Brio su cross innocuo di Fanna, Penzo in agguato costringe
Scirea a deviare affannosamente, palla a Dirceu in ottima posizione. Il tiro
del brasiliano è deviato di quel tanto perché non disturbi Bodini ormai
tagliato fuori. Al 12’ Rossi, su tocco di Platini, si libera al tiro, ma
Garella alza oltre la traversa. La Juve comunque non molla la presa e tiene
sempre sotto pressione il Verona. Al 15’ Trapattoni deve fare uscire Marocchino
dolorante (applausi calorosi per il suo commiato) e al suo posto mandare in
campo Furino. Al 21’, dopo una fase di stanca, Platini scalda il pubblico con
un guizzo e un tiro da fuori che fa venire i capelli bianchi a Garella: la
palla esce lambendo il palo. Al 26’ azione di Rossi-Platini-Boniek, smarcato
sulla destra il tiro del polacco è deviato in corner da Garella. Il Verona
cerca di respirare con azioni di contropiede affidate a Fanna e Penzo. Ma non
c’è precisione degli attaccanti gialloblu e oltretutto Bodini sembra in serata
di vena. Al 30’ esce Brio, anche lui non al meglio della condizione, ed enta
Storgato. Al 34’ Platini da sinistra cerca di scardinare la saracinesca
veronese con un tiro maligno ad effetto che aggira tutti e va a cercare
l’angolo opposto. Ma Garella è in vena di miracoli e di pugno devia con un gran
balzo e soprattutto con grande intuito. Tiri a ripetizione dei bianconeri al
34’ con Volpati nella veste del pungiball provvidenziale. AL 36’ il portiere
veronese nulla può contro un guizzo favoloso di Platini che si getta a
scivolone su una palla lunga di Gentile filtrata (e lasciata da Rossi) fino al
palo sinistro del Verona. E’ il 2-0 che porta ai supplementari. Primo tempo supplementare: al 2’ subito una
grande occasione per Platini su cross di Rossi, Il francese è solo in area,
mira all’angolino opposto fintando su Garella, ma Volpati devia di quel tanto
da mandare il pallone a strisciare sul palo e quindi fuori. E’ l’unica azione
degna di nota di questo periodo. La partita diventa sempre più astiosa. Longhi
non dimostra di saperla tenere in pugno e fioccano le ammonizioni. Le squadre
cambiano campo per la seconda parte dei supplementari. Al 2’ Bodini esce su Di
Gennaro lanciato a rete: blocca il pallone e rimedia una botta. Al 6’ Fanna va
via sa solo, semina tre o quattro bianconeri però al momento del tiro si fa stoppare
in angolo puerilmente. Brivido al 9’ per un liscio di Bonini davanti a Bodini.
Penzo è in agguato ma non riesce ad intervenire. Occasione per la Juve al 12’
su attacchi di Rossi, Boniek e Platini ed conclusione di Scirea da ottima
posizione. E’ Tricella a salvare proprio all’ultimo istante. A poco più di un
minuto dalla fine Cabrini ruba un pallone, si getta in avanti, dal fondo crossa
sotto rete, il pallone sfugge ad un nugolo di giocatori ma non a Michel Platini
che come una furia in corsa insacca nella porta dell’esterrefatto Garella. E’
il trentesimo gol stagionale del francese che sigla l’unica conquista della
Juve dell’anno. – da La Gazzetta dello Sport del 23.06.1983
STAGIONE
1983-84.
Dopo la terribile delusione di
Atene, la Juventus comincia una nuova stagione nel segno del rinnovamento e dei
grandi addii: dopo undici anni di militanza in bianconero, lascia il calcio
Dino Zoff, a quarantun’anni. Con lui si ritirano anche Beppe Furino (a cui
Trapattoni concede 3 presenze per permettergli di fregiarsi dell’ottavo
scudetto) e Roberto Bettega e la Juve si trova a dover cercare di non farli
rimpiangere: in porta arriva dall’Avellino Stefano Tacconi, accompagnato dal
centrocampista Beniamino Vignola, mentre in attacco arriva Penzo. Insieme ai
“vecchi” Zoff, Furino e Bettega, partono anche Marocchino e Galderisi che va in
prestito al Verona. La squadra sembrerebbe dover faticare prima di amalgamarsi
bene, invece fin dalla prima partita si capisce quanto forte sia la nuova
Juventus ancora nelle mani del sapiente Trap: 7-0 all’Ascoli con doppiette di
di Rossi, Platini e Penzo, risultato bissato al primo turno della Coppa delle
Coppa ai danni del Lechia Danzica. Tutti sono avvisati, prima la Roma Campione
d’Italia. E saranno proprio queste due formazioni a bissare il duello dell’anno
prima, brillanti delle stelle di Platini e Falcao che segnano l’intera stagione
delle rispettiva squadre. Dopo cinque giornate di campionato, Juventus ha 9
punti e la Roma 8, si lotta partita dopo partita, punto si punto. Ancora una
volta il derby, però, sembra cambiare in negativo la stagione della Juve che
prima perde col Torino e poi con la Sampdoria dell’ex Brady che espugna il
Comunale con un calcio di rigore. La Roma fugge a tre punti, ma la Vecchia
Signora non molla e riesce a rimontare lo svantaggio: lo scontro diretto a
Torino, il 4 Dicembre, è ancora una
volta spettacolo puro. La Roma va in vantaggio con Bruno Conti e chiude
in vantaggio il primo tempo, esattamente come un anno prima e come un anno
prima nel secondo tempo la Juve reagisce e ribalta il risultato grazie a
Platini e Penzo, prima che al novantesimo il bomber giallorosso Roberto Pruzzo
fissi il risultato sul 2-2. Il duello continua fino a Natale, quando la
Juventus allunga e va al comanda solitario senza lasciarlo più fino a fine
campionato, la Roma arriva seconda staccata di due punti. La stagione si
conclude il 16 Maggio 1984 con la finale di Coppa delle Coppe disputato a
Basilea, dove la Juve sconfigge il Porto per 2-1 grazie ai gol di Boniek e
Vignola e porta a casa uno dei trofei europei che ancora mancava nella
bacheca…la corsa verso la Coppa dei Campioni è aperta.
JUVENTUS
– ASCOLI 7-0
Torino, Stadio Comunale,
11.09.1983 - 1ª Giornata di Campionato
RETI:
11’ Rossi P. (J); 25’ Rossi P. (J); 34’ Penzo (J); 43’ Platini (J); 51’ Platini
rig. (J); 82’ Boniek (J); 90’ Vignola (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini; Bonini (60’ Caricola), Brio, Scirea; Penzo, Tardelli
(70’ Vignola), Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ASCOLI:
Corti, Mandorlini, Citterio; Trifunovic, Menichini, Bogoni; Novellino, De
Vecchi, Borghi (46’ Pochesci); Nicolini, Juary - All. Mazzone
ARBITRO:
Paparesta di Bari
CLASSIFICA: Avellino,
Fiorentina, Juventus, Roma, Sampdoria, Udinese, Verona p. 2; Catania, Torino p.
1; Ascoli, Genoa, Inter, Lazio, Milan, Napoli, Pisa p. 0
JUVENTUS
– LECHIA DANZICA 7-0
Torino, Stadio Comunale,
14.09.1983 - Coppa delle Coppe – Sedicesimi di Finale – Andata
RETI:
18’ Platini (J); 24’ Penzo (J); 26’ Platini (J); 28’ Penzo (J); 60’ Penzo (J);
67’ Penzo (J); 75’ Rossi P. (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini (35’ Caricola); Bonini, Brio, Scirea; Penzo,
Tardelli, Rossi P.; Platini (60’ Vignola), Boniek – All. Trapattoni
LECHIA
DANZICA: Fajfer, Kowalski, Kulwicki; Cybulski (67’ Marchel), Salach, Wojtowicz;
Kaminski, Kowalczyk, Grembocki; Polak (55’ Gorski), Kruszczynski - All. Jartrebowski
ARBITRO:
Nazare (Portogallo)
JUVENTUS
– INTER 2-0
Torino, Stadio Comunale,
18.12.1983 - 13ª Giornata di Campionato
RETI:
44’ Platini (J); 83’ Vignola (J)
JUVENTUS:
Bodini, Prandelli, Cabrini; Bonini, Caricola, Scirea; Penzo (46’ Vignola),
Tardelli (88’ Tavola), Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
INTER:
Zenga, Ferri, Bergomi; Bini (65’ Pasinato), Collovati, Baresi G.; Sabato,
Bagni, Altobelli; Beccalossi, Serena - All. Radice
ARBITRO: Pieri
di Genova
CLASSIFICA: Juventus p. 18;
Roma, Sampdoria, Torino p. 17; Verona p. 16; Fiorentina p. 15; Milan p. 14;
Inter, Udinese p. 13; Ascoli p. 12; Napoli p. 11; Avellino, Genoa p. 10; Lazio,
Pisa p. 9; Catania p. 7
MILAN
- JUVENTUS 0-3
Milano, Stadio San Siro,
19.02.1984 - 20ª Giornata di Campionato
RETI:
13’ Platini (J); 65’ Rossi P. (J); 84’ Vignola (J)
MILAN:
Piotti, Gerets, Spinosi (73’ Carotti); Tassotti, Galli F.; Baresi F.; Damiani,
Battistini, Blissett; Verza, Evani - All.
Castagner
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini (86’ Caricola); Bonini, Brio, Scirea; Penzo (56’
Vignola), Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO: Lo
Bello di Siracusa
CLASSIFICA: Juventus p. 30;
Roma, Torino p. 26; Fiorentina p. 25; Udinese, Verona p. 24; Inter p. 22; Milan
p. 21; Ascoli, Sampdoria p. 20; Pisa p. 16; Lazio, Napoli p. 15; Avellino p.
14; Genoa p. 13; Catania p. 9
JUVENTUS
– TORINO 2-1
Torino, Stadio Comunale,
26.02.1984 - 21ª Giornata di Campionato
RETI:
55’ Selvaggi (T); 66’ Platini (J); 76’ Platini (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Prandelli (63’ Vignola),
Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
TORINO:
Terraneo, Corradini, Beruatto; Zaccarelli, Danova, Galbiati; Schachner, Caso
(81’ Comi), Selvaggi; Dossena (66’ Pileggi), Hernandez - All.
Bersellini
ARBITRO:
Bergamo di Livorno
CLASSIFICA: Juventus p. 32;
Roma p. 27; Fiorentina, Torino, Verona p. 26; Inter, Udinese p. 24; Milan p.
22; Ascoli, Sampdoria p. 21; Pisa p. 17; Avellino, Lazio, Napoli p. 16; Genoa
p. 13: Catania p. 9
CRONACA: La grande ombra di un
campionissimo si staglia alta sul derby torinese, oscura il campionato,
annichilisce le avversario della Juve. Quando si suol dire che Michel Platini
fa la differenza non si pecca certo di enfasi o di adulazione per uno degli
stranieri più ricchi di classe che siano mai giunti in Italia. Ieri il francese
ha dato dimostrazione di ciò che significa possedere quella mirabile miscela di
tecnica raffinata, di intuito, di orgoglio, di sapienza tattica che fanno
immenso un calciatore e rendono quasi invulnerabile la squadra che lo accoglie
in seno. In un derby ostico, disputato su un campo pesante e scivoloso che non
favoriva certo le giocate di fino (Platini nel primo tempo ha avuto anche
problemi di scarpe), in un derby che all’improvviso si era ribellato alla
volontà della Juventus di ancorarlo allo 0-0, l’asso francese ha trovato
l’estro per capovolgere il risultato con un uno-due fulminante, in 10’ due gol
di diversa fattura, ma di inimitabile esecuzione. Erano passati appena 11’ dalla
rete di Selvaggi (servito di tacco da Hernandez, il centravanti aveva lasciato
di stucco Gentile e Tacconi con una bellissima staffilata su pronta giravolta),
Platini era riuscito a colpire altissimo il cross di Rossi dalla sinistra e a
girarlo con esemplare precisione nell’angolino basso a sinistra di Terraneo
completamente tagliato fuori dal tiro. Non contento, Platini si è esibito 10’
dopo in uno dei suoi numeri per i quali è specialista acclamato: il calcio di
punizione. Palla a pochi metri dalla linea dell’area di rigore granata, un po’
spostata sulla sinistra. La sua posizione preferita. Già nel primo tempo aveva
eseguito dallo stesso punto uno dei suoi tiri parabolici, ma la palla aveva
sorvolato la traversa. Questa volta la traiettoria è stata inesorabile per la
barriera, per Galbiati piazzato sulla linea e per Terraneo. Il pallone ha
scavalcato tutti, anche il libero messosi vicino al palo ed è venuta la rete
del 2-1 che condanna il Torino e un po’ tutti gli inseguitori dei bianconeri e
porge alla Juve su un piatto d’oro, lo scudetto ’83-’84.Oltretutto, con questa
sua doppietta Platini raggiunge Zico in testa alla classifica dei cannonieri,
prenotando un’accoppiata (titolo italiano e primato dei goleador) di grande
prestigio. E’ ovvio che in questa vittoria entrino i meriti di quasi tutti i
bianconeri e di una squadra che, al solito, ha saputo reagire come poche sanno
fare all’”affronto” del gol granata. Dopo il gol di Selvaggi (non era tascorso
neppure un minuto), quando Trapattoni non aveva ancora sostituito Prandelli con
Vignola, Boniek aveva già colpito un palo. Ciò per dare un’idea di come la Juve
si sia scagliata in avanti con un sussulto d’orgoglio che ha lasciato di sasso
prima di tutti il Torino. Spinti da Tardelli (il più reattivo), Scirea, Bonini
e un po’ anche da Vignola che si è subito sintonizzato con lo spirito della
gara, ecco che Rossi e Platini sono riusciti a gettare scompiglio nell’area
granata. Il primo allargando il gioco e superando la difesa avversaria
dall’estrerno, e il secondo percuotendo al centro con mirabile prontezza. Alla
fine non si può non essere d’accordo con il 2-1 che fotografa apprezzabilmente
la gara. La Juve che era partita con molta prudenza (la scelta di Prandelli al
posto di Vignola per sostituire Penzo la dice lunga), ha avuto il merito di
piazzare le botte vincenti quando ha ravvisato l’estrema necessità. Ed era il
momento difficile. Dall’Olimpico giungeva notizia di un perentorio recupero
della Roma sulla Lazio e soprattutto c’era quel Torino che aveva di colpo
dimezzato le distanze. La squadra di Bersellini semmai ha da rammaricarsi per
l’infortunio patito da Dossena, il regista illuminato di tutta la manovra
d’attacco. Un brutto fallo di Brio lo aveva menomato fin dal primo tempo. La
mezzala ha cercato di rimanere in campo pur se zoppicava vistosamente, ma al
secondo gol di Platini, Bersellini è stato costretto a sostituirlo con Pileggi.
Difficile stabilire cosa sarebbe accaduto con un Dossena integro per 90’. Anche
se è bene sottolineare che, tradito dal terreno pesante, il giocatore non aveva
avuto modo di brillare eccessivamente neppure quando le sue condizioni fisiche
era ottime. Il bello è che neppure Platini nell’altra cabina di regia, aveva
convinto troppo per tutto il primo tempo. Gli mancava incredibilmente la
precisione nell’ultimo passaggio. Un po’ le condizioni del campo, un po’ la
“zona” molto chiusa del Torino a cui la Juve rispondeva con marcature ferree
delle punte (in un certo senso anche di Dossena con Prandelli) sul fronte
difensivo e con molti “raddoppi” a centrocampo, avevano reso arcigno e spesso
confuso il gioco. Si correva molto, frequenti erano i capovolgimenti di fronte,
ma il derby sul piano dello spettacolo non decollava. Tutt’altra musica
logicamente al gol di Selvaggi. A quel punto la reazione d’orgoglio della Juve
prima e del Torino poi (cioè dopo l’1-2) avevano la meglio sulla tattica. La
gara diventava vibrante e teneva incatenati gli spettatori ai loro posti fino
al fischio finale di Bergamo. La differenza fra le due squadre si è vista anche
dopo la doppietta di Platini. La razione della Juve ha prodotto i suoi effetti,
quella del Toro no. Vale la pena però ricordare che da una parte c’era un certo
signor Platini e dall’altra mancava Dossena ormai malinconicamente rientrato negli
spogliatoi? – da La Gazzetta dello Sport del 27.02.1984
JUVENTUS
– UDINESE 3-2 (1-2)
Torino, Stadio Comunale,
21.04.1984 - 27ª Giornata di Campionato
RETI:
15’ Rossi P. (J); 41’ Mauro (U); 42’ Zico (U); 51’ Vignola (J); 67’ Vignola (J)
JUVENTUS: Tacconi,
Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Penzo, Tardelli, Rossi P. (70’
Prandelli); Platini, Boniek (46’ Vignola) – All. Trapattoni
UDINESE:
Brini, Galparoli, Cattaneo; Gerolin, Edinho, Pancheri (23’ De Agostini);
Causio, Miano (79’ Danelutti), Mauro; Zico, Virdis - All.
Ferrari
ARBITRO: Pieri
di Genova
CLASSIFICA: Juventus p. 40;
Roma p. 36; Fiorentina p. 34; Inter, Torino, Verona p. 31; Udinese p. 29;
Ascoli, Sampdoria p. 27; Milan p. 26; Avellino p. 24; Napoli p. 23; Lazio p. 22; Genoa p. 21; Pisa
p. 19; Catania p. 11
JUVENTUS
– MANCHESTER UNITED 2-1
Torino, Stadio Comunale,
25.04.1984 - Coppa delle Coppe – Semifinale – Ritorno
RETI:
13’ Boniek (J); 70’ Whiteside (M); 90’ Rossi P. (J)
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Vignola, Tardelli (78’
Prandelli), Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
MANCHESTER UNITED: Bailey,
Duxbury, Albiston; Wilkins, Moran, Hogg; McGrath, Moses, Stapleton (63’
Whiteside); Hughes, Graham - All. Atkinson
ARBITRO:
Ponnet (Belgio)
INTER
- JUVENTUS 1-2
Milano, Stadio San Siro,
29.04.1984 - 28ª Giornata di Campionato
RETI:
24’ Cabrini (J); 37’ Platini (J); 45’ Altobelli rig. (I)
INTER:
Zenga, Ferri (56’ Marini); Collovati; Bini, Bagni, Baresi G.; Muller, Pasinato,
Altobelli; Sabato, Serena - All. Radice
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Vignola, Prandelli, Rossi P.
(69’ Caricola); Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Agnolin di Bassano del Grappa
CLASSIFICA: Juventus p. 42;
Roma p. 38; Fiorentina p. 34; Verona p. 32; Inter, Torino, Udinese p. 31;
Ascoli p. 29; Milan, Sampdoria p. 28; Avellino,
Napoli p. 24; Genoa, Lazio p. 22; Pisa p. 21; Catania p. 11
JUVENTUS
– AVELLINO 1-1
Torino, Stadio Comunale,
06.05.1984 - 29ª Giornata di Campionato
RETI:
20’ Rossi P. (J); 72’ Coloba rig. (A)
JUVENTUS:
Tacconi, Caricola, Cabrini; Bonini (53’ Furino), Brio, Scirea; Vignola,
Prandelli, Rossi P. (79’ Penzo); Platini, Boniek – All. Trapattoni
AVELLINO:
Paradisi, Osti, Vullo; Schiavi (65’ Bergossi), Favero, Biagini; Barbadillo,
Tagliaferri, Diaz; Colomba, Limido (62’ Bertoneri) - All.
Bianchi
ARBITRO:
Paparesta di Bari
CLASSIFICA: Juventus p. 43;
Roma p. 39; Fiorentina p. 35; Inter p. 33; Verona p. 32; Torino, Udinese p. 31;
Milan, Sampdoria p. 30; Ascoli p. 29; Napoli p. 26; Avellino p. 25; Lazio p. 24; Genoa p. 23;
Pisa p. 21: Catania p. 12
PORTO - JUVENTUS 1-2
Basilea (Svizzera), Saint
Jakob Park, 16.05.1984 - Coppa delle Coppe – Finale
RETI:
13’ Boniek (J); 29’ Sousa (P); 41’ Vignola (J)
PORTO:
Ze Beto, Joao Pinto, Eduardo Luis (82’ Costa); Jaime Magalhaes (65’ Walsh),
Eurico, Lima Pereira; Frasco, Sousa, Gomes; Jaime Pacheco, Vermelhinho - All.
Morais
JUVENTUS:
Tacconi, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Vignola (89’ Caricola),
Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek – All. Trapattoni
ARBITRO:
Prokop (Germania Est)
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