1980-1981
La controversa stagione 1979-80 aveva
lasciato più di un segno sul campionato: in quella turbolenta estate, lo
scandalo legato al Totonero portò
all'assenza del blasonato Milan e alla penalizzazione di tre squadre, Avellino, Bologna e Perugia, costrette a partire da quota
-5, penalizzazione che rese più aspra la lotta per la salvezza. Il progressivo
impoverimento della qualità del gioco e del numero di gol, portò alla
riapertura delle frontiere con la possibilità per ogni club di ingaggiare un
giocatore non italiano. Lo scudetto fu
vinto dalla Juventus
allenata da Giovanni Trapattoni e
rinforzata a centrocampo dall'irlandese Liam Brady.
Anche Roma, Napoli e i Campioni in carica dell'Inter misero a segno ottimi
colpi, ingaggiando rispettivamente il brasiliano Paulo Roberto Falcão,
l'olandese Ruud Krol e
l'austriaco Herbert Prohaska. La
prima giornata venne giocata il 14 settembre 1980:
l'avvio fu favorevole alla Roma, che dopo aver staccato la Fiorentina e
respinto l'Inter, mantenne un passo spedito che permise ai
giallorossi di chiudere in testa il girone d'andata il 1° febbraio 1981, con
un punto di vantaggio sui nerazzurri. Intanto la Juventus, dopo un avvio in
sordina, si riavvicinava alla testa della classifica. L'Inter ed il Napoli di
Krol (entrambe le formazioni si qualificarono alla fine del torneo per il posto
UEFA) navigavano nelle zone alte della classifica.Il girone di ritorno fu
caratterizzato da numerosi sorpassi nelle prime posizioni: il 1º marzo
l'Inter perse a Napoli,
cedendo il secondo posto agli stessi partenopei e alla Juventus; la
settimana dopo fu di nuovo il Napoli a frenare la corsa della Roma e a
permettere ai torinesi
l'aggancio. Il 22 marzo la Juventus
approfittò dello stop dei giallorossi a Catanzaro e
volò in testa con un punto di vantaggio, ma la settimana dopo furono i
bianconeri a cadere a Milano e a
cedere la vetta. Si arrivò a 5 giornate dalla fine con il trio Napoli, Juventus e Roma in testa alla
classifica, a pari punti, a quota 35. Il 26 aprile,
però, il Napoli (che gli esperti pronosticavano vincente, grazie a un finale di
campionato più agevole rispetto alle altre due concorrenti) perse in casa contro il già retrocesso Perugia, mentre
la Roma venne fermata sul pareggio ad Ascoli Piceno:
restò così la Juventus al primo posto solitario. Il Napoli poi cedette di colpo
e si arrivò allo scontro diretto tra Juve e Roma del 10 maggio,
terz'ultima giornata, al Comunale con un punto di vantaggio per
i bianconeri. Al 75', con la Juventus in dieci uomini e il risultato inchiodato
sullo 0-0, un gol del romanista Maurizio Turone venne
annullato dall'arbitro Bergamo per
un fuorigioco segnalato da un guardalinee. Negli anni successivi le immagini
televisive mai chiarirono se la posizione del giocatore fosse o meno regolare.
Ciononostante, quel gol fu occasione negli anni a seguire di accese discussioni
sulla regolarità degli arbitraggi circa la sudditanza psicologica. La domenica
successiva la Juventus vinse l'altro scontro diretto contro il Napoli al San Paolo
grazie ad un'autorete di Guidetti e, il
24 maggio, battendo a Torino la Fiorentina, si laureò campione d'Italia,
mentre la Roma pareggiava ad Avellino per
1-1. Alle due inseguitrici non rimase se non la consolazione della
qualificazione europea,
risultato conseguito poi anche dall'Inter dopo la vittoria dei capitolini in Coppa Italia. In
zona-retrocessione, riuscirono nell'impresa di annullare le penalizzazioni sia
il Bologna, settimo in classifica, che l'Avellino. Missione fallita invece per
il Perugia, che rimase per tutto il
campionato ben lontano da ogni speranza di salvezza. In un emozionante sprint
finale retrocesse, a causa della classifica avulsa (ovvero calcolata sulla base
dei soli incontri diretti), il Brescia che
aveva terminato a pari punti con Avellino, Ascoli, Udinese e Como (i lariani si
salvarono rispetto ai bresciani per un solo gol); cadde inoltre la matricola Pistoiese con largo anticipo, al primo campionato di Serie
A.
Carlo
Sassi: Sul gol di Turone la Rai alterò la moviola.
Scritto da Giuseppe Pollicelli Mercoledì 20 Marzo 2013
Il gol di Turone appartiene
alla mitologia del calcio italiano: è considerato una delle prime prove certe
delle ruberie juventine, c’è chi gli ha dedicato un libro (“Er go’ de Turone”
di Massimo Zampini, noto opinionista romano di provata fede bianconera) e a
Roma molti bambini lo citano sapendo solo vagamente di cosa si tratti ma senza
che gli passi per la testa discuterlo, trattandosi di un dogma tramandato dai
padri. Invece, un po’ di giorni fa, proprio una voce autorevole come quella di
Carlo Sassi è giunta a infrangere certezze che parevano di granito. Durante la
puntata del 24 febbraio della trasmissione di Radio Due Rai “Circo Massimo”,
Sassi, dinnanzi a un interdetto Massimo De Luca, ha affermato: «La moviola
dimostrò che il gol era irregolare, che Turone era oltre Prandelli (all’epoca
difensore della Juve, ndr), poi però a Roma con un marchingegno particolare
dimostrarono che invece non era in fuorigioco, il che non era vero».
Stranamente, quest’esplosiva dichiarazione era passata inosservata, ma ieri il
sito Ju29ro l’ha rilanciata su Internet (la si può ascoltare su YouTube) e ora
il caso è esploso. Sassi, com’è avvenuta la manomissione? «Non si trattò di una
manomissione ma di un’interpretazione tendenziosa». Ovvero? «Noi che ci
occupavamo della moviola, dato che solitamente all’epoca si disponeva di
un’unica inquadratura (obliqua e dall’alto), sapevamo che quel particolare
punto di vista (lo stesso da cui è stato immortalato il gol di Turone) falsava
di parecchio - addirittura fino a due metri - la reale dinamica dell’azione. Se
Lei fa un esperimento a casa sua con una telecamerina può verificare di persona
che con la prospettiva funziona così. Era quindi pacifico che quella di Turone
fosse una posizione di offside e il guardalinee della partita, giustamente,
come tale la valutò, segnalandola a Bergamo che annullò la rete». Nel 1981
quante erano le telecamere della Rai che riprendevano un incontro? «A seconda
dei casi, si andava da una sola telecamera a un massimo di tre per le partite
di cartello. Due erano collocate in basso, vicino alle porte, e una in alto, in
corrispondenza del centrocampo. Oggi di telecamere ce n’è una ventina e tutto
viene mostrato in tempo reale. La moviola post partita, in effetti, non serve
più a nessuno se non a coloro che il match se lo sono visto allo stadio». Come
e da chi il gol di Turone venne spacciato per regolare? «Questa lettura non
corretta venne accreditata negli ambienti della Rai di Roma (io stavo a
Milano). Ricordo che non fu tirata fuori subito ma qualche tempo dopo il
verificarsi dell’episodio. Mi pare attorno al 1983, quando Roma e Juve si
disputarono di nuovo lo scudetto, conquistato in quel caso dai giallorossi».
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Squadra
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Pt
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G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
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Juventus
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44
|
30
|
17
|
10
|
3
|
46
|
15
|
Roma
|
42
|
30
|
14
|
14
|
2
|
43
|
21
|
Napoli
|
38
|
30
|
14
|
10
|
6
|
32
|
21
|
Inter
|
36
|
30
|
14
|
8
|
8
|
41
|
24
|
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Il gol di Turone
Campionato
1980-1981, la Roma di Dino Viola e
Nils Liedholm entra
in collisione con la Juventus di Boniperti e Trapattoni pluri - scudettata. Alla vigilia la Juve è capolista, con un punto di vantaggio sulla
Roma inseguitrice. Il 10 maggio 1981
si gioca al vecchio Comunale, record d'incasso a quota 480 milioni di lire. La
sfida è aspra, nervosa, frenetica. L'arbitro Bergamo, però, dimostra polso (il giorno successivo la Gazzetta
gli attribuirà 7 in pagella). Bergamo sembra
non soffrire di sudditanza psicologica, tanto che al 17' della ripresa espelle Furino, al solito eccessivo
nelle entrate. Una decina di minuti più tardi l'appuntamento con la storia: Conti-Pruzzo-Turone, gol della Roma,
ribaltone in vetta. Bergamo convalida e orienta il braccio destro verso
il centrocampo, ma il suo sguardo incoccia nella bandierina del guardalinee Sancini. La Juve vincerà il
campionato, Roma seconda due punti indietro.
IL RICORDO
DELL'ARBITRO BERGAMO
«Fu l'incontro
più difficile della mia carriera di arbitro, ma non per via del gol annullato a
Turone. Quel faccia a faccia
tra Juve e Roma fu durissimo, una tensione enorme, i giocatori si
producevano in contrasti
feroci. Al fischio d'inizio Furino si avventò su Falcao e lo atterrò in
modo vistoso, inevitabile il
cartellino giallo. Qualcosa del genere aveva combinato Tardelli su
Rivera in Juve-Milan
1977-78. Furino si ripetè nella ripresa, con un brutto tackle sulle gambe
di Maggiora. Altro giallo e
conseguente espulsione. Furino non disse parola e uscì».
Il gol annullato a Turone? «Lancio di Conti, colpo di testa a proseguire di Pruzzo e volo vincente di
Turone. Convalidai la rete, per me era regolare, ma mi accorsi che Sancini, mio
fidato guardalinee - all'epoca le terne erano fisse, l'altro collaboratore si
chiamava Ravaglioli - aveva la bandierina alzata.
Innestai la retromarcia e
annullai, non potevo fare altro». Seguì le varie
moviole? «Sì e mi vennero dei dubbi,
però sui fuorigioco il guardalinee è l'unico in grado di giudicare al meglio
perché è in linea con la palla. Sancini era bravo, mi spiace che abbia sofferto
a causa di questa storia. Insulti, minacce».
Cosa accadde a fine partita? «Ricevemmo i complimenti di Ferrari Aggradi, designatore del tempo,
e dei presidenti di Juve e
Roma. Sì, anche Dino Viola venne a ringraziarci per l'operato. Viola
era un gentiluomo, dichiarò
di aver perso lo scudetto per una questione di centimetri e la
stagione successiva, al
raduno degli arbitri a Coverciano, Boniperti gli donò un metro. Quello
era un altro calcio, più
umano e signorile, con screzi garbati».
RICORDO DEL
GUARDALINEE SANCINI
Il guardalinee Sancini, oggi negoziante a Bologna: «Ho visto e rivisto quell'azione in tv e non
ho dubbi, fuorigioco certo, il gol era proprio da annullare».Giuliano
Sancini, proprietario di un negozio per articoli da regalo nel centro di
Bologna («Il più antico della città,
venne fondato nel 1694»), è il guardalinee che il 10 maggio 1981 cancellò
il gol di Turone. Sancini, riviste le immagini, ha cambiato idea?
«No, presi la
decisione giusta. Ero in linea e in mente ho un flash nitido: Turone oltre la
linea della palla al momento dell'assist di testa di Pruzzo. Quel giorno la Rai
lavorò con poche telecamere a causa di uno sciopero, ma De Laurentiis,
giornalista del secondo canale, disponeva di una moviola speciale, il Telebeam,
e provò con precisione l'irregolarità: secondo la macchina Turone era in
fuorigioco per 10 centimetri. A me, però, spiace che Bergamo non sia convinto,
tra noi c'era sintonia e lui è stato il direttore di gara più bravo della sua
generazione. Bergamo era migliore di Agnolin».
Cosa le dissero i giocatori in campo e i dirigenti
negli spogliatoi? «Né io né Bergamo
subimmo proteste o rimostranze. A fine partita i presidenti Viola e Boniperti si complimentarono con noi.
Viola era un signore e mi congedò con una battuta in simpatia, senza
cattiveria: "Certo che io ho perso lo scudetto per colpa della sua
bandierina...". Se certe cose le vivessi oggi, dovrei mettere
l'elmetto».
E' vero che un anno più tardi lei si dimise perché
stressato dalle continue minacce dei romanisti? «Falso, lasciai il calcio per dedicarmi in pieno all' hockey su prato. Il
pallone mi stava stretto, nel
calcio mi ero fermato alla
serie B, in A ero guardalinee e basta. Se fossi stato un tipo impressionabile
avrei abbandonato nel '78, quando venni massacrato di botte a Cosenza. Partita
Cosenza-Nocerina, campionato di serie C: fischiai un netto rigore per la Nocerina
e la folla inferocita invase il campo. Rifugiarsi negli spogliatoi non fu
sufficiente, decine di persone entrarono nello stanzino e bastonarono sia me
sia i guarda linee».
RICORDO DI TURONE
Ramon Turone non ha dimenticato, non può dimenticare:
«Il film di quella rete l'ho ben
impresso
nella memoria: cross di
Bruno Conti, sponda aerea di Pruzzo e mio gol di testa in volo d'angelo. Un
carpiato con avvitamento che avrebbe voluto dire scudetto. Sono un po' stanco
di parlarne, la gente me lo chiede continuamente, è diventata quasi
un'ossessione. Vent'anni dopo mi fa un po' rabbia essere ricordato solo per
quello. Sono stato un buon calciatore, ho giocato nel Genoa, nel Milan e nella
Roma". E, invece, il guardalinee rimase immobile con
la bandierina alzata. «Un abbaglio
clamoroso, la dinamica dell'azione era infatti semplice e sul fatto che io
arrivassi da dietro non potevano esserci dubbi. Dirò di più: Bergamo era in una
posizione ottimale per decidere da solo. Però non se la sentì di prendersi la
responsabilità di sconfessare il suo collaboratore». Bergamo, dunque,
come Ponzio Pilato, secondo lei qualcuno voleva che lo scudetto finisse alla
Juve? «A quei tempi andava di moda
parlare di stanza dei bottoni, ma non credo che la Juventus andasse a cercare
aiuti. Non dimentichiamo che quella era una grande squadra: Zoff, Gentile,
Cabrini, Scirea, Tardelli. Ovvero, l'ossatura della nazionale che l'anno
successivo sarebbe diventata campione del mondo. E poi Bettega, Causio, Brady.
Ma noi non eravamo da meno: Bruno Conti, Pruzzo, Ancelotti, Di Bartolomei e
soprattutto Falcao. Un fenomeno, un giocatore completo». La moviola
dimostrò che il gol era regolare e divamparono le polemiche. «Ma era un altro calcio, niente a che vedere
con gli eccessi attuali. Dino Viola, che era un signore dotato di un grande
senso dell'umorismo, ogni volta che vedeva Boniperti non perdeva occasione per
ricordargli che gli aveva portato via lo scudetto per una questione di
centimetri. Ma sempre con simpatia e soprattutto molta classe». E
naturalmente Liedholm, il barone, la prese con la solita flemma scandinava. «A caldo tutta la squadra assorbì bene
quell'ingiustizia. Mancavano ancora due giornate alla fine del campionato ed
eravamo fiduciosi di riuscire comunque a recuperare il punto che ci distanziava
dalla Juventus. La domenica successiva, infatti, noi avremmo ospitato
all'Olimpico la Pistoiese già retrocessa, mentre la Juve rischiava contro il
Napoli, che era
terzo ad un punto da noi e a
due dai bianconeri». Ma la solidarietà del centrosud non scattò: la Juve
vinse e chiuse definitivamente il campionato. «A decidere la partita fu un'autorete, nessuno si sarebbe aspettato un
Napoli così arrendevole. Era destino che la Juve dovesse essere la mia bestia
nera, già una volta mi aveva portato via uno scudetto che credevo di aver già
vinto. Ma con il Milan andammo a prendere 5 gol a Verona e proprio all'ultima
di campionato la Juve ci superò».
1980-81:
LA JUVENTUS CONTRO TUTTI
di Bidescu
La
stagione calcistica 1980-81 è senza dubbio una delle più importanti nella
storia del campionato italiano degli ultimi trenta anni; è il campionato che
segue lo scandalo del cosiddetto calcio-scommesse, che ha visto coinvolti
nomi illustri (da Paolo Rossi a Bruno Giordano) e meno, società piccole e
grandi (il Milan, retrocesso in serie B per la prima volta nella sua storia),
la stagione che ha inferto alla credibilità del calcio italiano un colpo
durissimo e che condizionerà il Campionato Europeo, disputato proprio in
Italia, dove la nostra Nazionale, priva dei suoi due cannonieri principali,
Rossi e Giordano, non andrà oltre un deludentissimo quarto posto. Ed è anche
la stagione segnata dalla riapertura, dopo quindici anni, delle frontiere ai
calciatori stranieri, uno per squadra, al momento. Ma il campionato
1980-81 è anche quello che vede compiersi un evento apparentemente marginale
e che, invece, avrà ripercussioni ben al di là del suo ambito specifico.
Nasce infatti, una trasmissione televisiva dedicata al calcio che si colloca,
non nel tradizionale palinsesto domenicale (occupato dai canonici “90°
minuto” e “Domenica sportiva”), ma il giorno dopo. Si chiama, infatti, “Il
processo del lunedì” un programma ideato da un giornalista molisano, Aldo
Biscardi, figura di secondo piano del giornalismo sportivo. Come tutte le
idee geniali, quella di Biscardi è semplicissima: tramutare in programma
televisivo una delle occupazioni prevalenti della maggior parte degli
italiani maschi, ossia commentare, il giorno dopo, le partite del campionato
di calcio, secondo i mutevoli umori dettati dal tifo per la propria squadra
del cuore, ma anche, se non soprattutto, contro le altre. Tali commenti
vengono organizzati, come specifica il titolo del programma, in forma di
processo, con una o più tesi accusatorie e relative tesi difensive, affidate
ai corrispondenti “avvocati”.
L’importanza di questa trasmissione, probabilmente oltre le sue stesse previsioni ed intenzioni, è cruciale perché “ Il Processo” sarà il catalizzatore di un fenomeno che porterà il calcio, in tutti i suoi aspetti (compresi quelli al di fuori della partita vera e propria) a diventare un gigantesco genere mediatico; a seguito di ciò, si produrrà anche una “mutazione genetica” del giornalismo sportivo, che uscendo dall’alveo della carta stampata perderà le sue connotazioni a cavallo tra epica popolare e letteratura minore, unendo umori, passioni ed antipatie in veri e propri “blocchi” d’opinione influenti e capaci di orientare azioni ed opinioni sempre, beninteso, nell’ambito calcistico. Grazie alla fortunata coincidenza temporale fra l’avvento di questo programma che, essendo realizzato a Roma, attinge largamente dal giornalismo sportivo della capitale, con l’ascesa della Roma fra i club di vertice del campionato, la stampa sportiva romana uscirà dal (vasto) “ghetto” capitolino, assurgendo in breve tempo ad un vero e proprio contropotere mediatico, autoinvestito di una sorta di missione redentrice di torti (più presunti che reali) perpetrati dalle squadre più potenti, ed in particolare (ecco il punto) dall’odiata Juventus. Questa è la chiave degli eventi di quell’anno, e degli anni successivi: il cosiddetto “giornalismo dalla parte dei tifosi”, è ristretto al servizio di una tesi: la Juventus è favorita dagli arbitri. Il campionato 1980-81 sarà segnato da questi fatti in maniera particolare. Che Juventus è quella che si presenta ai ranghi di partenza ??? Il campionato precedente, vinto dall’Inter di Eugenio Bersellini, è stato una delusione: per la prima volta dall’arrivo di Trapattoni, i bianconeri non hanno conquistato neppure un titolo. La campagna acquisti è contraddittoria: Boniperti insegue il grosso colpo sul mercato internazionale e lo manca di poco; sfuma infatti, anche per l’opposizione del potente capo della federcalcio argentina Grondona, l’acquisto del diciannovenne Diego Armando Maradona. La Juventus cerca un regista di centrocampo, merce divenuta rara, tant’è che tratterà a lungo con l’Ascoli per il trentunenne (!!!) Adelio Moro, prodotto del vivaio interista e venuto alla ribalta dopo una lunga gavetta in provincia; dopo un abboccamento per Kevin Keegan, Boniperti prenderà il suo regista dall’Arsenal, la squadra che aveva eliminato la Juventus l’anno prima in semifinale di Coppa Coppe, con un goal all’ultimo minuto di tale Vaessen. Sarà proprio il giocatore messosi più in luce in quell’occasione, l’irlandese Liam Brady, il “colpo” di mercato bianconero. Sul fronte interno, a parte lo stopper Osti, non arriva nessun altro: Boniperti tratterà a lungo con il Cagliari per l’attaccante Selvaggi ed il tornante Bellini, ma alla fine si accontenterà di prestare ai rossoblu Tavola e Virdis, sperando così di rigenerare l’abulico centravanti sardo. E la concorrenza ??? I campioni d’Italia neroazzurri, dopo aver scartato giocatori come Platini e Falçao, punteranno sull’austriaco Herbert Prohaska, centrocampista d’ordine affidabilissimo, ma lento (il suo soprannome era “lumachina”); il brasiliano Falçao andrà invece alla Roma, mentre, insieme a solenni bidoni quali Luis Silvio (Pistoiese), Eneas (Bologna), Neumann (Udinese), Fortunato (Perugia), Van der Korput (Torino), arrivano campioni come l’olandese Ruud Krol (Napoli) e l’argentino Daniel Bertoni (Fiorentina) ed un buon giocatore, come Juary (Avellino). Sullo strascico del calcio-scommesse, Avellino, Bologna e Perugia partono con un handicap di cinque punti; le prime due faranno il miracolo di salvarsi. Il campionato comincia all’insegna di due squadre “sorpresa”: la Roma ed il Napoli. I giallorossi sono guidati dal santone Nils Liedholm, che costruisce una squadra estremamente funzionale alle caratteristiche dei suoi uomini: avendo, davanti all’ottimo portiere Tancredi, una difesa molto lenta (tanto nei vecchi Spinosi e Turone, quanto nel giovane Dario Bonetti) Liedholm manda in soffitta le marcature ad uomo e sperimenta la “zona”, già attuata in larga scala nel calcio nordeuropeo, ma poco praticata in Italia; la Roma gioca un calcio sornione, felpato, cadenzato sul passo di Agostino Di Bartolomei, regista arretrato dal tiro al fulmicotone, e sulle giocate sontuose di Paulo Roberto Falçao, un campione formidabile, giocatore a tutto campo di classe limpida, tatticamente intelligentissimo. Carlo Ancelotti è il motorino, sulle ali Bruno Conti dribbla ed inventa, mentre l’umile Scarnecchia garantisce i raccordi necessari: a finalizzare ci pensa Roberto Pruzzo, bomber efficacissimo che sarà capocannoniere per tre volte. Il Napoli, dal canto suo, è un riuscito mix tra anziani (Krol, “Giaguaro” Castellini, Oscar Damiani ed il ferrigno Bruscolotti) e nuovo (Musella, Pellegrini). E la Juventus ??? La squadra bianconera arranca: nelle prime cinque partite una sola vittoria, tre pareggi ed una sconfitta interna col Bologna. Brady sembra spaesato, alcuni “vecchi” come Causio e Bettega segnano il passo, il gioco non va proprio. Alla sesta c’è il derby. Succede di tutto ed inizia il tiro al bersaglio contro la Juventus. che va in vantaggio con un goal di Causio, ma al 60’ il Toro pareggia con un goal di Graziani, viziato da un evidente fallo su Zoff: proteste accese, alcuni juventini, in primis Bettega, ingaggiano un duello rusticano con l’arbitro Agnolin, che i bianconeri accuseranno di varie intemperanze (dai “vaffa” al dito medio esibito in risposta alle proteste juventine fino alla frase che Agnolin rivolge ai giocatori juventini “vi faccio un c… così”, accompagnata dal classico gesto con le mani). Ma sarà il referto dell’arbitro che farà testo; perduto il derby (saltati i nervi, “Ciccio” Graziani farà anche il secondo goal), la Juventus si ritrova con quattro squalificati: Bettega e Gentile per due giornate, Furino e Tardelli per una. Parte la grancassa mediatica della trasmissione di Biscardi, tutta per Agnolin che diventa un eroe, il modello dell’arbitro senza macchia e senza paura, molti anni prima di Collina; nessuno eccepirà quando, vari anni dopo, l’ex-fischietto di Bassano del Grappa diventerà un dirigente della Roma. Per la Juventus sembra notte fonda, ma la prima svolta è in arrivo. È il 23 novembre 1980, una data tragica per il paese, un terremoto violentissimo devasta Campania e Basilicata provocando lutti e distruzione. Il campionato di serie A è all’ottava giornata, l’avversaria è l’Inter campione d’Italia in carica, la Juventus è in emergenza, con pochi punti e molte scorie polemiche. All’appuntamento con l’Inter mancano Bettega e Gentile, ed il “Trap” improvvisa una Juventus con Marocchino numero nove, finto centravanti. Serve la prova d’orgoglio, e questa arriva, insieme al risveglio di quello che fino ad allora era stato un po’ l’oggetto misterioso, Liam Brady. Con l’Inter, Brady sale in cattedra e trascina la Juventus al successo maturato nel secondo tempo, con il rigore concesso al 5’ e trasformato dallo stesso irlandese, consolidato dal raddoppio di Scirea e non intaccato dalla rete interista di Ambu. É l’inizio della riscossa. La “Signora” inanella una serie di risultati positivi, inclusi i pareggi con le rivali Roma e Napoli, poi ingrana una marcia in più, collezionando cinque vittorie consecutive. Il “Trap” ha corretto la squadra, sacrificando un totem come il “Barone” Causio, in fase calante, per promuovere titolare Marocchino, cavallo pazzo dal dribbling ubriacante, che, insieme a Fanna, affianca Bettega ormai tramutato in “pivot” che apre i varchi per l’inserimento al tiro dei centrocampisti, tanto è vero che a fine stagione i cannonieri bianconeri saranno Brady con 8 goals, Tardelli e Cabrini con 7. Alla fine del girone di andata, la Juventus ha 18 punti, due meno della Roma, uno meno dell’Inter, alla pari con il Napoli. Un piccolo dispiacere è provocato da Virdis che segna per il Cagliari il goal del vantaggio al “Comunale” (pareggiato poi da Scirea), ma in seguito, la squadra bianconera, conquisterà sei successi consecutivi, compreso quello nel derby di ritorno. Si arriva così alla partita con il Perugia, il 22 marzo del 1981. I “grifoni” sono in disarmo, proiettati verso la retrocessione, ed hanno già incontrato Roma e Napoli, al cui cospetto si sono rivelati un comodo zerbino. Con la Juventus, però, gli umbri sembrano giocarsi la vita. Bagni e compagni sono insuperabili, la Juventus sbatte contro un muro, ed a nove minuti dalla fine sembra compiersi l’imprevisto, con un goal di De Rosa che pare mettere la parola fine ai sogni scudetto. All’85’, però, Domenico Marocchino caracolla sul fondo, la palla balla sulla linea: fuori, dentro ??? L’arbitro Terpin di Trieste (“né drago, né falco”, scriverà Vladimiro Caminiti) opta per la palla buona, sul cross di Marocchino, Furino si avventa a calciare, ma il portiere perugino Mancini lo travolge. Rigore, Brady pareggia, mentre da Catanzaro arriva la notizia del goal di Palanca che costringe la Roma sull’1 a 1. All’89’, in mischia, ancora Marocchino porta i bianconeri in vantaggio: il clima già surriscaldato diventa infernale, i perugini reclamano per un fallo di Brio (rientrato in campo in quell’occasione, dopo un infortunio che sembrava avergli stroncato la carriera), ma alla fine del match la Juventus è sola in testa alla classifica. Nel dopo partita succede di tutto, soprattutto una cosa senza precedenti: due giocatori del Perugia (Dal Fiume e Pin) accusano Bettega di averli invitati a far segnare la Juventus, impegnandosi meno. Posto, ma non accertato che qualcosa Bettega abbia detto (il giocatore juventino ha sempre negato, ma ciò non è mai stato preso in considerazione), non si comprende quale sia il “reato” contestato: corruzione, minacce ??? La “crociata” de “Il processo del lunedì” parte compatta, gli accusatori sono esonerati da qualsiasi prova: hanno detto che Bettega gli ha chiesto di far pareggiare la Juventus e tanto basta. La commissione d’indagine, nominata con solerzia, non lo è altrettanto nel decidere; quando lo fa, è già trascorso un altro mese, ed all’arrivo dell’ineluttabile squalifica per Bettega, mancano tre partite alla fine del torneo e due di queste sono la sfida-scudetto con la Roma, e la gara col Napoli, uscito dalla mischia ma pur sempre terza forza. Giustizia ad orologeria, dunque. La Juventus tiene botta e si presenta in campo il 10 maggio per il “big match” con i giallorossi, con un punto di vantaggio sui rivali e tre sul Napoli. Gara sofferta, equilibrata, ma è la Juventus che ha più occasioni per passare; Fanna (in due occasioni) e Prandelli “graziano” Tancredi e si rimane sullo 0 a 0. Con la Juventus in dieci per l’espulsione di Furino (evento completamente rimosso nelle rievocazioni a venire), nel finale va in goal, di testa, il libero giallorosso Turone, ma la rete viene annullato dall’arbitro Bergamo per fuorigioco. Di quella decisione arbitrale si parla ancora, nemmeno il filmato dell’omicidio di John Kennedy sarà oggetto di tante rielaborazioni, ralenty, ingrandimenti, analisi, manipolazioni. Sarà il presidente romanista Viola a pronunciare, sull’episodio, la “sentenza” definitiva: «Questione di centimetri», dirà, facendo, dal suo punto di vista, del sarcasmo amaro, ma implicitamente ammettendo la plausibilità dell’errore. Tant’è, il goal di Turone, riproposto fino alla nausea, si radicherà nell’immaginario antijuventino e farà, di un discreto giocatore, una sorta di martire dell’antistoria del calcio italiano, quella che pretende di riscrivere la realtà raccontando ai suoi adepti, in effetti già persuasi della tesi, che la Juventus ha rubato tutti i suoi successi. Il giocatore giallorosso, a distanza di tanti anni, commenta: «Sono convinto che fosse un goal valido, Pruzzo non era oltre i difensori e non lo ero neppure io, potevamo vincere lo scudetto. Sul piano personale, tuttavia, quell’ingiustizia mi ha concesso l’immortalità calcistica». Il campo, invece, dice ancora Juventus: a Napoli alla penultima giornata, Vinicio Verza, subentrato a Causio, tira al 64’ verso la porta biancoazzurra, ed il partenopeo Guidetti, sulla traiettoria, imprime alla palla la deviazione decisiva per battere “Giaguaro” Castellini. 1 a 0 per la squadra bianconera e discorso virtualmente chiuso; la parola fine viene scritta il 9 giugno 1981 al “Comunale” di Torino, quando una splendida “volèe” di Antonio Cabrini infilza la Fiorentina, mentre la Roma non va oltre il pareggio ad Avellino. Contro tutto e contro tutti, la Juventus, per la diciannovesima volta nella sua storia, è campione d’Italia. http://ilpalloneracconta.blogspot.com/ |
1981-1982
Il campionato precedente i
trionfali Mondiali di Spagna fu vinto sul filo di
lana dalla Juventus
giunta al ventesimo titolo. Il campionato ebbe però molte pretendenti, anche
perché gli sponsor fecero la loro comparsa sulle maglie, e gli introiti
vivacizzarono il calciomercato: in
primis, sognava la Roma, uscita sconfitta dalla corsa-scudetto
dell'anno prima, ma
anche l'ambizioso Napoli, il neopromosso Milan, con l'obiettivo di un'impresa storica
(che riuscì, ma nella direzione opposta a quella voluta) e la Fiorentina, che
vantava all'interno della rosa grandi nomi come Graziani e Cuccureddu,
oltre al difensore emergente Pietro Vierchowod. Il
campionato partì il 13 settembre 1981 e la
Juventus fece subito la voce grossa, battendo 6-1 il neopromosso Cesena e infilando sei vittorie di fila. Poi,
l'imprevisto infortunio di Bettega
rallentò la corsa dei piemontesi, che
si lasciarono sorpassare dalla Roma e avvicinare dall'Inter: fu in questo frangente che
la Fiorentina, nonostante il grave infortunio alla testa che aveva colpito Giancarlo Antognoni,
approfittò della lotta serrata tra le tre rivali, scattò e vinse il platonico
titolo di campione d'inverno il 17 gennaio 1982, dopo
aver nell'ordine pareggiato in casa della Juventus (0-0), vinto nettamente con
Inter (4-2), Napoli (2-1), e sul difficile campo di Udine (1-2) per poi
rilassarsi in casa con un "ultracatenacciaro" Cagliari. Alla
diciottesima giornata, il 7 febbraio, la
Fiorentina non andò oltre il pareggio ad Ascoli Piceno e si
lasciò così agganciare dalla Juventus. La Fiorentina subì in extremis il
pareggio dal Torino;
anche dopo lo scontro diretto di Firenze, un
solo punto divideva i torinesi dai
viola. Toccò dunque alla Fiorentina saper approfittare del pareggio in
Juventus-Ascoli per
raggiungere i bianconeri in testa. La marcia delle due squadre fu uniforme ed
entrambe arrivarono all'ultima giornata, il 16 maggio, a 44
punti: entrambe erano impegnate in trasferta, la Juventus a Catanzaro, la
Fiorentina a Cagliari. La
Fiorentina pareggiò a Cagliari per
0-0, mentre fu un gol di Brady, alla
sua ultima partita con la Juventus, a premiare i bianconeri a un quarto d'ora
dalla fine. Non mancarono strascichi polemici di fine campionato: a Cagliari
venne annullato un gol viola di Graziani, mentre a Catanzaro non venne concesso
un rigore dubbio in favore della squadra di casa. I mondiali che si
disputeranno nell'estate dell'82 cancelleranno le discussioni. A Firenze ne
scaturirà un'avversione ventennale verso "gli strisciati", nonché
verso la nazionale di calcio, espressione istituzionale della lega calcio. (E
noi cosa dovremmo dire di quegli incompetenti della FIGC senza onore e senza
dignità, mafiosi assoldati dai potentati milanesi, da De laurentis e dalle
romane ?) Il capocannoniere, per
il secondo anno consecutivo, fu Roberto Pruzzo della
Roma, che venne però clamorosamente escluso dalla lista dei convocati ai
Mondiali di Bearzot, in
favore di un Paolo Rossi che, causa squalifica, nel
corso del campionato aveva giocato solamente tre partite con la maglia della
Juventus: anche se le proteste furono vibranti, i fatti daranno ragione al ct
della Nazionale. Nomi importanti tra le
retrocesse: oltre al Como,
crollarono in Serie B dopo
un'ultima giornata al cardiopalma il Milan, partito con grandi ambizioni ma
incappato nella deludente stagione dell'attaccante scozzese Joe Jordan che
segnò solo due reti in 22 partite (fu acquistato dopo non essere riusciti a
prendere Zico e la rinuncia del belga Jan Ceulemans), divenendo il principale
protagonista in negativo dell'unica retrocessione sul campo della storia
milanista, oltre alla lunga malattia di Franco Baresi,
costretto a saltare 12 partite di campionato (dal 4 ottobre 1981 contro la
Juventus fino al 31 gennaio 1982, quando rientrò contro la Fiorentina) e, per
la prima volta nella sua storia, il Bologna, nonostante l'ottimo esordio
in serie A di Roberto Mancini:
Juventus e Inter rimasero le uniche due squadre ad aver partecipato a tutti i
campionati di Serie A. La delusione fu bruciante per i rossoneri: salvi fino a
cinque minuti dal termine, furono indirettamente condannati, oltre che dal
discusso annullamento della rete della Fiorentina a Cagliari, anche da una
papera di Luciano Castellini che,
sbagliando clamorosamente una rimessa in gioco con le mani a cinque minuti dal
termine, mandò direttamente la palla a fondo campo, concedendo così un calcio
d'angolo al Genoa da cui scaturì un insperato
pareggio dei grifoni (segnato da Faccenda) che
si salvarono in extremis. E proprio da questo episodio, poi, nacque uno storico
gemellaggio tra Napoli e Genoa.
Anche il neopromosso Cesena conquistò un'altra stagione nella massima
serie.
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
Juventus
|
46
|
30
|
19
|
8
|
3
|
48
|
14
|
Fiorentina
|
45
|
30
|
17
|
11
|
2
|
36
|
17
|
Roma
|
38
|
30
|
15
|
8
|
7
|
40
|
29
|
Napoli
|
35
|
30
|
10
|
15
|
5
|
31
|
21
|
Inter
|
35
|
30
|
11
|
13
|
6
|
39
|
34
|
Ascoli
|
32
|
30
|
9
|
14
|
7
|
26
|
21
|
Catanzaro
|
28
|
30
|
9
|
10
|
11
|
25
|
29
|
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
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|
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|
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|
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Roma e
Fiorentina sottolinearono torti subiti da loro e vantaggi avuti dalla Juventus
(ultima giornata 1981 rigori negati ai Viola contro di noi che avrebbero
favorito la Roma e ultima del 1982 rigori negati ai Viola contro il Cagliari e
uno al Catanzaro contro di noi che avrebbero favorito la Fiorentina), proprio
come i moderni piagnistei insensati e ingiusti degli Interisti che dal 1998
stanno inscenando una farsa basata su un cielo di calunnie che si protrarrà
fino alla fine del mondo, ma sui torti numerosi subiti dalla Juventus e i
vantaggi enormi ricevuti non dissero nulla, come fa l’Inter, al massimo
ribattono che la Juve ha rubato così tanto e noi Juventini dobbiamo soffrire
così tanto che quello che è a loro vantaggio è un diritto e noi dobbiamo solo
tacere e soffrire ed essere offesi. Abbiamo pagato
così tanto per colpe non commesse e siamo arrivati secondi e terzi a pochissimi
punti dalla vetta e abbiamo perso così tante ma così tante finali nazionali ed
europee fra il tripudio generale di chi ci odia che se fossimo stati davvero i
padroni non avrebbe senso. Il vero padrone vince sempre e comunque, senza mai
poter essere giudicato e meno che mai condannato, infatti l’ Inter è
prescritta, l’Inter padrona del petrolio, Saras, Pirelli, Telecom (altro che
FIAT, che poi era legata al Torino e non a noi), serie A Tim, Coppa Italia Tim,
Supercoppa Italiana Tim, mentre la Juve rinunciando alla prescrizione si è
fatta giudicare di nuovo al processo per doping e ha stravinto, e la stessa
cosa accadrà alla Cassazione per Farsopoli. Ma nessuno ci chiederà scusa dopo
averci ingiustamente condannati…………………………
L’arbitro non concesse il gol alla Fiorentina contro il Cagliari alla fine del campionato 81-82 perché
quel gol non era valido. Noi non abbiamo colpa. In ogni caso dopo qualche
settimana abbiamo contribuito in massa alla conquista del 3° Mondiale Italiano, dopo il 3° posto ottenuto dalla NazioJuve nel 1978 in Argentina dove battemmo i padroni di casa futuri campioni. Bearzot lasciò a casa Beccalossi e Pruzzo capocannoniere e alla
faccia dei suoi denigratori dimostrò che il blocco Juve e
qualche rinforzo bastano e avanzano per trionfare alla grande.
Fiorentina-Juventus : storia dell'odio
Considerata la madre delle partite, a Firenze ovviamente, dalla sponda bianconera questa e' una partita come tante altre, ma rappresenta pur sempre una classica del nostro campionato. Come in molti ben sanno la Juve quando si reca a Firenze e' accolta ogni anno da sassate, fischi, insulti, bottiglie ecc.
Considerata la madre delle partite, a Firenze ovviamente, dalla sponda bianconera questa e' una partita come tante altre, ma rappresenta pur sempre una classica del nostro campionato. Come in molti ben sanno la Juve quando si reca a Firenze e' accolta ogni anno da sassate, fischi, insulti, bottiglie ecc.
Nel 1981-82 a 2
giornate dalla fine la Juve ha un punto di vantaggio sui viola, ma alla penultima, il pareggio con
il Napoli, e la conseguente vittoria della Fiorentina con l'Udinese, rimettono
le 2 squadre in parita', ovvero a 44 punti, e il 16 Maggio 1982 si consuma il
dramma sportivo della squadra toscana. Si prospetterebbe uno spareggio tra le
due compagini, anche se la Juve e' leggermente favorita perche' mentre il
Cagliari, squadra che affrontava la Fiorentina, doveva salvarsi, il Catanzaro,
squadre che affrontava la Juve, era gia' salva.
I primi tempi terminano 0 a 0, nella ripresa ecco il dramma : cross dalla destra di Pecci, colpo di testa di Antognoni ad anticipare il portiere e palla in rete.....ma l'arbitro annulla per fallo del gigliato.
Proteste su proteste, il Cagliari ha bisogno del punto salvezza, a Catanzaro invece succede l'altro dramma : Rossi calcia a porta vuota, palla che carambola sulla mano del difensore calabrese appostato sulla linea di porta, con il braccio pero' staccato dal corpo ed e' rigore, che Liam Brady, che sapeva gia' di dover lasciare il posto a Platini, trasformo' piazzando la palla alla destra del portiere che si era buttato dalla parte opposta
Cagliari-Fiorentina 0 a 0, Catanzaro-Juve 0 a 1, Juve 46 Fiorentina 45, Juve campione d'Italia che festeggia anche la seconda stella e Milan che grazie al pareggio del Cagliari e' in serie B.
I primi tempi terminano 0 a 0, nella ripresa ecco il dramma : cross dalla destra di Pecci, colpo di testa di Antognoni ad anticipare il portiere e palla in rete.....ma l'arbitro annulla per fallo del gigliato.
Proteste su proteste, il Cagliari ha bisogno del punto salvezza, a Catanzaro invece succede l'altro dramma : Rossi calcia a porta vuota, palla che carambola sulla mano del difensore calabrese appostato sulla linea di porta, con il braccio pero' staccato dal corpo ed e' rigore, che Liam Brady, che sapeva gia' di dover lasciare il posto a Platini, trasformo' piazzando la palla alla destra del portiere che si era buttato dalla parte opposta
Cagliari-Fiorentina 0 a 0, Catanzaro-Juve 0 a 1, Juve 46 Fiorentina 45, Juve campione d'Italia che festeggia anche la seconda stella e Milan che grazie al pareggio del Cagliari e' in serie B.
Molti gridarono allo scandalo, questo scudetto per i media fu
l'ennesima dimostrazione del potere della Juventus....e da allora Firenze e' sempre stata nemica giurata della
Juve.
Otto anni dopo questo odio fu alimentato dalla vendita alla
Juve di Baggio, che fu considerato un vero traditore, peggio di Emerson e
Capello alla Roma ( in piu' c’è la finale di Coppa Uefa persa proprio con la
Juve nel 1989-90).
Curiosita' : negli ultimi anni sulla panchina viola si sono seduti molti protagonisti di quella Juve 81/82 che le "rubo'" il titolo:
Zoff, portiere di quella Juentus . Trapattoni, allenatore di quella Juventus e dulcis in fundus.....Prandelli, gregario e onesto panchinaro di quella Juventus .
Curiosita' : negli ultimi anni sulla panchina viola si sono seduti molti protagonisti di quella Juve 81/82 che le "rubo'" il titolo:
Zoff, portiere di quella Juentus . Trapattoni, allenatore di quella Juventus e dulcis in fundus.....Prandelli, gregario e onesto panchinaro di quella Juventus .
STAGIONE
1980-81.
Il primo Campionato dopo le
riaperture delle frontiere, con la possibilità data ad ogni squadra di giocare
con un calciatore straniero, è uno dei più anomali della storia del calcio.
Dopo lo scandalo calcio scommesse, ai nastri di partenza di presentano tre
squadre penalizzate (Avellino, Bologna e Perugia) e mancano Milan e Lazio
retrocesse in Serie B. In questa atmosfera ancora molto tesa, la Juventus si
presenta con una formazione praticamente identica all’anno passato, coi soli
inserimenti dell’irlandese Liam Brady (che l’anno prima aveva eliminato i
bianconeri in Coppa delle Coppe con l’Arsenal) e del piccolo attaccante
Giuseppe Galderisi. Per il resto la formazione non cambia, eccezion fatta per
Sergio Brio che a causa di un grave infortunio subito in chiusura della
stagione precedente rimane fuori. La partenza della Juve è altalenante: alla
quarta giornata viene sconfitta in casa dal Bologna e la rincorsa alla nuova
realtà Roma guidata dal saggio Nils Liedholm sembra impossibile. Gli equilibri
sembrano così improvvisamente cambiare, con la squadra capitolina che sembra
voler scalare i vertici del calcio italiano insieme al Napoli e le vecchie
Juventus, Torino, Inter, Fiorentina affaticate nella rincorsa. Il clima, come
detto, però non è dei migliori e la prima clamorosa svista arbitrale di
quell’anno è proprio la Juve a subirla nel derby col Torino in cui viene
inspiegabilmente convalidato un gol a Graziani consentendo al Torino di
vincere. Il contraccolpo è duro da assorbire, anche perché Bettega e Gentile
verranno squalificati per le pesanti proteste seguite alla vicenda. I
bianconeri scivolano così all’ottavo posto, a 4 punti dalla Roma capolista. La
squadra comunque non si scompone e riprende la sua marcia regolare, risalendo
pian piano la classifica e chiudendo il girone di andata a quaota 18 punti, due
meno della Roma e uno dell’Inter, alla pari col Napoli. Il girone di ritorno è
una esaltante cavalcata scandita da sei successi consecutivi, tra cui il derby
di ritorno tanto atteso. I giallorossi guidati da Falcao sono così raggiunti,
ma ecco succedere il secondo fattaccio: proprio nello scontro diretto con la
Roma, viene annullato un gol a Turone che avrebbe segnato il sorpasso da parte
dei romani, scatenando furibonde polemiche e dando vita probabilmente a quella
patologia che ancora oggi affligge molti tifosi romanisti: la sindrome del
complotto.La formazione bianconera ebbe il miglior attacco con 46 gol
all’attivo e la miglior difesa con appena 15 gol subiti, grazie soprattutto ad
un reparto arretrato in cui un campione di nome Gaetano Scirea non aveva
rivali: E’ un signor giocatore e un giocatore signore. Mai, in campo e fuori,
un atteggiamento scomposto o una frase inopportuna. E’ un atleta correttissimo,
provvisto di fair-play e di rispetto per gli avversari. E’ il libero della
squadra bianconera che rivince il titolo davanti alla Roma. Classico nei suoi
interventi sempre puliti, è anche in grado di sfoderare grinta e decisione
quando la partita lo richiede. Non manca quasi mai (29 gare su 30), è il vero
pilastro della difesa juventina, sempre pronto, palla al piede, a lanciarsi in
una sgroppata, mai scriteriata, all’attacco, pronto ad offrire una palla
smarcante ai compagni del reparto offensivo o a concludere lui stesso, con un
tiro ben piazzato, a rete.
2377. FIORENTINA - JUVENTUS 0-1 (0-0)
Firenze,
Stadio Comunale, 01.02.1981 - 15ª Giornata di Campionato
RETI: 59’ Tardelli (J)
FIORENTINA: Galli, Contratto, Tendi; Galbiati,
Guerrini, Ferroni (86’ Fattori); Bertoni, Casagrande, Desolati; Antognoni,
Restelli - All.
De Sisti
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino, Gentile, Scirea; Causio (74’ Prandelli), Tardelli, Bettega; Brady (74’
Verza), Fanna – All. Trapattoni
ARBITRO: Michelotti di Parma
CLASSIFICA:
Roma p. 20; Inter p. 19; Juventus, Napoli p. 18; Torino p. 17; Cagliari p. 15;
Catanzaro p. 14; Ascoli, Brescia, Como, Pistoiese p. 13; Bologna p. 12;
Avellino, Fiorentina, Udinese p. 11; Perugia p. 7
CRONACA:
Non sono bastati né l’avvento di De Sisti né la buona prestazione della squadra
né infine il grande pubblico (tutta la città rappresentata in tribuna, persino
Baglini, l’uomo dell’ultimo scudetto che non andava allo stadio da anni,
persino il sindaco a testimoniare la solidarietà del Comune alla drammatica
vicenda della squadra) a superare il momento critico. D’accordo, la squadra è
apparsa viva, ha giocato, poteva addirittura vincere (clamorosa parata di Zoff
su girata di testa a terra di Bertoni al 26’) comunque pareggiare. Ha finito
per perdere per la quinta volta
consecutiva incassando un gol di Tardelli al 59’ in seguito a una papera di
Ferroni che su passaggio di Fanna dalla sinistra si è lasciato soffiare la
pallad a Bettega che l’ha rimessa al centro dov’era appostato Tardelli.
L’improvvisato uomo-gol della Juventus con un violento rasoretta, ha fatto
secco Galli tra la delusione generale. Diciamo delusione perché la Juventus pur
avendo dominato i primi venti minuti (la Fiorentina aveva programmato di controllare
la gara e poi di passare al contrattacco) non dava segni di poter passare. E’
il solito problema della squadra di Trapattoni che gioca senza punte, per cui è
costretta a sperare negli inserimenti dei centocampisti. E Tardelli, alla
lunga, si è fatto trovare puntuale con l’unica palla-gol che gli ha concesso la
Fiorentina. Per cui alla fine non riesci a giudicare questa Juventus che fa
tanto gioco fino alla trequarti avversaria, che scende a valanga e fa paura,
che è rapidissima nella fase di costruzione dell’azione ma che poi s’inceppa
perché non ha un risolutore. Per cui può segnare su zuffe sotto porta, su calci
d’angolo in cui qualcuno mette la testa. Ieri non poteva farlo Bettega perché
Guerrini non ha sbagliato un intervento di testa, sembrava una torre, né Brady
che se ne stava arretrato e doveva stare attento alle gambe perchè Contratto
non gli lasciava tregua.
Tardelli
sì. Ecco. Tardelli ha impegnato una volta sola Galli al 32’ su calcio dalla
bandierina di Causio. Il centrocampista è andato su e poi ha girato verso
l’angolino: Galli si è allungato schiaffeggiando la palla. Insomma, la Juventus
ha concluso due volte, sempre con Tardelli, e una su punizione battuta da Fanna
(Galli ha deviato in angolo). E ha ottenuto il massimo. E proprio percho è
squadra allorchè non deve chiamare in cause le punte, pur esse contratte,
impegnate a chiudere, a restringere gli spazi, a interdire, pur avendo alle
spalle la protezione di una difesa valida e di un centrocampo solido con
Gentile che, abusando della propria esuberanza, dava una mano a tutti, con
Furino che la faceva spesso da centromediamo metodista grazie all’abuso
decennale di governare quel settore del campo. La Juventus si è preoccupata di
controllare Desolati con Cuccureddu e Bertoni con Cabrini, mentre Antognoni era
andato a finire tra le grinfie di Tardelli rinnovando così il solito vecchio
duello. Ma probabilmente De Sisti non aveva previsto che Tardelli è uomo che si
inserisce, che anche contro il Napoli aveva fatto irruzione nell’area avversaria
andando a segnare il gol del pareggio. Non diciamo che Antognoni avrebbe dovuto
controllarlo in fase difensiva: vogliamo solo chiarire che Tardelli sia quando
ha impegnato Galli di testa sia allorchè ha segnato il gol, non ha avuto alcun
controllore. Certe cose bisogna prevederle per evitare guai. Ma a questi
livelli basta il minimo errore per rimetterci le penne. La squadra viola era
stata attenta, De Sisti aveva organizzato la gara con raziocinio rispolverando
Galbiati dietro a tutti (e lui ha disputato una buona gara), ha creato di
suscitare le reazioni di Desolati in modo che facesse la pace con il pubblico
(e le cose per lui sono andate meno bene), ha bloccato Bettega con la torre
Guerrini, ha fatto seguire Brady da Contratto restituendo a Bertoni il suo
vecchio ruolo, di ala destra. La più bella sorpresa della squadra è stata
proprio Bertoni. Soprattutto dopo la sfuriata iniziale della Juventus e
allorchè la Fiorentina ha cominciato a uscire dal guscio facendo il proprio
gioco. Bertoni, avendo trovato spazio, ha fatto vedere qualcosa di bello.
Evidentemente si è liberato lui pure del complesso della paura. Abbiamo detto
all’inizio della girata di testa. Poi, è andato via in contropiede impegnando
seriamente Zoff (44’), il portiere si è salvato uscendo e deviando in corner.
Bertoni avrebbe bisogno di un’assistenza superiore di quella che gli piò venire
da Antognoni e da Casagrande utilizzato da uomo spola (al suo posto, diciamo in
mediana, è stato utilizzato Ferroni proprio per il gioco delle marcature difensive).
Il capitano è stato autore di “numeri” eccezionali limitatamente alla libertà
che gli lasciava Tardelli. Però il centrocampo nel suo complesso, essendo la
prima volta che gioca insieme, ha fatto un po’ di confusione. De Sisti ha
impiegato, quindi, Restelli da uomo dovunque, permettendo a Gentile di spingere
sulla destra con cross pericolosi. Tutto sommato, è stata una bella partita,
combattuta, disputata a un ritmo sostenuto, mai violenta. Diciamo che un
pareggio avrebbe accontentato tutti. Ha vinto la Juventus (per la prima volta
in trasferta) e il pubblico ha inveito contro i bianconeri. Tanto è vero che
hanno potuto lasciare lo stadio con molto ritardo. Fuori, centinaia di persone
inveivano al grido “ladri, ladri!”. Segno che il pubblico si è riavvicinato
alla Fiorentina. Perchè l’ha vista viva, sicuramente in netta ripresa. Ma
domenica prossima ci sarà lo scoglio di Perugia. E sarà il dramma. Per chi, lo
vedremo. – da La Gazzetta dello Sport del 02.02.1981
2380. JUVENTUS – BRESCIA 2-0 (2-0)
Torino,
Stadio Comunale, 22.02.1981 - 18ª Giornata di Campionato
RETI: 7’ Tardelli (J); 45’ Marocchino (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino (75’ Verza), Gentile, Scirea; Marocchino, Tardelli, Bettega; Prandelli,
Fanna – All. Trapattoni
BRESCIA: Malgioglio, Podavini, Galparoli; De Biasi
(74’ Guida), Groppi, Venturi; Salvioni (45’ Bergamaschi), Torresani, Penzo;
Iachini, Biagini - All.
Magni
ARBITRO: Prati di Parma
CLASSIFICA:
Inter, Roma p. 24; Juventus, Napoli p. 23; Torino p. 20; Cagliari p. 18; Bologna, Catanzaro p. 16; Ascoli, Avellino,
Fiorentina, Udinese p. 15; Como, Pistoiese p. 14; Brescia p. 13; Perugia p. 8
2381. BOLOGNA - JUVENTUS 1-5 (0-3)
Bologna,
Stadio Comunale, 01.03.1981 - 19ª Giornata di Campionato
RETI: 15’ Bettega (J); 24’ Brady (J); 42’ Brady (J);
59’ Cabrini (J); 70’ Fanna (J); 88’ Fiorini rig. (B)
BOLOGNA: Boschin, Zuccheri, Vullo; Paris,
Bachlechner, Fabbri; Pileggi, Dossena, Garritano (45’ Eneas); Fiorini, Colomba
- All.
Radice
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino, Osti, Scirea; Marocchino (75’ Verza), Tardelli, Bettega; Brady (66’
Prandelli), Fanna – All. Trapattoni
ARBITRO: Barbaresco di Cormons
CLASSIFICA:
Roma p. 26; Juventus, Napoli p. 25; Inter p. 24; Cagliari, Torino p. 20; Catanzaro p. 17; Ascoli, Bologna, Fiorentina,
Udinese p. 16; Avellino, Como, Pistoiese p. 15; Brescia p. 14; Perugia p. 9
2382. AVELLINO - JUVENTUS 1-3 (1-0)
Avellino,
Stadio Partenio, 04.03.1981 - Coppa Italia – Quarti di Finale – Andata
RETI: 28’ Zoff aut. (A); 52’ Verza (J); 75’ Causio (J); 85’ Bettega (J)
AVELLINO: Tacconi, Giovannone, Beruatto; Limido,
Cattaneo, Di Somma; Piga (67’ Vignola), Ferrante, Criscimanni; Stasio,
Carnevale (46’ Massa) - All.
Vinicio
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Osti;
Prandelli, Brio, Scirea (4’ Furino); Causio, Verza, Bettega; Brady (62’
Cabrini), Marocchino – All. Trapattoni
ARBITRO: Barbaresco di Cormons
2383. JUVENTUS – ASCOLI 3-0 (2-0)
Torino,
Stadio Comunale, 08.03.1981 - 20ª Giornata di Campionato
RETI: 7’ Bettega (J); 34’ Fanna (J); 83’ Cabrini (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Prandelli, Gentile, Scirea; Marocchino (73’ Causio), Tardelli, Bettega; Brady,
Fanna – All. Trapattoni
ASCOLI: Pulici, Mancini (45’ Anzivino), Boldini (73’
Trevisanello); Perico, Gasparini, Scorsa; Torrisi, Moro, Pircher; Scanziani,
Bellotto - All.
Mazzone
ARBITRO: Vitali di Bologna
CLASSIFICA:
Juventus, Roma p. 27; Napoli p. 26; Inter p. 24; Cagliari, Torino p. 21; Bologna, Catanzaro, Fiorentina, Udinese p.
18; Avellino p. 17; Ascoli p. 16; Brescia, Como, Pistoiese p. 15; Perugia p. 9
2384. TORINO - JUVENTUS 0-2 (0-1)
Torino,
Stadio Comunale, 15.03.1981 - 21ª Giornata di Campionato
RETI: 43’ Brady (J); 87’ Cabrini (J)
TORINO: Terraneo, Cuttone, Volpati; Zaccarelli (45’
Masi), Danova, Van de Korput; Sala, Pecci, Graziani; Sclosa (64’ D’Amico),
Pulici - All.
Cazzaniga
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino, Gentile, Scirea; Marocchino (79’ Verza), Tardelli, Bettega; Brady,
Fanna (64’ Prandelli) – All. Trapattoni
ARBITRO: Pieri di Genova
CLASSIFICA:
Juventus, Roma p. 29; Napoli p. 28; Inter p. 24; Cagliari, Torino p. 21;
Bologna, Fiorentina p. 20; Catanzaro p. 19; Udinese p. 18; Ascoli, Avellino,
Como p. 17; Pistoiese p. 16; Brescia p. 15; Perugia p. 10
CRONACA:
Niente da fare! Un derby può sovvertire valori tecnici, esaltare a dismisura l’animus pugnandi della squadra meno
favorita, suscitare fantasmi, ma tra “questa” Juve e “questo” Torino c’è un
tale abisso che la conclusione non poteva essere che un netto e indiscutibile
successo dei bianconeri. Neanche le forze della natura, scatenatasi nel primo
tempo sotto forma di un furioso temporale con lampi che squarciavano il buio
fitto che era calato sul campo, hanno potuto in qualche modo frenare la marcia
della squadra di Trapattoni che continua a vincere con assoluta determinazione.
Un gol nel primo tempo, grazie a un tiro del sapientissimo Brady e uno nella
ripresa, in perfetto contropiede, da parte di un irrefrenabile Cabrini. E a
corollario una serie di pregevoli occasioni da rete (non molte perché la
partita è stata abbastanza avara di spunti di grossa pericolosità) e un sicuro
e costante predominio di gioco sia nel momento in cui i bianconeri si
distendevano in attacco, sia quanto ritenevano più opportuno ripiegare dalle
parti di Zoff. A conferma di una giornata vissuta in piena tranquillità
(difficilmente un derby ha creato così pochi problemi alla Juve), si può citare
la partita del tutto inoperosa di Zoff, che dopo aver bloccato un pallone
centrale di Graziani al 4’, si è mostrato in tutto il suo fulgore solo su un
colpo di testa assassino del “suo” Gentile. La splendida deviazione oltre la
traversa è stata declassata da Pieri a semplice esibizione perchè l’arbitro ha
fischiato un fallo per spinta di Pulici sul difensore. Per il resto Zoff ha
dovuto difendersi esclusivamente dal freddo e dalla pioggia ben più insidiosi
dei gemelli del gol completamente naufragati in questo derby. Mai un tiro nello
specchio della porta (a due minuti dal termine Pulici sparacchiava al volo, ma
a lato, il primo pallone ce riusciva a vedere con una certa tranquillità), mai
un briciolo di intesa tra loro o con il resto della squadra. Graziani ha corso
come al solito per tutto il campo, non dandosi mai per vinto, ma non portando a
compimento quasi nulla. Pulici lo si è visto, come si è detto, solo in quel
tiro finale. Ma non si creda che al Torino siano venute a mancare le punte: è
tutta la squadra, singolarmente e come complesso, che non esiste più. Nella
partita di ieri si sono salvati solo Danova (avversario irriducibile di
Bettega) e Volpati. Lo stesso Pecci, trovando scarsissima collaborazione, ha
finito per disputare una gara troppo carica di errori per un giocatore puntuale
e preciso come lui.
La
verità è che il Torino ieri poteva esibire contro la Juve esclusivamente un
pizzico di quella grinta che lo rese famoso ai tempi di Radice. Ma che fosse
ben conscio della sua inferiorità lo ha dimostrato lo schieramento e la
disposizione tattica attuati da Cazzaniga. Patrizio Sala all’ala destra per
controllare le avanzate di Cabrini, Zaccarelli mediano per bloccare Brady,
Sclosa mezzala per fare da contraltare a Tardelli e D’Amico sacrificato
sull’altare di una gara da combattimento che era l’ultimo baluardo sui quali i
granata potevano assestarsi. E poi il pressing riesumato con molta buona
volontà, facilitato anche da un terreno viscido che rendeva problematico il
gioco più tecnico e sontuoso dei bianconeri. E per più di mezz’ora il Torino se
l’è cavata anche se era chiaro che solo
lo 0-0 poteva entrare nel suo mirino e nelle sue possibilità. Ma dall’altra
giocavano undici giocatori che attraversano tutti un periodo di forma
eccellente. Ieri magari Fanna, Bettega e Tardelli non sono stati all’altezza
delle ultime prestazioni, Scirea non era puntuale come sempre (non a caso sono
gli elementi più tecnici quindi più a disagio su quel campo inzuppato di
acqua), ma alle loro prove, comunque sufficienti, hanno fatto riscontro la
forza eccezionale della difesa in blocco, l’ardore inestinguibile di Furino, la
grande mobilità di Marocchino, vera chiave di volta dell’attacco, e la bravura
senza pari di Brady. E quando c’è un tale equilibrio di capacità tecniche, di
funzionalità di complesso, si deve solo attendere che il gol venga a premiare giustamente i più forti. Non
c’è cabala, sfortuna o condizioni climatiche che tengano.
Se
c’era da sbloccare il risultato con un’iniziativa personale, era solo la Juve a
possedere nelle sue fila giocatori idonei alla bisogna. L’esecuzione di Brady
da fuori area è stata appunto impeccabile ma anche inesorabili nell’economia della
partita. Sull’1-0, quando le squadre sono rientrate dagli spogliatoi, non c’era
nessuno sugli spalti che avrebbe scommesso un soldo bucato sul Torino. Oltre
tutto la squadra granata aveva dovuto lasciare fuori Zaccarelli infortunato e
nel rimescolamento delle marcature, complicatosi dopo con l’entrata in campo
dei vari Prandelli, Verza, D’Amico. Cazzaniga non è che ci abbia convinto del
tutto con quel Van der Korput impiegato in mediana contro Brady. E’ difficile
dire che in quel ruolo l’impiego dell’olandese sia più opportuno, ma uno Sclosa
sull’irlandese con D’Amico a sostiture lo straniero granata forse sarebbe stato
meno rischioso. Continuo: il Torino ha perso perché ha troppi giocatori fuori
forma, una squadra che da tempo è andata a rotoli ed ha molti elementi che non
possono reggere il confronto con gli uomini d Trapattoni. Tutta la ripresa è
stata l’autentica esemplificazione di queste verità lampanti. Anche se il
vantaggio minimo (1-0) poteva far presagire quelle beffe finali che spesso il
calcio ci regala, la rete di Cabrini (lanciato in gol dal solito Brady) è
sembrato a tutti l’esatta risoluzione di un teorema.
E’
finita con la Juve che si vendicava dell-1-2 dell’andata con una maligna
melina, coi suoi tifosi che davano sfogo ad un entusiasmo irrefrenabile e con
il Torino che usciva dal campo a testa bassa, rampognato dalla folla di fede
granata. Una folla che mai come in questi giorni, si sente tradita. – da La
Gazzetta dello Sport del 16.03.1981
2387. JUVENTUS – CATANZARO 3-0 (1-0)
Torino,
Stadio Comunale, 05.04.1981 - 24ª Giornata di Campionato
RETI: 15’ Marocchino (J); 82’ Brady (J); 90’ Scirea
(J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu (24’ Osti),
Cabrini; Prandelli, Gentile, Scirea; Marocchino, Tardelli, Bettega; Brady,
Fanna (64’ Verza) – All. Trapattoni
CATANZARO: Zaninelli, Sabadini, Ranieri; Boscolo,
Menichini, Morganti; Borghi, Braglia (61’ Mauro), Majo (75’ Orazi); Sabato,
Palanca - All.
Burgnich
ARBITRO: Mattei di Macerata
CLASSIFICA:
Roma p. 34; Juventus, Napoli p. 33; Inter p. 28; Cagliari, Fiorentina, Torino
p. 24; Bologna p. 23; Catanzaro p. 22; Avellino p. 21; Ascoli p. 20; Como,
Udinese p. 19; Brescia p. 17; Pistoiese p. 16; Perugia p. 12
2388. JUVENTUS – AVELLINO 3-2 (1-1)
Torino,
Stadio Comunale, 08.04.1981 - Coppa Italia – Quarti di Finale – Ritorno
RETI: 19’ Verza (J); 23’ Repetto (A); 58’ Vignola
(A); 65’ Repetto aut. (J); 78’ Giovannone aut. (J)
JUVENTUS: Zoff, Osti, Gentile (46’
Cabrini); Furino, Brio, Scirea; Causio, Verza, Bettega (51’ Marocchino);
Prandelli, Fanna – All. Trapattoni
AVELLINO: Di Leo, Cerrone, Giovannone; Limido,
Cattaneo, Venturini; Campilongo, Repetto, Criscimanni (46’ Vignola); Stasio,
Carnevale - All.
Vinicio
ARBITRO: Lanese di Messina
2389. PISTOIESE - JUVENTUS 1-3
(0-1)
Pistoia, Stadio Comunale, 12.04.1981 - 25ª
Giornata di Campionato
RETI: 14’ Cuccureddu (J); 71’ Brady (J); 81’
Tardelli (J); 83’ Chimenti II (P)
PISTOIESE: Mascella, Zagano, Borgo; Marchi, Berni,
Lippi; Badiani, Paganelli (44’ Di Lucia), Rognoni; Frustalupi (71’ Catalano),
Chimenti - All.
Vieri e Fabbri
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino, Gentile, Scirea; Marocchino (73’ Causio), Tardelli, Bettega; Brady,
Fanna (61’ Prandelli) – All. Trapattoni
ARBITRO: Casarin di Milano
CLASSIFICA:
Juventus, Napoli, Roma p. 35; Inter p. 29; Bologna, Fiorentina p. 25; Cagliari,
Catanzaro, Torino p. 24; Avellino p. 22; Ascoli, Como, Udinese p. 20; Brescia
p. 18; Pistoiese p. 16; Perugia p. 13
2390. UDINESE - JUVENTUS 0-2 (0-2)
Udine,
Stadio Friuli, 26.04.1981 - 26ª Giornata di Campionato
RETI: 34’ Marocchino (J); 43’ Tardelli (J)
UDINESE: Della Corna, Maritozzi (56’ Fanesi), Tesser
(60’ Cinello); Miani, Billia, Fellet; Papais, Pin, Gerolin; Miano, Zanone - All.
Ferrari
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino, Gentile, Scirea; Causio, Tardelli, Bettega; Brady, Marocchino (74’
Prandelli) – All. Trapattoni
ARBITRO: Redini di Pisa
CLASSIFICA:
Juventus p. 37; Roma p. 36; Napoli p. 35; Inter p. 31; Fiorentina p. 27;
Bologna, Catanzaro p. 25; Cagliari, Torino p. 24; Avellino p. 23; Como p.
22; Ascoli p. 21; Brescia, Udinese p.
20; Pistoiese p. 16; Perugia p. 15
2391. JUVENTUS – AVELLINO 1-0 (0-0)
Torino,
Stadio Comunale, 03.05.1981 - 27ª Giornata di Campionato
RETI: 81’ Cabrini (J)
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino (75’ Brio), Gentile, Scirea; Marocchino, Tardelli, Bettega; Brady, Fanna
(64’ Causio) – All. Trapattoni
AVELLINO: Tacconi, Giovannone, Ipsaro Passione;
Beruatto, Cattaneo, Di Somma; Piga, Ferrante (82’ Vignola), Criscimanni (79’
Venturini); Valente, Carnevale - All. Vinicio
ARBITRO: Mattei di Macerata
CLASSIFICA:
Juventus p. 39; Roma p. 38; Napoli p. 36; Inter p. 31; Fiorentina p. 28;
Bologna, Catanzaro p. 27; Cagliari p. 25; Torino p. 24; Ascoli, Avellino, Como
p. 23; Brescia, Udinese p. 21; Pistoiese p. 16; Perugia p. 15
2392. JUVENTUS – ROMA 0-0 (0-0)
Torino,
Stadio Comunale, 10.05.1981 - 28ª Giornata di Campionato
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini;
Furino, Gentile, Scirea; Marocchino (81’ Verza), Prandelli, Causio; Brady,
Fanna – All. Trapattoni
ROMA: Tancredi, Spinosi, Maggiora; Turone, Falcao,
Bonetti; Conti, Di Bartolomei, Pruzzo; Ancelotti, Scarnecchia - All.
Liedholm
ARBITRO: Bergamo di Livorno
CLASSIFICA:
Juventus p. 40; Roma p. 39; Napoli p. 38; Inter p. 33; Fiorentina p. 30;
Bologna, Catanzaro p. 28; Cagliari p. 26; Torino p. 25; Ascoli p. 24; Avellino,
Como p. 23; Brescia, Udinese p. 22; Perugia, Pistoiese p. 16
CRONACA:
Juve e Roma si sono tolte un punto a testa e ora devono temere il ritorno di un
indomito Napoli che ha Como ha rilanciato se stesso e un campionato che non vuol
finire mai. Questo il verdetto dell’incontro di Torino che ha avuto un solo
vincitore, la rabbia. Una partita già avvelenata dalle polemiche della vigilia,
che è stata affrontata dai giocatori con un furore agonistico che ha avuto ben
pochi precedenti nella stagione. Il livore, la cattiveria, la violenza gratuita
con la quale i giocatori si avventavano gli uni contro gli altri ha fatto
temere spesso che la giornata degenerasse in atti ancora più inconsulti di
quelli che si svolgevano in campo e che andavano ben oltre i limiti del
regolamento e dell’umana sopportazione. Con il rischio che il clima di
elettricità instaurato sul terreno entrasse in dirompente contatto con un
pubblico (quello juventino) certamente non molto sereno. Dopo neppure 10”
Furino entrava a valanga su Falcao stendendolo a terra con una determinazione
che lasciava di stucco. Era solo il segnale di inizio di un vero e proprio
rodeo che per almeno un’ora ha visto coinvolti in azioni brutali quasi
tutti i protagonisti. Ed era anche la
spia puntuale dello stato d’animo esagitato di un giocatore che aveva perso la
testa prima di entare in campo. Già ammonito, Furino sarà poi espulso al 62’
per un’entrata “assassina” su Maggiora che ha lasciato smarriti gli stessi
tifosi di parte. Proprio l’uscita dal terreno di gioco di Furino ha chiuso
questo periodo indegno di scontri senza esclusione di colpi, come l’assenza
dell’elemento più turbolento avesse placato le acque. E così nell’ultima
mezz’ora hanno fatto capolino timidamente sprazzi di bel gioco e qualche
occasione da rete.
Nell’ora
precedente Bergamo era stato costretto ad ammonire ben otto giocatori senza
poter evitare a pochi minuti dalla fine del primo tempo una gazzarra generale
con spinte, testate, calcioni che pretendevano maggiore severità. Mai visto
giocare protestare anche per un calcio di punizione fischiato a proprio favore,
altri che aspettavano che l’arbitro voltasse le spalle per picchiarsi di santa
ragione. E’ stato un vero miracolo se la partita è andata in porto, tutto sommato,
con discreta regolarità.
Dicevamo
che questo primo spareggio-scudetto ha visto tutte e due le squadre perdenti
(specie nei confronti del Napoli): la Juve perché assalita da sacro furore
credendo forse di dover realizzare chissà quali vendette, ha interpretato una
partita acre, ma proprio per questa priva praticità e pericolosità all’attacco.
Alla vigilia si prospettava l’ipotesi di una squadra ancora più caricata sul
piano psicologico dalle assenze di Tardelli e Bettega. La verità è che le
assenze si sono avvertite in pieno e che i bianconeri hanno solo perso lucidità
e calma nel desiderio di strafare. Ed è qui la loro colpa maggiore: hanno dato
battaglia, quando dovevano spuntarla solo sul piano della tecnica.
La
Roma ha perso il suo punto soprattutto quando, nell’ultima mezz’ora, pur
venendosi a trovare in superiorità numerica, non è riuscita a dare il colpo di
grazia all’avversario. Turone di testa in tuffo al 74’ era riuscito a battere
Zoff, ma il guardalinee sull’appoggio sempre di testa di Pruzzo al compagno,
aveva già alzato la bandierina segnalando il fuorigioco e Bergamo non aveva
potuto non prenderne atto. Tutta qui la produzione offensiva dei giallorossi
(si può aggiungere un timido colpo di testa di Conti che “passava” la palla a
Zoff) che per altro verso sbilanciandosi maggiormente in avanti, offrivano per
la prima volta ai bianconeri spazi invitanti in difesa. E così alla fine è
stata proprio la Roma a rischiare di farsi infilare in contropiede. C’è voluta
tutta la dabbenaggine di Fanna che, tutto solo, non ha agganciato uno splendido
invito di Cabrini o la bravura di Tancredi che proprio sul finire ha deviato un
tiro violento dello stesso Fanna, a consentire di uscire dal Comunale almeno
con un punto. Resta comunque il rammarico per non essere riuscita a far
risultato pieno in una occasione irripetibile. Evidentemente la coperta di
Liedholm è corta. Quando l’ha tirata indietro, un po’ come aveva fatto
all’andata all’Olimpico, la squadra aveva completamente imbavagliato le manovre
d’attacco della Juventus che, dal suo canto, aveva difficoltà ad annullare
l’isolato Pruzzo con Gentile. Quando l’ha portata in avanti, nel tentativo di
sfruttare la superiorità numerica, ha scoperto pericolosamente Tancredi.
Liedholm aveva anche tentato di sorprendere Trapattoni con l’arma Conti. L’ala
infatti non veniva impiegata sulla fascia destra come si presupponeva, ma
veniva spedita spesso a sinistra alle spalle di Pruzzo e Scarnecchia in un
tentativo scoperto di raddoppio di sfondamento. Cuccureddu e Gentile impegnati
dalle due punte e in mezzo doveva infilarsi a sorpresa Conti, Trapattoni ha
risposto mettendo in quella zona Furino. Ma chiaramente questi espedienti
tattici sono stati travolti dalla brutalità della partita dalla quale si sono
salvati solo Falcao e Causio.
Se
la Roma ha dimostrato di avere poche frecce al proprio arco quando deve
cautelarsi in difesa o quando gli bloccano Pruzzo, la Juve non può fare a meno
né di Tardelli né di Bettega per esprimere in pieno quel gioco che l’ha
giustamento portata in testa alla classifica. Ieri Prandelli ha fatto
rimpiangere il compag no sia perché non è riuscito ad imbrigliare almeno in
parte un mobilissimo Falcao e sia perché non ha dato costrutto all’azione
d’attacco. Per sua sfortuna ha anche fallito una clamorosa palla gol su cross
di Cabrini. Causio invece ha giocato con sorprendente chiarezza di idee,
riducendo anche al minimo gli errori. Si vedeva chiaramente che cercava invano
la testa di Bettega ed è risultata questa la più grossa lacuna nella manovra
juventina. Marocchino a Fanna giocavano larghi e non c’era nessuno che facesse
da punto di riferimento al centro. Si è passati da un Bettega che faceva danno
perché calamitava ogni azione della squadra nel ristretto imbuto centrale, ad
uno schieramento con un grosso buco in attacco e che non trova altri sbocchi
per la sua manovra. L’ideale era appunto l’ultima versione con Bettega che
faceva da “punta civetta” e permetteva a Marocchino e gli altri di sfruttare i
varchi che lui apriva. Ieri le due punte hanno fallito in pieno la prova, Brady
è stato assorbito in un oscuro lavoro di centrocampo e non ha potuto ergersi,
come in altre occasioni, a uomo partita e Causio ha trovato scarsa
collaborazione.
Adesso
a Napoli la Juve riavrà Tardelli ed è questo un grosso acquisto (perderà però
Furino), ma all’assenza di Bettega, in funzione tattica per l’attacco, da
quanto si è visto, non potrà porre rimedio facilmente. La Roma invece anche se
sarà falcidiata da squalifiche (le ammonizioni di ieri peseranno parecchio) non
dovrebbe aver problemi contro la Pistoiese. Con la prima in maggiori
difficoltà, prende sempre più piede l’ipotesi di uno spareggio finale. E forse
sarà più giusto così. – da La Gazzetta dello Sport del 11.05.1981
2393. NAPOLI - JUVENTUS 0-1 (0-0)
Napoli,
Stadio San Paolo, 17.05.1981 - 29ª Giornata di Campionato
RETI: 64’ Guidetti aut. (J)
NAPOLI: Castellini, Bruscolotti, Marangon; Celestini
(69’ Nicolini), Krol, Ferrario; Damiani, Vinazzani, Musella (60’ Palo);
Guidetti, Pellegrini - All.
Marchesi
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu (58’ Brio),
Cabrini; Prandelli, Gentile, Scirea; Marocchino, Tardelli, Causio (45’ Verza);
Brady, Fanna – All. Trapattoni
ARBITRO: Michelotti di Parma
CLASSIFICA:
Juventus p. 42; Roma p. 41; Napoli p. 38; Inter p. 35; Fiorentina p. 32; Bologna
p. 29; Cagliari, Catanzaro p. 28; Torino p. 26; Ascoli, Avellino, Brescia p.
24; Como, Udinese p. 23; Perugia, Pistoiese p. 16
2394. JUVENTUS – FIORENTINA 1-0 (1-0)
Torino,
Stadio Comunale, 24.05.1981 - 30ª Giornata di Campionato
RETI: 26’ Cabrini (J)
JUVENTUS: Zoff, Brio Cabrini; Prandelli
(72’ Causio), Gentile, Scirea; Marocchino, Tardelli, Verza; Brady, Fanna – All.
Trapattoni
FIORENTINA: Galli, Contratto, Ferroni; Orlandini
(80’ Novellino), Guerrini, Galbiati; Bertoni, Manzo, Fattori; Antognoni, Di
Marzio - All.
De Sisti
ARBITRO: Barbaresco di Cormons
CLASSIFICA:
Juventus p. 44; Roma p. 42; Napoli p. 38; Inter p. 36; Fiorentina p. 32;
Cagliari p. 30; Bologna, Catanzaro p. 29; Torino p. 26; Ascoli, Avellino,
Brescia, Como, Udinese p. 25; Perugia p. 18; Pistoiese p. 16
CRONACA:
Alle ore 16.26 dell’ultima domenica, il campionato scioglie il suo enigma e
consegna ai posteri il nome dell’”assassino”, proprio come in un giallo che si
rispetti. E’ la Juve la colpevole delle amarezze altrui, prima fra tutti di
quella Roma che per 20’ ha avuto un rigurgito di speranza quando al 6’ con il
gol di Falcao, si era di nuovo aggrappata ai bianconeri. Poi al 26’ Cabrini si
è calato nella parte dell’uomo del destino e, girando in rete un calibrato
cross di Marocchino, ha consacrato il diciannovesimo scudetto della Juve. La
partita con la Fiorentina ha vissuto la sua fase più palpitante in questa prima
mezz’ora di gioco. Poi l’attenzione in campo e sugli splati è andata via via
scemando (al gol dell’Avellino, che riportava la Roma ancora più indietro,
l’intero stadio ha tirato un sospiro di sollievo), per dare spazio ad un’attesa
a tratti snervante ma pur sempre confortata dall’andamento delle due partire.
Solo nella ripresa, per un quarto d’ora, la Juve e i suoi tifosi hanno avuto un
attimo si smarrimento sotto l’incalzare di una Fiorentina che tenendo fede ad
un’onestà d’intenti che era fuori discussione, non ha mai ritenuto concluso, e
quindi puramente accademico, l’incontro. Purtroppo c’è da dire che lo
smarrimento l’ha avuto anche Barbaresco con almeno due decisioni che sono
andate a netto danno dei viola e che comunque hanno consentito alla Juve di
superare senza conseguenze l’unico momento critico della giornata ( ma dobbiamo
ricordare ad onor del vero che in precedenza aveva anche negato un evidente
penalty alla Juventus sullo 0-0 per atterramento di Brady in areae uno dubbio
sull’ 1-0 per trattenuta della maglietta su Scirea, perciò la partita forse
sarebbe stata già bella che chiusa). Al 12’ infatti Bertoni che dopo un primo
tempo di completa abulia in cui era stato graziato come sopra ricordato in un
paio di occasioni dall’arbitro, si era presentanto in campo con stupefacente
determinazione, era stato trascinato a terra ai limiti dell’area da Prandelli
che era passato alla sua custodia (all’inizio c’era Cabrini). Il fallo era
tanto disperato (l’ala viole era ormai sola) quanto evidente. Per tutti tranne
che per Barbaresco che ha fatto proseguire l’azione. Quattro minuti dopo la
gamba di Brio in area si frapponeva tra Fattori e il pallone e il giovane
centravanti viola a terra. Arrivava Manzo a dare il colpo di grazia ad uno Zoff
indifeso quando provvidenzialmente il piede di Gentile deviava il tiro in
calcio d’angolo. Al primo momento si pensava ad un’applicazione un po’ capziosa
della norma del vantaggio. Manzo, è vero, si apprestava ad un’esecuzione
abbastanza facile, ma nell’occasione il calcio di rigore restava comunque il
massimo vantaggio. Poi, quando Barbaresco negli spogliatoi ha spiegato che
l’ammonizione era stata conferita a Fattori per simulazione, allora le cose si
sono chiarite: l’arbitro non aveva visto lo sgambetto, aveva giudicato
volontario il volo del centravanti. E secondo noi ha visto male. A concludere
poi il momento d’ansia dei propri compagni, ci pensava Zoff che alla sua
maniera, quando al 26’, su un’impeccabile punizione tagliata di Bertoni (per
fermarlo in modo falloso Prandelli si è fatto male e ha dovuto lasciare il
posto a Causio), volava letteralmente sull’altro palo e deviava il pallone in
angolo. Grossa parata che salvava la vittoria, come l’aveva salvata
precedentemente la svista di Barbaresco. Queste comunque sono state le uniche
occasioni di pericolo per una Juve che, d’altra parte, ha attaccato sempre:
all’inizio con una grinta che poche squadre possono permettersi e poi sino alla
fine con discernimento. Una partita comunque sempre bella, incalzante nel ritmo
e negli spunti di cronaca, che la Juve si è aggiudicata vincendo anche le
proprie paure, grazie ad un collettivo tecnicamente superiore. Gentile è stato
un dominatore della sua zona (l’unico errore forse di De Sisti è stato quello
di lasciargli troppo spazio). Cabrini, Scirea, Tardelli e Brady hanno giocato
alla grande ed anche Brio ha dimostrato di avere recuperato miracolosamente.
Sull’altro versante, solo Antognoni e il Bertoni del secondo tempo hanno potuto
reggere il confronto. E’ la morale di questa partita, ma forse di tuto il
campionato. – da La Gazzetta dello Sport del 25.05.1981
STAGIONE
1981-82.
Come già
successo negli anni ’70, la Juventus compie la terza doppietta dell’era
Boniperti; dopo nelle stagioni 1972 e 1973 e poi nel 1977 e nel 1978, i
bianconeri vincono due scudetti consecutivi, ma questo della stagione 1981-’82
è il ventesimo, quello che permette alla Juve di fregiarsi della seconda
stella. Ceduti Cuccureddu e Causio, la Juve cerca di rinnovarsi acquistando il
gladiatore Massimo Bonini, facendo tornare a casa Pietro Paolo Virdis e
comprando tra le polemiche Paolo Rossi, ancora fuori per la squalifica dopo la
vicenda del calcio scommesse. Il Campionato che si apre è all’insegna di un
rinnovato duello con la Roma ancora avvelenata per le vicende dell’anno
passato, ma questa volta le due compagini dovranno vedersela anche con la
novità Fiorentina rinforzatasi con l’acquisto dell’ex Cuccureddu. C’e anche il
Milan, dopo l’anno di purgatorio in Serie B, ma è poca cosa e tornerà nella
serie cadetta a fine stagione. L’inizio non è dei migliori per la Juve che
perde dopo poche giornate Roberto Bettega, a causa di una grave distorsione al
ginocchio rimedita nel match di Coppa dei Campioni contro l’Anderlecht, ma
nonostante tutto, i bianconeri riescono a infilare sei successi consecutivi
(quattro dei quali per 1-0 a dimostrazione della forza della difessa) e vanno
in testa alla classifica. Il promo stop la Juve lo subisce proprio dalla Roma
che blocca la corsa alla settima giornata al Comunale, e così il girone di
andata si chiude con la Fiorentina in testa con 22 punti, la Juve seconda a un
solo punto davanti a sua volta a Inter e Roma staccate sempre di una lunghezza.
La lotta continua nel girone di ritorno, con la Juve che però zittisce la Roma
rifilandole un perentorio 0-3 all’Olimpico ed escludendola di fatto dalla lotta
per lo scudetto. La battaglia continua con la Fiorentina che non molla e
tallona i bianconeri fino alla fine. Alla terzultima giornata, a Udine, la
Juventus fa esordire Paolo Rossi che regala la vittoria ai bianconeri sancendo
la definitiva rinascita del suo astro macchiato dal calcio scommesse, ma è soltanto
all’ultima giornata, quando ormai lo spareggio tra Juventus e Fiorentina
sembrerebbe scontato, che i viola vengono inaspettatamente fermati sul pareggio
a Cagliari, mentre la Juve passa a Catanzaro grazie a un rigore di Liam Brady
che sa già di aver chiuso la sua carriera con la squadra bianconera: […] Con
lui la Juventus vince in due anni due scudetti, l’ultimo dopo una lotta serrata
con la Fiorentina, battuta di un solo punto. Si ricorda di lui, oltre alla
signorilità nel comportamento e alla lealtà agonistica, l’estrema
professionalità, come nell’episodio del rigore, decisivo per il titolo, da lui
calciato nell’ultima di campionato quando già sapeva della mancata riconferma
da parte della società per la stagione successiva. Ordinato centrocampista e
infallibile rigorista, totalizza 29 presenze. Di stampo britannico, è freddo e
calcolatore, spesso determinante per la squadra.
2423. JUVENTUS – MILAN 3-2 (1-1)
Torino,
Stadio Comunale, 14.02.1982 - 19ª Giornata di Campionato
RETI: 17’ Galderisi (J); 44’
Collovati (M); 63’ Galderisi (J); 71’ Antonelli (M); 83’ Galderisi (J)
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini (88’
Prandelli); Furino, Brio, Scirea; Fanna (68’ Bonini), Tardelli, Galderisi;
Brady, Virdis – All. Trapattoni
MILAN: Piotti, Tassotti, Maldera;
Icardi (70’ Jordan), Collovati, Baresi F.; Buriani, Battistini, Novellino; Moro
(82’ Romano), Antonelli - All. Galbiati
ARBITRO: Ciulli di Roma
CLASSIFICA:
Fiorentina, Juventus p. 28; Inter, Roma p. 24; Napoli p. 22; Avellino p.
20; Catanzaro p. 19; Ascoli p. 18; Cesena, Genoa, Udinese p. 17; Bologna,
Cagliari, Torino p. 16; Milan p. 13; Como p. 9
2424. CAGLIARI - JUVENTUS 0-1 (0-1)
Cagliari,
Stadio Sant’Elia, 28.02.1982 - 20ª Giornata di Campionato
RETI: 27’ Tardelli (J)
CAGLIARI: Corti, Lamagni, Azzali; Restelli,
Logozzo, Loi; Bellini, Quagliozzi, Piras; Brugnera (60’ Ravot), Osellame - All.
Carosi
JUVENTUS: Zoff, Osti, Cabrini; Furino,
Brio, Scirea; Marocchino (65’ Bonini), Tardelli, Galderisi (83’ Fanna); Brady,
Virdis – All. Trapattoni
ARBITRO: Longhi di Roma
CLASSIFICA:
Fiorentina, Juventus p. 30; Inter, Roma p. 26; Napoli p. 24; Ascoli, Avellino
p. 20; Catanzaro p. 19; Torino p. 18; Cesena, Genoa, Udinese p. 17; Bologna,
Cagliari p. 16; Milan p. 15; Como p. 9
2425. JUVENTUS – TORINO 4-2 (3-2)
Torino,
Stadio Comunale, 07.03.1982 - 21ª Giornata di Campionato
RETI: 19’ Bonesso (T); 22’ Dossena
(T); 24’ Tardelli (J); 28’ Scirea (J); 40’ Scirea (J); 89’ Brady (J)
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini;
Bonini, Brio, Scirea; Marocchino, Tardelli, Galderisi (85’ Fanna); Brady,
Virdis (75’ Prandelli) – All. Trapattoni
TORINO: Terraneo, Cuttone, Danova; Van
de Korput, Zaccarelli, Beruatto; Bonesso, Ferri (75’ Sclosa), Dossena;
Bertoneri, Pulici (70’ Mariani) - All. Giacomini
ARBITRO: Bergamo di Livorno
CLASSIFICA:
Fiorentina, Juventus p. 32; Inter p. 28; Roma p. 26; Napoli p. 25; Ascoli p.
22; Avellino, Catanzaro p. 20; Udinese p. 19; Bologna, Cesena, Torino p. 18;
Genoa p. 17; Cagliari p. 16; Milan p. 15; Como p. 10
2426. ROMA - JUVENTUS 0-3 (0-3)
Roma,
Stadio Olimpici, 14.03.1982 - 22ª Giornata di Campionato
RETI: 8’ Virdis (J); 32’ Marangon aut. (J); 38’ Virdis (J)
ROMA: Tancredi, Maggiora, Nela;
Turone, Marangon, Spinosi; Chierico, Di Bartolomei, Di Chiara (46’ Faccini);
Scarnecchia (46’ Ugolotti), Conti - All. Liedholm
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini;
Furino, Brio, Scirea; Marocchino (78’ Fanna), Tardelli (59’ Bonini), Galderisi;
Brady, Virdis – All. Trapattoni
ARBITRO: D’Elia di Salerno
CLASSIFICA:
Juventus p. 34; Fiorentina p. 33; Inter p. 29; Roma p. 26; Napoli p. 25; Ascoli
p. 24; Avellino, Catanzaro p. 22; Cesena, Udinese p. 20; Torino p. 19; Bologna,
Genoa p. 18; Cagliari p. 17; Milan p. 15; Como p. 10.
2427. JUVENTUS – GENOA 1-0 (0-0)
Torino,
Stadio Comunale, 21.03.1982 - 23ª Giornata di Campionato
RETI: 52’ Faccenda aut. (J)
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini;
Furino (46’ Bonini), Brio, Scirea; Marocchino (83’ Osti), Tardelli, Galderisi;
Brady, Virdis – All. Trapattoni
GENOA: Martina, Romano, Testoni;
Corti, Onofri, Gentile; Vandereycken, Faccenda, Russo (65’ Simonetta); Boito
(76’ Sala), Briaschi - All. Simoni
ARBITRO: Ciulli di Roma
CLASSIFICA:
Juventus p. 36; Fiorentina p. 35; Inter p. 30; Napoli p. 27; Roma p. 26; Ascoli
p. 25; Catanzaro p. 24; Avellino p. 23; Udinese p. 21; Bologna, Cesena p. 20;
Torino p. 19; Genoa p. 18; Cagliari p. 17; Milan p. 15; Como p. 12
2429. FIORENTINA - JUVENTUS 0-0 (0-0)
Firenze,
Stadio Comunale, 04.04.1982 - 25ª Giornata di Campionato
FIORENTINA: Galli, Contratto, Miani (75’
Sacchetti); Casagrande (83’ Monelli), Vierchowod, Cuccureddu; Bertoni, Pecci,
Graziani; Antognoni, Massaro - All. De Sisti
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini;
Furino, Brio, Scirea; Marocchino (73’ Fanna), Tardelli, Galderisi (52’ Bonini);
Brady, Virdis – All. Trapattoni
ARBITRO: Casarin di Milano
CLASSIFICA:
Juventus p. 38; Fiorentina p. 37; Inter, Napoli p. 31; Roma p. 30; Ascoli p.
27; Avellino, Catanzaro p. 25; Cesena p. 23; Torino, Udinese p. 22; Bologna p.
21; Genoa p. 20; Cagliari p. 19; Milan p. 16; Como p. 13
CRONACA:
Che delusione! La partita dell’anno, la partita dello scudetto, la partita che
aveva trascinato al Comunale più di 60.000 spettatori e altri ne avrebbero
potuti ospitare se lo stadio fosse stato più grande, si è conclusa con uno
squallido 0-0. Anzi si potrebbe dire che non è neppure cominciata, tanto
inutile e avvilente è stato lo spettacolo (si fa per dire) esibito dalle due
squadre in campo. E sia ben chiaro: non è per lo 0-0 in se stesso che ci
sentiamo traditi (in fondo era uno dei risultati più pronosticati alla
vigilia), ma per lo squallore assoluto del gioco, per il livello bassissimo di
rendimento dal quale non si sono mai elevati viola e bianconeri, per la povertà
di una cronaca che non riesce a trovare neanche tra le pieghi più riposte
un episodio appena emozionante. Si sono contati più gli scontri (fortuiti e
non) che i tiri in porta, si è trepidato un attimo per Antognoni quando il
capitano ha collaudato la sua fronte con quella di Bertoni uscendo ferito ma
vittorioso da uno scontro causale; si è avuto un brivido fugacissimo quanto
Gentile ha spinto alle spalle Bertoni in area senza che Casarin se ne
accorgesse. E’ questa l’unica ombra che cade su un risultato peraltro
giustissimo visto che nessuna delle due rivali meritava ieri di vincere. Anzi,
ad onor del vero, nessuno meritava neppure il punto che oggi consente alla
Fiorentina di cullare ancora qualche speranza e alla Juve si sentirsi padrona
del campo. Si dirà che la “ragione di stato” era prevalsa sullo spirito
sportivo a nocumento delle attese degli spettatori. La Juventus, potendo
scegliere tra due risultati entrambi positivi per la sua corsa verso il
ventesimo scudetto, ha optato per il pari quasi subito. Ma al di là di ogni
argomentazione dialettica di parte, resta lo sconcerto per questa partita
desolante nella quale nessuna delle contendenti e ben pochi giocatori hanno
salvato la faccia.
In
campo si affrontava il meglio del calcio italiano, era molto attendersi qualche
emozione in più, qualche affondo coraggioso? Si dirà che nel nostro calcio
sull’altare del punto da conquistare s’immola ogni altro interesse e che in
fondo i tifosi bianconeri ora sono ben lieti che la Juve abbia lasciato
imbattuta il Comunale. Ma la verità è che tutto ciò sottointende la
consapevolezza della nostra pochezza e dei limiti attuali di squadre come Juve
e Fiorentina che, anche volendolo, non dovrebbero ridursi a tanta insipienza.
C’è
da dire che entrambe si sono affrontate in un momento di non grande splendore,
che fino ad ora avevano mascherato vizi di forma e modestia di schemi attraverso
vittorie raggiunte anche con buona fortuna. Al momento della verità la Juve non
ha voluto rischiare nulla, difendendo oltre i limiti della decenza lo 0-0 e la
Fiorentina ha dimostrato tutta la sua impotenza. L’una non ha voluto vincere,
l’altra non ha potuto: ecco come va fotografata questa partita che, iniziata
già con poco slancio e intricata da marcature assillanti (l’unica cosa in cui
eccelliamo), si è addirittura spenta man mano che si avvicinava la fine. Quando
invece di solito una partita sullo 0-0 vive gli ultimi bagliori. Che la Juve
non avesse alcun interesse a stuzzicare agonisticamente l’avversario
affrontando una partita di puro contenimento lo si è capito subito, quando in
avanscoperta è stato lasciato solo Galderisi con Marocchino che cercava di
cucire centrocampo con attacco. Perfino Virdis era spesso impiegato in funzioni
di raccordo. Quando poi all’8’ della ripresa Trapattoni ha richiamato in
panchina Galderisi, che aveva avuto vita grama più per la passività del gioco
bianconero che per l’attenta guardia di Contratto, per sostituirlo con Bonini,
non ci sono stati più dubbi: la Juve avrebbe atteso la fine senza tentare più
nulla. Tanto per render l’idea, in 90’ Galli non ha mai dovuto parare un vero
tiro. Qualche uscita di pura routine e basta. In difesa, ovviamente, Gentile,
Furino e Brio si sono esaltati in una prestazione che metteva in luce la loro
ben nota grinta, assicurando a Zoff un pomeriggio abbastanza tranquillo. A
centrocampo Tardelli ha corso molto, mentre Brady si è visto solo nella ripresa
quando il ritmo dell’azione della Fiorentina è calato ulteriormente. Ma un
Brady che non ha mai avuto il piglio dell’uomo d’ordine, né la capacità di
costruire nulla di concreto. Dell’attacco è meglio non parlare, visto che è
stato abbandonato presto a se stesso.
La
Fiorentina, ovviamente, ha tentato con più insistenza di schiodare il risultato
dallo 0-0. Gli unici tiri in porta della giornata sono partiti dai piedi dei
giocatori viola. Ma contro lo schieramento juventino che non offriva sbocchi e
che risucchiava in avanti l’avversario, la Fiorentina ha prodotto un assalto
quasi sempre inconcludente mancando di lucidità proprio negli uomini che
dovevano governare la manovra. Pecci ha giocato una delle sue partite peggiori,
intestardendosi in dribbling che non producevano nulla, mentre Antognoni non ha
avuto un solo lampo di genio, limitandosi a giocare di scarso peso. Forse è
mancata a centrocampo la spinta che i vari Miani, Contratto, Casagrande sanno
sempre offrire. I primi due, bloccati come terzini su Marocchino e Galderisi,
non potevano lanciarsi in profondità e così Pecci e Antognoni dovevano portare
da soli l’azione in avanti e spesso lo facevano nella maniera peggiore: cioè
portando palla. Comunque, i limiti attuali della squadra viola sono stati messi
a nudo con sconcertante realismo: avviluppata dalla ragnatela di marcature che
i bianconeri avevano teso davanti alla propria area, costretta ad assumere
sempre l’iniziativa, la Fiorentina ha espresso il suo migliore elemento in
difesa, in quel Contratto che in soli 90’ ha dovuto affrontare ben tre
avversari cavandosela sempre con onore. E ciò dice tutto. – da La Gazzetta
dello Sport del 05.04.1982
2431. JUVENTUS – INTER 1-0 (0-0)
Torino,
Stadio Comunale, 25.04.1982 - 27ª Giornata di Campionato
RETI: 76’ Brady rig. (J)
JUVENTUS: Zoff, Osti, Cabrini; Gentile,
Brio, Scirea; Marocchino, Bonini, Galderisi (72’ Tavola); Brady, Virdis – All.
Trapattoni
INTER: Bordon, Bergomi, Baresi G.;
Marini, Canuti (77’ Serena), Bini; Bagni, Prohaska, Altobelli; Beccalossi,
Oriali - All. Bersellini
ARBITRO: Barbaresco di Cormons
CLASSIFICA:
Fiorentina, Juventus p. 41; Roma p. 33; Inter, Napoli p. 32; Ascoli p. 30;
Catanzaro p. 28; Avellino, Udinese p. 26; Cesena p. 25; Torino p. 23; Bologna,
Cagliari p. 21; Genoa, Milan p. 20; Como p. 13
Prima del rigore concesso un altro ben più clamoroso
era stato negato a Cabrini sullo 0-0 che era stato falciato in area dopo un
grande slalom tra molti avversari.
2432. UDINESE - JUVENTUS 1-5 (1-2)
Udine,
Stadio Friuli, 02.05.1982 - 28ª Giornata di Campionato
RETI: 2’ Miano (U); 30’ Marocchino
(J); 36’ Cabrini (J); 49’ Rossi P. (J); 85’ Cabrini (J); 90’ Virdis (J)
UDINESE: Borin, Galparoli, Tesser;
Gerolin (65’ Pin), Cattaneo, Orlando; Causio, Bacchin, Miano (59’ De Giorgis);
Orazi, Muraro - All. Ferrari
JUVENTUS: Zoff, Osti, Cabrini; Furino
(85’ Tavola), Brio, Scirea; Marocchino, Tardelli, Rossi P. (70’ Bonini); Brady,
Virdis – All. Trapattoni
ARBITRO: D’Elia di Salerno
CLASSIFICA:
Juventus p. 43; Fiorentina p. 42; Roma p. 34; Inter, Napoli p.33; Ascoli p. 30;
Catanzaro p. 28; Avellino, Cesena p. 27; Udinese p. 26; Torino p. 25; Cagliari,
Genoa p. 22; Bologna, Milan p. 21; Como p. 14
2434. CATANZARO - JUVENTUS 0-1 (0-0)
Catanzaro,
Stadio Comunale, 16.05.1982 - 30ª Giornata di Campionato
RETI: 75’ Brady rig. (J)
CATANZARO: Zaninelli, Celestini,
Salvadori; Boscolo (46’ Cascione), Santarini, Peccenini; Mauro, Braglia,
Borghi; Sabato, Bivi (71’ Palese) - All. Pace
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini;
Furino, Brio, Scirea; Marocchino (85’ Bonini), Tardelli, Rossi P.; Brady,
Virdis (53’ Fanna) – All. Trapattoni
ARBITRO: Pieri di Genova
CLASSIFICA:
Juventus p. 46; Fiorentina p. 45; Roma p. 38; Inter, Napoli p. 35; Ascoli p.
32; Catanzaro p. 28; Avellino, Cesena, Torino p. 27; Udinese p. 26; Cagliari,
Genoa p. 25; Milan p. 24; Bologna p. 23; Como p. 17
CRONACA:
La Juventus ha conquistato il ventesimo scudetto della sua storia: nella
prossima stagione sulle sue maglie le stelle saranno due ed anche questo è un
record. A Catanzaro i bianconeri sono passati in virtù di un calcio di rigore
che l’arbitro ha concesso per un evidente “mani in area” di Celestini e che
Brady ha realizzato con un sinistro in diagonale assolutamente imparabile.
L’azione risolutiva è nata da un cross di Marocchino ripreso di testa da Rossi
con un pallone respinto da un palo: ha ripreso subito Fanna, saettando a
bersaglio e qui Celestini d’istinto toccava nettamente con la mano: Pieri non
aveva un attimo di esitazione e indicava il dischetto. Né le proteste dei
giocatori catanzaresi erano insistite, semmai si intuiva il loro rammarico e
disappunto. Ma è pure giusto chiarire un altro fatto sul quale si potrà
recriminare a lungo da parte catanzarese, uno di quei casi tipici da moviola
che subito andiamo a raccontare: al 35’, in un’azione di contropiede con la
Juventus scoperta in avanti, Mauro operava un rilancio fiondato verso Borghi e
il centravanti scattava prontamente entrando in area, qui Brio, che rinveniva
da sinistra, gli si faceva incontro ostacolandolo chiaramente e mandandolo a
terra, l’arbitro che seguiva l’azione – a nostro sommesso parere non
propriamente ortodossa – non riteneva di intervenire e il gioco proseguiva.
Detto
questo è giusto ricordare che la Juventus nulla ha rubato anche se la sua
affermazione è stata quanto mai sofferta, ciò ovviamente torna a merito al
Catanzaro che si è battuto con determinazione, controllando gli avversari più
insidiosi, rendendo loro la vita difficile, insomma confermandosi degno della
fama acquistata nel corso della stagione. Nella vittoria della Juve, dunque, va
anche approfondita ed apprezzata la componente agonistica cui il Catanzaro l’ha
richiamata incessantemente durante la gara, né è derivato un gioco più convulso
che armonioso nelle sue linee essenziali anche perché la Juventus aveva capito
– dopo le prime fasi di gara – che il contropiede giallorosso avrebbe potuto
colpirla arrecandole grave danno. Era una partita, quindi, da controllare
attentamente e da giocare con estrema cautela e – nella circostanza – la
squadra bianconera ha trovato in Furino e in Brady la coppia vincente sotto il
profilo sia tattico che psicologico. Il capitano e l’irlandese si sono infatti
assunti il compito di frenare e di rilanciare la manovra nei due sensi con una
continuità degna di sottolineatura assecondati a tratti da Scirea e da
Marocchino, dallo stesso Gentile quando non da Brio e – nella fase finale – da
un Fanna scintillante subentrato a un irresoluto Virdis. E prestazioni di
Furino e Brady hanno avuto il pregio di rendere perciò tranquilla l’estrema
difesa bianconera e insieme di sollecitare Rossi a disimpegnarsi tra un paio di
avversari (uno in prima battuta – Salvadiri – e l’altro in seconda – Santarini)
sempre pronti a rintuzzarne le mosse. Il centravanti bianconero pur non
raggiungendo ancora livelli di rendimento eccelsi – e del resto non lo potrebbe
– si è adoperato sia negli assist sia nelle conclusioni con caparbietà anche se
con quello splendido guizzo che gli si conosce e che ne distingue la
personalità. Ha tuttavia confermato di essere sulla buona strada per ritornare
quello che tutti conoscevano due anni fa.
Quando
all’equità del risultato ottenuto dalla Juventus, va rilevato che l’undice di
Trapattoni ha costruito per lo meno sei palle gol che qui enumeriamo: al 10’
Scirea ha servito alla perfezione Tardelli e il tiro dell’interno è stato
deviato stupendamente da Zaninelli sopra la sbarra. A 27’ Rossi – lanciato da
Brady – si è trovato a tu per tu con il portiere avversario, gli è schizzato
via palla al piede ma sul tiro è poi incappato un Celestini che ha deviato alla
disperata in angolo. Lo stesso Rossi – in chiusura di tempo – ha ricevuto da
Gentile un invito prezioso da tramutare in rete ma il numero 9 ha battuto su
Zaninelli in uscita. Subito in avvio di ripresa (46’) la Juventus, accentuando
l’azione aggressiva, ha posto Tardelli – su servizio di Gentile – nella
condizioni ideale per battere Zaninelli, ma la sfera colpita di testa batteva
sulla parte alta della traversa e finiva sul fondo. Sulla prevalenza
d’azione bianconera perciò nessun dubbio. Da parte giallorossa ricorderemo un
tiro di Bivi al 14’, una bella punizione di Mauro al 28’ per quanto riguarda il
primo tempo, nel secondo soltanto da segnalare un tiro abbastanza fiacco di
Borghi che Zoff assorbiva con disinvoltura. Nella ripresa, infatti, il
Catanzaro non riusciva a impegnare la difesa bianconera più di tanto ed anche
dopo il rigore trasformato da Brady, la sua riscossa aveva un sapore assai
velleitario. Il finale di gara, infatti – anche per le notizie proveniente da
Cagliari – si consumava per la Juventus nell’attesa della meritata esultanza –
da La Gazzetta dello Sport del 17.05.1982.
Commenti di alcuni tifosi Bianconeri trovati se non sbaglio su Tuttosport
Mario 01 gennaio 2014 15:01
Io che sono abbastanza vecchio da aver seguito il campionato del gol di
Turone, ho un nitido ricordo delle schifezze subite dalla Juve nel derby di
andata, in cui, sull'1 a 0 per noi, venne annullato un gol regolarissimo di
Tardelli per un fuorigioco inesistente, e, sull' 1 a 1, venne invece convalidato
un gol del Torino viziato da un netto fallo sul portiere. Due errori in una
sola partita (poi persa) ben più macroscopici di quello che il guardialinee
potrebbe forse (ma più probabilmente no, al netto di moviole taroccate) aver
commesso sul famigerato gol di Turone. Chissà perché, questi non se li ricorda
nessuno...
trezeguet17 29 dicembre 2013 09:50
Perugia e Nakata non vengono mai nominati, quindi non esistono.
Ronaldo e Turone sì, quindi esistono.
Moggi é stato condannato, le motivazioni non vengono nominate e quindi la cupola esiste. Se venisse assolto, chissà quanto avrà pagato i giudici.
E se provo a dire il contrario, ho i paraocchi. Io....
Grazie mamma di avermi fatto gobbo.
Ronaldo e Turone sì, quindi esistono.
Moggi é stato condannato, le motivazioni non vengono nominate e quindi la cupola esiste. Se venisse assolto, chissà quanto avrà pagato i giudici.
E se provo a dire il contrario, ho i paraocchi. Io....
Grazie mamma di avermi fatto gobbo.
Un giornalista serio andrebbe da Turone per chiedergli: "Ha saputo che il
suo gol in realtà non era regolare?". Lui fa lo gnorri, ed allora il
giornalista serio dovrebbe rincarare la dose: "Sì, lo stesso Carlo Sassi,
che lei ben conosce come autore della moviola della DS di allora, ha affermato
che il montaggio video di immagini riprese da quella precisa angolazione
(l'unica disponibile all'epoca), falsò la prospettiva dell'azione facendola
apparire in gioco quando in realtà il fuorigioco era evidente persino a
velocità normale. Cosa ne pensa?".
A parte questo excursus un po' favolistico ma anche utopico, mi chiedo per quale motivo i romanisti non si accaniscono in questo modo contro l'inter. Lì sì che c'è del marcio... Senza contare, poi, che la roma è una società che non dovrebbe più esistere dal almeno quindici anni, essendo fallita ma mantenuta in piedi dall'asse carraro-banche...
1981-82 :
A parte questo excursus un po' favolistico ma anche utopico, mi chiedo per quale motivo i romanisti non si accaniscono in questo modo contro l'inter. Lì sì che c'è del marcio... Senza contare, poi, che la roma è una società che non dovrebbe più esistere dal almeno quindici anni, essendo fallita ma mantenuta in piedi dall'asse carraro-banche...
1981-82 :
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