venerdì 20 giugno 2014

1976-77 e 1977-78 Una Signora da leggenda

Stagione 1976-1977: Lo scudetto dei record ed il trionfo in Coppa UEFA
Al primo anno di Trapattoni alla Juventus è legato uno degli scudetti probabilmente più combattuti e spettacolari del calcio italiano, quello della stagione 1976-1977, conteso ai campioni uscenti del Torino fino all’ultima giornata: le due squadre, appaiate in cima alla classifica alla fine del girone d’andata con una media punti insostenibile per le altre contendenti, continuarono il «testa a testa» per tutto il girone di ritorno. La Juventus prevalse alla fine con 51 punti, frutto di 23 vittorie, 5 pareggi e 2 sole sconfitte (record per la Serie A a 16 squadre), contro i 50 del Torino, «un'annata entusiasmante, indimenticabile»[83]. Per avere un’idea del ritmo impresso dalle due compagini torinesi a quell’edizione del campionato, basti notare che la terza classificata, la Fiorentina, si fermò a 35 punti. Quattro giorni prima di vincere il suo 17º scudetto la Juventus si aggiudicò anche la sua prima competizione internazionale, la Coppa UEFA, al termine di una durissima doppia finale disputata contro gli spagnoli dell’Athletic di Bilbao. All’andata la Juventus vinse 1-0 con un goal di Marco Tardelli, al ritorno passò subito in vantaggio con un goal di Roberto Bettega e, pur perdendo alla fine per 1-2, riuscì a vincere il doppio confronto contro i baschi e a portare a casa la Coppa. Prima le Zebre avevano eliminato Manchester City (sconfitta 0-1 in Inghilterra all'andata e 2-0 al ritorno), Manchester United (0-1 all'Old Trafford e 3-0 a Torino), Shakhtar Donetsk (3-0 in Italia e 0-1 in U.R.S.S.), Magdeburgo (3-1 in Germania Est e 1-0) e AEK Atene (4-1 in casa e 1-0 in trasferta). Fu, quella, l’unica affermazione internazionale che la Juventus, e più in generale, qualsiasi società calcistica italiana, conseguì con un organico composto esclusivamente da giocatori nati nella Nazione: di essi, quelli schierati in campo nella circostanza furono Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, F. Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna (sostituito al 59’ dell’incontro da Spinosi), Benetti e Bettega.

1976-1977
Il Campionato di Serie A 1976-77 fu il settantacinquesimo campionato di calcio italiano, il quarantacinquesimo giocato a girone unico. Fu una piccola sorpresa il campionato che prese il via il 3 ottobre 1976, perché la Juventus del neo-allenatore Giovanni Trapattoni trionfò quando tutti si aspettavano il bis d'un Torino rinvigorito dalla vittoria dell'anno precedente, favorito ai nastri di partenza nonostante la clamorosa sconfitta subita a settembre dal poco quotato Lecce nel girone di Coppa Italia. La Juventus, ritenuta indebolita dagli addetti ai lavori a causa delle cessioni di Capello e Anastasi in cambio dei più maturi Boninsegna e Benetti, firmò invece una mossa vincente: le squadre torinesi diedero il via ad un campionato ancor più emozionante del precedente, chiuso a punteggi record.Già dopo due giornate, granata e bianconeri si ritrovarono soli in testa, dando il via al duello. La Juve, dopo sette vittorie consecutive, arrivò al derby dell'ottava giornata (5 dicembre) con un punto di vantaggio: i "gemelli del gol" Graziani e Pulici colpirono e affondarono, decretando il sorpasso. Il Toro condusse per qualche giornata, per poi venire agganciato dopo un rocambolesco 3-3 contro la Lazio. Proprio la Lazio fu protagonista in quell'anno di due momenti drammatici: prima perse il 2 dicembre l'allenatore dello scudetto, Tommaso Maestrelli, spentosi dopo una lunga malattia. Poi, un mese e mezzo dopo, il 18 gennaio 1977, venne colpita dall'assurda tragedia del centrocampista Luciano Re Cecconi, che organizzò uno scherzo a un gioielliere, fingendosi ladro e venendo ucciso da un colpo di pistola. Torino e Juventus, dopo continui sorpassi, conclusero a pari punti il girone d'andata il 6 febbraio 1977. Il ritorno iniziò sulla falsariga delle prime quindici partite. La Juve passò in vantaggio approfittando della sconfitta del Toro a Roma, il 3 aprile, limitò i danni nel secondo derby e condusse con un punto di vantaggio fino alla ventiseiesima giornata, quando a causa di un pareggio a Perugia fu raggiunta dai "cugini". La settimana dopo, sabato 30 aprile, un gol di Furino permise ai bianconeri di battere in extremis il Napoli e di approfittare del pareggio torinista in casa della Lazio il giorno successivo. Fu lo scatto decisivo, visto che la Vecchia Signora vinse le ultime tre partite e concluse il campionato alla quota record di 51 punti, seguita dal Toro a 50, mentre la Fiorentina, terza, si fermò a 35 e fu protagonista unicamente della lotta per l'Europa a cui si aggiunsero Inter e Lazio infruttuosamente tallonati da un sorprendente Perugia. I bianconeri condirono il tutto con la prima storica vittoria in Coppa UEFA a spese dell'Athletic Bilbao, ai granata rimase il titolo di capocannoniere per Graziani.Crollò improvvisamente il Cesena, retrocesso in Serie B dopo i successi dell'anno precedente. Sudò freddo il Milan, che si salvò solo grazie alla rimonta che, nelle ultime due giornate, sancì la seconda retrocessione del Catanzaro e quella della Sampdoria.

1976/77: IL DERBY INFINITO 
Siamo nella seconda metà degli anni settanta e Torino è la capitale del calcio italiano; era dalla tragedia di Superga che la squadra granata non vinceva il campionato battendo, in un esaltante e clamoroso finale di campionato, proprio i bianconeri.Furiosa, la Juventus si avventa sulla stagione a venire con una sete di rivincita quale soltanto i grandi leader possono avere; quella sete di un Boniperti che, in cinque anni di timone, ha vinto tre scudetti ed ha ottenuto due secondi posti. Proprio da quel non accontentarsi mai trae la forza per andare sempre più in alto. Così, la Juventus da vita, in quell’estate del 1976, insieme al Torino, al più straordinario campionato mai disputato in Italia; una volata continua fin sul traguardo, che vede trionfare la squadra bianconera sui pur fortissimi rivali.Boniperti azzecca una scelta epocale, individuando in Giovanni Trapattoni il tecnico giovane che può aprire un ciclo. Ha fatto soltanto una breve esperienza al timone del Milan, come secondo del Paròn Rocco ed in quel momento sembra un azzardo, ma Boniperti è sicuro delle qualità del giovane tecnico di Cusano Milanino. Il Trap si era già promesso all’Atalanta, ma è bastata una telefonata di Boniperti al presidente orobico per trasferire Trapattoni sulle rive del Po.I due allestiscono una squadra più da combattimento che da accademia; rinunciano, a sorpresa, al regista Capello, caposaldo di tanti successi, ceduto al Milan in cambio del rude Benetti, ex centravanti trasformatosi in centrocampista tutto sostanza. Risolvono, poi, la lunga polemica con Anastasi, che si sentiva troppo spesso sacrificato, cedendolo all’Inter in cambio di Boninsegna, più vecchio di cinque anni e considerato oramai alla frutta. Torna inoltre all’ovile il giovane Alberto Marchetti, centrocampista di quantità e qualità ed arriva un giovane che farà parlare di sé: Antonio Cabrini, diciannovenne terzino sinistro che si è reso protagonista in serie B, nell’Atalanta.Dai blocchi di partenza si alza una Juventus di debordante forza fisica e carica agonistica; ermetica in difesa, con la coppia Cuccureddu Gentile sui lati, due mastini d’eccezionale rendimento, il pilone centrale Morini ed il libero Scirea, in costante ascesa. A centrocampo, Trapattoni rivela le proprie doti intuendo le potenzialità del terzino Tardelli nel cuore della manovra; apparentemente esile, il giovane ex comasco non teme i contrasti ed è micidiale nelle incursioni offensive.L’ideale per questa Juventus guerriera, con Furino e Benetti a completare il reparto Maginot. Ad inventare ci pensa Causio, tornante sulla destra, dove può sfogare il suo genio tutto dribbling e cross perfetti per le punte Boninsegna, che ha ancora tanta birra in corpo, e Bettega. Uno squadrone fisicamente strepitoso, considerato che alle riserve restano poche briciole e che, nel frattempo, è realizzata l’impresa europea, col primo grande successo internazionale: la vittoria in Coppa Uefa.Così, se il Torino di Radice parte con cinque vittorie su cinque alla partenza del campionato, la Juventus di Trapattoni non si scompone e risponde per le rime: cinque su cinque anche i bianconeri! E quando alla sesta giornata il Torino pareggia, mentre il rullo compressore bianconero mette insieme un altro successo eppoi un altro ancora, c’è davvero la sensazione che si stia verificando un evento storico.Le due squadre sono completamente differenti: i granata sono aggressivi e spumeggianti, i bianconeri più compassati, più solidi e sicuri. Mentre il Torino è condizionato dall’estro di Claudio Sala, punto di partenza e d’incontro delle migliori iniziative, e dall’alterna vena di Graziani e Pulici, la Juventus è in grado di distribuire meglio gli sforzi ed allargare, quanto più possibile, il raggio d’azione e d’influenza di ciascun giocatore. Nessuno nella Juventus vuole essere protagonista di ruolo, ma lo diventano tutti, adattandosi perfettamente all’avversario ed alle circostanze.Le avvisaglie dello scudetto bianconero, come già nel dicembre 1971 in occasione del primo trionfo della Juventus “bonipertiana”, si manifestano a San Siro contro il Milan. Allora fu un 4-1 perentorio, con Nereo Rocco costretto a dichiarare negli spogliatoi che la Juventus aveva dato un’autentica lezione di calcio ai rossoneri. Stavolta un più sofferto 3-2 che, però, diventa eloquente se si pensa che, dopo soli sedici minuti, i rossoneri vincevano per 2-0. Solamente una grande squadra avrebbe potuto rimontare uno svantaggio così severo in campo esterno. Quel giorno, 7 novembre 1976, il pubblico presente a San Siro può ammirare il miglior Causio della stagione; Bettega firma il primo goal bianconero con un colpo di testa. Nella ripresa Benetti pareggia con una sonora fucilata e Bettega realizza la rete del successo concludendo, con un tocco magistrale, un irresistibile spunto di Tardelli.Ma, all’ottava giornata, il derby rimette in sella i granata che effettuano il sorpasso; la Juventus dimostra di soffrire ancora della sindrome da derby e si consegna agli avversari quasi rassegnata, incapace di reagire.Un commento della partita, sui giornali dell’epoca:«Loro hanno giocato nella maniera in cui avremmo dovuto giocare noi». Con queste parole Giovanni Trapattoni, allenatore bianconero, ha definito sinteticamente la partita del Torino. È accaduto nello spogliatoio ed il Trap lo ha detto, con tutta sincerità e tanta cavalleria, al suo amico rivale Gigi Radice, con il quale aveva appena scambiato una sportivissima stretta di mano.Il riconoscimento della superiorità tecnica e tattica del Torino nel 186° Derby della Mole, però, va inquadrato anche sotto altri aspetti. Il Torino ha vinto, perché ha sviluppato un tipo di partita centrata, soprattutto, sul piano psicologico. Era consapevole di aver davanti l’avversario più pericoloso del momento, vale a dire una squadra alla quale non fa certo difetto il bagaglio tecnico collettivo di una grand’esperienza, di una valida maturità sul piano pratico, capace di restare sull’attesa per un’intera partita, per poi mettere a segno la zampata negli ultimi minuti. Quindi, occorreva studiare bene ogni uomo in campo e piazzare subito la marcatura giusta; e qui è emersa la perfetta preparazione di Radice. Di fronte ad un Causio, estro e velocità, uomo che ti sa scappar via se trova spazio, per andarsene in avanti a suggerire temi pericolosi, ci voleva un uomo altrettanto veloce, pieno di grinta e senza complessi, che non lasciasse spazio all’inventiva e che sapesse ricuperare nei duelli in corsa.L’asso nella manica si chiama Danova ed il duello fra i due è stata una delle cose più efficaci dell’incontro intero. Causio ha cercato in tutte le maniere di far il suo gioco, ma Danova non lo ha mollato di un centimetro. Per cui, alla Juventus, è venuto a mancare un punto di spinta notevole. C’era poi Bettega, del quale non occorre dire in fatto di classe, bravura e rendimento; ma con l’attaccante bianconero c’era già stata una serie di precedenti esperienze sostenute da Mozzini e Bobby-goal, pur rendendosi pericoloso più di una volta, è stato tenuto a freno. Infine Nello Santin ha curato a dovere Boninsegna e le tre punte più pericolose dei padroni di casa hanno avuto la strada sbarrata dai difensori granata.Sul fronte opposto Gentile ha preso, ma c’è voluto un bel po’ di tempo, in consegna Claudio Sala e ne sono nati dei duetti esaltanti, perché condotti con estrema cavalleria, ma dai quali il granata è uscito quasi sempre vincitore. A questo punto c’era ben poco da fare; occorreva solamente che la Juventus giocasse sul piano dell’aggressività, della pressione continua, della manovra avvolgente, con sfruttamento delle fasce per poi cercare, con i cross, le teste di Bettega e di Boninsegna.
Ed ecco come le parole di Trapattoni suonano giuste, perché quel tipo di gioco, pressione continua, controllo costante del pallone sfruttando l’anticipo e sempre pronti a marcare senza respiro, con lanci in profondità, l’ha applicato il Torino. Che, e questo lo si era visto già nelle fasi d’avvio, aveva un centrocampo nettamente meglio impostato, i cui uomini hanno lavorato non tanto nell’interdizione, che non è stata mai affannosa, quanto nell’impostazione.Patrizio Sala, Zaccarelli e Salvadori hanno fatto cerniera elastica a rimbalzo in avanti ed in ogni occasione sono stati pronti a smarcarsi oltre che a smarcare i compagni. Per cui, le redini del gioco sono state costantemente in mano ai granata, che hanno rispettato ed eseguito perfettamente i doveri che la situazione di classifica imponeva; erano indietro di un punto, quindi la partita li obbligava ad attaccare. L’hanno fatto con più determinazione, con volontà più sicura, con convinzione diversa, giocando con quella tecnica che in gergo pugilistico si definisce aggressività. Logico che con i “Gemelli” davanti, avrebbero finito con il passare ed, infatti, i “Gemelli” sono passati con un goal ciascuno.La domenica successiva, il Torino dilaga a Catanzaro, 4-0 con doppietta di Graziani, mentre l’astuta Fiorentina blocca i bianconeri a Torino sullo 0-0: Torino punti 18, Juventus 16, la situazione si è capovolta. Nemmeno il tempo di temere una fuga decisiva degli scatenati granata, che la Juventus riprende il passo. Quei due punti saranno il vantaggio massimo del Torino, che alla dodicesima giornata è raggiunto e la domenica successiva staccato di un punto.Nello spazio di sette giorni, infatti, la Juventus coglie due successi, con analogo punteggio di 2-0, che diventano autentiche pietre miliari sulla strada dello scudetto. I bianconeri domano al San Paolo le velleità del Napoli, costretto a giocarsi, in una sola partita, tutte le residue possibilità di un difficile rilancio; il segreto tattico di quella partita è legato all’arretramento di Bettega, centrocampista in più con licenza di verticalizzare per Boninsegna. Nel finale segna persino Scirea, a dimostrazione della grandissima duttilità della squadra bianconera.Al Comunale di Torino la recita si ripete contro l’Inter, tornata baldanzosa da Bologna, dove ha umiliato i rossoblu, già in piena crisi, con un perentorio 5-1; la nuova stella nerazzurra è Muraro, autore di tre goals al Bologna. Ma Morini mette il bavaglio al giovane attaccante interista e, soprattutto, Boninsegna, con due magnifici goal su cross dalle ali, coglie una clamorosa vendetta su chi, il presidente Fraizzoli e l’allenatore Chiappella in primis, lo aveva ceduto, ritenendolo oramai superato.  In tribuna d’onore, con straordinaria lucidità, l’avvocato Agnelli sintetizza la partita in una frase: «Fra la Juventus e l’Inter corre la stessa differenza che c’è fra Boninsegna ed Anastasi».La lotta tra le due rivali concittadine propone colpi di scena ad ogni momento, prima con una sconfitta juventina a Roma, contro i giallorossi, per 1-3, che rigetta la squadra allenata da Trapattoni al secondo posto ed, infine, con un equilibrio sostanziale alla fine del girone d’andata, con le due formazioni appaiate a 25 punti. L’Inter, alle loro spalle, è staccata di ben sei punti. Tutto, dunque, deve risolversi nel girone di ritorno ed il Torino sembra risoluto a compiere un altro volo; la domenica successiva, però, perde inaspettatamente per 1-0 sul terreno romanista, dando via libera ai bianconeri vittoriosi sul Foggia. La Roma, quell’anno, sarà l’unica squadra che si potrà vantare di aver battuto sia la Juventus sia il Torino.Le due squadre sono di nuovo pari alla ventunesima giornata, con 35 punti, mentre Inter e Fiorentina sono terze a dieci lunghezze; avanti di nuovo la Juventus sette giorni dopo, un punticino che resiste anche nel derby, ma che viene però colmato alla quintultima, quando i bianconeri non vanno oltre il pari sul sempre ostico campo di Perugia, dove l’anno precedente persero lo scudetto .La Juventus, quindi, riesce a non perdere il derby; anzi, a conti fatti, avrebbe potuto anche vincerlo, considerata la clamorosa traversa colpita da Boninsegna nei minuti finali dell’incontro. La partita si risolve in un minuto, con i goal di Causio e Pulici.Ecco il commento:Le contendenti non hanno deluso; due stili diversi e contrapposti, due valori positivi espressi con metodi differenti ed un goal per parte, nel giro di un minuto, che hanno siglato la parità fra Torino e Juventus.Analizzare la partita al microscopio porta sempre l’identica composizione dei novanta minuti; le due squadre sono partite alla grande, come si conveniva alle prime della classe, ed è stato subito un gran correre sui due fronti. Poi, la Juventus ha avuto il contropiede buono ed il volpone Causio lo ha sfruttato. Dall’altra parte hanno reagito immediatamente nel modo più logico ed il contropiede buono è venuto per il Torino. Pulici, altrettanto volpone, ha rimesso in piatto la bilancia .Poi, ciascuno ha macinato il gioco secondo il proprio stile, applicando gli schemi studiati prima. Il Torino, aggressivo come sempre. Pieno d’estro (Sala, Graziani, Zaccarelli, Pecci), di generosità nel collettivo, ha stretto d’assedio la metà campo juventina. È stato il momento del Torino; azioni a ripetizione, palloni indirizzati verso la rete di Zoff, come sempre all’altezza della situazione ed il risultato non cambia. Il secondo tempo è cominciato con un guizzo ancora granata, poi le cose si sono messe su un binario d’ordinaria amministrazione. Tutte e due davano l’impressione di accontentarsi del goal per parte del primo tempo.Qualche elemento del Torino ha accusato il dispendio d’energie e, per un po’, il tono generale è calato. Non per molto, però, perché la Juventus, sorniona, ha cercato di metter lo zampino fuori nel finale. E proprio gli ultimi venti minuti hanno visto quasi rovesciarsi le posizioni del primo tempo; gli avanti juventini hanno preso a darsi da fare ed un paio di volte la difesa del Torino ha tremato. Castellini è stato degno di Zoff e l’incontro si è chiuso con il risultato acquisito dopo sette minuti di gioco. Contenta la Juventus, anche se qualche tifoso rimugina sui tiri da brivido. Contento il Torino, anche se qualche tifoso rimugina su qualche azione terminata con un pizzico di ritardo da chi avrebbe potuto scattare prima. Ed il derby va agli atti; un punto ciascuno. Sette partite ancora da giocare. Un’altalena che durerà due mesi con nuovi agganci, sorpassi e corse a braccetto; come si addice alle due squadre che esprimono meglio di un calcio che, prendetelo da qualsiasi parte volete, è il migliore della scuola italiana degli ultimi anni. Così come il pubblico, che ha fatto da cornice ad uno spettacolo che ha richiamato l’attenzione di un mondo sportivo. Pubblico maturo, civile, consapevole e preparato. Dentro lo stadio ha saputo vivere le sue emozioni con compostezza e self control degni d’elogio. Sugli spalti di Torino - Juventus c’erano veri tifosi. Il Comunale ha di nuovo vinto.La domenica successiva tocca al Torino fermarsi sul pari, mentre i bianconeri, il giorno precedente, perché la partita è anticipata di sabato per permettere alla Juventus di preparare meglio l’incontro di Coppa Uefa, avevano battuto il Napoli a pochi minuti dalla fine con un goal di Furino che, con la sua incredibile combattività è l’emblema di questa squadra, grintosa come nessun’altra. Sarà il punto decisivo. L’appuntamento con l’Inter a San Siro, l’8 di maggio, è troppo importante per non essere affrontato con la massima serietà. Spinosi prende il posto di Morini, infortunato. Gori sostituisce l’indispensabile Boninsegna e sigla un goal nel primo tempo. Tardelli, nella ripresa, raddoppia chiudendo definitivamente la partita. Quella squadra, tutta italiana, esce dal terribile campo di Bilbao con la Coppa Uefa, primo trofeo internazionale della sua storia e, quattro giorni dopo, dal difficile campo della Sampdoria con lo scudetto numero diciassette.

DA “LA GAZZETTA DELLO SPORT”:
«Una stagione irripetibile». Così, per la media record, per lo stress sopportato, la giudica Giampiero Boniperti, presidente della grande accoppiata. «Ho tremato una volta sola a Bilbao, nell’ultima parte della tremenda finale. La Coppa era legata ad un filo e si rischiava di perderla. Ma la squadra ha resistito, sono stati tutti meravigliosi per dedizione agonistica, spirito di sacrificio, temperamento.In campionato, invece, era diverso. La Coppa era corta, centottanta minuti ogni tanto, il campionato lungo, un impegno a fondo ogni domenica, ogni risultato un anello della catena. Poiché le fatiche si assommavano, bisognava sopportarle senza vacillare. La concentrazione psicologica è stata più importante di quella fisica. Erano continue verifiche. Nervi saldi, gioco, tenuta e carattere. Non è mancato proprio niente. La svolta di Milano con l’Inter è stata quella decisiva, allora ho capito che lo scudetto non poteva sfuggirci».Trapattoni iscrive il suo nome a lettere d’oro nella storia della Juventus. Il giovane allenatore, venuto da Milano, può vantarsi di avere dato alla società bianconera il primo trionfo internazionale, la Coppa Uefa, che la Juventus inseguiva da venti anni. Come non bastasse, ha voluto dilatare il trionfo personale e della società con la conquista dello scudetto numero diciassette; un successo tutto suo che non deve condividere con altri, come quando il Milan vinse la Coppa delle Coppe.«L’allenatore, infatti, era Rocco», sottolinea il Trap, «evidente che questo doppio successo mi riempia di soddisfazione. E di motivi di gioire ne ho altri, molti. Siamo andati avanti fino all’ultimo traguardo su due fronti, siamo stati gli unici a dovere sopportare una molteplicità d’impegni, fra i quali metto anche, in prima linea, il notevole contributo fornito dalla rosa bianconera alla Nazionale. L’en plein, l’aver dimostralo una supremazia sia in campo nazionale sia in quello internazionale, appare ancora più prestigioso considerando che in questa Juventus, quando si è cominciata la preparazione lo scorso agosto a Villar Perosa, non credeva nessuno. Attorno alla squadra bianconera c’era molto scetticismo. La Juventus adeguandosi a quel che si sta facendo nel resto d’Europa ha creato un centrocampo privo del tradizionale regista. A turno ogni giocatore è stato capace di sobbarcarsi questo non facile compito. I ragazzi hanno assimilato così bene la nuova tematica di gioco che non abbiamo dovuto pagare pedaggi in fatto di rodaggio. È partita subito forte la Juventus, mentre altre erano alle prese con problemi d’inquadratura. Subito si è delineato il duello col Torino, che ha movimentato, esaltato il campionato. La squadra ha avuto una continuità di rendimento lungo l’arco di una stagione, veramente notevole. Ho sempre avuto fiducia in questo complesso che si è rivelato davvero di dimensione europea. Non ho mai avuto grossi timori».


Classifica 
Pt
G
V
N
P
GF
GS
1.
Juventus
51
30
23
5
2
50
20
2.
Torino
50
30
21
8
1
51
14
3.
Fiorentina
35
30
12
11
7
38
31
4.
Inter
33
30
10
13
7
34
27
5.
Lazio
31
30
10
11
9
34
28
6.
Perugia
29
30
9
11
10
32
28
7.
Napoli[1]
28
30
9
11
10
37
38
8.
Roma
28
30
9
10
11
27
33
9.
Verona
28
30
7
14
9
26
32
10.
Milan
27
30
5
17
8
30
33
11.
Genoa
27
30
8
11
11
40
45
12.
Bologna
27
30
8
11
11
24
31
13.
Foggia
26
30
10
6
14
33
39
14.
Sampdoria
24
30
6
12
12
28
42
15.
Catanzaro
21
30
7
7
16
26
43
16.
Cesena
14
30
3
8
19
22
48

         [1] : Un punto di penalizzazione per eccessivo ripetersi di intemperanze del pubblico del San Paolo.

Data
Incontro
Ris
03/10/1976
Lazio - Juventus
2 - 3
10/10/1976
Juventus - Genoa
1 - 0
24/10/1976
Foggia - Juventus
0 - 1
31/10/1976
Juventus - Catanzaro
3 - 0
07/11/1976
Milan - Juventus
2 - 3
21/11/1976
Juventus - Verona
2 - 1
28/11/1976
Cesena - Juventus
0 - 1
05/12/1976
Juventus - Torino
0 - 2
12/12/1976
Juventus - Fiorentina
0 - 0
19/12/1976
Bologna - Juventus
0 - 1
02/01/1977
Juventus - Perugia
1 - 0
09/01/1977
Napoli - Juventus
0 - 2
16/01/1977
Juventus - Inter
2 - 0
30/01/1977
Roma - Juventus
3 - 1
06/02/1977
Juventus - Sampdoria
3 - 0
13/02/1977
Juventus - Lazio
2 - 0
20/02/1977
Genoa - Juventus
2 - 2
27/02/1977
Juventus - Foggia
1 - 0
06/03/1977
Catanzaro - Juventus
0 - 2
13/03/1977
Juventus - Milan
2 - 1
20/03/1977
Verona - Juventus
0 - 0
27/03/1977
Juventus - Cesena
3 - 2
03/04/1977
Torino - Juventus
1 - 1
10/04/1977
Fiorentina - Juventus
1 - 3
16/04/1977
Juventus - Bologna
2 - 1
24/04/1977
Perugia - Juventus
1 - 1
30/04/1977
Juventus - Napoli
2 - 1
08/05/1977
Inter - Juventus
0 - 2
14/05/1977
Juventus - Roma
1 - 0
22/05/1977
Sampdoria - Juventus
0 - 2

Coppa Italia 1976/77

Girone Eliminatorio 2

29/08/1976
Monza - Juventus
1 - 1

01/09/1976
Juventus - Verona
2 - 0

05/09/1976
Juventus - Sambenedettese
4 - 0

19/09/1976
Genoa - Juventus
0 - 0


Girone Finale B

12/06/1977
Juventus - Inter
0 - 1

15/06/1977
Juventus - Lecce
1 - 1

19/06/1977
Inter - Juventus
1 - 0

22/06/1977
LR Vicenza - Juventus
2 - 4

26/06/1977
Lecce - Juventus
1 - 1

29/06/1977
Juventus - LR Vicenza
2 - 1


Coppa UEFA 1976/77

Trentaduesimi di Finale

15/09/1976
Manchester City (ING) - Juventus
1 - 0

29/09/1976
Juventus - Manchester City (ING)
2 - 0


Sedicesimi di Finale

20/10/1976
Manchester United (ING) - Juventus
1 - 0

03/11/1976
Juventus - Manchester United (ING)
3 - 0


Ottavi di Finale

24/11/1976
Juventus - Shakhtar Donetsk (UCR)
3 - 0
08/12/1976
Shakhtar Donetsk (UCR) - Juventus
1 - 0

Quarti di Finale

02/03/1977
Magdeburg (GER) - Juventus
1 - 3
16/03/1977
Juventus - Magdeburg (GER)
1 - 0

Semifinali

06/04/1977
Juventus - AEK Atene (GRE)
4 - 1

20/04/1977
AEK Atene (GRE) - Juventus
0 - 1


Finale

04/05/1977
Juventus - Athletic Bilbao (SPA)
1 - 0

18/05/1977
Athletic Bilbao (SPA) - Juventus
2 - 1



1977-1978
La Juventus continuò a percorrere la strada della ricerca di giovani calciatori italiani e, pur fallendo per un soffio l'accesso in finale di Coppa dei Campioni, mieté successi in Italia: fu il quinto scudetto in otto anni per i torinesi che, con il 18º titolo assoluto, compirono un ulteriore passo avanti verso la seconda stella dorata.Il campionato iniziò l'11 settembre e i sei gol che i bianconeri rifilarono al Foggia suonarono come un avvertimento, anche se i primi a tentare la fuga, dopo la sconfitta contro la Lazio, furono i rossoblu del Genoa. Bene anche il Milan, in testa dopo sei giornate. I rossoneri condussero fino al 31 dicembre 1977, quando pareggiarono a Bergamo e la Juventus li raggiunse per poi prendere velocità. Il 22 gennaio i bianconeri furono campioni d'inverno. Ancora una tragedia, durante il girone d'andata, aveva sconvolto il campionato: il 30 ottobre, al 50' di Perugia-Juventus, il giovane centrocampista biancorosso Renato Curi piombò a terra esanime e tutti i tentativi di salvargli la vita si rivelarono inutili. A ucciderlo fu un male al cuore mai diagnosticato prima dai dottori della squadra e della FIGC; gli umbri in seguito gli dedicarono lo stadio.Con l'inizio del girone di ritorno la Juventus si ritrovò alle spalle un'inedita coppia d'inseguitrici: il solito Torino e lo spettacolare Lanerossi, vivace neopromossa che, per il suo gioco spumeggiante votato all'attacco (l'appena ventunenne Paolo Rossi si laureò capocannoniere con ben 24 gol al termine del campionato), si guadagnò l'appellativo di Real Vicenza. La Juventus amministrò comunque il ritorno, anche se due pareggi contro Inter e Bologna non le fecero vivere un finale di campionato troppo tranquillo, visto che il Torino ambì all'aggancio. Pareggiando a Roma contro i giallorossi, il 30 aprile, i bianconeri furono Campioni d'Italia per il secondo anno consecutivo; Vicenza e Torino, seconde, chiusero a cinque punti di distacco. Il Lanerossi grazie al secondo posto si qualificò per la prima volta nella sua storia alla Coppa UEFA. Sudarono freddo il Bologna, per la prima volta nei guai e costretto alla rimonta nel girone di ritorno, e la Fiorentina, terza l'anno prima e salva solamente grazie a una migliore differenza reti nei confronti di Foggia e Genoa, che scivolarono in Serie B. Esordio in Serie A da dimenticare per il Pescara, prima abruzzese a vedere la massima categoria. A giugno la qualificazione del Napoli per la finale di Coppa Italia contro l'Inter garantì ai partenopei un posto in zona Uefa.


 Data
Incontro
Ris
11/09/1977
Juventus - Foggia
6 - 0
18/09/1977
Napoli - Juventus
1 - 2
25/09/1977
Juventus - Milan
1 - 1
02/10/1977
Lazio - Juventus
3 - 0
23/10/1977
Juventus - Fiorentina
5 - 1
30/10/1977
Perugia - Juventus
0 - 0
06/11/1977
Juventus - Atalanta
1 - 1
20/11/1977
Verona - Juventus
0 - 0
27/11/1977
Juventus - Genoa
4 - 0
11/12/1977
Torino - Juventus
0 - 0
18/12/1977
Inter - Juventus
0 - 1
31/12/1977
Juventus - Bologna
1 - 0
08/01/1978
Pescara - Juventus
1 - 2
15/01/1978
Juventus - Roma
2 - 0
22/01/1978
LR Vicenza - Juventus
0 - 0
29/01/1978
Foggia - Juventus
0 - 0
05/02/1978
Juventus - Napoli
1 - 0
12/02/1978
Milan - Juventus
0 - 0
19/02/1978
Juventus - Lazio
3 - 0
26/02/1978
Fiorentina - Juventus
1 - 1
05/03/1978
Juventus - Perugia
2 - 0
12/03/1978
Atalanta - Juventus
0 - 2
19/03/1978
Juventus - Verona
1 - 0
26/03/1978
Genoa - Juventus
2 - 2
02/04/1978
Juventus - Torino
0 - 0
08/04/1978
Juventus - Inter
2 - 2
16/04/1978
Bologna - Juventus
1 - 1
23/04/1978
Juventus - Pescara
2 - 0
30/04/1978
Roma - Juventus
1 - 1
07/05/1978
Juventus - LR Vicenza
3 - 2


Pos.
Squadra
Pt
G
V
N
P
GF
GS
DR
1.
 Juventus
44
30
15
14
1
46
17
+29
2.
 L.R. Vicenza
39
30
14
11
5
50
34
+16
3.
 Torino
39
30
14
11
5
36
23
+13
4.
 Milan
37
30
12
13
5
38
25
+13
5.
 Inter
36
30
13
10
7
35
24
+11
6.
 Napoli
30
30
8
14
8
35
31
+4
7.
 Perugia
30
30
10
10
10
36
35
+1
8.
Roma
28
30
8
12
10
31
34
-3
9.
 Atalanta
27
30
6
15
9
28
32
-4
10.
 Verona
26
30
6
14
10
25
30
-5
11.
 Lazio
26
30
8
10
12
31
38
-7
12.
 Bologna
26
30
7
12
11
21
32
-11
13.
 Fiorentina
25
30
7
11
12
28
37
-9
14.
 Genoa
25
30
5
15
10
23
33
-10
15.
 Foggia
25
30
8
9
13
28
43
-15
16.
 Pescara
17
30
4
9
17
21
44
-22


Coppa Italia 1977/78
Girone Eliminatorio 1

21/08/1977
Sambenedettese - Juventus
0 - 2

24/08/1977
Brescia - Juventus
0 - 2

28/08/1977
Juventus - Cesena
0 - 0

31/08/1977
Juventus - Verona
4 - 2


Girone Finale B

10/05/1978
Taranto - Juventus
1 - 1

14/05/1978
Napoli - Juventus
5 - 0

17/05/1978
Juventus - Milan
0 - 3

28/05/1978
Juventus - Napoli
1 - 0

31/05/1978
Juventus - Taranto
3 - 1

04/06/1978
Milan - Juventus
4 - 2


Coppa dei Campioni 1977/78

Sedicesimi di Finale

14/09/1977
Omonia Nicosia (CIP) - Juventus
0 - 3

28/09/1977
Juventus - Omonia Nicosia (CIP)
2 - 0


Ottavi di Finale

19/10/1977
Glentoran (IRN) - Juventus
0 - 1

02/11/1977
Juventus - Glentoran (IRN)
5 - 0


Quarti di Finale

01/03/1978
Ajax Amsterdam (OLA) - Juventus
1 - 1

15/03/1978
Juventus - Ajax Amsterdam (OLA)
1 - 1

Semifinali

29/03/1978
Juventus - Club Bruges (BEL)
1 - 0

12/04/1978
Club Bruges (BEL) - Juventus
2 - 0


STAGIONE 1976-77.
Ancora scottata per lo scudetto perso sul filo di lana, la Juventua affronta una nuova stagione apportando un’importante modifica: sulla panchina arriva infatti Giovanni Trapattoni, ex difensore del Milan del trio svedese. Insieme a lui, sbarca Torino il giovane terzino Antonio Cabrini, torna Romeo Benetti in cambio di Capello e viene scambiato Pietro Anastasi con l’ex interista Roberto Boninsegna. Tre ritocchi che ridaranno alla Juve la spinta necessaria per tornare ai vertici del calcio italiano e per vincere il diciassettesimo scudetto. Il Campionato parte nuovamente segnato dal duello tra Juventus e Torino che già nelle prime cinqie giornate, fanno registrare cinque successi. Dietro le due torinesi nessuno sembra riuscire a tenere il passo, ma la differenza la farò l’impostazione delle due squadre: da una parte i granati di Gigi Radice dediti più allo spettacolo, dall’altra una Juve concreta e solida, con una difesa che da lì a poco passerà alla storia. L’andamento del campionato sarà un continuo inseguirsi tra Juventus e Torino, con l’una pronta ad approfittare anche del più piccolo passo falso dell’altra. Il girone di adnata si chiude così con le due formazioni in testa a 25 punti. La lotta continua anche nel girone di ritorno, finchè alla quartultima giornata i bianconeri conquisteranno quel punticino di vantaggio che gli consentirà di vincere lo scudetto: il Torino viene fermato sul pari, mentre la Juventus vince sul Napoli per 1-0 con un gol di Furino a pochi minuti dalla fine. Sarà la partita decisiva, la squadra di Trapattoni non mollerà più, nonostante nella settimana che precede l’ultima giornata di campionato, dovrà giocare la finale di Coppa UEFA contro l’Atletic Bilbao. Sarà un altro trionfo e finalmente il primo trofeo internazionale arriva a Torino, dopo tante delusioni.

JUVENTUS – MANCHESTER UNITED 3-0 (1-0)
Torino, Stadio Comunale, 03.11.1976 - Coppa U.E.F.A – Sedicesimi di Finale – Ritorno
RETI: 29’ Boninsegna (J); 63’ Boninsegna (J); 85’ Benetti (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini (8’ Spinosi), Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
MANCHESTER UNITED: Stepney, Nicholl, Albiston; Daly, Greenhoff, Houston; Coppel, McIlroy (56’ McCreery), Pearson; Macari (65’ Paterson), Hill  – All. Docherty
ARBITRO: Palotai (Ungheria)

MILAN - JUVENTUS 2-3 (2-1)
Milano, Stadio San Siro, 07.11.1976 - 5ª Giornata di Campionato
RETIi: 13’ Calloni (M); 17’ Tardelli aut. (M); 21’ Bettega (J); 54’ Benetti (J); 80’ Bettega (J)
MILAN: Albertosi, Collovati, Maldera III; Morini G., Bet, Anquilletti; Rivera, Capello, Calloni; Bigon, Vincenzi (71’ Gorin) - All. Marchioro
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Spinosi, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO: Menegali di Roma
CRONACA: La Juventus ha espugnato nuovamente S. Siro, ormai secondo tradizione. Lo ha fatto, bisogna ammetterlo, anche con merito schietto, definendo il risultato a dieci minuti dal termine di una partita ricca di gol e di episodi, dunque avvincente come poche. Rarissime tregue, costante tensione, massima incertezza, sebbene facesse in sostanza sorpresa il fatto che il Milan riuscisse ancora a tenere botta e a reaire dopo essere ststo in vantaggio di due gol ed essersi fatto raggiungere. E’ stata anche una delle partite più strane per la cornice atmosferica che l’ha sottolineata e circonfusa: dal sole iniziale alla semioscurità  sul finire del primo tempo; per il resto si è giocato alla luce dei riflettori come se fosse una notturna, e per buoni tratti sotto una pioggia battente. Alla fine è rispuntato il sole e in cielo (ahinoi, il cielo di Lombardia) s’è disegnato persino l’arcobaleno: sorrideva, si capisce, alla sola Juventus travolgente alla distanza come un rullo compressore. Vista così come “in negativo” nell’ultima parte del primio tempo, la partita ha avuto sprazzi maiuscoli e spunti razzenti non tanto o non solo per valore e confronto dei due “collettivi” quanto per prodezze individuali.
Diciamo subito che Causio e Bettega, l’uno magico e scatenato playmaker a tutto campo, l’altro splendido risolutore degno della sua fama, sono stati i veri grandi protagonisti dell’incontro. Sono stati loro due a sbloccare una situazione che per la Juventus si era fatta preoccupante, a trascinarla alla perentoria rimonta e a portarla infine al rush vincente. La differenza, in fondo, tra la Juventus e il Milan era proprio questa: che il Milan non aveva né Causio né Bettega. E che Causio e Bettega si aggiungevano a una squadra meglio articolata e più compatta in quasi tutti i settori.
La Juventus perdeva dunque 0-2 dopo soli 17’ di gioco. Prima un gol di Calloni (13’), poi una disgraziata autorete di Tardelli. […] A questo punto è stato Causio, in giornata memorabile (concretissimo anziché fumoso, come pure gli accade) a dare il via alla poderosa riscossa juventina. Al 21’ è scattato velocissimo sull’out destro, lasciando sul posto Maldera, è andato via sparato, ha evitato il disperato recupero dell’antagonista ed ha battuto, stringendo leggermente, il cross: Bettega, lo specialista, si elevava in stacco superbo, sovrastava nettamente Collovati e infilava di testa imparabilmente. Un’azione fulminante. Il duetto Causio-Bettega ha preso da quel momento a invadere la scena, a sciorinare numeri di alta classe e la difesa rossonera non ha saputo arginare né l’uno né l’altro. […]  In poco più di due minuti la sarabanda è stata infernale: colpo di testa di Bettega neutralizzato dal bravo Albertosi; tiro di Gentile, smarcato da Causio sulla sinistra, e nuova parata a terra; poi staffilata di Bettega da destra poco oltre la traversa. […] Al di là di questo prerentorio leit-motiv erano naturalmente le due squadre a fronteggiarsi. Con palesi limiti il Milan, con graduale crescendo la Juve. Marcati Calloni con Spinosi e Vincenzi con Cuccureddu, la Juve teneva l’arcigno Gentile su Rivera e dunque a ridosso dei centrocampisti. E nella zona centrale opponeva Furino, Gentile e Tardelli a Morini, Rivera, Capello e Bigon. Se il Milan presentava sulle fasce Morini (a destra) e Maldera con Capello fluttuante tra i due, la Juve rispondeva con Causio e Furino allargati, con in più gli inserimenti dell’agile Tardelli e di un Benetti lento ma progressivo nel carburarsi. […] Soprattutto il Milan accusava palese scompenso nelle punte al confronto con quelle juventine, compreso tra esse il prodigioso Causio. Vero che Boninsegna si distingueva praticamente soltanto allo scadere del primo tempo, crossando da sinistra una palla che Bettega in tuffo sfiorava provocando un brivido sugli spalti. Ma è anche vero che, catalizzati da Causio e da Bettega, i bianconeri erano in grado di registrare meglio le loro azioni e di farla confluire più massiccia e più coordinata verso la porta di Albertosi.
All’inizio della ripresa era nell’aria, oltre che il presagio di un diluvio, il presagio di una Juve di gran lunga più agguerrita. Il Milan, poche storie, ha fatto del suo meglio, ma ha dovuto pagare lo scotto dell’inferiorità organica. Che perlomeno la Juventus dovesse pareggiare era pronostico attendibile. Ci è riuscita al 9’ quando Furino, in azione a sinistra dell’area milanista ha servito Benetti, il quale dal limite s’è aggiustato la palla e l’ha collocata a bersaglio con una secca fucilata.
Nel racconto del match, cade adesso (e solo adesso, penso, per non dover mendicare scuse a un verdetto molto chiaro), l’accusa che potrà essere mossa al signor Menegali. L’arbitro avrebbe danneggiato il Milan perché, sul 2-2, non ha ritenuto di dover punire con un rigore un atterramento di Maldera ad opera di Cuccureddu, che gli era entrato alle spalle (anche stavolta, il servizio era stato di Rivera). Il sospetto che i termini del rigore ci fossero è grande. Tuttavia, se errore arbitrale c’è stato, invece di una presunta simulazione di Maldera, esso, al di là delle possibili congeture, non ha nella sostanza tecnica mutato i termini del confronto e dunque il verdetto.
La reazione del Milan c’è stata, apprezzabilmente, ed è parsa sin superiore ai suoi stessi mezzi. Ne è stata ultima riprova l’episodio di Calloni (31’), che su una bella azione  Rivera-Maldera si è trasformato per l’occasione in un ribollente difensore juventino. Non c’era proprio più nulla da aspettarsi, se non il “miracolo”.
La Juve è ripartita in tromba, a mulinelli continui. L’immagine del suo strapotere resterà a lungo nella retina degli spettatori per quella gran fuga personale di Causio: lo si è visto (33’) scatenarsi in profondità come una furia, si è visto Gorin (che nel frattempo aveva rilevato Vincenzi: ma invariato era rimasto, per la panchina, il rapporto tra Maldera e Causio) cercare invano di cinturarlo alla spalle; poi Causio ha tirato, Albertosi gli si è opposto di piede e la conclusione finale di Boninsegna è stata ribattuta dal corpo di Bet… Se Causio avesse segnato, sarebbe stato il gol-capolavoro.
Ora tornava il sole, e c’era da stropicciarsi gli occhi. Ce li ha lustrati la Madama col gol vincente al 35’. Tardelli dal fondo ha rimesso palla al centro dove Bettega ha girato a rete di sinistro. – da La Gazzetta dello Sport dell’8.11.1976
CLASSIFICA: Juventus, Torino p. 10; Napoli p. 8; Lazio p. 7; Perugia p. 6; Fiorentina, Roma p. 5; Catanzaro, Internazionale, Milan, Verona p. 4; Bologna, Foggia, Sampdoria p. 3; Cesena, Genoa p. 2

NAPOLI - JUVENTUS 0-2
Napoli, Stadio San Paolo, 09.01.1977 - 12ª Giornata
NAPOLI: Carmignani, Bruscolotti, Pogliana; Burgnich, Vavassori, Orlandini; Massa, Juliano, Savoldi I; Esposito S. (72’ Vinazzani), Chiarugi - All. Pesaola
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO: Menicucci di Firenze
NOTE: Vittoria a tavolino per invasione di campo. Sul campo la partita era terminata 0-2: 70’ Boninsegna (J); 76’ Scirea (J)
CLASSIFICA: Juventus, Torino p. 21; Internazionale p. 16; Fiorentina, Napoli p. 14; Lazio p. 13; Perugia p. 12; Genoa, Milan, Roma, Verona p. 11; Catanzaro, Sampdoria p. 9; Foggia p. 8; Bologna p. 7; Cesena p. 4
NOTE: Vittoria a tavolino. All'80° viene annullato un gol al Napoli (realizzato con la mano) ed una bottiglia di vetro lanciata dagli spalti colpisce alla testa il guardalinee Binzagi. Durante i soccorsi continuano i lanci di bottiglie e petardi, resta ferito anche un dirigente del Napoli. Al termine dell'incontro si verifica un'invasione di campo. Sul campo 0-2 (Boninsegna 69, Scirea 75). Per il Napoli: allenatore Pesaola squalificato, in panchina Rivellino.

JUVENTUS – INTERNAZIONALE 2-0 (1-0)
Torino, Stadio Comunale, 16.01.1977 - 13ª Giornata di Campionato
RETI: 21’ Boninsegna (J); 62’ Boninsegna (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli (80’ Gori), Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
INTERNAZIONALE: Bordon, Canuti, Fedele; Oriali, Guida, Facchetti; Anastasi, Merlo, Mazzola (67’ Bertini); Marini, Muraro – All. Chiappella
ARBITRO: Michelotti di Parma
CLASSIFICA: Juventus p. 23; Torino p. 22; Internazionale, Napoli p. 16; Fiorentina p. 15; Lazio p. 14; Genoa, Perugia p. 13; Milan, Roma, Verona p. 12; Sampdoria p. 10; Catanzaro p. 9; Foggia p. 8; Bologna p. 7; Cesena p. 6

JUVENTUS – ATHLETIC BILBAO 1-0 
Torino, Stadio Comunale, 04.05.1977 - Coppa U.E.F.A – Finale – Andata
RETI: 14’ Tardelli (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna (39’ Gori); Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ATHLETIC BILBAO: Iribar, Onaederra, Escalza; Villar, Guisasola, Goicoechea; Dani, Irureta, Churruca; Rojo II, Rojo I – All. Koldo Aguirre
ARBITRO: Corver (Olanda)
CRONACA: Soltanto 1-0 per la Juventus. Un solo gol di Tardelli al 14’, dei due almeno che Trapattoni metteva in preventivo per poter affrontare la trasferta di Bilbao il 18 maggio p.v. E’ finita così, con la mezza delusione di una folla-record, la prima finale di Coppa Uefa fra la Juventus e l’Atletico Bilbao. Gli spagnoli, che si sono visibilmente preoccupati più di limitare i danni che di portare affettive insidie (Zoff è stato impegnato in pratica una sola volta su punizione di Rojo I deviata in angolo), sono riusciti nella loro impresa. La Juventus ci è riuscita soltanto a metà. Era una Juventus appannata, senza coordinazione nella sua spinta, senza lucidità, senza effettiva capacità di penetrazione. La Juventus ha attaccato molto, ma senza ordine, mandando così a vuoto il suo generoso slancio e alla distanza ha pagato chiaramente anche la stanchezza. Gli spagnoli, che erano più freschi,  ne hanno approfittando realizzando il loro piano: squadra “corta”, molta prudenza e sfruttamento dell’occasione, del contropiede. Sottoposta a una notevole pressione, la difesa spagnola si è fatta sorprendere spesso in affanno nelle ripetute mischie della ripresa, ma si è salvata sempre con rinvii avventurosi oppure rifugiandosi in angolo o infine, una volta all’80’ perché salvata dalla bravura di Iribar.
La Juventus ha diritto a una sicura attenuante. Dopo soli 3 minuti ha perso praticamente Boninsegna, azzoppato in uno scontro con il rude Guisasola. Trapattoni, a nostro avviso, lo ha tenuto in campo sin troppo a lungo. Boninsegna non era proprio in grado di farcela. Lo ha rilevato al 40’ Gori e si può immaginare quali difficoltà ambientali abbia incontrato, nella nota desuetudine agonistica. Mancato Boninsegna, sperduto Bettega, quasi mai all’altezza della situazione e del suo standard, la Juventus è vissuta sulla genialità di Causio nell’impostazione e nella rifinitura, sulle sortite di Scirea e sul dinamismo di Furino. Ma un centrocampo organizzato non l’ha mai avuto. Chiaramente sotto tono Benetti, appena sufficiente Tardelli, che si è distinto soprattutto nell’occasione dell’acrobatico e splendido gol, la Juventus non ha potuto controllare e indirizzare la sua spinta. Molta fatica per troppo poco, insomma.
Causio, pur apprezzabile per vena, quando si è trattato di concludere è mancato egli stesso: ha servito per  Bettega una palla d’oro che avrebbe dovuto battere direttamente; e quando infine ha servito su punizione la testa di Scirea in piena area, Iribar si è superato. In nessun’altra occasione la Juventus che si è disunita e offuscata alla distanza, ha saputo impegnare a fondo Iribar. Dovendo spingere sotto, la Juventus ha affrontato naturalmente anche il rischio del contropiede. Morini e Gentile hanno avuto le loro brave difficoltà nel contenere rispettivamente Churruca e Dani, due giocatori che hanno fine palleggio e buona intuizione. Non avendo saputo ripetere le esaltanti prestazioni precedenti di Coppa Uefa, la Juventus ha finito per compromettere la conquista del trofeo proprio nel penultimo episodio. E’ facile prevedere che a Bilbao sarà accesa battaglia. Gli spagnoli, spinti dal loro temperamento, sorretti da un pubblico caldissimo, forti di una buona organizzazione di gioco, daranno certamente del filo da torcere a Zoff e compagni.
Era favorita alla vigilia, in linea tecnica, la Juventus; adesso il ruolo di favorito passa all’Atletico Bilbao. E l’ultima finale, quella che assegnerà la coppa, dovrà essere sofferta e combattuta dalla miglior Juventus, perché questa serata se non dimenticato possa venire compensata.
Intanto, nuova fatica si è aggiunta per la Juventus, nuovo logorio fisico e nervoso, mentre è alle viste la trasferta di San Siro con l’Inter. Boninsegna (distorsione ad una caviglia) non ce la farà. Furino (anche lui distorsione) ha finito zoppicante. Quali altri acciacchi si porterà appresso in settimana la Juventus? Sotto fondati motivi di preoccupazione, per il campionato ancora prima che per la Coppa Uefa.
“Olè” clamorosi della folla sottolineano l’annuncio di ogni giocatore della formazione bianconera. Poi gran sventolio di bandiere bianconere e perfino tricolori. I baschi sono in completo blu, Iribar, il portiere, è il loro capitano. Iniziativa subito alla Juventus, che però subito è altrettanto jellata. Al 3’ infatti Boninsegna si azzoppa in un contrasto con Guisasola e resta a terra. Scirea fa in tempo ma battere il primo tiro prima che l’arbitro intervenga. Boninsegna viene portato fuori campo sul fondo, rientrerà dopo circa tre minuti e resterà in campo fin quando Trapattoni non deciderà di sostituirlo con Gori. Dopo un assaggio di tiro da parte di Causio, la Juventus si presenta nella prima azione seria al 7’. Scirea, che si sgancia frequentemente, appoggia sulla destra per Cuccureddu: il diagonale filante di questi si spegne sul versante opposto, senza che Boninsegna possa arrivarci.
Il Bilbao si schiera con una formazione “corta” senza punte vere, perché anche Dani e Churruca, rispettivamente controllati da Gentile e Morini, arretrano a sostegno. Gli spagnoli si difendono abbastanza bene e peraltro la manovra della Juventus non ha ordine sufficiente e abbastanza incisività, anche se la pressione bianconera è continua. La palla peraltro rimbalza male sul terreno allentato ed il suo controllo riesce difficoltoso. Così il compito della Juventus si fa più complicato. I bianconeri vanno però improvvisamente in gol al 14’. E’ Cuccureddu che mette in moto l’azione, serve Scirea sulla destra: il libero batte il cross e Tardelli con una acrobatica elevazione incorna imparabilmente in alto alla destra di Iribar.
Il Bilbao reagisce con giocate piuttosto lente ed elaborate senza effettiva penetrazione. A sua volta la Juventus può rispondere in contropiede con Cuccureddu: questi scambia con Benetti e infine il suo tiro viene respinto in mischia da un difensore. Ancora la Juventus: Tardelli (21’) a destra, tiro, respinge la difesa, replica di Benetti bruciante ma poco alta. Poco dopo su angolo di Causio, Morini conclude alto di collo destro.
Il Bilbao quando può cerca di distendersi. Ci riesce al 26’ quando l’arbitro comanda una punizione per un fallo di Scirea su Dani, poco fuori il rettangolo sul lato destro. Batte Rojo I e Zoff di pugno devia in angolo. Situazione: Bettega e Boninsegna non riescono a svincolarsi dai rispettivi custodi, e invece riescono alla Juve gli inserimenti alterni di Tardelli, Scirea e Causio, questi particolarmente ordinato in rifinitura. Tuttavia si tratta di un’azione di slancio non abbastanza coordinata in fase di impostazione. Gli spagnoli, visibilmente preoccupati di contenere i danni, si dimostrano abili nel tenere la palla sulla centro-tre quarti, non appena possono, così da rompere il ritmo degli avversari.
Al 32’ c’è un fallo su Benetti fuori area, all’altezza del vertice destro: batte un pallonetto Causio, agilissima e potente è l’incornata di Bettega, ma Iribar riesce a bloccare. Non accade più nulla fino all’intervallo, fatta eccezione per la sostituzione di Boninsegna. Questi bene imbeccato da Causio, messo in azione a sua volta da Tardelli, sbaglia nettamente l’allungo. Evidentemente non ce la fa e dunque il suo posto viene preso da Gori.
Nella ripresa la Juventus va progressivamente calando, mentre i baschi intravedendo la possibilità di portarsi a casa lo 0-1, tendono ad addormentare ulteriormente il ritmo della gara. A parte un paio di spunti di Causio verso la mezz’ora (sul primo l’ala destra dpo aver fatto fuori due avversari sulla sinistra preferisce crossare al centro per Bettega che non aggancia; sul secondo il tiro finisce a lato) si scivola verso la fine senza azioni di rilievo, mentre il gioco assume toni più aspri e la partita tende a trasformarsi in mischia.
Al 4’ c’è un tiro di punizione a due in area del Bilbao per ostruzionismo: batte Causio per la testa di Scirea che colpisce con violenza e precisione, ma Iribar con una vera prodezza respinge. E’ la parata-partita. Adesso a Bilbao diventa tutto più difficile. – da La Gazzetta dello Sport del 05.05.1977

INTERNAZIONALE - JUVENTUS 0-2 
Milano, Stadio San Siro, 08.05.1977 - 28ª Giornata di Campionato
RETI: 37’ Gori (J); 63’ Tardelli (J)
IINTERNAZIONALE: Bordon, Bini, Oriali; Bertini (65’ Anastasi), Gasparini, Facchetti; Pavone, Marini, Mazzola; Roselli, Muraro - All. Chiappella
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Spinosi, Scirea; Causio, Tardelli, Gori (72’ Cabrini); Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO: Agnolin di Bassano del Grappa
CLASSIFICA: Juventus p. 47; Torino p. 46; Internazionale p. 32; Fiorentina p. 31; Napoli p. 29; Lazio p. 27; Foggia, Perugia, Roma, Verona p. 26; Bologna, Genoa p. 25; Sampdoria p. 24; Milan p. 23; Catanzaro p. 21; Cesena p. 14

JUVENTUS – ROMA 1-0 
Torino, Stadio Comunale, 14.05.1977 - 29ª Giornata di Campionato
RETI: 11’ Bettega (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile (84’ Spinosi); Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ROMA: Conti P., Maggiora, Sandreani; Boni, Santarini, Menichini; Conti B. (46’ Sabatini), Di Bartolomei, Bacci; De Sisti, Musiello – All. Liedholm
ARBITRO: Reggiani di Bologna
CLASSIFICA: Juventus p. 49; Torino p. 48; Fiorentina p. 33; Internazionale p. 32; Lazio, Napoli p. 29; Perugia p. 28; Bologna, Genoa p. 27; Foggia, Roma, Verona p. 26; Milan p. 25; Sampdoria p. 24; Catanzaro p. 21; Cesena p. 14

ATHLETIC BILBAO - JUVENTUS 2-1 
Bilbao (Spagna), Stadio San Mames, 18.05.1977 - Coppa U.E.F.A – Finale – Ritorno
RETI: 7’ Bettega (J); 12’ Irureta (A); 78’ Carlos (A)
ATHLETIC BILBAO: Iribar, Laza (63’ Carlos), Escalza; Villar, Guisasola, Alexanco; Dani, Irureta, Amorrortu; Churruca, Rojo I - All. Koldo Aguirre
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna (59’ Spinosi); Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO: Linemayr (Austria)
CRONACA: Finalmente la Juventus ha vinto una coppa Internazionale. La Coppa Uefa è sua, il primo sospiratissimo traguardo della stagione. E’ stato un traguardo, come tutti avranno potuto vedere dinanzi al video, tremendamente sofferto, sino al limite della resistenza fisica e nervosa, contro una squadra, l’Atletico Bilbao, che l’ha massicciamente aggredita specie nella prima e nell’ultima metà della partita; e che nei dodici minuti finali l’ha messa disperatamente alle corde. Quando una coppa si conquista in queste condizioni, non è lecito sottilizzare. Ogni turno di Coppa si gioca in due partite, ma questa finale, che seguiva alla prima vincente di Torino, affidata all’esiguo vantaggio del gol di Tardelli, ha fatto testo a sé. E’ stato un capitolo quasi drammatico, che si è risolto felicemente per la Juventus soltanto al prezzo del massimo dispendio di energie sul campo. Il Bilbao, come si temeva, ha fatto leva sul carattere dei suoi giocatori ed ha portato i suoi colpo massicci in progressione. La Juventus ha più volte vacillato, ha resistito, non ha mollato. Nei 12’ minuti finali, dopo il gol vincente di Carlos, la Juventus ha combattuto, diremmo quasi, al limite del delirio agonistico.
Battaglia, dunque, estremamente accanita. Ed è stata battaglia nonostante che Bettega avesse segnato un gol al 7’ mettendo così la Juventus nella condizione di poter amministrare una partita che poteva essere chiusa in partenza. Il vantaggio, che è risultato infine preziosissimo, non è stato invece sfruttato a dovere. Irureta ha pareggiato 5 minuti dopo e la partita si è riaperta. Non era, e non poteva forse essere, la solita Juventus. Non aveva la spinta di Gentile, ancorato sul pericoloso Dani, né quella di  Tardelli, troppo impegnato a tenere Churruca e palesemente stanco. Non aveva la spinta a centrocampo e non aveva i necessari collegamenti. Punte quindi in difficoltà, spesso isolate e impotenti. La difesa juventina è stata caricata di molto e di sin troppo peso. Zoff nel primo tempo ha deviato a terra in angolo una pallagol di Churruca verso la mezz’ora; la Juventus si è dovuta rifugiare più volte in angolo; un fallo di Gentile su Churruca in piena area è stato perdonato dall’arbitro Linemayr. Nella ripresa la pressione dei baschi si è fatta tambureggiante fino all’ossessione. La Juventus è stata assediata ed ha sofferto tutte le pene possbili. Non era più in grado di operare un minimo alleggerimento, perché, nell’intento di rinforzarla alle spalle, Trapattoni aveva spedito in campo Spinosi al posto di Boninsegna. Da quel momento, nonostante gli sforzi di alleggerimento operati da Bettega, la Juventus si è dovuta chiudere a riccio e pochissime volte è uscita fuori. Per tutta risposta Aguirre ha messo in campo una punta in più, Carlos, che è stato l’autore del secondo gol. Non è certamente il gioco della Juventus, la qualità del gioco a Bilbao praticamente impedito, da sottolineare, bensì la forza di carattere, la sua determinazione, la sua capacità di mantenere il respiro in aree così asfittiche.
In sostanza, Juventus gladiatoria, tempreta allo sforzo e alla resistenza, gagliardissima e vitale soprattutto quando gli sviluppi della partita e del risultato l’hanno imposto. Tutti i giocatori juventini hanno caparbiamente collaborato, in definitiva, nell’arginare l’offensiva edi baschi e del fermarla ai margini dell’area e dentro. Il merito della Juventus è proprio questo: di essersi esaltata nella trincea ijn cui l’hanno ridotta gli ossessionanti assalti dei baschi.
Chi distinguere fra tutti gli juventini quando una conquista simile è il frutto di altre undici partite, di una prestazione collettivamente così encomiabile sul piano agonistico? Diremmo Zoff per la sua sicurezza (una volta sola è stato in difficoltà su una palla alta), poi Furino, Benetti per la loro lena inesauribile e per la capacità gladiatoria e infine Bettega, per il gol d’oro che praticamente è valso la coppa e per il sostegno che ha sempre dato a centrocampo e, con minori risultati in orima linea quando ha preso il posto centrale di Boninsegna.
Il Bilbao ha lottato con estrema fierezza, con una spinta dinamica decisamente superiore, con una articolazione di gioco che  è stata apprezzabile soprattutto nella metà del secondo tempo per il suo respiro sulle ali e che si è fatta comunque irruente e senza conclusioni irresistibili alla distanza.
L’arbitro, che ha distribuito tre ammonizioni, tutte a juventini (Benetti, Tardelli e Gentile) ha diretto con polso e autorità, fermando sul nascere le non poche intemperanze nelle quali, per la foga agonistica inevitabile, sono soprattutto incorsi coloro che dovevano difendersi.
Il bila ncio della Coppa Uefa conquista a Bilbao non è il bilancio di questa sola partita combattuta ai limiti dell’esasperazione, ma di tutta la competizione: quattro sconfitte (due con gli inglesi, una in URSS e l’ultima qui) contro otto vittorie, 19 gol fatti contro 7 subiti. E’ un bilancio significativo ed è giusto che la Juventus ne vada orgogliosa.
Si incomincia in una serata grigia e umida. Il San Mames è gremito di 40 mila spettatori. Tra questi sparuta la rappresentanza juventina: circa un migliaio di tifosi giunti qui in aereo o in torpedone. Fasi alterne. Poi i baschi incominciano la loro tambureggiante pressione. La Juventus è costretta due volte consecutivamente a rifugiarsi in angolo e un tiro di Lasa si scarica altissimo. La Juventus si distende. C’è un punizione battuta da Cuccureddu e il portiere para senza difficoltà. Di nuovo in azione l’Athletic: Furino fallosamente ferma Amorrortu sulla destra dell’area: batte la punizione Rojo e palla sul fondo.
Improvvisamente la Juventus passa in vantaggio. Un’azione sulla destra viene impostata da Causio e sviluppata da Tardelli; il cross di questi viene raccolto di testa da Bettega che sotto rete, pressoché indisturbato, mette dentro: 1-0. Poco dopo, al 12’, l’Athletic pareggia. L’azione si sviluppa tutta sulla destra: Vilar batte il cross, la palla sorvola il centro area e Churruca di sinistro esterno mette dentro imparabilmente. La partita si riscalda e ridiventa a questo punto apertissima. I baschi attaccano in massa, la Juventus invece riesce soltanto ad effettuare qualche puntata a sorpresa. L’Athletic si allarga puntualmente sulle ali e soltanto al centro dell’area fa un po’ di confusione perché in quella zona i giocatori intervengono anche in coppia pasticciando.
Al 36’ si affaccia la Juve: azione Boninsegna-Bettega-Causio che questi conclude con un tiro debole raccolto dal portiere. Al 38’ situazione cruciale per gli italiani. Churruca appena filtrato nel vivo dell’area va a terra su un intervento di Gentile. L’arbitro sorvola e il pubblico protesta clamorosamente, reclamando il rigore. Poco dopo, cross da destra e testa di Dani oltre la traversa. I baschi ripartono e, praticamente, da questo momento non molleranno più l’offensiva. La loro azione è aggirante. Cercano anche il tiro a distanza ma senza frutto. All’8 Vilar conclude fuori dopo un gross di Rojo e respinta poderosa di Furino. E’ sempre il Bilbao a condurre la danza anche se ha perso parte del suo ritmo. Al quarto d’ora c’è un lancio lungo di Churruca e Amorrortu manca l’aggancio sulla destra: palla sul fondo. Adesso Trapattoni decide di spedire allo spogliatoio Boninsegna e da entrare in campo Spinosi. Chiara è l’intenzione del tecnico di aumentare la copertura difensiva. Purtroppo al 33’ il Bilbao passa in vantaggio. La Juventus subisce il secondo angolo consecutivo: batte l’ultimo da destra Rojo e Carlos incorna imparabilmente: 2-1.
Mancano dodici minuti alla fine e saranno, facile la previsione, 12 minuti di fuoco. La coppa è in pericolo. Infatti nuovi assalti sopra assalti, bolge, la Juventus assediata. Per fortuna i padroni di casa non concludono irresistibilmente. Ripetute le palle alte sulle quasi i difensori se la cavano. Al 40’ viene ammonito Gentile per ostruzionismo. I minuti non sembrano passare. L’Athletic è tutto proteso nel disperato tentativo di raggiungere il gol che può valere la coppa. – da La Gazzetta dello Sport del 19.05.1977

SAMPDORIA - JUVENTUS 0-2 
Genova, Stadio Luigi Ferraris, 22.05.1977 - 30ª Giornata di Campionato
RETI: 61’ Bettega (J); 84’ Boninsegna (J)
SAMPDORIA: Cacciatori, Callioni, Valente; Bedin, Ferroni, Lippi; Saltutti, Orlandi (63’ Chiorri), Bresciani; Savoldi II, Tuttino - All. Bersellini
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini (31’ Cabrini), Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO: Lattanzi di Roma
CRONACA: La Juventus è finalmente campione d’Italia 76-77: è il suo diciassettesimo titolo. Il finalmente non si riferisce alla somma di sforzi che lo scudetto le è costato nell’arco degli otto mesi di estenuante duello col Torino. Si riferisce proprio all’ultima partita, questa con la Sampdoria, che l’ha fatta soffrire oltre l’immaginabile.
Sullo stadio di Marassi, per due terzi gremito da tifosi juventini venuti d’ogni parte a salutare l’apoteosi della squadra bianconera, è pesato a lungo l’incubo dello spareggio. La Samp, una Samp trasformata rispetto a quella che si era fatta travolgere dal Bologna, al Samp “disperata” ha opposto alla Juventus una resistenza insospettabile. E poiché resistere, per la Samp, non significava arroccarsi, il pari non servendo più a nulla, la squadra doriana ha giocato a tutto campo una delle sue migliori partite.
La Juve era tesa, nervosa, provata dalla fatica recentre di Coppa: la Samp era agile, disinvolta, organizzata con una pulizia sorprendente. I suoi collegamenti erano sciolti e precisi, il suo gioco volante; la Juve aveva parecchia ruggine nelle giunture e pareva reggersi sulla sola forza dei nervi. Il temperamento l’ha aiutata a portare ugualmente i suoi colpi, ma non le ha aggiunto la lucidità sufficiente. Per giunta la porta di Cacciatori si è eretta spettralmente dinanzi alla Juve. Non nuovo a giornate del genere, il portiere della Samp ha parato il possibile e  l’impossibile. E’ crollato, dopo 60’, soltanto di fronte a una prodezza in acrobazia bassa di Roberto Bettega, l’uomo-gol della Coppa Uefa, l’uomo-gol dello scudetto. Bettega ha corretto di tacco, in area, a passo di squisito balletto, il tiro di Tardelli e Cacciatori non ha potuto nulla. Ma prima, quanti interventi provvidenziali; e corrispondevano ad altrettante mazzate sul morale dei bianconeri che si trovavano a bussare invano ad una porta stregata.
Vediamo un po’, Cacciatori è stato in posizione, subito in apertura, quando su azione Causio-Tardelli, Bettega ha incornato: se anziché centrale la traiettoria fosse stata minimamente angolata, la partita sarebbe finita prima di cominciare. Invece, da quel momento è cominciato per la Juventus un calvario doloroso. Vero che ansimava, vero che per organizzazione di gioco era l’ombra della Juventus più degna; vero che il suo centrocampo veniva saltato dai doriani con belle triangolazioni appoggiate in prevalenza sulla destra. Vero, soprattutto che è stata la Samp ad avere a disposizione la prima autentica palla-gol con Bresciani al 13’, bruciante risposta in contropiede a un’entrata irruenta, ma corretta (sulla palla) di Orlandi su Gentile in area. Il centravanti doriano, imbeccato da Saltutti, con Zoff in uscita, si è trovato di fronte lo specchio della porta da infilare: ha tentato il pallonetto e la sfera ha sorvolato di un soffio la traversa. Un lungo brivido ha percorso gli spalti bianconeri. Ma è pure vero che, avventandosi, più di furia che di agilità e intelligenza, la Juve ha portato più numerose minacce alla porta della Samp. Ebbene Cacciatori ha miracolato la sua squadra. Con uscite tempestive ha respinto per ben tre volte di piede. Così è stato senso vietato per Boninsegna, disimpegnatosi bene sulla destra; per Tardelli,  filtrato in dribbling sempre sulla destra; infine per Causio, smarcato per il tiro da una correzione di testa di Bettega: qui Cacciatori ha respinto più che mai alla diavola, come poteva. Era la sua giornata, gli andava tutto bene, e alla Juve tutto storto.  La Juve si innervosiva a vista d’occhio. Ha traballato anche in difesa, perché poco garantita dal filtro centrale. Zoff è dovuto intervenire a respingere di pugno su angolo; è uscito in bisticcio con Scirea ad allontanare una palla a candela di Valente. Prima Furino si è rifugiato in angolo, poi Causio ha sparato via in fallo laterale. Sul finale del primo tempo la Juve è stata davvero messa alle corde. Intanto si era strappato Morini (31’) in un intervento su Saltutti. Si era toccato subito la coscia sinistra, pessimo segno. Trapattoni lo ha fatto rilevare da Cabrini. Gentile è diventato stopper su Bresciani, e al suo posto è andato il giovane e più fresco rincalzo. Quella che poteva apparire una disgrazia per la Juve, è diventata una circostanza di aiuto considerevole. Cabrini è partito malcerto, si è rinfrancato del tutto nella ripresa e la sua spinta sulla fascia sinistra è stata preziosissima. All’intervallo, comunque, la Juve era distante soltanto 45’ dallo spareggio. Il Torino stava stravincendo, la Juve stentava per conto suo e per giunta a veva contro il “mostro” Caccatori. Erano in pericolo le coronarie della gente, era in pericolo lo scudetto all’ultima giornata.
Che gli auspici fossero maledettamente contrari, lo dimostrava in apertura di ripresa Causio, sbucciando una palla-gol da lui stesso costruita. La replica della Samp al 5’ era energica: cross di Valente, Bresciani a volo poco alto. C’era ancora parecchia jella da vincere. Al 10’ bagarre infernale sotto la porta di Cacciatori: fallo di Bedin a tergo su Tardelli, tocco di Causio a Cuccureddu, tiro, Lippi salvava a porta vuota. Cacciatori ci aggiungeva una smanacciata, ribatteva Furino e ancora Lippi salvava sulla linea, accosto stavolta all’altro palo. Incredibile.
Non era finita. Mentre la Juve riprendeva gradatamente le fila e si organizzava, mentre la Samp aveva perso ritmo e incisività, al 14’ ancora Cacciatori in evidenza: ecco che Bettega nell’area gremita si gira e appena tocca a bersaglio, Cacciatori prima se la cava di piede, poi abbranca la sfera a terra. Una palla rotolante di Causio è ancora raccolta dal portiere. Poi, finalmente, il gol vincente di Bettega. S’è visto la folla abbandonarsi a un entusiasmo irresistibile. Boniperti si abbracciava con tutti in tribuna d’onore. Sbloccato il risultato, l’incubo ormai era dissolto.
La Samp non ha inteso arrendersi, ma fatalmente non era più quella del primo tempo. Chiorri ha rilevato senza frutto Orlandi. La Juve ha contenuto le ultime sfuriate di reazione dei liguri e ha cercato altre repliche. Manco a dirlo, un tiro di Benetti è finito contro il palo di destra e poi è toccato a Bedin salvare definitivamente.
Il gol di Boninsegna è venuto nel finale, a con decorare una vittoria conquistata con i denti e senza una minima dose di fortuna. Lancio di Tardelli a destra per Bettega, questi saltava due volte in dribbling Ferroni e serviva a Boninsegna la palla tranquilla da mettere dentro. Valente, Bresciani e l’allenatore Onesti (che sostituiva in panchina lo squalificato Bersellini) pagavano con l’espulsione le troppe proteste per un preteso fuorigioco di Boninsegna.
La Samp, come s’è capito, fossimo stati suoi tifosi, era da picchiare. Perché s’è svegliata così tardi? La Juve è da elogiare per non essere entrata in confisione totale nella giornata più storta che pareva esserle toccata. Con la faticatissima vittoria di chiusura, degna del suo grande carattere, la Juventus è finita in gloria: era segnata che dovesse soffrire sino all’ultimo. Furino e Bettega su tutti; Cabrini, Benetti e Gentile (il Gentile difensore puro) di rincalzo. Ma gli altri non vogliamo metterli nel mazzo?
Nella Samp, sugli scudi il prode Cacciatori. Poi Valente, Ferroni e Saltutti. La Samp scende in B, la Juve realizza in quattro giorni, la più grande accoppiata della sua storia. – da La Gazzetta dello Sport del 23.05.1977

STAGIONE 1977-78.
Non sazia dei successi della stagone precedente, la Juventus che si presenta ai nastri di partenza del nuovo campionato, è una sostanzialmente immutata. La dirigenza pensa soprattutto a rinforzare la rosa con gli arrivi di Pietro Paolo Virdis dal Cagliari, di Pietro Fanna e di Vinicio Verza, ma la formazione tipo rimane la stessa che l’anno prima ha conquistato scudetto e Coppa Uefa. La Juventus mostra immediatamente tutta la sua forza rifilando sei gol al Foggia alla prima giornata per poi mantere un cammino sicuro, interrotto soltanto da qualche caduta di concentrazione come i tre gol presi con la Lazio e il distacco di tre punti in classifica concessi al Milan all’ottava giornata. L’illusione dei rossoneri dura però soltanto tre giornate, quando col Torino frenerà la sua corsa proprio mentre la Juve passa a Milano contro l’Internazionale. La domenica successiva, i bianconeri sono di nuovo in testa a pari punti col Milan e quella dopo sarà sola al comando, un primato che nessuno per il resto del campionato insidierà, nonostante il rendimento altalenante di Virdis che non sembra essersi inserito nella squadra come si sperava. Nel frattempo, però, a Vicenza il giovane Paolo Rossi, proveniente dalle giovanili della Juventus ed ancora di proprietà dei bianconeri per metà, sta facendo sfracelli e sarà capocannoniere del campionato con 24 gol.

JUVENTUS – FIORENTINA 5-1
Torino, Stadio Comunale, 23.10.1977 - 5ª Giornata
RETI: 10’ Boninsegna (J); 11’ Tardelli (J); 18’ Della Martira aut. (J); 21’ Caso (F); 49’ Causio (J); 54’ Benetti (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino (65’ Cabrini), Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
FIORENTINA: Carmignani (46’ Galli), Galdiolo, Tendi; Pellegrini, Della Martira, Orlandini; Caso, Braglia (46’ Di Gennaro), Casarsa; Antognoni, Desolati - All. Mazzone
ARBITRO: Lattanzi di Roma
CRONACA: Succede che a Roma, una triste domenica di vento e di foglie svolazzanti, la Juve rimane annichilita di fronte al furore della Lazio, e l’episodio diventa presto leggenda. Giordano non è più lui, ma Piola forse, e chissà chi altro della leggenda. Non c’è razionalità nella partita della Lazio, non c’è logica ovviamente nella risposta della Juve. Quella Juve viene alla fine maltrattata sul campo, con un pesante tre a zero. Ma il brutto, la sofferenza, ancora deve venire. Si scatenano come uragano le critiche alla Signora, si avanzato tesi nefaste e disfattistiche sul proseguio della sua marcia. Domenica 23 Ottobre la data di tutte le verifiche, la prova della verità. Juve contro Fiorentina, voglia di vendetta di una e disperazione dell’altra contendente. Si preannuncia partita di barricate e di disperati assalti, e invece il copione cambia di colpo, dopo appena nove minuti. Carmignani detto Gedeone, portiere che a Torino deve avere spiriti maligni o chissà quale anatema, si trastulla con il pallone appena conquistato, galeotto è il rimbalzo sul terreno, rapinoso oltre misura l’intervento di quel grandioso opportunista che è e rimane Boninsegna detto Bonimba. Carmignani si dispera, la Juve vince sul gol più strambo che si ricordi, ma la Juve non è sazia e ancora soffre, nella ricerca di se stessa, anzi di una immagine definitivamente confortante di se stessa. Raddoppia Tardelli con azione linda e determinata, poi arriveranno altre reti e finirà gloriosamente, cinque a uno, in un clima di ritrovato fasto. La Juve può continuare ad essere Juve. - da Hurrà Juventus, Numero 6, Giugno 1978
CLASSIFICA: Genoa, Juventus, Milan, Perugia p. 7; Atalanta p. 6; Foggia, Internazionale, Lazio, Roma, Torino, Verona p. 5; Napoli, Pescara p. 4; Bologna, L.R. Vicenza p. 3; Fiorentina p. 2

INTERNAZIONALE - JUVENTUS 0-1
Milano, Stadio San Siro, 18.12.1977 - 11ª Giornata di Campionato
RETI: 85’ Tardelli (J)
INTERNAZIONALE: Bordon, Canuti, Baresi G.; Scanziani, Gasparini, Bini; Pavone, Marini, Anastasi; Merlo (55’ Muraro), Altobelli - All. Bersellini
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Virdis; Gentile, Bettega – All. Trapattoni
ARBITRO: Michelotti di Parma
CRONACA: Il campionato continua nel segno dell’equilibrio e del livellamento, il Milan che ha scoperto Maldera e sta scoprendo Buriani sosia aggiornato del Benetti di tutte le meraviglie podistiche, marcia in sicurezza ma concede speranze a chi insegue da vicino, troppo precari essendo certi suoi equilibri di gioco. L’Inter nuova e giovane di Bersellini resta in agguato, pronta ad agganciare il vertice della classifica. Il 18 dicembre c’è la grande opportunità: Inter contro Juve a San Siro, tanto freddo e tantissima nebbia a celebrare il classico scontro tra i massimi  valori statistici degli anni sessanta e settanta. La partita forse c’è e forse non c’è, non può dirlo con esattezza manco la tivù, figurarsi gli occhi degli ottantamila, che vanamente fissano puntolini lontani e dai contorni indefinibili. Si intuisce la sofferenza dei ventidue e dell’arbitro, si immagina ad un certo momento la rabbia di Pietruzzo Anastasi, la cui secca conclusione trova il paletto della porta di Zoff a ribattere inesorabile. L’Inter non passa, la Juve a un certo punto capisce che può osare, che vincere è logicamente tentabile, e insomma la partita si infiamma nella strana ovatta nebbiosa che tutto avvolge. Il gol di Tardelli quando poco manca allo spirare del novantesimo, forse è un gol come tanti altri, ma piace agli stuoli di supporters bianconeri immaginarlo antologico, bello come nessun altro mai, addirittura esemplare. Pochi, tanti, l’hanno visto bene. La fantasia ha spazio, la Juve che vince così, magari stringendo i denti e lavorando di mestiere, è comunque ad un punto di enorme importanza nel suo cammino – da Hurrà Juventus, Numero 6, Giugno 1978
CLASSIFICA: Milan p. 16; Juventus p. 15; L.R. Vicenza, Torino p. 14; Napoli p. 13; Lazio, Perugia p. 12; Genoa, Internazionale, Verona p. 11; Atalanta, Foggia, Roma p. 10; Fiorentina, Pescara p. 6; Bologna p. 5

JUVENTUS – PERUGIA 2-0
Torino, Stadio Comunale, 05.03.1978 - 21ª Giornata di Campionato
RETI: 15’ Bettega (J); 75’ Benetti (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini; Gentile, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega (78’ Fanna) – All. Trapattoni
PERUGIA: Grassi, Nappi, Ceccarini; Frosio, Zecchini, Dal Fiume; Goretti (60’ Biondi), Amenta, Novellino; Vannini, Bagni - All. Castagner
ARBITRO: Longhi di Roma
CRONACA: La primavera, con i bianconeri primi ma sempre braccati, riapre i battenti alla Coppa Campioni. E’ una trappola in più sul cammino della Signora, dicono in tanti. Può essere. La fatica certo non è una invenzione, lo stress psicologico del mercoledì di Coppa neppure. Ad Amsterdam, 1° Marzo, la Juve gioca una partita moscia ma pratica, uscendone senza danni, semmai con qualche affanno. In campionato, si capisce subito che altro affanno attende i bianconeri. 5 Marzo, Comunale con pioggia, terreno non pesantissimo ma certo poco adatto a chi ha energie contate. Juve contro Perugia è subito lotta senza quartiere, a tutto campo. La Juve deve a un certo punto subire la freschezza e, perchennò, il talento dell’avversario. Ma si riscopre la voglia di soffrire pur di vincere, e già dopo un quarto d’ora Bettega fulmina il portiere perugino con stoccata impareggiabile, del suo miglior repertorio. Si può sperare, anche se ora il Perugia centuplica le energie e gli sforzi per sopraffare la Juve che dicono stanca. Quando la partita, nella ripresa, diventa lotta, i bianconeri si ritrovano pure in dieci, essendo stato espulso Tardelli per fallo di reazione. Anche questo è soffrire. Ma c’è il carattere, la fatica si può anche fingere di non sentirla. Benetti a un quarto d’ora dal termine saetta in porta il due a zero, ed è proprio finita. Non serve al Perugia l’estro tardo romantico di Novellino, e neppure la stragrande vitalità di Bagni. La Juve in dieci vince e convince. La strada è ancora lunga, ma si viaggia sereni e convinti di arrivare – da Hurrà Juventus, Numero 6, Giugno 1978
CLASSIFICA: Juventus p. 31; Milan, Torino p. 27; L.R. Vicenza p. 26; Internazionale p. 24; Napoli, Perugia p. 22; Verona p. 21; Atalanta, Roma p. 20; Lazio p. 19; Genoa p. 17; Bologna p. 16; Fiorentina, Foggia p. 15; Pescara p. 14

JUVENTUS – INTERNAZIONALE 2-2
Torino, Stadio Comunale, 08.04.1978 - 26ª Giornata di Campionato
RETI: 25’ Bini (I); 26’ Muraro (I); 33’ Bettega (J); 41’ Cuccureddu (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile (58’ Cabrini); Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna; Benetti, Bettega – All. Trapattoni
INTERNAZIONALE: Bordon, Bini, Fedele; Baresi, Gasparini, Facchetti; Roselli (77’ Merlo), Oriali, Altobelli; Marini, Muraro - All. Bersellini
ARBITRO: Serafino di Roma
CRONACA: Il campionato juventinodella sofferenza finisce un sabato per nulla primaverile, anticipo contro l’Inter e oscuri presagi. Le partite del sabato hanno sempre intorno uno strano clima, forse è il pensiero della Coppa imminente, forse pura fatalità. La Juve dell’ultima grande faticara pre-scudetto è la Juve che gioca in modo semplicemente incredibile contro l’Inter, quel sabato che è poi ieri. Non c’è logica nella squadra bianconera che si ritrova sotto di una, e poi subito di due reti. La squadra subisce ed è come tramortita, aleggia per un attimo lo spetto gelido della disfatta. Fanno festa i supporter nerazzurri. Festa giusta, ineccepibile. Ma è tutto tremendamente strano, quasi incomprensibile. Il risveglio bianconero è qualcosa di assurdo almeno quanto lo stordimento iniziale. Segna Bettega, e si capisce che il peggio è passato. Pareggia l’uomo dell’impossibile, o della provvidenza, fate voi, Cuccureddu, e c’è nella legnatasu punizione del sardo una strana analogia con quell’altra botta tremenda, che sempre Cuccu nostro eseguì anni prima, in una certa, drammatica partita all’Olimpico, e che significò, tanto per restare in tema, scudetto. - Hurrà Juventus, Numero 6, Giugno 1978
CLASSIFICA: Juventus p. 38; Milan, Torino p. 34; L.R. Vicenza p. 33; Internazionale p. 31; Napoli p. 27; Perugia p. 26; Atalanta, Verona p. 25; Roma p. 23; Genoa, Lazio p. 22; Bologna, Foggia p. 21; Fiorentina p. 19; Pescara p. 15

JUVENTUS – VICENZA 3-2
Torino, Stadio Comunale, 07.05.1978 - 30ª Giornata di Campionato
RETI: 20’ Bettega (J); 25’ Rossi P. (V); 36’ Boninsegna (J); 44’ Furino aut. (V); 63’ Bettega (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile; Furino, Morini, Scirea; Fanna, Tardelli, Boninsegna; Causio (59’ Cabrini), Bettega – All. Trapattoni
L.R. VICENZA: Galli, Lelj, Callioni; Guidetti, Prestanti, Carrera; Cerilli, Salvi, Rossi; Faloppa, Filippi - All. Fabbri
ARBITRO: Benedetti di Roma
CLASSIFICA: Juventus p. 44; L.R. Vicenza, Torino p. 39; Milan p. 37; Internazionale p. 36; Napoli, Perugia p. 30; Roma p. 28; Atalanta p. 27; Bologna, Lazio, Verona p. 26; Fiorentina, Foggia, Genoa p. 25; Pescara p. 17
CRONACA: La Juventus ha vittoriosamente celebrato il suo diciottesimo scudetto in un tripudio di folla con un giro di campo finale tra sventolio di bandieroni bianconeri, l’inno juventino diffuso dall’altoparlante, coriandoli lanciati dall’alto delle tribune verso il campo. La Juve ha vinto sul Vicenza dopo un confronto che nel primo tempo ha assunto toni di grande calcio ponendo le due squadre su un piano di parità non soltanto per le reti, ma anche per il gioco arioso, rapido, ricco di variazioni. La Juventus segnava e il Vicenza replicava due volte. Rossi emergeva con la sua personalità sopraffina, mentre dall’altra parte Bettega mostrava di essere in netta ripresa svettando sovente su tutti (ottimo auspicio per la nazionale) e inserendosi con frequenza per chiudere l’azione come ai grandi tempi. La sua doppietta è in tal senso indicativa di una situazione assai confortante per l’ala sinistra bianconera e azzurra. La squadra campione, è uscita alla distanza nella ripresa con una rete segnata di testa dallo stesso Bettega che ha deciso il risultato, ma bisogna sottolineare la splendida prestazione del Vicenza che ha giocato sino all’ultimo con idee chiare, con uno sviluppo intelligente della manovra, attraverso la funzionale mobilità di Filppi, il dinamismo di Guidetti, l’esperienza di Salvi e Faloppa, la fantasia di Cerilli. La retroguardia juventina ha dovuto sovente intervenire con la consumata esperienza e anche con la sua nota potenza per spezzare le trame dei vicentini, fra l’altro Zoff ha compiuto interventi di rara bravura. Anche il portierone è sulla cresta dell’onda. Npè dimenticheremo che a tre minuti dal termine Rossi è stato fatto cadere in area da Tardelli con un intervento assai dubbio come regolarità: se la gara fosse finita in equilibrio, del resto, nulla da eccepire. E’ chiaro che la classe della Juventus è stata superiore, più cristallina diremmo, ma nel complesso anche il Vicenza non ha sfigurato sotto questo profilo, se non altro ha dimostrato che i suoi schemi sono esemplari.
Subito al 2’ una stupenda triangolazione  Salvi-Rossi-Salvi ma la difesa juventuna salva. Ottimo spunto bianconero al 19’: la palla giunge a Causio che scarica a bersaglio, ma Galli è pronto a deviare. Gli risponde Rossi – raccogliendo ovazioni – il quale corregge di sinistro a rete un invito dalle retrovie, mentre Salvi poco dopo spreca consentendo così il contropiede vittorioso della Juventus: palla a Causio che fa viaggiare Fanna, questi si destreggia in area avversaria in finte e contro finte quindi serve di precisione al centro dove Bettega entra netto e non perdona (20’). Il Vicenza non disarma, anzi 5 minuti dopo ecco il pareggio, applaudito dai fans…juventini stessi in quanto autore è Paolo Rossi. L’azione vicentina è lineare e limpida: Guidetti da trequarti campo serve sulla destra l’onnipresente Filippi il quale con un cross calibratissimo mette al centro: Rossi di testa a colpo sicuro insacca.
Si mangiano un gol sicuro i vicentini al 31’ quando Gudietti anticipando Scirea va via ma non “lascia” a Rossi, anzi si scontra con lui così Zoff può rimediare. Va vicina al raddoppio la Juventus al 33’ su cross di Causio: la testa du Bettega manda la sfera sul fondo. Ma il vantaggio è solo rinviato di pochi minuti: al 36’ Tardelli a Bettega, questi a Furino il cui cross per Boninsegna è perfetto: l’incornata del centravanti lascia di sale Galli. Subito dopo Fanna spara su Galli stesso in uscita. Pareggio vicentino a un minuto dalla fine del primo tempo: azioni Cerilli-Rossi- Salvi il quale batte a rete: deviazione di Furino, autogol.
E’ trascorso un minuto dall’inizio della ripresa e il Vicenza rinnova lo schema Cerilli-Filippi e cross: questa volta l’incornata di Rossi finisce alta. L’incontro perde via via il ritmo, le azioni diventano frammentarie, la Juventus tuttavia conserva una certa iniziativa tanto che al 63’ torna in vantaggio: cross di Fanna sulla destra, salta bene Bettega sugli altri e di testa infila.
Boninsegna poco dopo manca un’occasione favorevole. Magnifico colpo di testa di Tardelli al 73’: Galli si stende e salva. A sua volta Zoff riesce a deviare un bel tiro di Salvi al 76’: angolo. Un tiro violento a centrale di Cerilli viene assorbito da Zoff (82’). All’85’ Fanna manda la palla attraverso lo specchio della porta e un minuto dopo Tardelli interviene abbastanza duramente su Rossi ma l’arbitro non ravvisa gli estremi per il calcio di rigore. Non c’è altro se non l’apoteosi che la folla tributa alla Juventus. – da La Gazzetta dello Sport del 08.05.1978.

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