Il 4 novembre 1918, con
la battaglia di Vittorio Veneto, l'Italia
vinceva la Prima guerra
mondiale.
La data era troppo inoltrata per riuscire ad organizzare un campionato per la
stagione 1918-19, dunque ci fu molto
tempo libero per dibattere l'organizzazione del futuro campionato 1919-20. Le grandi società
riproposero la loro idea consistente in una sensibile riduzione del numero dei
partecipanti al torneo.Se in un primo momento, nell'Assemblea generale di Torino del 13 aprile 1919, la Federazione sembrò accettare queste
richieste immaginando un torneo di transizione strutturato su otto gironi da
cui avrebbero dovuto uscire sia le 16 finaliste stagionali, sia le 24 società
di élite cui la massima categoria avrebbe dovuto essere limitata dal 1920, col
passare dei mesi si fece di nuovo sentire il peso delle molte piccole società
interessate a ridurre le spese di trasporto limitando l'attività ufficiale al
livello regionale. Furono dunque di nuovo questi ultimi soggetti ad imporsi in
Assemblea Federale, nonostante il disappunto delle grandi avesse chiaramente
raggiunto un punto critico. La guerra aveva mietuto numerose vittime anche fra
le piccole formazioni, molte delle quali non furono mai più ricostituite dopo
la Vittoria, mentre altre società mancanti di un campo proprio preferirono
confluire in sodalizi più attrezzati. Ciononostante, grazie all'infornata di
ben diciotto nuove società decisa dalla F.I.G.C., il campionato italiano
raggiunse dimensioni imbarazzanti. I disagi maggiori li ebbero le società che
già da diversi anni giocavano in Prima Categoria,
dovendo incontrare delle neopromosse troppo spesso non all'altezza della
squadra avversaria. Troppe partite con un risultato scontato furono snobbate
dal pubblico ed in seguito fu questo il principale motivo per cui le squadre
maggiori portarono in Assemblea il "Progetto Pozzo" che avrebbe reso
più difficile il verificarsi di queste situazioni rendendo il campionato più
avvincente e meno prevedibile. A ciascun Comitato Regionale venne affidata la
libertà di gestire il proprio turno eliminatorio a secondo del numero delle
società iscritte alla Prima Categoria: ad
esempio il Piemonte
decise di organizzare due gironi, mentre la Lombardia tre,
essendo riusciti i dirigenti milanesi a
farsi accordare un ulteriore raggruppamento sostituente quello non organizzato
nelle Terre Redente a
causa della mancata costituzione del Comitato Regionale Giuliano, già
programmato ma irrealizzabile stante il prolungarsi della Conferenza di Versailles ed il
conseguente procrastinarsi dell'annessione delle nuove province orientali all'Italia; per
mantenere comunque l'equilibrio fra i due principali comitati federali, al Piemonte
furono messi a disposizione due ulteriori posti per la fase nazionale, per un
totale di sei come ottenuto dalla Lombardia. La
suddivisione geografica divenne rigorosa: solo il Mantova, per questioni di trasporto,
fu aggregato al comitato emiliano. Il Regolamento Campionati non subì notevoli
cambiamenti.
Le retrocessioni in Promozione
rimasero in vigore così come istituite nel 1912 e per questo motivo, per
assegnare l'ultimo posto in classifica, furono disputati diversi spareggi
salvezza. Le squadre retrocesse furono comunque tutte riammesse accogliendo
durante l'Assemblea generale dell'estate del 1920 l'ulteriore proposta di
allargamento degli organici. (se a beneficiarne fosse stata la Juve immagino le
bestemmie oggi).
Le eliminatorie regionali non
dettero sorprese di sorta, se non nel girone Veneto. Movimenti già più
significativi si ebbero quando, dopo la pausa natalizia, cominciò la fase
nazionale. L'ascesa più forte fu quella delle formazioni emiliane, a ciò si
contrappose la crisi di tradizionali habituées della lotta di vertice, quella
del Torino che svanirà nel giro di qualche anno, e quella del Milan che invece
si protrarrà per un'intera generazione. Nei tre gironi di cui si componeva il
campionato, nel primo i neo-insigniti campioni genoani diedero vere e proprie
lezioni di football agli avversari, tra cui spiccavano i sempre carismatici
leoni della Pro
Vercelli. Piuttosto regolare anche il cammino dell'Inter nel proprio
raggruppamento, con solo nel finale una minima concessione alle speranze del
già accennato astro nascente del pallone tricolore, il Bologna.
Il cammino della Juventus fu
eccellente: su 20 partite totali fra girone eliminatorio e di semifinale vinse
14 incontri e fu sconfitta solo 1 volta.
A questo punto però la federazione prese decisioni assai
opinabili che generarono feroci polemiche. Dato il protrarsi del campionato,
infatti, la finale fu stabilita in un rapido triangolare da disputarsi con gare
secche in campo neutro. La prima gara fu Juventus-Genoa da svolgersi a Milano.
Ad arbitrarla fu designato il signor Varisco, che
era anche un importante membro dell'associazione italiana arbitri ma
soprattutto un dirigente dell'US Milanese. Varisco
si rese protagonista di una conduzione di gara a dir poco discutibile, che
portò’ i bianconeri alla vittoria e fece gridare i liguri al complotto, non
perché avesse voluto favorire i bianconeri, ma perché da ex giocatore ce
l’aveva con il Genoa che lo aveva beffato più volte sul campo anni prima in
modo poco pulito, non regolamentare. La settimana seguente Juventus-Inter venne
giocata, secondo un'inopportuna decisione federale, proprio a Genova, dove i
bianconeri vennero accolti da un clima decisamente ostile che intimorì’ non
poco il direttore di gara il quale si mostrò’ molto accondiscendente verso la
tifoseria genoana che imprecava contro i giocatori bianconeri e gli juventini
persero. A questo punto, mentre tutti si aspettavano che l'ultima sfida si
disputasse a Torino, con un altro colpo di scena la figc la collocò’ invece a Modena.
Ne uscì un pareggio, anche questa volta con mille recriminazioni da parte dei
genoani, e la virtuale incoronazione dei nerazzurri. Addirittura la figc
(volutamente scritto minuscolo) proclamo’ l'Inter campione d'Italia prima
ancora che si disputasse la gara con il Livorno,
con scarso rispetto quindi per il centro
e per il sud, ritenuti a priori incapaci di vincere la finalissima.
Tale fu il giudizio de La
Stampa sul Livorno:
«L'Internazionale F.C. ha
arrischiato di farsi mettere in iscacco dall'...audace squadra dell'U.S.
Livorno, campioni di football dell'Italia centro-meridionale. L'U.S. Livorno
dev'essere tornata piena di orgoglio ai propri lari. Cedere di misura ad una
squadra come quella dei nero azzurri, per due goals contro tre, dopo di aver
giuocato due terzi della partita con dieci uomini, può essere considerato dai
livornesi come una mezza vittoria. Essi dovettero il brillante risultato alla
loro resistenza e ad una grande tenacia di tutti i loro elementi, sorretti da
un meraviglioso entusiasmo».
L'Inter, complice l'infortunio
al 29° del terzino livornese Innocenti I, che costrinse il Livorno a giocare il
resto della partita in 10, dominò il primo tempo, al termine del quale vinceva
3-0 con doppietta di Agradi al 12° e al 34° e gol di Aebi al 44° dopo che
Magnozzi del Livorno sullo 0-0 aveva fallito un calcio di rigore. Nella ripresa
tuttavia si ebbe il risveglio dei livornesi e i neroazzurri «devono subire una
superiorità effettiva da parte di coloro i quali sono stati fino allora
dominati»: addirittura la difesa dell'Inter «deve prodigarsi a tutt'uomo per
evitare gravi sorprese» perché sfinita. All'8º minuto della ripresa il
giocatore neroazzurro Viganò si infortunò e, anche se riuscì a rientrare in
campo, il suo rendimento ne risentì molto. I gol livornesi arrivarono nel
finale: al 38º minuto, dopo una palla gol del Livorno sventata in corner da
Francesconi, sul successivo calcio d'angolo, battuto da Corte, Magnozzi insaccò
di testa, accorciando le distanze; quattro minuti dopo, approfittando di una
mischia in area neroazzurra e di «un arresto insufficiente» del portiere
neroazzurro, coperto dai compagni, Magnozzi segnò di nuovo, portando il
risultato sul 3-2.
A questo punto il Livorno
cercò di pareggiare, ma ormai non mancavano che tre minuti alla fine della
partita e non ci riuscì e l’inter vinse così, anche se con più fatica del
previsto, il suo secondo campionato italiano.
1919-20
Classifica girone A Piemonte
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
1.
|
16
|
10
|
7
|
2
|
1
|
29
|
7
|
+22
|
|
1.
|
16
|
10
|
6
|
4
|
0
|
25
|
5
|
+20
|
|
3.
|
15
|
10
|
6
|
3
|
1
|
27
|
10
|
+17
|
|
4.
|
5
|
10
|
2
|
1
|
7
|
12
|
34
|
-22
|
|
5.
|
4
|
10
|
1
|
2
|
7
|
12
|
32
|
-20
|
|
6.
|
4
|
10
|
1
|
2
|
7
|
7
|
24
|
-17
|
Girone B
Semifinale Nazionale
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
1.
|
17
|
10
|
8
|
1
|
1
|
21
|
4
|
+17
|
|
2.
|
15
|
10
|
7
|
1
|
2
|
14
|
10
|
+4
|
|
3.
|
9
|
10
|
4
|
1
|
5
|
17
|
13
|
+4
|
|
4.
|
8
|
10
|
2
|
4
|
4
|
7
|
8
|
-1
|
|
5.
|
6
|
10
|
2
|
2
|
6
|
4
|
14
|
-10
|
|
6.
|
5
|
10
|
2
|
1
|
7
|
10
|
24
|
-14
|
Fase finale
Juventus 3-2 Genoa
|
Inter
1-0 Juventus
|
Genoa
1-1 Inter
|
Classifica
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
DR
|
|
1.
|
3
|
2
|
1
|
1
|
0
|
2
|
1
|
+1
|
||
2.
|
2
|
2
|
1
|
0
|
1
|
3
|
3
|
0
|
||
3.
|
1
|
2
|
0
|
1
|
1
|
3
|
4
|
-1
|
Finalissima
Inter
3-2 Livorno
|
Secondo
titolo per l’Inter (il 1°era stato “conquistato”contro i bambini undicenni della Pro Vercelli).
Vittoriosa
3-2 nella finale di Bologna contro il Livorno, l’Inter
conquista il suo secondo campionato italiano di calcio. Gli amaranto, in dieci
dal 7’ per l’infortunio di Innocenti I, hanno fallito con Magnozzi un calcio di
rigore (sullo 0-0), poi i nerazzurri sono andati a segno con Conti (22’), Aebi
(36’), Cevenini III (40’), chiudendo il primo tempo sul 3-0. Nella ripresa lo
stesso Magnozzi ha accorciato le distanze con una doppietta (57’, 67’), ma i
toscani non son riusciti a completare la rimonta.
1920-21
Nonostante gli impegni che la Federazione aveva preso nelle primissime
riunioni del dopoguerra per procedere ad una razionalizzazione del campionato e
ad una riduzione delle squadre partecipanti, al contrario nel 1920 i
Comitati Regionali e le piccole squadre riuscirono ad ottenere l'ennesimo
ingrandimento del torneo, che raggiunse dimensioni colossali. Invero, nella
riunione del 4 luglio 1920 che
aveva sancito lo spostamento della sede della FIGC a Milano, si
era giunti alla rottura e alla costituzione dell'effimera Lega Italiana del
Giuoco del Calcio ad opera delle maggiori società piemontesi
guidate da Juventus e Pro Vercelli forti
della presentazione del Progetto Pozzo. Ma
già il 25 settembre
seguente le secessioniste abdicarono ai loro propositi rientrando nei ranghi
federali avendo ricevuto garanzia che il campionato si sarebbe chiuso in
anticipo. Nulla poteva far loro pensare che dopo la fine del conflitto molte
società si sarebbero attrezzate con degli impianti sportivi validi (secondo la
normativa FIGC) e
che dopo gli adempimenti formali (compreso gravosi adempimenti finanziari, una
spesa che non tutte le società calcistiche dell'epoca potevano sostenere) e
aver disputato un solo campionato di Promozione
queste sarebbero state velocemente inserite nel massimo campionato italiano di
diritto oppure con degli spareggi di qualificazione e sommari ripescaggi. Che i
Comitati Regionali fossero oramai divenuti arbitri insindacabili dei propri
rispettivi tornei è inoppugnabile: erano le nuove forze calcistiche a eleggere
i loro rappresentanti regionali e spingere perché questo gioco che ormai aveva
raggiunto anche tutti gli angoli remoti delle province più piccole portasse alla
ribalta nuovi protagonisti. Malgrado continuassero ad anticipare l'inizio dei
campionati la formula rimaneva inalterata procrastinando le finali per
l'attribuzione del titolo regionale e di conseguenza ritardando la definizione
delle squadre qualificate alle eliminatorie nazionali. Se il Piemonte fu
l'unico a lasciare il suo torneo inalterato, e la Liguria
aumentò di sole due unità le sue iscritte, il Veneto e l'Emilia
scissero addirittura i loro tornei in una prima fase (le eliminatorie delle
eliminatorie!) e in una fase finale, mentre la Lombardia dato
l'alto numero delle squadre iscritte, arrivò ad istituire sei gironi
preliminari al girone finale regionale. Il termine di questo infinito
meccanismo cadde solo dopo Pasqua, e
quindi la Federazione fu costretta addirittura a
ridurre la fase nazionale, spezzata in quattro gruppi preliminari al
quadrangolare conclusivo e alla finalissima da
svolgersi oramai in piena estate, mentre in passato all'inizio dell'estate con
l'arrivo della "canicola" tutto era già terminato da più di un mese.
Il vincitore del torneo centro-meridionale doveva uscire dalla sfida fra le
vincitrici di due minitornei interregionali, composti dalle prime due classificate
dei campionati regionali di Toscana, Lazio e Campania. Il
Livorno, dopo aver sfiorato lo scudetto
l'anno precedente, ci riprovò. Dovette però affrontare la concorrenza del Pisa che
in estate si
era rinforzato molto. Le eliminatorie regionali riservarono molte sorprese: il
Livorno, dopo essere stato a lungo in testa alla classifica del campionato
toscano, perse la partita decisiva contro il Pisa per 3-0 facendosi superare in
classifica proprio dai nerazzurri, anche se il secondo posto nel torneo toscano
gli permise comunque di qualificarsi alle semifinali interregionali. Nel girone
campano invece la Puteolana che
lo aveva vinto venne squalificata e tolta dalla classifica per illecito
sportivo e al suo posto si qualificò, oltre al Naples, anche la Bagnolese. Nel
girone laziale infine si qualificarono Fortitudo e Lazio,
mentre l'Audace, semifinalista nella stagione precedente, deluse arrivando solo
quinta. Nelle semifinali interregionali si ebbe il dominio delle toscane che si
sbarazzarono facilmente delle campane e delle laziali e si qualificarono
entrambe alla finale. Dopo uno scontro fratricida la finale venne vinta dal
Pisa per 1-0. Ad affrontare nella finalissima
nazionale i campioni del Nord della Pro Vercelli
furono dunque i nerazzurri. Quella che diverrà l'ultima edizione dei campionati
regionali disputata dalle grandi squadre, riservò quelle sorprese che non si
erano verificate negli anni precedenti. La notizia clamorosa arrivò dal Piemonte dove
la Juventus, finalista nel 1920, fu
malamente eliminata vincendo soltanto quattro delle dieci gare disputate.
Sempre nei territori sabaudi, anche gli ex-campioni del Casale andarono incontro
ad una triste sorte. E pure nelle altre Regioni non mancarono esiti insoliti
per i lunghi e stancanti tornei, con grandi nomi come il Genoa e il Milan
ridotti a qualificarsi sul filo del rasoio. Il campionato nazionale,
spezzettato in quattro gironcini dato lo scarso tempo rimasto, non lesinò esiti
clamorosi. Saltò all'occhio il pessimo comportamento delle tre milanesi,
evidentemente spossate dall'interminabile percorso che avevano dovuto
precedentemente affrontare. Se anche le due genovesi non brillarono, come pure,
ma questo non era certo una novità, le rappresentanti del Veneto, fu
invece splendido il comportamento delle emiliane,
certificando il definitivo raggiungimento da parte del calcio cispadano dei
livelli di quello originario del Triangolo Industriale. Il ruolo guida fu
comunque sempre quello del Piemonte, sede
della Federazione e Regione di spicco del
calcio italiano, che conquistò due dei tre posti in finale, senza contare il
Torino costretto al ritiro dopo un infinito ed indecidibile pareggio contro il
Legnano. Nel girone A il Bologna non ebbe particolari problemi ad eliminare il
blasonato Genoa: una vittoria e un pareggio negli scontri diretti, a cui si
aggiunse il passo falso del Grifone contro un non irresistibile Milan (pareggio
2-2), furono più che sufficienti per chiudere il girone al primo posto, con tre
punti di vantaggio sui genoani. Nel girone D, invece, la Pro Vercelli ebbe la
meglio per un punto sulla sorpresa del torneo, la US Torinese: gli scontri
diretti terminarono con una vittoria a testa (2-0 vercellese all'andata e
vittoria della Torinese 3-0 al ritorno), ma fu la Pro Vercelli a chiudere in
testa il girone a causa del passo falso della Torinese contro l'Inter (uno
spettacolare 4-4 con la Torinese in vantaggio 4-3 fino a un minuto dal termine
ma beffata alla fine dal gol del pareggio neroazzurro).
Va inoltre aggiunto che a minare la regolarità dei risultati del girone
intervenne il ritiro dell'Inter nel girone di ritorno, che agevolò la Pro
Vercelli a scapito della Torinese: Inter-Pro Vercelli si sarebbe dovuta
disputare alla prima giornata, il 10 aprile, ma la partita fu sospesa a causa
di incidenti (una rissa in campo punita gravemente dalla FIGC con pesanti
squalifiche ai giocatori coinvolti) e rinviata alla fine del girone; tuttavia,
i neroazzurri, dopo aver sconfitto il fanalino di coda del girone, la
Bentegodi, e imposto il beffardo pari alla Torinese (4-4), decisero, all'inizio
del girone di ritorno, di ritirarsi dal campionato, dando forfait per tutte le
quattro partite rimanenti da disputare: ne conseguì che la Pro Vercelli ottenne
due vittorie a tavolino contro un avversario ostico come l'Inter (campione
d'Italia in carica), beffando così l'US Torinese, che perse un punto decisivo
proprio contro i neroazzurri; e fu proprio quel punto perso contro l'Inter a
fare la differenza e a permettere alla Pro Vercelli di staccare in classifica
la Torinese.
I gironi B e C, invece, furono
ben più incerti e richiesero degli spareggi per deciderne le vincitrici. Nel
girone B, definito da La Stampa "quello di ferro", al termine del
girone di ritorno (ma con due partite ancora da recuperare), erano in testa
alla classifica ben tre squadre: Alessandria, Modena e Doria; l'Alessandria,
battendo la Doria nel primo recupero, si portò in testa, ma la settimana
successiva il Modena batté nel secondo recupero la Doria, raggiungendo in testa
l'Alessandria e rendendo necessario uno spareggio in cui trionfò l'Alessandria
per 4-0. Nel girone C, invece, il Legnano, dopo la vittoria nello scontro
diretto all'ultima giornata, sembrava in grado di poter aver la meglio sul
Torino, essendo in testa alla classifica a pari merito con i granata torinisti
ma con una partita da recuperare contro il Mantova fanalino di coda: allorché
un'inaspettata sconfitta a Mantova nel suddetto recupero impedì ai Lilla di
operare il sorpasso, rendendo necessario uno spareggio tra le due compagini:
esso si disputò sul neutro di Vercelli e fu sospeso sul risultato di 1-1
durante l'"oltranza", dopo ben due ore e 38 minuti di gioco. La
ripetizione dello spareggio si sarebbe dovuta disputare la settimana
successiva, ma le due squadre, ormai spossate, decisero di rinunciare alle
Finali ritirandosi dal campionato. Le finali si disputarono oramai in piena
estate a luglio. E la Pro Vercelli, tra cui spiccavano giocatori della Nazionale come Guido Ara, ebbe
buon gioco ad imporsi contro le sue inesperte avversarie. Nel primo turno delle
finali travolse l'Alessandria per 4-0 in una partita caratterizzata da un gioco
rude e violento: già sotto per 3-0 alla fine del primo tempo (reti di Rampini
al 1º minuto, Gay e Rosetta), l'Alessandria subì un quarto gol nella ripresa
(siglato da Gay) e, come se non bastasse, il suo giocatore Moretti si infortunò
dopo un violento contrasto con Rampini nel tentativo disperato di impedirgli di
segnare il gol del 5-0; in seguito a ciò, a 30 minuti dalla fine dell'incontro,
l'Alessandria decise di ritirarsi dall'incontro, e il risultato di 4-0 fu
omologato dalla FIGC. Nell'ultima e
decisiva partita delle Finali, contro il Bologna (2-1), la Pro Vercelli si
trovò invece subito in difficoltà di fronte all'elevato tasso tecnico della
squadra emiliana: al 20° del primo tempo infatti il Bologna si portò in
vantaggio con Alberti su assist di Pozzi, dominando per ampi tratti del primo
tempo, e il gol del pareggio vercellese, siglato da Ardissone, giunse solo
nella ripresa; poiché i tempi regolamentari terminarono sul risultato di 1-1,
furono necessari i tempi supplementari, nei quali però nessuna delle due
squadre riuscì a segnare; fu quindi necessario giocare "ad oltranza",
ovvero disputare ulteriori tempi supplementari finché una delle due squadre non
avrebbe segnato quello che oggi verrebbe definito un "golden goal";
nel corso dell'oltranza, il Bologna predominò per ampi tratti dell'incontro,
prendendo d'assalto la porta avversaria, ma la Pro Vercelli, seppur in
difficoltà, riuscì a difendersi bene e, in un'azione di contropiede, su
rilancio di Rosetta, i vercellesi riuscirono a segnare il gol della vittoria
siglato da Gay. Il Bologna protestò per una presunta posizione in fuorigioco
del marcatore del gol decisivo, ma la folla invase il campo e l'arbitro convalidò
il gol, ponendo fine alla partita, quando ormai era già buio. Poco dopo l'incontro, vi fu un grave
incidente: mentre un tram trasportava il pubblico verso la stazione, vennero
sparati contro la vettura dei colpi di rivoltella, che ferirono alcune persone;
«Fascisti!», fu urlato alla vettura; «No, Footballers!», fu risposto, e gli
sparatori si ecclissarono. Grazie a questa vittoria, i bianchi leoni
accedettero alla finalissima contro
il sorprendente e dinamico Pisa (campione centro-sud) che si giocò il 24 luglio 1921.
Non fu affatto facile per la Pro battere i toscani, nonostante questi
fossero stati ridotti in dieci già dai primi minuti dall'infortunio di Gnerucci
dovuto a un fallo del vercellese Rampini, non punito con l'espulsione
nonostante le proteste toscane. Nonostante la superiorità numerica, la Pro Vercelli,
pur attaccando, segnò nel primo tempo solo un gol, anche grazie alle
impeccabili parate del portiere del Pisa Giani, il migliore in campo, la cui
prestazione venne lodata dalle cronache dell'epoca in quanto sventò numerose
palle gol create dai vercellesi: secondo La Stampa, se ci fosse stato un
portiere diverso da Giani, la Pro Vercelli avrebbe potuto segnare chissà quanti
gol. Nel primo minuto della ripresa il Pisa pareggiò su rigore, ma la Pro
ritrovò poco dopo il vantaggio con una rete contestata dai giocatori pisani,
che sostenevano che il gol fosse irregolare per un fuorigioco. L'arbitro
Olivari espulse per proteste un altro giocatore del Pisa, riducendolo in nove
uomini. Sfruttando la doppia superiorità numerica, la Pro Vercelli riuscì a mantenere
il vantaggio e vinse per 2-1. Il Pisa protestò sia per la scelta di Torino
(molto più vicina a Vercelli che a Pisa) come "campo neutro", sia per
l'arbitraggio (ritenuto dai pisani di parte e favorevole alla Pro Vercelli, a
causa della mancata espulsione di Rampini, del gol vercellese in off-side e per
l'espulsione di un giocatore del Pisa per proteste), e chiese la ripetizione
della finalissima, ma la federazione respinse tale reclamo e il titolo di
"Campioni d'Italia" andò alla Pro Vercelli.
La mattinata della stessa
domenica in cui era in programma la finalissima fra
Pro Vercelli e Pisa, nel capoluogo piemontese si svolse un Consiglio Federale
fra i dirigenti ivi intervenuti per assistere alla gara. Il futuro allenatore
della Nazionale, Vittorio Pozzo, si
fece interprete dell'insoddisfazione delle grandi società e presentò un suo
progetto per una drastica riforma del campionato. La discussione nell'assemblea
fu molto accesa, ed anche questa volta, come accaduto molto spesso in passato,
furono le piccole squadre che, temendo di scomparire, fecero valere il loro
peso numerico, e così il Progetto Pozzo fu
respinto. Stavolta però l'esito fu ben diverso. Le grandi e medie società non
erano più disposte ad iniziare una nuova stagione nelle condizioni di quella
appena conclusa e, nel giro di pochissimo tempo, tra il 27 e il 28 agosto,
ventiquattro fra le migliori squadre del campionato secessionarono in massa
dalla FIGC dando vita privatamente alla Confederazione Calcistica Italiana, che
rifiutò ulteriori richieste di rientrare in seno alla FIGC e organizzò un torneo
strutturato sul modello presentato da colui che condurrà l'Italia alla
doppia vittoria mondiale. A questo campionato, vista la genesi della
scissione e al rango delle squadre del Nord ci si riferirà spesso, già
all'epoca dei fatti, come "torneo delle
24",
ma di fatto, oltre alle 24 squadre della Lega Nord, divise in due gironi,
parteciparono anche 32 squadre della Lega Sud, divise in cinque gironi su base
regionale. Inoltre molte altre squadre minori aderirono alla C.C.I. andando a
costituire una vera e propria seconda serie della C.C.I. denominata Seconda Divisione.
1921-22
La continua e smisurata
crescita del numero delle società partecipanti al campionato italiano aveva
generato una gravissima crisi nel movimento. Il 24 luglio 1921
infatti, in un'infuocata assemblea tenutasi a Torino, un progetto di riforma,
preparato da Vittorio Pozzo su
spinta dei grandi club, era stato respinto da una Federazione sempre più dominata dalle
piccole formazioni amatoriali. La risposta delle grandi società non si fece
attendere, e nel giro di poche settimane le 24 migliori squadre abbandonarono
il campionato ufficiale per crearsene uno privato tutto per loro, sotto l'egida
della neo costituita Confederazione Calcistica Italiana, con
sede a Milano. Per
di più, il ben maggiore livello sportivo e la più consistente disponibilità
economica delle contestatrici attirò nel nuovo progetto l'intero girone
centro-meridionale, oltre a numerose formazioni minori che furono inquadrate in
una Seconda Divisione. Fu così che la Confederazione poté organizzare un nuovo
campionato basato sullo schema del Progetto Pozzo. Le
ventiquattro società settentrionali, riunite nella Lega Nord, furono suddivise
in due raggruppamenti mediante un sorteggio che aveva però precisi picchetti
geografici: ogni Regione doveva avere le sue formazioni equamente suddivise fra
i due gironi, e per motivi sia di ordine pubblico sia di varietà nelle
trasferte erano vietati i derby, con
l'unica inevitabile eccezione delle tre milanesi di cui due furono giocoforza
messe insieme. Ciascun gruppo costituiva un lineare torneo, come verrà definito
in seguito, all'italiana, con gare di andata e ritorno. Al Sud la carenza di
infrastrutture e le difficoltà da parte di molti club ad intraprendere
frequenti trasferte consigliò di mantenere il vecchio meccanismo dei campionati
regionali. Furono però ammesse nuove Regioni: le Marche, le Puglie e la Sicilia. La Lega Sud
avrebbe poi organizzato le fasi finali tra i campioni regionali, il cui
vincitore sarebbe stato ammesso all'onore della finalissima coi campioni settentrionali,
sfida che tornava però ad essere una pura formalità dopo l'aggregazione della Toscana al
torneo del Nord. Il nuovo campionato diede modo di valutare appieno la
consistenza delle varie squadre nell'arco di un'intera stagione. Decisamente
agevole fu il cammino del Genoa nel girone B; un doppio pareggio con la più
immediata inseguitrice, l'Alessandria, fu più che sufficiente per garantire ai
Grifoni un comodo accesso alla finale. Regolare fu anche, nel girone A, il
percorso dei Campioni in carica della Pro Vercelli, anche se costoro dovettero
guardarsi dalla foga dei loro vicini del Novara, autori di un'ottima annata.
Decisamente più deludenti le performance di altre formazioni di primo piano del
panorama calcistico nazionale, in particolare le due torinesi e il Milan, che
ebbero un passo assai stentato. Una citazione a parte va invece fatta riguardo all'Inter, che incappò
nella peggior stagione della sua storia. La squadra che solo due anni prima
aveva saputo raggiungere il titolo, si ritrovò con un attacco poco graffiante,
e soprattutto con un'autentica difesa colabrodo che le costò eclatanti
sconfitte tennistiche in più occasioni. Ultimi con soli tre punti al giro di
boa, i nerazzurri non riuscirono a evitare l'ultimo posto del proprio
raggruppamento; dovevano, per rimanere in Prima Divisione, disputare un
particolare spareggio
salvezza-promozione interdivisionale contro lo Sport Club Italia di Milano,
seconda classificata di Seconda Divisione, dopo la finalissima del
torneo dell'11 e del
18 giugno 1922. Il 26 giugno si
verificò però la riunificazione dei due campionati, avvenuta sulla base del Compromesso Colombo che,
derogando alle regole prestabilite, stabiliva dei nuovi spareggi incrociati tra
squadre FIGC e squadre CCI per la permanenza nella massima serie, coinvolgendo
anche formazioni già salve in base al vecchio regolamento confederale. Il nuovo
meccanismo del Compromesso costrinse Vicenza ed Inter, ultime classificate dei
rispettivi gironi, a disputare non più una, ma due sfide-salvezza per
assicurarsi la permanenza in Prima Divisione. Nel girone A il Vicenza perse
subito il primo spareggio contro la vincitrice della Seconda Divisione (il Derthona) e retrocesse immediatamente.
Livorno e Spezia, salve secondo il precedente regolamento CCI, disputarono i
nuovi spareggi contro le squadre federali, vincendoli e rimanendo in massima
serie.
Nel girone B, il 2 luglio 1922 l'Inter vinse a tavolino il primo spareggio contro lo Sport Club
Italia che, probabilmente a causa del servizio
di leva, non riuscì a schierare in campo 11
giocatori, mentre nel secondo spareggio i nerazzurri si salvarono
definitivamente battendo in un doppio confronto (il 9 ed
il 16 luglio) la toscana Libertas
Firenze, compagine del torneo FIGC. [1] Brescia
e Venezia, già salve prima del Compromesso, dovettero anch'esse disputare le
nuove sfide-salvezza; le Rondinelle riuscirono a salvarsi, mentre i veneti,
sconfitti da una squadra federale, diedero invece l'addio alla massima serie.
[1]
: La stagione 1921-22 del calcio italiano fu caratterizzata da uno strano
svolgimento di due distinti campionati.
Le grandi e medie società infatti, contrarie all'enorme numero di
partecipanti al massimo torneo nazionale e desiderose di una riduzione dei
ranghi, avevano affidato a Vittorio Pozzo il compito di elaborare un progetto
di riforma volto ad una drastica compressione delle partecipanti al campionato.
Il voto contrario delle piccole squadre, maggioritarie nel consiglio direttivo
della Federcalcio, comportò la fuga delle grandi società, che fondarono la
Confederazione Calcistica Italiana ed organizzarono un proprio campionato
privato in contrapposizione a quello Federale. A farla da protagonista in
questa ambigua decisione fu l'Ambrosiana (vecchia denominazione dell'Inter).
Questa squadra nella serie a 1921/1922 arrivò ultima ottenendo così la pesante
ma più che giusta retrocessione alla Serie B.
La Lega Nord allora, per conto dell'Ambrosiana, decise di optare per due
campionati in modo da salvare l'Inter dal triste destino. Tutto questo avvenne
con il Compromesso Colombo, il quale permise la formazione di due Campionati
(Lega Nord e Lega Sud) e la salvezza dell'Ambrosiana dalla Serie B. Episodio
che generò scandalo all'epoca, dato che si trattava di una decisone fraudolenta
a favore della squadra meneghina. Sulla
retrocessione del 1922 c’è qualcosa di importante e grave da far notare, ad
esempio: i campionati si sono conclusi a marzo e si decisero gli spareggi
cambiando le regole in corsa (perché in realtà non erano previsti) col
Compromesso Colombo solo il 22 giugno! Quindi sono già passati 3 mesi! Colombo
era il direttore della Gazzetta. Per il primo spareggio, fu creata ad hoc una
squadra con meno di 11 giocatori per farla ritirare e nel secondo
è stata affrontata la Libertas Firenze, che era fallita a fine
campionato e quindi bersaglio facile.
Fecero fare gli spareggi anche a squadre che sul campo si erano già salvate!! Lo spareggio, se si deve fare (se, visto che
non erano previsti ma è stato un cambiamento di regole in corsa), lo fa chi è
già retrocesso! Non chi è salvo! Attenzione: non si tratta di spareggi del tipo
Parma-Bologna 2005! (erano a pari punti, quindi nessuna delle due era salva).
Ci sono accoppiamenti di squadre salve contro squadre retrocesse o addiritura
squadre salve contro altre salve in alcuni casi ! E quindi l’Inter fu ripescata a spese del Venezia (salvatosi
in Campionato) e si evitò la retrocessione (luglio 1922).
Classifica
finale
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
37
|
22
|
16
|
5
|
1
|
61
|
13
|
|
2.
|
28
|
22
|
9
|
10
|
3
|
41
|
24
|
|
3.
|
27
|
22
|
12
|
3
|
7
|
53
|
28
|
|
4.
|
26
|
22
|
12
|
2
|
8
|
34
|
33
|
|
5.
|
23
|
22
|
10
|
3
|
9
|
30
|
36
|
|
6.
|
20
|
22
|
7
|
6
|
9
|
33
|
27
|
|
6.
|
20
|
22
|
7
|
6
|
9
|
28
|
29
|
|
6.
|
20
|
22
|
6
|
8
|
8
|
21
|
29
|
|
9.
|
18
|
22
|
9
|
2
|
11
|
28
|
33
|
|
10.
|
17
|
22
|
6
|
3
|
13
|
19
|
33
|
|
10.
|
17
|
22
|
7
|
3
|
12
|
19
|
45
|
|
12.
|
11
|
22
|
3
|
5
|
14
|
29
|
66
|
Tutto questo per dire che non
è mai esistito “il bel calcio di una volta”. Non mi riferisco al solo caso
dell’Inter che dal 1910 al 2010 ha sempre pianto e fottuto, ma anche a tutte le
nobili decadute che in questi anni di cui sto scrivendo vincevano spesso e oggi
si vuole far passare quell’epoca come pulita, come calcio eroico, mentre la
realtà è che solo la più calunniata delle squadre italiane, la più odiata, si è
costruita la propria leggenda partendo dalla polvere e lottando da sola contro
tutti, come nessun altro avrebbe sopportato fare.
Noi nel 1913 arrivammo ultimi
in un gironcino e non in un intero Campionato, inoltre non avevamo gli 11 da
schierare e il calcio era ancora un passatempo e non una professione. I
giocatori erano non solo calciatori, facevano anche altri sport ma vivevano di
un lavoro, non guadagnavano giocando al calcio, negli anni venti invece il
professionismo era già praticato “sottobanco” da tutti, era finito il tempo del
calcio praticato per hobby. Ma in ogni caso la retrocessione non è una
vergogna, può capitare. Nel 2006 ci hanno fatto retrocedere a tavolino coloro i
quali meritavano la radiazione.
Con l’'idea di Vittorio Pozzo nella
prima annata della sua applicazione in finale si presentarono le due più
titolate formazioni del calcio italiano. La maggior parte dei giocatori che
scesero in campo avevano già assaporato la gioia della vittoria del titolo. La
finale che ne risultò fu assai equilibrata, risolvendosi solo nel ritorno a Marassi con
un gol di Alessandro Rampini che
sbancò il campo dei temibili avversari genovesi. La finalissima coi romani
della Fortitudo diede ai Bianchi Leoni il loro settimo sigillo sul campionato,
tanti quanti ne avevano all'epoca proprio i genoani. Nella stagione 1921-1922 la Juve fu iscritta al
Campionato della Confederazione Calcistica Italiana
(C.C.I.), un settore dissidente della
Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), con
sede a Milano. La scissione fu il risultato delle
proteste di alcune squadre squadre che mal digerivano l'eccessivo affollamento
dei tornei (al campionato precedente, dove la Juventus si
classificò al quarto posto del Gruppo A del Girone Piemontese, parteciparono
ottantotto squadre, un record).
1922-23
Dopo la tribolata stagione 1921-22, caratterizzata in Italia dalla
disputa di due diversi e concorrenti campionati di calcio a causa della lite
fra grandi e piccole società relativamente al numero di partecipanti al torneo,
il Compromesso Colombo,
emanato il 22 giugno 1922,
aveva sanato lo scisma e dettato le linee fondamentali dell'organizzazione di
quello che era divenuto oramai lo sport nazionale italiano. Secondo il dettato
del Compromesso, la nuova stagione fu organizzata sulla base di 36 squadre,
individuate dallo stesso lodo arbitrale, suddivise in tre gironi di livello
nazionale gestiti dalla Lega Nord, mentre nel Meridione continuarono a
disputarsi i tradizionali campionati regionali, ora coordinati dalla Lega Sud.
La struttura era però transitoria, perché le squadre del torneo settentrionale
dovevano scendere a 24, secondo il modello del Progetto Pozzo, fin
dalla stagione successiva, per cui si stabilì la retrocessione di ben quattro
società per ciascun girone, oltre al blocco una tantum delle promozioni dalla Seconda Divisione. A
causa del numero elevato di partecipanti, la FIGC aveva dovuto organizzare un
torneo di qualificazione al fine di ridurli a tre gironi composti di 12 squadre
ciascuno, ricordando che dopo la fusione di U.S. Livorno e Pro Livorno si era
liberato un posto in Prima Divisione, e si rese necessario riorganizzarlo, con
i turni che passarono da tre a cinque. Finalmente riunificato, il campionato
aveva nelle due finaliste della precedente stagione confederale le favorite al
titolo anche per questo torneo. In particolare il Genoa si era rinforzato con
l'arrivo del terzino Delfo Bellini dalla
Sampierdarenese, che si andava ad aggiungere
al ritorno di Aristodemo
Santamaria,
che aveva appena condotto al successo la Novese e
sempre dal club piemontese Ettore Neri. I
grifoni disputarono uno splendido campionato e raggiunsero la finale da
imbattuti: solo un caparbio Legnano, secondo classificato nel
girone eliminatorio, uscì indenne da entrambi i confronti coi rossoblu. Nello
stesso raggruppamento Milan e Juventus
furono sopravanzate da un Bologna in continua crescita di
stagione in stagione, battuto in casa dopo lungo tempo solo dai liguri e
capace di rifilare all’Udinese
addirittura quattordici gol. Dal canto loro, i campioni in carica della Pro Vercelli
gestirono abbastanza agilmente gli attacchi di un rigenerato Torino e della sorprendente Sampierdarenese. Presto fuori dai giochi l'Inter che,
convalescente dopo la rocambolesca salvezza estiva, non poté far altro che
cercare di disputare un campionato più tranquillo. Nel terzo raggruppamento,
oggettivamente di minor tasso tecnico, si mise in mostra la vera sorpresa del
campionato, il Padova, che
impegnò in un concitato testa a testa i ben più quotati piemontesi dell'Alessandria, riuscendo alfine a
sopravanzarli nello spareggio di Milano.
Subito dietro alle due contendenti si piazzò il Livorno, che tre anni prima si era
aggiudicato il torneo del Sud. Deludente, invece, fu il comportamento dei
campioni federali uscenti della Novese:
seppur indubbiamente indeboliti dalla partenza di alcuni uomini-chiave che
l'avevano portata al titolo, il basso profilo della loro annata fu la riprova
della mediocrità del torneo federale della precedente stagione, e della
sensatezza della riunificazione che fu confermata anche dalle retrocessioni:
soltanto cinque delle formazioni provenienti dal precedente torneo della FIGC riuscirono a salvarsi (Sampierdarenese, Virtus Bologna, Cremonese, SPAL e Novese),
contro le diciannove della disciolta CCI. Rocambolesco fu, in
particolare, il cammino dello Spezia:
ripescato inizialmente per la fusione delle due società livornesi, che
aveva liberato un posto nella massima serie, si buscò una pesantissima
squalifica del campo di un anno, in seguito ai gravissimi incidenti che
costellarono la gara al Picco
contro gli acerrimi rivali genoani, con ripetuti tentativi di aggressione
all'arbitro, sia allo stadio che, successivamente, alla stazione. Le numerose
gare in campo neutro influirono negativamente sulle prestazioni degli
aquilotti, che furono costretti allo spareggio-salvezza contro il Derthona: una
prima gara si concluse con un nulla di fatto dopo ben 3 ore e 17 minuti di
gioco, a quei tempi in caso di parità si procedeva a continuare la partita fino
a che una delle due squadre segnasse, sospesa infine per oscurità; la
ripetizione, vinta dagli spezzini di
misura, sancì la retrocessione dei tortonesi. Il
perfetto meccanismo genoano non conobbe intoppi neanche nelle finali. Il primo
appuntamento clou si svolse a Vercelli, dove
i campioni in carica vennero raggiunti dai rossoblu nel secondo tempo. Poi fortuna
per i Grifoni tra lo stupore generale l'arrembante Padova batté
nettamente la Pro. Quando a loro volta gli euganei
andarono a perdere a Marassi, la
strada per i liguri parve spianata. Ma fu in quel frangente che si assistette
al ritorno della Pro Vercelli che,
vendicandosi dei patavini in casa, si portò a pari punti coi grifoni . Fu a
questo punto che la gara di Marassi del 24 giugno
assunse il ruolo di finale per il titolo: in uno stadio gremito da più di
diecimila spettatori, una rete di Sardi portò il Genoa al trionfo. Per la consueta
passerella conclusiva l'avversaria fu la Lazio, dove
militava un giovane Fulvio Bernardini.
Le squadre qualificate nei
rispettivi gironi regionali 1919-1920
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Genoa
|
19
|
10
|
9
|
1
|
0
|
49
|
3
|
2.
|
Andrea Doria
|
15
|
10
|
6
|
3
|
1
|
29
|
9
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Pro Vercelli
|
16
|
10
|
7
|
2
|
1
|
29
|
7
|
1.
|
Juventus
|
16
|
10
|
6
|
4
|
0
|
25
|
5
|
3.
|
Torino
|
15
|
10
|
6
|
3
|
1
|
27
|
10
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Alessandria
|
19
|
10
|
9
|
1
|
0
|
29
|
7
|
2.
|
Casale
|
12
|
10
|
5
|
2
|
3
|
20
|
13
|
3.
|
Novara
|
11
|
10
|
5
|
1
|
4
|
25
|
14
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Inter
|
18
|
10
|
8
|
2
|
0
|
42
|
12
|
2.
|
Brescia
|
14
|
10
|
6
|
2
|
2
|
21
|
16
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Milan
|
20
|
10
|
10
|
0
|
0
|
43
|
8
|
2.
|
Enotria Goliardo
|
14
|
10
|
7
|
0
|
3
|
24
|
15
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
US Milanese
|
18
|
10
|
8
|
2
|
0
|
35
|
8
|
2.
|
Legnano
|
15
|
10
|
7
|
1
|
2
|
26
|
7
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Padova
|
17
|
10
|
8
|
1
|
1
|
25
|
6
|
2.
|
Venezia
|
13
|
10
|
5
|
3
|
2
|
13
|
9
|
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Bologna
|
18
|
10
|
8
|
2
|
0
|
39
|
5
|
2.
|
Modena
|
15
|
10
|
6
|
3
|
1
|
30
|
6
|
Gironi Semifinali
interregionali
Gruppo
A
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Genoa
|
19
|
10
|
9
|
1
|
0
|
24
|
4
|
2.
|
Pro Vercelli
|
14
|
10
|
6
|
2
|
2
|
20
|
11
|
3.
|
Alessandria
|
11
|
10
|
5
|
1
|
4
|
12
|
11
|
4.
|
Milan
|
9
|
10
|
4
|
1
|
5
|
13
|
16
|
5.
|
Legnano
|
5
|
10
|
1
|
3
|
6
|
7
|
18
|
6.
|
Venezia
|
2
|
10
|
0
|
2
|
8
|
5
|
21
|
Gruppo
B
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Juventus
|
17
|
10
|
8
|
1
|
1
|
21
|
4
|
2.
|
US Milanese
|
15
|
10
|
7
|
1
|
2
|
14
|
10
|
3.
|
Modena
|
9
|
10
|
4
|
1
|
5
|
17
|
13
|
4.
|
Casale
|
8
|
10
|
2
|
4
|
4
|
7
|
8
|
5.
|
Brescia
|
6
|
10
|
2
|
2
|
6
|
4
|
14
|
6.
|
Padova
|
5
|
10
|
2
|
1
|
7
|
10
|
24
|
Gruppo
C
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Inter
|
16
|
10
|
7
|
2
|
1
|
37
|
13
|
2.
|
Novara
|
13
|
10
|
6
|
1
|
3
|
22
|
15
|
2.
|
Bologna
|
13
|
10
|
6
|
1
|
3
|
20
|
14
|
4.
|
Torino
|
9
|
10
|
4
|
1
|
5
|
17
|
21
|
5.
|
Andrea Doria
|
5
|
10
|
2
|
1
|
7
|
14
|
21
|
6.
|
Enotria Goliardo
|
4
|
10
|
2
|
0
|
8
|
11
|
37
|
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