Da www.lacoscienzadeglianimali.it
STRAGE DEI DELFINI IN GIAPPONE
"Nonostante la
mobilitazione internazionale e il documentario premio Oscar "The
Cove" che ha mostrato al mondo gli orrori della "mare di sangue"
– ricorda l'on. Brambilla - le autorità locali pare non abbiano intenzione di
vietare questa forma tradizionale di caccia, che consiste nel sospingere i
delfini in una baia chiusa dove gli animali sono uccisi a colpi di bastone e di
fiocina e poi macellati sul posto. I più piccoli invece sono destinati a
"rifornire" i parchi acquatici di tutto il mondo. Si calcola che in
ogni stagione siano circa 22 mila i cetacei che perdono la vita nelle acque di
Taiji"."Il governo giapponese non può ignorare le manifestazioni di
protesta non violenta in 120 città del mondo, tra cui Milano, e i dubbi che
cominciano ad attraversare l'opinione pubblica del Sol Levante, finora poco
informata su ciò che accade nella lontana prefettura di Wakayama. Al nostro
governo, e in particolare al ministro degli Esteri Mogherini, che presto
ricoprirà la carica di Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica
di Sicurezza dell'Unione Europea, il compito di trasmettere ai colleghi di
Tokyo le preoccupazioni e l'indignazione dell'intera comunità
internazionale".
STOP ALL'UCCISIONE DEI RANDAGI IN EUROPA
"Dare piena
applicazione al riconoscimento degli animali come "esseri senzienti",
facendo pesare questo precetto del Trattato di Lisbona nel processo di
formazione ed emanazione delle norme comunitarie, a partire dalla già
annunciata «legge quadro europea sul benessere animale»; rafforzare l'ufficio
veterinario della Commissione europea; introdurre regole comunitarie per la
tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo, con il
tassativo divieto di uccidere cani randagi e gatti vaganti, lo sviluppo di
progetti di prevenzione tramite la sterilizzazione e l'adozione,
l'identificazione via microchip e la registrazione obbligatoria collegata a un
sistema di tracciabilità europea, il contrasto al traffico di cuccioli e al
racket dei combattimenti fra cani.
Sono
alcune delle richieste contenute nella mozione di FI sulla tutela dei diritti
degli animali in Europa, depositata dall'ex ministro Michela Vittoria Brambilla
e discussa oggi alla Camera. Grazie a questo documento d'indirizzo, per la
prima volta il nostro Parlamento affronta il tema nell'ambito di un semestre di
presidenza dell'Unione. Il dispositivo originario sarà integrato con la
richiesta di non catturare l'orsa Daniza, che la Provincia autonoma di Trento
vuole imprigionare permanentemente, e in generale di confermare il pieno
sostegno del nostro Paese ai progetti europei Life per la tutela della fauna
selvatica. "Con il recente rifiuto di abolire i richiami vivi e le
concessioni ai cacciatori nel decreto competitività – osserva l'on. Brambilla –
questo governo e questa maggioranza hanno confermato di non tenere in alcun
conto il rispetto dei diritti degli animali e la loro tutela. Il dibattito a
Montecitorio dà loro l'opportunità di riscattarsi e di "cambiar
verso", finalmente. L'esecutivo si dia una mossa e accolga le nostre
richieste".
La
mozione sollecita anche una legislazione "che renda l'UE libera dalla
prigionia degli animali per fini ludici", il divieto di uccidere animali
selvatici sui territori di «Rete Natura 2000», la proibizione di importare e
commercializzare "specie invasive aliene" e "metodi
incruenti" per il loro contenimento, "il riconoscimento e
l'utilizzazione dei metodi sostitutivi di ricerca all'uso di animali e
l'estensione del divieto di test animali previsti per i cosmetici ai prodotti
di detergenza e loro ingredienti"; l'emanazione di norme che prevedano
"standard obbligatori minimi" negli allevamenti che si applichino
alle specie oggi prive di specifiche norme di tutela, come mucche, conigli,
tacchini, pesci, e la definizione di una legislazione che vieti la clonazione
degli animali per la produzione di cibo; l'armonizzazione del mercato interno,
estendendo a livello comunitario il divieto di allevamento di animali per la
principale finalità di ottenere pellicce, già adottato da alcuni Stati membri;
una conferenza sull'applicazione della direttiva 1999/22/CE sulla detenzione
degli animali nei giardini zoologici a quindici anni dalla sua emanazione e una
conferenza per la presentazione e lo studio delle condizioni scientifiche ed
economiche per la revisione del regolamento (CE) n. 1/2005, che disciplina i
tempi di viaggio e la densità del trasporto degli animali a fini commerciali.
CACCIA, FEDERAZIONE ITALIANA ASSOCIAZIONI DIRITTI ANIMALI E
AMBIENTE, LE PREAPERTURE "UNA VERGOGNA PER IL PAESE"
Le preaperture sono una
"vergogna per il Paese", un "appuntamento annuale con
l'illegalità", il via libera alla "vera e propria guerra contro la
natura" condotta da amministratori pubblici per compiacere una minoranza
(fortunatamente sempre più ridotta) di cacciatori e i produttori di armi.
Questo il giudizio della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e
Ambiente - di cui fanno parte Lav, Enpa, Oipa, Lndc, Leidaa, AAE Conigli,
AiutiamoFido, Amici Animali Onlus, Cani & Mici per Amici Onlus, City Angels,
Earth, Eolo a 4 zampe, Frida's Friends Onlus, I Favolosi Cani 80, Il Rifugio
del Micio, Noi Animali, Ombre a 4 zampe, SOSGaia, SOS Levrieri, Tartamondo
Onlus, Gaia Italia, L'Arca della Valle,Anita Onlus, Leal, Mondo Gatto Gruppo
Volontari Onlus, Anima Equina Onlus - sulla decisione, presa da 16 Regioni,
eccetto Val d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria e Lazio, di autorizzare anche
quest'anno la caccia per alcune giornate aggiuntive (fino ad 8) e per alcune
specie (fino a 9) prima dell'apertura ufficiale della stagione, la terza
domenica di settembre.
Non
solo il buon senso e le evidenze scientifiche suggeriscono di non consentire la
caccia nei periodi di migrazione e riproduzione, ma le direttive europee, già
recepite da leggi italiane, vietano la pratica venatoria in questi momenti
delicati per la fauna selvatica e numerose sentenze dei Tribunali
amministrativi danno ragione ai ricorsi delle associazioni animaliste. Eppure
norme e giudici, esattamente come l'opinione di milioni di italiani, nulla
possono contro la lobby dei cacciatori, che per il proprio
"divertimento" distruggono un patrimonio comune, calpestando – se ne
hanno voglia – anche la proprietà privata. Poco importa se ci rimettono
ghiandaie, tortore, merli, cornacchie grigie e nere, gazze, colombacci,
alzavole, beccaccini, marzaiole, quaglie, germani reali e conigli selvatici, a
rischio già da oggi secondo i calendari deliberati da Regioni e Provincie in
barba alla logica, alle regole comunitarie, alla legge 157/1992 che prevede la
necessità, per la programmazione dell'attività venatoria e per autorizzare le
preaperture, di avere piani faunistici venatori aggiornati ogni cinque anni: in
molte Regioni sono fermi agli anni Novanta. Tanta arroganza è incoraggiata dal
governo e dalla maggioranza del Parlamento che non solo non ha cancellato
l'orrore dei richiami vivi, nonostante la procedura d'infrazione europea, ma
col decreto competitività ha autorizzato forme di caccia sulla neve, più
possibilità di sparo e la persecuzione di animali come le nutrie.
Da
CONGREDIOR ( www.congredior.eu)
“Quanti morti ci sarebbero se non avessimo fatto il lavoro che
facciamo?”
(Dichiarazione
del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a proposito dell’operazione “Mare
nostrum”).
Il
titolo che ho dato questo pezzo contiene già la risposta alla sciocca domanda
di Renzi: sciocca perché anche un bambino capirebbe che l’abolizione del reato
di clandestinità prima e la demenziale operazione “Mare nostrum” poi, che salva
sì i profughi africani, ma per scaricarli sulle nostre coste e farli mantenere
da noi, hanno dato un impulso fortissimo all’invasione delle nostre coste.
Invasione, certo: fin da subito dichiaro, come ho già fatto altre volte su
questo blog, che mi rifiuto di definirla immigrazione, non fosse altro per
rispetto nei confronti dei nostri immigrati, che si presentavano regolarmente
alle frontiere col passaporto in mano.
Non ci vuole un genio della statistica per capire che più ne
partono, maggiore è il rischio che qualche barcone stracarico affondi,
provocando tragedie come quelle che, puntualmente, si ripetono nel
Mediterraneo. E la statistica, caro Renzi, non l’ho certo inventata io e
neppure Umberto Bossi o Marina Le Pen, ma è una regola matematica oggettiva. Un
vero leader queste cose le dovrebbe sapere, anziché dare l’inizio al balletto
ipocrita di chi vorrebbe spacciare l’operazione “Mare nostrum” per un’azione
solidale, mentre sta provocando più morti di prima. E poi, con che coraggio definire “nostrum” il Mediterraneo, quando
non abbiamo neppure il coraggio di difendere le nostre coste? O di far rimpatriare i nostri Marò dall’India (magari cominciando
a rispedire a casa qualche centinaio di immigrati indiani)? O quando subiamo senza fiatare qualsiasi ricatto e maltrattamento
dalle nazioni africane, vedi il caso del bambini adottati in Congo o il caso di
Roberto Berardi in Guinea Equatoriale?
L’unico modo per far cessare l’invasione è quella di soccorrere sì gli invasori, curarli, nutrirli e dissetarli, ma riportarli immediatamente in prossimità delle coste africane, rompere il motore dell’imbarcazione e lasciarli lì, a decidere se è meglio investire in Africa le migliaia di euro che servono a pagare il viaggio (a proposito, se sono così morti di fame, chi glieli da?), oppure ricominciare tutto da capo, rischiare la pelle per venire a fare i pezzenti o i futuri terroristi qui da noi. E poi aiutarli ancora, certo, spedendo cibo e medicinali in Libia, lasciando però che ad accoglierli siano i libici che, dopo aver avuto il nostro aiuto nella cosiddetta “Primavera Araba”, garantendo che avrebbero impedito le partenze dei profughi, adesso ci ricambiano così, lasciando addirittura che gli imbarchi aumentino a dismisura. E non è invasione questa? Decisa e programmata a tavolino, finanziata da chi vorrebbe trasformare l’Europa in un califfato islamico? Invece, se li respingessimo sono sicuro che, nel giro di qualche settimana, nessuno partirebbe più: dunque niente partenze, niente morti e, sopratutto, niente invasione! Povero Renzi, che fa fatica a capire la legge della probabilità ma, sopratutto, crede di contare qualcosa in Europa, anzi di rifondarla partendo dal suo illusorio 41%, senza accorgersi che la politica europea sta virando in tutt’altra direzione! Povero Renzi, che non si è accorto che la questione immigrazione è ormai il “convitato di pietra” in tutt’Europa, altro che la “Gioventù Erasmus”, ovvero i Boy Scouts in versione accademica, che gli piacciono tanto perché gli ricordano gli anni spensierati dell’adolescenza, in quel di Fighine Valdarno… Povero Renzi, che non può neppure caricare su un treno gli invasori e dirottarli in Francia o Austria, pena la chiusura immediata delle frontiere di questi Paesi! E allora addio area Schengen, addio Europa, addio sopratutto ai sogni di gloria dell’Italietta renziana nel Vecchio Continente. Povero Renzi, che in tal caso si troverebbe a governare un’Italia scaricata dall’Europa come una ciabatta vecchia, peggio che ai Mondiali di Calcio, e diventata ricettacolo di tutti gli invasori africani, per poter mantenere i quali sarebbe costretto a spremerci di tasse fino all’inverosimile. Cosa che sta già accadendo, beninteso, anche se molti italiani fingono di non accorgersene, dato che a governare “è uno di sinistra”… Ancora una volta ha ragione Salvini quando dichiara che “…le mani del governo attuale sono sporche di sangue” perché, se gli invasori fossero stati respinti, senza violenza ma con inflessibile rigore, tutti questi cadaveri che giacciono in fondo al mare non ci sarebbero stati. E, vorrei aggiungere, sono sporche di sangue anche le mani della Kienge, che perorando la causa della cancellazione del reato di clandestinità, ha sicuramente fatto la sua parte nel favorire questo esodo biblico dalle coste africane.
Nadal quiere toros en Quito
El tenista español realiza una cruzada mundial en favor de la fiesta brava en América.
Rafael Nadal, actual raqueta No.2 del mundo, aprovechará su llegada a Quito a finales de enero de 2015 para mantener una reunión con el alcalde de la ciudad, Mauricio Rodas. El reconocido deportista, que participará entre el 31 de enero y el 8 de febrero en el ATP 250 de Quito, ha emprendido una cruzada en defensa de la fiesta taurina, tradición originaria de su país, a nivel de todo el continente americano.
“América tiene herencia española, y los toros son América”, escribió el tenista a través de las redes sociales, por lo que recibió innumerables críticas por parte de los movimientos abolicionistas a nivel mundial. En una carta enviada por el representante de Nadal a la Alcaldía de Quito, se asegura que están conscientes de que la crisis taurina se debe a una consulta popular, lo que dificulta legalmente la reinstalación de la fiesta. Sin embargo, Nadal, a través del comunicado, ha sugerido a Rodas ser la imagen de una campaña de recolección de firmas a nivel local, con miras a modificar la decisión de las urnas.
En el Municipio se han limitado a informar que el documento es analizado por la recientemente creada Comisión Taurina. A pesar de que la cita no ha sido aún agendada, movimientos como Diablo Huma ya han amenazado con movilizaciones y con incluso impedir el arribo del destacado tenista a la capital.
Da El Republicano
Alcuni commenti :
José Manuel
Yo, como español, me avergüenzo del poco seso y la poca conciencia de este sujeto, el tal Rafael Nadal. Yo apelaría a ese refrán tan castellano que reza: “zapatero a tus zapatos”, así pues queriendo decir que él se dedique a darle bien a la pelota en la cancha de tenis pero que se abstenga de promocionar esa asquerosa “fiesta” que no hace más que envilecer a la gente y hacerla más insensible y bruta. Rafael Nadal, desde hoy has perdido a un seguidor infatigable tuyo. Que tuyas sean todas las derrotas posibles, majete.
Roxana
Pero qué le pasa a este tío?? no está viendo que el mundo está tan viciado con la violencia y él pretende apoyar la bestialidad aún más??… anda, majo, que lo tuyo es pegarle a la pelotita, ve a hacer lo que te corresponde y si también eres parte de los enfemos mentales, sádicos y perversos, avísote que con este notición muchos de tus fans te darán la espalda, porque te quieren deportista, pero también como un buen ser humano, y si no puedes ser lo segundo, estás frito.
Marisa Ramos
Lamento de verdad la actitud de Rafael Nadal. Es un gran deportista y me gustaba pensar que también era un ser humano con empatía hacia los animales. Su apoyo a la tauromaquia, lacra que España llevó a América, demuestra que es un españolito más de charanga y pandereta, insensible al sufrimiento de los toros. vergonzoso. Rafael Nadal, has perdido el respeto de una persona que te admiraba.
La piaga dei bocconi avvelenati
di Riccardo B.
Il fenomeno dei bocconi avvelenati è tanto grave e diffuso quanto poco considerato e conosciuto. Si tratta di una pratica crudele con cui si provoca la morte di un animale tramite l’ingestione di un’esca (come una polpetta avvelenata). Benchè i dati noti siano estremamente scarsi, si può stimare che il fenomeno ogni anno coinvolga, da una parte all’altra d’Italia (con alcune regioni di spicco, tra cui Toscana, Umbria e Abruzzo), migliaia di animali selvatici, randagi e domestici. L’animale vittima dell’esca muore di una morte atroce: molti dei veleni usati per preparare le esche agiscono lasciando l’animale completamente lucido tra gli spasmi della sofferenza fino al sopraggiungere della morte.
In Italia, la detenzione e l’abbandono di bocconi avvelenati (comprese esche con metalli, vetri o plastiche) è un reato così come disposto dall’ordinanza del 18 dicembre 2008 [1]; l’avvelenamento di un animale è un reato del codice penale, ovvero uccisione di animali (legge 189/2004), punibile con la reclusione fino a 18 mesi; la distribuzione di sostanze velenose è un reato punibile con la reclusione fino a tre anni e una multa fino a 500 euro (art. 146 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie).
Anche se i più sobbalzano quando vengono a conoscenza di simili tragedie, quella dei bocconi avvelenati è in realtà una pratica non molto diversa dalla caccia, dalla pesca o dalla macellazione, dove la vita dell’animale non ha alcun valore nel determinare il suo destino. Dopotutto, la maggior parte delle persone è completamente indifferente all’avvelenamento impietoso e sistematico di topi e ratti (probabilmente nell’ordine di milioni di individui) organizzato dai comuni di tutta Italia, una strage che non desta alcuna riflessione sull’enormità della sofferenza di queste sventurate creature.
Ricordo infine che in commercio vi sono repellenti per cani, gatti, topi, uccelli, insetti e altri animali che mantengono lontano l’animale evitando di ucciderlo, quali dissuasori sonici, strumenti ad ultrasuoni, spruzzatori d’acqua e altri (vedere ad esempio il sito Scaccianimali.it), molto più efficaci e sicuri dell’uso del veleno nonchè del tutto legali.
Motivazioni e vittime
I motivi che spingono all’uso dei bocconi avvelenati sono diversi. Nei centri abitati vengono usati per uccidere cani o gatti randagi, piccioni o altri animali liberi, perchè considerati fastidiosi o pericolosi, oppure per uccidere cani e gatti di proprietà a causa di dissidi tra vicini, vendette personali, intimidazioni criminose o semplice intolleranza per gli animali. Anche la forte concorrenza nella ricerca dei tartufi porta i tartufai ad uccidere il cane dei concorrenti, così come accade tra i cacciatori per rivalità, invidie e vendette.
In molte zone rurali il veleno è invece ancora considerato un normale strumento di controllo delle nascite per cani e gatti. Inoltre, nelle campagne, così come lungo i pascoli, i bocconi avvelenati vengono usati da allevatori e agricoltori per difendere gli animali allevati e le colture dagli animali selvatici, quali volpi, faine o donnole, ma anche cani vaganti e altri animali come lupi, orsi o aquile, sono considerati animali indesiderati.
Tuttavia, la strage principale avviene nel mondo venatorio: i bocconi avvelenati vengono usati per sterminare letteralmente i predatori selvatici in prossimità delle aree di ripopolamento e cattura e nei pressi delle aziende faunistico-venatorie. Nelle aree di ripopolamento e cattura si svolge la riproduzione di lepri o fagiani, che infine vengono catturati e immessi nelle aziende faunistico-venatorie (terreni privati adibiti alla caccia): uccidendo i predatori selvatici si evita pertanto che questi uccidano la selvaggina allevata.
Le vittime di questa strage nel mondo venatorio sono volpi, rapaci, corvidi, cani e gatti vaganti e altri animali. Questa realtà è documentata dalla casistica che registra un incremento di questi episodi criminali nel periodo che segue la chiusura della caccia, che coincide con la stagione riproduttiva e con la “preparazione del terreno” (intesa come eliminazione della fauna selvatica) in attesa delle nuove immissioni degli animali cacciabili.
Tutto ciò non deve stupire più di tanto, perchè fino alla fine degli anni Settanta nel mondo venatorio e agricolo l’uso di tagliole, trappole e veleni contro la fauna definita “nociva” era regolamentato dalle leggi, come pure erano in vendita manuali che descrivevano i tipi di sostanze venefiche e le loro modalità d’uso, con tanto di dettagliati consigli sul confezionamento, sulla disposizione strategica del boccone, ecc.
La pratica dei bocconi avvelenati in ambiente extraurbano ha inoltre gravi conseguenze sulla fauna generale locale, poichè il veleno rimane molto a lungo nei tessuti delle vittime, entrando così nella catena alimentare e stravolgendo l’equilibrio naturale, finendo per uccidere anche lupi, aquile e altri predatori che hanno proprio il ruolo di controllare il numero di quegli animali ritenuti “nocivi”. I veleni si disperdono anche nel suolo e nelle falde acquifere (la stricnina persiste in natura per diversi anni), provocando altre vittime.
Tipi di esche e veleni usati
Le esche usate possono assumere diverse forme, in relazione alla situazione specifica in cui si intende agire e al tipo di animale che si intende uccidere. Il boccone avvelenato classico è quello nella forma di una polpetta di carne arrotolata. Tuttavia, vengono usati anche altri cibi invitanti per l’animale, come pezzi di carne, prosciutto, salsiccia, formaggio, uova o pesce.
Ma l’esca può assumere anche forme meno sospette, come colli di pollo o palline da tennis. Nelle campagne e nei boschi vengono usate carcasse di animali (come vitelli) imbottite di veleno per attirare i predatori selvatici, o addirittura animali vivi, come fagiani o polli legati per le zampe e fissati in punti strategici, ai quali viene posizionato un involucro di sostanza tossica nella pelle del collo, poi richiusa con filo da cucito. Quest’ultimo espediente viene usato perchè un predatore, davanti ad un semplice boccone avvelenato, può mostrare diffidenza, mentre di fronte ad un animale vivo attacca subito al collo.
Anche i veleni scelti per imbottire i bocconi sono diversi. Spesso vengono usati prodotti chimici facilmente reperibili in commercio, come pesticidi, diserbanti, topicidi o anche semplici liquidi antigelo. In altri casi si usano prodotti di non facile reperimento, quali cianuro e stricnina, veleni molto potenti e dall’effetto devastante, la cui libera vendita è vietata dalla legge ma di cui esiste un vero e proprio mercato clandestino. Oltre alle sostanze velenose, per imbottire i bocconi vengono usati anche materiali di diverso tipo, come frammenti di vetro, spilli o spugne fritte.
Cosa fare se si rinviene un boccone sospetto
Se si rinviene un boccone sospetto occorre procedere nel modo seguente:
1) non annusare mai l’esca, poichè potrebbe contenere sostanze volatili altamente tossiche (come il cianuro);
2) avvertire gli organi di polizia;
3) prelevare con cautela l’esca facendo attenzione a non toccarla con le mani (usare guanti in lattice o sacchetti in plastica) e chiuderla in un contenitore a tenuta stagna, per consegnarla poi al servizio veterinario Asl del comune o agli organi di polizia accorsi;
4) accertarsi che nella zona non vi siano altri bocconi avvelenati.
Sintomi di avvelenamento
La velocità di azione del veleno e i sintomi variano a seconda del tipo di veleno, mentre la gravità dei sintomi, oltre che dal tipo di veleno, è determinata dalla dose assunta e dal peso dell’animale.
I veleni neurotropi iniziano a fare effetto dopo mezz’ora ed entro le due ore e i sintomi allarmanti che possono presentarsi (tutti o alcuni) sono: salivazione eccessiva, respiro difficoltoso, tremori muscolari, vomito, diarrea, incapacità di mantenere l’equilibrio, irrigidimento degli arti, crisi convulsive. Con questi veleni, data la rapidità con cui agiscono, è difficile riuscire a salvare l’animale, e le probabilità di successo dipendono solo dalla tempestività con cui si interviene.
I veleni emorragici (come il veleno per topi) iniziano invece a manifestare effetti dopo un paio di giorni, ma solitamente solo dopo quattro o cinque giorni i sintomi si mostrano con evidenza: debolezza, perdita dell’appetito, respirazione difficoltosa, perdita di sangue dal naso o dalla bocca, tosse; il vomito non è mai presente. Si tratta di sintomi con esordio lento e subdolo, e a volte, quando se ne capisce la natura, le condizioni dell’animale sono ormai troppo gravi.
Cosa fare in caso di avvelenamento
Se l’animale ha ingerito qualcosa di sospetto bisogna cercare di farlo vomitare subito. Anche quando l’animale presenta sintomi da intossicazione rapida (da veleni neurotropi) intervenire subito provocando il vomito in molti casi può salvare la vita all’animale. Per indurre il vomito possono essere usati farmaci emetici. In assenza di farmaci specifici, vi sono diversi modi per procurare il vomito:
– somministrazione orale di chiara d’uovo montata a neve unita ad acqua calda molto salata;
– somministrazione orale di acqua e sale: prendere un bicchiere d’acqua e aggiungere sale fino in quantità progressive mescolando, fino a quando sul fondo del bicchiere rimane sale non disciolto;
– somministrazione orale di acqua ossigenata nella dose di circa 1 ml per ogni kg di peso dell’animale.
In ogni caso, non somministrare mai latte, e non tentare di far vomitare l’animale mettendogli le dita in gola, perchè, oltre che essere un sistema poco efficace, l’animale potrebbe mordervi involontariamente, in particolare se ha tremori e contrazioni.
– somministrazione orale di chiara d’uovo montata a neve unita ad acqua calda molto salata;
– somministrazione orale di acqua e sale: prendere un bicchiere d’acqua e aggiungere sale fino in quantità progressive mescolando, fino a quando sul fondo del bicchiere rimane sale non disciolto;
– somministrazione orale di acqua ossigenata nella dose di circa 1 ml per ogni kg di peso dell’animale.
In ogni caso, non somministrare mai latte, e non tentare di far vomitare l’animale mettendogli le dita in gola, perchè, oltre che essere un sistema poco efficace, l’animale potrebbe mordervi involontariamente, in particolare se ha tremori e contrazioni.
Per somministrare la soluzione ad un cane bisogna usare una siringa (senza ago), sollevare da un lato il labbro superiore dell’animale e appoggiare il beccuccio della siringa appena dietro i denti canini, dove in tutti i cani è presente uno spazio libero da denti. Nel caso di un gatto, invece, basta inserire il beccuccio della siringa forzatamente su un lato della bocca. Sia con un cane che con un gatto non bisogna occuparsi di tenere aperta la bocca, si deve invece mantenere la testa del soggetto leggermente sollevata. A questo punto premere lo stantuffo della siringa: la somministrazione dovrà avvenire con rapidità ma lasciando all’animale il tempo di deglutire, per evitare che una parte della soluzione raggiunga la trachea provocando tosse. Se con la prima dose non si riesce a provocare il vomito, si può ripetere una seconda somministrazione dopo 10-15 minuti.
Sia nel caso che si riesca a far vomitare l’animale, sia nel caso che non vi si riesca anche con il secondo tentativo, l’animale va portato subito in una clinica specializzata, mettendosi prima in contatto telefonico con il centro veterinario in modo da allertare il medico affinchè si renda immediatamente disponibile al momento dell’arrivo dell’animale. Negli orari di chiusura degli ambulatori e nei giorni festivi è in funzione, in molte città, un servizio di guardia medica presso le Asl veterinarie disponibile 24 ore su 24.
Nel caso invece nell’animale compaiano sintomi da intossicazione a tardo effetto (da veleni emorragici) è inutile tentare di provocare il vomito, ma occorre recarsi immediatamente in una clinica specializzata, sempre telefonando prima al centro veterinario per avvisare il medico.
In generale, cercare di mantenere il soggetto tranquillo ed evitare qualsiasi inutile stimolo sonoro o visivo che possa scatenare una crisi convulsiva.
Cosa fare dopo un caso di avvelenamento
Se si rinviene il corpo di un animale (domestico, randagio o selvatico) morto per sospetto avvelenamento bisogna portarlo dal proprio veterinario di fiducia oppure occorre avvertire il servizio veterinario Asl. In ogni caso non effettuare mai il seppellimento del corpo senza essersi prima accertati della causa di morte: il corpo seppellito di un animale avvelenato potrebbe fungere da esca e causare la morte di altri animali.
Se si è stati testimoni di un caso di avvelenamento di un animale è inoltre molto importante esporre una denuncia, anche se contro ignoti. Il problema dei bocconi avvelenati infatti fatica ad emergere e ad essere considerato nella giusta misura dalle varie istituzioni sociali proprio perchè, pur essendo un fenomeno molto diffuso e con un alto numero di vittime, i casi spesso non vengono segnalati. La denuncia e le informazioni fornite dai cittadini, inoltre, agevolano le autorità nella ricerca dei colpevoli e permettono di individuare le aree più a rischio. La denuncia deve contenere le prove dell’avvelenamento (allegando tutti i documenti veterinari) e può essere consegnata a qualsiasi organo di polizia. Il modello per la denuncia può essere scaricato direttamente dal sito del Ministero della Salute ».
Si ricorda inoltre che secondo la nuova normativa [1], i veterinari, in caso di sospetto avvelenamento, hanno l’obbligo di inoltrare una comunicazione a Sindaco e Asl e, in caso di decesso dell’animale, devono inviare il corpo e ogni altro campione utile all’istituto zooprofilattico, che ha l’obbligo di provvedere all’autopsia e alle analisi. In caso di avvelenamento confermato l’istituto zooprofilattico deve darne comunicazione anche all’autorità giudiziaria. I sindaci, anche in caso di sospetto avvelenamento, devono effettuare bonifiche e segnalare l’area interessata con opportuna cartellonistica.
Come difendere i propri animali
Sia in città che durante le passeggiate in campagna o nei boschi è sempre necessario tenere sotto controllo il proprio animale, facendo attenzione, per quanto possibile, che non ingerisca nulla che possa trovare in giro. Le zone maggiormente a rischio sono i terreni in prossimità delle aree di ripopolamento e cattura e nei pressi delle aziende faunistico-venatorie (in particolare nel periodo primaverile), i boschi frequentati per la raccolta di tartufi, i confini delle coltivazioni e le zone di pascolo, in città invece le zone più colpite sono i giardini pubblici e le aree frequentate da colonie feline. È buona norma inoltre portarsi sempre dietro l’occorrente nel caso si presentasse la necessità di far vomitare il cane.
L’ideale sarebbe educare il proprio cane a non raccogliere cibo da terra, anche se non è facile riuscirvi. Rivolgersi ad un addestratore di cani potrebbe in questo caso rivelarsi utile. In alternativa è più semplice ricorrere alla museruola, abituando l’animale al suo uso quanto prima se è ancora cucciolo, mentre per un cane adulto bisogna avere un po’ più di pazienza. Per abituare il cane alla museruola bisogna ricorrere ad una particolare tecnica che rende l’addestramento più semplice per noi e meno traumatico per il cane. Evitate museruole troppo chiuse ma preferite modelli che lasciano maggiore libertà.
Riccardo B.
1 : ORDINANZA 18 dicembre 2008
Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati
Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 13 del
17 gennaio 2009
IL MINISTRO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE SOCIALI
Visto il testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto del 27 luglio 1934, n. 1256, e successive modifiche;
Visto il Regolamento di polizia veterinaria approvato con decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320;
Vista la legge 11 febbraio 1992, n. 157, art. 21, lettera u);
Vista la legge 20 luglio 2004, n. 189;
Visti gli articoli 544-bis, 544-ter, 440, 638, 650 e 674 del codice penale;
Visto il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194, e successive modifiche;
Visto l'art. 32 della legge 23 dicembre 1978, n. 833;
Visto l'art. 117 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica n. 392, del 6 ottobre 1998;
Visto il decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 174;
Visto il decreto ministeriale 23 maggio 2008 recante «Delega delle attribuzioni del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per taluni atti di competenza dell'Amministrazione, al Sottosegretario di Stato on. Francesca Martini», registrato alla Corte dei conti il 10 giugno 2008, registro n. 4, foglio n. 27;
Considerando il dilagare del fenomeno di uccisione di animali mediante l'utilizzo di esche o bocconi avvelenati sia in ambito urbano, che extraurbano nonche' le sempre piu' frequenti morti tra la fauna selvatica per ingestione di sostanze tossiche abbandonate volontariamente nell'ambiente, con conseguenti rilevanti danni al patrimonio faunistico selvatico e in particolare alle specie in via di estinzione;
Tenuto conto che la presenza di veleni e sostanze tossiche sul territorio, in particolare sotto forma di esche o bocconi, rappresenta un serio rischio per la popolazione umana e per l'ambiente, sia direttamente, in particolare per i bambini, che indirettamente, attraverso la contaminazione ambientale;
Ordina:
Art. 1. Finalita'
1. La presenza nell'ambiente di bocconi ed esche contenenti veleni o sostanze nocive costituisce un grave rischio per la salute dell'uomo, degli animali e per l'ambiente.
2. Ai fini della tutela della salute pubblica, della salvaguardia e dell'incolumita' delle persone, degli animali e dell'ambiente e' vietato a chiunque utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze tossiche o nocive, compresi vetri, plastiche e metalli; e' vietato,
altresi', la detenzione, l'utilizzo e l'abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazioni o lesioni al soggetto che lo ingerisce .
3. Il proprietario o il responsabile dell' animale deceduto a causa di esche o bocconi avvelenati deve segnalare alle Autorita' competenti.
4. Le operazioni di derattizzazione e disinfestazione, eseguite da ditte specializzate, debbono essere effettuate con modalita' tali da non nuocere in alcun modo le persone e le altre specie animali, e pubblicizzate dalle stesse ditte, tramite avvisi esposti nelle zone interessate con almeno cinque giorni lavorativi d'anticipo. La tabellazione dovra' contenere l'indicazione della presenza del veleno, gli elementi identificativi del responsabile del trattamento, la durata del trattamento e le sostanze utilizzate.
Art. 2. Compiti del medico veterinario
1. Il medico veterinario che, sulla base di una sintomatologia conclamata, emette diagnosi di sospetto di avvelenamento o viene a conoscenza di un caso di avvelenamento di un esemplare di specie
animale domestica o selvatica, deve darne immediata comunicazione al sindaco e al Servizio veterinario della Azienda sanitaria locale territorialmente competente.
2. In caso di decesso dell'animale il medico veterinario deve inviare le spoglie e ogni altro campione utile all'identificazione del veleno o della sostanza che ne ha provocato la morte all'Istituto zooprofilattico sperimentale competente per territorio, accompagnati da referto anamnestico, al fine di indirizzare la ricerca analitica. A seguito di episodi ripetuti, ascrivibili alle stesse circostanze di avvelenamento confermato dall'Istituto zooprofilattico sperimentale, il medico veterinario, ove ritenga, puo' emettere diagnosi autonoma,
senza l'ausilio di ulteriori analisi di laboratorio.
Art. 3. Istituti Zoooprofilattici Sperimentali
1. Gli Istituti zooprofilattici sperimentali devono sottoporre ad autopsia l'animale ed effettuare le opportune analisi sui campioni pervenuti o prelevati in sede autoptica.
2. L'Istituto di cui al comma 1, deve eseguire le analisi entro trenta giorni dall'arrivo del campione e comunicarne gli esiti al medico veterinario che ha inviato i campioni, al Servizio veterinario dell'Azienda sanitaria locale territorialmente competente e, qualora positivo, all'Autorita' giudiziaria.
Art. 4. Compiti del sindaco
1. Il sindaco, a seguito della segnalazione di cui all'art. 2, comma 1, deve dare immediate disposizioni per l'apertura di una indagine, da effettuare in collaborazione con le altre Autorita' competenti.
2. Il sindaco, qualora venga accertata la violazione dell'art. 1, provvede ad attivare tutte le iniziative necessarie alla bonifica dell'area interessata.
3. Il sindaco, entro 48 ore dall'accertamento della violazione dell' art. 1, provvede, in particolare, ad individuare le modalita' di bonifica del terreno e del luogo interessato dall'avvelenamento, prevedendone la segnalazione con apposita cartellonistica, nonche' ad intensificare i controlli da parte delle Autorita' preposte.
4. Per garantire una uniforme applicazione delle attivita' previste dal presente articolo, e' attivato, presso ciascuna Prefettura, un «Tavolo di coordinamento» per la gestione degli interventi da effettuare e per il monitoraggio del fenomeno.
5. Il Tavolo di cui al comma 4, coordinato dal Prefetto o da un suo rappresentante, e' composto da un rappresentante della provincia, dai sindaci delle aree interessate e da rappresentanti dei Servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali, del Corpo forestale dello Stato, degli Istituti zooprofilattici sperimentali competenti per territorio, delle Guardie zoofile e delle Forze di polizia locali.
Art. 5. Obblighi per i produttori
1. I produttori di presidi medico-chirurgici, di prodotti fitosanitari e di sostanze pericolose appartenenti alle categorie dei topicidi, ratticidi, lumachicidi e nematocidi ad uso domestico, civile ed agricolo aggiungono al prodotto una sostanza amaricante che lo renda sgradevole ai bambini e agli animali non bersaglio. Nel caso in cui la forma commerciale sia «un'esca», deve essere previsto un contenitore con accesso solo all'animale bersaglio.
2. Nell' etichetta dei prodotti di cui al comma 1 devono essere indicati le modalita' d'uso e di smaltimento del prodotto stesso.
Art. 6. Entrata in vigore
1. La presente Ordinanza, inviata alla Corte dei conti per la registrazione, entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana ed ha efficacia di dodici mesi a decorrere dalla predetta pubblicazione. Roma, 18 dicembre 2008
p. Il Ministro
Il Sottosegretario di Stato Martini
Registrato alla Corte dei conti il 29 dicembre 2008 Ufficio di controllo preventivo sui Ministeri dei servizi alla
persona e dei beni culturali, registro n. 6, foglio n. 242
Un'altra tortura che da anni ha preso piede in Italia e non solo è quella dei bocconi contenenti chiodi, così i figli di puttana sono sicuri che le Bestiole subiranno un martirio atroce. Cani, Volpi, Lupi, Gatti, ecc, tutti potenziali vittime di sadici pezzi di merda.
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