venerdì 13 giugno 2014

Le origini della Juventus

La Juventus nasce ufficialmente il 1°Novembre del 1897 a Torino per iniziativa di alcuni studenti del liceo classico “Massimo D’Azeglio”, che usavano ritrovarsi in corso Re Umberto su una panchina non distante dalla loro scuola, di fronte alla pasticceria Platti rivolta verso il corso Duca di Genova. Molto probabilmente i soci fondatori furono i fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, Gioacchino e Alfredo Armando, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Carlo Vittorio Varetti, Umberto Savoia, Domenico Donna, Carlo Ferrero, Francesco Daprà, Luigi Forlano ed Enrico Piero Molinatti, ai quali si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Seco. Questi studenti provenienti dalla terza e quarta classe della scuola superiore andavano spesso nella vicina Piazza d'Armi per giocare a football, avevano acquistato il primo pallone da calcio regolamentare poco tempo prima presso il negozio di sport di Beaton, al prezzo di 12 lire ottenute tramite una colletta ed Enrico Canfari ne era il custode. Secondo un’altra versione il primo pallone fu acquistato al negozio di Jordan, e, come disse Enrico Canfari, si ruppe dopo il primo intenso giorno di pratica da parte dei ragazzi che avevano creato la Juventus e fu sostituito, ma i soldi erano pochi e fu necessario fare di nuovo una colletta tra i soci. Enrico era il più grande della compagnia, aveva circa 17 anni, 14-15 gli altri ragazzi, e fece eleggere come primo presidente suo fratello Eugenio, poi, due anni dopo, contribuirà anche alla fondazione del Milan in cui giocherà, come pure suo fratello. Il nome scelto per la neonata società, Sport-Club Juventus, fu adottato dopo una votazione, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno latineggiante e fu deciso per favorire la diffusione del nuovo sport e la passione per la squadra anche fuori dell'ambito cittadino e la dicitura Sport Club anziché quella di Football Club stava ad indicare che il calcio era solo una delle discipline sportive praticate, non l’unica, infatti anche in altri campi, soprattutto quello podistico, i ragazzi della Juventus seppero farsi onore. Una cosa curiosa da notare è che tra i ragazzi che maggiormente si opposero al nome latino c’era proprio Enrico Canfari, il papà della neonata società, destinato poi a morire eroicamente durante la prima guerra mondiale cui partecipò da volontario, un vero patriota, come ce n’erano tanti tra i fondatori. Inizialmente i soci dovettero affrontare il problema della sede, risolto dai fratelli Canfari che offrirono il retrobottega della loro officina ciclistica in Corso Re Umberto 42, a cento metri dal D’Azeglio, dove ebbe luogo la prima riunione La prima sede societaria vera e propria venne stabilita presso la Via Montevecchio a Torino nel 1898. In questo periodo, gli incontri consistevano in partite tra i soci presso il Parco del Valentino e Parco Cittadella  e la  prima divisa sociale prevedeva una camicia bianca e pantaloni alla zuava. Sempre nel 1898, in Italia nasceva la F.I.F. (Federazione Italiana Foot-Ball) in seguito divenuta FIGC, ma la Juventus decise di non iscriversi non partecipando così al primo Campionato che si svolse in una sola giornata, l’8 maggio, che vide partecipare quattro squadre (FC Torinese, Genoa, Società Ginnastica Torino e International Football Club Torino) e che fu vinto dal Genoa. La sede del club fu cambiata, si passò in una scuderia di via Parini, composta da quattro camere, una tettoia, una soffitta e raggiunta dall'acqua potabile. L'affitto di sei lire al mese però causò problemi e lo SC Juventus venne sfrattato. La presidenza, inoltre, passò da Eugenio Canfari a suo fratello Enrico, causa impegni del primo sul lavoro, che svolgeva nel mercato dell'automobile. Nel 1899 ci fu un notevole incremento di soci e giocatori e questo richiese lo spostamento della sede presso un locale di via Piazzi 4, in tre locali più decenti e fu qui, come disse Enrico Canfari, che la Juventus cominciò a farsi conoscere e temere. Quell’anno si erano intanto distinti nel campo podistico i fratelli Botto e Perrocchio per la corsa e Torchio e Rolfo nella marcia. Addirittura capitò che ad una delle primissime gare indette dalla Juventus, essendo stato invitato anche l’esercito, in cui Enrico Canfari era in quel momento socio di complemento, partecipassero diversi plotoni con i relativi caporali e sergenti. Poi i soci della Juventus decisero di rinunciare alle altre sezioni sportive per concentrarsi sul calcio, questa decisione comportò il cambio del nome da Sport-Club Juventus a Foot-Ball Club Juventus. Come campo sportivo veniva utilizzata la Piazza d'Armi in località Crocetta, sarà così dal 1899 al 1904. A un certo punto gli Juventini furono sfidati in amichevole dal Foot-Ball Club Torinese, che aveva già partecipato al primo campionato di calcio italiano nel 1898. L'incontro fu disputato nel 1899 alla Piazza d'Armi. Sempre nel 1899 la società organizzò il "Trofeo Juventus",  cui presero parte nove formazioni e riuscì a imporsi agevolmente nonostante fosse sorta da poco, acquisendo prestigio e popolarità già nei primi due anni di vita. La formazione che conquistò il trofeo : Tamagnone in porta, Armano e G. Chiapirone i due terzini, Ferrero, Varetti e Donna a centrocampo, Botto C.G., Gibezzi, Canfari, Forlano e Malvano i cinque attaccanti. Nel corso dell'anno si registrano ulteriori amichevoli con l'Albergo di Virtù, Ginnastica Torino ed il 3 dicembre nuovamente contro il Football Club Torinese, partita che vide l'affermazione della Juventus per 2-1. La prima maglia della squadra, adottata in occasione del torneo “Trofeo Juventus”, fu rosa, con cravatta o papillon nero, e rimarrà in uso fino al 1903.

NB : è molto probabile che la nascita vera e propria della Juventus avvenne nell'estate del 1897, inoltre Enrico Canfari nel 1897 era ventenne, la maggiorparte dei ragazzi invece era del 1884, quindi tredicenne.

Dall’ archivio storico de La Stampa consultabile online :
« Gara popolare al “Football”. Indetta dallo Sport-Club Juventus avrà luogo in piazza d’Armi una gran gara popolare al Football sotto la direzione della Federazione italiana del Football. Le gare di eliminazione cominceranno il 14 corrente : sono assegnate per premi medaglie d’argento e di bronzo. Per informazioni, iscrizioni, da F.Canfari, corso Re Umberto, 42 ». (La Stampa, 3 maggio 1899 pagina 2). E ancora : « La gara al Foot ball.  Le gare d’eliminazione della gara al Foot ball, indette dalla “Juventus”, avranno principio domenica,14, e seguiteranno nei giorni festivi ». (La Stampa ,10 maggio 1899 pagina 2). Infine : «Gara popolare di Foot ball. La gara decisiva della grande gara popolare al Foot ball indetta dal Club-Sport Juventus avrà luogo domani 28, alle 8, in piazza d’Armi ». (La Stampa, 27 maggio 1899 pagina 2). I giocatori Juventini si occupavano di vari sport  (corsa, ciclismo, tennis, alpinismo ecc.): «Il giro di piazza d'Armi a piedi. Questa corsa di 2250 metri si svolse pure nel pomeriggio di ieri, alla presenza di numeroso pubblico, organizzata dal Club pedestre Atalanta. Dei 12 concorrenti, giunsero: 1° Torchio, della Juventus, in 7' -14", 2° Fioravante, 3° Borgarelli, 4° Ghersi, 5°Bertola ». (La Stampa, 21 Agosto 1899, pagina 2). « Campionato pedestre di corsa di resistenza.(Percorso come il precedente, t. m. ore 3 15'). Arrivano: 1" Ziglia. di Milano, in ore 2 35' 10 ; 2" Lampionaio, di Torino (che, causa malore passeggero, abbandonò per poco); 3° Cerutti. Campionato italiano di corsa veloce. — (M. 100, t. m. 11"). — Si fanno tre batterie e un repechage. Restano in decisiva Colombo, Botto Giov., Tarella, Botto Guido, arrivando in quest'ordine. Al traguardo Botto Giovanni cade mentre era quasi primo. Corsa bellissima». (La Stampa, 2 ottobre 1899). « La marcia sociale della  « Juventus ». Ieri ebbe luogo sul percorso Torino-Stupinigi-None e ritorno (chilom. 85) la marcia indetta dal Club « Juventus ». I partenti furono 5, gli arrivati 3. 1° G. Fornas in ore 3 58' 12" — 2' G. Rolfo — 3° U. Rolandi. Premi in medaglie. La gara si svolse alle  sei antimeridiane con poco pubblico di appassionati ». (La Stampa, 4 settembre1899 pagina 2). E ancora : «Un'ascensione alpina. La Cima Imperatoria (2302) del gruppo del Civrari fu salita il giorno 7 aprile dai signori fratelli Gayda del Club Alpino Italiano e dal signor Molinatti dello Sport-Club Juventus. Partiti da Avigliana, alle ore 1,25, giunsero alle Alpi Nubia olle 5,40 e sulla vetta alle 9,5. Il ritorno fu eseguito dalla medesima via. Giornata limpidissima; veduta magnifica dalle Alpi marittime al Gran Paradiso e al Monte Rosa; neve eccellente ». (La Stampa, 11 aprile 1900, pagina 2). Enrico Piero Molinatti è il primo Cassiere Segretario della Juventus. Infine : «Podismo. Le corse di Savona. Ci scrivono da Savona, 1: Quest'oggi, alle ore 13, ebbero luogo sulla pista di piazza d'Armi le gare podistiche di velocità o di marcia, promosse dal fiorente Podisti-Club Juventus. Stante forse la giornata, che non prometteva di mantenersi serena, mancò il concorso dei corridori forestieri. Ad ogni modo le gare non mancarono di essere interessanti, anche per il discreto concorso di pubblico accorso in piazza d'Armi a presenziare le gare. [….]» . (La Stampa, 2 settembre 1901, pagina 3).

Frammenti del documento autografo di Enrico Francesco Canfari, 1877-1915, uno dei fondatori e secondo presidente della Juventus FC, incontrato nel 1914 nella Città di Torino e pubblicato dalla rivista istituzionale della società torinese “Hurrà Juventus” il 26 dicembre 1915:
« Nel 1896 una brigata di studenti del Liceo d'Azeglio soleva avviarsi, finite le elezioni pomeridiane, verso il corso Duca di Genova e quindi, deposti i libri su d'una panca, dedicarsi al giuoco di 'barra'. Il foot-ball si insinuò più tardi: già si era visto giocarlo prima alla patinoire del Valentino e poscia in Piazza d'Armi da alcuni stranieri residenti a Torino i quali avevano fondato il F.C. Internazionale mutandosi poi in F.C. Torinese. Con tante iniziative una società ci voleva e nell'autunno del 1897 se ne decise la fondazione. Fu appunto in una memoranda seduta tenuta in Corso Re Umberto 42, in un negozio da ciclista tenuto da me in unione a mio fratello, che si decise la costituzione dello Sport Club Juventus (così si chiamò in origine). Da una parte i latinofobi, dall’altra i classicheggianti, in minor numero i democratici. All’onore della votazione s’avanzarono tre nomi: 'Società Via Fort', 'Società Sportiva Massimo d’Azeglio' e 'Sport Club Juventus'. Per quest’ultimo pochi simpatizzavano, ragione per cui riuscì ad imporsi. Fra gli oppositori c’ero proprio io: mi sembrava che quel 'Juventus' più non s’addicesse a soci fatti maturi. Avevo torto: nella 'Juventus' non s’invecchia, invecchia invece la 'Juventus'. E così la società fu battezzata 'Sport Club Juventus'. Questo nome fu, come vedete ora, veramente fortunato poiché le Società Sportive nostre omonime sono moltissime, ma la vera Juventus è una sola: la nostra. Si era in undici o dodici, io il più vecchio, diciassette anni, e gli altri al di sotto dei tre lustri. Tavola della presidenza era una forgia con sopra un tavolo da disegno, il tutto celato sotto un tappeto verde. Sedili erano due sedie e delle assi appoggiate su latte e casse da petrolio! Fu così che la Juventus fu creata: doveva occuparsi nientemeno che di tutti gli sport! Quello che venne più praticato fu il podismo e, sia detto senza alcuna irriverenza verso i suoi cultori, perché il più economico! Si pensò subito alla sede e noi in quell'epoca avemmo una Sede in via Montevecchio. La Sede venne poi trasportata in Via Piazzi n. 4 in tre locali più decenti nel 1899. Primo Presidente fu mio fratello Eugenio, a cui subentrai io. Da quell'epoca il nostro scopo sportivo venne più nettamente a precisarsi ed il solo Football occupò la nostra attività, ed al primitivo nome di Sport Club Juventus fu sostituito l'attuale "Football Club Juventus" o semplicemente Juventus. Il F.C. Torinese ci invitò a giocare contro di lui, ed a noi non parve vero di poterci cimentare con dei veri giocatori benché di costituzione e statura poco rassicuranti. Furono batoste come squadra, ma individualmente, per il grande esercizio nel palleggio, non sfigurammo affatto. Messi in questa via, formato l'undici, cominciammo ad accettare sfide e a lanciarne, finché per affermarci al cospetto del pubblico torinese bandimmo un torneo. Per l'occasione ci voleva una divisa, ma come? Di cottone, di flanella, di maglia? Alla fine, la scelta: un parcalle sottile e roseo che portammo poi, sbiadito all'inverosimile, sino all'anno 1902».
«La Juventus ha sempre aperte le braccia a tutti, anche agli stranieri che vollero essere ammessi: una cosa sola è stata necessaria per essere Juventini: Averne l'anima. L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohem, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare».

Da “I ricordi di Pozzo” 
(questi scritti furono pubblicati sul settimanale "Il Calcio Illustrato" tra il 1949 e il 1950. Ne ho estrapolato alcune parti) :
 «Ognuno di noi che ha vissuto a lungo nell'ambiente, ha portato al giuoco del calcio, facendone dei proseliti, centinaia, per non dire migliaia di persone. E' raro, è molto raro che si diventi sportivi o seguaci, o sostenitori del gioco della palla rotonda, spontaneamente, direttamente, di iniziativa propria. L'uomo che vi induce c'è sempre, il "corruttore", colui che vi ha fatto fare il primo passo esiste in ogni caso: non c'è bisogno che vi abbia invitato o portato materialmente per la prima volta su un campo, basta che a mezzo di parole o di scritti vi abbia convinti, incuriositi, stuzzicati, spinti. Nel caso mio, io so con precisione chi è il colpevole. So come rispondere alla domanda, di chi mi abbia portato o avvicinato al giuoco. Si chiama Goccione, è vivo tuttora, era juventino per la pelle, e ad un dato punto piantò il calcio per l'alpinismo, e non lascia la montagna per andare ad assistere ad una partita, per tutto l'oro del mondo. E' vivo. E' lui. Ero studente a Torino, e frequentavo il Liceo Cavour. A due passi dalla scuola avevo il famoso Giardino della Cittadella, ora ristretto nelle proporzioni e modificato nella struttura, fra le vie Garibaldi e Cernaia. Era il nostro ritrovo all'uscita dalle lezioni. Tamburello, palla a pugno nudo, corse di tutti i tipi, strage di scarpe. Corse, appunto. Nei pomeriggi in cui potevo godere di un po' di libertà, mi recavo alla Piazza d'Armi vecchia, là dove vedevo sorgere poi il primo stadio torinese. Riuscivo sulle distanze medie, sui 400 metri specialmente. Avevo per amici e per esempi ragazzi come Mario Nicola, come Tarella,campioni d'Italia sulla loro distanza. Avevo vinto un campionato studentesco locale, teatro dei nostri allenamenti e delle nostre gesta il viale rettangolare ed alberato che correva attorno alla Piazza d'Armi, spogliatoio le panche in pietra e grande cura dell'incognito in molti perché non giungesse a conoscenza dei genitori che noi si andava "a far gli stupidi" alla periferia invece di frequentare la biblioteca del centro. Sul prato, nell'interno del viale, faceva la sua prima comparsa, al giovedì, il pallone rotondo, il football, fra l'indifferenza generale. Tutti presi dalla nostra passione speciale, noi delle corse guardavamo con incomprensione quei quattro scalmanati che rincorrevano disordinatamente la palla. Fu l'opportunità di unificare gli spogliatoi che ci unì. Loro, quelli che correvano dietro alla palla - autentici pionieri - erano quasi tutti studenti del liceo ginnasio D'Azeglio o del liceo-ginnasio Gioberti. Era il nucleo di quei ragazzi che, stavano dando vita ad una società che da Virtus aveva trasformato la sua denominazione nientemeno che in Juventus. Aveva la sede sociale sulla panca di un viale, non molto lontano di lì, sotto un lampione a gas. Da cosa nasce cosa. Fu lì che contrassi il "virus calcisticus". Adesso, quando penso a chi me le ha fatte fare certe cose, per tanti anni, il mio pensiero ricorre sovente a quei tempi. Sei stato tu, Goccione, l'agente provocatore. Si guardavano, in quei giorni, con curiosità circolare le prime automobili che uscivano dalla F.I.A.T. Alte, goffe, con grandi ruote, con l'autista che pareva un cocchiere senza frusta e senza destrieri, sembravano delle imitazioni incomplete delle vetture di piazza, di quelle cioè che si chiamavano le "cittadine". Mi disse, un giorno, Goccione: "Senti, quando ti vedo correre, e con te gli altri, sui 100, 200, 400 così con nessuno nè niente davanti, sai cosa mi fai venire in mente? Quelle macchine che si vedono in giro adesso, senza nessuno che le tiri, che le trascini. Pare che corrano dietro alle mosche. Così tu, quando hai corso ben bene, cosa hai preso? Al foot-ball almeno hai davanti a te qualche cosa, non corri per niente. Piantala, vieni di qua". L'arma del ridicolo. Così feci, a poco per volta, lo scivolone dall'atletica leggera al calcio. Come se una grande trincea fosse stata tracciata attraverso alla città, tutti quelli che erano al di là, Liceo Gioberti, Liceo D'Azeglio si sentivano irresistibilmente attratti nell'orbita juventina. Tutti quelli che erano di qua (la parte civile della città, dicevamo noi), convergeva verso il Torinese prima ed il Torino poi. Era l'urto fra bianconeri e granata, in sul nascere. C'era Hess, lungo lungo, juventino, mancino, terzino ed ala sinistra. C'era Nicola, studente in medicina, giallo e nero, portiere che in ogni partita si lasciava passare un pallone fra le gambe divaricate. C'era Malvano ala e mezz'ala sinistra bianco e nera e Colongo, dinoccolatissima ala destra torinista. C'era Renzo Dalmazzo, che doveva poi diventare colonnello dei bersaglieri e generale comandante di una storica divisione di ascari eritrei. V'era Armano I, il fratello dell'arbitro, un terzino coi fiocchi. V'era MacQueen, l'inglese che portò per primo in Italia l'uso di colpire la palla fra salto e volo. Compariva di tanto in tanto il britannico Dapples, con la sua pancettina, l'uomo che doveva poi mettere in palio la coppa che andò famosa sotto il suo nome e che offrì alla Pro Vercelli occasione di rivelazione ed affermazione. I tuttora viventi sono molti, ma sarebbero molti ma molti di più se non fosse stato per la prima guerra mondiale. Quando essa scoppiò, fu una specie di leva in massa per coloro che avevamo giuocato assieme. Diversi avevano già prestato servizio di prima nomina, come Enrico Canfari, al cui nome s'intitola il gruppo arbitri di Torino, ed il centravanti Forlano, il bersagliere. Gli altri, per il titolo di studio, furono fatti sottotenenti a macchina. Era il tempo in cui, coi gradi ben visibili, l'ufficiale doveva andare all'attacco in piedi, per essere esempio di coraggio e disciplina, come dicevano i regolamenti. Partivano e morivano. Così caddero Canfari al Col di Lana, e Gino Goggio, azzurro scapestrato, a Monfalcone, ed il canottiere campione del mondo Sinigallia: tutti ragazzi di quei tempi. E', principalmente, di questi morti nostri che la memoria, malgrado gli strati che gli anni vi hanno deposto su, non svanisce per niente».

I Primi due Campionati di calcio in Italia
Rappresentante a Londra di una ditta commerciale, il signor Bosio torna a Torino nel marzo del 1887 con un pallone di cuoio e istruisce una dozzina di impiegati della sua ditta per formare una squadra di calcio. I nobili torinesi, tra cui l'entusiastico Duca degli Abruzzi, vengono contagiati dopo poche partite e un paio di anni più tardi costituiscono la seconda squadra cittadina. Gli impiegati di Bosio e i nobili del Duca degli Abruzzi nel 1891 si fondono in un solo club: l'Internazionale Football Club di Torino. Nel 1893 a Genova nasce il Genoa Cricket and Athletic Club e nel 1896 il dottor Spensley, medico appena sbarcato dall'Inghilterra, entra a far parte del club e diventa capitano della squadra di calcio,  promuovendo anche l'ammissione dei soci italiani prima di allora esclusi. Sempre nel 1896 il Genoa ha il suo primo campo di gioco: a Ponte Carrega. Su quel campo, Epifania del 1898, si presentano e vincono i torinesi del signor Bosio con un gol Savage (che sarà il primo straniero della storia Juventina). Pochi giorni dopo, con l'aggiunta della squadra di Alessandria, si disputa un triangolare, in cui, oltre a giocare, si discute di una possibile organizzazione che promuova la diffusione del football e organizzi l'attività dei praticanti. Il primo di aprile del 1898 sulla Gazzetta dello Sport si legge: " Il giorno 26 corrente venne definitivamente costituita la Federazione italiana del Football. La prima gara di campionato nazionale italiano del football avrà luogo in Torino il giorno 8 maggio. Oltre a premi in medaglie oro e argento, vi sarà una coppa d'onore (Challenge Cup) offerta dai torinesi alla squadra vincitrice". Da quel momento in Italia il calcio si staccò dalla ginnastica, da cui era nato, grazie agli inglesi che non solo avevano inventato il calcio moderno in patria ma permisero anche al resto del mondo di godere e purtroppo anche scannarsi con quello che può essere considerato lo sport ormai da decenni più diffuso e amato del mondo. Il primo campionato lungo se lo giocarono Internazionale di Torino, Genoa, F.C Torinese, Ginnastica di Torino, dal mattino al tardo pomeriggio dell'8 maggio 1898, alla periferia di Torino, zona Porta Susa, a meno di due mesi dalla fondazione della federcalcio avvenuta il 15 marzo. Quattro le squadre partecipanti, imbottite di giocatori stranieri, soprattutto inglesi, perché erano stati loro ad attaccare agli italiani dell'area portuale genovese e delle aree industriali e studentesche di Torino e Milano il virus calcisticus, per definirlo alla maniera di Vittorio Pozzo. Le cronache di quei giorni tramandano i risultati delle due partite eliminatorie disputate al mattino. Alle 9, dinanzi ad una cinquantina di persone, scendono in campo due squadre torinesi, l'Internazionale e il Football Club Torinese: 1-0 il risultato, ma ignoto l'autore del primo storico gol del campionato italiano; alle 11, la seconda partita, in cui il Genoa supera la Società Ginnastica Torinese per 2-1. Poi la finale disputata verso le 15, dinanzi ad un centinaio di spettatori e incasso di oltre 197 lire. Occorrono i supplementari per attribuire il trofeo dopo che i 90 minuti si erano chiusi in parità (1-1). Alla fine prevale il Genoa, all’epoca in  camicia bianca, per 2-1. Così La Gazzetta del 13 maggio 1898 concentra la cronaca della giornata e i nomi della formazione campione. "Dopo le gare eliminatorie che ebbero luogo in mattinata, rimasero a contendersi il campionato il Club Genovese e l'Internazionale. Viva e accanita fu la lotta d'ambo le parti. Dopo due ore di gioco le due società si trovavano ad avere un punto pari così che si dovette prolungare la partita per altri venti minuti. I genovesi, quantunque si trovassero con un bravo giocatore fuori combattimento in causa d'una caduta, riuscirono a vincere con un altro punto conquistando la coppa di campionato italiano. L'onore dell'ultimo punto spetta al socio Leaver ".

Nonostante le fonti storiche ufficiali attestino che il primo torneo di calcio fu organizzato nel 1898 e fu vinto dal Genoa Cricket and Football Club, in realtà già nel 1896 si era svolto un torneo di football in occasione di una manifestazione ginnica e anche in quell’occasione fu messo in palio il titolo. Teatro di questo evento fu la città di Treviso e la squadra vincitrice fu la Società Udinese di Ginnastica che batté in finale la Società Ginnastica di Ferrara. Furono molte le polemiche perché molti additarono la F.I.F. di aver dimenticato che in realtà i primi regolamenti calcistici in lingua italiana furono redatti proprio dai professori di ginnastica trevigiani. La  Federazione Italiana Football si apprestò a formulare il secondo torneo ufficiale (nel frattempo si disputava da tre anni ed in parallelo il torneo ufficiale della Federazione Ginnastica) e le società iscritte nel 1899 furono Ginnastica di Torino, FC Torinese, Internazionale di Torino e i detentori del titolo, il Genoa Cricket and Football Club, proprio come l’anno precedente. Le partite furono ad eliminazione diretta, la vincente della prima partita incontrò la finalista del precedente torneo, la vincitrice si scontrò con la precedente squadra campione sul terreno dei detentori uscenti a Genova. La F.I.F. decise di concentrare il torneo in una fase eliminatoria inizialmente divisa tra le città di Genova e Torino. Ma con il Liguria che decise di ritirarsi dalla manifestazione si dovette cambiare in corsa la formula iniziale permettendo al Genoa (in qualità di detentore del titolo) di accedere direttamente alla finale, che si sarebbe disputata a Ponte Carrega, dunque in casa, e che avrebbe visto contro i campioni e i vincitori della fase eliminatoria torinese . Il 2 e il 9 aprile a Torino vennero disputate le eliminatorie e l'ordine degli incontri venne stabilito in relazione ai risultati della stagione precedente. Si affrontarono così  F C Torinese e Società Ginnastica Torino. Risultata vittoriosa, la Ginnastica si lasciò superare dall' Internazionale di Torino, che andò quindi a disputare la finale a Genova, per il secondo anno consecutivo, sul terreno dei campioni. In occasione della finale ci fu il primo caso di protesta per un presunto gol fantasma. L’Internazionale di Torino accusò i “giudici di linea” (allora posti dietro le porte senza reti in aiuto all’arbitro) di essere stata danneggiata su alcune azioni. L'istituto dei giudici di porta, poi caduto in disuso, era inteso a dirimere le contestazioni relative al passaggio della linea di porta. Successivamente anche questa incombenza si è preferito affidarla all'arbitro, nell'intento di rafforzarne l'autorità.

La Juventus debutta ufficialmente in Campionato
Giorno 1 marzo 1900 venne pubblicato il calendario delle eliminatorie piemontesi valide per il terzo Campionato Federale della F.I.F., alla quale la Juventus si era da poco affiliata. Le gare furono disputate in Piazza d’Armi :
 4 marzo F.C.Torinese - Ginnastica Torino
11 marzo F.C.Torinese – Juventus
18 marzo Ginnastica Torino - Juventus
25 marzo Ginnastica Torino – F.C.Torinese
1 aprile Juventus – Ginnastica Torinese
8 aprile Juventus – F.C.Torinese

La Juventus, la cui sede era intanto passata a via Gazometro 14, dopo essersi iscritta nel consiglio della FIF, partecipò per la prima volta al Campionato Federale di Prima Categoria, il terzo nella storia del calcio italiano, l'11 marzo 1900, perdendo 0-1 contro il F.B.C. Torinese la prima gara. Non è un dramma aver ceduto di misura al debutto contro una squadra già rodata che aveva partecipato ai primi due tornei e che poteva contare su vari talenti stranieri. Una settimana dopo, il 18 marzo 1900, vinse la sua prima partita ufficiale battendo per 2-0 il Ginnastica Torino. Il 1º aprile vinse, sempre per 2-0, ancora contro il Ginnastica, per poi perdere l'ultima partita domenica 8 aprile 1900 contro il F.C. Torinese per 1-2 venendo così eliminata nelle qualificazioni regionali, ma i 4 punti e il secondo posto, per una debuttante, sono una gran cosa. Nel frattempo conquistò per la prima volta la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione, un torneo studentesco allora molto prestigioso, il 29 aprile contro il Ginnastica Torino (la Juve era formata da studenti, quindi erano presenti in campo gli stessi ragazzi fondatori in formazione titolare, mentre poteva capitare che altre formazioni, composte in gran parte da trentenni, dovessero sostituire i celebri titolari solitamente stranieri con studenti), e a Milano vinse la medaglia d’oro messa in palio dalla Società L’Esercito (da non confondere con la Medaglia del Re) e a Torino un servizio di scrittoio offerto dalla Ginnastica Magenta. Una cosa importante da sottolineare è che non fummo eliminati dal Campionato Federale dopo la sconfitta contro il F.C.Torinese per 1-0 come quasi tutti sostengono, bensì perché arrivammo secondi nel nostro girone.

03.12.1899
Amichevole
Juventus -FC Torinese
2-1
11.03.1900
Campionato Federale
Juventus –FC Torinese
0-1
11.03.1900
Prima partita ufficiale della Juventus
18.03.1900
Campionato Federale
Ginnastica Torino - Juventus
0-2
01.04.1900
Campionato Federale
Juventus - Ginnastica Torino
2-0
08.04.1900
Campionato Federale
FC Torinese -  Juventus
2-1
22.04.1900
Amichevole
Milan - Juventus
2-0
29.04.1900
Coppa Ministero Pubblica Istruzione
Juventus - Ginnastica Torino
?-?
06.05.1900
Coppa Studenti Torino
Juventus - Squadra Studenti di Medicina
2-2
25.05.1900
Medaglia del Re
Mediolanum - Juventus
1-2
27.05.1900
Medaglia del Re
Milan - Juventus
2-0

1900 Campionato Federale
Primo Campionato che ha visto la partecipazione della Juventus. Formato da cinque squadre. La vincitrice delle eliminatorie ha incontrato la detentrice del titolo.

11/03/1900
Juventus - FBC Torinese
0 - 1
0
18/03/1900
Ginnastica Torino – Juventus
0 - 2
2
01/04/1900
Juventus - Ginnastica Torino
2 - 0
4
08/04/1900
FBC Torinese – Juventus
2 - 1
4

Classifica finale
Pt
G
V
N
P
GF
GS
FC Torinese
8
4
4
0
0
8
2
Juventus
4
4
2
0
2
5
3
Ginnastica Torino
0
4
0
0
4
1
9

La prima “rosa” ufficiale
Armano G. (Fondatore)
Barberis A.
Canfari (Fondatore)
Chiapirone
Donna (Fondatore)
Ferrero C. (Fondatore)
Forlano (Fondatore)
Gibezzi (Fondatore)
Malvano (Fondatore)
Nicola C.
Nicola R.
Rolandi (Fondatore)
Varetti (Fondatore)

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