1942-1943
In un'estate in cui i
trasferimenti furono molto limitati, continuò il progressivo rafforzamento del Torino
voluto dal presidente Novo: a
completare la rosa furono chiamati gli interni del Venezia Loik e Mazzola. I lagunari
puntarono dunque sulle contropartite Petron e Mezzadra; si mossero
anche la Juventus, che
ingaggiò il portiere Sentimenti
IV
e piazzò il colpo Meazza, e l'Ambrosiana. I
nerazzurri licenziarono l'allenatore Fiorentini (che
si accasò al Livorno) e lo
sostituirono con Giovanni
Ferrari
cui affidarono, per tentare una risalita, gli atalantini Gaddoni e Fabbri. La Roma campione uscente si
limitò a confermare la rosa dell'anno precedente. A vivacizzare sin dalle prime
battute il torneo, che iniziò il 4
ottobre
1942, fu
il Livorno. La squadra amaranto, salvatasi in extremis l'anno precedente, aveva
costruito la sua ossatura in estate, con elementi provenienti soprattutto dalla
Serie
B,
e si era affidata a Ivo Fiorentini, fautore del Metodo e già
valorizzatore di talenti all'Atalanta. Partiti spediti, i toscani si
scrollarono presto di dosso una Roma destinata ad un rapido declino, ed
allungarono: il 22
novembre,
espugnata l'Arena
Civica,
vantavano cinque punti sul Torino secondo, inaspettatamente partito con due
sconfitte. Nel mese di dicembre il Torino approfittò di alcuni passi falsi del
Livorno e lo affiancò in vetta, ma l'incostanza nei risultati spinse Novo ad
esonerare l'allenatore Kuttik, poco
adatto ad inquadrare la squadra secondo le nuove logiche del Sistema, e a
chiamare il più eclettico Janni. Il 10
gennaio,
al termine del girone d'andata, le due squadre erano appaiate. Aveva preso il
via un duello destinato a durare fino al termine; solo la Juventus e,
soprattutto, l'Ambrosiana (in vetta il 7
febbraio)
tentarono d'inserirsi. Sul fondo si erano già staccate, intanto, il debuttante Vicenza e il
Venezia, orfano dei suoi leader; annaspava anche la Roma scudettata. Nel mese
di febbraio il Livorno mantenne saldamente la vetta, arrivando a +4 su Torino
ed Ambrosiana a sette giornate dal termine. Con lo stop del 21
marzo
in casa della Juventus contro cui avevano perso anche nel girone di andata e
sempre con lo stesso risultato finale : 3-0, gli amaranto furono avvicinati dal
Torino e la lotta, con l'Ambrosiana ormai in disarmo, fu serrata. Fu un moto
d'orgoglio della Roma, il 7
aprile,
a costare il primato ai labronici; il Torino si presentò a Bari il 25 aprile con
un punto di vantaggio sugli amaranto e con un ruolino di sei vittorie
consecutive alle spalle. Strappata la vittoria sui pugliesi a
pochi minuti dalla fine, il Torino infranse le speranze del Livorno ed intascò
il secondo scudetto della sua storia, quindici anni dopo il primo. Nel finale
di campionato, le squadre ormai fuori dal discorso scudetto declinarono
bruscamente andando incontro a pesanti sconfitte, che costarono ai giocatori multe
e richiami, contro compagini più bisognose di punti. Nell'ultimo turno la
Juventus, che pure aveva strappato il terzo posto all'Ambrosiana, si lasciò
infilzare pesantemente dal rinvigorito Vicenza, e allo stesso modo gli uomini
di Ferrari caddero di fronte al Venezia, il quale a sua volta due settimane
prima aveva potuto rientrare in corsa per la salvezza espugnando Bologna. I
lagunari raggiunsero così Bari e Triestina agli
spareggi, mentre il Liguria, autore di un
disastroso girone di ritorno, si era assestato sul fondo. Fu il Bari a finire
tra i "cadetti"; le retrocessioni furono comunque solamente virtuali,
visto che vennero annullate alla ripresa del girone unico, nel 1946.
Dopo il sesto posto dell’anno
precedente e mentre la guerra avanza velocemente verso i nostri confini, la
Juventus affronta un campionato anomalo in cui la Roma Campione d’Italia
conferma di essere stata un fuoco di paglia, finendo la stagione in zona
retrocessione, lasciando spazio a una coppia di compagini quasi del tutto
inaspettate: Torino e Livorno. I cugini degli juventini si battono coi toscani
fino all’ultima giornata e vengono aiutati a conquistare il titolo proprio
dalla Juve che sconfigge sia all’andata che al ritorno i livornesi. Gli undici
bianconeri si arricchiscono con l’arrivo in panchina dell’ex giocatore Felice
Borel e con l’acquisto dall’Ambrosiana Inter di Peppino Meazza che, seppure a
fine carriera, gioca una stagione eccellente segnando 10 gol. Anche grazie a
lui, l’attacco finalmente torna a fare sfraceli, realizzando ben 75 gol,
miglior attacco del campionato, grazie all’esplosione di Sentimenti III che
oltre a essere il capocannoniere della squadra, gioca anche una partita in
porta subendo soltanto un gol. Alla fine sarà un terzo posto solitario,
impreziosito da un eccellente girone di andata chiuso con 20 punti, uno solo in
meno della coppia Torino-Livorno, prima che la guerra oscuri tutto.
Pos.
|
Squadra
|
Pt
|
G
|
V
|
N
|
P
|
GF
|
GS
|
1.
|
Torino
|
44
|
30
|
20
|
4
|
6
|
68
|
31
|
2.
|
Livorno
|
43
|
30
|
18
|
7
|
5
|
52
|
34
|
3.
|
Juventus
|
37
|
30
|
16
|
5
|
9
|
75
|
55
|
4.
|
Ambrosiana
|
34
|
30
|
15
|
4
|
11
|
53
|
38
|
5.
|
Genova 1893
|
33
|
30
|
14
|
5
|
11
|
59
|
53
|
1943-1944
Questo campionato si disputò
durante la seconda guerra mondiale e non è stato riconosciuto dalla FIGC fino
al 2002,
sebbene lo scudetto dello Spezia sia
considerato una decorazione. Come detto prima, il vincitore fu lo Spezia, che
all'epoca si chiamava 42º Corpo dei Vigili del Fuoco della Spezia (VV.F. Spezia
- Spezia Vigili del Fuoco);
poiché la maggior parte dei suoi giocatori furono richiamati, il presidente
della società dovette chiedere ai locali vigili del fuoco di giocare per la
squadra. Il Campionato Alta Italia fu l'unico campionato organizzato su base
regionale, oltre a quello di Centro e Sud Italia. L'idea era di organizzare una
finale nazionale, ma gli eventi sulla Linea Gotica la
impedirono. Con l'Italia
divisa in due parti dal fronte di guerra, la parte settentrionale controllata
dalla Repubblica Sociale e la parte meridionale
controllata dalle truppe alleate,
venne meno anche l’unità della Federazione calcistica. A Milano, l’avvocato Mauro ed il dott. Baldo ressero una
reggenza provvisoria fino all'8 settembre, con
sede in Viale Tunisia, riuscendo a malapena ad abbozzare il programma della
nuova stagione sportiva cancellando quanto preparato dal Marchese Ridolfi che aveva previsto un
campionato misto A-B-C a carattere interregionale impostato su 3 gironi di 12
squadre. Il nuovo Commissario del CONI Ettore Rossi,
nominato dalla Repubblica Sociale, si autonominò Reggente della
F.I.G.C. e organizzò il Campionato Alta Italia del 1943-44, reggendolo fino al
marzo 1944, quando il CONI
nominò Ferdinando Pozzani quale
nuovo Presidente. Nel Sud la situazione fu invece diversa: la Reggenza fu
attribuita da Ottorino Barassi a Fulvio Bernardini che
si avvalse di Savarese, Zauli,
Ventura e Malvicini, rimasti legati agli ambienti del CONI, e
vennero disputati dei tornei a carattere regionale: la parte riguardante il
settore pugliese venne
vinta dal Conversano,
mentre la Lazio si
impose nella zona di Roma. Per
quanto concerne il Campionato dell’Alta Italia, il torneo non poteva essere
organizzato con le regole del campionato nazionale precedente - quello del 1942-43 vinto
dal Torino -
perché l'altra gestione (quella dell'avvocato Mauro) aveva diviso tutto in
gironi regionali gestiti dai Direttori di Zona inquadrati complessivamente in
tre fasi regionali le cui vincitrici avrebbero disputato le finali per
l'assegnazione del titolo di Campione del Nord Italia. Il clima caotico
dell'epoca si riflesse poi anche sui tesseramenti dei giocatori che, in
ottemperanza di una risoluzione emessa dalla Federazione ad
inizio settembre del 1943,
erano stati sospesi fino a data da destinarsi: i calciatori furono sì liberi di
andare a giocare dove avessero voluto, soprattutto se giustificati
dall'arruolamento in corpi militari più o meno operativi fermo restando
l'obbligo di ritornare alla propria società d'origine alla fine della guerra.
[1] Ma così non fu per tutti perché, in mancanza dell'autorizzazione da parte
della società a cui erano vincolati nella stagione 1942-1943, non avrebbero
potuto mai giocare in nessuna squadra. In finale giunsero Venezia, Torino ed i
Vigili del Fuoco della Spezia. I
veneti non erano più l’ottima squadra capace di conquistare il terzo posto nel
campionato di due anni prima; il Torino, invece, era il “Grande Torino”,
campione d’Italia in carica, destinato a conquistare altri quattro scudetti al
termine della guerra, prima della tragedia di Superga. La
vera sorpresa era comunque costituita dalla squadra dei Vigili del Fuoco della Spezia.
Questa compagine era nata dai resti dello Spezia Calcio, in
grave crisi a livello dirigenziale: il presidente Perioli era stato catturato
ed inviato nei campi di concentramento in Germania;
Semorile, l’unico rimasto, decise di contattare il comandante dei Vigili del
Fuoco cittadini, l’ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di
affrontare il Campionato Alta Italia. L’accordo venne presto raggiunto (in quel
drammatico periodo anche la Juventus si
era trasformata in Juventus Cisitalia ed il Torino in A.C. Torino FIAT), sotto
l’impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo Spezia al termine del
conflitto, e costituì un ottimo stratagemma per sottrarre i calciatori agli
obblighi del servizio militare. Le partite finali vennero disputate all’Arena di Milano,
quasi sempre semideserta per il timore di possibili rastrellamenti da parte dei
tedeschi. Il 9 luglio 1944 si
disputò la prima partita che si concluse con il pareggio tra Spezia e Venezia
per 1-1, risultato che sembrava spianare la strada al Torino per la riconquista
del titolo. Solo una settimana dopo, il 16 luglio, lo
Spezia batteva invece per 2-1 i favoritissimi Granata sovvertendo qualsiasi
pronostico. Il 20 luglio,
infine, il Torino travolgeva il Venezia per 5-2 decretando la vittoria dei
Vigili del Fuoco.
[1] : Dopo la conclusione
dell’ultimo campionato di Serie A e i bombardamenti che divisero l’Italia in
due, nel nord del nostro Paese si riuscì ugualmente a organizzare un
campionato, denominato appunto “Campionato di Guerra”. Con 10 partecipanti e 34
partite in tutto, alcune compagini, tra cui proprio la Juventus, dovettero
adottare un nome nuovo: i bianconeri divennero Juventus Cisitalia, mentre il
Torino si rifugiò nel marchio Fiat divenendo appunto Torino Fiat. Anche alcuni
calciatori si ritrovarono a giocare in squadre diverse da quelle in cui avevano
militato fino a prima della Guerra, come nel caso del centravanti laziale Piola
che, tornato al nord per riunirsi alla famiglia, si ritrovò a giocare nel
Torino (segnando 31 gol), per poi sbarcare proprio alla Juve una volta
terminati i combattimenti. Il Campionato che si disputò fu del tutto anomalo (e
infatti non riconosciuto dalla Lega): dopo un girone eliminatorio piuttosto in
sordina, i bianconeri si batterono con orgoglio contro i cugini granata nel
girone semifinale, portandogli via tre punti su quattro, per poi venire
eliminata dalla finale per un punto. La partita conclusiva vide in lotta i
Vigili del Fuoco di La Spezia, il Torino e il Venezia, con la vittoria dei
primi. Fra la fine del 1944 e la primavera del 1945 l’attività calcistica cessa
del tutto, non prima però di un paio di derby tra Juventus e Torino che videro
in una delle due occasioni i tifosi spararsi addosso.
Tra parentesi il girone di
provenienza
Gruppo A (Piemonte e
Lombardia)
1945-1946
Cessato il secondo conflitto
mondiale il calcio ripartì ufficialmente, ma il primo Campionato del dopo
guerra, per la prima e unica volta dal 1929-30 non fu a girone unico. Il
Campionato Alta Italia 1945-46, il correlato Campionato Misto Bassa Italia
1945-46, e il girone finale nazionale, furono i tornei che costituirono la
complessa organizzazione del 44esimo campionato di calcio
italiano. Dopo la fine della Seconda
guerra mondiale
l'Italia si
ritrovò in macerie e spezzata in due. Gli accaniti combattimenti lungo la Linea
Gotica
dell'inverno 1945
avevano gravemente compromesso, se non distrutto, le linee di comunicazione
sull'Appennino,
rendendo assai difficoltosi gli spostamenti fra la Pianura
Padana
e la Penisola
Italiana.
In queste condizioni, la Federazione
decise di far ripartire il campionato di calcio con
una formula particolare. Invero, la stessa FIGC che per motivi contingenti non
poteva ritornare al girone unico dell'anteguerra, dovette creare due distinti
organismi che furono eletti in due diverse assemblee: una diretta da Ottorino
Barassi
a Roma il 10
luglio,
e una presieduta da Giovanni Mauro a Novara il 31
luglio.
Nel Nord del
paese fu costituita la Lega Nazionale Alta Italia che
gestì il campionato dell'Alta Italia che si poneva in continuità con quello
prebellico di Serie
A,
essendovi ammesse tutte le società che avrebbero avuto titolo a partecipare
alla massima serie della soppressa stagione 1943-44. Una
citazione a parte va però fatta per la Sampierdarenese e l'Andrea Doria, che
tornavano a disputare separatamente la massima serie dopo la forzata fusione
del 1927
voluta dai fascisti:
appena conclusa la guerra e caduto il regime, una speciale Commissione voluta
dalla FIGC prese
a riesaminare tutte le imposizioni volute nei vent'anni della dittatura, ed
individuò un'ingiustizia nella nascita dell'allora Dominante, poi
Liguria, poiché si trattò null'altro che della soppressione della quotata
Andrea Doria a tutto vantaggio di una Sampierdarenese il cui unico privilegio
era quello di rappresentare la
località
dove si era formato il secondo Fascio più antico d'Italia dopo quello di Milano. Fu
così che la Federazione accolse il reclamo degli ormai invecchiati ex dirigenti
della Doria - alcuni dei quali nel corso degli Anni Trenta avevano tentato di
ricostruire, senza molto successo, la società in Serie
C
- riammettendoli d'ufficio nella massima serie, come peraltro fece per i
residui soci del Liguria, che ripresero il nome di Sampierdarenese. Nel Meridione la
situazione era ancora più complessa, non essendoci ivi sufficienti società -
solo quattro più il Bari
formalmente retrocesso - aventi titolo alla disputa della massima serie. La
soluzione fu trovata costituendo la Lega Nazionale Centro-Sud che
gestì il campionato Misto di Serie A e B del Centro-Sud fra le squadre di Serie
A
e quelle di Serie
B:
accettarono l'invito l'Anconitana, il Napoli, il Palermo, il Pescara, la Salernitana e il Siena, per
un totale di undici formazioni, un numero dispari poiché il ritiro del Pisa per
mancanza di fondi ed indisponibilità dello stadio bombardato, e il fallimento della
M.A.T.E.R.
Roma,
lasciarono il torneo zoppo. Solo alla conclusione dei due raggruppamenti le
prime quattro classificate di ogni campionato si sarebbero qualificate al girone
finale nazionale che avrebbe determinato la vincitrice dello scudetto, con
una formula che ricordava un poco quella dei campionati precedenti il 1926.
Per questo complesso
meccanismo il campionato 1945-46, pur comparendo regolarmente negli albi d'oro,
non è assimilato a quelli di Serie
A
e non compare nelle relative statistiche.
Classifica campionato alta Italia
Classifica finale
Una
rinuncia, una prova del nostro stile agli ignoranti che ci calunniano :
La Juventus nel Campionato
1945/1946 rinuncio' volontariamente alla possibilita' di giocarsi il titolo in
uno spareggio. Scrive Caminiti in Juventus 70: eppure la Juventus avrebbe
potuto vincere anche a Napoli e si sarebbe giocato uno spareggio tra Torino e
Juventus. Quelli napoletani erano pronti ad accettare un premio partita dalla
Juventus. La Juventus rifiuto'. Era il primo Campionato del dopoguerra e fu
giocato con 2 gironi, alta Italia e centro-sud. Furono ben quattro i derbies
nel campionato con un bilancio di perfetta parita': 2 vittorie per parte.
All'ultima giornata il Torino che giocava in casa contro la Pro Livorno vinse
9-1. Era in testa alla classifica con 2 punti in più dei bianconeri che
dovevano giocare a Napoli. Prima di questa partita, un noto nazionale, allora
del Napoli e amico di vari giocatori juventini, si presento' all'albergo che
ospitava la Juve a Sorrento, e dopo aver descritta la precaria situazione
economica sua e dei suoi compagni offri' la vittoria per una cifra assai
modesta anche per quei tempi: 200.000 lire. I dirigenti accompagnatori della
Juventus, d'accordo con allenatore e giocatori, rifiutarono e l'incontro
termino' 1-1 sancendo la vittoria del Torino.
Parafrasando Enrico Craveri : Vincere non sempre è possibile, giocare con lealtà si. E' il nostro stile.
La guerra è finita e con essa
molte cose dell’Italia di Mussolini: adesso c’è la Repubblica, le città in fase
di ricostruzione, un sentimento di voglia di riscatto che il calcio fa
immediatamente suo inaugurando un nuovo campionato che, seppure tra mille
difficoltà dovute per lo più alle problematiche comunicazione tra nord e sud
del Paese, riprende grazie a due tornei paralleli: quello dell’Alta Italia (a
14 squadre) e quello del Centro-Sud (a
11 squadre), con le prime quattro ammesse al girone finale. La Juventus,
naturalmente, fa parte del primo insieme a squadre come il Torino, il Genoa che
riconquista il suo nome originario così come il Milan e l’Internazionale. L’ex
stadio “Benito Mussolini” diventa semplicemente “Comunale”. La Juve parte bene, vincendo il primo derby
della stagione, grazie a un gol di Piola su calcio di rigore. Un duello, quello
col Torino, che si ripresenta anche nella fase finale, in un testa a testa ad
alta tensione che vede i granati spuntarla sulla Juve proprio all’ultima
giornata con i bianconeri fermati sull’1-1 a Napoli e i cugini vittoriosi
contro la Pro Livorno. La
Juventus rinuncio' volontariamente alla possibilita' di giocarsi il titolo in
uno spareggio, avrebbe potuto vincere anche a Napoli, i napoletani erano pronti
ad accettare un premio partita dalla Juventus. La Juventus rifiutò. Il Torino
ha vinto, complimenti ai cugini, a volte si vince a volte si perde, l’importante
è sempre lottare con lealtà accettando il verdetto del campo, come disse
Craveri. Siamo fieri di vincere alla grande e di perdere con onore, la Juventus è così, esemplare sia nelle vittorie sia nelle sconfitte.
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