La Juventus nasce
ufficialmente il 1°Novembre del 1897 a Torino per iniziativa di alcuni studenti
del liceo classico “Massimo D’Azeglio”, che usavano ritrovarsi in corso Re
Umberto su una panchina non distante dalla loro scuola, di fronte alla
pasticceria Platti rivolta verso il corso Duca di Genova. Molto probabilmente i
soci fondatori furono i fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, Gioacchino e
Alfredo Armando, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Carlo Vittorio Varetti,
Umberto Savoia, Domenico Donna, Carlo Ferrero, Francesco Daprà, Luigi Forlano
ed Enrico Piero Molinatti, ai quali si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo
Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Seco. Questi studenti provenienti
dalla terza e quarta classe della scuola superiore andavano spesso nella vicina
Piazza d'Armi per giocare a football, avevano acquistato il primo pallone da
calcio regolamentare poco tempo prima presso il negozio di sport di Beaton, al
prezzo di 12 lire ottenute tramite una colletta ed Enrico Canfari ne era il
custode.
Secondo
un’altra versione il primo pallone fu acquistato al negozio di Jordan, e, come
disse Enrico Canfari, si ruppe dopo il primo intenso giorno di pratica da parte
dei ragazzi che avevano creato la Juventus e fu sostituito, ma i soldi erano
pochi e fu necessario fare di nuovo una colletta tra i soci. Enrico era il più
grande della compagnia, aveva circa 17 anni, 14-15 gli altri ragazzi, e fece
eleggere come primo presidente suo fratello Eugenio, poi, due anni dopo,
contribuirà anche alla fondazione del Milan in cui giocherà, come pure suo
fratello. Il nome scelto per la neonata società, Sport-Club Juventus, fu adottato
dopo una votazione, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno
latineggiante e fu deciso per favorire la diffusione del nuovo sport e la
passione per la squadra anche fuori dell'ambito cittadino e la dicitura Sport
Club anziché quella di Football Club stava ad indicare che il calcio era solo
una delle discipline sportive praticate, non l’unica, infatti anche in altri
campi, soprattutto quello podistico, i ragazzi della Juventus seppero farsi
onore. Una cosa curiosa da notare è che tra i ragazzi che maggiormente si
opposero al nome latino c’era proprio Enrico Canfari, il papà della neonata
società, destinato poi a morire eroicamente durante la prima guerra mondiale cui
partecipò da volontario, un vero patriota, come ce n’erano tanti tra i
fondatori. Inizialmente i soci dovettero affrontare il problema della sede,
risolto dai fratelli Canfari che offrirono il retrobottega della loro officina
ciclistica in Corso Re Umberto 42, a cento metri dal D’Azeglio, dove ebbe luogo
la prima riunione La prima sede societaria vera e propria venne stabilita
presso la Via Montevecchio a Torino nel 1898. In questo periodo, gli incontri
consistevano in partite tra i soci presso il Parco del Valentino e Parco
Cittadella e la prima divisa sociale prevedeva una camicia
bianca e pantaloni alla zuava. Sempre nel 1898, in Italia nasceva la F.I.F.
(Federazione Italiana Foot-Ball) in seguito divenuta FIGC, ma la Juventus
decise di non iscriversi non partecipando così al primo Campionato che si
svolse in una sola giornata, l’8 maggio, che vide partecipare quattro squadre
(FC Torinese, Genoa, Società Ginnastica Torino e International Football Club
Torino) e che fu vinto dal Genoa. La sede del club fu cambiata, si passò in una
scuderia di via Parini, composta da quattro camere, una tettoia, una soffitta e
raggiunta dall'acqua potabile. L'affitto di sei lire al mese però causò
problemi e lo SC Juventus venne sfrattato. La presidenza, inoltre, passò da
Eugenio Canfari a suo fratello Enrico, causa impegni del primo sul lavoro, che
svolgeva nel mercato dell'automobile. Nel 1899 ci fu un notevole incremento di
soci e giocatori e questo richiese lo spostamento della sede presso un locale
di via Piazzi 4, in tre locali più decenti e fu qui, come disse Enrico Canfari,
che la Juventus cominciò a farsi conoscere e temere. Quell’anno si erano intanto
distinti nel campo podistico i fratelli Botto e Perrocchio per la corsa e
Torchio e Rolfo nella marcia. Addirittura capitò che ad una delle primissime
gare indette dalla Juventus, essendo stato invitato anche l’esercito, in cui
Enrico Canfari era in quel momento socio di complemento, partecipassero diversi
plotoni con i relativi caporali e sergenti. Poi i soci della Juventus decisero
di rinunciare alle altre sezioni sportive per concentrarsi sul calcio, questa
decisione comportò il cambio del nome da Sport-Club Juventus a Foot-Ball Club
Juventus. Come campo sportivo veniva utilizzata la Piazza d'Armi in località
Crocetta, sarà così dal 1899 al 1904. A un certo punto gli Juventini furono sfidati
in amichevole dal Foot-Ball Club Torinese, che aveva già partecipato al primo
campionato di calcio italiano nel 1898. L'incontro fu disputato nel 1899 alla
Piazza d'Armi. Sempre nel 1899 la società organizzò il "Trofeo
Juventus", cui presero parte nove
formazioni e riuscì a imporsi agevolmente nonostante fosse sorta da poco,
acquisendo prestigio e popolarità già nei primi due anni di vita. La formazione
che conquistò il trofeo : Tamagnone in porta, Armano e G. Chiapirone i due
terzini, Ferrero, Varetti e Donna a centrocampo, Botto C.G., Gibezzi, Canfari,
Forlano e Malvano i cinque attaccanti. Nel corso dell'anno si registrano
ulteriori amichevoli con l'Albergo di Virtù, Ginnastica Torino ed il 3 dicembre
nuovamente contro il Football Club Torinese, partita che vide l'affermazione
della Juventus per 2-1. La prima maglia della squadra, adottata in occasione
del torneo “Trofeo Juventus”, fu rosa, con cravatta o papillon nero, e rimarrà
in uso fino al 1903.
NB : è molto probabile che la nascita vera e propria della Juventus avvenne nell'estate del 1897, inoltre Enrico Canfari nel 1897 era ventenne, la maggiorparte dei ragazzi invece era del 1884, quindi tredicenne.
Dall’ archivio storico de La
Stampa consultabile online :
«
Gara popolare al “Football”. Indetta dallo Sport-Club Juventus avrà luogo in piazza d’Armi una gran gara popolare al Football sotto la direzione della
Federazione italiana del Football. Le
gare di eliminazione cominceranno il 14 corrente : sono assegnate per premi
medaglie d’argento e di bronzo. Per informazioni, iscrizioni, da F.Canfari,
corso Re Umberto, 42 ». (La Stampa, 3 maggio 1899 pagina 2). E
ancora : « La gara al Foot ball.
Le gare d’eliminazione della gara al Foot ball, indette dalla
“Juventus”, avranno principio domenica,14, e seguiteranno nei giorni festivi ». (La Stampa ,10 maggio 1899 pagina 2). Infine : «Gara popolare di Foot ball. La
gara decisiva della grande gara popolare al Foot ball indetta dal Club-Sport Juventus avrà luogo domani 28, alle 8,
in piazza d’Armi ». (La Stampa, 27 maggio 1899 pagina 2). I
giocatori Juventini si occupavano di vari sport (corsa, ciclismo, tennis, alpinismo ecc.): «Il giro di piazza d'Armi a
piedi. Questa corsa di 2250 metri si svolse pure nel pomeriggio di ieri, alla
presenza di numeroso pubblico, organizzata dal Club pedestre Atalanta. Dei 12
concorrenti, giunsero: 1° Torchio, della Juventus, in 7' -14", 2°
Fioravante, 3° Borgarelli, 4° Ghersi, 5°Bertola ». (La Stampa, 21 Agosto 1899, pagina 2). « Campionato pedestre di corsa
di resistenza.(Percorso come il precedente, t. m. ore 3 15'). Arrivano: 1"
Ziglia. di Milano, in ore 2 35' 10 ; 2" Lampionaio, di Torino (che, causa
malore passeggero, abbandonò per poco); 3° Cerutti. Campionato italiano di
corsa veloce. — (M. 100, t. m. 11"). — Si fanno tre batterie e un
repechage. Restano in decisiva Colombo, Botto Giov., Tarella, Botto Guido,
arrivando in quest'ordine. Al traguardo Botto Giovanni cade mentre era quasi
primo. Corsa bellissima».
(La Stampa, 2 ottobre 1899). «
La marcia sociale della « Juventus ».
Ieri ebbe luogo sul percorso Torino-Stupinigi-None e ritorno (chilom. 85) la
marcia indetta dal Club « Juventus ». I partenti furono 5, gli arrivati 3. 1°
G. Fornas in ore 3 58' 12" — 2' G. Rolfo — 3° U. Rolandi. Premi in
medaglie. La gara si svolse alle sei
antimeridiane con poco pubblico di appassionati ». (La
Stampa, 4 settembre1899 pagina 2). E ancora : «Un'ascensione alpina. La Cima Imperatoria (2302)
del gruppo del Civrari fu salita il giorno 7 aprile dai signori fratelli Gayda
del Club Alpino Italiano e dal signor Molinatti dello Sport-Club Juventus.
Partiti da Avigliana, alle ore 1,25, giunsero alle Alpi Nubia olle 5,40 e sulla
vetta alle 9,5. Il ritorno fu eseguito dalla medesima via. Giornata
limpidissima; veduta magnifica dalle Alpi marittime al Gran Paradiso e al Monte
Rosa; neve eccellente ».
(La Stampa, 11 aprile 1900, pagina
2). Enrico Piero Molinatti è il primo Cassiere Segretario della Juventus.
Infine : «Podismo. Le
corse di Savona. Ci scrivono da Savona, 1: Quest'oggi, alle ore 13, ebbero
luogo sulla pista di piazza d'Armi le gare podistiche di velocità o di marcia,
promosse dal fiorente Podisti-Club Juventus. Stante forse la giornata, che non
prometteva di mantenersi serena, mancò il concorso dei corridori forestieri. Ad
ogni modo le gare non mancarono di essere interessanti, anche per il discreto
concorso di pubblico accorso in piazza d'Armi a presenziare le gare. [….]» . (La Stampa, 2 settembre
1901, pagina 3).
Frammenti del
documento autografo di Enrico Francesco Canfari, 1877-1915, uno dei fondatori e
secondo presidente della Juventus FC, incontrato nel 1914 nella Città di Torino
e pubblicato dalla rivista istituzionale della società torinese “Hurrà Juventus”
il 26 dicembre 1915:
« Nel 1896 una brigata di studenti del Liceo d'Azeglio soleva avviarsi,
finite le elezioni pomeridiane, verso il corso Duca di Genova e quindi, deposti
i libri su d'una panca, dedicarsi al giuoco di 'barra'. Il foot-ball si insinuò
più tardi: già si era visto giocarlo prima alla patinoire del Valentino e
poscia in Piazza d'Armi da alcuni stranieri residenti a Torino i quali avevano
fondato il F.C. Internazionale mutandosi poi in F.C. Torinese. Con tante
iniziative una società ci voleva e nell'autunno del 1897 se ne decise la
fondazione. Fu appunto in una memoranda seduta tenuta in Corso Re Umberto 42,
in un negozio da ciclista tenuto da me in unione a mio fratello, che si decise
la costituzione dello Sport Club Juventus (così si chiamò in origine). Da una
parte i latinofobi, dall’altra i classicheggianti, in minor numero i
democratici. All’onore della votazione s’avanzarono tre nomi: 'Società Via
Fort', 'Società Sportiva Massimo d’Azeglio' e 'Sport Club Juventus'. Per
quest’ultimo pochi simpatizzavano, ragione per cui riuscì ad imporsi. Fra gli
oppositori c’ero proprio io: mi sembrava che quel 'Juventus' più non
s’addicesse a soci fatti maturi. Avevo torto: nella 'Juventus' non s’invecchia,
invecchia invece la 'Juventus'. E così la società fu battezzata 'Sport Club
Juventus'. Questo nome fu, come vedete ora, veramente fortunato poiché le
Società Sportive nostre omonime sono moltissime, ma la vera Juventus è una
sola: la nostra. Si era in undici o dodici, io il più vecchio, diciassette
anni, e gli altri al di sotto dei tre lustri. Tavola della presidenza era una
forgia con sopra un tavolo da disegno, il tutto celato sotto un tappeto verde.
Sedili erano due sedie e delle assi appoggiate su latte e casse da petrolio! Fu
così che la Juventus fu creata: doveva occuparsi nientemeno che di tutti gli
sport! Quello che venne più praticato fu il podismo e, sia detto senza alcuna
irriverenza verso i suoi cultori, perché il più economico! Si pensò subito alla
sede e noi in quell'epoca avemmo una Sede in via Montevecchio. La Sede venne
poi trasportata in Via Piazzi n. 4 in tre locali più decenti nel 1899. Primo
Presidente fu mio fratello Eugenio, a cui subentrai io. Da quell'epoca il
nostro scopo sportivo venne più nettamente a precisarsi ed il solo Football
occupò la nostra attività, ed al primitivo nome di Sport Club Juventus fu
sostituito l'attuale "Football Club Juventus" o semplicemente
Juventus. Il F.C. Torinese ci invitò a giocare contro di lui, ed a noi non
parve vero di poterci cimentare con dei veri giocatori benché di costituzione e
statura poco rassicuranti. Furono batoste come squadra, ma individualmente, per
il grande esercizio nel palleggio, non sfigurammo affatto. Messi in questa via,
formato l'undici, cominciammo ad accettare sfide e a lanciarne, finché per
affermarci al cospetto del pubblico torinese bandimmo un torneo. Per
l'occasione ci voleva una divisa, ma come? Di cottone, di flanella, di maglia?
Alla fine, la scelta: un parcalle sottile e roseo che portammo poi, sbiadito
all'inverosimile, sino all'anno 1902».
«La Juventus ha sempre aperte le braccia a tutti, anche agli stranieri
che vollero essere ammessi: una cosa sola è stata necessaria per essere
Juventini: Averne l'anima. L'anima juventina è un complesso modo di
sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohem, di allegria e di
affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare».
Da “I ricordi di
Pozzo”
(questi scritti furono pubblicati sul settimanale "Il Calcio Illustrato" tra il 1949 e il 1950. Ne ho estrapolato alcune parti) :
(questi scritti furono pubblicati sul settimanale "Il Calcio Illustrato" tra il 1949 e il 1950. Ne ho estrapolato alcune parti) :
«Ognuno
di noi che ha vissuto a lungo nell'ambiente, ha portato al giuoco del calcio,
facendone dei proseliti, centinaia, per non dire migliaia di persone. E' raro,
è molto raro che si diventi sportivi o seguaci, o sostenitori del gioco della
palla rotonda, spontaneamente, direttamente, di iniziativa propria. L'uomo che
vi induce c'è sempre, il "corruttore", colui che vi ha fatto fare il
primo passo esiste in ogni caso: non c'è bisogno che vi abbia invitato o
portato materialmente per la prima volta su un campo, basta che a mezzo di
parole o di scritti vi abbia convinti, incuriositi, stuzzicati, spinti. Nel
caso mio, io so con precisione chi è il colpevole. So come rispondere alla
domanda, di chi mi abbia portato o avvicinato al giuoco. Si chiama Goccione, è vivo tuttora, era
juventino per la pelle, e ad un dato punto piantò il calcio per l'alpinismo, e
non lascia la montagna per andare ad assistere ad una partita, per tutto l'oro
del mondo. E' vivo. E' lui. Ero studente a Torino, e frequentavo il Liceo Cavour. A due passi dalla scuola
avevo il famoso Giardino della
Cittadella, ora ristretto nelle proporzioni e modificato nella
struttura, fra le vie Garibaldi e Cernaia. Era il nostro ritrovo all'uscita
dalle lezioni. Tamburello, palla a pugno nudo, corse di tutti i tipi, strage di
scarpe. Corse, appunto. Nei pomeriggi in cui potevo godere di un po' di
libertà, mi recavo alla Piazza d'Armi vecchia, là dove vedevo sorgere poi il
primo stadio torinese. Riuscivo sulle distanze medie, sui 400 metri
specialmente. Avevo per amici e per esempi ragazzi come Mario Nicola, come Tarella,campioni
d'Italia sulla loro distanza. Avevo vinto un campionato studentesco locale,
teatro dei nostri allenamenti e delle nostre gesta il viale rettangolare ed
alberato che correva attorno alla Piazza d'Armi, spogliatoio le panche in
pietra e grande cura dell'incognito in molti perché non giungesse a conoscenza
dei genitori che noi si andava "a far gli stupidi" alla periferia
invece di frequentare la biblioteca del centro. Sul prato, nell'interno del
viale, faceva la sua prima comparsa, al giovedì, il pallone rotondo, il
football, fra l'indifferenza generale. Tutti presi dalla nostra passione
speciale, noi delle corse guardavamo con incomprensione quei quattro scalmanati
che rincorrevano disordinatamente la palla. Fu l'opportunità di unificare gli
spogliatoi che ci unì. Loro, quelli che correvano dietro alla palla - autentici
pionieri - erano quasi tutti studenti del liceo ginnasio D'Azeglio o del liceo-ginnasio Gioberti. Era
il nucleo di quei ragazzi che, stavano dando vita ad una società che da Virtus aveva trasformato la sua denominazione nientemeno che
in Juventus. Aveva la sede sociale sulla panca di
un viale, non molto lontano di lì, sotto un lampione a gas. Da cosa nasce cosa. Fu lì che
contrassi il "virus calcisticus". Adesso, quando penso a chi me le ha
fatte fare certe cose, per tanti anni, il mio pensiero ricorre sovente a quei tempi. Sei stato tu,
Goccione, l'agente provocatore. Si
guardavano, in quei giorni, con curiosità circolare le prime automobili che
uscivano dalla F.I.A.T. Alte,
goffe, con grandi ruote, con l'autista che pareva un cocchiere senza frusta e
senza destrieri, sembravano
delle imitazioni incomplete delle vetture di piazza, di quelle cioè che si
chiamavano le "cittadine". Mi disse, un giorno, Goccione:
"Senti, quando ti vedo correre, e con te gli altri, sui 100, 200, 400 così con nessuno nè niente davanti, sai
cosa mi fai venire in mente? Quelle macchine che si vedono in giro adesso, senza nessuno che le
tiri, che le trascini. Pare che corrano dietro alle mosche. Così tu, quando hai corso ben bene, cosa hai
preso? Al foot-ball almeno hai davanti a te qualche cosa, non corri per niente. Piantala, vieni di
qua". L'arma del ridicolo. Così feci, a poco per volta, lo scivolone dall'atletica leggera al calcio. Come
se una grande trincea fosse stata
tracciata attraverso alla città, tutti quelli che erano al di là, Liceo
Gioberti, Liceo D'Azeglio si sentivano irresistibilmente attratti nell'orbita
juventina. Tutti quelli che erano di qua (la parte civile della città, dicevamo
noi), convergeva verso il Torinese prima ed il Torino poi. Era l'urto fra bianconeri e granata, in sul nascere. C'era
Hess, lungo lungo, juventino,
mancino, terzino ed ala sinistra. C'era Nicola,
studente in medicina, giallo e nero, portiere che in ogni partita si lasciava
passare un pallone fra le gambe divaricate. C'era Malvano ala e mezz'ala sinistra bianco e nera e Colongo, dinoccolatissima ala destra
torinista. C'era Renzo Dalmazzo,
che doveva poi diventare colonnello dei bersaglieri e generale comandante di
una storica divisione di ascari eritrei. V'era Armano I, il fratello dell'arbitro, un terzino coi fiocchi. V'era MacQueen, l'inglese che portò per
primo in Italia l'uso di colpire la palla fra salto e volo. Compariva di tanto
in tanto il britannico Dapples,
con la sua pancettina, l'uomo che doveva poi mettere in palio la coppa che andò
famosa sotto il suo nome e che offrì alla Pro Vercelli occasione di rivelazione
ed affermazione. I tuttora viventi sono molti, ma sarebbero molti ma molti di
più se non fosse stato per la prima guerra mondiale. Quando essa scoppiò, fu
una specie di leva in massa per coloro che avevamo giuocato assieme. Diversi
avevano già prestato servizio di prima nomina, come Enrico Canfari, al cui nome s'intitola il gruppo arbitri di
Torino, ed il centravanti Forlano,
il bersagliere. Gli altri, per il titolo di studio, furono fatti sottotenenti a
macchina. Era il tempo in cui, coi gradi ben visibili, l'ufficiale doveva
andare all'attacco in piedi, per essere esempio di coraggio e disciplina, come
dicevano i regolamenti. Partivano e morivano. Così caddero Canfari al Col di
Lana, e Gino Goggio, azzurro
scapestrato, a Monfalcone, ed il canottiere campione del mondo Sinigallia: tutti ragazzi di quei
tempi. E', principalmente, di questi morti nostri che la memoria, malgrado gli
strati che gli anni vi hanno deposto su, non svanisce per niente».
I Primi due
Campionati di calcio in Italia
Rappresentante
a Londra di una ditta commerciale, il signor Bosio torna a Torino nel marzo del
1887 con un pallone di cuoio e istruisce una
dozzina di impiegati della sua ditta per
formare una squadra di calcio. I nobili torinesi, tra cui l'entusiastico Duca degli Abruzzi, vengono contagiati dopo poche partite e un paio di
anni più tardi costituiscono la seconda squadra cittadina.
Gli impiegati di Bosio e i nobili del Duca degli Abruzzi nel 1891 si fondono in
un solo club: l'Internazionale Football Club di Torino.
Nel 1893 a Genova nasce il Genoa
Cricket and Athletic Club e nel 1896 il dottor Spensley, medico appena sbarcato
dall'Inghilterra, entra a far parte del club e diventa capitano della squadra
di calcio, promuovendo anche
l'ammissione dei soci italiani prima di allora
esclusi. Sempre nel 1896 il Genoa ha
il suo primo campo di gioco: a Ponte Carrega. Su quel campo, Epifania
del 1898, si presentano e vincono i torinesi del signor Bosio con un
gol Savage (che sarà il
primo straniero della storia Juventina). Pochi giorni dopo, con l'aggiunta
della squadra di Alessandria,
si disputa un triangolare, in cui, oltre a
giocare, si discute di una possibile organizzazione che promuova la diffusione
del football e organizzi l'attività dei
praticanti. Il primo di aprile del 1898 sulla Gazzetta dello Sport si legge:
" Il giorno 26 corrente venne
definitivamente costituita la Federazione italiana del Football. La prima gara
di campionato nazionale italiano del football avrà luogo in Torino il giorno
8 maggio. Oltre a premi in medaglie oro e argento, vi sarà una
coppa d'onore (Challenge Cup) offerta dai torinesi alla
squadra vincitrice". Da quel
momento in Italia il calcio si staccò dalla ginnastica, da cui era nato, grazie
agli inglesi che non solo avevano inventato il calcio moderno in patria ma
permisero anche al resto del mondo di godere e purtroppo anche scannarsi con
quello che può essere considerato lo sport ormai da decenni più diffuso e amato
del mondo. Il primo campionato lungo se lo
giocarono Internazionale di Torino, Genoa, F.C Torinese,
Ginnastica di Torino, dal mattino al tardo pomeriggio
dell'8 maggio 1898, alla periferia di Torino, zona Porta Susa, a meno di
due mesi dalla fondazione della federcalcio avvenuta
il 15 marzo. Quattro le squadre partecipanti, imbottite di giocatori stranieri, soprattutto inglesi, perché
erano stati loro ad attaccare agli italiani dell'area
portuale genovese e delle aree industriali e studentesche di Torino e Milano il
virus calcisticus, per definirlo alla
maniera di Vittorio Pozzo. Le cronache di quei
giorni tramandano i risultati delle due partite eliminatorie disputate al
mattino. Alle 9, dinanzi ad una cinquantina di
persone, scendono in campo due squadre torinesi, l'Internazionale
e il Football Club Torinese:
1-0 il risultato, ma ignoto l'autore del primo
storico gol del campionato italiano; alle 11, la seconda partita, in cui il Genoa supera la Società
Ginnastica Torinese per 2-1. Poi
la finale disputata verso le 15, dinanzi ad un
centinaio di spettatori e incasso di oltre 197 lire. Occorrono
i supplementari per attribuire il trofeo dopo che i 90
minuti si erano chiusi in parità (1-1). Alla fine prevale il Genoa, all’epoca in camicia bianca, per 2-1. Così La Gazzetta del 13 maggio 1898 concentra la cronaca della
giornata e i nomi della formazione campione. "Dopo le gare
eliminatorie che ebbero luogo in mattinata, rimasero
a contendersi il campionato il Club Genovese e l'Internazionale.
Viva e accanita fu la lotta d'ambo le parti. Dopo due ore di gioco le due società si trovavano ad avere un punto
pari così che si dovette prolungare la partita
per altri venti minuti. I genovesi, quantunque
si trovassero con un bravo giocatore fuori
combattimento in causa d'una caduta, riuscirono a vincere
con un altro punto conquistando la coppa di campionato
italiano. L'onore dell'ultimo punto spetta al
socio Leaver ".
Nonostante le fonti storiche
ufficiali attestino che il primo torneo di calcio fu organizzato nel 1898 e fu
vinto dal Genoa Cricket and Football Club, in realtà già nel 1896 si era svolto
un torneo di football in occasione di una manifestazione ginnica e anche in
quell’occasione fu messo in palio il titolo. Teatro di questo evento fu la
città di Treviso e la squadra vincitrice fu la Società Udinese di Ginnastica
che batté in finale la Società Ginnastica di Ferrara. Furono molte le polemiche
perché molti additarono la F.I.F. di aver dimenticato che in realtà i primi
regolamenti calcistici in lingua italiana furono redatti proprio dai professori
di ginnastica trevigiani. La Federazione
Italiana Football si apprestò a formulare il secondo torneo ufficiale (nel
frattempo si disputava da tre anni ed in parallelo il torneo ufficiale della
Federazione Ginnastica) e le società iscritte nel 1899 furono Ginnastica di
Torino, FC Torinese, Internazionale di Torino e i detentori del titolo, il Genoa
Cricket and Football Club, proprio come l’anno precedente. Le partite furono ad
eliminazione diretta, la vincente della prima partita incontrò la finalista del
precedente torneo, la vincitrice si scontrò con la precedente squadra campione
sul terreno dei detentori uscenti a Genova. La F.I.F. decise di concentrare il
torneo in una fase eliminatoria inizialmente divisa tra le città di Genova e
Torino. Ma con il Liguria che decise di ritirarsi dalla manifestazione si
dovette cambiare in corsa la formula iniziale permettendo
al Genoa (in qualità di detentore del titolo) di accedere direttamente alla
finale, che si sarebbe disputata a Ponte Carrega, dunque in casa, e che avrebbe
visto contro i campioni e i vincitori della fase eliminatoria torinese .
Il 2 e il 9 aprile a Torino vennero disputate le
eliminatorie e l'ordine degli incontri venne stabilito in relazione ai
risultati della stagione precedente. Si affrontarono così F C Torinese e Società Ginnastica Torino.
Risultata vittoriosa, la Ginnastica si lasciò superare dall' Internazionale di
Torino, che andò quindi a disputare la finale a Genova, per il secondo anno
consecutivo, sul terreno dei campioni. In occasione della finale ci fu il primo
caso di protesta per un presunto gol fantasma. L’Internazionale di Torino
accusò i “giudici di linea” (allora posti dietro le porte senza reti in aiuto
all’arbitro) di essere stata danneggiata su alcune azioni. L'istituto dei
giudici di porta, poi caduto in disuso, era inteso a dirimere le contestazioni
relative al passaggio della linea di porta. Successivamente
anche questa incombenza si è preferito affidarla all'arbitro, nell'intento di
rafforzarne l'autorità.
La Juventus
debutta ufficialmente in Campionato
Giorno 1 marzo 1900 venne
pubblicato il calendario delle eliminatorie piemontesi valide per il terzo Campionato
Federale della F.I.F., alla quale la Juventus si era da poco affiliata. Le gare
furono disputate in Piazza d’Armi :
4 marzo F.C.Torinese - Ginnastica Torino
11 marzo F.C.Torinese –
Juventus
18 marzo Ginnastica Torino -
Juventus
25 marzo Ginnastica Torino –
F.C.Torinese
1 aprile Juventus – Ginnastica
Torinese
8 aprile Juventus –
F.C.Torinese
La Juventus, la cui sede era
intanto passata a via Gazometro 14, dopo essersi iscritta nel consiglio della
FIF, partecipò per la prima volta al Campionato Federale di Prima Categoria, il
terzo nella storia del calcio italiano, l'11 marzo 1900, perdendo 0-1 contro il
F.B.C. Torinese la prima gara. Non è un dramma aver ceduto di misura al debutto
contro una squadra già rodata che aveva partecipato ai primi due tornei e che
poteva contare su vari talenti stranieri. Una settimana dopo, il 18 marzo 1900,
vinse la sua prima partita ufficiale battendo per 2-0 il Ginnastica Torino. Il
1º aprile vinse, sempre per 2-0, ancora contro il Ginnastica, per poi perdere
l'ultima partita domenica 8 aprile 1900 contro il F.C. Torinese per 1-2 venendo
così eliminata nelle qualificazioni regionali, ma i 4 punti e il secondo posto,
per una debuttante, sono una gran cosa. Nel frattempo conquistò per la prima
volta la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione, un torneo studentesco allora
molto prestigioso, il 29 aprile contro il Ginnastica Torino (la Juve era
formata da studenti, quindi erano presenti in campo gli stessi ragazzi
fondatori in formazione titolare, mentre poteva capitare che altre formazioni,
composte in gran parte da trentenni, dovessero sostituire i celebri titolari
solitamente stranieri con studenti), e a Milano vinse la medaglia d’oro messa
in palio dalla Società L’Esercito (da non confondere con la Medaglia del Re) e
a Torino un servizio di scrittoio offerto dalla Ginnastica Magenta. Una cosa
importante da sottolineare è che non fummo eliminati dal Campionato Federale
dopo la sconfitta contro il F.C.Torinese per 1-0 come quasi tutti sostengono,
bensì perché arrivammo secondi nel nostro girone.
03.12.1899
|
Amichevole
|
Juventus -FC
Torinese
|
2-1
|
11.03.1900
|
Campionato Federale
|
Juventus –FC
Torinese
|
0-1
|
11.03.1900
|
Prima partita
ufficiale della Juventus
|
||
18.03.1900
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Campionato Federale
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Ginnastica Torino - Juventus
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0-2
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01.04.1900
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Campionato Federale
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Juventus -
Ginnastica Torino
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2-0
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08.04.1900
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Campionato Federale
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FC Torinese -
Juventus
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2-1
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22.04.1900
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Amichevole
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Milan - Juventus
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2-0
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29.04.1900
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Coppa Ministero Pubblica Istruzione
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Juventus -
Ginnastica Torino
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?-?
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06.05.1900
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Coppa Studenti Torino
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Juventus - Squadra
Studenti di Medicina
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2-2
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25.05.1900
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Medaglia del Re
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Mediolanum - Juventus
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1-2
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27.05.1900
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Medaglia del Re
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Milan - Juventus
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2-0
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1900 Campionato Federale
Primo
Campionato che ha visto la partecipazione della Juventus. Formato da cinque
squadre. La vincitrice delle eliminatorie ha incontrato la detentrice del
titolo.
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La prima “rosa” ufficiale
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Armano G. (Fondatore)
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Barberis A.
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Canfari (Fondatore)
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Chiapirone
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Donna (Fondatore)
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Ferrero C. (Fondatore)
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Forlano (Fondatore)
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Gibezzi (Fondatore)
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Malvano (Fondatore)
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Nicola C.
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Nicola R.
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Rolandi (Fondatore)
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Varetti (Fondatore)
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